Disclaimer: Tanto per
cambiare... I personaggi non sono miei ma appartengono a Inoue-sensei. Io li
prendo solo in prestito, li sfrutto a più non posso per puro divertimento, e
non ci guadagnerò mai un soldo bucato...
Mitchi: Se vuoi ti puoi far pagare in lire italiane, o in pesetas spagnole,
o ancora in marchi tedesci o in franchi francesi...
Cioppys: Ma Hisashi... Lo sai che sono fuori corso? Non valgono più niente!
Mitchi: Appunto...
Cioppys: ¬.¬
Dediche :
A Rem, Kya, Bya, Vampy e Glenda, che sono state le prime persone che ho
conosciuto personalmente di un forum, poco più di un anno fa, e che mi hanno
reso la vita più bella e divertente... Ma, soprattutto, senza le quali non
avrei mai e poi mai potuto conoscere tutte le altre persone che sono entrate
a far parte della mia vita in questo periodo.
Note :
Se leggendo il titolo vi viene in mente Fruits Basket... sappiate che non
c'entra assolutamente niente con quello che troverete di seguito!^^
Questa Fan Fiction era nata inizialmente come SenMit, solo che, nel pensare
allo sviluppo della trama, c'erano alcune cose che non tornavano. Il punto
era che mi serviva una persona che fosse già un'amico di Mitsui, e Sendoh
nella realtà non lo è affatto. Così ho deciso approfittare di questo fatto
per cambiare il paring e non diventare troppo monotona^^', dedicandola ad
un'altra coppia, la seconda che preferisco.
Mitchi: E tanto per cambiare sto paring sempre me deve comprenere! ¬.¬
Cioppys: Mi dispiace... ma iniziare a scrivere qualcosa dove tu non ci sia,
per me è veramente impossibile!^^
Mitchi: Come sono contento... ¬.¬
Tra " " c'è il parlato normale, mentre tra < > c'è un parlato un po'
speciale... che capirete di cosa si tratta più avanti. Non ve lo dico solo
per non svelarvi cosa succede!^^
Buona Lettura... e Buon MitKo Day a tutti!^^
La
maledizione del gatto
di Cioppys
POV.MITSUI
La pioggia cade incessantemente, creando enormi pozzanghere lungo la
strada e dei piccoli torrenti carichi d'acqua, che si muovono velocemente
ai margini dei marciapiedi fino ad essere inghiottiti nei tombiti. Il
cielo è coperto da enormi nuvole grige scuro, così compatte tra di loro da
creare un immenso tappeto che si distente fino all'orizzonte, tanto da non
riuscire a scorgerne la fine. In lontananza, sul mare, si vedono fulmini
partire dal cielo e discendere fino ad esso, lambendo le sue acque salate.
In quel punto le nuvole sono ancora più scure, presagio di un possibile
peggioramento delle condizioni atmosferiche in un vero e proprio
temporale.
Osservo questo scatenarsi della natura riparato sotto la pensilina di una
fermata dell'autobus. Come al solito, non ho l'ombrello. In fondo come
avrei potuto immaginare che il tempo sarebbe cambiato così bruscamente?
Stamattina, quando sono uscito di casa, nel cielo risplendeva un sole
caldo primaverile...
Sospiro pensando che non smetterà tanto presto. A questo punto o decido di
restare qui ore e ore ad aspettare che il temporale finisca, o decido di
prendermi l'acqua iniziando a correre verso casa... Se nel primo caso c'è
il rischio di ammalarmi per il freddo preso a stare qui fermo come un
baccalà, nel secondo per l'acqua che mi bagnerebbe come un pulcino!
Certo che queste scelte non sono mai facili...
"Vuoi un passaggio?"
Alzo la testa e osservo il mio interlocutore.
"Kogure!"
Il mio compagno di squadra si ferma sotto la pensilina e scrolla
l'ombrello che lo copriva pochi istanti prima, per liberarlo di un po' di
peso dovuto all'acqua. Poi rimane fermo sorridendo, in attesa di una mia
risposta all'offerta che mi ha fatto.
"Ti ringrazio" gli dico "Ma non vorrei allungarti di troppo la strada..."
"Non preoccuparti... Per un amico questo ed altro" e mi si avvicina,
coprendomi con l'ombrello.
Ci incamminiamo lungo la strada, stretti uno vicino all'altro per non
bagnarci, anche se la mia parte sinistra del corpo e la sua destra non
riescono a sfuggire all'impalcabile pioggia che incessantemente continua a
cadere.
"Ormai i campionati nazionali sono vicini..." dici ad un certo punto,
interrompendo il silenzio che era calato su di noi da diversi minuti.
"E già... Mancano solo poche settimane al loro inizio"
"E' stata dura, ma alla fine ce l'abbiamo fatta..." e con un sorriso
sincero aggiungi "Finalmente quel sogno che tanto bramavamo si è avverato
Mitsui... e tu hai finalmente mantenuto la promessa che avevi fatto..."
"Bhe, questo non è vero..." e ti circondo le spalle con un braccio,
avvicinandoti ancora di più a me "Ora il campionato dobbiamo vincerlo!"
Inconsciamente ci fermiamo a fissarci negli occhi. Non so la ragione, ma
le tue iridi scure mi hanno sempre attirato e affascinato. Forse perchè,
da quanto esse siano trasparenti, è possibile leggervi il tuo animo
sincero e gentile.
Una folata di vento più forte delle altre spezza questo momento,
strappandoti dalle mani l'ombrello. Rimaniamo un'attimo fermi imbambolati
mentre la pioggia in pochi secondi ci bagna completamente, dalla punta di
ogni singolo capello fin sotto le suole delle scarpe.
"L'ombrello!" esclami, uscendo dalla mia stretta e iniziando a rincorrere
l'oggetto, che rotola lungo la strada.
Ti osservo recuperarlo qualche metro più indietro, mentre il mio animo è
scosso da una strana sensazione di fastidio per questa interruzione...
Scuoto la testa, chiedendomi che diavolo mi stia succedendo. In questi
ultimi giorni sono proprio strano...
"C'è qualcosa che non va Mitsui?" mi chiedi osservandomi attentamente,
appena mi raggiungi con l'ombrello nuovamente in mano.
"No, no..." rispondo, un po' imbarazzato dal tuo sguardo, non riuscendo
nemmeno io a capirne il perchè.
Tu non sembri molto convinto della mia risposta, ma non insisti. Incurvi
le labbra verso l'alto e insieme riprendiamo in silenzio la strada verso
casa mia.
*
"Siamo arrivati"
"Mitsui... Tu... Tu abiti qui?!"
Fermi davanti all'ingresso di casa mia, ti osservo imbarazzato mentre
guardi stupefatto la villa in stile occidentale della mia famiglia.
Di un unico piano, è situata in cima ad una piccolo collina.
Dall'ingresso, coperto da una pensilina in cemento, parte un vialetto
pedonale di ghiaia bianca, costeggiato da una fila di ciliegi su entrambi
i lati. Mia madre adora queste piante, soprattutto i loro fiori. Peccato
che la pioggia battente li stia rovinando completamente, nello stesso modo
in cui sta rovinando i piccoli cespugli di rose sotto di essi, di cui si
prende costantemente cura. E' veramente una fissata del giardinaggio! E si
vede osservando il resto del giardino... che è un immenso boschetto di
diverse tipologie di alberi. L'unico punto dove c'è un po' spazio è
situato sulla destra della casa, proprio davanti allo studio di mio padre.
Qui si trova un piccolo laghetto alla giapponese che stona decisamente con
il resto della casa, ma è il suo luogo di riflessione... e guai a chi
glielo tocca!
"Sai... immaginavo che fossi di buona famiglia, ma... non così tanto..."
commenti.
"Eh? Come sarebbe a dire che te lo immaginavi? Pensavi davvero che..."
"Mitsui, tu indossi sempre capi di marca..." mi fai notare
interrompendomi.
Non posso certo dargli torto. Per quanto riguarda abbigliamento e
accessori per il basket, poi, compro sempre le cose migliori che ci sono
sul mercato. Spero solo che non pensi che io sia un ragazzino viziato...
non lo sopporterei da lui.
"Sarà meglio che vada..." dici "Devo cambiarmi il prima possibile se non
volgio ammalarmi..."
"Se vuoi ti presto qualcosa di asciutto... Vieni, entra pure..." e apro il
cancelletto con le chiavi.
Ora... qualcuno mi può spiegare perchè il viso del mio compagno di squadra
è diventato bordò?
"T-ti ringrazio... ma preferisco andare a casa mia!" e si allontana
correndo pioggia, salutandomi con la mano.
Solo quando lo vedo scomparire in fondo alla strada, varco il cancelletto,
e velocemente raggiungo la porta, evitando quasi tutte pozzanghere che si
sono create sul passaggio... quasi tutte perchè in una ci sono finito
completamente dentro! I miei poveri pantaloni...
Appena entro in casa, mi dirigo direttamente in bagno per togliermi i
vestiti bagnati. Ormai mi si erano appiccicati completamente al corpo,
provocandomi brividi di freddo lungo la schiena. Li butto nella cesta di
quelli sporchi e mi infilo subito sotto la doccia, aprendo al massimo
l'acqua calda... che bel sollievo.
"Hisashi!!"
L'urlo di mia madre fa tremare l'intera villa. E adesso che cosa ho
combinato?
Finisco di lavarmi e mi vesto velocemente. Meglio raggiungerla nel minor
tempo possibile prima di far aumentare troppo la sua ira. Quando si
arrabbia è sarebbe meglio non girarle troppo attorno... ma se non mi
presento è peggio.
Arrivo nell'ingresso dove la trovo. E' ferma dietro la porta e sta
picchiettano nervosamente la punta del piede per terra, mentre mi osserva
con entrambe le mani puntate sulla vita. Diciamocelo, quella posizione è
proprio un brutto segno...
"Prendi immediatamente uno straccio e pulisci il pavimento!" dice
irritata, indicandomi la pozza d'acqua che parte dalla porta e prosegue
lungo il tragitto che ho percorso quando sono entrato.
Meglio non dire assolutamente niente e ubbidire. Mia madre è una donna
gentile e premurosa quando serve, ma quando si arrabbia cambia
completamente! Mi sono sempre chiesto come faccia mio padre quando
litigano tra di loro... vabbè che nemmeno lui scherza...
Dallo sgabuzzino vicino al bagno, prendo spazzolone e straccio, e mi metto
a pulire.
Ehm... diciamocelo... non sono proprio fatto per i lavori domestici!
Infatti è più il macello che combino che altro!! Invece di raccoglierla
l'acqua, la sto spargendo in giro per la casa, soprattutto in salotto
sotto il divano nuovo. Poi, mentre svuoto il secchio nel lavandino, mi è
scivolato, e così ho allagato pure il bagno. Infine, dulcis in fundo,
mentre pulisco energicamente con lo spazzolone, urto il mobiletto sul
quale c'è un bellissimo vaso di mia madre... ve lo devo proprio dire che
ora è nella pattumiera in mille pezzi?
"Mamma, la prossima volta è meglio che le pulizie le fai tu, altrimenti la
casa rischia di essere distrutta! Hisashi è il solito incapace..."
"Senti chi parla!" rispondo, guardando Hito con rabbia pura "Quello che
non sa cucinare nemmeno un po' di ramen! L'altra volta sei stato tu che a
momenti mandavi a fuoco la casa!"
Il suo volto si incupisce, e capisco che, ribatti e ribatti a parole,
arriveremo alla mani.
Ecco il 'normale' rapporto tra i fratelli Mitsui.
Hitonari ha tre anni più di me, e frequenta la falcotà di architettura
nella prestigiosa universita Nanto di Tokyo, seguendo le orme di famiglia
da generazioni e generazioni. Secondo quello che vorrebbero i miei
genitori, l'anno prossimo anch'io dovrei iscrivermi lì... ma quello che
VORREBBERO i miei genitori non corrisponde proprio per niente con quello
che VORREI io! Infatti il mio di obbiettivo è un'università con una
prestigiosa squadra di basket...
Comunque, ritornando a mio fratello, lui è lo scassaballe per eccellenza!
Nelle discussioni deve avere sempre l'ultima parola, ma soprattutto, vuole
sempre e perennemente avere ragione! Normalmente ogni nostro discorso che
non arriva alle mani (cosa quanto mai rara), finisce con l'abbandono da
parte mia, causa 'stufaggine acuta' di sentire le st*onzate che spara.
Inoltre, se a me dicono di essere arrogante, testardo e presuntuoso, dopo
aver conosciuto Hitonari dovrebbero cambiare il giudizio sul sottoscritto,
facendomi diventare addirittura un santo!
Peccato che sia lui il cocco in famiglia... e i miei si schierino
perennemente dalla sua parte, anche quando ha palesemente torto. Forse
questa 'regola' l'hanno sgarrata un paio di volte da quando sono nato...
"Adesso basta!!"
Come sempre, è mio padre a porre fine alla disputa, e per farlo basta la
sua presenza. Severo e autoritario, primogenito di tre fratelli, è uno dei
migliori architetti giapponesi in circolazione. Le sue opere più famose si
trovano ad Osaka e Kyoto.
"Io sto lavorando ad un progetto importante e ho bisogno di assoluta
tranquillità!"
Io e Hito rimaniamo in silenzio, sapendo che ha perfettamente ragione.
Fortunatamente è uno che non si perde in lunghissime prediche. E', in una
parola, essenziale. Così, riportata la calma, ci spedisce ognuno in camera
nostra ordinandoci di non uscire fino all'ora di cena.
"Hisashi..."
Sospiro. Quando mio padre mi chiama con quel tono di voce secco e deluso,
non c'è proprio nulla di buono all'orizzonte.
Osservo Hitonari che, prima di sparire lungo il corridoio che porta alle
nostre stanze, fa un sorriso divertito... Lo sai che sei un maledetto
basta*do?! Ghignare per le sventure altrui! Ma questa me la segno e prima
o poi te la restituisco con gli interessi!!
Seguo mio padre in salotto. Lui si accomoda sulla poltrona, e mi indica il
divano di fronte.
"Si papà?" chiedo, dopo essermi seduto a mia volta.
"Ho saputo dalla mamma che, quando ero a Kyoto, hai dovuto ripetere alcuni
esami per poter partecipare ai campionati nazionali di basket..."
Oh porc... ho pregato tanto che lei tacesse su questo piccolo
particolare...
"Così sono andato a parlare con alcuni dei tuoi professori..."
Con i gomiti mi appoggio sulle ginocchia e sorreggo la testa mentre fisso
il pavimento. Qualcuno ha già iniziato a scavarmi la tomba?
"Sono rimasto sorpreso nel sentirmi dire che il tuo comportamento a scuola
è migliorato parecchio. Sei diventato più diligente e che non ti cacci più
nei guai... Diciamo che comunque l'avevo intuito dal fatto che i
professori non telefonassero più a casa ogni settimana per lamentarsi di
te..."
Bhe, da quando sono rientrato nella squadra di basket, ho deciso di
mettere la testa a posto, ma soprattutto ho promesso al signor Anzai di
non farmi coinvolgere più in nessuna rissa... e io mantengo sempre la
parola data. Sia chiaro: naturalmente da questo patto è escluso mio
fratello...
"Purtroppo, la stessa cosa non si è potuta dire dei tuoi voti..."
Ecco. Finalmente siamo arrivati alle note dolenti.
"Hisashi, la tua media è bassissima, la più bassa che ci sia mai stata in
tutta la famiglia Mitsui da generazioni. Se non la migliori, non ti
accetteranno mai alla Nanto..."
"Papà, io non ci voglio andare al..." mi intrometto, sapendo benissimo che
non dovrei farlo...
"Non ammetto discussioni!" mi interrompe lui, picchiando una mano sul
tavolino di legno alla sua sinistra, tanto forte da farmi sussultare "Tu
andrai nella stessa università frequentata da me, da tuo fratello, dai
miei fratelli, da mio padre e così via! Quindi decidi: ho ti dai una
regolata e ti metti a studiare da solo, o ti mando a fare ripetizioni
privatamente, facendoti lasciare la squadra di basket DA SUBITO!!"
