La luce e il buio

parte I - I due maghi

di Cappellaio Matto

 

"Dobbiamo proprio stare in un posto simile?"

"Si, Kye, se vogliamo incontrare il nostro uomo."

Un basso brontolio fu l'unico commento a questa risposta.

Rashaer tentò di sistemarsi in modo più comodo sulle scomodisse seggiole di legno della locanda e, sospirando, guardo il ragazzo seduto di fronte a lui. Non lo stupiva molto il fatto che Kye fosse infastidito: si trovavano probabilmente in una delle peggiori bettole della città.

Ma bella o brutta che fosse la locanda, erano lì per affari. Dovevano incontrare un uomo, il capo di una carovana, che aveva un lavoro per loro: a quanto pareva, l'incarico consisteva nel fare da scorta ad una persona attraverso la giungla. Un compito perfetto per due mercenari come loro.

"Ah, eccovi!" esclamò all'improvviso una voce, in tono allo stesso tempo sollevato e preoccupato.

Il capo della carovana era un ometto basso e rubicondo, con lunghi baffi rossi. Si sedette nervosamente vicino a Rashaer, scrutando sia lui che Kye.

I due dimostravano più o meno la stessa età, intorno ai 25 anni, ma le somiglianze finivano lì: non potevano essere più diversi.

I capelli di Rashaer erano castani con riflessi rossi: erano molto lunghi e, al momento, li portava raccolti in una coda alta, che metteva in mostra l'orecchino d'argento, con una strana pietra viola incastonata, che portava all'orecchio sinistro. Aveva grandi e penetranti occhi castani e lineamenti affilati. Indossava un'ampia tunica rossa, più lunga dietro, fermata in vita da una pesante cintura borchiata a cui erano appesi svariati contenitori; da sotto la tunica spuntavano attillati pantaloni bianchi e stivali neri al ginocchio.

Kye aveva invece capelli biondissimi, anche se molte ciocche erano inspiegabilmente bianche: sembravano tagliati a casaccio e ciuffi di tutte le lunghezze gli ricadevano sul viso dai lineamenti delicati. I suoi occhi poi erano sorprendenti: ad un primo sguardo sembravano privi di pupille ma, guardandoli con attenzione, ci si rendeva conto che le pupille c'erano, ma erano bianche. Indossava una lunga veste gialla dalle maniche strappate: tutta la veste era ornata da rune nere. Neri erano anche i lunghi guanti di pelle, senza dita, quasi volesse mettere in mostra le unghie lunghe e laccate di bianco.

Il capo della carovana guardò negli occhi Kye e tremò visibilmente.

"Allora?" domandò Kye, gelido, tamburellando sul tavolo con le unghie di un bianco candido.

L'ometto tentò di riprendersi: "Dunque... Il fatto è questo... Ci sarebbe da scortare questo giovane nobile fino a Sirisse. noi non possiamo farlo: sapete, c'è questa spedizione al Lago dei Corvi e..."

"Il nostro compenso?" lo interruppe Rashaer.

"5 Scudi Imperiali." rispose l'uomo. "Mi pare un prezzo ragionevole per 8 giorni di viaggio."

Rashaer sorrise: "10 Scudi Imperiali. A testa."

Il capo della carovana sgranò gli occhi: "20 Scudi Imperiali?! Io non... E'... E' assurdo."

Rashaer si limitò a guardarlo.

L'uomo si zittì di colpo e parve riflettere.

Infine, dopo aver dato un'occhiata preoccupata a Kye, rispose: "E va bene. C... Come volete. Ci vediamo qui domani all'alba."

Detto questo, l'ometto scattò in piedi come se la sua sedia stesse bruciando. Rivolse loro un rapido inchino e praticamente corse via.

"20 Scudi Imperiali?! Gli hai chiesto una fortuna per un incarico del genere!" commentò Kye, non appena l'uomo se ne fu andato.

"Era troppo ansioso di scaricare a qualcuno questo lavoro: prevedo guai." rispose Rashaer. "E poi era talmente ansioso di concludere che mi avrebbe dato qualsiasi cifra! Avrei potuto chiedergli molto di più!"

Rivolse a Kye un sorriso in tralice: "E questo è anche merito tuo."

Kye non ricambiò il sorriso, ma accennò un inchino a mò di ringraziamento. Quindi si alzò, dirigendosi immediatamente verso la porta.

Rashaer lo imitò: ne aveva davvero abbastanza di quella topaia!

