Disclaimer: Tanto per cambiare... I personaggi non sono miei ma appartengono a Inoue-sensei. Io li prendo solo in prestito, li sfrutto a più non posso per puro divertimento, e non ci guadagnerò mai un soldo bucato...

Mitchi: Se vuoi ti puoi far pagare in lire italiane, o in pesetas spagnole, o ancora in marchi tedesci o in franchi francesi...

Cioppys: Ma Hisashi... Lo sai che sono fuori corso? Non valgono più niente!

Mitchi: Appunto...

Cioppys: ¬.¬

Dediche :

A Rem, Kya, Bya, Vampy e Glenda, che sono state le prime persone che ho conosciuto personalmente di un forum, poco più di un anno fa, e che mi hanno reso la vita più bella e divertente... Ma, soprattutto, senza le quali non avrei mai e poi mai potuto conoscere tutte le altre persone che sono entrate a far parte della mia vita in questo periodo.

Note :

Se leggendo il titolo vi viene in mente Fruits Basket... sappiate che non c'entra assolutamente niente con quello che troverete di seguito!^^

Questa Fan Fiction era nata inizialmente come SenMit, solo che, nel pensare allo sviluppo della trama, c'erano alcune cose che non tornavano. Il punto era che mi serviva una persona che fosse già un'amico di Mitsui, e Sendoh nella realtà non lo è affatto. Così ho deciso approfittare di questo fatto per cambiare il paring e non diventare troppo monotona^^', dedicandola ad un'altra coppia, la seconda che preferisco.

Mitchi: E tanto per cambiare sto paring sempre me deve comprenere! ¬.¬

Cioppys: Mi dispiace... ma iniziare a scrivere qualcosa dove tu non ci sia, per me è veramente impossibile!^^

Mitchi: Come sono contento... ¬.¬

Tra " " c'è il parlato normale, mentre tra < > c'è un parlato un po' speciale... che capirete di cosa si tratta più avanti. Non ve lo dico solo per non svelarvi cosa succede!^^

Buona Lettura... e Buon MitKo Day a tutti!^^
 

 


La maledizione del gatto

di Cioppys

 


POV.MITSUI

La pioggia cade incessantemente, creando enormi pozzanghere lungo la strada e dei piccoli torrenti carichi d'acqua, che si muovono velocemente ai margini dei marciapiedi fino ad essere inghiottiti nei tombiti. Il cielo è coperto da enormi nuvole grige scuro, così compatte tra di loro da creare un immenso tappeto che si distente fino all'orizzonte, tanto da non riuscire a scorgerne la fine. In lontananza, sul mare, si vedono fulmini partire dal cielo e discendere fino ad esso, lambendo le sue acque salate. In quel punto le nuvole sono ancora più scure, presagio di un possibile peggioramento delle condizioni atmosferiche in un vero e proprio temporale.

Osservo questo scatenarsi della natura riparato sotto la pensilina di una fermata dell'autobus. Come al solito, non ho l'ombrello. In fondo come avrei potuto immaginare che il tempo sarebbe cambiato così bruscamente? Stamattina, quando sono uscito di casa, nel cielo risplendeva un sole caldo primaverile...
Sospiro pensando che non smetterà tanto presto. A questo punto o decido di restare qui ore e ore ad aspettare che il temporale finisca, o decido di prendermi l'acqua iniziando a correre verso casa... Se nel primo caso c'è il rischio di ammalarmi per il freddo preso a stare qui fermo come un baccalà, nel secondo per l'acqua che mi bagnerebbe come un pulcino!
Certo che queste scelte non sono mai facili...

"Vuoi un passaggio?"

Alzo la testa e osservo il mio interlocutore.

"Kogure!"

Il mio compagno di squadra si ferma sotto la pensilina e scrolla l'ombrello che lo copriva pochi istanti prima, per liberarlo di un po' di peso dovuto all'acqua. Poi rimane fermo sorridendo, in attesa di una mia risposta all'offerta che mi ha fatto.

"Ti ringrazio" gli dico "Ma non vorrei allungarti di troppo la strada..."

"Non preoccuparti... Per un amico questo ed altro" e mi si avvicina, coprendomi con l'ombrello.

Ci incamminiamo lungo la strada, stretti uno vicino all'altro per non bagnarci, anche se la mia parte sinistra del corpo e la sua destra non riescono a sfuggire all'impalcabile pioggia che incessantemente continua a cadere.

"Ormai i campionati nazionali sono vicini..." dici ad un certo punto, interrompendo il silenzio che era calato su di noi da diversi minuti.

"E già... Mancano solo poche settimane al loro inizio"

"E' stata dura, ma alla fine ce l'abbiamo fatta..." e con un sorriso sincero aggiungi "Finalmente quel sogno che tanto bramavamo si è avverato Mitsui... e tu hai finalmente mantenuto la promessa che avevi fatto..."

"Bhe, questo non è vero..." e ti circondo le spalle con un braccio, avvicinandoti ancora di più a me "Ora il campionato dobbiamo vincerlo!"

Inconsciamente ci fermiamo a fissarci negli occhi. Non so la ragione, ma le tue iridi scure mi hanno sempre attirato e affascinato. Forse perchè, da quanto esse siano trasparenti, è possibile leggervi il tuo animo sincero e gentile.

Una folata di vento più forte delle altre spezza questo momento, strappandoti dalle mani l'ombrello. Rimaniamo un'attimo fermi imbambolati mentre la pioggia in pochi secondi ci bagna completamente, dalla punta di ogni singolo capello fin sotto le suole delle scarpe.

"L'ombrello!" esclami, uscendo dalla mia stretta e iniziando a rincorrere l'oggetto, che rotola lungo la strada.

Ti osservo recuperarlo qualche metro più indietro, mentre il mio animo è scosso da una strana sensazione di fastidio per questa interruzione... Scuoto la testa, chiedendomi che diavolo mi stia succedendo. In questi ultimi giorni sono proprio strano...

"C'è qualcosa che non va Mitsui?" mi chiedi osservandomi attentamente, appena mi raggiungi con l'ombrello nuovamente in mano.

"No, no..." rispondo, un po' imbarazzato dal tuo sguardo, non riuscendo nemmeno io a capirne il perchè.

Tu non sembri molto convinto della mia risposta, ma non insisti. Incurvi le labbra verso l'alto e insieme riprendiamo in silenzio la strada verso casa mia.

*

"Siamo arrivati"

"Mitsui... Tu... Tu abiti qui?!"

Fermi davanti all'ingresso di casa mia, ti osservo imbarazzato mentre guardi stupefatto la villa in stile occidentale della mia famiglia.

Di un unico piano, è situata in cima ad una piccolo collina. Dall'ingresso, coperto da una pensilina in cemento, parte un vialetto pedonale di ghiaia bianca, costeggiato da una fila di ciliegi su entrambi i lati. Mia madre adora queste piante, soprattutto i loro fiori. Peccato che la pioggia battente li stia rovinando completamente, nello stesso modo in cui sta rovinando i piccoli cespugli di rose sotto di essi, di cui si prende costantemente cura. E' veramente una fissata del giardinaggio! E si vede osservando il resto del giardino... che è un immenso boschetto di diverse tipologie di alberi. L'unico punto dove c'è un po' spazio è situato sulla destra della casa, proprio davanti allo studio di mio padre. Qui si trova un piccolo laghetto alla giapponese che stona decisamente con il resto della casa, ma è il suo luogo di riflessione... e guai a chi glielo tocca!

"Sai... immaginavo che fossi di buona famiglia, ma... non così tanto..." commenti.

"Eh? Come sarebbe a dire che te lo immaginavi? Pensavi davvero che..."

"Mitsui, tu indossi sempre capi di marca..." mi fai notare interrompendomi.

Non posso certo dargli torto. Per quanto riguarda abbigliamento e accessori per il basket, poi, compro sempre le cose migliori che ci sono sul mercato. Spero solo che non pensi che io sia un ragazzino viziato... non lo sopporterei da lui.

"Sarà meglio che vada..." dici "Devo cambiarmi il prima possibile se non volgio ammalarmi..."

"Se vuoi ti presto qualcosa di asciutto... Vieni, entra pure..." e apro il cancelletto con le chiavi.

Ora... qualcuno mi può spiegare perchè il viso del mio compagno di squadra è diventato bordò?

"T-ti ringrazio... ma preferisco andare a casa mia!" e si allontana correndo pioggia, salutandomi con la mano.

Solo quando lo vedo scomparire in fondo alla strada, varco il cancelletto, e velocemente raggiungo la porta, evitando quasi tutte pozzanghere che si sono create sul passaggio... quasi tutte perchè in una ci sono finito completamente dentro! I miei poveri pantaloni...

Appena entro in casa, mi dirigo direttamente in bagno per togliermi i vestiti bagnati. Ormai mi si erano appiccicati completamente al corpo, provocandomi brividi di freddo lungo la schiena. Li butto nella cesta di quelli sporchi e mi infilo subito sotto la doccia, aprendo al massimo l'acqua calda... che bel sollievo.

"Hisashi!!"

L'urlo di mia madre fa tremare l'intera villa. E adesso che cosa ho combinato?

Finisco di lavarmi e mi vesto velocemente. Meglio raggiungerla nel minor tempo possibile prima di far aumentare troppo la sua ira. Quando si arrabbia è sarebbe meglio non girarle troppo attorno... ma se non mi presento è peggio.

Arrivo nell'ingresso dove la trovo. E' ferma dietro la porta e sta picchiettano nervosamente la punta del piede per terra, mentre mi osserva con entrambe le mani puntate sulla vita. Diciamocelo, quella posizione è proprio un brutto segno...

"Prendi immediatamente uno straccio e pulisci il pavimento!" dice irritata, indicandomi la pozza d'acqua che parte dalla porta e prosegue lungo il tragitto che ho percorso quando sono entrato.

Meglio non dire assolutamente niente e ubbidire. Mia madre è una donna gentile e premurosa quando serve, ma quando si arrabbia cambia completamente! Mi sono sempre chiesto come faccia mio padre quando litigano tra di loro... vabbè che nemmeno lui scherza...

Dallo sgabuzzino vicino al bagno, prendo spazzolone e straccio, e mi metto a pulire.
Ehm... diciamocelo... non sono proprio fatto per i lavori domestici! Infatti è più il macello che combino che altro!! Invece di raccoglierla l'acqua, la sto spargendo in giro per la casa, soprattutto in salotto sotto il divano nuovo. Poi, mentre svuoto il secchio nel lavandino, mi è scivolato, e così ho allagato pure il bagno. Infine, dulcis in fundo, mentre pulisco energicamente con lo spazzolone, urto il mobiletto sul quale c'è un bellissimo vaso di mia madre... ve lo devo proprio dire che ora è nella pattumiera in mille pezzi?

"Mamma, la prossima volta è meglio che le pulizie le fai tu, altrimenti la casa rischia di essere distrutta! Hisashi è il solito incapace..."

"Senti chi parla!" rispondo, guardando Hito con rabbia pura "Quello che non sa cucinare nemmeno un po' di ramen! L'altra volta sei stato tu che a momenti mandavi a fuoco la casa!"

Il suo volto si incupisce, e capisco che, ribatti e ribatti a parole, arriveremo alla mani.

Ecco il 'normale' rapporto tra i fratelli Mitsui.

Hitonari ha tre anni più di me, e frequenta la falcotà di architettura nella prestigiosa universita Nanto di Tokyo, seguendo le orme di famiglia da generazioni e generazioni. Secondo quello che vorrebbero i miei genitori, l'anno prossimo anch'io dovrei iscrivermi lì... ma quello che VORREBBERO i miei genitori non corrisponde proprio per niente con quello che VORREI io! Infatti il mio di obbiettivo è un'università con una prestigiosa squadra di basket...

Comunque, ritornando a mio fratello, lui è lo scassaballe per eccellenza!

Nelle discussioni deve avere sempre l'ultima parola, ma soprattutto, vuole sempre e perennemente avere ragione! Normalmente ogni nostro discorso che non arriva alle mani (cosa quanto mai rara), finisce con l'abbandono da parte mia, causa 'stufaggine acuta' di sentire le st*onzate che spara. Inoltre, se a me dicono di essere arrogante, testardo e presuntuoso, dopo aver conosciuto Hitonari dovrebbero cambiare il giudizio sul sottoscritto, facendomi diventare addirittura un santo!

Peccato che sia lui il cocco in famiglia... e i miei si schierino perennemente dalla sua parte, anche quando ha palesemente torto. Forse questa 'regola' l'hanno sgarrata un paio di volte da quando sono nato...

"Adesso basta!!"

Come sempre, è mio padre a porre fine alla disputa, e per farlo basta la sua presenza. Severo e autoritario, primogenito di tre fratelli, è uno dei migliori architetti giapponesi in circolazione. Le sue opere più famose si trovano ad Osaka e Kyoto.

"Io sto lavorando ad un progetto importante e ho bisogno di assoluta tranquillità!"

Io e Hito rimaniamo in silenzio, sapendo che ha perfettamente ragione. Fortunatamente è uno che non si perde in lunghissime prediche. E', in una parola, essenziale. Così, riportata la calma, ci spedisce ognuno in camera nostra ordinandoci di non uscire fino all'ora di cena.

"Hisashi..."

Sospiro. Quando mio padre mi chiama con quel tono di voce secco e deluso, non c'è proprio nulla di buono all'orizzonte.

Osservo Hitonari che, prima di sparire lungo il corridoio che porta alle nostre stanze, fa un sorriso divertito... Lo sai che sei un maledetto basta*do?! Ghignare per le sventure altrui! Ma questa me la segno e prima o poi te la restituisco con gli interessi!!

Seguo mio padre in salotto. Lui si accomoda sulla poltrona, e mi indica il divano di fronte.

"Si papà?" chiedo, dopo essermi seduto a mia volta.

"Ho saputo dalla mamma che, quando ero a Kyoto, hai dovuto ripetere alcuni esami per poter partecipare ai campionati nazionali di basket..."

Oh porc... ho pregato tanto che lei tacesse su questo piccolo particolare...

"Così sono andato a parlare con alcuni dei tuoi professori..."

Con i gomiti mi appoggio sulle ginocchia e sorreggo la testa mentre fisso il pavimento. Qualcuno ha già iniziato a scavarmi la tomba?

"Sono rimasto sorpreso nel sentirmi dire che il tuo comportamento a scuola è migliorato parecchio. Sei diventato più diligente e che non ti cacci più nei guai... Diciamo che comunque l'avevo intuito dal fatto che i professori non telefonassero più a casa ogni settimana per lamentarsi di te..."

Bhe, da quando sono rientrato nella squadra di basket, ho deciso di mettere la testa a posto, ma soprattutto ho promesso al signor Anzai di non farmi coinvolgere più in nessuna rissa... e io mantengo sempre la parola data. Sia chiaro: naturalmente da questo patto è escluso mio fratello...

"Purtroppo, la stessa cosa non si è potuta dire dei tuoi voti..."

Ecco. Finalmente siamo arrivati alle note dolenti.

"Hisashi, la tua media è bassissima, la più bassa che ci sia mai stata in tutta la famiglia Mitsui da generazioni. Se non la migliori, non ti accetteranno mai alla Nanto..."

"Papà, io non ci voglio andare al..." mi intrometto, sapendo benissimo che non dovrei farlo...

"Non ammetto discussioni!" mi interrompe lui, picchiando una mano sul tavolino di legno alla sua sinistra, tanto forte da farmi sussultare "Tu andrai nella stessa università frequentata da me, da tuo fratello, dai miei fratelli, da mio padre e così via! Quindi decidi: ho ti dai una regolata e ti metti a studiare da solo, o ti mando a fare ripetizioni privatamente, facendoti lasciare la squadra di basket DA SUBITO!!"

