Attenzione: nell’anime (e anche nelle
illustrazioni del manga per quello che mi è stato dato di vedere) i capelli
di Fuji sono castani (al massimo castano chiaro) come, d’altronde, quelli di
Tezuka. Tuttavia, siccome scrivendo avevo bisogno di sinonimi (e chiamarli
entrambi “il bruno” oltre a non piacermi avrebbe creato una discreta
confusione) mi sono basata sui colori di alcune dj di POT che girano in rete
che rappresentano Fuji praticamente biondo e Tezuka coi capelli quasi neri.
Per correttezza ci tenevo ad avvisarvi. (_ _)
La mossa
segreta
parte
IV
di
Naika
“Tentalo.”
La faceva facile Fuji che era un concentrato di malizia e sensualità!
Ma lui... lui era imbranato, goffo e non aveva la più pallida idea di che cosa
fare.
Tentare Oishi?
E come?
Per quanto ci rimuginasse sopra non riusciva a farsi venire in mente niente.
Erano venti minuti che, approfittando del fatto che l’altro si stava facendo la
doccia, si arroventava il cervello seduto sul suo letto, il pollice mordicchiato
tra i denti, lo yukata bianco dell’hotel, unico capo d’abbigliamento a coprirlo
nella stanza esageratamente riscaldata. Troppo preso dalle sue elucubrazioni per
badare al fatto che la manica dell’indumento gli era scivolata sulla spalla
destra lasciando nuda la morbida curva del collo e un’ampia porzione di petto, o
per badare al fatto che messo così, una gamba piegata sotto il corpo e l’altra
penzoloni dal letto, il tessuto gli si tendeva sulla pelle disegnandone
meticolosamente i contorni per socchiudersi in un ventaglio candido, lasciando
completamente esposta, dalla coscia in giù, la gamba che il ragazzo dondolava
distrattamente.
“Io ho finit...” mormorò Oishi uscendo dal bagno, paralizzandosi quando
Kikumaru sollevò di scatto lo sguardo, colto in flagrante mentre pensava a lui.
Eiji sgranò gli occhi socchiudendo le labbra in un morbido: “Oh...” imbarazzato
e Oishi non riuscì ad impedirsi di far scivolare lo sguardo su di lui. Dai suoi
capelli arruffati e ancora leggermente umidi per la doccia che aveva fatto poco
prima, alle guance deliziosamente arrossate, scivolando sulla linea delicata
della gola, accarezzando con occhi roventi ogni centimetro della sua pelle
liscia e rosea, deglutendo a vuoto quando lo sguardo si posò per un momento sul
suo capezzolo destro, invitantemente teso, per poi precipitare laddove la
cintura dello yukata, teneva precariamente insieme il suo autocontrollo.
“Che... che cosa c’è?!” balbettò Kikumaru balzando in piedi troppo in fretta,
preso dal panico.
Successe tutto in un secondo: il rossino inciampò nel suo stesso yukata,
assestando un violento strattone alla stoffa che era rimasta impigliata tra il
letto e la sua gamba destra.
Cercando disperatamente di riprendere l’equilibrio Kikumaru aprì le braccia, per
bilanciarsi come quando effettuava un salto, prima di ricordare il suggerimento
di Fuji: “E se non dovesse funzionare puoi sempre provare a cadergli
addosso!”
E allora si lasciò andare incontro al moro che lo fissava immobile.
Come una scena al rallentatore Oishi osservò la striscia di stoffa bianca
sfilarsi dai passanti, Kikumaru precipitare verso di lui dimentico dello yukata
che si apriva completamente, scivolandogli fino a metà braccia come un paio di
svolazzanti ali di seta.
E poi con un tonfo i due finirono a terra, in un groviglio di braccia e gambe.
“Ohi ohi...” mormorò il rossino tentando di tirarsi su.
“Ti sei fatto mal...” l’ultima vocale uscì dalle labbra di Oishi con suono a
metà tra il lamento e il gemito.
Kikumaru era nudo.
E lui, che l’aveva afferrato per puro istinto, stava stringendo le dita sulla
sua pelle calda e delicata.
Oishi deglutì a vuoto un paio di volte specchiandosi negli occhi spalancati del
ragazzo disteso su di lui prima che il rossino si tirasse indietro con un balzo,
paonazzo.
“Mi dispiace! Sono un disastro!” esclamò senza curarsi di chiudere lo yukata,
troppo preoccupato per le sorti dell’amico “Stai bene?!”
Il vice capitano del Seigaku era certo che se avesse aperto bocca avrebbe emesso
qualche sottospecie di verso animale per tanto tentò di rassicurarlo annuendo ma
Kikumaru si inginocchiò accanto a lui, pallido.
