Disclaimer: I personaggi di Gundam Wing purtroppo non appartengono a noi ma ai rispettivi creatori.

Saya- io sono pronta a rapirli se necessario! *saya vestita da ninja*

Miyu- io intanto vado a preparare gli attrezzi! *miyu riempie enorme borsone*

Nota1: scusatemi per il ritardo, da brava deficiente come sono mi sono persa gli appunti che abbiamo fatto assieme a Miyu, solo che gli appunti li avevo solo io ^_^ ndSaya
Nota2: Allora prendetela in questo modo, l’opera letteraria di cui parlo in questo capitolo l’ho letta… saranno sicuramente 8 anni fa… cioè quando avevo 15 anni… e non mi ricordo bene i dettagli del libro, per questo… mi prendo la licenza poetica di cambiare anche quella a mio piacimento… ndSaya
Dedica: Buon compleanno Ise e buon compleanno cugi/nipo Kima ^_^


 


La mano del destino

parte IV

di Miyuki & Saya


 

La mattina bussò alla finestra di Wufei, che era completamente perso nel grande letto su cui dormiva. Si vedeva solo qualche ciuffo di capelli che erano poggiati sul cuscino, mentre il suo viso era nascosto sotto le coperte calde. I raggi di sole continuavano ad accarezzare dolcemente la coperta, come per cercare di svegliare il bel addormentato, infatti persistenti com’erano, il moretto iniziò a muoversi, e l’ultimo colpo di grazia fu il bussare alla porta e l’entrata di uno dei servitori, che era incaricato di avvertire il signorino che la colazione sarebbe stata servita in una ventina di minuti. Il giovane aprì gli occhi fissando il servitore e con voce molto assonnata rispose:
”Si, si arrivo…”
”Signorino, la posta le sarà servita assieme alla colazione.”
E si inchinò andandosene. Wufei stava per riaddormentarsi, quando si rese conto di quello che gli era stato riferito, posta per lui? Su quale delle tre lettere che aveva spedito gli era arrivata la risposta? Erano passate quasi tre settimane da quando le aveva scritte. Si scoprì di corsa saltando giù dal letto con una agilità enorme. Si diresse nel bagno decidendo di fare una doccia… si spoglio con lentezza in fondo mancavano ben venti minuti alla colazione, il pigiama casco per terra rivelando un corpo perfetto e ben scolpito dagli allenamenti. Entrò nella cabina e aprì l’acqua fredda per risvegliarlo. Il getto d’acqua iniziò ad accarezzare dolcemente la sua pelle calda. Chiuse gli occhi lasciandosi andare, mentre piccole gocce si soffermavano sul suo corpo per un attimo ma invidiate da molte persone (come me ndSaya e me anche ndMiyu), passò lentamente le mani insaponate su tutto il corpo lavando via il sonno. L’acqua fredda gli piaceva, era abituato a fare sempre la doccia in quel modo, anche se adesso aveva la possibilità di usare l’acqua calda. Con occhi chiusi assaporava ogni momento che poteva passare lì sotto, senza accorgersi che il tempo stava scivolando via molto più velocemente di quello che si aspettava.

La porta si aprì lentamente ed entrò Treize, il quale si pietrificò con occhi sgranati, per riprendersi subito. Il suo sguardo accarezzo gentilmente il corpo esile del ragazzo sotto la doccia, era salito perché si era preoccupato, Wufei era sempre così puntale, ma erano passati dieci minuti da quando la colazione è stata servita. Così aveva deciso, abbastanza preoccupato di andare a controllare cosa fosse successo, solo per trovarsi davanti una visone paradisiaca. In quel momento l’uomo che sapeva sempre come reagire non seppe cosa fare, si leccò le labbra, osservando ancora per un po’ il giovane sotto la doccia, per poi ritirarsi e chiudere la porta. Con una mano si appoggiò al muro respirando profondamente, per poi, rimettere addosso la maschera di sempre e questa volta bussò molto più forte, sicuro che Wufei l’avrebbe sentito. Da dentro si senti una voce al quanto sveglia:
”Si?”
”Wufei tutto bene?”
Il moretto riconobbe subito Treize e sorrise senza rendersene conto:
”Si tutto bene…”
”Mi stavo preoccupando, la colazione è da dieci minuti che è servita…”
Il ragazzo sgranò gli occhi:
”Ma porc…”
Aveva completamente perso il senso del tempo:
”Arrivo subito.”
Si avvolse il asciugamano introno alla vita e uno in testa per uscire e sorridere al giovane Kusherenada. Treize per fortuna era appoggiato alla porta, quando gli passò vicino Chang al quanto scoperto, senza nessun imbarazzo.
(caro wucchyyyy!!!^__^ ndMiyu maniaca ndWu ma se sei talmente sexy wu-baby ndSaya smettetela entrambe ndWu *ç* ndTrei) Aprì le porte dell’armadio cercando dei boxer e una tuta da kung fu. Finalmente Wufei fini di vestirsi e così i due scesero nella sala da pranzo dove Ludvig già beveva il suo te:
”Buongiorno Wufei, dormito bene?”
”Buongiorno signor Ludvig, grazie, ho dormito benissimo.”
Il vecchio signore sorrise e poi guardò verso Treize, quando i due si sedettero.
”Treize, sbrigati che dobbiamo uscire.”
Il giovane Kushrenada annuì, mentre Ludvig spiegò a Chang:
”Io e Treize abbiamo un lavoro da sbrigare a Fraconforte, torneremo per pranzo naturalmente.”
Wufei stava mangiando un toast e annuì alla spiegazione di Ludvig, al che il vecchio Kushrenada sorrise. Quando Treize finì la colazione i due Kusherenada si alzarono e il giovane parlò:
”Noi dobbiamo scappare, tu fai pure con comodo, ci vediamo a pranzo.”
”Va bene, buona mattinata.”
”Anche a te.”
I tre si salutarono e alla fine Wufei rimase da solo nella grande sala da pranzo. Si guardò in giro, poi il suo sguardo si posò sulla lettera, che prese in mano, continuando a sorseggiare il tea. Rigirò la busta controllando il mittente. Era da parte di Heero e Duo. Con calma aprì la busta estraendo il foglio notando una calligrafia perfetta, capendo subito che la prima parte era scritta dal suo amico Yui.