Lasciare la squadra?

"No, ti prego!!" scatto in piedi "Ho appena riniziato a giocare... e poi ci sono i campionati nazionali!!"

Già... i campionati nazionali. A questo pensiero mi tornano in mente le parole che ho scambiato con Kogure mentre mi stava riaccompagnando a casa. Io non ho ancora mantenuto la parola data durante il primo anno... devo ancora portare lo Shohoku alla vittoria del campionato nazionale! Non voglio deludere nuovamente il mio compagno di squadra, non voglio assolutamente... non riuscirei più a guardarlo negli occhi se gli facessi un torto simile!

"Per me potrebbero essere anche le olimpiadi, e non cambierebbe assolutamente niente!" risponde severamente lui "Se non vedo nemmeno un leggero miglioramento da qui a alla fine del trimestre, ti scorderai di andare a Hiroshima con i tuoi compagni!"

Senza darmi il tempo di replicare o di dire la mia, si alza e ritorna nel suo studio, chiudendo con forza la porta alle sue spalle. Lo osservo sparire, per poi lasciami cadere in silenzio seduto sul divano, con il morale decisamente sotto i piedi.

Una mano si appoggia sulla mia spalla. Volto la testa e incontro lo sguardo di mia madre.

"Non disperarti tesoro... So quanto ci tieni ad andare a Hiroshima, ma in fondo basta che ti metti a studiare un po' di più e tuo padre non farà storie" dice sorridendomi con affetto.

Grazie mamma... almeno in questa casa c'è qualcuno che mi capisce!

Comunque, non è così facile come sembra: il problema è che io e lo studio decisamente non andiamo molto d'accordo! Anzi... non andiamo proprio per niente d'accordo!

Sconsolato, mi avvio verso la mia camera, cercando di trovare una soluzione per aumentare una media scolastica già tirata appena alla sufficienza per grazia divina. In due anni di liceo ho sempre studiato il minimo indispensabile per essere ammesso all'anno successivo... l'idea di chiudermi in casa sui libri mi fa semplicemente accapponare la pelle...

Apro la porta della stanza e vengo investito da un'aria gelida. Chiedendomi da dove possa arrivare, osservo la mia camera. Subito noto che la porta finestra che dà sul giardino è aperta. Le tende svolazzano sospinte dal vento umido che entra da essa... insieme all'acqua! Mi precipito a chiuderla e osservo il pavimento completamente bagnato... Fantastico! Le pulizie di primavera non sono ancora terminate...
Mi lascio cadere sul letto, pensando che forse, prima di iniziare, è meglio mettere al sicuro tutte le cose più preziose (o meglio, a cui tengo particolarmente) che si trovano in questo locale. Non vorrei che facciano la fine del vaso di mia madre...

Ad un tratto, sento la mia schiena inumidirsi. Naaa... sarà solo una mia impressione: il letto non può essere di certo bagnato, è troppo lontano dalla finestra e la pioggia non batte nemmeno da questa parte della casa... Ma allora perchè la giacca della tuta mi si è appiccicata addosso?! Mi alzo di scatto e osservo sbigottito il copriletto completamente lavato! E non solo... E' sporco anche di fango!!

Adesso mio fratello mi sente!! Sicuramente quel cretino mi ha voluto fare qualche scherzo... non può essere che così! Magari credeva pure che cascassi in errore pensando che fosse colpa del temporale...

Come un fulmine mi precipito alla porta della mia stanza, quando uno strano rumore attira la mia attenzione. Mi guardo intorno pensando che il mio udito deve avermi sicuramente tratto in inganno, visto che in questa casa non ci sono...

"Miaaoo"

...Gatti?!

Da sotto il letto vedo spuntare un soriano, tutto arruffato e bagnato, del tipico colore della cenere... Bhe, dicamo marrone, visto che sono più le macchie di fango che ha addosso che altro!

"Sei... Sei stato tu! Maledetta bestiaccia!!"

A questo punto inizia la rincorsa.

Mi butto nel punto in cui si trova per prenderlo, ma lui riesce a sfuggirmi, saltando sul letto. Lo seguo sopra di esso, e quando lo vedo scendere e rinfilarsi sotto, mi getto a capofitto afferrandolo per la coda. Il malefico gattaccio emette un'acuta miagolata, per poi girarsi e affondarmi le unghie nella carne delle mani.

"Iteeeee!!!!!!"

Io lascio la presa e soffio sui graffi che mi ha provocato... cavolo se bruciano! Alzo la testa e vedo la figura del felino oltrepassare la porta della mia camera. Così esco sul corridoio, appena in tempo per scorgere la coda sparire all'interno di un'altra stanza, situata all'inizio del corridoio stesso. Mi catapulto al suo inseguimento ed entro spalancando la porta. Il gattaccio è accucciato sulla scrivania di ebano dalla forma arrotondata.

"Adesso non mi scappi..." ringhio, avvicinandomi lentamente a lui.

Lo vedo alzarsi sulle zampe posteriori e rizzare il pelo sulla schiena. Mh... Di certo non mi faccio spaventare da un perfido animale! Arrivo a meno di un metro dalla scrivania, e sto per saltare quando...

"Hisashi! Che diavolo stai facendo qui dentro?!"

La voce di mio padre mi blocca e il felino ne approfitta per uscire dalla porta finestra aperta quel tanto per far circolare l'aria.

Lo so, nessuno dovrebbe mettere piede nel suo studio, ma sinceramente non mi ero preoccupato minimamente in che stanza fossi entrato, troppo preso dalla brama di catturare quel gattaccio... Così, rimango fermo imbambolato nella stanza, pronto ad un'altra predica...
Lui però non dice niente. Si avvicina alla scrivania ed osserva i progetti del nuovo centro commerciale di Kyoto che si trovano sopra il suo piano di lavoro. Quello che non mi piace per niente è che ha iniziato a tremare... Quando si volta verso di me con i fogli in mano, mostrandomeli, indietreggio di qualche passo...

"TU!!" esclama lui con gli occhi frementi di rabbia e ira funesta...

I progetti di mio padre sono sporchi del fango che era sulle zampe del gatto, il quale vi si era praticamente seduto sopra. Sono completamente rovinati...

"Papà... non sono stato io!" cerco di giustificarmi, ma so già che non c'è speranza di farlo...

Mio padre mi si para davanti. Anche se mi supera in altezza di neanche cinque centimetri, in questo momento mi sento l'uomo più piccolo del mondo...

"Sei... Sei la pecora nera di questa famiglia!!" e dopo aver alzato la mano, mi assesta un sonoro schiaffo sulla guancia sinistra "Sparisci immediatamente dalla mia vista! Non ti voglio più fra i piedi!"

Mi volta le spalle e si va a sedere dietro la scrivania, scaraventando sopra di essa con un gesto di frustrazione i disegni, alcuni dei quali fluttuano per aria prima di andare a posarsi per terra.

Intanto io sono fermo imbambolato in mezzo allo studio, ancora scosso per quello che è successo.

Io e mio padre abbiamo spesso le nostre discussioni, anche accese, come tutti i genitori e figli di questo mondo. Raramente, però, lui arriva alle mani... in 18 anni questa è la terza volta che ricevo uno schiaffo da lui. Il punto è che il solo fatto di avermelo dato, mi ferisce profondamente. Stavolta non era affatto colpa mia...

"FUORI!!" mi urla dietro lui adirato, indicandomi la porta e scuotendomi dal mio stato di shock.

Esco dalla prima via d'uscita che mi capita a tiro: la porta finestra che dà sul giardino.
Mi fermo sotto la pioggia, sul bordo di quel piccolo laghetto che si trova davanti al suo studio, infissandomi sulle gocce che infrangono la sua superficie. Ad un certo punto, sento che alla pioggia si stanno mischiando anche le mie lacrime...

Nel riflesso del laghetto i miei occhi vedono una figura ferma sulla riva opposta a quella dove mi trovo io. Alzo lo sguardo e incontro le due perle verdi smeraldo appartenenti al fautore dei miei guai: il malefico gatto soriano!

"E' tutta colpa tua..." sussurro, afferrando un sasso e scagliandolo verso l'animale, ma la pietra non raggiunge la sua meta, venendo inghiottita nelle 'profondità' del laghetto.

Il felino rimane fermo a guardarmi, muovendo ritmicamente la coda da destra a sinistra, movimento al quale rimango come ipnotizzato. La vista mi si distorce per un momento e io cerco di sbattere le palpebre senza però riuscirci. La cosa succede ancora un paio di volte, e nello stesso modo non riesco a comandare il mio corpo, fino a che l'unica cosa che rimane nitida e ben definita nella mia visuale, ormai completamente sfasata, è la coda del gatto.

Di quello che successe dopo non ho ricordi, in quanto intorno a me tutto si fece buio e svenni.

*

Un raggio di sole che si fa strada fra le nuvole lambisce il mio volto, svegliandomi. Apro gli occhi e mi osservo attorno, decisamente disorientato. Ma che diavolo ci faccio in giardino?
Ripenso agli ultimi avvenimenti della giornata appena trascorsa, e mi ritorna alla mente quello che è successo nello studio di mio padre: i suoi progetti, che dovevano essere pronti per questo venerdì, completamente rovinati, la sua rabbia e la sua ira, ma soprattutto, il suo schiaffo...
Sospiro, mettendomi sulle quattro zampe e scrollando la rugiada e l'acqua che ho preso tutta la notte scuotendo il pelo...

Alt!!

...SCUOTENDO IL PELO?!?!?!?!?!?!?!?!?!?

Con gli occhi sgranati osservo le mie mani... o meglio, le mie zampe!! Kami... HO LE ZAMPE!!

Allora, Hisashi, calmati... non cedere al panico, non cedere al panico...

...AIUTO!!

Ma che mi sta succedendo?

Lentamente mi avvicino al laghetto e mi specchio nelle sue acque, solo che quello che vedo mi lascia decisamente senza fiato: sono un gatto! Si... avete proprio capito bene: un gatto!!

Due orecchie a punta, dall'interno rosa pastello, stanno sopra la mia testa, mentre dal piccolo naso del colore dei fiori di ciliegio, partono lunghi baffi neri. Gli occhi e il corto pelo che ricopre il mio corpo sono dello stesso colore, come una notte senza luna, a parte la zampa anteriore sinistra che è completamente macchiata di bianco.

Lentamente mi accascio sul terreno, continuando a fissare esterrefatto l'immagine riflessa nel laghetto. Il mio respiro si velocizza, insieme al battito del mio cuore. Ad un certo punto, mi alzo di scatto e con un balzo mi allontano prontamente da quell'immagine, troppo assurda per essere vera. Ancora scosso e incredulo, osservo un punto fisso, senza però che la mia mente registri veramente cosa stia vedendo. In realtà, infatti, ho lo sguardo perso nel vuoto...

Com'è possibile che io, un essere umano, sia diventato un gatto?

La domanda non trova nessuna risposta e la mia attenzione viene rapita da uno strano rumore che sembra un ringhio sommesso. Volgo lo sguardo alla mia sinistra e mi ritrovo Shiro, il cane lupo di mio fratello, osservarmi dall'angolo della casa, a meno di una decina di metri di distanza.

Kami... ma Hito doveva proprio lasciarlo libero stamattina?!

Istintivamente, inizio a scappare a destra, correndo come un pazzo per evitare che Shiro mi raggiunga. Sento le sue falcate alle spalle, che lentamente si avvicinano sempre di più. Con uno sforzo riesco a raggiungere il cancelletto d'entrata e passo in mezzo alle sue sbarre, fermandomi subito dopo ad osservare il cane che lo raggiunge abbaiando rabbiosamente al mio indirizzo.
Inconsciamente spaventato dalla sua vista, indietreggio in mezzo alla strada. Il suono di un clacson mi fa letteralmente saltare, e mi accorgo appena in tempo per evitarla della macchina che sta sopraggiungedo.
Scosso dal rischio appena corso, riprendo come un matto a correre, arrivando al parchetto vicino a casa mia. Mi infilo all'interno di un grosso cilindro di cemento, usato dai bambini per giocare, per riprendere fiato...

<Allora... Com'è la vita da gatto?>

La voce che mi arriva alle spalle mi fa sussultare. Osservo nell'oscurità del fondo del tubo di cemento vedendo solo due grandi occhi verdi. Poi, lentamente, dall'ombra appare la sagoma del suo proprietario...

<M-ma... ma t-tu... tu sei quel gattaccio malefico di ieri!!>

Si. Ne sono sicurissimo. E' proprio lo stesso che il giorno precedente ha avuto il coraggio di intrufolarsi in camera mia e nello studio di mio padre, rovinadogli i disegni e facendo cadere la colpa sul sottoscritto!

<Vedo che ti ricordi di me zampetta bianca...> mi dice, sedendosi sulle zampe posteriori.

Zampetta bianca?!

<Non chiamarmi in quel modo assurdo!!> rispondo inviperito, mentre osservo il suo sguardo che mi scruta divertito, e un dubbio mi assale... <Maledetto! Tu sai che cosa mi è successo, vero?!> e inconsapevolmente inarco la schiena in segno di sfida.

<Esatto...> mi risponde allargando una specie di sorriso sul suo muso <Io so che cosa ti è successo perchè sono stato io il fautore di tale cosa...>

<Nani?!>

Kami... inizio ad avere dei seri dubbi sul mio stato mentale. Fino a ieri ero un normalissimo ragazzo, grande giocatore di basket, e oggi mi ritrovo trasformato in una maledetto gatto... e sto addirittura parlando con un mio simile?! Ecco... adesso penso pure che sto 'coso' qui davanti è un mio simile! Certo che sono proprio conciato male...

<Vedi, io ti ho lanciato una maledizione...> continua nella sua spiegazione, ma ciò che ha detto mi sconvolge decisamente...

<Tu cosa hai fatto?!> gli chiedo lasciando che lo stupore prenda il posto della rabbia...

<Ieri sei stato molto scortese nei miei confronti, e per ripagarti ti ho inflitto una maledizione. Ora sarai costretto a vivere come un gatto, così capirai che cosa significa...>

<Mi stai prendendo in giro?! Io sono un essere umano!> gli faccio notare, anche se guardandomi adesso chiunque si metterebbe a ridere di fronte a questa affermazione.

<E allora? Una maledizione è pur sempre una maledizione...>

<Ma tu chi diavolo sei?!> esclamo sempre più esterrefatto...

<Questo non ha importanza... Sappi che però c'è un modo per spezzare tale maledizione...>

<E qual'è?> chiedo, finalmente con un minuscolo barlume di speranza che si accende.

<Bhe... Dovrai scoprirlo da solo zampetta bianca...>

...Io questo adesso lo ammazzo!!

Peccato che non faccio nemmeno in tempo a formulare questo pensiero che lui mi volta le spalle e sparisce nell'oscurità da cui è venuto. Lo inseguo, chiedendogli di fermarsi (ma sarebbe più giusto dire ordinandogli) ma quando sbuco dall'altra parte non c'è nessuno.

E adesso... che faccio?

*

E' tutto il giorno che continuo a girare come un disperato alla ricerca del fautore dei miei guai, ma senza nessun risultato. E' praticamente sparito nel nulla.

Sono anche tornato a casa mia, per vedere com'era la situazione. Purtroppo non ho potuto nemmeno avvicinarmi all'edificio, visto che appena fatto qualche metro oltre il cancelletto Shiro si è ripresentato davanti a me, dandomi solo un'unica possibilità: uscire nuovamente in strada.

Così, non sapendo dove andare e visto che il tempo stava nuovamente peggiorando, mi sono fermato sotto la panchina della pensilina dell'autobus del giorno prima, al riparo dalla pioggia che copiosa ha ripreso a cadere.