Lasciare la squadra?
"No, ti prego!!" scatto in piedi "Ho appena riniziato a giocare... e poi
ci sono i campionati nazionali!!"
Già... i campionati nazionali. A questo pensiero mi tornano in mente le
parole che ho scambiato con Kogure mentre mi stava riaccompagnando a casa.
Io non ho ancora mantenuto la parola data durante il primo anno... devo
ancora portare lo Shohoku alla vittoria del campionato nazionale! Non
voglio deludere nuovamente il mio compagno di squadra, non voglio
assolutamente... non riuscirei più a guardarlo negli occhi se gli facessi
un torto simile!
"Per me potrebbero essere anche le olimpiadi, e non cambierebbe
assolutamente niente!" risponde severamente lui "Se non vedo nemmeno un
leggero miglioramento da qui a alla fine del trimestre, ti scorderai di
andare a Hiroshima con i tuoi compagni!"
Senza darmi il tempo di replicare o di dire la mia, si alza e ritorna nel
suo studio, chiudendo con forza la porta alle sue spalle. Lo osservo
sparire, per poi lasciami cadere in silenzio seduto sul divano, con il
morale decisamente sotto i piedi.
Una mano si appoggia sulla mia spalla. Volto la testa e incontro lo
sguardo di mia madre.
"Non disperarti tesoro... So quanto ci tieni ad andare a Hiroshima, ma in
fondo basta che ti metti a studiare un po' di più e tuo padre non farà
storie" dice sorridendomi con affetto.
Grazie mamma... almeno in questa casa c'è qualcuno che mi capisce!
Comunque, non è così facile come sembra: il problema è che io e lo studio
decisamente non andiamo molto d'accordo! Anzi... non andiamo proprio per
niente d'accordo!
Sconsolato, mi avvio verso la mia camera, cercando di trovare una
soluzione per aumentare una media scolastica già tirata appena alla
sufficienza per grazia divina. In due anni di liceo ho sempre studiato il
minimo indispensabile per essere ammesso all'anno successivo... l'idea di
chiudermi in casa sui libri mi fa semplicemente accapponare la pelle...
Apro la porta della stanza e vengo investito da un'aria gelida.
Chiedendomi da dove possa arrivare, osservo la mia camera. Subito noto che
la porta finestra che dà sul giardino è aperta. Le tende svolazzano
sospinte dal vento umido che entra da essa... insieme all'acqua! Mi
precipito a chiuderla e osservo il pavimento completamente bagnato...
Fantastico! Le pulizie di primavera non sono ancora terminate...
Mi lascio cadere sul letto, pensando che forse, prima di iniziare, è
meglio mettere al sicuro tutte le cose più preziose (o meglio, a cui tengo
particolarmente) che si trovano in questo locale. Non vorrei che facciano
la fine del vaso di mia madre...
Ad un tratto, sento la mia schiena inumidirsi. Naaa... sarà solo una mia
impressione: il letto non può essere di certo bagnato, è troppo lontano
dalla finestra e la pioggia non batte nemmeno da questa parte della
casa... Ma allora perchè la giacca della tuta mi si è appiccicata
addosso?! Mi alzo di scatto e osservo sbigottito il copriletto
completamente lavato! E non solo... E' sporco anche di fango!!
Adesso mio fratello mi sente!! Sicuramente quel cretino mi ha voluto fare
qualche scherzo... non può essere che così! Magari credeva pure che
cascassi in errore pensando che fosse colpa del temporale...
Come un fulmine mi precipito alla porta della mia stanza, quando uno
strano rumore attira la mia attenzione. Mi guardo intorno pensando che il
mio udito deve avermi sicuramente tratto in inganno, visto che in questa
casa non ci sono...
"Miaaoo"
...Gatti?!
Da sotto il letto vedo spuntare un soriano, tutto arruffato e bagnato, del
tipico colore della cenere... Bhe, dicamo marrone, visto che sono più le
macchie di fango che ha addosso che altro!
"Sei... Sei stato tu! Maledetta bestiaccia!!"
A questo punto inizia la rincorsa.
Mi butto nel punto in cui si trova per prenderlo, ma lui riesce a
sfuggirmi, saltando sul letto. Lo seguo sopra di esso, e quando lo vedo
scendere e rinfilarsi sotto, mi getto a capofitto afferrandolo per la
coda. Il malefico gattaccio emette un'acuta miagolata, per poi girarsi e
affondarmi le unghie nella carne delle mani.
"Iteeeee!!!!!!"
Io lascio la presa e soffio sui graffi che mi ha provocato... cavolo se
bruciano! Alzo la testa e vedo la figura del felino oltrepassare la porta
della mia camera. Così esco sul corridoio, appena in tempo per scorgere la
coda sparire all'interno di un'altra stanza, situata all'inizio del
corridoio stesso. Mi catapulto al suo inseguimento ed entro spalancando la
porta. Il gattaccio è accucciato sulla scrivania di ebano dalla forma
arrotondata.
"Adesso non mi scappi..." ringhio, avvicinandomi lentamente a lui.
Lo vedo alzarsi sulle zampe posteriori e rizzare il pelo sulla schiena. Mh...
Di certo non mi faccio spaventare da un perfido animale! Arrivo a meno di
un metro dalla scrivania, e sto per saltare quando...
"Hisashi! Che diavolo stai facendo qui dentro?!"
La voce di mio padre mi blocca e il felino ne approfitta per uscire dalla
porta finestra aperta quel tanto per far circolare l'aria.
Lo so, nessuno dovrebbe mettere piede nel suo studio, ma sinceramente non
mi ero preoccupato minimamente in che stanza fossi entrato, troppo preso
dalla brama di catturare quel gattaccio... Così, rimango fermo imbambolato
nella stanza, pronto ad un'altra predica...
Lui però non dice niente. Si avvicina alla scrivania ed osserva i progetti
del nuovo centro commerciale di Kyoto che si trovano sopra il suo piano di
lavoro. Quello che non mi piace per niente è che ha iniziato a tremare...
Quando si volta verso di me con i fogli in mano, mostrandomeli,
indietreggio di qualche passo...
"TU!!" esclama lui con gli occhi frementi di rabbia e ira funesta...
I progetti di mio padre sono sporchi del fango che era sulle zampe del
gatto, il quale vi si era praticamente seduto sopra. Sono completamente
rovinati...
"Papà... non sono stato io!" cerco di giustificarmi, ma so già che non c'è
speranza di farlo...
Mio padre mi si para davanti. Anche se mi supera in altezza di neanche
cinque centimetri, in questo momento mi sento l'uomo più piccolo del
mondo...
"Sei... Sei la pecora nera di questa famiglia!!" e dopo aver alzato la
mano, mi assesta un sonoro schiaffo sulla guancia sinistra "Sparisci
immediatamente dalla mia vista! Non ti voglio più fra i piedi!"
Mi volta le spalle e si va a sedere dietro la scrivania, scaraventando
sopra di essa con un gesto di frustrazione i disegni, alcuni dei quali
fluttuano per aria prima di andare a posarsi per terra.
Intanto io sono fermo imbambolato in mezzo allo studio, ancora scosso per
quello che è successo.
Io e mio padre abbiamo spesso le nostre discussioni, anche accese, come
tutti i genitori e figli di questo mondo. Raramente, però, lui arriva alle
mani... in 18 anni questa è la terza volta che ricevo uno schiaffo da lui.
Il punto è che il solo fatto di avermelo dato, mi ferisce profondamente.
Stavolta non era affatto colpa mia...
"FUORI!!" mi urla dietro lui adirato, indicandomi la porta e scuotendomi
dal mio stato di shock.
Esco dalla prima via d'uscita che mi capita a tiro: la porta finestra che
dà sul giardino.
Mi fermo sotto la pioggia, sul bordo di quel piccolo laghetto che si trova
davanti al suo studio, infissandomi sulle gocce che infrangono la sua
superficie. Ad un certo punto, sento che alla pioggia si stanno mischiando
anche le mie lacrime...
Nel riflesso del laghetto i miei occhi vedono una figura ferma sulla riva
opposta a quella dove mi trovo io. Alzo lo sguardo e incontro le due perle
verdi smeraldo appartenenti al fautore dei miei guai: il malefico gatto
soriano!
"E' tutta colpa tua..." sussurro, afferrando un sasso e scagliandolo verso
l'animale, ma la pietra non raggiunge la sua meta, venendo inghiottita
nelle 'profondità' del laghetto.
Il felino rimane fermo a guardarmi, muovendo ritmicamente la coda da
destra a sinistra, movimento al quale rimango come ipnotizzato. La vista
mi si distorce per un momento e io cerco di sbattere le palpebre senza
però riuscirci. La cosa succede ancora un paio di volte, e nello stesso
modo non riesco a comandare il mio corpo, fino a che l'unica cosa che
rimane nitida e ben definita nella mia visuale, ormai completamente
sfasata, è la coda del gatto.
Di quello che successe dopo non ho ricordi, in quanto intorno a me tutto
si fece buio e svenni.
*
Un raggio di sole che si fa strada fra le nuvole lambisce il mio volto,
svegliandomi. Apro gli occhi e mi osservo attorno, decisamente
disorientato. Ma che diavolo ci faccio in giardino?
Ripenso agli ultimi avvenimenti della giornata appena trascorsa, e mi
ritorna alla mente quello che è successo nello studio di mio padre: i suoi
progetti, che dovevano essere pronti per questo venerdì, completamente
rovinati, la sua rabbia e la sua ira, ma soprattutto, il suo schiaffo...
Sospiro, mettendomi sulle quattro zampe e scrollando la rugiada e l'acqua
che ho preso tutta la notte scuotendo il pelo...
Alt!!
...SCUOTENDO IL PELO?!?!?!?!?!?!?!?!?!?
Con gli occhi sgranati osservo le mie mani... o meglio, le mie zampe!!
Kami... HO LE ZAMPE!!
Allora, Hisashi, calmati... non cedere al panico, non cedere al panico...
...AIUTO!!
Ma che mi sta succedendo?
Lentamente mi avvicino al laghetto e mi specchio nelle sue acque, solo che
quello che vedo mi lascia decisamente senza fiato: sono un gatto! Si...
avete proprio capito bene: un gatto!!
Due orecchie a punta, dall'interno rosa pastello, stanno sopra la mia
testa, mentre dal piccolo naso del colore dei fiori di ciliegio, partono
lunghi baffi neri. Gli occhi e il corto pelo che ricopre il mio corpo sono
dello stesso colore, come una notte senza luna, a parte la zampa anteriore
sinistra che è completamente macchiata di bianco.
Lentamente mi accascio sul terreno, continuando a fissare esterrefatto
l'immagine riflessa nel laghetto. Il mio respiro si velocizza, insieme al
battito del mio cuore. Ad un certo punto, mi alzo di scatto e con un balzo
mi allontano prontamente da quell'immagine, troppo assurda per essere
vera. Ancora scosso e incredulo, osservo un punto fisso, senza però che la
mia mente registri veramente cosa stia vedendo. In realtà, infatti, ho lo
sguardo perso nel vuoto...
Com'è possibile che io, un essere umano, sia diventato un gatto?
La domanda non trova nessuna risposta e la mia attenzione viene rapita da
uno strano rumore che sembra un ringhio sommesso. Volgo lo sguardo alla
mia sinistra e mi ritrovo Shiro, il cane lupo di mio fratello, osservarmi
dall'angolo della casa, a meno di una decina di metri di distanza.
Kami... ma Hito doveva proprio lasciarlo libero stamattina?!
Istintivamente, inizio a scappare a destra, correndo come un pazzo per
evitare che Shiro mi raggiunga. Sento le sue falcate alle spalle, che
lentamente si avvicinano sempre di più. Con uno sforzo riesco a
raggiungere il cancelletto d'entrata e passo in mezzo alle sue sbarre,
fermandomi subito dopo ad osservare il cane che lo raggiunge abbaiando
rabbiosamente al mio indirizzo.
Inconsciamente spaventato dalla sua vista, indietreggio in mezzo alla
strada. Il suono di un clacson mi fa letteralmente saltare, e mi accorgo
appena in tempo per evitarla della macchina che sta sopraggiungedo.
Scosso dal rischio appena corso, riprendo come un matto a correre,
arrivando al parchetto vicino a casa mia. Mi infilo all'interno di un
grosso cilindro di cemento, usato dai bambini per giocare, per riprendere
fiato...
<Allora... Com'è la vita da gatto?>
La voce che mi arriva alle spalle mi fa sussultare. Osservo nell'oscurità
del fondo del tubo di cemento vedendo solo due grandi occhi verdi. Poi,
lentamente, dall'ombra appare la sagoma del suo proprietario...
<M-ma... ma t-tu... tu sei quel gattaccio malefico di ieri!!>
Si. Ne sono sicurissimo. E' proprio lo stesso che il giorno precedente ha
avuto il coraggio di intrufolarsi in camera mia e nello studio di mio
padre, rovinadogli i disegni e facendo cadere la colpa sul sottoscritto!
<Vedo che ti ricordi di me zampetta bianca...> mi dice, sedendosi sulle
zampe posteriori.
Zampetta bianca?!
<Non chiamarmi in quel modo assurdo!!> rispondo inviperito, mentre osservo
il suo sguardo che mi scruta divertito, e un dubbio mi assale...
<Maledetto! Tu sai che cosa mi è successo, vero?!> e inconsapevolmente
inarco la schiena in segno di sfida.
<Esatto...> mi risponde allargando una specie di sorriso sul suo muso <Io
so che cosa ti è successo perchè sono stato io il fautore di tale cosa...>
<Nani?!>
Kami... inizio ad avere dei seri dubbi sul mio stato mentale. Fino a ieri
ero un normalissimo ragazzo, grande giocatore di basket, e oggi mi ritrovo
trasformato in una maledetto gatto... e sto addirittura parlando con un
mio simile?! Ecco... adesso penso pure che sto 'coso' qui davanti è un mio
simile! Certo che sono proprio conciato male...
<Vedi, io ti ho lanciato una maledizione...> continua nella sua
spiegazione, ma ciò che ha detto mi sconvolge decisamente...
<Tu cosa hai fatto?!> gli chiedo lasciando che lo stupore prenda il posto
della rabbia...
<Ieri sei stato molto scortese nei miei confronti, e per ripagarti ti ho
inflitto una maledizione. Ora sarai costretto a vivere come un gatto, così
capirai che cosa significa...>
<Mi stai prendendo in giro?! Io sono un essere umano!> gli faccio notare,
anche se guardandomi adesso chiunque si metterebbe a ridere di fronte a
questa affermazione.
<E allora? Una maledizione è pur sempre una maledizione...>
<Ma tu chi diavolo sei?!> esclamo sempre più esterrefatto...
<Questo non ha importanza... Sappi che però c'è un modo per spezzare tale
maledizione...>
<E qual'è?> chiedo, finalmente con un minuscolo barlume di speranza che si
accende.
<Bhe... Dovrai scoprirlo da solo zampetta bianca...>
...Io questo adesso lo ammazzo!!
Peccato che non faccio nemmeno in tempo a formulare questo pensiero che
lui mi volta le spalle e sparisce nell'oscurità da cui è venuto. Lo
inseguo, chiedendogli di fermarsi (ma sarebbe più giusto dire ordinandogli)
ma quando sbuco dall'altra parte non c'è nessuno.
E adesso... che faccio?
*
E' tutto il giorno che continuo a girare come un disperato alla ricerca
del fautore dei miei guai, ma senza nessun risultato. E' praticamente
sparito nel nulla.
Sono anche tornato a casa mia, per vedere com'era la situazione. Purtroppo
non ho potuto nemmeno avvicinarmi all'edificio, visto che appena fatto
qualche metro oltre il cancelletto Shiro si è ripresentato davanti a me,
dandomi solo un'unica possibilità: uscire nuovamente in strada.
Così, non sapendo dove andare e visto che il tempo stava nuovamente
peggiorando, mi sono fermato sotto la panchina della pensilina
dell'autobus del giorno prima, al riparo dalla pioggia che copiosa ha
ripreso a cadere.