Ciao Wufei,
La notizia che ci hai dato nella tua lettera precedente ci ha resi entrambi molto felici, non voglio narrarti la reazione di Duo, perché è indescrivibile anche per me e sinceramente non mi va di sprecare la carta da lettera per idiozie del genere (e adesso che fai? Non la sprechi? ndDuo), scusa l’intrusione del Baka. Da come hai descritto il tuo benefattore, ci è parso una persona molto a modo e anche la villa dove vivi c’è la immaginiamo come un castello… ma adesso credo sia meglio che io passi la penna a Duo, così esprimerà anche lui la sua felicità…
Hey!Wu!
Heero mi maltratta dice cose cattive sul mio conto, sgridalo, che se no io divento triste. Comunque volevo dirti che sono veramente tanto contento che anche tu sia stato adottato… mi devi cinque dollari, la scommessa l’ho vinta io. Così vivi in Germania, già parli il Tedesco? E vivi in una villa, quante volte ti sei già perso? E quel nipote del tuo padre adottivo, com’è? Figo? Mi sono appena beccato uno scappellotto abbastanza forte da parte di Heero,  e ho promesso di non chiederti più cose del genere, mi sa che è geloso,… ecco ne ho evitato un altro di scappellotto, hahahaha sono il migliore… Scrivici presto, tanto il nostro di indirizzo lo conosci bene.

Con affetto Heero & Duo    

 

Wufei sorrise, la lettera era così tipica dei due. La parte scritta da Heero estremamente sobria, rispecchiava in pieno il suo carattere chiuso e introverso e quella di Duo faceva vedere la sua allegria e voglia di scherzare. Quei due ragazzi si erano ritrovati veramente bene… e si completavano a vicenda… una coppia perfetta insomma. Rilesse un’altra volta la lettere finendo la colazione e si alzò dal tavolo, guardando verso un servitore che si inchinò e si avvicinò per sparecchiare. Wufei sorrise annuendo e uscì dalla sala da pranzo, era da solo per la prima volta. Così decise di visitare i giardini della villa, quei giardini che si diceva fossero peggio dei labirinti. Si fermò sopra le scale che portavano verso il verde immenso, che più giardinieri tenevano in ordine, tagliando i vari alberi in forme che ripresentavano cavalieri, dame di corte e animali. Scese lentamente le scale guardandosi intorno, mentre il sole splendeva e i suoi raggi mattutini accarezzavano la pelle candida del ragazzo, che con curiosità si guardava introno. Si sentiva libero, finalmente libero, anche se i ricordi dei ultimi due anni al orfanotrofio non l’abbandonavano, quando era da solo e mal guardato da tutti, adesso erano solo un ricordo lontano, era come la mattina dopo che si è svegliato per colpa di un incubo. (ma ti stai dando alla poesia?ndWu perché? ndSaya stai scrivendo quasi in rime ndTreize *ç* treizeeeeeeee ndSaya Miyu fai qualcosa ndWu *ç* treizeeeeee ndMiyu -.- ndWu) Si mise la lettera nella tasca, per poi stiracchiarsi chiudendo gli occhi, mentre il sorriso non abbandonava mai le sue labbra. Non era nella sua natura sorridere, eppure questa volta si sentiva talmente felice e in pace con se stesso che non riusciva a non farlo.  Camminando arrivo a uno spiazzo, con la ghiaia per terra, e una panchina nascosta, sembrava quasi di stare in uno dei libri romantici che aveva letto tempo fa, visto che non c’era niente nella biblioteca del orfanotrofio. Dove il gentiluomo incontrava la dama di nascosto, per non comprometterla. Si girò di centottanta gradi guardando verso l’imponente castello che fiero si alzava sopra il giardino. (ma cosa scrivi? ndWu -.- devo descrivere la tua breve mattinata da solo ndSaya scrivendo cavolate? ndWu ^^;;; ehm ndSaya) Era un posto ideale per venire a studiare, ma si rise conto che non aveva proprio chiesto niente ne a Treize ne a Ludvig per quanto riguardava dove trovare dei libri o qualcosa di simile. Ne avevano già parlando che avrebbe iniziato ad avere dei tutori che l’avrebbero aiutato a recuperare quello che da solo non era riuscito a fare, visto che non era mai andato a scuola. Ed infatti già dalla prima settimana della sua permanenza gliene avevano trovati alcuni di molto competenti. Quello che sapeva l’aveva imparato con le proprie forze e con tanto impegno.