Mi distendo sul cemento freddo, arruffando il pelo e cercando di stringermi il più possibile per difendermi dal vento che ha preso a soffiare. Purtroppo, non riesco a fare molto. Il gelo mi penetra fin nelle ossa e inizio a tremare. Incosciamente, disperato per la situazione in cui mi sono venuto a trovare, inizio anche a piangere, e il mio miagolio disperato si propaga nell'aria circostante...

Come vorrei che tutto questo fosse solo un incubo. Anzi, non può essere che così! E' tutto troppo assurdo che non può essere altro che frutto della mia più fervida fantasia. Adesso, quando riaprirò gli occhi, mi ritroverò disteso sul mio letto, al caldo e con le mie vere sembianze...

Ad un tratto, qualcosa mi tocca sulla schiena e io sobbalzo.

Immediatamente mi tiro su in piedi, e noto che non è cambiato nulla. Sono ancora un gatto, disteso sotto una panchina, completamente bagnato fradicio e tremante dal freddo... l'incubo continua, ma forse non è solamente un incubo... e se fosse la realtà? Cosa mia dovrei fare?

Vedo una mano che si allunga verso di me. Probabilmente è proprio il suo tocco ad avermi svegliato. Istintivamente, per difendermi, tiro fuori gli artigli e la graffio...

"Ite!!" sento urlare... ma quello che mi sconvolge è che la voce di questa persona la conosco molto bene...

Kogure.

Mi affaccio da sotto la panchina e lo osservo mentre è inginocchiato davanti ad essa, impegnato a soffiare sulla mano appena graffiata. Poi, la scuote come a cercare di liberarsi del dolore, ma il bruciore non se ne andrà tanto presto... lo dico io che questa sensazione l'ho provata proprio ieri.

"Hai proprio un bel caratterino..." dice osservandomi con un dolce sorriso "Comunque non volevo farti del male..." e mi offre nuovamente la mano, questa volta con il palmo rivolto verso l'alto.

Titubante, rimando a guardarlo ragionando sul da farsi. Conosco Kogure e quindi non devo aver affatto paura di lui. Il suo animo è così gentile che mai farebbe del male ad essere vivente.
Così, mi avvicino e mi lascio accarezzare da quella mano dal tocco vellutato. Le sue dita mi grattano qualche secondo sotto il mento, per poi passarle dietro le mie orecchie. Infine, affondano nel pelo della schiena, e io mi distendo per sentire meglio le sensazioni che le 'grattate' mi danno. Ora posso finalmente capire quanto ai gatti piacciano queste attenzioni... sono davvero rilassanti.

"Sei tutto bagnato, sai?" dice "Che ne dici se ti porto a casa all'asciutto?"

Sai Kogure, l'idea non mi dispiace affatto!

Alzo la testa e inizio a miagolare, con la speranza che tu capisca che accetto molto piacevolmente l'invito. Poi prendo a strofinarmi con il corpo addosso ai tuoi pantaloni, facendo le fusa. Ho proprio bisogno di una bella asciugatina... ti prego! Portami con te!!

"Lo devo prendere come un sì questo tuo comportamento?" domandi sorridendo.

Mi prendi in braccio, accarezzandomi la testa. Poi ti alzi e raccogli la cartella che hai lasciato sopra la panchina. Infine ti incammini verso la tua dimora.

Dopo pochi minuti arriviamo di fronte a casa tua. E' una piccola villetta in stile decisamente occidentale, composta dal pianterreno, circondato da un piccolo giardino molto curato, e il primo piano. Il muretto che circonda la proprietà della tua famiglia è di colore bianco, alto circa un metro, sopra il quale si trova una ringhiera dello stesso colore.

Ci fermiamo davanti al cancello, coperto da un piano di cemento, e tu mi posi per terra, iniziando a cercare le chiavi per aprirlo. Io aspetto osservandoti, muovendo la coda da destra a sinistra.
Il rumore della serratura che scatta mi fa capire che finalmente l'accesso è aperto, solo che noto una cosa un po' strana: ti guardi nervosamente in giro come se stessi cercando qualcuno... o meglio, come se stessi cercando di evitare qualcuno. Non ci faccio molto caso, perchè subito mi riprendi tra le tue braccia. E' una sensazione strana quella che provo stando in questa posizione... come di protezione e sicurezza.

Velocemente raggiungi la porta d'ingresso, e la apri con le chiavi che già tenevi in mano. Entriamo all'interno della villetta e ti incammini a grandi passi verso la scala che porta al piano di sopra.

"Kiminobu... sei tu?"

La voce di una donna, probabilmente quella di tua madre, ti chiama. Tu rispondi di si e riprendi ancora più velocemente di prima il tragitto. Arriviamo così di fronte ad una porta sulla quale è appesa una targhetta con il tuo nome. La apri, per poi richiuderla alle tue spalle.

Osservo attentamente la tua camera. In centro è situato un letto all'occidentale di una piazza e mezza, sul quale è disteso un copriletto dai colori vivaci. Sopra di essi si trova una mensola piena di diversi libri di narrativa. Sotto la finestra, posta di fronte all'entrata, si trova invece una scrivania sulla quale spiccano i libri di scuola ordinati verticalmente, due portamatite, uno rosso e l'altro nero, e una fotografia, della quale però non riesco a vedere bene il soggetto, ma mi sembra un gruppo di persone. Infine, a destra si trova un grande armadio che occupa tutta la parete della stanza.

Mi appoggi per terra, tra il letto e la scrivania, nascosto dall'entrata. Mi intimi di non muovermi e, dopo aver posato vicino all'armadio la borsa, sparisci oltre la porta.

E' vero, mi hai detto di non muovermi, ma sono troppo curioso per stare fermo. Così, con un balzo, mi porto prima sulla sedia e poi sulla scrivania. Mi avvicino alla foto e riconosco immediatamente i soggetti, ricordando benissimo quando è stata fatta...

Raffigura noi la sera stessa che ci siamo conquistati l'accesso ai campionati nazionali, battendo il Ryonan. Eravamo usciti per festeggiare la vittoria. Ayako aveva con sè la macchina fotografica e si è divertita un mondo a scattare a destra e a sinistra. Questa è quella che abbiamo fatto prima di tornare a casa, tutti insieme.
Io mi trovo tra Akagi e Kogure, sulla sinistra, e... solo ora mi accorgo di un particolare: Kogure mi sta osservando con la coda dell'occhio, nonostante il volto sia rivolto verso l'obbiettivo. Non ci avevo mai fatto caso...

La porta si riapre facendomi sobbalzare. Tocco la cornice, e questa si distende sul tavolo con un sordo rumore.

"Ti avevo detto di non muoverti..." mi rimprovera il mio compagno, con un dolce sorriso sulle labbra, mentre prende la foto tra le mani. La osserva un po' malinconico per qualche secondo, e successivamente la risistema al suo posto.

...E finalmente si dedica al sottoscritto.

Mi avvolge delicatamente in un asciugamano di spugna, dal buon odore di marsiglia, e mi prende in braccio. Si siede sul letto e inizia ad asciugarmi. Io mi lascio cullare da questo tenero movimento, facendo le fusa.

"E' strano... normalmente i gatti sono abbastanza diffidenti dalle persone, ma sembra che invece tu sia completamente a tuo agio..." commenti, continuando l'operazione di asciugatura.

Se sono a mio agio lo devo esclusivamente a te, Kogure. Di chi mi potrei fidare altrimenti?

Quando finisci, lasci che l'asciugamano cada sul pavimento, e mi sollevi prendendomi sotto le zampe anteriori.

"Mia madre non vuole che tenga animali in casa..." dici, facendomi capire il comportamento di quando sei entrato "Però, non so precisamente il perchè, tu mi piaci molto... e vorrei tenerti, che ne dici?"

Che sono assolutamente d'accordo!! Se non resto qui con te, dove andrei? E' il mio primo giorno da gatto e non so niente di come si viva in strada... potrei anche cacciarmi in qualche guaio, e l'idea non mi garba proprio per niente...

"Miaoo!"

Sorridi, per poi iniziare a ridere, lasciandoti cadere all'indietro sul letto. Il movimento mi fa dondolare, e devo dire che per un attimo ho sudato freddo. Tienimi stretto e non farmi cadere... capito?

Quando ti riprendi, mi fai notare che ho risposto alla tua domanda, come se l'avessi capita perfettamente... Bhe, in effetti io l'ho capita perfettamente, ma come faccio a spiegartelo che io sono Mitsui, il tuo compagno di squadra? E' un po' difficile, visto che sotto questa forma non parlo la lingua degli uomini...

"Mmm... Devo darti un nome adesso" e diventi pensieroso "Vediamo... che ne dici di Kira?"

Kira?! Ma è un nome da femmina!! Non puoi darmi un nome simile!! Kogure... osserva bene in basso in mezzo alle zampe posteriori e accorgiti che sono un maschio! UN MASCHIO!!

"E io che credevo che fossi una gatta!" esclami quando ti accorgi che ho qualcosa che le femmine non dovrebbero avere...

Però, il fatto che il tuo sguardo si fissa proprio lì... ecco... mi mette parecchio in imbarazzo! Cerco di divincolarmi finchè non ci riesco. Salto sul letto e mi fermo sopra un cuscino, osservandoti da dietro le spalle. Meno male che da gatto non divento rosso in volto, altrimenti ora sarei bordò!

"Mmm... Vediamo... Che ne dici di... Mitchi?"

Eh? Come sarebbe a dire Mitchi? N-non può aver capito chi sono!!

"Sai, Mitchi è il soprannome che ha dato un mio Kohai ad un mio... caro amico..." inizi a raccontarmi, mentre un velo di tristezza si dipinge sui tuoi occhi "Tra l'altro oggi non è nemmeno venuto a scuola. Spero che non si sia ammalato a causa dell'acqua che abbiamo preso ieri..."

Nella stanza scende uno strano silenzio, e tu ti metti ad osservare il soffitto, con espressione rassegnata... ma per cosa? Non sai quanto vorrei in questo momento leggerti nel pensiero Kogure...

Volendo farti ritrovare il sorriso, mi avvicino a te e inizio a strusciare la testa contro il tuo volto. Una tua mano si sposta sopra il mio capo, accarezzandolo. E' una sensazione piacevolissima...

"Kiminobu! E' pronta la cena!"

La voce di tua madre spezza questo momento molto particolare, e tu ti alzi dal letto.

"Mitchi, non uscire dalla stanza... e stai tranquillo che dopo ti porto qualcosa da mangiare!" e ti vedo scomparire oltre l'uscio.

Osservo la porta in legno per diversi minuti, poi la stanchezza, dovuta anche alla giornata decisamente movimentata e piena di emozioni, ha il sopravvento. Mi accoccolo alla base di un cuscino, arrotolandomi su me stesso alla ricerca di maggiore calore. Infine mi lascio scivolare tra le braccia di Morfeo...

*

Due dita mi percorrono la schiena, accarezzandola dolcemente lungo la spina dorsale. E' un movimento decisamente rilassante. Lentamente apro gli occhi per capire chi sia la persona che sta praticando tale massaggio...

Kogure è sdraiato di fronte a me, nell'attenta veglia del mio sonno appena terminato. Nel momento in cui alzo la testa, lui sorride calorosamente, per poi farmi sapere che mi ha portato qualcosa da mangiare. A questa parola, il mio stomaco si inizia a lamentare... In fondo è da ieri che non tocco cibo...

Vedo che prende qualcosa dalla scrivania e lo appoggia sul pavimento. Sono due piccole scodelle: una piena di bianco latte fino all'orlo, l'altra contiene invece qualcosa di decisamente solido... sembra tonno, ma non ne son sicuro.

Subito salto giù dalle lenzuola e, dopo essermi leccato i baffi, inizio a mangiare decisamente di gusto. Il latte è ottimo, e fortunatamente io lo adoro. Se non fosse mai piaciuto, il mio compagno di squadra avrebbe pensato a quanto sono strano come gatto. L'altro è proprio come immaginavo: tonno, e anche di ottima qualità.

Eh, Kogure, tu mi vizi...

Mentre assaporo queste leccornie, sei sdraiato a pancia in giù sul pavimento e mi osservi. Diciamo che normalmente queste attenzioni mentre mangio mi mettono a disagio e mi danno pure fastidio, ma o ho troppa fame per preoccuparmene, oppure lo sguardo di Kogure non mi provoca questo effetto collaterale...

"Tesoro... E' ora di andare a dormire" dice tua madre, entrata dalla porta senza che nessuno di noi due se ne accorgesse "Ma cosa stai facendo lì per terra?"

"N-niente mamma!" rispondi, saltando letteralmente in piedi, mentre il sottoscritto si nasconde sotto la scrivania. Purtroppo però tua madre mi vede...

"Che cosa ci fa qui un gatto?" domanda lei un po' irritata, forse a causa della tua disobbedienza, ma la cosa mi suona talmente strana... Ho sempre pensato che Kogure fosse una di quelle persone che non fanno mai arrabbiare nessuno...

Tu abbassi gli occhi, senza rispondere.

"Lo sai che non voglio animali in casa..." ti ricorda lei.

"Mamma... Posso tenerlo?"

"Kiminobu..."

"Ti prego! Questo gatto ha qualcosa di... particolare..." e ti volti ad osservarmi.

Io, dal mio angolino sotto la scrivania, ricambio quello sguardo. Non so perchè, ma mi hai dato come l'impressione che al posto della parola 'particolare' volessi pronunciare altro...

E comunque signora... la prego anch'io! Non saprei proprio dove andare se mi sbatte fuori di casa...

"E va bene..." sentenzia infine tua madre con un sospiro "Ma ricordati: te ne dovrai occupare personalmente!"

Sorridi e mi vieni a raccogliere, portandomi sotto gli occhi di tua madre. Purtroppo la prima cosa che lei nota non sono io, ma i graffi che ho lasciato sulla mano del figlio, ora ben visibili in quanto il dorso della mano è rivolto proprio verso di lei...

"E come l'hai chiamato questo terminator?" chiede con una punta di serio dubbio sul fatto che io abbia qualcosa di particolare, indicando il danno che ho provocato.

"E' stata colpa mia..." gli risponde Kogure per discolparmi "E il suo nome è... Mitchi..." termina con un sussurro...

"Mitchi? Certo che un nome più strano non potevi darglielo..."

Per questa volta non mi arrabbio solo perchè ha concesso a suo figlio di tenermi in casa. E nemmeno a me piace molto questo nomignolo, visto chi me l'ha affibbiato, però se è Kogure a chiamarmi così non mi da per niente fastidio, anzi, mi fa piacere... chissà perchè poi...

Tua madre ti posa un bacio sulla fronte e ti dà la buona notte, uscendo dalla stanza.

A questo punto ti prepari per andare a dormire, indossando un pigiamino blu oltremare con una fantasia di stelle giallo limone. Forse qualcuno riderebbe se ti vedesse in questo momento, a me invece non dispiace affatto, visto quanto ti sta bene...

Ti infili sotto le coperte, rimanendo con un gomito appoggiato sul cuscino e la mano a sorreggerti la testa, in modo da poter guardare sul pavimento dove mi trovo. Con la mano libera batti un paio di volte sul cuscino a fianco a te... vuol forse dire che mi vuoi accanto mentre dormi? Bhe, non me lo faccio ripetere due volte e ti raggiungo, accucciandomi nel punto indicato. Solo allora ti sdrai, e con una mano prendi ad accarezzarmi la testa, coccolandomi un po', fino a che entrambi non ci addormentiamo...

Sai Kogure? Adoro le carezze della tue mani vellutate... vorrei che non finissero mai...