Mi distendo sul cemento freddo, arruffando il pelo e cercando di
stringermi il più possibile per difendermi dal vento che ha preso a
soffiare. Purtroppo, non riesco a fare molto. Il gelo mi penetra fin nelle
ossa e inizio a tremare. Incosciamente, disperato per la situazione in cui
mi sono venuto a trovare, inizio anche a piangere, e il mio miagolio
disperato si propaga nell'aria circostante...
Come vorrei che tutto questo fosse solo un incubo. Anzi, non può essere
che così! E' tutto troppo assurdo che non può essere altro che frutto
della mia più fervida fantasia. Adesso, quando riaprirò gli occhi, mi
ritroverò disteso sul mio letto, al caldo e con le mie vere sembianze...
Ad un tratto, qualcosa mi tocca sulla schiena e io sobbalzo.
Immediatamente mi tiro su in piedi, e noto che non è cambiato nulla. Sono
ancora un gatto, disteso sotto una panchina, completamente bagnato
fradicio e tremante dal freddo... l'incubo continua, ma forse non è
solamente un incubo... e se fosse la realtà? Cosa mia dovrei fare?
Vedo una mano che si allunga verso di me. Probabilmente è proprio il suo
tocco ad avermi svegliato. Istintivamente, per difendermi, tiro fuori gli
artigli e la graffio...
"Ite!!" sento urlare... ma quello che mi sconvolge è che la voce di questa
persona la conosco molto bene...
Kogure.
Mi affaccio da sotto la panchina e lo osservo mentre è inginocchiato
davanti ad essa, impegnato a soffiare sulla mano appena graffiata. Poi, la
scuote come a cercare di liberarsi del dolore, ma il bruciore non se ne
andrà tanto presto... lo dico io che questa sensazione l'ho provata
proprio ieri.
"Hai proprio un bel caratterino..." dice osservandomi con un dolce sorriso
"Comunque non volevo farti del male..." e mi offre nuovamente la mano,
questa volta con il palmo rivolto verso l'alto.
Titubante, rimando a guardarlo ragionando sul da farsi. Conosco Kogure e
quindi non devo aver affatto paura di lui. Il suo animo è così gentile che
mai farebbe del male ad essere vivente.
Così, mi avvicino e mi lascio accarezzare da quella mano dal tocco
vellutato. Le sue dita mi grattano qualche secondo sotto il mento, per poi
passarle dietro le mie orecchie. Infine, affondano nel pelo della schiena,
e io mi distendo per sentire meglio le sensazioni che le 'grattate' mi
danno. Ora posso finalmente capire quanto ai gatti piacciano queste
attenzioni... sono davvero rilassanti.
"Sei tutto bagnato, sai?" dice "Che ne dici se ti porto a casa
all'asciutto?"
Sai Kogure, l'idea non mi dispiace affatto!
Alzo la testa e inizio a miagolare, con la speranza che tu capisca che
accetto molto piacevolmente l'invito. Poi prendo a strofinarmi con il
corpo addosso ai tuoi pantaloni, facendo le fusa. Ho proprio bisogno di
una bella asciugatina... ti prego! Portami con te!!
"Lo devo prendere come un sì questo tuo comportamento?" domandi
sorridendo.
Mi prendi in braccio, accarezzandomi la testa. Poi ti alzi e raccogli la
cartella che hai lasciato sopra la panchina. Infine ti incammini verso la
tua dimora.
Dopo pochi minuti arriviamo di fronte a casa tua. E' una piccola villetta
in stile decisamente occidentale, composta dal pianterreno, circondato da
un piccolo giardino molto curato, e il primo piano. Il muretto che
circonda la proprietà della tua famiglia è di colore bianco, alto circa un
metro, sopra il quale si trova una ringhiera dello stesso colore.
Ci fermiamo davanti al cancello, coperto da un piano di cemento, e tu mi
posi per terra, iniziando a cercare le chiavi per aprirlo. Io aspetto
osservandoti, muovendo la coda da destra a sinistra.
Il rumore della serratura che scatta mi fa capire che finalmente l'accesso
è aperto, solo che noto una cosa un po' strana: ti guardi nervosamente in
giro come se stessi cercando qualcuno... o meglio, come se stessi cercando
di evitare qualcuno. Non ci faccio molto caso, perchè subito mi riprendi
tra le tue braccia. E' una sensazione strana quella che provo stando in
questa posizione... come di protezione e sicurezza.
Velocemente raggiungi la porta d'ingresso, e la apri con le chiavi che già
tenevi in mano. Entriamo all'interno della villetta e ti incammini a
grandi passi verso la scala che porta al piano di sopra.
"Kiminobu... sei tu?"
La voce di una donna, probabilmente quella di tua madre, ti chiama. Tu
rispondi di si e riprendi ancora più velocemente di prima il tragitto.
Arriviamo così di fronte ad una porta sulla quale è appesa una targhetta
con il tuo nome. La apri, per poi richiuderla alle tue spalle.
Osservo attentamente la tua camera. In centro è situato un letto
all'occidentale di una piazza e mezza, sul quale è disteso un copriletto
dai colori vivaci. Sopra di essi si trova una mensola piena di diversi
libri di narrativa. Sotto la finestra, posta di fronte all'entrata, si
trova invece una scrivania sulla quale spiccano i libri di scuola ordinati
verticalmente, due portamatite, uno rosso e l'altro nero, e una
fotografia, della quale però non riesco a vedere bene il soggetto, ma mi
sembra un gruppo di persone. Infine, a destra si trova un grande armadio
che occupa tutta la parete della stanza.
Mi appoggi per terra, tra il letto e la scrivania, nascosto dall'entrata.
Mi intimi di non muovermi e, dopo aver posato vicino all'armadio la borsa,
sparisci oltre la porta.
E' vero, mi hai detto di non muovermi, ma sono troppo curioso per stare
fermo. Così, con un balzo, mi porto prima sulla sedia e poi sulla
scrivania. Mi avvicino alla foto e riconosco immediatamente i soggetti,
ricordando benissimo quando è stata fatta...
Raffigura noi la sera stessa che ci siamo conquistati l'accesso ai
campionati nazionali, battendo il Ryonan. Eravamo usciti per festeggiare
la vittoria. Ayako aveva con sè la macchina fotografica e si è divertita
un mondo a scattare a destra e a sinistra. Questa è quella che abbiamo
fatto prima di tornare a casa, tutti insieme.
Io mi trovo tra Akagi e Kogure, sulla sinistra, e... solo ora mi accorgo
di un particolare: Kogure mi sta osservando con la coda dell'occhio,
nonostante il volto sia rivolto verso l'obbiettivo. Non ci avevo mai fatto
caso...
La porta si riapre facendomi sobbalzare. Tocco la cornice, e questa si
distende sul tavolo con un sordo rumore.
"Ti avevo detto di non muoverti..." mi rimprovera il mio compagno, con un
dolce sorriso sulle labbra, mentre prende la foto tra le mani. La osserva
un po' malinconico per qualche secondo, e successivamente la risistema al
suo posto.
...E finalmente si dedica al sottoscritto.
Mi avvolge delicatamente in un asciugamano di spugna, dal buon odore di
marsiglia, e mi prende in braccio. Si siede sul letto e inizia ad
asciugarmi. Io mi lascio cullare da questo tenero movimento, facendo le
fusa.
"E' strano... normalmente i gatti sono abbastanza diffidenti dalle
persone, ma sembra che invece tu sia completamente a tuo agio..."
commenti, continuando l'operazione di asciugatura.
Se sono a mio agio lo devo esclusivamente a te, Kogure. Di chi mi potrei
fidare altrimenti?
Quando finisci, lasci che l'asciugamano cada sul pavimento, e mi sollevi
prendendomi sotto le zampe anteriori.
"Mia madre non vuole che tenga animali in casa..." dici, facendomi capire
il comportamento di quando sei entrato "Però, non so precisamente il
perchè, tu mi piaci molto... e vorrei tenerti, che ne dici?"
Che sono assolutamente d'accordo!! Se non resto qui con te, dove andrei?
E' il mio primo giorno da gatto e non so niente di come si viva in
strada... potrei anche cacciarmi in qualche guaio, e l'idea non mi garba
proprio per niente...
"Miaoo!"
Sorridi, per poi iniziare a ridere, lasciandoti cadere all'indietro sul
letto. Il movimento mi fa dondolare, e devo dire che per un attimo ho
sudato freddo. Tienimi stretto e non farmi cadere... capito?
Quando ti riprendi, mi fai notare che ho risposto alla tua domanda, come
se l'avessi capita perfettamente... Bhe, in effetti io l'ho capita
perfettamente, ma come faccio a spiegartelo che io sono Mitsui, il tuo
compagno di squadra? E' un po' difficile, visto che sotto questa forma non
parlo la lingua degli uomini...
"Mmm... Devo darti un nome adesso" e diventi pensieroso "Vediamo... che ne
dici di Kira?"
Kira?! Ma è un nome da femmina!! Non puoi darmi un nome simile!! Kogure...
osserva bene in basso in mezzo alle zampe posteriori e accorgiti che sono
un maschio! UN MASCHIO!!
"E io che credevo che fossi una gatta!" esclami quando ti accorgi che ho
qualcosa che le femmine non dovrebbero avere...
Però, il fatto che il tuo sguardo si fissa proprio lì... ecco... mi mette
parecchio in imbarazzo! Cerco di divincolarmi finchè non ci riesco. Salto
sul letto e mi fermo sopra un cuscino, osservandoti da dietro le spalle.
Meno male che da gatto non divento rosso in volto, altrimenti ora sarei
bordò!
"Mmm... Vediamo... Che ne dici di... Mitchi?"
Eh? Come sarebbe a dire Mitchi? N-non può aver capito chi sono!!
"Sai, Mitchi è il soprannome che ha dato un mio Kohai ad un mio... caro
amico..." inizi a raccontarmi, mentre un velo di tristezza si dipinge sui
tuoi occhi "Tra l'altro oggi non è nemmeno venuto a scuola. Spero che non
si sia ammalato a causa dell'acqua che abbiamo preso ieri..."
Nella stanza scende uno strano silenzio, e tu ti metti ad osservare il
soffitto, con espressione rassegnata... ma per cosa? Non sai quanto vorrei
in questo momento leggerti nel pensiero Kogure...
Volendo farti ritrovare il sorriso, mi avvicino a te e inizio a strusciare
la testa contro il tuo volto. Una tua mano si sposta sopra il mio capo,
accarezzandolo. E' una sensazione piacevolissima...
"Kiminobu! E' pronta la cena!"
La voce di tua madre spezza questo momento molto particolare, e tu ti alzi
dal letto.
"Mitchi, non uscire dalla stanza... e stai tranquillo che dopo ti porto
qualcosa da mangiare!" e ti vedo scomparire oltre l'uscio.
Osservo la porta in legno per diversi minuti, poi la stanchezza, dovuta
anche alla giornata decisamente movimentata e piena di emozioni, ha il
sopravvento. Mi accoccolo alla base di un cuscino, arrotolandomi su me
stesso alla ricerca di maggiore calore. Infine mi lascio scivolare tra le
braccia di Morfeo...
*
Due dita mi percorrono la schiena, accarezzandola dolcemente lungo la
spina dorsale. E' un movimento decisamente rilassante. Lentamente apro gli
occhi per capire chi sia la persona che sta praticando tale massaggio...
Kogure è sdraiato di fronte a me, nell'attenta veglia del mio sonno appena
terminato. Nel momento in cui alzo la testa, lui sorride calorosamente,
per poi farmi sapere che mi ha portato qualcosa da mangiare. A questa
parola, il mio stomaco si inizia a lamentare... In fondo è da ieri che non
tocco cibo...
Vedo che prende qualcosa dalla scrivania e lo appoggia sul pavimento. Sono
due piccole scodelle: una piena di bianco latte fino all'orlo, l'altra
contiene invece qualcosa di decisamente solido... sembra tonno, ma non ne
son sicuro.
Subito salto giù dalle lenzuola e, dopo essermi leccato i baffi, inizio a
mangiare decisamente di gusto. Il latte è ottimo, e fortunatamente io lo
adoro. Se non fosse mai piaciuto, il mio compagno di squadra avrebbe
pensato a quanto sono strano come gatto. L'altro è proprio come
immaginavo: tonno, e anche di ottima qualità.
Eh, Kogure, tu mi vizi...
Mentre assaporo queste leccornie, sei sdraiato a pancia in giù sul
pavimento e mi osservi. Diciamo che normalmente queste attenzioni mentre
mangio mi mettono a disagio e mi danno pure fastidio, ma o ho troppa fame
per preoccuparmene, oppure lo sguardo di Kogure non mi provoca questo
effetto collaterale...
"Tesoro... E' ora di andare a dormire" dice tua madre, entrata dalla porta
senza che nessuno di noi due se ne accorgesse "Ma cosa stai facendo lì per
terra?"
"N-niente mamma!" rispondi, saltando letteralmente in piedi, mentre il
sottoscritto si nasconde sotto la scrivania. Purtroppo però tua madre mi
vede...
"Che cosa ci fa qui un gatto?" domanda lei un po' irritata, forse a causa
della tua disobbedienza, ma la cosa mi suona talmente strana... Ho sempre
pensato che Kogure fosse una di quelle persone che non fanno mai
arrabbiare nessuno...
Tu abbassi gli occhi, senza rispondere.
"Lo sai che non voglio animali in casa..." ti ricorda lei.
"Mamma... Posso tenerlo?"
"Kiminobu..."
"Ti prego! Questo gatto ha qualcosa di... particolare..." e ti volti ad
osservarmi.
Io, dal mio angolino sotto la scrivania, ricambio quello sguardo. Non so
perchè, ma mi hai dato come l'impressione che al posto della parola
'particolare' volessi pronunciare altro...
E comunque signora... la prego anch'io! Non saprei proprio dove andare se
mi sbatte fuori di casa...
"E va bene..." sentenzia infine tua madre con un sospiro "Ma ricordati: te
ne dovrai occupare personalmente!"
Sorridi e mi vieni a raccogliere, portandomi sotto gli occhi di tua madre.
Purtroppo la prima cosa che lei nota non sono io, ma i graffi che ho
lasciato sulla mano del figlio, ora ben visibili in quanto il dorso della
mano è rivolto proprio verso di lei...
"E come l'hai chiamato questo terminator?" chiede con una punta di serio
dubbio sul fatto che io abbia qualcosa di particolare, indicando il danno
che ho provocato.
"E' stata colpa mia..." gli risponde Kogure per discolparmi "E il suo nome
è... Mitchi..." termina con un sussurro...
"Mitchi? Certo che un nome più strano non potevi darglielo..."
Per questa volta non mi arrabbio solo perchè ha concesso a suo figlio di
tenermi in casa. E nemmeno a me piace molto questo nomignolo, visto chi me
l'ha affibbiato, però se è Kogure a chiamarmi così non mi da per niente
fastidio, anzi, mi fa piacere... chissà perchè poi...
Tua madre ti posa un bacio sulla fronte e ti dà la buona notte, uscendo
dalla stanza.
A questo punto ti prepari per andare a dormire, indossando un pigiamino
blu oltremare con una fantasia di stelle giallo limone. Forse qualcuno
riderebbe se ti vedesse in questo momento, a me invece non dispiace
affatto, visto quanto ti sta bene...
Ti infili sotto le coperte, rimanendo con un gomito appoggiato sul cuscino
e la mano a sorreggerti la testa, in modo da poter guardare sul pavimento
dove mi trovo. Con la mano libera batti un paio di volte sul cuscino a
fianco a te... vuol forse dire che mi vuoi accanto mentre dormi? Bhe, non
me lo faccio ripetere due volte e ti raggiungo, accucciandomi nel punto
indicato. Solo allora ti sdrai, e con una mano prendi ad accarezzarmi la
testa, coccolandomi un po', fino a che entrambi non ci addormentiamo...
Sai Kogure? Adoro le carezze della tue mani vellutate... vorrei che non
finissero mai...