Si sedette sulla panchina, poggiandosi sullo schienale alzando il viso verso il candido sole, chiudendo gli occhi completamente rilassato iniziò a pensare al periodo passato dai Kushrenada. Da quando era stato adottato, sia Ludvig che Treize si erano comportati con estrema gentilezza con lui. Non si era aspettato un’accoglienza così premurosa e calda da Treize infondo, lui era un intruso, ma sembrava che il giovane Kushrenada era completamente d’accordo con la decisione che aveva preso suo nonno, accettandolo come uno della famiglia, facendo in modo che anche Wufei accettasse loro come famiglia. Rimase lì per molto, senza accorgersi che il tempo passava molto più veloce di quanto si rendeva conto (ma Wu-baby, oggi sei completamente andato non ti accorgi delle ore che passano ndSaya zitta e scrivi ndWu). Aprì di nuovo gli occhi, notando che il sole da che stava all’orizzonte era ormai sopra di lui. Si alzò stiracchiandosi di nuovo, decidendo che era tempo per tornare nella villa e aspettare l’arrivo dei due Kusherenada. Con passo leggiero si incamminò per le viuzze strette tra cespugli perdendosi un paio di volte, per arrivare sano e salvo di nuovo alla villa, proprio nel momento in cui si avvicinò una limousine dal vialetto, che portava davanti alla casa. Il giovane cinese iniziò a correre, volendo assistere l’arrivo dei suoi due benefattori, ormai anche Treize lo era diventato. Arrivò nel momento in cui la macchina nera si fermò davanti alle scale che portavano al portone principale della casa, e già un servitore stava aprendo la portiera della limousine, facendo uscire prima Treize poi questo aiutò Ludvig. Il ragazzo dai capelli neri stava in piedi al inizio delle scale e quando Treize alzò lo sguardo i loro occhi si incontrarono e Treize gli sorrise in saluto, al che dentro di Wufei successe una cosa strana, ebbe di colpo di calore ma contraccambiò il sorriso ignorando quello che gli stava succedendo dentro. Scese le scale per aiutare anche lui se ci fosse bisogno, ma visto che c’era la servitù si limitò a salutare il suo padre adottivo.
”Oh, Wufei, sei venuto a salutarci… ti sei divertito oggi?”
Il cinesino annuì soddisfatto e poi disse:
”Sono stato nel parco dietro alla villa, e diciamo che mi sono quasi perso…”
Ludvig si mise a ridere guardando Treize:
”Una volta quando era piccolo Treize si perse, ci abbiamo messo cinque ore a ritrovarlo.”
Il giovane scosse la testa a quel ricordo, di venti anni prima, che quando a cinque anni si era introdotto senza supervisone di un adulto nel giardino e non sapeva come uscirne, ma essendo sempre stato un ragazzo di volontà ferrea, decise di non chiamare nessuno e ritrovare la strada fuori da solo, ma fu trovato dal nonno e si prese una bella ramanzina della madre che era ancora viva.
”A si?”
”Te lo racconterò più tardi Wufei, se lo vuoi sentire… visto che me lo ricordo ancora bene.”
”Avevi cinque anni e già credevi di essere un adulto.”
Le gotte di Treize si tinsero di rosso per un istante e guardò via, con un sorriso sulle labbra, era bello, e Wufei non si rese conto di averlo pensato, era felice, stavano scherzando come se fossero una famiglia vera. Finalmente entrarono e una ragazza vestita da cameriera si avvicinò prendendo i capotti, chiedendo con voce calma:
”Il pranzo sarà pronto in dieci minuti, portiamo l’aperitivo?”
Ludvig pensò per un attimo, poi annui:
”Si che lo portino direttamente nella sala da pranzo, andiamo li.”
”Certo signore.”
La ragazza fece un inchino e scomparì con i capotti di Treize e Ludvig. I tre entrarono nel salone grande, che era diviso da un lunghissimo tavolo, e si sedettero da una parte, lasciando gli altri quaranta posti vuoti. Le decorazioni della stanza erano nel segno del autunno, al quanto scure e c’erano i ricci delle castagne che ornavano il tavolo. I camerieri iniziarono a volteggiare introno al tavolo portando all’inizio l’aperitivo che venne seguito dal antipasto e primo piatto.
”Allora dimmi Wufei, come procedono gli studi?”
Il ragazzo dai profondi pozzi oscuri, alzò lo sguardo fissando il suo benefattore e sorrise:
”In matematica stiamo ripetendo tutto dal inizio, per vedere cosa non mi hanno insegnato e se quello che ho imparato va bene.”
”Allora con il tutore ti trovi bene?”
Certo il signor Wudermeier e una persona squisita e molto intelligente.”     
Ludvig sentendo queste parole annui soddisfatto.
”Sei riuscito ad andare avanti con la Letteratura e il Tedesco?”
Chiese al quanto curioso Treize, mentre Wufei si girò a guardarlo:
”Il tutore che doveva vanire si è ammalato e non abbiamo ancora trovato il sostituto.”
Mentre i due parlavano il vecchio Kushrenada fissava i due ragazzi parlare amichevolmente e sulle sue labbra nacque un sorriso. Aspettò che il discorso tra i due finisse per poi guardare il nipote:

“Treize che ne dici di fargli tu da tutore in letteratura e Tedesco, infondo di pomeriggio ti trovi quasi sempre a casa e basta una o due orette a spiegare le cose. Infondo Wufei è un ragazzo intelligente, sa studiare anche da solo.”
Wufei non riusciva a credere alle sue orecchie, avrebbe potuto passare ancora più tempo assieme a Treize e questa cosa lo rendeva al quanto felice. Il giovane Kusherenada per un attimo guardò il nonno pensando a cosa rispondere, infondo a lui piaceva stare in compagnia di Wufei, e così senza pensarci troppo su sorrise:
”Mi farebbe molto piacere aiutarlo.”
Dicendo questo si girò verso il cinese sorridendo. Il pranzo proseguì tra vari discorsi sulle cose che Wufei avrebbe dovuto studiare e il lavoro.  Anche se ormai era passato un mese da quando era entrato a far parte della famiglia Kushrenada, Wufei continuava a rimanere estasiato per la varietà e bontà del cibo e delle bevande. All’orfanotrofio non poteva nemmeno sognarsi una mela rossa e dolce, invece adesso ne poteva avere a volontà. Il pranzò finì piacevolmente tra le chiacchiere quando arrivò un maggiordomo a chiedere se  gradissero del caffè, e sia Ludvig che Treize accettarono, mentre Wufei si scusò dicendo che il sapore di quella bevanda non gli piaceva.

 