*

"Bhe? Che hai da guardare? Fuori di qui che devo fare le pulizie!!" e con la scopa, la signora Kogure mi fa uscire in giardino.

Il mio compagno di squadra è uscito stamattina per andare a scuola, e io sono rimasta a casa con la madre. Non so perchè ma non mi sembra di stargli molto simpatico... sarà per i graffi che ho fatto al figlio? Mah...

Comunque, ora sono qui in mezzo all'erba e non so cosa fare...

La mia situazione non è cambiata di una virgola. Quando stamattina mi sono svegliato, ho pensato che tutta questa storia fosse un sogno e che oggi mi sarei ritrovato in piedi davanti allo specchio ad osservare il mio volto umano... e invece, quando ho visto Kogure dormire beatamente al mio fianco, mi sono dovuto ricredere. Sono un gatto, ed è la pura realtà dei fatti. Il problema è che non so come uscire da questa pasticcio...

L'unica cosa da fare è trovare il modo di rompere questa dannata maledizione... ma come? Non so nemmeno di che cavolo di maledizione si tratti!

Sovrappensiero mi incammino per strada verso il parchetto dove il giorno precedente ho incontrato il subdolo gattaccio. Purtroppo, quando giungo a destinazione, del fautore dei miei guai nessuna traccia. Sono rimasto in quel posto a pensare per diverse ore, tanto da perdere la cognizione del tempo e, naturalmente, senza trovare una soluzione.

Tra l'altro sono quasi due giorni che manco da casa... chissà se i miei sono preoccupati...

Decido di fare un salto alla villa Mitsui, sperando che Shiro sia incatenato e non libero di scorrazzare per il giardino... non ho nessuna voglia di finire tra i suoi denti.
Arrivo a destinazione e osservo attentamente intorno prima di varcare il cancelletto. Sembra proprio che quella belva non sia nei paraggi. Bene. Così, posso avvicinarmi al muro perimetrale della casa e guardare oltre la porta finestra che dà sulla cucina.

Mia madre è seduta al tavolo, con le mani intrecciate fra di loro. Le sue dita si muovono nervosamente, mentre il suo sguardo sembra perso nel vuoto. Ad un certo punto, sulla soglia del locale, appare mio padre. Lo vedo avvicinarsi a lei e cingerle le spalle con le braccia.

"Kaname..." sento dire a mio padre, la cui voce risulta ovattata dalla presenza del vetro...

"Sono preoccupata Masaki. E... e se gli fosse successo qualcosa? Se fosse..." mia madre non termina la frase, nascondendosi il volto tra le mani aperte.

"Non è uno stupido... Sono sicuro che sta bene..." e lui si sporge in avanti per stringerla più forte e confortarla "In fondo è solo colpa mia... non avrei dovuto rimproverarlo in quel modo..."

Il vedere i miei genitori così in pensiero per me, mi stringe il cuore. Nonostante le mille discussioni e i mille disaccordi, gli voglio bene, e non mi piace vederli rattristati a causa mia...

Mi allontano dalla finestra con la testa bassa. Come vorrei il dono della parola umana per dirgli che sto bene... ok, sono in condizioni decisamente particolari, ma almeno sono vivo...

Senza nemmeno rendermene conto, mi ritrovo davanti alla porta finestra che si affaccia sulla mia camera. La tenta è tirata, ma da uno spiraglio situato sulla destra riesco a vedere che qualcuno è seduto sul mio letto, volgendomi le spalle... e decisamente mi stupisco quando riconosco la persona.

Mio fratello.

Tra le mani stringe qualcosa, e mi sembra di riconoscere la cornice nella quale vi è la stessa foto che ieri ho visto in camera di Kogure. Poi, una delle due si stacca da essa per andare sul volto, come se si stesse asciugando... no, non ci posso credere!

Che Hito sia preoccupato per me? Che addirittura stia piangendo per me?!

Ad un tratto si alza e posa la foto sulla libreria, luogo dove si trova di solito. Solo adesso riesco a scorgergli il volto e noto gli occhi lucidi... e io mi sento un perfetto imbecille!

Non pensavo che mio fratello ci tenesse così tanto a me. Quando eravamo piccoli giocavamo spesso insieme e andavamo molto d'accordo. Ma una volta che ha iniziato a frequentare le scuole superiori, sono iniziati anche i nostri litigi, con tutto ciò che ne consegue... Da allora non abbiamo più avuto un rapporto 'civile'.

Anche dopo che lui è uscito dalla stanza, rimango fermo e immobile per non so quanto tempo davanti alla porta finestra, con il testa bassa, sconsolato e triste al pensiero di far soffrire i miei cari, e inutile per aver le mani legate in questa assurda situazione...

Se servisse a qualcosa piangerei, dando voce a tutta la mia più profonda frustrazione...

*

"Non hai fame Mitchi?" mi chiede Kogure, appoggiando le due scodelle sul pavimento.

Sinceramente? Non ho nessuna voglia di mangiare. Ho il morale troppo sotto terra per riempirmi la pancia...

Si siede sul letto, di fianco a me, posto in cui mi trovo da quando sono tornato a casa sua. Mi osserva un po' preoccupato, mentre prende ad accarezzarmi dolcemente...

"Che c'è? Stai forse male?"

No, non sto male. Sono letteralmente disperato.

Il silenzio calato all'interno della stanza viene rotto dal bussare sulla porta. Questa si apre, sua madre si affaccia sull'uscio, annunciandogli una visita.

"Ciao Kogure..."

"Akagi... Ma che ci fai qui?" gli chiede sorpreso.

Lui sospira, tira indietro la sedia da sotto la scrivania e vi si accomoda. Vi osservate per per qualche secondo, e dallo sguardo del capitano capisco che non sono per niente buone notizie.

"Mezz'ora fa mi ha chiamato l'allenatore Anzai..." inizia a parlare Akagi "Mi ha chiesto se qualcuno di noi ha notizie di Mitsui. Io gli ho risposto di no, visto che mancando anche da scuola ho pensato anch'io, come te, che fosse malato. Purtroppo non così..."

"Che... che cosa vuoi dire?" domanda Kogure non capendo dove lui voglia arrivare.

"I genitori di Mitsui hanno telefonato all'allenatore perchè il figlio manca da casa da ben due giorni..."

Di nuovo silenzio.

Osservo i miei due compagni di squadra fermi immobili, con lo sguardo fisso sul pavimento. Solo dopo un po' noto che Kogure sta stringendo il copriletto nelle mani, così tanto da farsi diventare le nocche bianche. Quello che però mi colpisce di più sono le lacrime che gli bagnano le guance...

"Kogure..." sussurra il capitano, quando lo nota anche lui...

il mio compagno di squadra lascia le coperte e si toglie gli occhiali. Mentre li sorregge con una mano, con l'altra si copre gli occhi, strofinandoseli in modo da cercare di cancellare lacrime e segni lasciate da esse, ma queste non smettono di scendere...

"Kogure... Calmati..." Akagi si accomoda al suo fianco e lo circonda con un braccio, iniziando ad accarezzargli i capelli "Quello che ti ho detto può voler dir tutto o niente! Magari... magari è solo scappato di casa in seguito ad una lite con i suoi, e si trova sano e salvo ospite di un amico. Non mi sorprenderebbe se fosse sparito senza dir niente a nessuno..."

"Ti sbagli..." gli risponde Kogure ancora in lacrime "Lui è cambiato, ha deciso di mettere la testa a posto... Non posso credere che sia semplicemente scappato di casa... Io ho paura che gli sia successo qualcosa..."

Vedere il mio compagno di squadra piangere, così dannatamente preoccupato per me, è come una stilettata al cuore. Vorrei essere io a stringerlo tra le mie braccia e consolarlo, passando lentamente le mie dita tra i suoi fini capelli castani. Vedere che è Akagi a farlo, mi fa nascere in corpo una tale rabbia...

Mi alzo dal mio giaciglio e subito mi metto in mezzo tra di loro, miagolando come un forsennato per attirare l'attenzione di Kogure e dividerli. E fortunatamente ci riesco...

"Mitchi... che hai?"

Che ho? Che ho?! Voglio abbracciarti e non posso!! Ecco che diavolo ho!!

Appena Kogure si sposta un po', gli salto in grembo e, continuando a miagolare, inizio a strusciarmi addosso a lui, fino a che non mi prende tra le sue braccia, con un piccolo sorriso sulle labbra che mi illumina una giornata fino ad ora buia...

"Com'è che hai chiamato il gatto?!"

Alla domanda del capitano, le guance del numero cinque si colorano di una bella tonalità di rosso.

"Tz... Io lo sapevo che rivedere quel teppista ti avrebbe dato alla testa! Era meglio per tutti se rimaneva dov'era..."

"Cos'è Akagi... sei geloso di Mitsui?"

"M-ma... ma che vai blaterando?! Io non solo assolutamente geloso di lui... semplicemente non sopporto che faccia soffrire il mio migliore amico..."

"Non è colpa sua se non gli ho detto ancora parlato dei miei sentimenti..."

Eh? Akagi geloso di me? Io che faccio soffrire Kogure? I suoi sentimenti?!

M-ma... ma di che diavolo state blaterando voi due LO DOVREI DIRE IO!!!!!!

"Comunque adesso non ti preoccupare eccessivamente..." e il capitano allunga una mano per asciugare le scie delle lacrime dalle guance di Kogure.

Io, senza nemmeno rendermene conto, mi allungo verso il suo braccio, e gli pianto le unghie di entrambe le zampe anteriori sul dorso...

"Itee!!" urla lui, ritraendo la mano graffiata "Ora capisco perchè ti ha chiamato Mitchi! Tu hai lo stesso caratteraccio di quel dannato teppista!"

Attento a come parli Akagi, perchè rischi di ritrovarti anche la faccia completamente graffiata! Infatti sto per spiccare un balzo in modo da concretizzare questo pensiero, quando sento le mani di Kogure trattenermi, e intimare ad entrambi di smetterla di litigare.

"E' meglio che vada..." dice Akagi, alzandosi in piedi e avviandosi alla porta.

"Ti accompagno all'ingresso" e rivolgendosi a me "Tu stai qui che torno subito..." e, dopo avermi posato sul cuscino, raggiunge l'altro in corridoio.

Rimango così da solo in camera e ho il tempo per pensare a quello che è successo stasera.

La mia mente subito ritorna sulle loro parole e frasi a me incomprensibili. Non c'è nessun dubbio che il soggetto della loro discussione fosse il sottoscritto, ma che cosa mai volevano dire? E poi, anche io, si può sapere che mi è preso? Ok, per quello che ha detto successivamente, i graffi Akagi se li è meritati eccome, su questo non c'è alcun dubbio. Quello che non capisco è cosa mi ha spinto a farglierli prima! Perchè quando ho visto la sua mano appoggiarsi sul viso di Kogure ho provato un'intensa voglia di fargliela levare immediatamente? E poi, anche quando l'ha abbracciato per consolarlo, che cos'era quella rabbia che ho provato? Sembrava che fossi geloso di lui...

...H-ho detto GELOSO di lui?!

No... non è possibile, ma non può essere altrimenti! Questo spiegherebbe anche il perchè della tanta voglia di abbracciarlo e stringerlo a me per consolarlo...

Vuoi vedere che io sono innamorato di Kogure e non me ne sono mai accorto?!

*

Da sopra il cuscino sul quale sono sdraiato, osservo Kogure al mio fianco, sotto le coperte tirate fino al mento. E' da quando è venuto a letto che è lì fermo ad osservare il soffitto bianco, con le mani che stringono l'orlo delle lenzuola. E io mi sento male a vederlo con quella espressione negli occhi, un misto tra tristezza e preoccupazione, sicuramente causata dalla notizia che gli ha portato proprio questa sera il capitano...

Ad un tratto si rigira sul fianco dalla mia parte e allunga la mano per accarezzarmi. Le sue dita si posano sulla mia testa, e lisciano il mio pelo... quanto adoro questa sensazione...

"Non riesci a dormire neppure tu?" domandi.

"Miaoo" è la mia risposta, visto che non riesco a dire altro.

"Chissà dov'è Hisashi..." dici sospirando, divenendo ancora più triste di prima.

Uh? Hisashi? E da quando mi chiami per nome?

"...Ho paura Mitchi" continui "Ho paura che gli sia successo qualcosa di grave..."

Una lacrima esce dall'occhio e discende lungo la guancia, in obliquo, bagnando infine il cuscino sotto la tua testa. Tu chiudi i tuoi splendidi occhi e alla precedente ne segue un'altra e un'altra ancora... e io non riesco a trattenermi.

Mi alzo, avvicinandomi a te, e con la lingua ruvida cerco di asciugartele. Non voglio vederti piangere a causa mia, non voglio vederti triste a causa mia, non voglio che tu soffra per causa mia... MAI! Quindi ti prego Kiminobu, non piangere, sii forte e non piangere, perchè io sto bene e sono più vicino a te di quanto tu possa credere...

"Ma che fai?" chiedi spostandomi, per concludere l'operazione da me iniziata con le tue mani.

"Miaoo"

La mia è frustrazione. Non sai quante cose ti vorrei dire in questo momento, e invece l'unico suono che esce dalla mia gola è uno stupido miagolio. Non avrei mai pensato che un giorno avrei ritenuto le parole così importanti e indispensabili...

"Che c'è? Non vuoi vedermi piangere?"

Esatto!!

Dentro di me cresce una voglia smisurata di starti il più vicino possibile, così mi infilo sotto le coperte e mi accomodo in qualche maniera tra le tue braccia, appiccicato al tuo petto. E' così caldo qui e mi sento completamente a mio agio. Riesco perfino ad ascoltare i battiti del tuo cuore...

"Mitchi! Se stanotte mi rigiro nel letto rischio seriamente di schiacciarti!!"

Cerchi di convincermi con le maniere buone a spostarmi, ma io non ti ascolto nemmeno da un orecchio. Quando passi alle maniere più forti, ovvero mi prendi di peso, con gli artigli mi aggrappo al cuscino... peccato che tu non te ne sia accorto e mi tiri verso l'alto.
Risultato? Il cuscino si strappa e iniziano a svolazzare piume e piume per la stanza!

"Se mia madre non ti sbatte fuori a pedate stavolta, vuol dire che gli stai simpatico..." commenti osservando il danno che ho combinato... o meglio, abbiamo combinato "Comunque ne dubito, visto che i gatti non gli sono mai piaciuti..."

L'idea di finire in mezzo alla strada non è che mi piaccia molto...

Osservo le piume discendere nell'aria e uno strano istinto si impossessa di me. Dopo aver deciso quale tra le tante sarà il mio obbiettivo, faccio un balzo cercando di prenderla con le zampe. Finisco sul cuscino e il mio peso fa uscire altre piume dallo strappo. Così, ricomincio da capo.

Continuo a saltare e afferrare piume fino a che sento Kogure iniziare a ridere...

Io lo osservo e mi perdo in questa visione, direi, celestiale. Il volto triste di questo ragazzo è ora sorridente. I suoi occhi ancora lucidi per il pianto di poco prima sono ora gioiosi e vitali...

Fermo e immobile, sdraliato su un fianco, lo guardo mentre raccoglie una piuma. L'avvicina al mio muso e fa scivolare la punta soffice sul mio naso. Ciò mi provoca un leggero formicolio che sfocia in un potente starnuto!

"Vediamo se soffri il solletico..." e detto questo, inizi a tormentarmi con la piuma, ridendo divertito di come mi sposto per evitare che mi sfiori.

Ecco, Kiminobu. Vorrei vederti sempre così: sorridente e felice. E ti prometto che quando tornerò ad essere un umano a tutti gli effetti, cercherò di rendere la tua vita ogni giorno più bella e serena...