“Ti sanguina il naso!” esclamò preoccupatissimo “Hai sbattuto la testa?”
Oishi sussultò portandosi la mano al viso rendendosi conto che l’altro aveva
ragione anche se, fortunatamente, aveva completamente frainteso il motivo della
sua emorragia.
“Va.. vado da Inui a farmi dare qualcosa!” ansimò alzandosi in fretta una mano a
coprirsi il volto.
“Ti accompagno!” si offrì Kikumaru facendoglisi nuovamente vicino.
Ma il moro tuonò un: “NO!!” che rasentava il panico, paralizzandolo.
“Faccio da solo. Non è niente, davvero” aggiunse con più calma quando vide
l’aria abbattuta dell’amico “Va tutto bene” mormorò fuggendo letteralmente dalla
stanza.
....
Fuji fissò Kikumaru, incredulo, per mezzo minuto buono, prima di cominciare a
ridere.
Il rossino era piombato nella sua stanza ancora mezzo svestito per raccontargli
quello che era appena accaduto e lui lo aveva ascoltato in silenzio, fino a quel
momento.
“Lo so, sono un disastro!” pigolò il rossino affondando il viso tra le mani e
Fuji si impose la calma.
Passò un braccio intorno alle spalle dell’amico attirandolo vicino a se
mormorando un: “Eiji...” carico di dolcezza.
L’interpellato gli si accoccolò al fianco, depresso, e il biondo sospirò piano
“Non sei un disastro e hai frainteso Oishi” spiegò.
“Frainteso?” chiese il ragazzo con una luce speranzosa negli occhi blu.
Fuji annuì con il capo “Lascia che ti spieghi un paio di cose...” cominciò ma
non riuscì a terminare la frase che la porta della stanza si aprì incorniciando
Tezuka.
Il moro li fissò per un momento, gelato.
Kikumaru portava solo lo yukata ed era seduto sul letto del biondo, praticamente
tra le sue braccia.
Che cosa stavano facendo?
Perchè quell’aria così complice tra loro?
Non gli piaceva.
Non gli piaceva per niente.
Fuji fissò l’amante, in attesa, un improvvisa speranza ad accelerargli il
battito del cuore.
Se Tezuka si fosse arrabbiato...
Se si fosse dimostrato geloso...
Se...
“Scusate non volevo interrompere...” mormorò il capitano del Seigaku con tono
piatto dirigendosi verso il bagno senza degnarli di un’altra occhiata e Fuji
strinse la mandibola così forte da rischiare di farsi male.
“Ah noi non stavam...” protestò vivacemente Kikumaru ma il moro si richiuse la
porta alle spalle, silenziosamente, facendo scattare la serratura.
“Avrà frainteso..?” chiese il rossino preoccupato.
“Comunque non gliene importa niente...” soffiò Fuji piano.
Ma si sbagliava.
Dietro l’uscio Tezuka tremava, i pugni serrati quanto le labbra, lo sguardo
fisso a terra.
E così era finita.
Quella era la risposta di Fuji.
Si era trovato un’altro.
Non ci aveva messo molto.
Ma, in fondo, si disse, era meglio così.
Lui non era tipo da avere delle relazioni.
Non era fatto per dividere la sua vita con qualcuno.
Si sarebbe dedicato al tennis e allo studio come sempre.
Tezuka strinse la mandibola masticando un ringhio tra i denti.
No.
Non lo avrebbe permesso.
Non si sarebbe arreso.
Non così presto.
Non senza lottare.
A costo di rendersi ridicolo per la prima volta in vita sua.
Con un gesto secco uscì dal bagno piombando nella loro camera.
Prima che Fuji potesse parlare, prima che Kikumaru potesse fare qualsiasi cosa
lo afferrò per un braccio trascinandolo letteralmente fuori della loro stanza,
chiudendogli la porta, a chiave, in faccia, quando questi fece mezzo passo verso
di lui, tentando di parlare.
Il biondino rimase a fissare la scena con gli occhi sgranati.
“Che... che cosa...?” chiese perplesso, ritrovando a fatica la voce, ma il moro
non gli lasciò finire la frase, con un paio di ampie falcate coprì la distanza
che li separava e lo spinse indietro, senza gentilezza, obbligandolo a mettersi
supino, inchiodandogli i polsi contro il materasso, con una mano, prima di
chinarsi e chiudergli le labbra con le sue.
Quanto gli era mancato.
Quanto aveva desiderato in quella settimana assaporarle ancora.