Usciti dalla locanda, si avviarono verso la piccola stanza che condividevano in una locanda decisamente migliore di quella che avevano appena lasciato. Era ormai notte fonda e le strade erano praticamente deserte.

"Lo ha capito. Dobbiamo essere prudenti." disse improvvisamente Rashaer.

Kye sbuffò: "Pensi che abbia paura di lui?"

"Potrebbero esserci altri maghi in città." gli fece notare Rashaer. "Potrebbe avvertirli e, se ciò accadesse..."

"Speriamo che non ci siano altri maghi, allora." tagliò corto l'altro, con gli occhi che per un attimo sembrarono brillare di un bianco più intenso. "Speriamo... per loro."

Rashaer non disse altro, ma il suo sguardo si era fatto triste, la sua espressione ferita.

Kye non parve accorgersene: guardava diritto davanti a sè, senza prestare nessuna attenzione al suo compagno.

Rashaer sospirò, ricordando il passato.

 

Lui e Kye si conoscevano fin dall'infanzia: abitavano in case vicine ed erano cresciuti praticamente insieme.

Fin da piccoli avevano coltivato un grande sogno: diventare maghi. E così si erano entrambi iscritti all'Accademia Arcana.

All'epoca, Kye era completamente un'altra persona. vivace e chiassoso, era ben voluto da tutti, anche se combinava un guaio dopo l'altro. Rashaer ricordava quanto Kye lo prendesse in giro per il suo fare serio e taciturno: ogni tanto, gli strappava praticamente i libri di mano, costringendolo a smettere di studiare per andare a divertirsi con lui e altri ragazzi.

Erano stati davvero dei bei tempi quelli: gare di incantesimi, feste a tarda notte, chiacchierate sotto le stelle...

E poi c'era Kye: ricordava ancora i suoi capelli, simili a una cascata d'oro, che gli arrivavano alla vita e i suoi occhi azzurri, così dolci e profondi. Rashaer lo amava e lo adorava, ma non aveva mai avuto il coraggio di rivelargli i suoi sentimenti.

Poi la separazione.

Senza una parola, sgattaiolando via nella notte come un ladro, Kye abbandonò l'Accademia.

Perchè lo aveva fatto? Mancava soltanto un anno alla fine degli studi: perchè aveva abbandonato il suo sogno proprio a un passo dal realizzarlo? E senza avvisare nessuno, poi... Quasi stesse scappando.

Con questi interrogativi che lo rodevano, Rashaer lo cercò ovunque, per giorni e giorni, ma senza successo.

Kye sembrava scomparso nel nulla: per tutto l'anno successivo, non diede mai notizie di sè.

Rashaer completò gli studi e divenne un mago a pieno titolo: si unì ai Custodi Bianchi, un ordine di maghi che avevano il compito di dare la caccia ai Maghi Oscuri.

Il suo sogno si era dunque avverato, ma...

Non aveva più saputo nulla di Kye e non riusciva in nessun modo a dimenticarlo. Continuava a chiedersi se il confessargli i suoi veri sentimenti avrebbe cambiato le cose: forse Kye non se ne sarebbe andato, se lui gli avesse detto che lo amava...

Gli fu dato quindi il suo primo incarico: trovare e fermare con ogni mezzo un potente necromante. La necromanzia era una branca della magia estremamente pericolosa, forse la più pericolosa che ci fosse: il suo studio e utilizzo erano perciò vietatissimi. C'era la condanna a morte per i necromanti.

Rashaer partì dunque alla caccia del mago malvagio, preparato ad affrontare uno scontro terribile.

Ma non ci fu alcuno scontro.

E, se pure era preparato ad affrontare un duello di magia, non era assolutamente preparato a ciò che vide.

Kye.

Alla fine lo aveva ritrovato: sembrava un sogno che si fosse avverato.

Dopo essersi prima trasformato in un incubo, però.

Il necromante era Kye. O meglio la carcassa corrotta e torturata di Kye. Bastava solo guardare i suoi occhi, prosciugati di qualsiasi colore, bianchi come gli occhi di tutti i necromanti, per capirlo. L'immagine del ragazzo vivace e bellissimo, orgoglioso dei lunghi capelli biondi, si scontrava con un ragazzo pallidissimo, dai capelli, ormai un misto di biondo e bianco, tagliati disordinatamente, senza alcuna cura.

Probabilmente nessuno dei loro compagni all'Accademia lo avrebbe riconosciuto.

Rashaer lo convinse ad andarsene con lui: infatti, non avrebbe mai potuto fargli del male, nè lo avrebbe lasciato andar via di nuovo.