*

La porta d'ingresso della camera che sbatte mi fa letteralmente sobbalzare. Salto in piedi e, non accorgendomi che sono sul margine del letto, cado per terra provocando un forte tonfo. Lentamente mi rialzo, un po' dolorante per la caduta.

Ma diamine! E' questo il modo di entrare in stanza? E pensare che stavo facendo proprio un bel sogno...

Passo sotto il letto e mi avvicino alla porta per vedere chi è il responsabile di tale brusco risveglio. Così, mi ritrovo Kogure seduto per terra, con la schiena appoggiata ad essa e le braccia chiuse sulla sommità delle ginocchia, tra le quali trova rifugio il suo volto. Dagli scossoni che percorrono il suo corpo capisco che sta piangendo...

Impotente, mi fermo ad osservarlo.
E' ormai una settimana che va avanti così. Ogni giorno torna a casa e inizia a piangere, e ogni giorno il suo pianto si fa sempre più disperato. E la causa di tutto questo suo soffrire sono solo io... peccato che non possa fare assolutamente niente per alleviare il suo dolore. Conciato in questa maniera, con queste sembianze, non ho la possibilità di fargli capire che non si deve preoccupare per me, anche se nessuno ha mie notizie da ormai quasi dieci giorni. Posso sola stargli accanto, ma non è che la mia compagnia 'da gatto' sortisca molto effetto. I primi giorni riuscivo a distrarlo e a calmarlo... ora sembra che io sia completamente inutile, tanto è preso dalla sua sofferenza.
E il cuore mi fa male, talmente male che mi metterei a gridare...

Mi avvicino al suo corpo scosso da violenti singhiozzi, miagolando come non mai, e strusciando il mio corpo addosso al suo. Continuo così per non sa quanto tempo, quando alla fine una mano si posa sul mio capo...

"Ti ho trascurato un po' in questi ultimi giorni vero?" mi dici con voce ancora rotta dal pianto "Scusami..."

Non merito affatto queste tue scuse, perchè sono io che mi dovrei scusare con te per quanto stai soffrendo...

"Purtroppo ho altri pensieri per la testa... Mitsui è sparito nel nulla e sono sempre più preoccupato..." sospiri "Vorrei far qualcosa per aiutare la persona che amo, e invece non so nemmeno da dove cominciare..."

La persona... che amo?!

Mi siedo e rimango infisso sulla tua figura, mentre le tue ultime parole mi girano vorticosamente in testa. Non riesco ancora a credere a quello che le mie orecchie hanno sentito...

"Cos'è quella faccia Mitchi? Pensi che quello che provo sia sbagliato?"

Sbagliato? Sbagliato?! Macchè sei impazzito?! Come potrei mai pensare che quello che provi sia sbagliato, visto che lo provo anch'io? Preferisco essere additato come errore della natura per l'eternità piuttosto che reprimere i miei sentimenti... ma poi è così sbagliato provare semplicemente amore? No... è solo la cosa più bella di questo mondo...

"Ho sempre provato un affetto particolare verso Mitsui..." riprendi a parlare, appoggiando la testa alla porta "E mi sono accorto di quanto questo 'affetto' fosse profondo solo quando è rientrato in squadra, qualcosa che nemmeno la lontananza di due anni è riuscita a cancellare. Amore. Ci ho messo un po' di tempo per accettare questa situazione, e una volta fatto, ho sempre avuto timore di fargli sapere quali fossero i miei reali sentimenti. Ora, se potessi tornare indietro, se avessi saputo in anticipo della sua scomparsa, non avrei esitato a dirglieli, a costo di essere rifiutato e di perdere la sua amicizia, anche se ciò mi avrebbe distrutto l'anima..."

Se da una parte il mio cuore sta esultando di gioia nel sapere quello che Kiminobu prova, dall'altra mi sento morire per non poter rispondere che non perderà affatto la mia amicizia, anzi, otterrà il giusto ricambio del suo amore... il mio.

"Ora ti vado a prendere qualcosa da mangiare, eh Mitchi?" e con la mano mi accarezzi la testa.

Ti alzi e fai per uscire dalla stanza. Appena apri la porta, non perdo tempo. Mi infilo tra l'anta e lo stipite e corro come un forsennato giù dalle scale.

"Mitchi! Dove vai? Torna subito qui!"

Sento i tuoi passi dietro di me, ma non mi fermo, se non quando arrivo al pianterreno. Mi osservo intorno alla ricerca di una via d'uscita da queste quattro mura. All'ultimo momento, prima che le tue mani si chiudano sul mio corpo afferrandomi, la vedo: la finestra della cucina è aperta. In un batter d'occhio la raggiungo, salto sul davanzale, ma non esco. Mi volto ad osservarti.

Tu sei lì, ai piedi della scala che mi chiami, con le mani tese, chiedendomi di tornare da te... Stai tranquillo Kiminobu, tornerò sicuramente da te, ma con le mie vere sembianze.

Salto oltre la finestra e atterro sull'erba. Esco di soppiatto dal giardino, incurante della pioggia battente che anche oggi cade, e inizio a correre verso la mia destinazione: il parco giochi.

*

Ormai bagnato fradicio, arrivo al tubo di cemento che mi ha ospitato più di una settimana fa. Riprendo un attimo il fiato, corto a causa della lunga corsa, per poi iniziare a perderlo nuovamente, ma non propriamente per uno sforzo fisico...

<Dove sei?! Maledetto gatto soriano!! Dove sei?!>

Il mio urlo miagolante a squarciagola si espande per tutto il parco, amplificato dal cilindro di cemento in cui mi trovo. Continuo a emettere il mio richiamo come un forsennato nella speranza che il fautore dei miei guai compaia davanti a me... Purtroppo non è così.
Dopo diversi minuti e minuti, quando la voce ormai mi inizia a mancare, sono ancora solo in mezzo a questo parco giochi, nel quale enormi pozze d'acqua formate dalla pioggia riflettono un cielo grigio e colmo di nuvole scure, dove il vento fa cigolare le catene alle quali sono appese le altalene, dove la sabbia della buca giochi è completamente intrisa d'acqua tanto è scura...

Mi accovaccio per terra e inizio a piangere.

Voglio tornare un essere umano, ma non per egoismo mio. Non sopporto più di vedere Kogure soffrire. Non sopporto di vederlo tutte le sere piangere preoccupato per la mia sorte. Non sopporto di vederlo infelice pensando che io non lo ami... Voglio dirgli quello che veramente provo, voglio renderlo felice... ma ho bisogno di ritornare umano!

Dannazione a quel maledetto gatto soriano!!

<Non mi sembra il caso di disperarsi in questo modo zampetta bianca...>

Uh?

A questo nomignolo insulso, alzo la testa di scatto e mi volto nell'oscurità del fondo del cilindro di cemento. Come l'altra volta, mi appaiono due grandi occhi verdi smeraldo, seguiti dalla fisionomia del suo proprietario...

<TU!! Dannato!!> lo aggredisco <Liberami immediatamente da questa maledizione!! Altrimenti...>

<Altrimenti... cosa? Mi uccidi?> mi risponde alterato dal mio comportamento <Prendertela con me non risolve il tuo problema...>

<Ma davvero? E chi me lo dice che sbarazzandomi di te la maledizione non sparirà da sola?> e senza nemmeno rendermene conto, i miei artigli sono pronti per essere usati.

<Perchè se lo facessi, saresti condannato a vivere come un gatto per l'eternità...>

<C-cosa?!>

Mi fermo e lo osservo attentamente negli occhi, ancora sorpeso dalle sue parole. Lo sguardo determinato e deciso che incontro, però, mi fa capire che non sta mentendo...

<Se vuoi ascoltarla, ti racconto una storia...> mi propone, sedendosi sulle zampe posteriori.

Io faccio altrettanto, e con un cenno del capo gli dò il permesso di continuare. Forse quello che dirà mi aiuterà a capire ciò che posso fare...

<Tanti anni fa, viveva un ragazzo che aveva la fortuna di essere il figlio di un uomo importante e ricco, ma soprattutto la natura era stato molto generosa con lui, donandogli una tale bellezza da ammaliare ogni persona con cui aveva a che fare. Purtroppo era arrogante e presuntuoso, uno che non si fermava davanti a niente. Si divertiva con la gente che lo circondava, facendola soffrire nonostante questi non lo meritassero affatto, anzi... più le persone erano innocenti e pure, più avevano la sventura di subire i maggiori torti. In famiglia, proprio per questo suo comportamento, veniva disprezzato e trattato con sufficienza, ma questo giudizio era decisamente controproducente per loro. Infatti l'essere giudicato come la pecora nera, lo rendeva ancora più cattivo...>

Un fulmine scende dal cielo, illuminando l'interno del cilindro di cemento. Dopo qualche secondo si ode il tuono che lo accompagna...

<Un giorno, davanti a quel ragazzo, si presentò uno spirito bianco> riprende a parlare il soriano <Il suo compito era quella di punirlo per il male che aveva causato. Fu così che lo spirito bianco maledì il ragazzo, costringendolo a vivere per l'eternità come un gatto. Questa era la punizione per il suo mancato rispetto alle altre persone. Ora, invece, avrebbe dovuto cercare la collaborazione proprio della gente che disprezzava per spezzare la maledizione che l'aveva colpito... Così da quel giorno il gatto vagò per lungo tempo ovunque, alla ricerca della persona che l'avrebbe aiutato a salvare la sua anima maledetta>

<E' la tua di storia, vero?> lui risponde con un cenno affermativo <Da quanto tempo è che sei in questo situazione?>

<Ormai ho perso il conto degli anni che passano...> dice sconsolato <Ma se vuoi una stima approssimativa, saranno circa una settantina...>

<U-una settantina?!>

Sono decisamente sbalordito. Io è da appena poco più di una settimana che ho questa vita, e sono stato fortunato che Kogure mi abbia accolto a casa sua. Non riesco nemmeno a concepire ciò che lui possa avere passato...

<Tu hai detto che hai bisogno della collaborazione di una persona per spezzare la maledizione... spiegami come fare e io ti aiuterò> gli suggerisco dopo qualche secondo di silenzio.

<Te l'ho detto... lo devi scoprire da solo...>

<Ma perchè?>

<Se ti dessi io la soluzione, non sarebbe la stessa cosa...> mi risponde, chinando il capo <Comunque, c'è dell'altro...>

Cosa può esserci ancora? Così, curioso di sapere, gli chiedo di continuare a parlare.

<Quando venni trasformato in gatto, ebbi la possibilità di vedere le cose sotto un nuovo aspetto. La mia scomparsa in alcune persone destò gioia, in quanto mi odiavano, in altre sollievo, avendo semplicemente paura di me... ma la cosa che più mi colpì è che in alcune generò dolore, un dolore che mai mi sarei aspettato... queste persone mi volevano veramente bene, nonostante io fossi un poco di buono, creassi solo guai e non dessi altro che preoccupazioni e problemi. Mia madre era disperata per la mia scomparsa, mio padre rattristato, e mio fratello sentiva la mia mancanza... ma soprattutto la mia cameriera personale era distrutta dal dolore! Lei... lei era la persona con cui più spesso mi sfogavo e riversavo tutte le mie frustrazioni! Ti rendi conto?>

<Bhe... probabilmente teneva a te più di quanto desse a vedere...> provo a ipotizzare.

<Lei... mi amava...> confessa titubante con un tono di voce che fa capire benissimo il suo stupore, legato ad una tristezza immensa per la scoperta fatta <E io... io l'avevo sempre trattata nel peggior modo che potessi!>

Ascoltando le sue parole, mi sembra di sentir in parte anche la mia storia. Forse un po' assomiglio a questo ragazzo sventurato...

Negli anni precedenti sono stato parecchio arrogante e presuntuoso con chi mi circondava, e alla mia famiglia creavo solo problemi e delusione per il mio comportamento. E' vero che negli ultime tempi ho deciso di cambiare atteggiamento, sia verso me stesso che gli altri, ma non pensavo comunque di essere così importate per le persone che avevo vicino. La mia famiglia tiene a me più di quanto pensassi, e lo stesso vale per i miei amici e compagni di squadra. Inoltre, ho scoperto di amare un ragazzo che fino a poco tempo fa credevo un semplice amico, ma soprattutto ho scoperto che lui mi ricambia...

Possibile che uno come me meriti tutto questo affetto?

<Fu lei a prendersi cura del me 'gatto'> riprende a parlare il soriano <Ho vissuto al suo fianco fino a che lei non se n'è andata a causa di una malattia. Vederla morire senza poter far niente, senza poterle mai parlare, rivelando la mia vera identità, è stata l'esperienza più dolorosa di tutta la mia vita...>

<Tu ricambiavi quello che provava per te, vero?>

La mia domanda è come un fulmine a ciel sereno. Lo vedo irrigidirsi e cercare di trattenere le lacrime, ma un paio gli solcano il muso. E non mi servono le parole per capire che ciò che ho detto è il vero...

Provo a immaginare se io non riuscissi a rompere questa benedetta maledizione, e fossi costretto a vivere come un gatto per sempre. Kogure mi terrebbe di sicuro con sè, ma il fatto che non potrei essere insieme a lui come vorrei, come umano, mi strazierebbe il cuore. Il pensiero che poi lui possa soffrire ogni giorno di più per la mia scomparsa, il cuore me lo dilania... e se un giorno lo vedessi morire davanti ai miei occhi, senza poter fare assolutamente niente, proprio come è successo a lui?

Un lungo brivido freddo di terrore mi percorre la schiena...

Questi pensieri mi fanno comprendere solo una parte di quello che il soriano possa aver passato, solo un millesima parte di quello che realmente ha sofferto. In me si genera una tale compassione e tristezza nei suoi confronti che non riesco a trattenere la lacrima che solca il mio muso e si infrange sul cemento sottostante del tubo che ci ripara dalla pioggia battente...

Quando ritorno ad osservare il soriano, lo trovo stranamente sorridente, e io sinceramente non capisco assolutamente il motivo di tale allegria...

<Ti ringrazio zampetta bianca> mi dice, rimettendosi in piedi.

<E di cosa, scusa?> chiedo decisamente disorientato.

<Domani mattina capirai...> e senza darmi il tempo di approfondire il discorso, sparisce nell'oscurità del cilindro di cemento.

Eh?

Cioè... mi lascia qui così come un imbecille?! Ma io quello lo riempio di botte!

Rimando questa idea alla prossima volta che ci incontreremo. Quindi mi incammino verso casa.
Arrivo a destinazione e salto sul davanzale della cucina. Secondo i miei calcoli la famiglia Kogure dovrebbe essere a tavola per la cena. E infatti non mi sbaglio.

Kiminobu, appena mi vede, si lancia subito ad aprire la finestra per portarmi dentro casa al caldo. Naturalmente non manca la predica per la mia fuga, e nemmeno le lamentele della madre del mio compagno per il fatto che io sia, non solo completamente fradicio, ma anche sporco di fango...

Così finisce che vengo praticamente gettato all'interno di una tinozza colma d'acqua e schiuma!

Forse Kogure aveva ragione a dire che probabilmente non sarei stato simpatico a sua madre... infatti sta cercando di affogarmi!! Signora, capisco che va lavato per benino anche il muso, ma se evita di mettermi la testa sott'acqua, mi fa un favore!

Fortunatamente la tortura del bagno finisce, e posso abbandonarmi tra le braccia del mio amore che mi tiene appoggiato al suo petto, avvolto in un celeste asciugamano di spugna.

Che bella sensazione che è... riesco perfino a sentire i battiti del tuo cuore Kogure...