Il pranzo ormai era finito e sia Ludvig che Treize sarebbero dovuti tornare al lavoro, così, il giovane Kushrenada, prendendo atto, e sfruttando quella decina di minuti che gli rimanevano accompagnò Wufei in una stanza speciale, la biblioteca enorme della villa Kushrenada. Quando il cinesino entrò sgrano gli occhi girandosi su se stesso vedendo quella stanza, non riuscendo ad aprire la bocca. La stanza era altissima ed era pienamente composta da scafali per libri, che arrivavano fino al soffitto, per raggiungere i libri più alti si poteva usufruire delle scale e i corridoio sospesi. Al posto del soffitto c’era una vetrata enorme rappresentate alcuni angeli che giocavano divertiti tra le nuvolette, guardati da una dama che suonava l’arpa. Affilata come un foglio di carta, la luce trafiggeva il vetro dolorante confinandosi lo spazio nel penombra della biblioteca. Il giovane continuava a guardarsi intorno non sapendo come reagire a tutto il ben di dio che c’era in quella stanza, di cui non sapeva nemmeno l’esistenza. Intanto il giovane Treize continuava a fissare estasiato la reazione del ragazzo, che adesso bagnato dai raggi di sole sembrava ancora più etereo di altre volte. Era appoggiato alla porta, mentre il suo sguardo abbracciava la figura che girava su se stessa guardando in alto, come una fatina che balla sull’acqua chiara.
”Allora ti piace?”
Chiese Treize appena era sicuro che la sua voce sarebbe calma e divertita. Il moro si girò verso di lui annuendo… senza riuscire a trattenere la sua felicità, era elettrizzato da quello che vedeva introno a lui, il che gli fece agire d’impulso abbracciando con foga Treize, che rimase al quanto sorpreso dell’abbraccio caldo, e non si fece ripetere due volte, abbracciandolo a sua volta.
”Si mi piace.”
Sussurrò estasiato Wufei, mentre il suo sguardo si era fermato sul nipote del suo benefattore. Arrossì vistosamente notando che cosa aveva fatto staccandosi, e Treize al quanto felice, con un sorriso sulle labbra aggiunse:
”Allora, visto che questo pomeriggio non hai nessun tutore che deve venire, ti consiglio di sceglierti qualche libro di letteratura classica e quando tornò ne riparleremo.”
Wufei non seppe fare altro che annuire, era troppo felice, questa biblioteca era una cosa che poteva solo sognare in passato, quando cercava di mettere le mani addosso a qualche libro serio in America, a costo di essere punito dal direttore.
”Si, va bene.”
Rispose il cinese accentuando l’affermazione con il movimento della sua testa. Treize non poté fare altro che sorridere:
”Bene, adesso devo andare, ci rivediamo questa sera.”
”Ciao.”
Il giovane Kusherenada annuì ancora con il sorriso sulle labbra ed uscì soddisfatto dalla reazione che aveva avuto Wufei nei confronti della biblioteca. Con tutto quello che dovevano fare, s’era scordato di fare vedere la stanza dei libri al suo giovane amico. Appena era uscito Treize, Wufei si girò su se stesso cercando di decidere da che sezione voleva iniziare. C’era filosofia, scienze, matematica, economia, naturologia, medicina, letteratura classica e moderna. Poi si ricordò delle parole del suo nuovo tutore di letteratura e tedesco e sorrise dirigendosi al secondo pianerottolo, salì le scale di legno avvicinandosi e saltando sopra l’asta di legno che fungeva da pianerottolo, passando le dita morbide sulle copertine dei libri, leggeva molti nomi noti: Goethe, Tolstoj, Gogolj, Wilde, Byron,… tutti nomi che gli piacevano, tutto che amava leggere… si girò alzando lo sguardo più in altro incontrando Kafka, vicino a quale c’era una cosa che non se lo sarebbe mai aspettato…Il sogno della camera rossa, uno dei più famosi romanzi cinesi uscito dalla penna di Cao Xueqin a meta del diciottesimo secolo. Quello sarebbe stato il libro che avrebbe letto la sera e lo tirò fuori, il suo cuore batteva fortissimo dal emozione che provava a poter toccare i libri senza essere rimproverato. Camminando vicino ai libri alla fine decise che avrebbe iniziato con
