Finally on the web. Thx Articolo 31’s song. Dedicata a Kiara e Vale e tutti quelli che hanno fiducia in me. 
Ruki-ruki non detestarmi!!!!.

 

L'altra cosa che ho perso

di Lago

  Keep going alone

 

Notte. Una spiaggia, da qualche parte sotto la pioggia. Kaede corre sulla sabbia fradicia.

 

Sei un'altra cosa che ho perso, che mi è scivolata, che mi è caduta

io ci ho provato, ma non ti ho tenuta

Vabbé pazienza, credimi posso farne senza,

sei già un ricordo in dissolvenza, e non fai differenza...

Con tutto quello che ho perso senza rendermene conto

come ogni volta che perdo un tramonto

e il giorno dopo affronto lo stesso...

 

Kaede si accasciò sulla spiaggia, piangendo, senza riuscire a trattenere le lacrime che continuavano a sgorgare, subito lavate via dalla pioggia scrosciante. Perché mentire a sé stesso, non era vero che non gl'importava, non era vero, lui stava male. Avrebbe voluto mettersi a gridare, avrebbe voluto correre via, il più veloce possibile, ma dove, dove...

Aveva avuto un posto dove correre, fino a due ore prima, aveva avuto il suo Hana. Qualcuno che aveva guarito la sua anima, di cui lui era innamorato e si fidava, ma ora... Ora la sua anima era stata spaccata, ed era stato proprio Hanamichi a distruggerla, con quelle parole che ancora risuonavano nella mente di Rukawa...

Vedeva ancora il viso di Sakuragi, infuriato sotto la pioggia, mentre gli gridava che non gliene fregava niente di lui, che non era un gay di merda, e che se lo amava ed era anormale erano solo fottutissimi cazzi suoi... Che se lo aveva sbattuto era solo perché aveva voglia di godere, e che per quello che gliene fregava poteva anche dare il culo a tutta la città, purché non tornasse da lui a rompere il cazzo... Che non lo aveva mai amato, e che lui era stato solo un coglione a crederci... e poi lo aveva detto, chiaramente...

 

“...per me sei stato solo un giocattolo...”

 

A quel ricordo sentì un'ennesima fitta al cuore, talmente dolorosa da lasciarlo senza fiato, mentre affondava le dita nella sabbia fradicia, stringendola convulsamente. E lui era rimasto sotto la pioggia a guardarlo, incredulo, sperando che fosse solo un incubo... quello non poteva essere il suo Hana, lui non era così... Ma aveva solo fatto finta di amarlo, aveva solo fatto finta di essere buono e gentile, era tutta una finzione. Gli aveva detto anche questo...

...e ora lui stava male. Era rimasto là, immobile di fronte a lui, poi era crollato, come se qualcuno lo avesse preso a calci. Ma sarebbe stato meglio, era meglio anche morire che sentire quelle parole... meglio morire, uscire per sempre dall'esistenza di tutti... anche dalla sua... tanto ormai non c'era più niente per cui restare...

Il basket, sussurrò qualcosa nella sua mente. Ma cosa gliene poteva fregare del basket, in quel momento?! Come poteva avere un senso qualsiasi cosa?! Il suo Hana non era mai esistito, o se era esistito, l'aveva perso, ormai... non c'era più nessuna ragione per vivere...

 

Una strada vuota, nei sobborghi di qualche città.

Hanamichi sollevò il viso verso il cielo cupo, mentre la pioggia continuava a scrosciare sopra di lui. Come aveva potuto farlo davvero, era solo un grandissimo bastardo, un gran figlio di puttana. Aveva avuto paura di affrontare la realtà, aveva avuto paura di quello che avrebbero pensato gli altri, e si era comportato da stronzo. Si era infuriato, aveva detto una marea di cazzate, lo sapeva.

E le aveva viste, le lacrime negli occhi di Kaede, e poi lungo le sue guance. L'aveva vista l'incredulità, la disperazione di quegli occhi, aveva sentito il rumore della sua anima che si infrangeva come una lastra di vetro, lasciando schegge acuminate a trafiggergli il cuore. Aveva sentito quello che aveva provato a dirgli, a chiedergli, e aveva sentito sé stesso rispondere, con lo stesso tono freddo e privo di sentimenti di prima, dicendo cazzate... solo cazzate, ma cazzate che facevano male a Rukawa.

E poi era rimasto lì, fra lo stupore e la vergogna di quello che aveva detto. Aveva fissato la Kitsune, come ipnotizzato, senza credere di averlo fatto veramente.

Bastardo, bastardo e codardo... vigliacco. Piuttosto che accettare di affrontare la verità - era innamorato di Kaede! Lo era! Lo era! - aveva preferito ferirlo a morte.