Arrivati in camera tua, accendi lo stereo e ti siedi sul letto, il tutto senza mai lasciarmi. Prendi ad accarezzarmi la testa, mentre un sorriso ironico si dipinge sulle tue labbra...

"Mia madre ti ha strapazzato proprio per bene, eh Mitchi?" e ridacchi.

Veramente non ci sarebbe niente da ridere... io ho rischiato il pelo!

Il tuo sorriso sparisce completamente, e le tue braccia aumentano la stretta intorno al mio corpicino. I tuoi occhi si riempiono di lacrime, mentre cerchi di trattenere i singhiozzi. Questo tuo repentino cambiamento di umore mi mette in allarme, e inizio a miagolare, non capendo da che cosa sia provocato. Le tue mani mi impedisco di divincolarmi dal tuo abbraccio, quindi decido di rimanere in attesa delle tue parole, sperando che possano chiarirmi i dubbi... ma potevo immaginare benissimo quale fosse il problema...

"N-non scappare più Mitchi..." mi dici con la voce rotta dal pianto "Non sopporterei di perderti..."

Perdonami Kogure... ma se sono fuggito via così, l'ho fatto solo per cercare una soluzione a questa situazione, che sta diventando giorno per giorno sempre più insostenibile...

"Mitsui..." sussurri ad un tratto, stringendo gli occhi "Dove sei..."

Mentre in silenzio ti osservo piangere, mi chiedo com'è possibile che non mi sia mai accorto di quello che provi nei miei confronti... è così evidente... Ma dove avevo la testa? Sono solo uno stupido egoista che pensa soltanto per sè! Se solo fossi stato più attento alle tue parole, ai tuoi gesti, o semplicemente ai tuoi comportamenti e alle tue reazioni, me ne sarei accorto... e tu ora non soffriresti...

"E' ora di andare a dormire Mitchi..." sentenzi qualche minuto dopo, finalmente calmo, mentre ti asciughi le lacrime.

Inizia a prepararti per la notte, e quando ti infili sotto le coperte non voglio sentire storie! Stanotte dormirò al tuo fianco, e non m'importa se mi schiacci mentre ti rigiri nel letto... voglio restarti vicino Kogure...

"Mitchi... spostati!"

"Miao!!"

"Sei veramente testardo come una certa persona di mia conoscenza, sai?" e sorridi leggermente.

Mi dovrei forse sentire tirato in causa?

Alla fine cedi alla mia richiesta, e insieme ci abbandoniamo nelle braccia di Morfeo...

*

Il movimento lento di una mano fra i miei capelli mi rilassa completamente. Adoro questo tipo di massaggio, vorrei tanto che non finisse mai... peccato che non faccio in tempo a formulare questo pensiero, che la mano si ferma.

"Mmm... Continua per favore..." sussurro, ancora mezzo addormentato, mentre assesto la testa su un petto caldo cercando di ritrovare la posizione comoda di prima, persa a causa dello spostamento del suo padrone...

"Aaaaaaaahhh!!"

L'urlo mi trapana non un timpano, ma tutti e due! In più, due mani si posano sulle mie spalle e mi spingono indietro... a momenti cado pure per terra!

Ora mi piacerebbe proprio capire che diavolo sta succedendo!

Punto un gomito sul cuscino e osservo dall'altra parte del letto. Kogure mi sta guardando con occhi così spalancati che dovrei pensare di essere un fantasma... peccato che a me pare di essere invece vivo e vegeto, e soprattutto corporeo. Infatti non mi sembra che la mano passi attraverso gli oggetti...

...Ho detto la mia MANO?!

Di botto mi tiro su a sedere, e il mio movimento brusco fa sussultare il mio compagno, che indietreggia ulteriormente. Io però ho altro a cui pensare...

Osservo attentamente la mano davanti a me, per passare successivamente alle braccia e al torace, in parte ancora coperto come il resto del corpo dalle coperte fino all'altezza della vita. Con entrambe le mani, poi, tasto il mio viso... Infine mi dò un bel pizzicotto sull'avambraccio perchè tutto questo non può essere vero!

"Ahio!" esclamo, visto che mi faccio un male cane.

Non ci posso ancora credere... Sono tornato un essere umano!

Ma... come diamine è possibile?

"M-mi... Mi-mit... M-mitsui..." sento balbettare alla mia sinistra e mi volto, ritrovandomi così Kogure ancora con gli occhi spalancati a fissarmi.

Suppongo che tu sia decisamente scioccato di avermi trovato nel tuo letto...

Mi avvicino lentamente, portando il mio viso a pochi centimetri da tuo. Ti osservo negli occhi spaventati, e penso a quanto sarebbe bello svegliarsi ogni mattina al tuo fianco. Con una mano ti accarezzo una guancia, e giunto al mento la faccio scorrere dietro la nuca, affondando le dita nei tuoi capelli. E' la prima volta che li accarezzo così... Sono morbidi...
Poso il mio sguardo sulle tue labbra color pesca, e non riesco proprio a resistere all'invito che mi offrono. Decido di farle combaciare con le mie. A questo contatto, forse inaspettato, sento il tuo corpo irrigidirsi, ma non demordo. Voglio assaggiare il tuo sapore...
Con la lingua inizio a inumidirti le labbra, chiedendo accesso alla tua bocca. Se all'inizio dimostri più fermezza del sottoscritto, alla fine cedi alla mia richiesta. Comunque avevo capito di averla avuta vinta fin dal momento in cui le tue braccia si sono chiuse dietro al mio collo...
Ti bacio con ardore e passione, sfiorando la tua lingua con la mia, e abbandonandoci alle numerose sensazioni che questo 'approfondimento' riesce a comunicarci. Quando entrambi siamo in debito di ossigeno, mi allontano per guardarti negli occhi, appoggiando la mia fronte sulla tua.

"M-mitsui..." sussurri, ancora sorpreso e incredulo.

"In carne ed ossa Kiminobu..." e ti sorrido, con profondo affetto.

"M-ma... N-non è possibile!" esclami, allontanandomi leggermente da te "M-ma quando... Come... Insomma! Cosa ci fai qui?! Tu eri scomparso!! Nessuno sapeva niente di te! Nessuno sapeva dove fossi finito! Eravamo tutti preoccupati che ti fosse successo qual..."

Con un dito appoggiato alle labbra, ti faccio capire che non serve sommergermi di domande, e tu rimani in silenzio di una mia risposta...

"Miao!"

"Miao?!" ripeti, non capendo a cosa mi stia riferendo, ma è solo un attimo perchè subito esclami "...Mitchi!!" e inizi a guardarti in giro con apprensione, probabilmente credendo di averlo schiacciato nel sonno!

"Kogure... Kogure! IO sono Mitchi..."

A questa mia uscita tu arrossisci. Imbarazzato a pensare che hai dato il soprannome affibbiatomi da Hanamichi al tuo gatto? Forse non volevi che io lo sapessi, ma era un po' difficile tenermelo nascosto...

"Bhe, certo... Anche tu sei Mitchi... Ma, vedi, io cercavo..."

"...Il gatto" ti anticipo.

"E tu come fai a sapere che io ho un gatto che si chiama..." e ti interrompi, arrossendo ancora di più.

"...Mitchi? Lo so perchè quel gatto sono io..."

"Ma che... che cosa stai dicendo?!"

Ehm... se mi metto a raccontarti tutto quello che mi è successo in questi giorni, finiamo tra una settimana! E poi non so ancora come la maledizione si sia spezzata... Comunque ora ho qualcosa di più urgente, e soprattutto importante, da fare...

"Lasciati baciare Kiminobu... è più di una settimana che non desidero altro..."

Purtroppo tu non mi lasci fare. Questo perchè con una mano mi tieni lontano. Il punto è che, muovendoci, abbiamo spostato sul fondo del letto le coperte, e ora ti accorgi di una cosa che ti era sfuggita...

"M-Mitsui! Ma tu... sei nudo!!"

Bhe... quando ero gatto di certo non ero vestito!

Comunque, non penso che tu reagisca in questo modo solo perchè non indosso niente. In fondo non sarebbe nemmeno la prima volta che mi vedi come mamma mi ha fatto, visto che negli spogliatoi le docce non sono chiuse...

"Non vedo che problema ci sia..." e cerco di avvicinarmi nuovamente a te.

Le nostre labbra sono separate da pochissimi centimetri e io non bramo altro che averle sulle mie. Peccato che tu sia di tutt'altro parere...

"NO!!" urli.

Con tutta la forza che trovi nel tuo corpo, riesci a respingermi, stavolta riuscendo a buttarmi a terra. Io, non aspettandomi certo una tale reazione, finisco addosso alla scrivania senza controllo, facendo cadere alcuni degli oggetti appoggiati sopra di essa, come libri, portamatite e fotografia. Proprio quest'ultima cade rovinosamente oltre il bordo, e il vetro si infrange quando il portafoto tocca a terra. I vari pezzi si spargono sul pavimento, e io, appoggiando una mano per terra, mi taglio proprio con uno di essi.
Dalla lunga ferita sul palmo, fuoriesce un fiotto di sangue che sporca il parquet che ricopre il pavimento della camera. Subito vi stringo la mano sana su di esso, in modo da fermare l'emorragia, ma inutilmente, e con gli occhi chiusi cerco di sopportare il dolore. La ferita brucia... è come se qualcuno ci stesse posando sopra un pezzo di ferro incandescente...

Della soffice stoffa mi sfiora le dita, mentre una mano cerca di spostare quella mia sana. Socchiudo leggermente gli occhi, quel che basta per vedere il volto di Kiminobu intento a osservare il taglio ancora sanguinante...
Sopra la ferita vi avvolge un fazzoletto pulito, piegato più volte, legando con uno stretto nodo sul dorso della mano. Il bianco della stoffa si tinge quasi subito di rosso, ma la macchia si allarga sempre meno fino a quando non si ferma.

"Copriti..." mi sussurra rosso in volto e con lo sguardo rivolto verso l'armadio, mentre con un gesto sfila il lenzuolo dal letto e me lo passa.

Io, senza fiatare, faccio come mi ha detto. Non so proprio cosa dire, visto che nel suo nei suoi occhi imbarazzati vi leggo una punta di rabbia...
Mi chiedo se abbia agito troppo avventatamente, baciandolo. Forse, anche se è innamorato di me, non voleva che lo facessi. Ma allora perchè ha risposto così appassionatamente al gesto di prima? Vorrei chiederglio, ma l'entrata della signora Kogure nella stanza me lo impedisce...

"Kiminobu... ma che cosa..." s'interrompe quando mi vede in compagnia di suo figlio "...E lui chi diavolo è?!"

Domanda del tutto legittima, visto che saranno le cinque di mattina e io ieri sera non ero in questa casa! E adesso che rispondo?

"E' Mitsui, un mio compagno di squadra..." le dici dopo un attimo di silenzio.

"Ok..." risponde lei "Ma cosa ci fa qui a quest'ora?!"

Questo è 'un attimino' più difficile da spiegare... Fortunatamente ci pensa Kiminobu a levarmi d'impiccio, cambiando completamente il discorso...

"Mamma, mi potresti portare la cassetta del pronto soccorso?"

"Ma..." cerca di obbiettare lei...

"Per favore... si è tagliato con un vetro"

La signora Kogure rimane un attimo sulla porta, titubante sul da farsi. Sicuramente vorrebbe delle spiegazioni più esaustive, ma la vista del sangue sul parquet la convince a fare come le ha chiesto il figlio.

Appena lei esce, Kiminobu si porta davanti agli armadi e prende alcuni vestiti. Me li porge chiedendomi di indossarli. Mentre compio quest'operazione, trovo il coraggio di parlare...

"Kiminobu... Ecco io..."

"Tu eri davvero Mitchi, il mio gatto?" mi chiedi interrompendomi, dandomi le spalle.

"E' un po' difficile spiegare il perchè... ma si, ero lui..."

A questa affermazione, stringi i pugni.

"Quindi... quindi tu sai tutto quello che gli ho detto... ogni minima parola..." dici, stringendoli sempre di più, fino a far diventare le nocche bianche "Anche quando ho parlato dei sentimenti che provo per te..."

"Si..."

"Come hai potuto?!" ti volti fremente di rabbia "Tu hai saputo quello che provavo con l'inganno! Avrei voluto parlartene io personalmente, quando sarei stato pronto ad affrontare la situazione... ma non volevo rivolgermi ad un gatto che inconsapevolmente eri tu, ma a Hisashi Mitsui in persona!"

"Kiminobu..."

"Smettila di chiamarmi per nome!"

Sussulto a questa richiesta che mi ferisce nel profondo del cuore. Il vedere poi che il tuo volto è rigato dalle lacrime, è un'altro sonoro schiaffo alla mia presunzione di pensare che tu, visto l'amore che provavi nei miei confronti, non avresti avuto niente da ridire per i miei gesti di oggi...

Tua madre rientra in camera, chiedendo nuovamente che cosa stia succedendo in questa casa, allarmata anche dal fatto che tu stia piangendo.

Per la prima volta in vita mia, ti vedo arrabbiato più che mai, ma soprattutto ferito nel profondo... No. Ora che ci penso bene, è la seconda di volta che ti vedo in questo stato. Il giorno della rissa in palestra mi prendesti per il colletto, intimandomi con rabbia di non distruggere un'altra volta i tuoi sogni...

Il tuo stato d'animo fa sì che tu risponda a tua madre in malo modo, la quale risulta sorpresa più di me del tuo atteggiamento. Ancora con i suoi dubbi sulla situazione, decide comunque di lasciare la stanza e chiaririli la mattina ormai prossima...

Così rimaniamo nuovamente soli io e te, in silenzio, ma questo non dura molto, visto che ho intenzione di chiarire il tutto...

"Dimmelo adesso allora..." riprendo il discorso interrotto dall'entrata di tua madre "Io sono qui, pronto ad ascoltarti..."

"Non è la stessa cosa!"

Bhe, vorrà dire che se non parlerai tu, lo farò io. E con questa intenzione ti vengo più vicino, fino a che non siamo uno di fronte all'altro...

"Kiminobu..." stai per dire qualcosa ma io ti intimo di aspettare appoggiandoti sulle labbra tre dita della mia mano "Hai ragione. E' stato meschino da parte mia venire a sapere quello che provassi così, ma non ho certo scelto io di trasformarmi in gatto. Tu non lo sai, ma più volte avrei voluto farti capire che ero io, soprattutto... soprattutto quando soffrivi per la mia scomparsa, perchè non riuscivo a sopportare di vedere il tuo bel viso bagnato dalle lacrime, lacrime causate da me... Purtroppo conciato in quel modo non ne avevo la possibilità. Così cercavo di starti vicino come potevo..."

Abbasso un attimo il capo per riprendere fiato, ma soprattutto coraggio, visto che è arrivato il momento di scoprire le mie carte...

"Io sono innamorato di te..." a queste parole hai un leggero sussulto "e non lo sto dicendo solo perchè ho scoperto quello che tu provi nei miei confronti. Le mie parole sono sincere, non dubitarne, ti prego. Se me ne sono accorto da poco, è solo perchè lo starti sempre vicino come in questi ultimi giorni mi ha aperto gli occhi su quello che fosse in realtà il profondo affetto che provo nei tuoi confronti... Semplicemente amore..."

Solo a questo punto, ritiro la mia mano. Vorrei tanto sostituirla con le mie labbra, ma non ho idea se tu approveresti o meno il mio gesto. Impaziente, attendo il tuo verdetto...

Non parli, ma riprendi a piangere, senza nessun lamento, solo con copiose lacrime che solcano le tue guance una dietro l'altra. Istintivamente alzo le mani con l'intento di asciugartele, ma le blocco a pochi centimetri dal tuo volto. E se non apprezzassi nemmeno questo? Così le lascio ricadere lungo i fianchi, stringendo i pugni e mordendomi nervosamente il labbro inferiore...

