DEDICA: Alle mie grandissime amiche Rosa e Antea, per avermi prestato i loro personaggi (parlo di Federico, Maddalena, Astore e Seji *_*)
RINGRAZIAMENTI: Ringrazio entrambe le ragazze per non essersi dimenticate di me e dei miei adorati Alain e Giuliana.
DISCLAMERS: I personaggi appartengono ai propri creatori: Alain e Giuliana a me; Maddalena e Federico a Rosa; Astore, Seji e Rosen ad Antea e quando entreranno gli altri.... i disclaimers si allargheranno ^^;;;;;;
NOTE: Qui inizia la storia di Alain


La maschera di marmo

parte V

di Saya


Capitolo 5: L’inizio di tutto

Il sole stava scendendo dall'orizzonte, la villa era illuminata da una luce rossastra, sembrava quasi che il sangue scendesse dal cielo. Correva l’anno 1695. Nel casato dei De Chatlet, poco fuori Parigi stava per nascere il terzo figlio. Il Marchese Andrè Alain De Chatlet sperava tanto in un figlio maschio, per avere finalmente un erede. Amava moltissimo sua moglie, erano una coppia fuori dal comune in quei tempi. Finalmente dalla stanza uscì una donna, Andrè corse da lei:
“Come sta mia moglie? E il bambino?”
“Si calmi marchese, sua moglie sta bene e anche il vostro erede è un bambino sano…”
Andrè sospirò, finalmente la tortura di quei 3 giorni era passata, la moglie stava bene e alla fine aveva avuto il suo erede.
“Posso vederla?”
La donna sorrise:
“Si certo, entri pure….”
Andrè corse nelle stanze dove sua moglie aveva partorito. Si avvicinò a lei sorridendo. Marie Angelique era di una bellezza rara anche dopo un parto difficile, i suoi occhi sorridevano, finalmente era riuscita a dare a suo marito quell’ erede che desiderava tanto. Andrè si avvicinò a sua maglie e le baciò la fronte sussurrandole dolci parole di amore e conforto, nel frattempo entrarono e gli portarono il suo erede mettendolo tra le braccia della madre. Il bambino aveva due occhi grandi, rossi come quelli di suo padre e sulla testolina un po' di capelli neri. Marie Angelique guardò il bambino e poi suo marito:
“Caro, come lo chiameremo?”
Andrè era eccitatissimo, anche se aveva già due figlie una di cinque e una di due anni. Sorrise alla moglie continuando a guardare il neonato:
“Io ho scelto il nome alle ragazze, perché non scegli tu il suo nome?”
Marie Angelique alzò lo sguardo pensieroso e poi le venne un’idea:
“Chiamiamolo Alain De Chatlet, in fondo ha i tuoi occhi…no?”
“Si sono d’accordo”
Era la sera del 30 maggio 1695, il giorno in cui nacque Alain De Chatlet.

