Note: che dirvi, aspetto commenti, critiche
e quant'altro... anche per sapere se vale la pena scrivere la seconda
parte...
La lunga strada
di Antares
Parte: 1/3
E' arrivato il momento di fare quattro conti...
Come quando spulci in tasca per vedere cosa ti è rimasto, e spesso trovi
solo pelucchi e qualche monetina.
Insomma, quattro conti in tasca alla propria vita.
E, ragazzi, se devo essere sincero, io sono sempre stato una frana in
matematica.
Non avrei mai immaginato di tirare le somme di quello che ho fatto, ma
adesso, credetemi è necessario che io lo faccia.
Seduto in questa macchina, mi guardo indietro, e il bilancio non è dei più
esaltanti... giuro... è come se non avessi neppure vissuto, come se la mia
vita non fosse stata altro che vento.
Uno studente normale.
Una famiglia normale.
Una ragazza (la mia ex-ragazza, a voler essere precisi) normale.
Merda... praticamente l'apoteosi dello standard perfetto di vita.
Perfetto e dannatamente comune, maledettamente simile a quello di miliardi
di altre persone.
Un prodotto clonato dai pensieri della società.
Non ho mai avuto paura di niente, ma adesso sono terrorizzato dai miei
pensieri... la notte senza luna della mente.
Guardatemi qui... non ho neppure vent'anni e parlo come un vecchio.
Un vecchio stupido, per la precisione.
Cristo.
Ho una paura fottuta di quello che mi aspetta... sapete com'è, no?
Arriva un momento nella tua vita in cui devi prendere una decisione che sai
che sconvolgerà tutto quello che ti eri costruito prima, che ridurrà in
cenere la tua solida casetta di idee e tranquillità.
Ma non ti puoi tirare indietro.
Semplicemente non ci riesci.
Arriva un momento in cui devi girare pagina e continuare... dare una svolta
alla tua vita... le solite menate, le solite frasi fatte.
Mi domando se chi le dice si renda veramente conto di cosa significano...
Sarà capitato pure a voi, chi più chi meno.
E se non vi è capitato, forse vi state limitando ad esistere, non a vivere.
Ma questo è un altro discorso...
Bhè, gente, io non ho solo girato pagina... sarebbe più corretto dire che
ho chiuso un libro, l'ho riposto su uno scaffale e ho ricominciato a
inchiostrarne un'altro.
E vi posso assicurare che è un'impresa titanica.
L'unica cosa che spero è che non mi venga il blocco dello scrittore.
Vorrei potermi concentrare, rimettere un pò d'ordine nella mia testa, ma
questa cazzo di radio in questa cazzo di
macchina, non smette di vomitare squallida musica rock, di uno di quei
gruppetti assurdi che nascono, brillano e muoiono come stelle cadenti.
Mi allungo e faccio per cambiare stazione... cercate di capirmi, magari a
voi il rock piace, ma io in questo momento ho bisogno di rilassarmi, e
converrete con me che una simile, disgustosa accozzaglia di rumori non
aiuta.
"Lascia" solo una parola, neanche mi guarda, tiene gli occhi
incollati alla
strada.
Che stronzo.
Ehi, questo mi limito a pensarlo, non glielo vado mica a dire, non sono
scemo... teso com'è sarebbe capace di accostare l'auto e sbattermi fuori...
ne sarebbe capacissimo.
Sospiro, e mi risistemo nel sedile.
In fondo in fondo lo capisco... una volta mi ha detto che la musica alta gli
impedisce di pensare... ed in questo momento scommetto che è proprio lo
scopo che si è fissato: non pensare, solo vuoto e non sentire.
E' inutile.
Dovrò sorbirmi questa tortura fino a quando Sua Maestà lo riterrà
opportuno.
Lo squadro da sotto le ciglia, ha la mascella contratta, lo sguardo fisso.
"Ehi, Michele, sembri Terminator... "nessuno provi a distogliermi
dalla mia missione"..."
Lo so, è una battuta da idioti, ma non ce la faccio a starmene zitto...
nonostante la musica, c'è un silenzio talmente denso da uccidere... un
silenzio ostile... e a me questo non piace.
Mi fa sentire solo.
Continuo a guardarlo e aspetto una sua qualsiasi reazione.
Niente.
No, cioè, scrolla le spalle.
E continua a guidare, imperterrito.
"Michele..."
Ci riprovo, la voce più decisa...
"Lascia stare"
Lascia stare?!
Che cazzo di risposta è -lascia stare-?!?
Lo guardo male e faccio per rispondergli a tono, ma sapete cosa fa questo?
Alza il volume della radio!!!
Si, stacca una mano dal volante e alza il volume... poi ritorna a guidare...
senza mai guardarmi.
E allora vaffanculo!!
Posso capire tutto, ma certi comportamenti infantili mi fanno proprio
incazzare.
Si comporta come un bambino al quale hanno tolto la marmellata... Dio, non
è l'unico a trovarsi in una situazione di merda, ma, a quanto sembra, è
l'unico che deve essere compatito...