"Perdonami se ti faccio solo soffrire..." commento.

"No... Perdonami tu se ho dubitato anche solo per un momento dei sentimenti che provi..."

Sul tuo viso appare un sorriso... Ma allora perchè continui a piangere?

Prima che ti possa chiedere qualunque cosa, tu mi prendi una mano e appoggi il palmo sulla tua guancia.

"Come sono calde le tue mani Hisashi..."

Le tue parole, con il sorriso di prima che si allarga a dismisura, cancellano in me ogni dubbio. Ora so che cosa significano quelle lacrime: gioia, e non dolore...

Ti passo il braccio intorno la vita, e mentre ti accarezzo la schiena, asciugo dolcemente le tue lacrime con le labbra. Terminato il lavoro, ti osservo adorante negli occhi, prima di far combaciare le nostre bocche. Tu mi lasci fare e io, naturalmente, ne approfitto, accarezzando ripetutamente la tua lingua con la mia.
Lentamente infilo la mano sotto la maglia del pigiama, per avere un contatto con la pelle della schiena, e da come la inarchi sembra proprio che non ti dispiaccia avere le mie mani su di te... ma quando provo a infilarle nei pantaloni per saggiare il tuo fondoschiena, ti scosti interrompendo il bacio.

"Hisashi... A-Aspetta..."

Mi dispiace caro Kiminobu, ma non riesco proprio ad aspettare. La mia smania di te è veramente enorme. Così, mentre tu cerchi di svincolarti dal mio abbraccio, in qualche modo ti faccio sdraiare nuovamente sul letto, e ti sono subito sopra, in modo da bloccarti con il mio corpo.
Le mie mani ora vagano nuovamente sotto la tua maglietta, mentre la mia bocca assaggia il sapore della pelle del tuo collo, facendoti gemere sotto i suoi tocchi delicati. Quando ti sfioro i capezzoli con le dita, inizi ad ansimare, e questo mi fa desiderare di farti provare ancora più piacere. Però, appena mi alzo leggermente per poterti sfilare la maglietta, tu ti rannicchi si un fianco impedendomelo...

"Ti prego, smettila..." mormori, coprendo il viso con le mani.

"Che cosa c'è?" chiedo un po' allarmato dalla tua reazione "Forse non ti piace quello che sto facendo?"

"No... Cioè, si... Però..."

Sorrido osservando i tuoi occhi guardarmi di soppiatto da dietro le mani, mentre le tue gote si colorano di un leggero bordò. Mi abbasso a posarti piccoli baci sulla tempia, per tranquillizzarti. Probabilmente non ti senti ancora pronto per carezze più audaci...

"Ho capito..." ti sussurro all'orecchio "Ma ricordati che prima o poi ti farò assaggiare il piacere dei sensi, tanto che non vorrai più che smetta..."

Ora il bordò non è più leggero, e si è esteso praticamente a tutta la faccia...

Ridacchio divertito dalla tua reazione, mentre afferro le coperte raggomitolato sul fondo del letto e copro entrambi. Ti abbraccio sotto di esse, facendoti appoggiare la testa sulla mia spalla, e sulla fronte poso un leggero bacio.

"Ora dormiamo..." dico accarezzandoti una guancia "Domani sarà una lunga giornata di spiegazioni..." e tu annuisci, in silenzio.

Chiudo gli occhi cercando di dormire ma, dopo qualche minuto, inizio a sentirmi osservato. Socchiudo le palpebre e mi ritrovo due iridi scure che mi fissano attentamente.

"Non riesci a dormire?" ti chiedo.

"Ecco... se mi addormentassi, ho paura di non trovarti più quando mi sveglio..." rispondi con una punta di imbarazzo "Così non voglio chiudere occhio..."

Sorrido. Sei proprio di una tenerezza immensa, sai?

Allungo il collo quel tanto che basta per assaggiare le tue labbra. Tu ti lasci baciare, e io approfondisco il contatto. Stringo possessivamente il tuo corpo contro il mio. Voglio tranquillizzarti, visto che non ho nessuna intenzione di andarmene...

"Che diremo ai miei domani mattina?" mi chiedi, appena ne hai la possibilità.

Sinceramente? Non ne ho la più pallida idea!

"Bhe... Non so se sia il caso di raccontargli la verità, ovvero che ero il tuo gatto... Penso che mi prenderebbero per pazzo... Comunque qualcosa mi inventerò!" o almeno spero...

*

"L'idea dell'amnesia non è affatto male Hisashi..." commenti una volta che siamo in strada, diretti a casa mia uno di fianco all'altro "Ma non penso che abbiano bevuto la stravagante storia su come tu sia entrato in camera mia..."

"Bhe... purtroppo non mi è venuto in mente altro..." rispondo, ripensando all'imbecillità di aver raccontato di essere entrato dal camino del salotto! Ma chi sono? Babbo Natale?!

"E ai tuoi di genitori, che racconterai? La verità o un'altra trovata geniale?"

Sarà che mentre pronunci questa frase sorridi sarcastico, sarà che proprio questo tuo sorriso è allo stesso tempo dolce, ma non riesco ad arrabbiarmi per questa tua osservazione. Anzi, allungo la mia mano e prendo la tua, intrecciano le dita. Nelle stesso momento in cui compio tale azione, il sorriso sparisce e prendi a fissare il terreno, abbassando così tanto la testa da toccare il petto con il mento.

"Non ti va che ti tenga la mano?" chiedo, capendo benissimo che ciò ti imbarazza, visto che siamo in mezzo alla strada.

Se devo essere sincero, mi aspettavo una risposta negativa, ma invece mi sorprendi, avvicinandoti a me e afferrando con la mano libera il mio avambraccio. Per concludere, appoggi la testa sulla spalla...

Ora sono io quello che si sente un attimo a disagio!

Non che m'importi di quello che pensa la gente che incrocia il nostro cammino... ma ho una certa reputazione da mantenere! Però, a pensarci bene, non m'interessa nemmeno più di tanto, se ciò comporterebbe che lui si allontanasse da me...
Mi piace sentirlo al mio fianco. Mi da una sicurezza che credevo di avere, ma in realtà non possiedo affatto. E' davvero incredibile come questo semplice ragazzo mi possa far sentire protetto... anche se in realtà Kiminobu non è affatto un semplice ragazzo... Lui è speciale.

Sospiro, guardandomi intorno, e mi accorgo che abbiamo raggiunto il parco dove ho incontrato il gatto soriano per ben due volte. Vedendo il cilindro di pietra, mi ritorna in mente lo strano comportamento di ieri. Perchè mai mi ha ringraziato prima di andarsene? Forse lui sà il motivo per cui la maledizione si è spezzata... ma chissà se lo rivedrò mai.

Quando riporto lo sguardo sulla strada, questo cade su una persona appoggiata al muro perimetrale di una casa, situata sull'angolo qualche passo più avanti. E' un ragazzo dai folti capelli neri, con la pelle chiara. Quello che però mi attrae più di tutto sono i due occhi verdi smeraldo che possiede... Perchè ho l'impressione di averli già visti?

Lo sorpassiamo, ma io non riesco a distogliere lo sguardo da lui, tanto che ad un certo punto cammino con la testa voltata all'indietro nella sua direzione.

"C'è qualcosa che non va?" mi chiede Kiminobu notando che sto ancora osservando qualcosa.

"Non sarai geloso del fatto che stia guardando un altro ragazzo?" domando sorridente.

"Ragazzo?" lo vedo voltarsi indietro, verso la strada che abbiamo appena percorso "Quale ragazzo, scusa? Non c'è nessuno..."

Eh? Ma come... Non lo vede?!

E' lì!! Appoggiato tranquillamente al muro di quella casa!!

"Hisashi... sei sicuro di stare bene? Sei diventato pallido..."

Certo che NON sto bene!! Ho le allucinazioni!!!!!

Riporto lo sguardo sul moretto, e lo vedo sorridere. Poi si stacca dal muro, incamminandosi nella via laterale. A questo punto ho assolutamente bisogno di chiarire questa storia. Così chiedo a Kiminobu di attendere il mio ritorno e rincorro la persona misteriosa che solo io riesco a vedere...

Svolto l'angolo e mi ritrovo il ragazzo fermo qualche metro davanti a me. Solo ora che ha la mia completa attenzione, noto gli strani vestiti che indossa... sembrano addirittura di inizio secolo! Mah...

Mi avvicino, cercando nel frattempo nei meandri della mia memoria per ricordare dove abbia già incontrato quegli occhi smeraldo. E' strana questa cosa, perchè solo gli occhi mi sembra di aver già visto. Il ragazzo che ho davanti, invece, mi è completamente sconosciuto...

"Zampetta bianca è tornato al suo stato umano a quanto vedo..."

Un brivido di puro gelo mi corre lungo la schiena... Possibile che sia...

"Ma come? Ci siamo già dimenticati degli amici gatti?" mi anticipa.

"Tu... tu sei veramente il soriano grigio?" balbetto incredulo.

Alla sua risposta affermativa, scopro finalmente l'arcano... O almeno, parte di esso, visto che non ho ancora capito perchè lo vedo solo io!

"Sono contento per te che sia tornato tutto alla normalità..." mi dice con un sorriso "Ora devo andare..."

"Ehi Aspetta!" lo fermo, prima ancora che possa fare un solo passo "Spiegami almeno perchè la maledizione si è spezzata!"

"Ma come... non l'hai capito?"

Ma... secondo lui, se l'avessi capito glielo chiederei?! Certo che non l'ho capito! E mi piacerebbe sapere che cosa ho fatto di tanto particolare...

"Presto detto zampetta bianca..."

Ora, se non la smette di chiamarmi in questo modo assurdo, giuro che lo ammazzo! Naturalmente dopo che mi ha dato le dovute spiegazioni del caso...

"Tu hai fatto una cosa che nessuno mai, in tutta la mia vita, aveva fatto per me" mi dice "Lo spirito bianco che mi lanciò la maledizione, mi disse che avrei dovuto trovare qualcuno dal cuore sincero, capace di provare tristezza e compassione per una persona come il sottoscritto... Ed è ciò che tu hai fatto. Hai versato una sola lacrima per me, ma è stato sufficiente..."

Sono decisamente stupito da questa rivelazione. Soprattutto perchè io sarei quel qualcuno dal cuore sincero? Non credevo di certo di possedere una tale qualità...

Comunque, ciò che dice è vero. Quello che mi ha raccontato ha generato in me una profonda tristezza. Forse se lo meritava o forse no, non sono di certo io che deve giudicare, ma aver provato sulla mia stessa pelle un centesimo di quello che ha passato lui, mi ha fatto provare una forte compassione....

"Era per questo che non potevi dirmi niente, altrimenti non sarei stato sincero, vero?" concludo, pensando alla sua intransigenza su questo punto.

"Esatto" risponde "Sei molto più intelligente di quello che dai a vedere..." e sorride sarcasticamente...

"La devo prendere come un complimento o un'offesa, secondo te?" ribatto, leggermente innervosito dalla sua affermazione.

"Tu mi somigli molto caratterialmente, sai? Quindi attento a non commettere i miei stessi sbagli nella vita, soprattutto ora che al tuo fianco hai una persona che tiene molto a te..."

I suoi occhi diventano tristi al ricordo della persona che amava e con cui non ha potuto dividere la propria vita, solo a causa della sua cattiveria e arroganza.

"Ora devo proprio andare. Buona Fortuna"

Una strana luce appare alla sue spalle. Questa luce diviene ogni secondo più accecante, tanto che sono costretto a proteggermi gli occhi con le braccia.

"Un'ultima cosa!!" urlo "Qual'è il tuo nome?"

"Akane... Akane Mitsui"

Eh? Akane... Mitsui?!

Provo a sbirciare nella sua direzione, ma un raggio mi acceca, facendomi serrare le palpebre all'istante. Nonostante tutto sono però riuscito a vedere qualcosa: vicino ad Akane si trovava un'altra persona, completamente circondata da questa luce accecante... Possibile che sia lo spirito bianco di cui mi ha parlato? Ma poi, in realtà, chi è?
Purtroppo queste domande non avranno mai risposta...

Pochi millesimi di secondo prima che quella luce svanisca all'improvviso, nella mia mente giunge un lieve sussurro composto dalle seguenti parole: 'Arrivederci Hisashi Mitsui'.

Rimango fermo, con le braccia distese lungo i fianchi, ad osservare la stradina che si snoda davanti a me. Nel punto in cui c'era poco prima Akane, qualcosa brilla per terra. Mi avvicino e raccolgo il piccolo ciondolo a forma di fiocco di neve, appeso ad una catenella.
Lo osservo attentamente. E' d'argento. Inoltre sul retro sono incise due lettere, le iniziali di Akane, e una data, probabilmente quella di nascita visto che risale ad inizio secolo.
Lo rigiro diverse volte sul palmo della mano, ripensando a dove l'ho già visto...

"Hisashi..." Kiminobu si porta al mio fianco "Ma cosa è successo? Ho visto una luce accecante... Stai bene?"

In quel momento, un'immagine si fa largo nella mia mente... e mi alzo di scatto.

"Andiamo a casa mia... Subito!"

*

Arriviamo davanti al cancelletto con entrambi il fiato corto per la corsa. Suono il citofono, e quando sento la voce di mia madre ho un tuffo al cuore...

"Mamma... Sono Hisashi!"

Strani rumori mi giungono dall'apparecchio come se la cornetta fosse stata lasciata cadere. Osservo la finestra di lato alla porta e vi scorgo il volto di mia madre affacciarsi, per il tempo di un secondo. La serratura del cancelletto scatta e io lo apro, fermandomi subito oltre ad esso con l'intento di attendere mia madre che mi corre incontro a braccia aperte.

Mi ritrovo tra le sue braccia che mi stingo possessivamente al suo corpo. Le lacrime che scorrono sulle sue guancia bagnano anche il mio viso. Parole sussurrate tra i singhiozzi mi giungono alle orecchie, ma non riesco a percepire il significato di tutte.
Solo ora mi rendo conto di quanto devo essergli mancato e di quanto bene mi voglia...

"Mamma..." sussurro abbracciandola a mia volta e appoggiando il viso sulla sua spalla.

Rimaniamo in questa posizione per diversi minuti, fino a quando non ci separiamo. A questo punto le sue labbra si posano sulla mia fronte, sulle tempie e sulle guance, mentre un dolce sorriso appare sul suo volto, cancellando la preoccupazione che albergava nel suo cuore...

"Tesoro... dove sei stato? Cosa ti è successo?" mi chiede, incorniciandomi il viso tra le mani.

"E' una storia molto lunga..." rispondo riabbracciandola.

"Hisashi..."

Guardo oltre le spalle di mia madre e incontro il volto tirato di mio padre. Lei si sposta e così ci veniamo a trovare uno di fronte all'altro.

"Papà... Perdonami. Non era mia intenzione farvi preocc..." ma non finisco di parlare che le sue braccia mi hanno circondato le spalle.

"Lascia stare. L'unica cosa importante è che tu stia bene..." sussurra con le lacrime agli occhi.

Avevo dimenticato quanto fosse bella questa sensazione di amore in famiglia...

Solo ora mi viene in mente che non sono arrivato da solo a casa. Anche se un po' di malavoglia, visto che difficilmente mio padre si lascia andare a slanci di affetto, mi separo da lui.

"Vi presento Kiminobu Kogure..." e mi volto ad indicarlo con la mano "Un mio carissimo amico..." lo definisco, anche se è molto di più di questo.