Si era aspettato che il biondo tentasse di allontanarlo, di respingerlo e
invece... Fuji gli si avvinghiò contro rispondendo al suo bacio quasi con
disperazione.
Si lasciarono solo quando rimasero a corto d’aria per fissarsi, ansimanti.
“Fuji...” soffiò il moro liberandogli i polsi per accarezzargli una guancia “...
non lasciarmi” lo pregò facendolo sussultare.
“Io credevo che TU volessi lasciarmi!” ansimò il biondo facendo impallidire
l’altro.
“Io?” chiese passandogli delicatamente una mano tra i capelli scompigliati “Come
diamine ti è venuta quest’idea?”
“Hai detto che non mi volevi accanto perchè ti... distraggo...” mormorò Fuji
masticando a fatica l’ultima parola “...e che volevi prendere le cose con
calma...” soffiò voltando il capo, incapace di guardarlo negli occhi.
“Ti sei pentito... ti sei pentito di aver fatto l’amore con me...” terminò con
un filo di voce facendo sussultare il moro.
“E’ questo che hai pensato?!” ansimò incredulo allungando entrambe le mani per
imprigionarvi il volto del biondino, obbligandolo a voltare il viso verso il
suo, per guardarlo negli occhi.
Rimase senza fiato quando si accorse che erano lucidi.
“Oh Shusuke...” mormorò attirando il ragazzo a se, stringendolo prottettivamente
tra le braccia “Io volevo solo... volevo evitare di correre troppo! Volevo
conoscerti meglio e darti il tempo di conoscermi...” mormorò “...avevo... ho” si
corresse “...il terrore di bruciare la nostra relazione e finire col perderti!!”
confessò.
“Da... davvero?” chiese Fuji incredulo “Sembri sempre così freddo, così
distante, ti allontani quando mi avvicino a te!” protestò e Tezuka sospirò
appoggiando la schiena al muro, facendo accomodare Fuji tra le sue braccia.
“Lo facevo perchè temevo di perdere il controllo di nuovo.” spiegò mettendogli
un braccio intorno alla vita, sfiorandogli il collo con un bacio, poco sotto
l’orecchio.
Fuji rabbrividì tra le sue braccia chiudendo gli occhi con un mugolio e Tezuka
sentì l’ormai familiare calore incendiargli le vene.
“Quando mi sei vicino...” gli soffiò nell’orecchio “...quando ti tocco...” disse
accarezzandogli un fianco “...il mio cervello va in tilt.” spiegò con voce
leggermente roca e Fuji mugolò di nuovo, sommessamente, mentre la mano, calda,
di Tezuka gli accarezzava pigramente lo stomaco.
“Allora non sono una distrazione...” domandò poggiando le mani su quelle
leggermente più grandi del suo capitano.
Tezuka ridacchiò sommessamente “Decisamente tu non sei una distrazione Fuji...
tu sei LA distrazione!”
“Oh davvero...” miagolò il biondino voltandosi per fissarlo con occhi lucenti,
allungando una mano per farla scivolare lungo lo scollo della sua maglia.
“Davvero.” mormorò Tezuka spingendolo indietro, facendolo ricadere sul materasso
“E dovresti imparare a non tentarmi!” lo ammonì sormontandolo ma Fuji gli
sorrise maliziosamente scuotendo il capo sul cuscino.
“Io?” chiese allungando le mani per farle scivolare sotto la sua maglia
“Assolutamente impossibile!!”
...
Kikumaru era rimasto a fissare la porta chiusa per qualche minuto, incerto sul
da farsi, poi, pur sentendosi leggermente colpevole aveva accostato l’orecchio
all’uscio per cercare di capire come stavano andando le cose.
Questi tuttavia si era rivelato più spesso di quello pensava perchè il ragazzo
non era riuscito a sentire niente per diversi minuti almeno finchè non aveva
colto uno strano suono.
“Eiji? Che cosa stai facendo?”
Il ragazzo balzò indietro, scarlatto in volto, trovandosi davanti l’ultima
persona che voleva incontrare in quel momento: Oishi.
“Ah io ecco... stavo parlando con Fuji ma poi è arrivato Tezuka e... credo che
stiano litigando!” terminò preoccupato.
Il vice capitano passò lo sguardo da lui al battente chiuso, incerto, prima di
accostarsi all’altro e appoggiarvi a sua volta l’orecchio.
“Si stanno picchiando?” chiese preoccupatissimo il rossino mentre Oishi cercava
di sentire qualcosa.
Tuttavia quando il suo orecchio colse un suono si staccò dal legno scuro come se
fosse incandescente, gli occhi spalancati.