La campagna che avvolgeva la villa dei De Chatlet era tinta dai colori dell’autunno. Il calendario ormai segnava l'anno 1710 e l'erede di una delle famiglie più vicine al re stava preparando il cavallo per raggiungere Versailles. Ormai erano cinque anni che viveva in quel palazzo così maestoso, e solo poche volte aveva la possibilità di tornare alla propria tenuta, a fare visita alla madre e alle sorelle più piccole. Eppure Alain era felice di stare lontano da quella casa, che gli provocava tanto dolore. Amava dal profondo del suo cuore sia la madre che gli altri famigliari. Stava già salendo sul cavallo, quando sentì che qualcuno lo voleva fermare. Si girò e i suoi occhi rosso fuoco si specchiarono in quelli rosso sangue della sorella minore.
"Alain, te ne vai di già?"
Chiese la bambina guardandolo con uno sguardo triste. Il ragazzo lasciò le redini del cavallo e si girò completamente per fronteggiare la più piccola della famiglia, quella che l'intera famiglia definiva il loro tesoro.
"Marie sai che devo… è una richiesta del re… vedrai quando sarai grande dovrai starci anche tu."
"Si ma ormai non riesco a vederti… solo qualche volta ritorni."
Disse la ragazzina sull’orlo delle lacrime. Ad Alain si stava spezzando il cuore nel vedere la sua ragione di vita in quello stato:
"Marie ti prometto che la prossima volta resterò a dormire… va bene?"
Le diede un lieve bacio sulla fronte e le sorrise:
"Fai la brava."
"Oui, mon frère."
Dicendo così salì in groppa al cavallo sorridendo, cercando di mascherare le sue emozioni.
"Au revoir petite!"
Spronò il cavallo al galoppo per allontanarsi il più presto possibile dalla sua sofferenza, quella di non potere toccare quella bambina, quella bambina che in pochi anni sarebbe stata promessa a qualcuno, solo il pensiero lo faceva stare male… La notte stava calando lentamente, ed era solo a metà strada quando la luna iniziò a brillare alta nel cielo. Ad un certo punto sul sentiero, in lontananza, notò la sagoma di una carrozza ferma. Rallentò il cavallo ed infine si fermò a guardarla. Era una carrozza nobile, si avvicinò lentamente notando che c'era un uomo con un capello scuro in testa. C'era qualcosa di strano intorno a lui, ma questo fece incuriosire maggiormente il ragazzo. L'uomo si girò e i suoi occhi scuri scrutarono il ragazzo a cavallo.
"Serve aiuto?"
Chiese timidamente Alain. L'uomo continuava a fissarlo, quei due pozzi neri stavano assorbendo l'anima del ragazzo, che come incantato stava fermo. L'uomo si avvicinò e parlò con la sua voce soave.
"Ci si è rotta la carrozza…"
"Dove siete diretti?"
"A Versailles."
"Anch'io… oh scusate la mia maleducazione, sono Alain De Chatlet, figlio del marchese Andrè Alain De Chatlet."
Fece un leggero inchino con la testa, l'uomo sorrise rispondendo all’inchino:
"Sono Michel Duca De Bournier."
"Piacere di conoscervi Duca, se non vi da fastidio posso accompagnarvi io, sono diretto proprio a Versailles."
L'uomo non riusciva a credere alle sue orecchie, un bocconcino così prelibato si offriva da solo a lui. Le sue labbra si arricciarono in un sorriso, mentre lui annuì:
"Aspettate un secondo, sarò da voi tra poco."
Alain si tolse il cappuccio, rivelando che non indossava nessuna parrucca, detestava quella moda assurda. Aveva dei lunghissimi capelli neri (ma non ero biondo? ndAla biondo lo diventi negli ultimi dieci o venti anni, all’inizio sei moro ndSaya ah ok ndAla) che portava legati in un codino. Michel si avvicinò ai suoi servitori dicendogli qualcosa, e questi risposero con un cenno della testa. L'uomo ritornò dal ragazzo, e quest'ultimo lo aiutò a salire dietro di lui, le mani erano fredde, e adesso che l'aveva visto da vicino si rese conto che era infinitamente bello oltre che di un pallore malato.
"Non sa che è pericoloso cavalcare da soli per le strade in piena notte?"