I dolori del giovane Werther (certo una lettura facilissima ndSaya ma tu non capisci niente ndWu bhe io mi reputo intelligente nella letteratura, sono la pazza che a 14 anni si è letta Ulysses di Joyce ndSaya ^_^ allora andremo d’accordo ndWu certo wu-baby ndSaya -.- smettila ndWu). Scese dalle scale lentamente notando che in un angolo della biblioteca c’era un divanetto, due poltrone e un tavolino, con due lampade vicino. Con cuor leggero si avviò verso la sua meta, sedendosi sul divanetto, poggiando i libri sul tavolo per mettersi comodo, infine prese il capolavoro di Goethe tra le mani apprendo la prima pagina, mentre il sorriso non abbandonava mail il viso. L’orologio continuava a battere minuti, mentre il giovane Wufei era immerso nella lettura, senza mai staccare gli occhi dal libro. Solo una volta successe, quando poco prima delle cinque entrò un servitore chiedendo se desiderava il tè, al che il cinese rispose di si e alle cinque in punto si prese la pausa per riposare gli occhi rifocillandosi con i dolcetti fatti in casa e una tazza di tè fumante con latte.  Al che si rimise di nuovo a leggere il libro, non era ancora abbastanza pratico nel tedesco così leggeva la versione inglese, ma si era ripromesso che nel momento in cui poteva seguire bene le frasi nella lingua madre dello scrittore l’avrebbe riletto in lingua originale. Non si accorse che la lancetta dei minuti aveva già fatto tre giri, e che di fronte a casa si era fermata una macchina. Non si accorse nemmeno che qualcuno era entrato nella stanza, immerso com’era nella lettura del libro.
”Sei ancora qui Wufei?”
Chiese al quanto sorpreso Treize vedendolo mezzo sdraiato sul divanetto, quel ragazzo continuava a sorprenderlo, poteva essere sul serio così innamorato della coscienza? Il giovane cinesino alzò lo sguardo e quando vide chi stava parlando, sobbalzò guardando verso l’orologio:
”Non mi ero reso conto… oh scusa… bentornato.”
Disse al quanto agitato Wufei.
”Non ti preoccupare, vieni, andiamo a cena, poi ne riparliamo.”
Con agilità saltò dal divano e attero perfettamente di fronte al amico. Intanto lo sguardo di Treize scivolò sul libro che Wufei stava quasi finendo di leggere, sembrava gli mancavano poche pagine e sorrise:
”Ah Goethe…ci sono due frasi che mi affascinavano da sempre.”
Wufei alzò lo sguardo:
”Che ha detto lui?”
"Si, quella che mi piace di più e la seguente: ...und wer lebt, muß auf Wechsel gefaßt sein."
Il cinesino pensò un attimo cercando di capire che cosa aveva detto Treize, anche se si fermava sul vivere e mutamenti. Così il giovane Kusherenada gli si avvicino sorridendo:
”Traduzione è facile:...chi vive deve essere sempre pronto ai mutamenti.”
Il moretto annuì, mentre Treize si girò sui tacci iniziando ad uscire dalla stanza:
”Sbrighiamoci, che se no la cena si fredda…”
I due ragazzi a passo veloce si diressero verso la sala da pranzo dove c’era già Ludvig seduto a capo tavola leggendo una rivista di economia, aspettando i due.
”Era ora ragazzi, qui vi stiamo tutti aspettando…”
Disse ridente Ludvig, osservando i due ragazzi sedersi e Wufei salutarlo con sorriso.
Gli inservienti iniziarono a portare i piatti pieni di ben di dio, mentre Ludvig divertito chiese a Wufei:
”Allora, a quanto mi aveva detto Treize, ti piace molto la nostra biblioteca.”
”E’ stupenda.”
Disse con entusiasmo il giovane, mentre il vecchio Kusherenada continuò:
”Quella biblioteca è stata riempita con cura anche dai miei avi, e continuiamo a portare libri sia io che Treize, mi sa che è una passione dei Kusherenada questa.”
”Anch’io vorrei partecipare a portare altri libri,”
Sussurrò timidamente Wufei. Facendo sorridere i due che stavano con lui al tavolo.
”E dimmi hai letto qualcosa?”
”Si, ho iniziato con Goethe…”
”Ah Goethe… affascinante scrittore… trovo molto belli i suoi libri… Es ist nichts schrecklicher als eine taetige Unwissenheit."
Sia Treize che Ludvig dovevano essere ammiratori di Goethe, visto che citavano le sue parole. Ma Treize lo risveglio dal suo stato comatoso e con il sorriso chiese:
”Sapresti tradurre quello che ha detto il nonno?”
Wufei guardò verso Treize e ci pensò:
”Posso provarci, allora… Non c’è niente…tremendo… ignoranza…”
”Ti stai avvicinando… voleva dire: Non c'e' nulla di più tremendo di un'ignoranza attiva.”
”Non trovi che sia vero?”
Chiese Ludvig mentre stavano assaggiando il dessert. Wufei pensò al direttore del orfanotrofio (ma c’è l’hai proprio con lui? ndTre certo ha maltrattato i miei puccini ndSaya lo ammazzo -.- ndTre), guardò il nonno sorridendo:
”Concordo pienamente…”