“Lo sapevo, stanno litigando!” esclamò Kikumaru afferrando Oishi per la maglia
“E’ tuta colpa mia!!” gemette “Ero andato da Fuji per chiedergli come
conquistarti ma è arrivato Tezuka e...” partì a raffica il ragazzo senza
rendersi conto di quello che stava dicendo “...credo che abbia frainteso!! Ma io
stavo parlando a Fuji di te!” disse angosciato “Volevo che mi aiutasse capire
come comportarmi e invece ho combinato un altro disastro e adesso stanno
litigando per colpa mia!” mormorò affranto senza quasi prendere fiato tra una
parola e l’altra.
“Kikumaru!” esclamò Oishi mettendogli due dita sulle labbra, bloccando quel
fiume in piena di confessioni, facendo diventare bordò le guance del ragazzo
“Non stanno litigando” lo rassicurò con un espressione dolce sul viso.
“No?” chiese l’altro ancora incerto.
“No” gli confermò Oishi.
“Allora che stanno facendo? Mi sembrava di aver sentito Fuji gemere...” disse
non ancora del tutto convinto.
Fu davvero troppo per Oishi.
“Stanno facendo questo!” esclamò attirando il rossino a se, chiudendogli le
labbra con le sue.
Kikumaru sbarrò gli occhi incredulo, immobile per un intero secondo, prima di
allacciare le braccia, con slancio, al collo del compagno.
“Oh...” sussurrò il rossino quando si separarono, passandosi la lingua sulle
labbra per cogliere le ultime tracce del sapore dell’altro.
“Finirà per sanguinarmi il naso di nuovo...” mormorò Oishi con voce roca
osservando quel suo gesto così innocentemente malizioso.
“Il naso?” chiese perplesso Kikumaru e Oishi sospirò scuotendo il capo.
“Te lo spiego dopo” si arrese arruffandogli i capelli con dolcezza “Torniamo in
camera, si sta facendo tardi.” disse invece tendendogli una mano.
Kikumaru gli porse un sorriso radioso e allungò la propria per intrecciarla con
quella del compagno prima di dirigersi, con lui, verso la loro camera.
...
Il mattino successivo la strana, cupa, atmosfera che era aleggiata sulla squadra
nei giorni precedenti si era dissolta per lasciare spazio ad una situazione
ancora più strana.
Fuji e Kikumaru si erano scambiati i posti a tavola con il risultato che il
rossino non faceva che “far assaggiare” il suo cibo al vice capitano e il biondo
sfoggiava un sorriso più enigmatico e malizioso che mai ogni volta che Tezuka
“casualmente” lo sfiorava per versarsi il the.
Tutto sommato, tuttavia, il clima era decisamente più rilassato ed allegro e
nessuno ebbe nulla da obiettare anche quando i quattro si alzarono, a coppie,
per trascorrere insieme l’unico giorno libero che l’allenatrice aveva concesso
loro.
...
“Fujiiiiiiii!!!!”
Kikumaru si attaccò al braccio del biondo nel momento stesso in cui Oishi e
Tezuka, con cui, quella sera, avevano deciso di godersi le terme dell’hotel,
lasciarono lo spogliatoio.
Aveva fatto di tutto per cambiarsi lentamente, lui che di solito era una
scheggia in qualsiasi cosa, per poter restare solo con l’amico.
Passare la giornata con Oishi era stato bellissimo.
Avevano passeggiato.
Avevano nuotato.
Avevano chiacchierato e si erano baciati, teneramente, sulla battigia.
Ma si stava avvicinando la notte e il rossino non sapeva se il compagno si
sarebbe limitato ai baci, una volta soli, nella loro camera, come aveva fatto la
sera prima.
E, a dirla tutta, non gli sarebbe nemmeno dispiaciuto spingersi un po’ più in là
con lui.
“Che cosa c’è?” chiese perplesso Fuji ancora intento a cambiarsi, riportandolo
al presente.
“Non so come fare!” confessò Eiji con le guance in fiamme.
Il biondo sollevò un sopracciglio, perplesso, sfilandosi la maglia, recuperando
il suo asciugamano “Non sai come fare... cosa?” chiese.
Kikumaru ondeggiò da un piede all’altro cincischiando l’orlo della sua
tovaglietta tra le mani “Io e Oishi ci siamo baciati...” mormorò.
“Bene!” esclamò, felice per lui il biondino, dirigendosi verso le vasche dove li
stavano aspettando i loro compagni ma l’altro si aggrappò nuovamente al suo
braccio, bloccandolo.
“Ma adesso come mi comporto!?” chiese preoccupato prima di sbarrare gli occhi
fissando il petto dell’amico “Cos’è quello?” domandò cambiando improvvisamente
discorso, indicando un piccolo segno rosso sotto il suo capezzolo destro.