*
"Bhe? Che hai da guardare? Fuori di qui che devo fare le pulizie!!" e con
la scopa, la signora Kogure mi fa uscire in giardino.
Il mio compagno di squadra è uscito stamattina per andare a scuola, e io
sono rimasta a casa con la madre. Non so perchè ma non mi sembra di
stargli molto simpatico... sarà per i graffi che ho fatto al figlio?
Mah...
Comunque, ora sono qui in mezzo all'erba e non so cosa fare...
La mia situazione non è cambiata di una virgola. Quando stamattina mi sono
svegliato, ho pensato che tutta questa storia fosse un sogno e che oggi mi
sarei ritrovato in piedi davanti allo specchio ad osservare il mio volto
umano... e invece, quando ho visto Kogure dormire beatamente al mio
fianco, mi sono dovuto ricredere. Sono un gatto, ed è la pura realtà dei
fatti. Il problema è che non so come uscire da questa pasticcio...
L'unica cosa da fare è trovare il modo di rompere questa dannata
maledizione... ma come? Non so nemmeno di che cavolo di maledizione si
tratti!
Sovrappensiero mi incammino per strada verso il parchetto dove il giorno
precedente ho incontrato il subdolo gattaccio. Purtroppo, quando giungo a
destinazione, del fautore dei miei guai nessuna traccia. Sono rimasto in
quel posto a pensare per diverse ore, tanto da perdere la cognizione del
tempo e, naturalmente, senza trovare una soluzione.
Tra l'altro sono quasi due giorni che manco da casa... chissà se i miei
sono preoccupati...
Decido di fare un salto alla villa Mitsui, sperando che Shiro sia
incatenato e non libero di scorrazzare per il giardino... non ho nessuna
voglia di finire tra i suoi denti.
Arrivo a destinazione e osservo attentamente intorno prima di varcare il
cancelletto. Sembra proprio che quella belva non sia nei paraggi. Bene.
Così, posso avvicinarmi al muro perimetrale della casa e guardare oltre la
porta finestra che dà sulla cucina.
Mia madre è seduta al tavolo, con le mani intrecciate fra di loro. Le sue
dita si muovono nervosamente, mentre il suo sguardo sembra perso nel
vuoto. Ad un certo punto, sulla soglia del locale, appare mio padre. Lo
vedo avvicinarsi a lei e cingerle le spalle con le braccia.
"Kaname..." sento dire a mio padre, la cui voce risulta ovattata dalla
presenza del vetro...
"Sono preoccupata Masaki. E... e se gli fosse successo qualcosa? Se
fosse..." mia madre non termina la frase, nascondendosi il volto tra le
mani aperte.
"Non è uno stupido... Sono sicuro che sta bene..." e lui si sporge in
avanti per stringerla più forte e confortarla "In fondo è solo colpa
mia... non avrei dovuto rimproverarlo in quel modo..."
Il vedere i miei genitori così in pensiero per me, mi stringe il cuore.
Nonostante le mille discussioni e i mille disaccordi, gli voglio bene, e
non mi piace vederli rattristati a causa mia...
Mi allontano dalla finestra con la testa bassa. Come vorrei il dono della
parola umana per dirgli che sto bene... ok, sono in condizioni decisamente
particolari, ma almeno sono vivo...
Senza nemmeno rendermene conto, mi ritrovo davanti alla porta finestra che
si affaccia sulla mia camera. La tenta è tirata, ma da uno spiraglio
situato sulla destra riesco a vedere che qualcuno è seduto sul mio letto,
volgendomi le spalle... e decisamente mi stupisco quando riconosco la
persona.
Mio fratello.
Tra le mani stringe qualcosa, e mi sembra di riconoscere la cornice nella
quale vi è la stessa foto che ieri ho visto in camera di Kogure. Poi, una
delle due si stacca da essa per andare sul volto, come se si stesse
asciugando... no, non ci posso credere!
Che Hito sia preoccupato per me? Che addirittura stia piangendo per me?!
Ad un tratto si alza e posa la foto sulla libreria, luogo dove si trova di
solito. Solo adesso riesco a scorgergli il volto e noto gli occhi
lucidi... e io mi sento un perfetto imbecille!
Non pensavo che mio fratello ci tenesse così tanto a me. Quando eravamo
piccoli giocavamo spesso insieme e andavamo molto d'accordo. Ma una volta
che ha iniziato a frequentare le scuole superiori, sono iniziati anche i
nostri litigi, con tutto ciò che ne consegue... Da allora non abbiamo più
avuto un rapporto 'civile'.
Anche dopo che lui è uscito dalla stanza, rimango fermo e immobile per non
so quanto tempo davanti alla porta finestra, con il testa bassa,
sconsolato e triste al pensiero di far soffrire i miei cari, e inutile per
aver le mani legate in questa assurda situazione...
Se servisse a qualcosa piangerei, dando voce a tutta la mia più profonda
frustrazione...
*
"Non hai fame Mitchi?" mi chiede Kogure, appoggiando le due scodelle sul
pavimento.
Sinceramente? Non ho nessuna voglia di mangiare. Ho il morale troppo sotto
terra per riempirmi la pancia...
Si siede sul letto, di fianco a me, posto in cui mi trovo da quando sono
tornato a casa sua. Mi osserva un po' preoccupato, mentre prende ad
accarezzarmi dolcemente...
"Che c'è? Stai forse male?"
No, non sto male. Sono letteralmente disperato.
Il silenzio calato all'interno della stanza viene rotto dal bussare sulla
porta. Questa si apre, sua madre si affaccia sull'uscio, annunciandogli
una visita.
"Ciao Kogure..."
"Akagi... Ma che ci fai qui?" gli chiede sorpreso.
Lui sospira, tira indietro la sedia da sotto la scrivania e vi si
accomoda. Vi osservate per per qualche secondo, e dallo sguardo del
capitano capisco che non sono per niente buone notizie.
"Mezz'ora fa mi ha chiamato l'allenatore Anzai..." inizia a parlare Akagi
"Mi ha chiesto se qualcuno di noi ha notizie di Mitsui. Io gli ho risposto
di no, visto che mancando anche da scuola ho pensato anch'io, come te, che
fosse malato. Purtroppo non così..."
"Che... che cosa vuoi dire?" domanda Kogure non capendo dove lui voglia
arrivare.
"I genitori di Mitsui hanno telefonato all'allenatore perchè il figlio
manca da casa da ben due giorni..."
Di nuovo silenzio.
Osservo i miei due compagni di squadra fermi immobili, con lo sguardo
fisso sul pavimento. Solo dopo un po' noto che Kogure sta stringendo il
copriletto nelle mani, così tanto da farsi diventare le nocche bianche.
Quello che però mi colpisce di più sono le lacrime che gli bagnano le
guance...
"Kogure..." sussurra il capitano, quando lo nota anche lui...
il mio compagno di squadra lascia le coperte e si toglie gli occhiali.
Mentre li sorregge con una mano, con l'altra si copre gli occhi,
strofinandoseli in modo da cercare di cancellare lacrime e segni lasciate
da esse, ma queste non smettono di scendere...
"Kogure... Calmati..." Akagi si accomoda al suo fianco e lo circonda con
un braccio, iniziando ad accarezzargli i capelli "Quello che ti ho detto
può voler dir tutto o niente! Magari... magari è solo scappato di casa in
seguito ad una lite con i suoi, e si trova sano e salvo ospite di un
amico. Non mi sorprenderebbe se fosse sparito senza dir niente a
nessuno..."
"Ti sbagli..." gli risponde Kogure ancora in lacrime "Lui è cambiato, ha
deciso di mettere la testa a posto... Non posso credere che sia
semplicemente scappato di casa... Io ho paura che gli sia successo
qualcosa..."
Vedere il mio compagno di squadra piangere, così dannatamente preoccupato
per me, è come una stilettata al cuore. Vorrei essere io a stringerlo tra
le mie braccia e consolarlo, passando lentamente le mie dita tra i suoi
fini capelli castani. Vedere che è Akagi a farlo, mi fa nascere in corpo
una tale rabbia...
Mi alzo dal mio giaciglio e subito mi metto in mezzo tra di loro,
miagolando come un forsennato per attirare l'attenzione di Kogure e
dividerli. E fortunatamente ci riesco...
"Mitchi... che hai?"
Che ho? Che ho?! Voglio abbracciarti e non posso!! Ecco che diavolo ho!!
Appena Kogure si sposta un po', gli salto in grembo e, continuando a
miagolare, inizio a strusciarmi addosso a lui, fino a che non mi prende
tra le sue braccia, con un piccolo sorriso sulle labbra che mi illumina
una giornata fino ad ora buia...
"Com'è che hai chiamato il gatto?!"
Alla domanda del capitano, le guance del numero cinque si colorano di una
bella tonalità di rosso.
"Tz... Io lo sapevo che rivedere quel teppista ti avrebbe dato alla testa!
Era meglio per tutti se rimaneva dov'era..."
"Cos'è Akagi... sei geloso di Mitsui?"
"M-ma... ma che vai blaterando?! Io non solo assolutamente geloso di
lui... semplicemente non sopporto che faccia soffrire il mio migliore
amico..."
"Non è colpa sua se non gli ho detto ancora parlato dei miei
sentimenti..."
Eh? Akagi geloso di me? Io che faccio soffrire Kogure? I suoi sentimenti?!
M-ma... ma di che diavolo state blaterando voi due LO DOVREI DIRE IO!!!!!!
"Comunque adesso non ti preoccupare eccessivamente..." e il capitano
allunga una mano per asciugare le scie delle lacrime dalle guance di
Kogure.
Io, senza nemmeno rendermene conto, mi allungo verso il suo braccio, e gli
pianto le unghie di entrambe le zampe anteriori sul dorso...
"Itee!!" urla lui, ritraendo la mano graffiata "Ora capisco perchè ti ha
chiamato Mitchi! Tu hai lo stesso caratteraccio di quel dannato teppista!"
Attento a come parli Akagi, perchè rischi di ritrovarti anche la faccia
completamente graffiata! Infatti sto per spiccare un balzo in modo da
concretizzare questo pensiero, quando sento le mani di Kogure trattenermi,
e intimare ad entrambi di smetterla di litigare.
"E' meglio che vada..." dice Akagi, alzandosi in piedi e avviandosi alla
porta.
"Ti accompagno all'ingresso" e rivolgendosi a me "Tu stai qui che torno
subito..." e, dopo avermi posato sul cuscino, raggiunge l'altro in
corridoio.
Rimango così da solo in camera e ho il tempo per pensare a quello che è
successo stasera.
La mia mente subito ritorna sulle loro parole e frasi a me
incomprensibili. Non c'è nessun dubbio che il soggetto della loro
discussione fosse il sottoscritto, ma che cosa mai volevano dire? E poi,
anche io, si può sapere che mi è preso? Ok, per quello che ha detto
successivamente, i graffi Akagi se li è meritati eccome, su questo non c'è
alcun dubbio. Quello che non capisco è cosa mi ha spinto a farglierli
prima! Perchè quando ho visto la sua mano appoggiarsi sul viso di Kogure
ho provato un'intensa voglia di fargliela levare immediatamente? E poi,
anche quando l'ha abbracciato per consolarlo, che cos'era quella rabbia
che ho provato? Sembrava che fossi geloso di lui...
...H-ho detto GELOSO di lui?!
No... non è possibile, ma non può essere altrimenti! Questo spiegherebbe
anche il perchè della tanta voglia di abbracciarlo e stringerlo a me per
consolarlo...
Vuoi vedere che io sono innamorato di Kogure e non me ne sono mai
accorto?!
*
Da sopra il cuscino sul quale sono sdraiato, osservo Kogure al mio fianco,
sotto le coperte tirate fino al mento. E' da quando è venuto a letto che è
lì fermo ad osservare il soffitto bianco, con le mani che stringono l'orlo
delle lenzuola. E io mi sento male a vederlo con quella espressione negli
occhi, un misto tra tristezza e preoccupazione, sicuramente causata dalla
notizia che gli ha portato proprio questa sera il capitano...
Ad un tratto si rigira sul fianco dalla mia parte e allunga la mano per
accarezzarmi. Le sue dita si posano sulla mia testa, e lisciano il mio
pelo... quanto adoro questa sensazione...
"Non riesci a dormire neppure tu?" domandi.
"Miaoo" è la mia risposta, visto che non riesco a dire altro.
"Chissà dov'è Hisashi..." dici sospirando, divenendo ancora più triste di
prima.
Uh? Hisashi? E da quando mi chiami per nome?
"...Ho paura Mitchi" continui "Ho paura che gli sia successo qualcosa di
grave..."
Una lacrima esce dall'occhio e discende lungo la guancia, in obliquo,
bagnando infine il cuscino sotto la tua testa. Tu chiudi i tuoi splendidi
occhi e alla precedente ne segue un'altra e un'altra ancora... e io non
riesco a trattenermi.
Mi alzo, avvicinandomi a te, e con la lingua ruvida cerco di asciugartele.
Non voglio vederti piangere a causa mia, non voglio vederti triste a causa
mia, non voglio che tu soffra per causa mia... MAI! Quindi ti prego
Kiminobu, non piangere, sii forte e non piangere, perchè io sto bene e
sono più vicino a te di quanto tu possa credere...
"Ma che fai?" chiedi spostandomi, per concludere l'operazione da me
iniziata con le tue mani.
"Miaoo"
La mia è frustrazione. Non sai quante cose ti vorrei dire in questo
momento, e invece l'unico suono che esce dalla mia gola è uno stupido
miagolio. Non avrei mai pensato che un giorno avrei ritenuto le parole
così importanti e indispensabili...
"Che c'è? Non vuoi vedermi piangere?"
Esatto!!
Dentro di me cresce una voglia smisurata di starti il più vicino
possibile, così mi infilo sotto le coperte e mi accomodo in qualche
maniera tra le tue braccia, appiccicato al tuo petto. E' così caldo qui e
mi sento completamente a mio agio. Riesco perfino ad ascoltare i battiti
del tuo cuore...
"Mitchi! Se stanotte mi rigiro nel letto rischio seriamente di
schiacciarti!!"
Cerchi di convincermi con le maniere buone a spostarmi, ma io non ti
ascolto nemmeno da un orecchio. Quando passi alle maniere più forti,
ovvero mi prendi di peso, con gli artigli mi aggrappo al cuscino...
peccato che tu non te ne sia accorto e mi tiri verso l'alto.
Risultato? Il cuscino si strappa e iniziano a svolazzare piume e piume per
la stanza!
"Se mia madre non ti sbatte fuori a pedate stavolta, vuol dire che gli
stai simpatico..." commenti osservando il danno che ho combinato... o
meglio, abbiamo combinato "Comunque ne dubito, visto che i gatti non gli
sono mai piaciuti..."
L'idea di finire in mezzo alla strada non è che mi piaccia molto...
Osservo le piume discendere nell'aria e uno strano istinto si impossessa
di me. Dopo aver deciso quale tra le tante sarà il mio obbiettivo, faccio
un balzo cercando di prenderla con le zampe. Finisco sul cuscino e il mio
peso fa uscire altre piume dallo strappo. Così, ricomincio da capo.
Continuo a saltare e afferrare piume fino a che sento Kogure iniziare a
ridere...
Io lo osservo e mi perdo in questa visione, direi, celestiale. Il volto
triste di questo ragazzo è ora sorridente. I suoi occhi ancora lucidi per
il pianto di poco prima sono ora gioiosi e vitali...
Fermo e immobile, sdraliato su un fianco, lo guardo mentre raccoglie una
piuma. L'avvicina al mio muso e fa scivolare la punta soffice sul mio
naso. Ciò mi provoca un leggero formicolio che sfocia in un potente
starnuto!
"Vediamo se soffri il solletico..." e detto questo, inizi a tormentarmi
con la piuma, ridendo divertito di come mi sposto per evitare che mi
sfiori.
Ecco, Kiminobu. Vorrei vederti sempre così: sorridente e felice. E ti
prometto che quando tornerò ad essere un umano a tutti gli effetti,
cercherò di rendere la tua vita ogni giorno più bella e serena...