 

Dopo cena Ludvig si ritirò nel proprio studio per vedere gli ultimi documenti, prima di andare a dormire mentre Treize e Wufei si accomodarono nella sala da tè, per discutere sul libro che aveva fatto passare il tempo a Wufei quel pomeriggio. Wufei si sedette in una delle poltrone, mentre Treize stava in piedi vicino al caminetto, ancora spento, in mano un bicchiere di doppio Kummel (liquore tedesco ndSaya), come il suo solito. Muoveva sensualmente quel bicchiere, mentre fissava fuori dalla finestra. Le giornate si facevano più corte, si notava che si stava passando dal estate al autunno. I raggi del sole si stavano facendo sempre più deboli, e accarezzavano la pelle morbida del giovane Kushrenada prima di scomparire nel nulla. Finalmente Treize si girò guardando Wufei.
”Vogliamo parlare di Goethe e l’impatto del libro sul pubblico prima?”
Il cinesino stava seduto a gambe incrociate sulla poltrona e annuì, gli piaceva tanto sentire la voce melodiosa di Treize parlargli di letteratura. Il ragazzo più grande raggiunse il divanetto libero sedendosi sopra fissando il cinese.
”Goethe dunque comincia a scrivere il Werther non a Wetzlar, ma a Francoforte, il 1° febbraio del 1774; dopo quattro settimane lo ha già finito e nell'autunno dello stesso anno il romanzo viene pubblicato a Lipsia. Ha inizio una vera e propria febbre wertheriana. Il libro diviene la Bibbia della nuova generazione. Persino gli indumenti del protagonista, frack azzurro e pantaloni gialli, faranno moda.”
”La gente si lascia impressionare troppo facilmente, per quanto l’opera sia bella, non significa che devo fare anche io così come il protagonista del libro.”
Rispose serio Wufei, ma Treize alzò la mano libera:
”Asspetta, c’è né di peggio: Gli innamorati si scambiano le silhouettes, a imitazione di Werther e di Lotte; scene della storia d'amore vengono incise su piatti di rame e dipinte su tazze di porcellana; e, spesso, il Liebesschmerz di molti giovani sfocia nel suicidio.  Ovvio: anche prima dell'uscita del Werther c'erano stati suicidi, ma adesso si registrava quasi un'epidemia di "stoici gesti"!. Oltracciò, mentre in precedenza il suicidio passava come la logica conseguenza di uno spirito distorto, ora era giudicato suppergiù come prova di grande sensibilità e di cultura. Non c'è da stupirsi che in alcune regioni tedesche l'opera fosse messa all'indice.”
A questo punto Wufei non sapeva cosa dire, la gente era completamente messa in soggezione dal libro, ma lui da solo credeva, che Goethe non intendeva fare questo, lui voleva solo scrivere i dolori di un amore perduto.
”Io credo che le persone di quel periodo, non avevano niente in cui credere, e l’unica cosa sensata che pensavano di fare e credere ciecamente in un personaggio creato, che soffriva come loro.”
Treize annuì soddisfatto delle constatazioni a cui è arrivato Wufei.
”Mi vuoi parlare della trama del romanzo?”
Chiese con la sua voce bassa Treize, mentre sorseggiava il suo liquore. Il cinesino annuì e si riordinò i pensieri.
”Per prima cosa devo dire che quando lavorava Wetzlar, Goethe divenne amico del segretario di legazione Johann Christian Kestner e, durante una festa, conobbe la fidanzata di questi: Charlotte Buff. Lotte, figlia di un impiegato d'ufficio, aveva perso la madre l'anno prima, e doveva perciò badare da sola ai suoi undici fratelli. L'affetto di Goethe per lei si trasformò ben presto in un amore profondo e disperato. Nel
Werther, il futuro sposo di Charlotte si chiama Alberto ed è descritto per quello che Kestner era nella realtà: un lavoratore diligente, abbigliato impeccabilmente e sempre un po' troppo riservato. I rapporti di cordiale amicizia tra i due uomini non potevano naturalmente non venire offuscati dal trasporto di Goethe per la diciannovenne fidanzata di Kestner; una passione, questa, che diede adito a un lacerante conflitto di ordine psicologico. Il Werther è basato non solo sull'esperienza del solipsistico amore del poeta per Lotte, ma anche su un vero fatto di cronaca verificatosi in quel estate: il suicidio di un giovane perdutamente innamoratosi di una donna sposata e di cinque anni più anziana di lui. La vicenda narrata da Goethe, che ha tratti fortemente autobiografici, descrive alla perfezione il contrasto tra anima razionale e anima sentimentale; un saliscendi di emozioni cui fanno da specchio i mutamenti della natura circostante.”
”Hai analizzato bene la questione.”
Wufei sorrise:
”Sapevo che c’era molto del autobiografico nel romanzo anche se il suicido l’aveva scelto dopo una tragedia avvenuta a qualche anno prima. Quando un giovane si suicidò per la delusione amorosa, essendosi innamorato di una donna più grande  e già sposata.”
La chiacchierata fece passare il tempo velocemente, che i due nemmeno se ne accorsero, quando Treize notò l’orologio. Erano le dieci e mezzo. Era ora di ritirarsi nelle stanze. Wufei seguì lo sguardo del amico, capendo perché le sue palpebre erano così pesanti. Quella mattina tutti si erano svegliati presto. Era logico che a quel ora avevano sonno (mica sono come noi ndSaya che soffriamo di una strana insonnia^^;;; NdMiyu) Si alzarono insieme, e Treize poggiò il bicchiere ormai vuoto sul tavolino, sapendo che dopo che sarebbero usciti sarebbe passato il maggiordomo a controllare tutto. Uscirono con passo leggiero, ma non veloce, chiacchierando del più e del meno, salirono la rampa di scale arrivando al primo piano, girando nel corridoio di sinistra. Il corridoio era illuminato da piccole lampade che facevano effetto, come se fossero delle candele, facendo diventare il posto magico. Finalmente raggiunsero la porta della stanza del cinese e Wufei si girò con un sorriso verso Treize, il quale gli augurò:
”Buona notte Wufei.”
”Buona notte Treize.”
E ognuno entrò nella propria stanza.  