“Ah ecco...” mormorò Fuji arrossendo “...dopo che Tezuka ti ha sbattuto fuori
dalla nostra camera ci siamo messi a discutere e la cosa è... hemmm...
degenerata” soffiò.
Kikumaru passò lo sguardo sgranato dallo spettacolo incredibile che offriva il
viso imbarazzato di Fuji al segno sul suo petto, notandone improvvisamente degli
altri, simili, prima di emettere un flebile: “Oh.”
“Oh.” ripetè mentre anche il suo viso si colorava di rosso “Ohhhh!” esclamò
quando ricordò quel suono che aveva sentito provenire da dietro l’uscio della
stanza dell’amico e la reazione di Oishi quando aveva origliato.
“Avete...” cominciò incerto.
“Sì.” gli rispose il biondo intuendo la domanda.
“Oh...” ripetè Kikumaru “..e come... come è andata?” chiese non riuscendo a
trattenere la curiosità.
E Fuji gli sorrise, un sorriso dolce e malizioso prima di soffiare: “E’ stato
bellissimo...” fissando un punto immediatamente dietro le sue spalle.
Il rossino si voltò perplesso sentendosi mancare quando incontrò lo sguardo blu
del suo capitano.
“Cominciavo a pensare che ti fossi perso.” mormorò il moro raggiungendo l’amante
per mettergli possessivamente un braccio intorno alla vita.
“Stavo dando dei consigli ad Eiji” ridacchiò Fuji, appoggiandosi a lui.
Tezuka sbuffò alzando gli occhi al cielo: “Solo un pazzo ti darebbe retta”
borbottò.
“Fino ad ora hanno funzionato!!” protestò il biondino slacciandosi dal suo
abbraccio per afferrare il rossino per un polso tirandolo verso le vasche
“Comportati come sempre Eiji.” gli sussurrò all’orecchio “E lascia che le cose
vadano come devono andare.” mormorò “Al massimo se Oishi non si decide puoi
usare la nostra mossa segreta!” gli disse con un ghigno.
“Mossa segreta?” chiese il rossino perplesso, lo sguardo puntato sulle vasche
cariche di vapore dove Oishi li stava aspettando.
“Certo!” esclamò Fuji: “Inciampa!” gli sussurrò all’orecchio prima di
assestargli una violenta pacca sulla schiena facendolo scivolare sul pavimento
umido e precipitare oltre il bordo della vasca, dritto dritto tra le braccia del
loro vice capitano.
Eiji emerse, tossendo, dall’acqua, prontamente soccorso dal moro che gli mise le
braccia attorno alla vita per aiutarlo a rimettersi in piedi, con il risultato
che i due si ritrovarono con i visi a pochi centimetri uno dall’altro.
“Ah scusa...” mormorò Kikumaru, facendo un incerto passo indietro.
“Non fa niente...” borbottò Oishi allentando la presa per un momento prima di
serrare le braccia intorno al corpo del rossino facendolo sussultare “Visto che
sei qui, ormai...” disse tutto d’un fiato “Ti va di restare così?” chiese.
Kikumaru arrossì violentemente prima di annuire con forza, sedendosi con la
schiena appoggiata al suo petto, poggiando le mani sulle sue, per intrecciare le
loro dita sotto lo sguardo soddisfatto di Fuji.
“Shusuke...” mormorò Tezuka con tono di rimprovero.
“Sì amore?” cinguettò il biondo con la sua miglior espressione innocente e il
moro sospirò esasperato prima di corrugare improvvisamente la fronte. “Inciampa
eh?” chiese “Mi ricorda qualcosa...” disse una luce di comprensione nello
sguardo blu.
“Oh davvero?” domandò Fuji cominciando ad indietreggiare.
“Già...” mormorò il moro.
“Non so di cosa stai parlando...” tentennò vago il biondino facendo un latro
passo indietro scontrandosi però con il contorno della vasca, il piede gli
scivolò sul bordo bagnato e lui precipitò verso il basso per qualche istante
prima che Tezuka lo afferrasse prontamente, stringendoselo contro.
“Grazie.” soffiò il biondino appoggiandogli le mani al petto nudo allungando il
viso per scoccargli un veloce bacio sulle labbra prima di voltarsi verso Eiji e
Oishi che li fissavano tra l’allibito e l’imbarazzato.
“Visto?” ghignò “Funziona sempre!” riuscì ad esclamare prima che Tezuka con un:
“Fuji!!” lo scaraventasse nell’acqua bollente.
fine.
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