*
La porta d'ingresso della camera che sbatte mi fa letteralmente
sobbalzare. Salto in piedi e, non accorgendomi che sono sul margine del
letto, cado per terra provocando un forte tonfo. Lentamente mi rialzo, un
po' dolorante per la caduta.
Ma diamine! E' questo il modo di entrare in stanza? E pensare che stavo
facendo proprio un bel sogno...
Passo sotto il letto e mi avvicino alla porta per vedere chi è il
responsabile di tale brusco risveglio. Così, mi ritrovo Kogure seduto per
terra, con la schiena appoggiata ad essa e le braccia chiuse sulla sommità
delle ginocchia, tra le quali trova rifugio il suo volto. Dagli scossoni
che percorrono il suo corpo capisco che sta piangendo...
Impotente, mi fermo ad osservarlo.
E' ormai una settimana che va avanti così. Ogni giorno torna a casa e
inizia a piangere, e ogni giorno il suo pianto si fa sempre più disperato.
E la causa di tutto questo suo soffrire sono solo io... peccato che non
possa fare assolutamente niente per alleviare il suo dolore. Conciato in
questa maniera, con queste sembianze, non ho la possibilità di fargli
capire che non si deve preoccupare per me, anche se nessuno ha mie notizie
da ormai quasi dieci giorni. Posso sola stargli accanto, ma non è che la
mia compagnia 'da gatto' sortisca molto effetto. I primi giorni riuscivo a
distrarlo e a calmarlo... ora sembra che io sia completamente inutile,
tanto è preso dalla sua sofferenza.
E il cuore mi fa male, talmente male che mi metterei a gridare...
Mi avvicino al suo corpo scosso da violenti singhiozzi, miagolando come
non mai, e strusciando il mio corpo addosso al suo. Continuo così per non
sa quanto tempo, quando alla fine una mano si posa sul mio capo...
"Ti ho trascurato un po' in questi ultimi giorni vero?" mi dici con voce
ancora rotta dal pianto "Scusami..."
Non merito affatto queste tue scuse, perchè sono io che mi dovrei scusare
con te per quanto stai soffrendo...
"Purtroppo ho altri pensieri per la testa... Mitsui è sparito nel nulla e
sono sempre più preoccupato..." sospiri "Vorrei far qualcosa per aiutare
la persona che amo, e invece non so nemmeno da dove cominciare..."
La persona... che amo?!
Mi siedo e rimango infisso sulla tua figura, mentre le tue ultime parole
mi girano vorticosamente in testa. Non riesco ancora a credere a quello
che le mie orecchie hanno sentito...
"Cos'è quella faccia Mitchi? Pensi che quello che provo sia sbagliato?"
Sbagliato? Sbagliato?! Macchè sei impazzito?! Come potrei mai pensare che
quello che provi sia sbagliato, visto che lo provo anch'io? Preferisco
essere additato come errore della natura per l'eternità piuttosto che
reprimere i miei sentimenti... ma poi è così sbagliato provare
semplicemente amore? No... è solo la cosa più bella di questo mondo...
"Ho sempre provato un affetto particolare verso Mitsui..." riprendi a
parlare, appoggiando la testa alla porta "E mi sono accorto di quanto
questo 'affetto' fosse profondo solo quando è rientrato in squadra,
qualcosa che nemmeno la lontananza di due anni è riuscita a cancellare.
Amore. Ci ho messo un po' di tempo per accettare questa situazione, e una
volta fatto, ho sempre avuto timore di fargli sapere quali fossero i miei
reali sentimenti. Ora, se potessi tornare indietro, se avessi saputo in
anticipo della sua scomparsa, non avrei esitato a dirglieli, a costo di
essere rifiutato e di perdere la sua amicizia, anche se ciò mi avrebbe
distrutto l'anima..."
Se da una parte il mio cuore sta esultando di gioia nel sapere quello che
Kiminobu prova, dall'altra mi sento morire per non poter rispondere che
non perderà affatto la mia amicizia, anzi, otterrà il giusto ricambio del
suo amore... il mio.
"Ora ti vado a prendere qualcosa da mangiare, eh Mitchi?" e con la mano mi
accarezzi la testa.
Ti alzi e fai per uscire dalla stanza. Appena apri la porta, non perdo
tempo. Mi infilo tra l'anta e lo stipite e corro come un forsennato giù
dalle scale.
"Mitchi! Dove vai? Torna subito qui!"
Sento i tuoi passi dietro di me, ma non mi fermo, se non quando arrivo al
pianterreno. Mi osservo intorno alla ricerca di una via d'uscita da queste
quattro mura. All'ultimo momento, prima che le tue mani si chiudano sul
mio corpo afferrandomi, la vedo: la finestra della cucina è aperta. In un
batter d'occhio la raggiungo, salto sul davanzale, ma non esco. Mi volto
ad osservarti.
Tu sei lì, ai piedi della scala che mi chiami, con le mani tese,
chiedendomi di tornare da te... Stai tranquillo Kiminobu, tornerò
sicuramente da te, ma con le mie vere sembianze.
Salto oltre la finestra e atterro sull'erba. Esco di soppiatto dal
giardino, incurante della pioggia battente che anche oggi cade, e inizio a
correre verso la mia destinazione: il parco giochi.
*
Ormai bagnato fradicio, arrivo al tubo di cemento che mi ha ospitato più
di una settimana fa. Riprendo un attimo il fiato, corto a causa della
lunga corsa, per poi iniziare a perderlo nuovamente, ma non propriamente
per uno sforzo fisico...
<Dove sei?! Maledetto gatto soriano!! Dove sei?!>
Il mio urlo miagolante a squarciagola si espande per tutto il parco,
amplificato dal cilindro di cemento in cui mi trovo. Continuo a emettere
il mio richiamo come un forsennato nella speranza che il fautore dei miei
guai compaia davanti a me... Purtroppo non è così.
Dopo diversi minuti e minuti, quando la voce ormai mi inizia a mancare,
sono ancora solo in mezzo a questo parco giochi, nel quale enormi pozze
d'acqua formate dalla pioggia riflettono un cielo grigio e colmo di nuvole
scure, dove il vento fa cigolare le catene alle quali sono appese le
altalene, dove la sabbia della buca giochi è completamente intrisa d'acqua
tanto è scura...
Mi accovaccio per terra e inizio a piangere.
Voglio tornare un essere umano, ma non per egoismo mio. Non sopporto più
di vedere Kogure soffrire. Non sopporto di vederlo tutte le sere piangere
preoccupato per la mia sorte. Non sopporto di vederlo infelice pensando
che io non lo ami... Voglio dirgli quello che veramente provo, voglio
renderlo felice... ma ho bisogno di ritornare umano!
Dannazione a quel maledetto gatto soriano!!
<Non mi sembra il caso di disperarsi in questo modo zampetta bianca...>
Uh?
A questo nomignolo insulso, alzo la testa di scatto e mi volto
nell'oscurità del fondo del cilindro di cemento. Come l'altra volta, mi
appaiono due grandi occhi verdi smeraldo, seguiti dalla fisionomia del suo
proprietario...
<TU!! Dannato!!> lo aggredisco <Liberami immediatamente da questa
maledizione!! Altrimenti...>
<Altrimenti... cosa? Mi uccidi?> mi risponde alterato dal mio
comportamento <Prendertela con me non risolve il tuo problema...>
<Ma davvero? E chi me lo dice che sbarazzandomi di te la maledizione non
sparirà da sola?> e senza nemmeno rendermene conto, i miei artigli sono
pronti per essere usati.
<Perchè se lo facessi, saresti condannato a vivere come un gatto per
l'eternità...>
<C-cosa?!>
Mi fermo e lo osservo attentamente negli occhi, ancora sorpeso dalle sue
parole. Lo sguardo determinato e deciso che incontro, però, mi fa capire
che non sta mentendo...
<Se vuoi ascoltarla, ti racconto una storia...> mi propone, sedendosi
sulle zampe posteriori.
Io faccio altrettanto, e con un cenno del capo gli dò il permesso di
continuare. Forse quello che dirà mi aiuterà a capire ciò che posso
fare...
<Tanti anni fa, viveva un ragazzo che aveva la fortuna di essere il figlio
di un uomo importante e ricco, ma soprattutto la natura era stato molto
generosa con lui, donandogli una tale bellezza da ammaliare ogni persona
con cui aveva a che fare. Purtroppo era arrogante e presuntuoso, uno che
non si fermava davanti a niente. Si divertiva con la gente che lo
circondava, facendola soffrire nonostante questi non lo meritassero
affatto, anzi... più le persone erano innocenti e pure, più avevano la
sventura di subire i maggiori torti. In famiglia, proprio per questo suo
comportamento, veniva disprezzato e trattato con sufficienza, ma questo
giudizio era decisamente controproducente per loro. Infatti l'essere
giudicato come la pecora nera, lo rendeva ancora più cattivo...>
Un fulmine scende dal cielo, illuminando l'interno del cilindro di
cemento. Dopo qualche secondo si ode il tuono che lo accompagna...
<Un giorno, davanti a quel ragazzo, si presentò uno spirito bianco>
riprende a parlare il soriano <Il suo compito era quella di punirlo per il
male che aveva causato. Fu così che lo spirito bianco maledì il ragazzo,
costringendolo a vivere per l'eternità come un gatto. Questa era la
punizione per il suo mancato rispetto alle altre persone. Ora, invece,
avrebbe dovuto cercare la collaborazione proprio della gente che
disprezzava per spezzare la maledizione che l'aveva colpito... Così da
quel giorno il gatto vagò per lungo tempo ovunque, alla ricerca della
persona che l'avrebbe aiutato a salvare la sua anima maledetta>
<E' la tua di storia, vero?> lui risponde con un cenno affermativo <Da
quanto tempo è che sei in questo situazione?>
<Ormai ho perso il conto degli anni che passano...> dice sconsolato <Ma se
vuoi una stima approssimativa, saranno circa una settantina...>
<U-una settantina?!>
Sono decisamente sbalordito. Io è da appena poco più di una settimana che
ho questa vita, e sono stato fortunato che Kogure mi abbia accolto a casa
sua. Non riesco nemmeno a concepire ciò che lui possa avere passato...
<Tu hai detto che hai bisogno della collaborazione di una persona per
spezzare la maledizione... spiegami come fare e io ti aiuterò> gli
suggerisco dopo qualche secondo di silenzio.
<Te l'ho detto... lo devi scoprire da solo...>
<Ma perchè?>
<Se ti dessi io la soluzione, non sarebbe la stessa cosa...> mi risponde,
chinando il capo <Comunque, c'è dell'altro...>
Cosa può esserci ancora? Così, curioso di sapere, gli chiedo di continuare
a parlare.
<Quando venni trasformato in gatto, ebbi la possibilità di vedere le cose
sotto un nuovo aspetto. La mia scomparsa in alcune persone destò gioia, in
quanto mi odiavano, in altre sollievo, avendo semplicemente paura di me...
ma la cosa che più mi colpì è che in alcune generò dolore, un dolore che
mai mi sarei aspettato... queste persone mi volevano veramente bene,
nonostante io fossi un poco di buono, creassi solo guai e non dessi altro
che preoccupazioni e problemi. Mia madre era disperata per la mia
scomparsa, mio padre rattristato, e mio fratello sentiva la mia
mancanza... ma soprattutto la mia cameriera personale era distrutta dal
dolore! Lei... lei era la persona con cui più spesso mi sfogavo e
riversavo tutte le mie frustrazioni! Ti rendi conto?>
<Bhe... probabilmente teneva a te più di quanto desse a vedere...> provo a
ipotizzare.
<Lei... mi amava...> confessa titubante con un tono di voce che fa capire
benissimo il suo stupore, legato ad una tristezza immensa per la scoperta
fatta <E io... io l'avevo sempre trattata nel peggior modo che potessi!>
Ascoltando le sue parole, mi sembra di sentir in parte anche la mia
storia. Forse un po' assomiglio a questo ragazzo sventurato...
Negli anni precedenti sono stato parecchio arrogante e presuntuoso con chi
mi circondava, e alla mia famiglia creavo solo problemi e delusione per il
mio comportamento. E' vero che negli ultime tempi ho deciso di cambiare
atteggiamento, sia verso me stesso che gli altri, ma non pensavo comunque
di essere così importate per le persone che avevo vicino. La mia famiglia
tiene a me più di quanto pensassi, e lo stesso vale per i miei amici e
compagni di squadra. Inoltre, ho scoperto di amare un ragazzo che fino a
poco tempo fa credevo un semplice amico, ma soprattutto ho scoperto che
lui mi ricambia...
Possibile che uno come me meriti tutto questo affetto?
<Fu lei a prendersi cura del me 'gatto'> riprende a parlare il soriano <Ho
vissuto al suo fianco fino a che lei non se n'è andata a causa di una
malattia. Vederla morire senza poter far niente, senza poterle mai
parlare, rivelando la mia vera identità, è stata l'esperienza più dolorosa
di tutta la mia vita...>
<Tu ricambiavi quello che provava per te, vero?>
La mia domanda è come un fulmine a ciel sereno. Lo vedo irrigidirsi e
cercare di trattenere le lacrime, ma un paio gli solcano il muso. E non mi
servono le parole per capire che ciò che ho detto è il vero...
Provo a immaginare se io non riuscissi a rompere questa benedetta
maledizione, e fossi costretto a vivere come un gatto per sempre. Kogure
mi terrebbe di sicuro con sè, ma il fatto che non potrei essere insieme a
lui come vorrei, come umano, mi strazierebbe il cuore. Il pensiero che poi
lui possa soffrire ogni giorno di più per la mia scomparsa, il cuore me lo
dilania... e se un giorno lo vedessi morire davanti ai miei occhi, senza
poter fare assolutamente niente, proprio come è successo a lui?
Un lungo brivido freddo di terrore mi percorre la schiena...
Questi pensieri mi fanno comprendere solo una parte di quello che il
soriano possa aver passato, solo un millesima parte di quello che
realmente ha sofferto. In me si genera una tale compassione e tristezza
nei suoi confronti che non riesco a trattenere la lacrima che solca il mio
muso e si infrange sul cemento sottostante del tubo che ci ripara dalla
pioggia battente...
Quando ritorno ad osservare il soriano, lo trovo stranamente sorridente, e
io sinceramente non capisco assolutamente il motivo di tale allegria...
<Ti ringrazio zampetta bianca> mi dice, rimettendosi in piedi.
<E di cosa, scusa?> chiedo decisamente disorientato.
<Domani mattina capirai...> e senza darmi il tempo di approfondire il
discorso, sparisce nell'oscurità del cilindro di cemento.
Eh?
Cioè... mi lascia qui così come un imbecille?! Ma io quello lo riempio di
botte!
Rimando questa idea alla prossima volta che ci incontreremo. Quindi mi
incammino verso casa.
Arrivo a destinazione e salto sul davanzale della cucina. Secondo i miei
calcoli la famiglia Kogure dovrebbe essere a tavola per la cena. E infatti
non mi sbaglio.
Kiminobu, appena mi vede, si lancia subito ad aprire la finestra per
portarmi dentro casa al caldo. Naturalmente non manca la predica per la
mia fuga, e nemmeno le lamentele della madre del mio compagno per il fatto
che io sia, non solo completamente fradicio, ma anche sporco di fango...
Così finisce che vengo praticamente gettato all'interno di una tinozza
colma d'acqua e schiuma!
Forse Kogure aveva ragione a dire che probabilmente non sarei stato
simpatico a sua madre... infatti sta cercando di affogarmi!! Signora,
capisco che va lavato per benino anche il muso, ma se evita di mettermi la
testa sott'acqua, mi fa un favore!
Fortunatamente la tortura del bagno finisce, e posso abbandonarmi tra le
braccia del mio amore che mi tiene appoggiato al suo petto, avvolto in un
celeste asciugamano di spugna.
Che bella sensazione che è... riesco perfino a sentire i battiti del tuo
cuore Kogure...