"Se io non fossi stato sulle strade a quest'ora, non avrei potuto aiutarvi, non credete?"
L'uomo emise un suono, che Alain giudicò una risata:
"Siete molto vivace Alain non c'è che dire."
Il ragazzino si sentiva bene tra le braccia di quest’uomo. (già tra le braccia o.O ndAla -.- ma sei scemo, state sullo stesso cavallo ndSaya) Stranamente quest'aura di freddezza che avvolgeva Michel, gli era amica, e questo l'aveva notato anche l'uomo.
"Non hai paura di stare in mia compagnia?"
"Dovrei?"
"Dipende..."
Mai lo avesse detto, si sentì uno sparo, poi Alain sentì sangue caldo scendergli dalla ferita, Michel notò il sangue e si guardò in giro sussurrando qualcosa. La sua ombra si staccò, mentre l'uomo prese tra le braccia il ragazzo nascondendolo sotto il proprio mantello:
"Shhh, Alain calmati, vedrai andrà tutto bene...adesso sta zitto che risolvo tutto io."
Il moretto ebbe la forza di annuire e poi chiudere gli occhi. Michel si guardò intorno,senza scendere da cavallo.
Gli si avvicinarono cinque uomini armati con dei ghigni sulle facce contorte.
La voce di Michel fece congelare il sangue dei banditi:
"Cosa volete..."
Il primo a riprendersi fu il capo che alzò il moschetto puntandolo sulla figura nera di fronte a lui:
"Soldi, gioielli..."
Non riuscì nemmeno a finire di elencare, che dalla terra uscirono cinque tentacoli scuri che trafissero i cinque banditi. Di fronte a Michel era rimasto in piedi il capo, Michel con il sorriso sulle labbra di Michel lo attirò a se poi estroflesse i canini:
"Sei ancora vivo bastardo? Non per molto..."
Dicendo questo affondò i canini nel collo dell’uomo bevendo quasi fino alla fine, leccò la ferita, per farla scomparire, per poi buttarlo per terra.
"Mhm... mai mettersi contro un uomo avvolto in un mantello nero."
Poi si ricordò del ragazzo tra le sue braccia, la ferità non era grave, ma comunque il moretto continuava a perdere sangue.
"Cazzo!"
Dicendo cosi spronò il cavallo al galoppo verso Versailles, non mancava molto, ma di certo non poteva ghoulizarlo senza permesso, Armand non ne sarebbe stato felice. Finalmente riuscì a raggiungere il palazzo enorme, si fermò davanti alle scale. Saltò giù dal cavallo e si diresse verso le proprie stanze dicendo ai servi che lo seguivano:
"Tu, di a sua maestà che lo raggiungerò appena posso, tu vai a prendere un medico e portamelo in camera mia, e tu vai a cercare il Marchese De Chatlet, ditegli che suo figlio è ferito."
"Oui, Duca De Bournier..."
"SBRIGATEVI."
I servitori rabbrividirono, non avevano mai visto il duca aiutare qualcuno, era un tipo solitario, parlava solo con il re. Si sussurrava di tutto sul suo conto, qualcuno aveva addirittura insinuato che fosse l'amante del re, ma era una cosa poco probabile, Re Luigi XIV era troppo preso dalle donne. Michel entrò nel corridoio senza specchi, l'unica parte di Versailles, che lui potesse usare. Portava il ragazzino tra le braccia, quegli occhi rossi fuoco avevano fatto qualcosa alla sua anima maledetta. Appena entrato lo posò sul grande letto a baldacchino. Si tolse il mantello e spogliò il ragazzino, lasciandolo solo con i pantaloni e la camicia. Anche i suoi vestiti erano pieni di sangue. Si sorprese ad osservare il ragazzino, non aveva notato la sua bellezza. Qualcuno bussò alla porta:
"Avanti."
La porta si aprì ed entrò il dottore di corte:
"Ha chiamato signor Duca?"
"Lei che dice, ho qui un ragazzino ferito... veda di muoversi."
L'uomo si avvicinò al ragazzo e iniziò a curarlo:
"Io vado a porre i miei omaggi a sua maestà, veda che il ragazzino non sia morto al mio ritorno, altrimenti saprò vendicarmi."
"Si Duca...."
Non gli importava granché di come si sarebbe presentato davanti al re, appena uscito incontrò un uomo sulla quarantina dagli occhi rossi:
"Lei è il Marchese Andrè Alain de Chatlet?"
L'uomo annui:
"Allora suo figlio sta in camera mia... io tornerò appena posso..."