Noi qui, adesso, siamo in due...
Ora, probabilmente molti di voi staranno pensando che farei meglio a
starmene zitto, a girare il viso verso il finestrino e guardarmi buono buono
il paesaggio, che mi passa davanti come le immagini di un caleidoscopio.
A starmene tranquillo ed aspettare che la tempesta passi e che gli torni il
buonumore.
Ma io non lo faccio.
Non lo faccio perchè mi sono stufato di tutta questa colpa che sembra ci
sia piombata addosso con la velocità di un treno espresso, di questa
assurda macchia che sembra indelebilmente impressa nella carne...
Una lettera scarlatta che ci portiamo cucita addosso e che sembra che,
nonostante tutto, lui non riesca a sopportare...
Tutto questo lo tormenta da tempo, gente... praticamente è la vergogna di
stare insieme quando stiamo insieme, una bestia nera che all'improvviso
sbuca fuori e non gli permette di essere totalmente mio...
Perchè lui è mio...
Specialmente da adesso... anche se forse non se n'è ancora reso pienamente
conto.
Respiro a fondo.
E' ora di fare quel discorsetto che mi ero preparato da tempo... ok...
Prima fase: catturare l'attenzione.
Nulla di più semplice... allungo una mano e spengo la radio.
L'auto sbanda leggermente, e io posso quasi sentire il battere accelerato
del mio cuore rimbombare cupo tra le mura del silenzio improvviso.
Michele si gira a guardarmi, gli occhi stretti in uno sguardo accigliato.
"Luca..."
E' solo un sussurro rauco, ma almeno ha parlato... non riesco ad impedirmi
di deglutire, e prego non so bene quale Dio perchè lui non si accorga della
mia improvvisa agitazione.
La mia rabbia si dissolve, almeno temporaneamente, spazzata via come foglie
secche.
Ragazzi, ha detto il mio nome.
Oh, non vi è chiaro perchè reagisco così?
Allora, vi è mai capitato di essere follemente innamorati di qualcuno? E
cosa provate quando questo qualcuno vi fissa e pronuncia il vostro nome con
voce roca?
Non so voi, ma io sento le mie terminazioni nervose saltare, scollegandosi
dal mio cervello e rendendomi incapace di una qualsiasi reazione
intelligentemente umana.
Cerco di riguadagnare il controllo ma non è un'impresa facile, credetemi.
Nel frattempo, lui fa per riaccendere l'autoradio.
"No"
Dico solo questo.
Lui ritorna a guardarmi, ancora più scuro in volto.
Dovrei impressionarmi?
No, bello mio, no.
Ormai ho rinchiuso i miei ormoni a doppia mandata, adesso sono perfettamente
padrone di me...
almeno questo è quello che spero...
"Senti Michele, è da quando siamo partiti che non dici una parola e
..."
"Non ho voglia di parlare."
Ok, gente, ok... non ha voglia di parlare.
Il nuovo libro della mia vita comincia veramente alla grande.
Cade ancora il silenzio.
Sento la rabbia ritornare, montarmi dentro come un'onda di marea...
Ci riprovo.
"C'è qualcosa che non va?"
Credetemi, nonostante mi stia arrabbiando sul serio, uso un tono tranquillo,
pacato.
Lo vedo che stringe violentemente le mani al volante, tanto forte che gli si
sbiancano le nocche.
"No, Luca, va tutto alla grande"Mi dice, sogghignando.
E adesso si permette pure di fare dell'amara ironia!
Lui!
E io non ci vedo più.
"Senti stronzetto" esplodo, la voce pericolosamente incrinata
dall'ira che mi invade la testa, come un fiume che rompe gli argini e
travolge tutto quello che trova sul suo cammino" non ti ho obbligato io
ad andartene di casa, non ti ho obbligato io a dire tutto ai tuoi e a creare
questo casino... l'abbiamo deciso insieme, ricordi ancora il significato
della parola insieme, vero?"
Sto quasi ansimando, le unghie conficcate nei pugni.
"Non è giusto che tu mi faccia pesare questo, non è leale..."
Ancora non dice nulla, ma mette la freccia ed accosta nella piazzola di
sosta.
Spegne il motore e si gira a fissarmi.
E' come se il cuore mi saltasse in gola.
I suoi occhi... li punta verso di me e mi sento come inchiodato da quelle
scaglie d'onice.
Vorrei prenderlo a pugni, picchiarlo... baciarlo, lasciarmi baciare...
Vorrei fare l'amore, qui, con rabbia, con violenza... non m'importa...
Vorrei toccarlo, perchè sento che qualcosa tra di noi si va sgretolando...
ho bisogno di toccarlo, per fargli sentire che sono qui, davvero... che lui
è qui... e che siamo insieme...
E invece rimango immobile, a fissarlo.
Lui ricambia lo sguardo con un'occhiata gelida, e quando finalmente parla,
quello che dice mi uccide.
***Fine prima parte
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