Arrivati in camera tua, accendi lo stereo e ti siedi sul letto, il tutto
senza mai lasciarmi. Prendi ad accarezzarmi la testa, mentre un sorriso
ironico si dipinge sulle tue labbra...
"Mia madre ti ha strapazzato proprio per bene, eh Mitchi?" e ridacchi.
Veramente non ci sarebbe niente da ridere... io ho rischiato il pelo!
Il tuo sorriso sparisce completamente, e le tue braccia aumentano la
stretta intorno al mio corpicino. I tuoi occhi si riempiono di lacrime,
mentre cerchi di trattenere i singhiozzi. Questo tuo repentino cambiamento
di umore mi mette in allarme, e inizio a miagolare, non capendo da che
cosa sia provocato. Le tue mani mi impedisco di divincolarmi dal tuo
abbraccio, quindi decido di rimanere in attesa delle tue parole, sperando
che possano chiarirmi i dubbi... ma potevo immaginare benissimo quale
fosse il problema...
"N-non scappare più Mitchi..." mi dici con la voce rotta dal pianto "Non
sopporterei di perderti..."
Perdonami Kogure... ma se sono fuggito via così, l'ho fatto solo per
cercare una soluzione a questa situazione, che sta diventando giorno per
giorno sempre più insostenibile...
"Mitsui..." sussurri ad un tratto, stringendo gli occhi "Dove sei..."
Mentre in silenzio ti osservo piangere, mi chiedo com'è possibile che non
mi sia mai accorto di quello che provi nei miei confronti... è così
evidente... Ma dove avevo la testa? Sono solo uno stupido egoista che
pensa soltanto per sè! Se solo fossi stato più attento alle tue parole, ai
tuoi gesti, o semplicemente ai tuoi comportamenti e alle tue reazioni, me
ne sarei accorto... e tu ora non soffriresti...
"E' ora di andare a dormire Mitchi..." sentenzi qualche minuto dopo,
finalmente calmo, mentre ti asciughi le lacrime.
Inizia a prepararti per la notte, e quando ti infili sotto le coperte non
voglio sentire storie! Stanotte dormirò al tuo fianco, e non m'importa se
mi schiacci mentre ti rigiri nel letto... voglio restarti vicino Kogure...
"Mitchi... spostati!"
"Miao!!"
"Sei veramente testardo come una certa persona di mia conoscenza, sai?" e
sorridi leggermente.
Mi dovrei forse sentire tirato in causa?
Alla fine cedi alla mia richiesta, e insieme ci abbandoniamo nelle braccia
di Morfeo...
*
Il movimento lento di una mano fra i miei capelli mi rilassa
completamente. Adoro questo tipo di massaggio, vorrei tanto che non
finisse mai... peccato che non faccio in tempo a formulare questo
pensiero, che la mano si ferma.
"Mmm... Continua per favore..." sussurro, ancora mezzo addormentato,
mentre assesto la testa su un petto caldo cercando di ritrovare la
posizione comoda di prima, persa a causa dello spostamento del suo
padrone...
"Aaaaaaaahhh!!"
L'urlo mi trapana non un timpano, ma tutti e due! In più, due mani si
posano sulle mie spalle e mi spingono indietro... a momenti cado pure per
terra!
Ora mi piacerebbe proprio capire che diavolo sta succedendo!
Punto un gomito sul cuscino e osservo dall'altra parte del letto. Kogure
mi sta guardando con occhi così spalancati che dovrei pensare di essere un
fantasma... peccato che a me pare di essere invece vivo e vegeto, e
soprattutto corporeo. Infatti non mi sembra che la mano passi attraverso
gli oggetti...
...Ho detto la mia MANO?!
Di botto mi tiro su a sedere, e il mio movimento brusco fa sussultare il
mio compagno, che indietreggia ulteriormente. Io però ho altro a cui
pensare...
Osservo attentamente la mano davanti a me, per passare successivamente
alle braccia e al torace, in parte ancora coperto come il resto del corpo
dalle coperte fino all'altezza della vita. Con entrambe le mani, poi,
tasto il mio viso... Infine mi dò un bel pizzicotto sull'avambraccio
perchè tutto questo non può essere vero!
"Ahio!" esclamo, visto che mi faccio un male cane.
Non ci posso ancora credere... Sono tornato un essere umano!
Ma... come diamine è possibile?
"M-mi... Mi-mit... M-mitsui..." sento balbettare alla mia sinistra e mi
volto, ritrovandomi così Kogure ancora con gli occhi spalancati a
fissarmi.
Suppongo che tu sia decisamente scioccato di avermi trovato nel tuo
letto...
Mi avvicino lentamente, portando il mio viso a pochi centimetri da tuo. Ti
osservo negli occhi spaventati, e penso a quanto sarebbe bello svegliarsi
ogni mattina al tuo fianco. Con una mano ti accarezzo una guancia, e
giunto al mento la faccio scorrere dietro la nuca, affondando le dita nei
tuoi capelli. E' la prima volta che li accarezzo così... Sono morbidi...
Poso il mio sguardo sulle tue labbra color pesca, e non riesco proprio a
resistere all'invito che mi offrono. Decido di farle combaciare con le
mie. A questo contatto, forse inaspettato, sento il tuo corpo irrigidirsi,
ma non demordo. Voglio assaggiare il tuo sapore...
Con la lingua inizio a inumidirti le labbra, chiedendo accesso alla tua
bocca. Se all'inizio dimostri più fermezza del sottoscritto, alla fine
cedi alla mia richiesta. Comunque avevo capito di averla avuta vinta fin
dal momento in cui le tue braccia si sono chiuse dietro al mio collo...
Ti bacio con ardore e passione, sfiorando la tua lingua con la mia, e
abbandonandoci alle numerose sensazioni che questo 'approfondimento'
riesce a comunicarci. Quando entrambi siamo in debito di ossigeno, mi
allontano per guardarti negli occhi, appoggiando la mia fronte sulla tua.
"M-mitsui..." sussurri, ancora sorpreso e incredulo.
"In carne ed ossa Kiminobu..." e ti sorrido, con profondo affetto.
"M-ma... N-non è possibile!" esclami, allontanandomi leggermente da te "M-ma
quando... Come... Insomma! Cosa ci fai qui?! Tu eri scomparso!! Nessuno
sapeva niente di te! Nessuno sapeva dove fossi finito! Eravamo tutti
preoccupati che ti fosse successo qual..."
Con un dito appoggiato alle labbra, ti faccio capire che non serve
sommergermi di domande, e tu rimani in silenzio di una mia risposta...
"Miao!"
"Miao?!" ripeti, non capendo a cosa mi stia riferendo, ma è solo un attimo
perchè subito esclami "...Mitchi!!" e inizi a guardarti in giro con
apprensione, probabilmente credendo di averlo schiacciato nel sonno!
"Kogure... Kogure! IO sono Mitchi..."
A questa mia uscita tu arrossisci. Imbarazzato a pensare che hai dato il
soprannome affibbiatomi da Hanamichi al tuo gatto? Forse non volevi che io
lo sapessi, ma era un po' difficile tenermelo nascosto...
"Bhe, certo... Anche tu sei Mitchi... Ma, vedi, io cercavo..."
"...Il gatto" ti anticipo.
"E tu come fai a sapere che io ho un gatto che si chiama..." e ti
interrompi, arrossendo ancora di più.
"...Mitchi? Lo so perchè quel gatto sono io..."
"Ma che... che cosa stai dicendo?!"
Ehm... se mi metto a raccontarti tutto quello che mi è successo in questi
giorni, finiamo tra una settimana! E poi non so ancora come la maledizione
si sia spezzata... Comunque ora ho qualcosa di più urgente, e soprattutto
importante, da fare...
"Lasciati baciare Kiminobu... è più di una settimana che non desidero
altro..."
Purtroppo tu non mi lasci fare. Questo perchè con una mano mi tieni
lontano. Il punto è che, muovendoci, abbiamo spostato sul fondo del letto
le coperte, e ora ti accorgi di una cosa che ti era sfuggita...
"M-Mitsui! Ma tu... sei nudo!!"
Bhe... quando ero gatto di certo non ero vestito!
Comunque, non penso che tu reagisca in questo modo solo perchè non indosso
niente. In fondo non sarebbe nemmeno la prima volta che mi vedi come mamma
mi ha fatto, visto che negli spogliatoi le docce non sono chiuse...
"Non vedo che problema ci sia..." e cerco di avvicinarmi nuovamente a te.
Le nostre labbra sono separate da pochissimi centimetri e io non bramo
altro che averle sulle mie. Peccato che tu sia di tutt'altro parere...
"NO!!" urli.
Con tutta la forza che trovi nel tuo corpo, riesci a respingermi, stavolta
riuscendo a buttarmi a terra. Io, non aspettandomi certo una tale
reazione, finisco addosso alla scrivania senza controllo, facendo cadere
alcuni degli oggetti appoggiati sopra di essa, come libri, portamatite e
fotografia. Proprio quest'ultima cade rovinosamente oltre il bordo, e il
vetro si infrange quando il portafoto tocca a terra. I vari pezzi si
spargono sul pavimento, e io, appoggiando una mano per terra, mi taglio
proprio con uno di essi.
Dalla lunga ferita sul palmo, fuoriesce un fiotto di sangue che sporca il
parquet che ricopre il pavimento della camera. Subito vi stringo la mano
sana su di esso, in modo da fermare l'emorragia, ma inutilmente, e con gli
occhi chiusi cerco di sopportare il dolore. La ferita brucia... è come se
qualcuno ci stesse posando sopra un pezzo di ferro incandescente...
Della soffice stoffa mi sfiora le dita, mentre una mano cerca di spostare
quella mia sana. Socchiudo leggermente gli occhi, quel che basta per
vedere il volto di Kiminobu intento a osservare il taglio ancora
sanguinante...
Sopra la ferita vi avvolge un fazzoletto pulito, piegato più volte,
legando con uno stretto nodo sul dorso della mano. Il bianco della stoffa
si tinge quasi subito di rosso, ma la macchia si allarga sempre meno fino
a quando non si ferma.
"Copriti..." mi sussurra rosso in volto e con lo sguardo rivolto verso
l'armadio, mentre con un gesto sfila il lenzuolo dal letto e me lo passa.
Io, senza fiatare, faccio come mi ha detto. Non so proprio cosa dire,
visto che nel suo nei suoi occhi imbarazzati vi leggo una punta di
rabbia...
Mi chiedo se abbia agito troppo avventatamente, baciandolo. Forse, anche
se è innamorato di me, non voleva che lo facessi. Ma allora perchè ha
risposto così appassionatamente al gesto di prima? Vorrei chiederglio, ma
l'entrata della signora Kogure nella stanza me lo impedisce...
"Kiminobu... ma che cosa..." s'interrompe quando mi vede in compagnia di
suo figlio "...E lui chi diavolo è?!"
Domanda del tutto legittima, visto che saranno le cinque di mattina e io
ieri sera non ero in questa casa! E adesso che rispondo?
"E' Mitsui, un mio compagno di squadra..." le dici dopo un attimo di
silenzio.
"Ok..." risponde lei "Ma cosa ci fa qui a quest'ora?!"
Questo è 'un attimino' più difficile da spiegare... Fortunatamente ci
pensa Kiminobu a levarmi d'impiccio, cambiando completamente il
discorso...
"Mamma, mi potresti portare la cassetta del pronto soccorso?"
"Ma..." cerca di obbiettare lei...
"Per favore... si è tagliato con un vetro"
La signora Kogure rimane un attimo sulla porta, titubante sul da farsi.
Sicuramente vorrebbe delle spiegazioni più esaustive, ma la vista del
sangue sul parquet la convince a fare come le ha chiesto il figlio.
Appena lei esce, Kiminobu si porta davanti agli armadi e prende alcuni
vestiti. Me li porge chiedendomi di indossarli. Mentre compio quest'operazione,
trovo il coraggio di parlare...
"Kiminobu... Ecco io..."
"Tu eri davvero Mitchi, il mio gatto?" mi chiedi interrompendomi, dandomi
le spalle.
"E' un po' difficile spiegare il perchè... ma si, ero lui..."
A questa affermazione, stringi i pugni.
"Quindi... quindi tu sai tutto quello che gli ho detto... ogni minima
parola..." dici, stringendoli sempre di più, fino a far diventare le
nocche bianche "Anche quando ho parlato dei sentimenti che provo per
te..."
"Si..."
"Come hai potuto?!" ti volti fremente di rabbia "Tu hai saputo quello che
provavo con l'inganno! Avrei voluto parlartene io personalmente, quando
sarei stato pronto ad affrontare la situazione... ma non volevo rivolgermi
ad un gatto che inconsapevolmente eri tu, ma a Hisashi Mitsui in persona!"
"Kiminobu..."
"Smettila di chiamarmi per nome!"
Sussulto a questa richiesta che mi ferisce nel profondo del cuore. Il
vedere poi che il tuo volto è rigato dalle lacrime, è un'altro sonoro
schiaffo alla mia presunzione di pensare che tu, visto l'amore che provavi
nei miei confronti, non avresti avuto niente da ridire per i miei gesti di
oggi...
Tua madre rientra in camera, chiedendo nuovamente che cosa stia succedendo
in questa casa, allarmata anche dal fatto che tu stia piangendo.
Per la prima volta in vita mia, ti vedo arrabbiato più che mai, ma
soprattutto ferito nel profondo... No. Ora che ci penso bene, è la seconda
di volta che ti vedo in questo stato. Il giorno della rissa in palestra mi
prendesti per il colletto, intimandomi con rabbia di non distruggere
un'altra volta i tuoi sogni...
Il tuo stato d'animo fa sì che tu risponda a tua madre in malo modo, la
quale risulta sorpresa più di me del tuo atteggiamento. Ancora con i suoi
dubbi sulla situazione, decide comunque di lasciare la stanza e chiaririli
la mattina ormai prossima...
Così rimaniamo nuovamente soli io e te, in silenzio, ma questo non dura
molto, visto che ho intenzione di chiarire il tutto...
"Dimmelo adesso allora..." riprendo il discorso interrotto dall'entrata di
tua madre "Io sono qui, pronto ad ascoltarti..."
"Non è la stessa cosa!"
Bhe, vorrà dire che se non parlerai tu, lo farò io. E con questa
intenzione ti vengo più vicino, fino a che non siamo uno di fronte
all'altro...
"Kiminobu..." stai per dire qualcosa ma io ti intimo di aspettare
appoggiandoti sulle labbra tre dita della mia mano "Hai ragione. E' stato
meschino da parte mia venire a sapere quello che provassi così, ma non ho
certo scelto io di trasformarmi in gatto. Tu non lo sai, ma più volte
avrei voluto farti capire che ero io, soprattutto... soprattutto quando
soffrivi per la mia scomparsa, perchè non riuscivo a sopportare di vedere
il tuo bel viso bagnato dalle lacrime, lacrime causate da me... Purtroppo
conciato in quel modo non ne avevo la possibilità. Così cercavo di starti
vicino come potevo..."
Abbasso un attimo il capo per riprendere fiato, ma soprattutto coraggio,
visto che è arrivato il momento di scoprire le mie carte...
"Io sono innamorato di te..." a queste parole hai un leggero sussulto "e
non lo sto dicendo solo perchè ho scoperto quello che tu provi nei miei
confronti. Le mie parole sono sincere, non dubitarne, ti prego. Se me ne
sono accorto da poco, è solo perchè lo starti sempre vicino come in questi
ultimi giorni mi ha aperto gli occhi su quello che fosse in realtà il
profondo affetto che provo nei tuoi confronti... Semplicemente amore..."
Solo a questo punto, ritiro la mia mano. Vorrei tanto sostituirla con le
mie labbra, ma non ho idea se tu approveresti o meno il mio gesto.
Impaziente, attendo il tuo verdetto...
Non parli, ma riprendi a piangere, senza nessun lamento, solo con copiose
lacrime che solcano le tue guance una dietro l'altra. Istintivamente alzo
le mani con l'intento di asciugartele, ma le blocco a pochi centimetri dal
tuo volto. E se non apprezzassi nemmeno questo? Così le lascio ricadere
lungo i fianchi, stringendo i pugni e mordendomi nervosamente il labbro
inferiore...