Aveva visto distintamente Kaede morire davanti a lui, mentre qualsiasi sentimento si sbriciolava in quel cuore ferito. L'aveva visto tremare, poi crollare in ginocchio, piangendo, l'aveva visto star male, finché non era riuscito ad alzarsi barcollando e scappare via, nella notte, lontano, senza neanche la forza di gridargli qualcosa, di provare a ribattere. Vuoto...

E poi aveva provato a seguirlo. L'aveva chiamato, aveva gridato il suo nome con tutto il fiato che aveva, perché non lo sapeva neanche lui, voleva chiedergli perdono, voleva dirgli che non pensava tutto quello che gli aveva detto, ma la Kitsune correva in fretta, come un animale ferito, non voleva che lui le facesse altro male...

 

"Sorry seems to be the hardest word..."

 

Hanamichi sedette a terra, prendendosi la testa fra le mani. Come aveva potuto credere che la soluzione fosse lasciare la Kitsune, farle del male per buttarla fuori dalla sua vita? Ora Kaede stava male. E lui si sentiva intrappolato in una spirale di tenebra, perso, senza più l'unica cosa di cui gli importasse al mondo...persa per colpa sua, che era stato un idiota, persa...

 

Magari piove come adesso e ho perso

l'ombrello ed il cappello, ma il bello è quello

è il duello che ogni minuto ho fatto con la vita

quando la sorte mi si è accanita contro

e pronto dovevo trovare veloce una via d'uscita, procurandomi

qualche ferita che non si chiude e ancora brucia...

Ma, fa niente...

è solo un'altra cosa persa... o qualche volta

un'altra cosa data e dopo tolta

all'improvviso

senza preavviso...

 

Hanamichi sentì le sua guance rigarsi di lacrime. Ma era tardi, aveva distrutto tutto, e lo aveva fatto con le sue stesse mani... Era stato lui... Era tutto finito, tutto... Ed era colpa sua...

 

Che rende inferno ciò che era...

...paradiso...

 

Il suo paradiso, il suo Kaede... l'aveva distrutto lui. Non poteva sopportare di stare senza di lui... Ma era impossibile che Kaede lo perdonasse... non dopo quello che gli aveva detto... Oh, no, no, no, perché, PERCHÉ?!? Come una condanna, ora, guardava davanti a sé, a una distesa di nulla, un inferno di solitudine, senza il suo Kaede... Il suo Kaede ferito, per colpa sua... e che non avrebbe mai chiesto aiuto a nessuno. Una notte, stretto a lui, dopo aver fatto l'amore, Kaede gli aveva detto che lui era il suo unico rifugio... e ora proprio lui non solo l'aveva abbandonato, ma l'aveva colpito a morte...

 

«AAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH!!!!!!»

Hanamichi si strinse la testa fra le mani, lasciando che il grido esplodesse fuori dalla sua gola come lava da un vulcano, senza ancora poterci credere... "Cos'ho fatto, cos'ho fatto, cos'ho fatto, cos'ho fatto... Mio Dio cos'ho fatto...cos'ho fatto, oh Kaede perdonami, cos'ho fatto..."

 

 

 

    I’m so sorry    

 

Kaede guardava il mare senza vederlo. Continuava a vedere solo lui. Lui, lui, lui e ancora lui. Lui. Mentre sorrideva. Mentre lo baciava. Mentre gli diceva che lo amava. Mentre gli gridava addosso che non era un gay di merda. Oh, che male. Che male incredibile...Come se una parte del suo corpo gli fosse stata strappata via. Anzi, come se si fosse strappata via da sola, e poi lo avesse intrappolato fra le sue spire, come un demone nero. Non sapeva di preciso quale parte. Solo che ora aveva un vuoto terribile nel petto. Niente più cuore, niente più anima. Solo dolore.

 

Ore, passate a misurare dolore

dolore di testa, dolore di occhi,

dolore di cuore.

Dolore di anima, di sangue e di ossa

ma ciò non vuol dire che non possa darmi una scossa.

 

Kaede si strinse la testa fra le mani, rannicchiandosi inconsciamente in posizione fetale, furente, le lacrime che non si volevano fermare.

«Io lo amavo... Lo amo... Hana, ti amo... LO VUOI CAPIRE, FOTTUTO BASTARDO, IO TI AMO!!!!»

 

"Tu mi piaci, Kitsune..."

"Ti amo, Kaede..."

"IO NON SONO UN GAY DI MERDA!!!!"

 

In fondo è solo una scommessa che ho perduto,

una promessa a cui ho creduto e che non hai mantenuto

già, basta non perdere la dignità, almeno

curandola un po' con un bicchiere pieno

Come le tue frasi, adesso tutte perse come un mazzo di chiavi

tu che cercavi parole per farmi capire che eri pulito,

ma per finire, poi sei riuscito a perderle come cento lire

E adesso credimi, non ne voglio più sentire

voglio guarire, guardando l'altra faccia di te che ho scoperto

pensandoti solo come una cosa che ho perso...