Lui sorride e fa un leggero inchino in segno di presentazione, inchino ripetuto da entrambi i miei genitori. Io rimango infisso sul mio Koibito, ubriacandomi di quella bellissima visione.

Un piede si posa sul mio sedere e mi spinge in avanti. Così mi ritrovo faccia a terra sui sassolini che ricoprono il piccolo vialetto che separa il cancello dalla porta di casa.

"Degenere di un fratello! Fai preoccupare in questo modo mamma e papà un'altra volta e vedi che cosa ti faccio!"

Hitonari, in piedi di fianco a mio padre, mi guarda accigliato, ma si vede che non è veramente arrabbiato. So quanto era preoccupato anche lui, ricordando il giorno che l'ho sorpreso in camera mia a piangere, ma a causa del suo immenso orgoglio mai mi darebbe la soddisfazione di vederlo in pensiero per me...

A mia madre scappa un piccolo sorriso, ben sapendo anche le che in questi giorni non fosse tranquillo. Subito Hito le chiede che cosa ci sia da ridere, e in risposta lei scuote la testa... E' proprio vero mamma: un caso dannatamente irrecuperabile!

"Papà... Dov'è l'album fotografico di famiglia?"

"L'album fotografico?" ripete un po' sorpreso dalla mia richiesta "Al solito posto nel salotto... Ma a che cosa ti... Hisashi!"

Quando sento pronunciare il mio nome, ho già oltrepassato la porta di ingresso. Mi precipito alla libreria e inizio a cercare tra i grossi volumi situati sull'ultimo scaffale. Trovo quello che cercavo e inizio a sfilarlo, non senza combinare disastri. Infatti, insieme al volume che volevo, ne cadono almeno altri quattro! Vabbè, non ci faccio molto caso al disordine creato, che inizio a sfogliare l'album.

In esso sono presenti tutte le fotografie delle varie famiglie che hanno portato il mio stesso cognome. Ce n'è anche una della nostra in fondo, ma io sono interessato a quelle nelle prime pagine, ovvero alle foto che risalgono ad inizio secolo. E finalmente trovo quella che cercavo.

La famiglia che osservo è molto simile alla nostra: padre, madre e due figli. Immediatamente noto l'enorme somiglianza tra mio padre e il figlio più alto, quello di destra, posto in piedi dietro la sedia sul quale è seduta la signora.

"Quello è mio nonno... Ayame Mitsui" mi dice mio padre che è rientrato in casa con tutti gli altri, indicandomi la persona che stavo osservando.

"E lui invece si chiama Akane, vero?"

"E tu come fai a conoscerlo?" mi chiede stupito mio padre.

Io non rispondo, tornando ad osservare la foto in bianco e nero, un po' sgualcita visto quanto sia vecchia. Akane è in piedi sulla sinistra, al fianco del padre. Nonostante sia rivolto verso l'obbiettivo della macchina fotografica, il suo sguardo è puntato sul terreno, come se non avesse voglia di presenziare a questo rituale.

In famiglia era il fratello minore, la persona a causa del cui carattere e della sua irruenza era considerata la pecora nera di essa... proprio come lo sono io nella mia.

Possibile che tutto ciò sia un puro e semplice caso?

Visto che quando se n'è andato mi ha salutato usando il mio vero nome, e non quel nomignolo assurdo di 'zampetta bianca', può voler dire solo una cosa: lui mi conosceva... e anche bene.
Probabilmente mi stava osservando già da diverso tempo quando ha deciso di lanciarmi la maledizione... E probabilmente ha scelto proprio me perchè in fondo io, sia caratterialmente sia come situazione famigliare, gli somiglio parecchio. La sua sembra non essere per niente una scelta casuale...
Forse ha pensato che ero proprio la persona che avrebbe potuto aiutarlo a salvare la sua anima maledetta, perchè io avrei potuto capire appieno la sua situazione...

Passo il dito sulla foto, andando a toccare il punto in cui si vede il ciondolo a forma di fiocco di neve appeso al collo di Akane. Mi ricordavo bene di questa fotografia, o meglio, di questo ciondolo. Tutte le volte che sfogliavo quest'album mi soffermavo ad osservarlo, notando quanto fosse particolare.

Infilo la mano nella tasca ed estraggo il ciondolo, sotto lo sguardo sorpreso di mio padre, che immediatamente mi chiede dove l'abbia preso, spiegandomi che esso era un regalo di compleanno che Akane aveva ricevo proprio dal fratello, ma che era scomparso insieme al suo proprietario, quando questo aveva diciotto anni. Di lui non si è saputo più niente...

Ma tu guarda un po' che caso... Anch'io ho diciotto anni...

"Papà..."

"Si Hisashi?"

"Ti va di ascoltare una storia? Ti avverto, però, che ti sembrerà non assurda, di più..."

*

"Kiminobu! Smettila di guardarmi in quel modo! Non sono un pazzo!"

"Bhe... è un po' difficile credere a quello che hai raccontato" commenta, seduto di fianco a me sul letto di camera mia "Anche i tuoi erano decisamente scettici..."

Si... e adesso staranno discutendo sul fatto se farmi rinchiudere in una casa di cura o meno!

"Però, quel ciondolo e la conoscenza di fatti veri sul fratello del tuo bis-nonno senza che nessuno te li abbia raccontati danno molto da pensare..." aggiungi, osservando pensieroso il palque che ricopre il pavimento della mia stanza.

"Guarda che non siete gli unici a pensare a quanto sia assurdo quello che è successo..." dico, visto che io sono il primo a non volerci credere, nonostante abbia subito il tutto sulla mia pelle "Comunque, non ha importanza. Sono tornato com'ero e questa è la cosa fondamentale..."

Tu annuisci, sorridendo. Sei proprio uno splendore, sai?

"...Anche perchè ora posso finalmente tenerti fra le mie braccia!" e ti cingo alla vita, mentre ti poso un bacio sulla tempia.

Ti volti a guardarmi, e io non perdo tempo. Faccio combaciare le nostre labbra in un casto bacio, mentre ti accarezzo la schiena lungo la spina dorsale con una mano. Lentamente ti lasci cadere all'indietro sul materasso. Mi separo da te, appoggiando un gomito alla destra della tua testa, e rimango ad osservarti. Faccio scorrere le dita dell'altra mano sul tuo torace, sentendo sotto di esse il suo movimento ritmico, su e giù, che tende ad accelerare. Quando arrivo la bordo inferiore della maglietta, la infilo sotto di essa, venendo così in contatto con la tua pelle.

"Hisashi..." sussurri chiudendo gli occhi, mentre sento il tuo corpo fremere, scosso da un brivido, spero di piacere...

"Shhh... Tranquillo Kiminobu" soffio nel tuo orecchio, mentre mi prendo cura del tuo collo "Non ho intenzione di fare qualcosa che tu non voglia... Desidero solo avere un po' di contatto fisico... o mi vuoi fare impazzire negadomelo?"

Inarchi la schiena, alzandola un po' dal materasso, e io faccio scivolare nuovamente le dita sulla spina dorsale, ma stavolta sono a contatto con la tua pelle liscia e questo ti fa gemere di piacere. Risalgo dal collo, posando piccoli baci sul mento, per arrivare così alle tue labbra. Sono così delicate da toccare e buone da assaporare. Inumidendole, ti invito ad aprirle, in modo da lasciarmi accesso alla tua bocca, così da poter accarezzare la tua lingua con la mia. Nel foga del bacio, appoggio il mio torace al tuo, facendo così combaciare i nostri corpi.

E' vero che ho detto a Kiminobu che mai gli avrei fatto qualcosa che non volesse... il problema è che mi sto eccitando parecchio, e ho paura di non saper controllare le mie azioni.
Così, un po' frustrato per il dovermi contenere, mi allontano da quel paradiso dei sensi che è il suo corpo, cercando di riprendere il controllo del mio.

Noto subito un certo rossore che colora il suo volto, e lo sguardo sfuggente mi fa capire che ha notato qualcosa...

"Ti sei accorto, vero?" gli chiedo, naturalmente riferendomi alla mia eccitazione.

"Bhe..." risponde decisamente imbarazzato "Non potevo non accorgermene, visto dove fosse il tuo bacino..."

In effetti l'ho appoggiato io alla sua anca...

"Scusami..." sussurri, con gli occhi chiusi, allargando le braccia e distendendole sulle lenzuola "Per il fatto che tu vorresti di più, ma non mi sento ancora pronto a dartelo..."

"Non importa, aspetterò... Con molta impazienza, ma aspetterò!"

Rispondi al mio sorriso con uno tuo, per poi prendere l'iniziativa di far incontrare ancora le nostre labbra. Sono sorpreso, ma di certo non rifiuto tale concessione! Infatti cerco di approfondire subito questo nuovo contatto...

"Ehi fratellino... Ok darsi parecchio da fare, ma non consumarlo..."

Ma che diavolo ci fa Hitonari sulla porta della mia stanza?!

"Innanzitutto si bussa prima di entrare nelle camere altrui..." gli rinfresco la memoria sulle buone maniere, mentre mi alzo "E comunque non sei il benvenuto qui! Quindi sparisci!"

"No no..." ed entra completamente in stanza, chiudendosi la porta alle spalle e appoggiandosi ad essa.

"Che diavolo vuoi?" gli chiedo cercando di capire che cosa significhi quel sorrisino ebete che ha stampato sulla faccia...

"Non immaginavo che avessi questi gusti..."

"Non mi sembrano affari tuoi!"

"Veramente lo sono... Se lo venisse a sapere papà, come credi che reagirebbe?"

Sicuramente non salterebbe dalla gioia!

E' vero che prima o poi dovrò dirglierlo, ma mi sembra un tantino presto... soprattutto visto quello che già oggi gli ho raccontato riguardo la mia scomparsa. Non so se reggerebbe anche questa notizia...

"Maledetto!!" rispondo infuriato del fatto di dover cedere al suo subdolo ricatto "Spara le tue condizioni!!"

E la lista è davvero lunga. Da sistemare camera sua a lavargli la macchina, tanto da tirarla a lucido e naturalmente pulendo anche gli interni. Da rifiutare di mangiare ogni sorta di dolce preparato da mia madre (compresa la mia torta preferita: la sacher!) offrendo a lui la mia parte, a portare in giro il SUO dannatissimo cane, che più di una volta ha anche tentato di sbranarmi! E di certo non potevano mancare i mestieri che toccherebbero a lui, come ad esempio tagliare l'erba! E visto il giardino che ci ritroviamo, ci vorranno delle ore solo per fare quello... mia madre e la sue idee sul responsabilizzarci!

"Ah! Un'ultima cosa..." dice prima riaprendo la porta "Non farlo gemere troppo forte. Si sente fino in corridoio... soprattutto se lasci la porta socchiusa! Idiota!" e ride uscendo dalla stanza.

"Hai... hai lasciato la porta socchiusa?!" mi rimprovera Kiminobu, rosso dall'imbarazzo ma anche dalla rabbia, secondo me.

Cerco di giustificarmi, visto che non ho fatto apposta, ma non serve a molto. Così mi risiedo di fianco a te, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni... ma cosa? Sembra che ci sia qualcosa al suo interno...

Ritraggo la mano, e tra le dita mi ritrovo il ciondolo di Akane.

"E' davvero bello..." commenti, ritrovando il sorriso di sempre.

A questo punto ho un'idea. Salgo sul letto, fermandomi dietro la tua schiena. Apro il gancino della catenella d'argento e, facendolo passare davanti al tuo viso, te lo sistemo al collo.

"Hisashi! No! Era di un tuo antenato!" reclami, cercando di fermarmi "Lui l'ha dato a te..."

"E io lo regalo alla persona che amo..." rispondo chiudendo il gancino "Sono sicuro che lui non se la prenda affatto nel sapere che lo porti tu, anzi..."

Ti volti a guardarmi, ancora perplesso. Poi prendi tra le dita il ciondolo e lo osservi minuziosamente, passandovi sopra ripetutamente il pollice.

"Grazie..." dici infine "E' il più bel regalo che abbia mai ricevuto... Dopo te naturalmente!"

Mi baci teneramente per ringraziarmi, poi ti abbandoni tra le mie braccia, andando a posare la testa sul mio petto. Io ti stringo possessivamente, inspirando il buon odore che emanano i tuoi capelli... sanno di vaniglia.

Non so per quanto rimaniamo in questa posizione. Quando sono con il mio Koibito, il tempo diviene relativo. E' come se tutto ciò che ci circonda svanisse e restiamo solo noi due, insieme.

Ma stavolta qualcosa mi riscuote da questo tepore. Una voce.

Qualcuno ha chiamato il mio nome...

Continuando a tenere Kiminobu tra le mie braccia, mi osservo intorno, ma nella stanza non c'è nessuno. Probabilmente me la sono immaginata...

Quando però sto tornando a concentrarmi sul ragazzo accoccolato sul mio torace, noto una figura slanciata fuori dalla finestra, dove la tenda azzurra è aperta per metà. Appoggiato all'albero a pochi metri da essa si trova Akane.

Quella visione dura pochi secondi, giusto il tempo di vedere sul suo viso allargarsi un dolce sorriso. Poi lentamente Akane svanisce davanti ai miei occhi increduli.

Inizialmente penso ad una allucinazione, ma il mio istinto mi suggerisce che non lo era affatto. Che sia venuto a controllare come vadano le cose per un'ultima volta? Può essere... e il suo sorriso può rappresentare la sua soddisfazione in questo senso.

Ora che ci penso, però, non l'ho nemmeno ringraziato per quello che ha fatto. Sarà anche vero che a causa sua sono stato trasformato in gatto, passando anche giorni di vero inferno, ma senza di lui non avrei mai scoperto un sentimento così nascosto nel mio cuore, da non pensare nemmeno di possederlo, riscoprendo che un amico non era semplicemente quello per me, ma una persona speciale, da amare, da proteggere e con cui condividere la mia vita...

E allora... Grazie Akane.

Spero che ora, dovunque tu sia, possa essere felice quanto lo sono io...


FINE


*Owari*

Cioppys: Lo sai che come gattino sei proprio carino?**

Kogure: Confermo! Era un amore!**

Mitchi: Kiminobu!! Ti ci metti pure tu!! ¬.¬

Kogure: Scusa Hisashi... Ma eri davvero un amore! Come d'altronde lo sei sempre!^^

Mitchi: °///°

Cioppys: Oh! Il teppista si è imbarazzato! ^O^

Mitchi: Io non sono affatto imbarazzato! è///é

Cioppys: Ma se la tua faccia somiglia a un pomodoro! ^O^

Mitchi: Grrrrrrr...

Cioppys: Comunque ho deciso! Voglio un gattino! Preferibilmente nero con la zampetta bianca... non ti ricorda nessuno caro Hisashi?**

Mitchi: H.e.l.p. M.e.!°°


***


Cioppy's Notes (Ovvero appunti ultra mega poco importanti^^')
-------------------------------------------------------------
Mmm... lo dico io o lo dite voi? La base di questa storia è una cavolata pazzesca!!^^'''

Scusate se il motivo della maledizione e il come spezzarla è decisamente banale, ma purtroppo non mi è venuto in mente altro di abbastanza decente... e se questa è decente, immaginatevi le altre che avevo in serbo! Come dire... una più scadente dell'altra!^^'

Spero di aver sistemato tutti i 'buchi' nella trama, 'buchi' che erano saltati fuori una volta deciso come farla finire e, soprattutto, una volta deciso quale fosse il motivo della maledizione. Purtroppo scrivendo avrò cambiato idea non so quante volte, facendo così in modo che alcune cose scritte in precedenza erano incongruenti con il resto...
Perdonatemi quindi se non torna qualcosa!!^^'''

See You! ^__^


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