"Perdonami se ti faccio solo soffrire..." commento.
"No... Perdonami tu se ho dubitato anche solo per un momento dei
sentimenti che provi..."
Sul tuo viso appare un sorriso... Ma allora perchè continui a piangere?
Prima che ti possa chiedere qualunque cosa, tu mi prendi una mano e
appoggi il palmo sulla tua guancia.
"Come sono calde le tue mani Hisashi..."
Le tue parole, con il sorriso di prima che si allarga a dismisura,
cancellano in me ogni dubbio. Ora so che cosa significano quelle lacrime:
gioia, e non dolore...
Ti passo il braccio intorno la vita, e mentre ti accarezzo la schiena,
asciugo dolcemente le tue lacrime con le labbra. Terminato il lavoro, ti
osservo adorante negli occhi, prima di far combaciare le nostre bocche. Tu
mi lasci fare e io, naturalmente, ne approfitto, accarezzando
ripetutamente la tua lingua con la mia.
Lentamente infilo la mano sotto la maglia del pigiama, per avere un
contatto con la pelle della schiena, e da come la inarchi sembra proprio
che non ti dispiaccia avere le mie mani su di te... ma quando provo a
infilarle nei pantaloni per saggiare il tuo fondoschiena, ti scosti
interrompendo il bacio.
"Hisashi... A-Aspetta..."
Mi dispiace caro Kiminobu, ma non riesco proprio ad aspettare. La mia
smania di te è veramente enorme. Così, mentre tu cerchi di svincolarti dal
mio abbraccio, in qualche modo ti faccio sdraiare nuovamente sul letto, e
ti sono subito sopra, in modo da bloccarti con il mio corpo.
Le mie mani ora vagano nuovamente sotto la tua maglietta, mentre la mia
bocca assaggia il sapore della pelle del tuo collo, facendoti gemere sotto
i suoi tocchi delicati. Quando ti sfioro i capezzoli con le dita, inizi ad
ansimare, e questo mi fa desiderare di farti provare ancora più piacere.
Però, appena mi alzo leggermente per poterti sfilare la maglietta, tu ti
rannicchi si un fianco impedendomelo...
"Ti prego, smettila..." mormori, coprendo il viso con le mani.
"Che cosa c'è?" chiedo un po' allarmato dalla tua reazione "Forse non ti
piace quello che sto facendo?"
"No... Cioè, si... Però..."
Sorrido osservando i tuoi occhi guardarmi di soppiatto da dietro le mani,
mentre le tue gote si colorano di un leggero bordò. Mi abbasso a posarti
piccoli baci sulla tempia, per tranquillizzarti. Probabilmente non ti
senti ancora pronto per carezze più audaci...
"Ho capito..." ti sussurro all'orecchio "Ma ricordati che prima o poi ti
farò assaggiare il piacere dei sensi, tanto che non vorrai più che
smetta..."
Ora il bordò non è più leggero, e si è esteso praticamente a tutta la
faccia...
Ridacchio divertito dalla tua reazione, mentre afferro le coperte
raggomitolato sul fondo del letto e copro entrambi. Ti abbraccio sotto di
esse, facendoti appoggiare la testa sulla mia spalla, e sulla fronte poso
un leggero bacio.
"Ora dormiamo..." dico accarezzandoti una guancia "Domani sarà una lunga
giornata di spiegazioni..." e tu annuisci, in silenzio.
Chiudo gli occhi cercando di dormire ma, dopo qualche minuto, inizio a
sentirmi osservato. Socchiudo le palpebre e mi ritrovo due iridi scure che
mi fissano attentamente.
"Non riesci a dormire?" ti chiedo.
"Ecco... se mi addormentassi, ho paura di non trovarti più quando mi
sveglio..." rispondi con una punta di imbarazzo "Così non voglio chiudere
occhio..."
Sorrido. Sei proprio di una tenerezza immensa, sai?
Allungo il collo quel tanto che basta per assaggiare le tue labbra. Tu ti
lasci baciare, e io approfondisco il contatto. Stringo possessivamente il
tuo corpo contro il mio. Voglio tranquillizzarti, visto che non ho nessuna
intenzione di andarmene...
"Che diremo ai miei domani mattina?" mi chiedi, appena ne hai la
possibilità.
Sinceramente? Non ne ho la più pallida idea!
"Bhe... Non so se sia il caso di raccontargli la verità, ovvero che ero il
tuo gatto... Penso che mi prenderebbero per pazzo... Comunque qualcosa mi
inventerò!" o almeno spero...
*
"L'idea dell'amnesia non è affatto male Hisashi..." commenti una volta che
siamo in strada, diretti a casa mia uno di fianco all'altro "Ma non penso
che abbiano bevuto la stravagante storia su come tu sia entrato in camera
mia..."
"Bhe... purtroppo non mi è venuto in mente altro..." rispondo, ripensando
all'imbecillità di aver raccontato di essere entrato dal camino del
salotto! Ma chi sono? Babbo Natale?!
"E ai tuoi di genitori, che racconterai? La verità o un'altra trovata
geniale?"
Sarà che mentre pronunci questa frase sorridi sarcastico, sarà che proprio
questo tuo sorriso è allo stesso tempo dolce, ma non riesco ad arrabbiarmi
per questa tua osservazione. Anzi, allungo la mia mano e prendo la tua,
intrecciano le dita. Nelle stesso momento in cui compio tale azione, il
sorriso sparisce e prendi a fissare il terreno, abbassando così tanto la
testa da toccare il petto con il mento.
"Non ti va che ti tenga la mano?" chiedo, capendo benissimo che ciò ti
imbarazza, visto che siamo in mezzo alla strada.
Se devo essere sincero, mi aspettavo una risposta negativa, ma invece mi
sorprendi, avvicinandoti a me e afferrando con la mano libera il mio
avambraccio. Per concludere, appoggi la testa sulla spalla...
Ora sono io quello che si sente un attimo a disagio!
Non che m'importi di quello che pensa la gente che incrocia il nostro
cammino... ma ho una certa reputazione da mantenere! Però, a pensarci
bene, non m'interessa nemmeno più di tanto, se ciò comporterebbe che lui
si allontanasse da me...
Mi piace sentirlo al mio fianco. Mi da una sicurezza che credevo di avere,
ma in realtà non possiedo affatto. E' davvero incredibile come questo
semplice ragazzo mi possa far sentire protetto... anche se in realtà
Kiminobu non è affatto un semplice ragazzo... Lui è speciale.
Sospiro, guardandomi intorno, e mi accorgo che abbiamo raggiunto il parco
dove ho incontrato il gatto soriano per ben due volte. Vedendo il cilindro
di pietra, mi ritorna in mente lo strano comportamento di ieri. Perchè mai
mi ha ringraziato prima di andarsene? Forse lui sà il motivo per cui la
maledizione si è spezzata... ma chissà se lo rivedrò mai.
Quando riporto lo sguardo sulla strada, questo cade su una persona
appoggiata al muro perimetrale di una casa, situata sull'angolo qualche
passo più avanti. E' un ragazzo dai folti capelli neri, con la pelle
chiara. Quello che però mi attrae più di tutto sono i due occhi verdi
smeraldo che possiede... Perchè ho l'impressione di averli già visti?
Lo sorpassiamo, ma io non riesco a distogliere lo sguardo da lui, tanto
che ad un certo punto cammino con la testa voltata all'indietro nella sua
direzione.
"C'è qualcosa che non va?" mi chiede Kiminobu notando che sto ancora
osservando qualcosa.
"Non sarai geloso del fatto che stia guardando un altro ragazzo?" domando
sorridente.
"Ragazzo?" lo vedo voltarsi indietro, verso la strada che abbiamo appena
percorso "Quale ragazzo, scusa? Non c'è nessuno..."
Eh? Ma come... Non lo vede?!
E' lì!! Appoggiato tranquillamente al muro di quella casa!!
"Hisashi... sei sicuro di stare bene? Sei diventato pallido..."
Certo che NON sto bene!! Ho le allucinazioni!!!!!
Riporto lo sguardo sul moretto, e lo vedo sorridere. Poi si stacca dal
muro, incamminandosi nella via laterale. A questo punto ho assolutamente
bisogno di chiarire questa storia. Così chiedo a Kiminobu di attendere il
mio ritorno e rincorro la persona misteriosa che solo io riesco a
vedere...
Svolto l'angolo e mi ritrovo il ragazzo fermo qualche metro davanti a me.
Solo ora che ha la mia completa attenzione, noto gli strani vestiti che
indossa... sembrano addirittura di inizio secolo! Mah...
Mi avvicino, cercando nel frattempo nei meandri della mia memoria per
ricordare dove abbia già incontrato quegli occhi smeraldo. E' strana
questa cosa, perchè solo gli occhi mi sembra di aver già visto. Il ragazzo
che ho davanti, invece, mi è completamente sconosciuto...
"Zampetta bianca è tornato al suo stato umano a quanto vedo..."
Un brivido di puro gelo mi corre lungo la schiena... Possibile che sia...
"Ma come? Ci siamo già dimenticati degli amici gatti?" mi anticipa.
"Tu... tu sei veramente il soriano grigio?" balbetto incredulo.
Alla sua risposta affermativa, scopro finalmente l'arcano... O almeno,
parte di esso, visto che non ho ancora capito perchè lo vedo solo io!
"Sono contento per te che sia tornato tutto alla normalità..." mi dice con
un sorriso "Ora devo andare..."
"Ehi Aspetta!" lo fermo, prima ancora che possa fare un solo passo
"Spiegami almeno perchè la maledizione si è spezzata!"
"Ma come... non l'hai capito?"
Ma... secondo lui, se l'avessi capito glielo chiederei?! Certo che non
l'ho capito! E mi piacerebbe sapere che cosa ho fatto di tanto
particolare...
"Presto detto zampetta bianca..."
Ora, se non la smette di chiamarmi in questo modo assurdo, giuro che lo
ammazzo! Naturalmente dopo che mi ha dato le dovute spiegazioni del
caso...
"Tu hai fatto una cosa che nessuno mai, in tutta la mia vita, aveva fatto
per me" mi dice "Lo spirito bianco che mi lanciò la maledizione, mi disse
che avrei dovuto trovare qualcuno dal cuore sincero, capace di provare
tristezza e compassione per una persona come il sottoscritto... Ed è ciò
che tu hai fatto. Hai versato una sola lacrima per me, ma è stato
sufficiente..."
Sono decisamente stupito da questa rivelazione. Soprattutto perchè io
sarei quel qualcuno dal cuore sincero? Non credevo di certo di possedere
una tale qualità...
Comunque, ciò che dice è vero. Quello che mi ha raccontato ha generato in
me una profonda tristezza. Forse se lo meritava o forse no, non sono di
certo io che deve giudicare, ma aver provato sulla mia stessa pelle un
centesimo di quello che ha passato lui, mi ha fatto provare una forte
compassione....
"Era per questo che non potevi dirmi niente, altrimenti non sarei stato
sincero, vero?" concludo, pensando alla sua intransigenza su questo punto.
"Esatto" risponde "Sei molto più intelligente di quello che dai a
vedere..." e sorride sarcasticamente...
"La devo prendere come un complimento o un'offesa, secondo te?" ribatto,
leggermente innervosito dalla sua affermazione.
"Tu mi somigli molto caratterialmente, sai? Quindi attento a non
commettere i miei stessi sbagli nella vita, soprattutto ora che al tuo
fianco hai una persona che tiene molto a te..."
I suoi occhi diventano tristi al ricordo della persona che amava e con cui
non ha potuto dividere la propria vita, solo a causa della sua cattiveria
e arroganza.
"Ora devo proprio andare. Buona Fortuna"
Una strana luce appare alla sue spalle. Questa luce diviene ogni secondo
più accecante, tanto che sono costretto a proteggermi gli occhi con le
braccia.
"Un'ultima cosa!!" urlo "Qual'è il tuo nome?"
"Akane... Akane Mitsui"
Eh? Akane... Mitsui?!
Provo a sbirciare nella sua direzione, ma un raggio mi acceca, facendomi
serrare le palpebre all'istante. Nonostante tutto sono però riuscito a
vedere qualcosa: vicino ad Akane si trovava un'altra persona,
completamente circondata da questa luce accecante... Possibile che sia lo
spirito bianco di cui mi ha parlato? Ma poi, in realtà, chi è?
Purtroppo queste domande non avranno mai risposta...
Pochi millesimi di secondo prima che quella luce svanisca all'improvviso,
nella mia mente giunge un lieve sussurro composto dalle seguenti parole:
'Arrivederci Hisashi Mitsui'.
Rimango fermo, con le braccia distese lungo i fianchi, ad osservare la
stradina che si snoda davanti a me. Nel punto in cui c'era poco prima
Akane, qualcosa brilla per terra. Mi avvicino e raccolgo il piccolo
ciondolo a forma di fiocco di neve, appeso ad una catenella.
Lo osservo attentamente. E' d'argento. Inoltre sul retro sono incise due
lettere, le iniziali di Akane, e una data, probabilmente quella di nascita
visto che risale ad inizio secolo.
Lo rigiro diverse volte sul palmo della mano, ripensando a dove l'ho già
visto...
"Hisashi..." Kiminobu si porta al mio fianco "Ma cosa è successo? Ho visto
una luce accecante... Stai bene?"
In quel momento, un'immagine si fa largo nella mia mente... e mi alzo di
scatto.
"Andiamo a casa mia... Subito!"
*
Arriviamo davanti al cancelletto con entrambi il fiato corto per la corsa.
Suono il citofono, e quando sento la voce di mia madre ho un tuffo al
cuore...
"Mamma... Sono Hisashi!"
Strani rumori mi giungono dall'apparecchio come se la cornetta fosse stata
lasciata cadere. Osservo la finestra di lato alla porta e vi scorgo il
volto di mia madre affacciarsi, per il tempo di un secondo. La serratura
del cancelletto scatta e io lo apro, fermandomi subito oltre ad esso con
l'intento di attendere mia madre che mi corre incontro a braccia aperte.
Mi ritrovo tra le sue braccia che mi stingo possessivamente al suo corpo.
Le lacrime che scorrono sulle sue guancia bagnano anche il mio viso.
Parole sussurrate tra i singhiozzi mi giungono alle orecchie, ma non
riesco a percepire il significato di tutte.
Solo ora mi rendo conto di quanto devo essergli mancato e di quanto bene
mi voglia...
"Mamma..." sussurro abbracciandola a mia volta e appoggiando il viso sulla
sua spalla.
Rimaniamo in questa posizione per diversi minuti, fino a quando non ci
separiamo. A questo punto le sue labbra si posano sulla mia fronte, sulle
tempie e sulle guance, mentre un dolce sorriso appare sul suo volto,
cancellando la preoccupazione che albergava nel suo cuore...
"Tesoro... dove sei stato? Cosa ti è successo?" mi chiede, incorniciandomi
il viso tra le mani.
"E' una storia molto lunga..." rispondo riabbracciandola.
"Hisashi..."
Guardo oltre le spalle di mia madre e incontro il volto tirato di mio
padre. Lei si sposta e così ci veniamo a trovare uno di fronte all'altro.
"Papà... Perdonami. Non era mia intenzione farvi preocc..." ma non finisco
di parlare che le sue braccia mi hanno circondato le spalle.
"Lascia stare. L'unica cosa importante è che tu stia bene..." sussurra con
le lacrime agli occhi.
Avevo dimenticato quanto fosse bella questa sensazione di amore in
famiglia...
Solo ora mi viene in mente che non sono arrivato da solo a casa. Anche se
un po' di malavoglia, visto che difficilmente mio padre si lascia andare a
slanci di affetto, mi separo da lui.
"Vi presento Kiminobu Kogure..." e mi volto ad indicarlo con la mano "Un
mio carissimo amico..." lo definisco, anche se è molto di più di questo.