 

Sabato mattina, un sole giallo oro, mandava i suoi raggi ad accarezzare il giovane ragazzo che marcava le posizioni da combattimento con la spada. I movimenti erano fluidi e belli da vedere, più che combattimento, sembrava l’allentamento di un ballo tribale. La mano sinistra che era libera teneva il corpo in equilibrio, mentre la destra impugnava la spada cinese. Gli occhi chiusi, sensazioni del proprio Ki dentro di lui, senza reagire al esterno, concentrandosi ai propri movimenti e manovre. Così Treize trovò Wufei, quando si trovò passare vicino alla finestra che dava sul terrazzo. Il mondo del giovane Kusherenada si fermò, quando il suo sguardo accarezzo il corpo nella posizione di T'ai Chi Chuan…in equilibrio su una sola gamba, con l’altra piegata in modo da bilanciare il peso, le braccia alte sopra la testa e la spada inclinata con un’angolatura discendente perfetta. Incrociò le braccia sul petto fissando ogni movimento lento ma calcolato nei minimi dettagli, per poi aprire la porta vetrata del terrazzo entrando.
”Wufei…”
Il giovane si fermò e guardò verso Treize facendo un leggero inchino di saluto.
”Buon giorno Treize.”
Il giovane Kushrenada sorrise:
”Buon giorno a te, stavo pensando, e se facessimo oggi il duello?”
Wufei si asciugo il sudore dalla fronte annuendo.
”Allora andiamo nella sala apposita per la spada.”
Sorrise soddisfatto Treize e si diresse verso pianoterra, dove oltre la sala da pranzo, biblioteca, sala da ballo e lo studio di Ludvig, c’era anche un ampia stanza da scherma. Questa volta non parlarono, come se si stesserò concentrando entrambi per il duello, non volendo distogliere dalla concentrazione l’avversario. Entrarono in un ampia sala che più che larga era lunga e a tagliarla in lungo c’era un tappeto rosso. Sulle pareti era pieno di spade, fioretti e armi banche diverse assieme ai stemmi dei Kushrenada durante i secoli. Treize si tolse il giachetto che stava portando cercando nel armeria la sua arma preferita… il fioretto.  Wufei stava in piedi immobile sul tappeto rosso fissando Treize, che con disinvoltura si era spogliato, e lo vide con la stessa disinvoltura avvicinarsi a lui, testando il peso della spada con movimenti veloci del polso, assicurandosi che era equilibrata perfettamente. Finalmente il ragazzo più alto si mise di fronte a Wufei toccando con la punta della spada quella di Wufei, intimandolo di mettersi in posizione e così fu. Il fioretto di fronte al viso di Treize, che osservava l’amico con un sorriso sulle labbra, mentre il cinese, nella posizione d’attacco con la spada alta sopra la sua testa e  la mano di fronte sè con espressione seria. Senza accorgersene entrambi iniziarono, Treize parando l’attacco agile del moretto, che affondò quasi senza pietà. Le spade si accarezzavano, difendevano i propri padroni, mentre si conoscevano e facevano l’amore tra di loro, amandosi e odiandosi allo stesso tempo.
I due non si accorsero che una figura conosciuta era entrata nulla sala, appoggiandosi al muro fissando attentamente entrambi, con un sorriso sulle labbra di chi la sapeva lunga. Infatti Zechs passò le mani sul petto incrociandole osservando la danza di guerra che ballavano insieme i due ragazzi. Con l’attenzione del predatore che aveva adocchiato la preda osservava le espressioni dei due che continuavano a combattere, quasi sempre in parità, mai uno superiore l’altro, ma Zechs sapeva, che Treize non poteva sottovalutare Wufei e che lo stava solo studiando per capire il suo punto debole. Finché come aveva predetto il giovane dai capelli di platino nei propri pensieri, Treize fece l’attacco decisivo senza demordere facendo volare via la spada dalla mano di Wufei sorridendo. I due continuarono a fissarsi completamente persi, quando dal torpore furono svegliati da un applauso. Treize si girò sorpreso notando Zechs che si avvicinava ridacchiando:
”Siete stati bravi entrambi, ma Treize come sempre hai dimostrato la tua superiorità, Wufei, non ti preoccupare, anche io sono stato battuto da lui, è un ottimo spadaccino.”
Il moretto annuì e salutò con un cenno il biondino, Treize lo guardava ancora sorpreso:
”Che ci fai qui?”
”Avevo detto che sarei venuto a fare visita no? Eccomi qui.”  
Finalmente la tensione se ne andò dal corpo di Treize e sorrise:
”Non ti aspettavo così presto lo sai? Con tutti i tuoi impegni pensavo non ti saresti fatto vivo prima di un altro mese.”
Zechs annui guardando i due…
”Non è meglio che andiate a fare la doccia? Mentre io chiedo al maggiordomo di preparare il tè?”
Così i due furono mandati nelle proprie stanze, mentre Zechs stava camminando su è giù per la sala da Tè, aveva appena ordinato al maggiordomo di prepararne un po’ ai tre. Ma qualcosa non gli torna, scuotendo le spalle si siede e in quel momento entrò Treize che gli sorrise, tutto vestito per bene e non più sudato.
”E’ un piacere averti qui.”
”Sono riuscito a ritagliare un po’ di tempo per venirvi a fare visita e vedere come state.”
”Ah stiamo bene.”
”Questo lo vedo, potreste stare anche meglio.”
”In che senso?”
A quel punto la porta si aprì ed entrò Wufei con i capelli legati nel suo solito codino, mentre addosso aveva un vestito cinese bianco, molto bello, il che fece incantare completamente Treize che lo fissò con strano sguardo rapito. Zechs socchiuse gli occhi e un sorriso gli si dipinse sul volto, poi si girò verso Wufei:
”Ti sei ambientato bene qui?”
Chiese Zechs con non chalance fissando il moretto:
”Si, grazie mille.”
Si sedettero tutti e tre, e poi arrivò finalmente il servitore con il tè. Iniziarono a conversare amichevolmente, mentre Zechs continuò ad osservare con attenzione entrambi i ragazzi ogni tanto nascondendosi dietro alla tazza, per non ridere apertamente. Gli sguardi che si passavano tra di loro erano carichi di un sentimento, che loro due naturalmente non avevano riconosciuto per niente, ma all’occhio di falco che aveva Zechs, non sfuggì niente. Si, doveva fargli capire che cosa provavano l’uno per altro. Guardò distrattamente l’orologio sorridendo.
”Si è fatto tardi devo andare.”
”Ma rimani a pranzo con noi…”
Il biondino scosse la testa:
”Vorrei ma ho un appuntamento con la mia ragazza e sua sorella, visto che la sorella è venuta da Berlino, e vuole presentarmela.”
Treize sospirò, vedeva così poco l’amico e sembrava che anche a Wufei piacesse la sua presenza, ma sapeva quanto Zechs ci teneva alla sua fidanzata, così lo lasciò andare. Però prima di uscire dalla villa, il giovane dai capelli color platino, si girò con un sorriso:
”Tornerò molto prima di quanto te ne aspetti, amico mio.”

 

----* Tsuzuku 4*-----

Saya: FINITOOOOOOOOO FINITOOOOOOOOO E LUNGOOOOO
Wu: da quando parli in tedesco?
Saya: ^^;;;;;
Treize: buona pronuncia Saya
Saya: Grassieeeeeeeeeee

Miyu: Wuccy sotto la doccia!*___* Wuccy in libreria!*____* Wuccy che combatte con Trezzy!*___*

Saya: ehm….zia…tutto bene?^^;;;;

Miyu: certooo!*_______*

Saya: ah…era tanto per stare tranquilli^^;;;;

 


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