Michel entrò nell’ufficio del Re inchinandosi davanti a lui, mentre molti servi rabbrividirono:
"Michel, come mai ha fatto tardi... e tutto questo sangue?"
"Vostra maestà, mi dispiace, ma ho avuto problemi di carrozza,... se qualcuno potesse andarla a prendere... e prendesse anche i miei servitori..."
"Sarà fatto... hei tu, hai sentito... organizzati e riportali..."
L'uomo si inchinò:
"Si vostra maestà."
"E tutto questo sangue?"
"Da quelle parti era passato il giovane De Chatlet, che mi ha gentilmente offerto un passaggio... solo che siamo stati attaccati e lui è rimasto ferito."
"Oh, coraggioso il piccolo Alain."
Il re fece un segno a tutti presenti nella stanza per farli uscire, in modo da poter parlare a quattr'occhi con il Duca.
"Siamo soli Michel..."
"Lo vedo Luis... senti, c'è qualche novità?"
"No per adesso no, dimmi…vuoi il ragazzino?"
"Potrebbe essere."
"Io di certo non ti fermerò... vorrai parlare con Armand,..."
"Se lo nomini, significa che ci sarà una festa, dove ci saranno anche i nobili della mia razza."
"Si...tra tre giorni."
"Mi volevi con urgenza per organizzare... ma sai che io lavoro solo di notte."
"Si lo so... ti vedo preoccupato... è la prima volta lo sai? Su vai dal ragazzino..."
"Bene Luis, alla prossima chiacchierata in privato."
Poi si inchinò dicendo a voce alta:
"Come lei desidera, vostra maestà."