Lo amava. Lo amava ancora ed era certo che, nel profondo del suo animo così radicalmente cambiato, era ancora Kye.

Grazie a lui, sarebbe tornato il Kye di una volta.

Ben presto però l'ottimismo di Rashaer cominciò a venir meno.

Kye era diventato freddo, contorto e cinico.

Un tempo i suoi sorrisi erano stati come il sole che spunta finalmente da una coltre di nubi, rendendo tutto più bello: ora i suoi sorrisi erano come unghie che stridono su un vetro.

Il suo atteggiamento abituale nei confronti di Rashaer era sgarbato e, a volte, persino crudele, come se la loro passata amicizia non contasse più nulla, o meglio non ci fosse mai stata. Era come se il ricordo fosse rimasto, ma fossero spariti i sentimenti inerenti a quel ricordo.

Tra loro era ormai sorto un invisibile ma solido muro.

E se i giorni erano un continuo e doloroso tentare di fare breccia in quel muro, le notti erano spesso ancora più tormentate.

Kye dormiva pochissimo e, quando si addormentava, il suo sonno era molto agitato. Spesso si svegliava di soprassalto, tremando e singhiozzando: in quei casi, si avvinghiava poi disperatamente a Rashaer, nascondendo il viso sul suo petto e stringendosi a lui con tutte le sue forze, fino quasi a fargli male. Allora Rashaer affondava il viso nei suoi capelli, chiudendo gli occhi, la sensazione del corpo di Kye contro il suo che gli dava sollievo e lo torturava allo stesso tempo.

Mentre erano così avvinghiati l'uno all'altro, Rashaer gli sussurrava cose che non avrebbe mai osato dirgli durante il giorno. Gli baciava la fronte e i capelli, lo accarezzava.

Ma tutto questo era inutile. Le carezze e le parole di Rashaer non erano mai in grado di calmare Kye, così come non erano mai in grado di colmare il vuoto che Rashaer sentiva nel profondo del suo cuore.

Alla fine, alle prime luci dell'alba, Kye sembrava riprendere finalmente il controllo di sè stesso: si scostava da Rashaer quasi con rabbia, sputando parole di scusa, risistemandosi con gesti distratti e nervosi la veste e passandosi le mani fra i capelli con aria sfinita. La luce scioglieva così, impietosamente, quella finta intimità.

Che cos'era successo a Kye per cambiarlo così?

Rashaer, per quei quasi quattro mesi passati insieme, non aveva fatto altro che domandarselo.

L'argomento non poteva essere affrontato con Kye: egli rifiutava infatti di dire anche una sola parola su quanto accaduto nel periodo in cui non si erano visti. Non ne parlava mai e rispondeva alle domande dell'altro mago con sguardi di fuoco.

Rashaer non poteva fare altro che sorridere amaramente al ricordo di come, tempo prima, Kye lo rimproverasse spesso di essere troppo riservato.

Ricordi. Gli sembrava di vivere solo di quelli ultimamente. Non viveva neanche più di speranze: ormai anche quelle se n'erano andate. Non capiva nemmeno come potessero esserci state speranze: le speranze erano morte il giorno in cui aveva rivisto Kye. Buffo che ci avesse messo mesi per rendersene conto.

 

Ma ora ne aveva abbastanza di ricordi. Era tempo di concentrarsi sul presente. Doveva concentrarsi sul presente.

"Bisogna evitare a tutti i costi di avere a che fare con altri maghi, almeno per il momento." riprese il discorso Rashaer. "Non dobbiamo permettere che i Custodi Bianchi scoprano la nostra posizione."

Kye sorrise con quel suo sorriso spaventoso: "Hai paura o semplicemente non hai il fegato di combattere i tuoi vecchi compagni?"

"E' una battaglia che preferirei evitare." disse Rashaer semplicemente, evitando di rispondere alla domanda.

Kye si spettinò i capelli, che non avevano alcun bisogno di essere ulteriormente spettinati, accellerando il passo: "Basta con questa conversazione priva di senso." sbottò. "Andiamo a riposare."

"Riposare?"

Il tono di Rashaer era sarcastico e disperato insieme: non c'era quasi mai riposo per loro durante la notte. Solo quell'orrenda pantomima di due amanti che si confortano a vicenda.

Kye non rispose, limitandosi a camminare ancora più velocemente, quasi volesse scappare da quella domanda e dalle molte implicazioni che sottointendeva.