Lui sorride e fa un leggero inchino in segno di presentazione, inchino
ripetuto da entrambi i miei genitori. Io rimango infisso sul mio Koibito,
ubriacandomi di quella bellissima visione.
Un piede si posa sul mio sedere e mi spinge in avanti. Così mi ritrovo
faccia a terra sui sassolini che ricoprono il piccolo vialetto che separa
il cancello dalla porta di casa.
"Degenere di un fratello! Fai preoccupare in questo modo mamma e papà
un'altra volta e vedi che cosa ti faccio!"
Hitonari, in piedi di fianco a mio padre, mi guarda accigliato, ma si vede
che non è veramente arrabbiato. So quanto era preoccupato anche lui,
ricordando il giorno che l'ho sorpreso in camera mia a piangere, ma a
causa del suo immenso orgoglio mai mi darebbe la soddisfazione di vederlo
in pensiero per me...
A mia madre scappa un piccolo sorriso, ben sapendo anche le che in questi
giorni non fosse tranquillo. Subito Hito le chiede che cosa ci sia da
ridere, e in risposta lei scuote la testa... E' proprio vero mamma: un
caso dannatamente irrecuperabile!
"Papà... Dov'è l'album fotografico di famiglia?"
"L'album fotografico?" ripete un po' sorpreso dalla mia richiesta "Al
solito posto nel salotto... Ma a che cosa ti... Hisashi!"
Quando sento pronunciare il mio nome, ho già oltrepassato la porta di
ingresso. Mi precipito alla libreria e inizio a cercare tra i grossi
volumi situati sull'ultimo scaffale. Trovo quello che cercavo e inizio a
sfilarlo, non senza combinare disastri. Infatti, insieme al volume che
volevo, ne cadono almeno altri quattro! Vabbè, non ci faccio molto caso al
disordine creato, che inizio a sfogliare l'album.
In esso sono presenti tutte le fotografie delle varie famiglie che hanno
portato il mio stesso cognome. Ce n'è anche una della nostra in fondo, ma
io sono interessato a quelle nelle prime pagine, ovvero alle foto che
risalgono ad inizio secolo. E finalmente trovo quella che cercavo.
La famiglia che osservo è molto simile alla nostra: padre, madre e due
figli. Immediatamente noto l'enorme somiglianza tra mio padre e il figlio
più alto, quello di destra, posto in piedi dietro la sedia sul quale è
seduta la signora.
"Quello è mio nonno... Ayame Mitsui" mi dice mio padre che è rientrato in
casa con tutti gli altri, indicandomi la persona che stavo osservando.
"E lui invece si chiama Akane, vero?"
"E tu come fai a conoscerlo?" mi chiede stupito mio padre.
Io non rispondo, tornando ad osservare la foto in bianco e nero, un po'
sgualcita visto quanto sia vecchia. Akane è in piedi sulla sinistra, al
fianco del padre. Nonostante sia rivolto verso l'obbiettivo della macchina
fotografica, il suo sguardo è puntato sul terreno, come se non avesse
voglia di presenziare a questo rituale.
In famiglia era il fratello minore, la persona a causa del cui carattere e
della sua irruenza era considerata la pecora nera di essa... proprio come
lo sono io nella mia.
Possibile che tutto ciò sia un puro e semplice caso?
Visto che quando se n'è andato mi ha salutato usando il mio vero nome, e
non quel nomignolo assurdo di 'zampetta bianca', può voler dire solo una
cosa: lui mi conosceva... e anche bene.
Probabilmente mi stava osservando già da diverso tempo quando ha deciso di
lanciarmi la maledizione... E probabilmente ha scelto proprio me perchè in
fondo io, sia caratterialmente sia come situazione famigliare, gli
somiglio parecchio. La sua sembra non essere per niente una scelta
casuale...
Forse ha pensato che ero proprio la persona che avrebbe potuto aiutarlo a
salvare la sua anima maledetta, perchè io avrei potuto capire appieno la
sua situazione...
Passo il dito sulla foto, andando a toccare il punto in cui si vede il
ciondolo a forma di fiocco di neve appeso al collo di Akane. Mi ricordavo
bene di questa fotografia, o meglio, di questo ciondolo. Tutte le volte
che sfogliavo quest'album mi soffermavo ad osservarlo, notando quanto
fosse particolare.
Infilo la mano nella tasca ed estraggo il ciondolo, sotto lo sguardo
sorpreso di mio padre, che immediatamente mi chiede dove l'abbia preso,
spiegandomi che esso era un regalo di compleanno che Akane aveva ricevo
proprio dal fratello, ma che era scomparso insieme al suo proprietario,
quando questo aveva diciotto anni. Di lui non si è saputo più niente...
Ma tu guarda un po' che caso... Anch'io ho diciotto anni...
"Papà..."
"Si Hisashi?"
"Ti va di ascoltare una storia? Ti avverto, però, che ti sembrerà non
assurda, di più..."
*
"Kiminobu! Smettila di guardarmi in quel modo! Non sono un pazzo!"
"Bhe... è un po' difficile credere a quello che hai raccontato" commenta,
seduto di fianco a me sul letto di camera mia "Anche i tuoi erano
decisamente scettici..."
Si... e adesso staranno discutendo sul fatto se farmi rinchiudere in una
casa di cura o meno!
"Però, quel ciondolo e la conoscenza di fatti veri sul fratello del tuo
bis-nonno senza che nessuno te li abbia raccontati danno molto da
pensare..." aggiungi, osservando pensieroso il palque che ricopre il
pavimento della mia stanza.
"Guarda che non siete gli unici a pensare a quanto sia assurdo quello che
è successo..." dico, visto che io sono il primo a non volerci credere,
nonostante abbia subito il tutto sulla mia pelle "Comunque, non ha
importanza. Sono tornato com'ero e questa è la cosa fondamentale..."
Tu annuisci, sorridendo. Sei proprio uno splendore, sai?
"...Anche perchè ora posso finalmente tenerti fra le mie braccia!" e ti
cingo alla vita, mentre ti poso un bacio sulla tempia.
Ti volti a guardarmi, e io non perdo tempo. Faccio combaciare le nostre
labbra in un casto bacio, mentre ti accarezzo la schiena lungo la spina
dorsale con una mano. Lentamente ti lasci cadere all'indietro sul
materasso. Mi separo da te, appoggiando un gomito alla destra della tua
testa, e rimango ad osservarti. Faccio scorrere le dita dell'altra mano
sul tuo torace, sentendo sotto di esse il suo movimento ritmico, su e giù,
che tende ad accelerare. Quando arrivo la bordo inferiore della maglietta,
la infilo sotto di essa, venendo così in contatto con la tua pelle.
"Hisashi..." sussurri chiudendo gli occhi, mentre sento il tuo corpo
fremere, scosso da un brivido, spero di piacere...
"Shhh... Tranquillo Kiminobu" soffio nel tuo orecchio, mentre mi prendo
cura del tuo collo "Non ho intenzione di fare qualcosa che tu non
voglia... Desidero solo avere un po' di contatto fisico... o mi vuoi fare
impazzire negadomelo?"
Inarchi la schiena, alzandola un po' dal materasso, e io faccio scivolare
nuovamente le dita sulla spina dorsale, ma stavolta sono a contatto con la
tua pelle liscia e questo ti fa gemere di piacere. Risalgo dal collo,
posando piccoli baci sul mento, per arrivare così alle tue labbra. Sono
così delicate da toccare e buone da assaporare. Inumidendole, ti invito ad
aprirle, in modo da lasciarmi accesso alla tua bocca, così da poter
accarezzare la tua lingua con la mia. Nel foga del bacio, appoggio il mio
torace al tuo, facendo così combaciare i nostri corpi.
E' vero che ho detto a Kiminobu che mai gli avrei fatto qualcosa che non
volesse... il problema è che mi sto eccitando parecchio, e ho paura di non
saper controllare le mie azioni.
Così, un po' frustrato per il dovermi contenere, mi allontano da quel
paradiso dei sensi che è il suo corpo, cercando di riprendere il controllo
del mio.
Noto subito un certo rossore che colora il suo volto, e lo sguardo
sfuggente mi fa capire che ha notato qualcosa...
"Ti sei accorto, vero?" gli chiedo, naturalmente riferendomi alla mia
eccitazione.
"Bhe..." risponde decisamente imbarazzato "Non potevo non accorgermene,
visto dove fosse il tuo bacino..."
In effetti l'ho appoggiato io alla sua anca...
"Scusami..." sussurri, con gli occhi chiusi, allargando le braccia e
distendendole sulle lenzuola "Per il fatto che tu vorresti di più, ma non
mi sento ancora pronto a dartelo..."
"Non importa, aspetterò... Con molta impazienza, ma aspetterò!"
Rispondi al mio sorriso con uno tuo, per poi prendere l'iniziativa di far
incontrare ancora le nostre labbra. Sono sorpreso, ma di certo non rifiuto
tale concessione! Infatti cerco di approfondire subito questo nuovo
contatto...
"Ehi fratellino... Ok darsi parecchio da fare, ma non consumarlo..."
Ma che diavolo ci fa Hitonari sulla porta della mia stanza?!
"Innanzitutto si bussa prima di entrare nelle camere altrui..." gli
rinfresco la memoria sulle buone maniere, mentre mi alzo "E comunque non
sei il benvenuto qui! Quindi sparisci!"
"No no..." ed entra completamente in stanza, chiudendosi la porta alle
spalle e appoggiandosi ad essa.
"Che diavolo vuoi?" gli chiedo cercando di capire che cosa significhi quel
sorrisino ebete che ha stampato sulla faccia...
"Non immaginavo che avessi questi gusti..."
"Non mi sembrano affari tuoi!"
"Veramente lo sono... Se lo venisse a sapere papà, come credi che
reagirebbe?"
Sicuramente non salterebbe dalla gioia!
E' vero che prima o poi dovrò dirglierlo, ma mi sembra un tantino
presto... soprattutto visto quello che già oggi gli ho raccontato riguardo
la mia scomparsa. Non so se reggerebbe anche questa notizia...
"Maledetto!!" rispondo infuriato del fatto di dover cedere al suo subdolo
ricatto "Spara le tue condizioni!!"
E la lista è davvero lunga. Da sistemare camera sua a lavargli la
macchina, tanto da tirarla a lucido e naturalmente pulendo anche gli
interni. Da rifiutare di mangiare ogni sorta di dolce preparato da mia
madre (compresa la mia torta preferita: la sacher!) offrendo a lui la mia
parte, a portare in giro il SUO dannatissimo cane, che più di una volta ha
anche tentato di sbranarmi! E di certo non potevano mancare i mestieri che
toccherebbero a lui, come ad esempio tagliare l'erba! E visto il giardino
che ci ritroviamo, ci vorranno delle ore solo per fare quello... mia madre
e la sue idee sul responsabilizzarci!
"Ah! Un'ultima cosa..." dice prima riaprendo la porta "Non farlo gemere
troppo forte. Si sente fino in corridoio... soprattutto se lasci la porta
socchiusa! Idiota!" e ride uscendo dalla stanza.
"Hai... hai lasciato la porta socchiusa?!" mi rimprovera Kiminobu, rosso
dall'imbarazzo ma anche dalla rabbia, secondo me.
Cerco di giustificarmi, visto che non ho fatto apposta, ma non serve a
molto. Così mi risiedo di fianco a te, infilando le mani nelle tasche dei
pantaloni... ma cosa? Sembra che ci sia qualcosa al suo interno...
Ritraggo la mano, e tra le dita mi ritrovo il ciondolo di Akane.
"E' davvero bello..." commenti, ritrovando il sorriso di sempre.
A questo punto ho un'idea. Salgo sul letto, fermandomi dietro la tua
schiena. Apro il gancino della catenella d'argento e, facendolo passare
davanti al tuo viso, te lo sistemo al collo.
"Hisashi! No! Era di un tuo antenato!" reclami, cercando di fermarmi "Lui
l'ha dato a te..."
"E io lo regalo alla persona che amo..." rispondo chiudendo il gancino
"Sono sicuro che lui non se la prenda affatto nel sapere che lo porti tu,
anzi..."
Ti volti a guardarmi, ancora perplesso. Poi prendi tra le dita il ciondolo
e lo osservi minuziosamente, passandovi sopra ripetutamente il pollice.
"Grazie..." dici infine "E' il più bel regalo che abbia mai ricevuto...
Dopo te naturalmente!"
Mi baci teneramente per ringraziarmi, poi ti abbandoni tra le mie braccia,
andando a posare la testa sul mio petto. Io ti stringo possessivamente,
inspirando il buon odore che emanano i tuoi capelli... sanno di vaniglia.
Non so per quanto rimaniamo in questa posizione. Quando sono con il mio
Koibito, il tempo diviene relativo. E' come se tutto ciò che ci circonda
svanisse e restiamo solo noi due, insieme.
Ma stavolta qualcosa mi riscuote da questo tepore. Una voce.
Qualcuno ha chiamato il mio nome...
Continuando a tenere Kiminobu tra le mie braccia, mi osservo intorno, ma
nella stanza non c'è nessuno. Probabilmente me la sono immaginata...
Quando però sto tornando a concentrarmi sul ragazzo accoccolato sul mio
torace, noto una figura slanciata fuori dalla finestra, dove la tenda
azzurra è aperta per metà. Appoggiato all'albero a pochi metri da essa si
trova Akane.
Quella visione dura pochi secondi, giusto il tempo di vedere sul suo viso
allargarsi un dolce sorriso. Poi lentamente Akane svanisce davanti ai miei
occhi increduli.
Inizialmente penso ad una allucinazione, ma il mio istinto mi suggerisce
che non lo era affatto. Che sia venuto a controllare come vadano le cose
per un'ultima volta? Può essere... e il suo sorriso può rappresentare la
sua soddisfazione in questo senso.
Ora che ci penso, però, non l'ho nemmeno ringraziato per quello che ha
fatto. Sarà anche vero che a causa sua sono stato trasformato in gatto,
passando anche giorni di vero inferno, ma senza di lui non avrei mai
scoperto un sentimento così nascosto nel mio cuore, da non pensare nemmeno
di possederlo, riscoprendo che un amico non era semplicemente quello per
me, ma una persona speciale, da amare, da proteggere e con cui condividere
la mia vita...
E allora... Grazie Akane.
Spero che ora, dovunque tu sia, possa essere felice quanto lo sono io...
FINE
*Owari*
Cioppys: Lo sai che come gattino sei proprio carino?**
Kogure: Confermo! Era un amore!**
Mitchi: Kiminobu!! Ti ci metti pure tu!! ¬.¬
Kogure: Scusa Hisashi... Ma eri davvero un amore! Come d'altronde lo sei
sempre!^^
Mitchi: °///°
Cioppys: Oh! Il teppista si è imbarazzato! ^O^
Mitchi: Io non sono affatto imbarazzato! è///é
Cioppys: Ma se la tua faccia somiglia a un pomodoro! ^O^
Mitchi: Grrrrrrr...
Cioppys: Comunque ho deciso! Voglio un gattino! Preferibilmente nero con
la zampetta bianca... non ti ricorda nessuno caro Hisashi?**
Mitchi: H.e.l.p. M.e.!°°
***
Cioppy's Notes (Ovvero appunti ultra mega poco importanti^^')
-------------------------------------------------------------
Mmm... lo dico io o lo dite voi? La base di questa storia è una cavolata
pazzesca!!^^'''
Scusate se il motivo della maledizione e il come spezzarla è decisamente
banale, ma purtroppo non mi è venuto in mente altro di abbastanza
decente... e se questa è decente, immaginatevi le altre che avevo in
serbo! Come dire... una più scadente dell'altra!^^'
Spero di aver sistemato tutti i 'buchi' nella trama, 'buchi' che erano
saltati fuori una volta deciso come farla finire e, soprattutto, una volta
deciso quale fosse il motivo della maledizione. Purtroppo scrivendo avrò
cambiato idea non so quante volte, facendo così in modo che alcune cose
scritte in precedenza erano incongruenti con il resto...
Perdonatemi quindi se non torna qualcosa!!^^'''
See You! ^__^
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