Alain aprì gli occhi, era sdraiato in un letto che non conosceva fuori era ancora notte. Si guardò in giro, cercando di capire qualcosa, l'unica cosa che si ricordava era di essere stato colpito da un'arma da fuoco, e le parole del Duca De Bournier che gli diceva di stare calmo e non preoccuparsi. Poi il buio totale. Vide un movimento strano vicino alla tenda della finestra.
"Ben svegliato Alain, sono contento che tu stia bene."
"Duca De Bouernier…"
L'uomo uscì fuori dal suo nascondiglio, e adesso che i raggi della luna lo accarezzavano, agli occhi di Alain sembrò quasi un angelo.
"Cosa è successo?"
"Hai perso troppo sangue, e sei stato svenuto per due giorni… ma è solo un graffio."
"Oh… dove sono?"
"Sei nella mia stanza."
"Oh…"
"Alain, c'è qualcosa che ti turba?"
Il ragazzo abbassò lo sguardo, osservando le mani che stringevano le lenzuola tra le dita:
"Un amore impossibile…"
L'uomo sorrise e si avvicinò al ragazzo sedendosi sul letto:
"Racconta Alain, ti sentirai meglio."
"Sono innamorato di mia sorella."
Michel sorrise dolcemente. Alain senza accorgersene poggiò la testa sulla spalla di Michel che ormai si era quasi sdraiato vicino a lui. Quest'uomo ad Alain dava un senso di pace interiore, era la prima persona, anche se lo conosceva da poco, che si fosse accorta del suo problema. La mano del più grande iniziò a scivolare lentamente tra i lunghi capelli di Alain.
"Parlami di tua sorella…"
"Marie è come il raggio di sole, che scaccia la tempesta più buia. E’ ancora piccola, ma già molto bella, ha lunghi capelli che sembrano seta nera, due occhi rossi, che ti rallegrano la vita. Lei è un angelo sceso in terra."
"La ami davvero tanto… Alain."
"Anche se la amo da morire, lei non potrà mai essere mia, lei sarà il frutto proibito e un amore impossibile per l'eternità."
Michel lo guardò dolcemente e sorrise:
"Ma tu riusciresti a vivere un eternità senza di lei?"
Il ragazzo alzò lo sguardo, e i suoi occhi incontrarono quelli dell’uomo seduto vicino a lui:
"Non saprei… perché me lo chiede?"
"Dammi del tu quando siamo da soli Alain… e chiamami Michel."
"Va bene Michel…"
"Era solo una mia piccola curiosità…"
Dicendo questo si spostò dal ragazzo e controllò le ferite.
"Stasera vieni con me al ballo, vedo che la tua ferita è quasi guarita. (Maledetto Michel, doveva stare a letto per almeno 2 mesi ndSaya -.- sta zitta… l'ho fatto perché tanto il permesso me lo danno ndMich -.- ndSaya) Ti ho portato dei vestiti adatti, e non devi nemmeno metterti la parrucca se non vuoi…"
Alain non riusciva a capire, era così debole l'altro giorno, eppure ora si sentiva veramente bene, annuì seguendo le istruzioni di Michel ed infine sorrise.
"Ti manderò qualcuno per aiutarti a vestirti. E poi mi raggiungerai, ok?"
"Si,…"
L'uomo stava per uscire quando Alain si alzò seduto:
"Michel…"
Il vampiro si girò a guardarlo:
"Dimmi…"
"Grazie…"
Michel sorrise annuendo per poi uscire assorto nei suoi pensieri, per raggiungere la sala di ballo.
Alain per un po' continuò a fissare la porta chiusa per poi alzarsi e andare verso la finestra a guardare fuori. La nobiltà iniziava ad arrivare, tutti indossavano delle maschere nere. Qualcuno bussò alla porta. Alain si girò:
"Avanti."
Entrò uno dei servitori di Michel che sorrise inchinandosi.
"Monseigneur De Chatlet, vuole vestirsi?"
Alain annuì senza dire niente, e l'uomo portò i vestiti, iniziando ad aiutarlo a vestirsi, la ferita gli faceva ancora male, ma strinse i denti, era curioso di vedere questa festa in maschera.
"Ah, Monseigneur De Chatlet è veramente bello… aspetti le devo mettere ancora la maschera."
Il ragazzo cercò uno specchio, ma non ce n’era nemmeno l’ombra .
"Ma al Duca De Bournier non piacciono gli specchi?"
Il servitore si irrigidì, poi si girò sorridendo:
"No li detesta… brutti ricordi."
Così Alain lasciò la stanza di Michel, incamminandosi verso la sala da ballo, non capendo perché tutte le donne, vecchie e giovani si girassero dietro di lui. Arrivato alla sala porse il suo invito ed entrò. I suoi occhi rossi scrutavano l'interno della sala, pieno di donne e uomini mascherati, voleva vedere Michel. Gli si avvicinò una ragazza sorridendo:
"Buona sera… mi invita a ballare?"
Alain sorrise con il suo sorriso malizioso e le porse la mano in un gesto di invito.
Dall’altra parte della sala c'erano occhi scuri che lo scrutavano:
"Tutto bene Michel?"
"Ah Jean… si…"
"Oh, vedo che Josy si è trovata qualcuno…"
"Quello è mio… e lei lo sa… senti dove hai lasciato il tuo Julien?"
"Sta parlando con Antea…"
"Oh, questa volta ha portato sua figlia… interessante."
"Non dovevi andare a parlare con il principe?"
"Si…"
"E’ appena entrato…"
"Ma per chi mi hai preso, io sono un nobile."


-----*Owari 5*-----

Saya: ecco finito il 5
Giu: che ci fanno Jean e Julien alla festa?
Saya: stanno alla festa
Giu: perché conoscono Michel
Saya: Ma sei veramente ingenua, bwahahahahahahaha
Ala: cosa vuoi dire
Saya: Che tutto quello che voi pensavate, la storia che voi vi ricordate è MOLTO diversa…
Giu&Ala: Perché ci sentiamo come se dovessimo preoccuparci…
Saya: Infatti è meglio…

Nota di Saya: Jean è il vampiro che fece diventare Giuliana vampiro ^^;;;;




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