 

Nascose il viso fra le mani. No... Non sarebbe riuscito a dimenticarlo, mai. Non sarebbe riuscito ad accettarlo, mai. Non sarebbe guarito. Mai...

 

...in un futuro dove tu sarai passato, remoto cancellato, dimenticato

sarai una foto, buttata sul fondo di un cassetto chiuso, coperta da qualche maglia che non uso

e disilluso, ci proverò, ad odiare...

se non ci riuscirò, mio malgrado... dovrò amare...

 

 

Yohei si avvicinò con cautela. Possibile che fosse lui? Doveva essersi sbagliato... Ma no, era proprio il rossino, lì, seduto a terra contro un muro, che aveva gridato.. e... stava piangendo?! Cosa diavolo era successo?!

Preoccupatissimo, corse al fianco dell'amico, inginocchiandosi vicino a lui.

«Sakuragi... Oi! Sakuragi! Che c'è, cos'è successo?»

Il rosso non gli rispose, limitandosi ad alzare di scatto la testa per fissarlo con occhi sconvolti, arrossati dal pianto, e da cui continuavano a fuoriuscire lacrime.

«Hanami-»

Hanamichi all'improvviso lo strinse forte, come un bambino che si stringe alla mamma, e con voce tremante gli raccontò tutto. Tutto quello che aveva fatto. Tutto quello che aveva detto alla Kitsune.

Yohei rimase ad ascoltarlo in silenzio, rigido come una statua, mentre i suoi occhi si allargavano, pieni di terrore. "Oh, no, no, Hanamichi tu non sai che cos'hai fatto..."

Senza curarsi del fatto che Hanamichi stesse ancora piangendo, gli afferrò la testa, voltandola verso di lui.

«Ascoltami bene, Hanamichi. É importante» Aggiunse, cercando di non far tremare la voce. «La Ki...Kaede... da che parte è andato? Verso casa sua? O verso il mare? O verso dove?»

Hanamichi lo guardò, fra lo stupito ed il preoccupato. Perché Yohei aveva quell'espressione terrorizzata? Cosa diavolo...

«V... verso... verso il mare... è... è corso via... piangendo... in quella direzione...»

Mentre Yohei lo lasciava andare, imprecando a bassa voce e pronto a schizzare via correndo, Hanamichi gli afferrò il polso.

"Y-Yohei...» Fermatevi, dannate lacrime. Lasciatemi parlare. «P-perché è così importante?»

Yohei lo guardò con occhi molto, molto seri.

«Vuoi proprio saperlo?»

Hanamichi rabbrividì sentendo il suo tono, ma ugualmente annuì. Yohei era sempre più preoccupato, frenetico, e continuava a guardare in direzione del mare, come se si fosse aspettato di vederlo sollevarsi e abbattersi sull’intera città nel giro di secondi….

«Bene. É presto detto. Kaede fin da piccolo ha sempre sofferto di depressione - una depressione molto grave. E, ogni volta che sembrava ne stesse uscendo, andava tutto storto. Ultimamente la situazione si era aggravata... era troppo sotto pressione. Negli ultimi tre anni, ha già tentato due volte il suicidio e...»

Si interruppe, mordendosi la lingua. Hanamichi stava già male, non doveva dirglielo. Il rosso però si accorse che c'era qualcosa che non andava.

«E...?»

«...»

«Cristo, Yohei, dimmelo.»

«Aveva.... aveva...»

Hanamichi iniziò ad intuire quello che Yohei stava per dirgli, e sentì le sue ginocchia piegarsi.

«A-aveva tentato di... di annegarsi... »

 

Hanamichi sentì il mondo crollargli addosso. "NONONONONONONONO!!!! Kitsune ti prego non farlo!!! Oh Dio Santo no!! No!!!" Non poteva farlo, non poteva, ma... oh Dio, le parole di Hanamichi dovevano averlo distrutto, oh, perché gliele aveva dette, oh, no, non poteva, no...

In un istante si ritrovò a correre, correre, correre verso il mare, più veloce che poteva, incurante delle grida di Yohei, continuando a sperare, pregare, implorare che non fosse successo, continuando a correre, correre….

 

 

 

  Give up your life

 

Ho freddo.

Tanto freddo.

Freddo.. al cuore.

 

...e non mi scrivere, non mi chiamare...

...non mi pensare...

 

É bello il mare. Profondo, agitato... è bella la tempesta. Ma ora io non posso vederla.

Sono vuoto, vuoto completamente. Non c'è più niente. Provo a pensare, e vedo te, amore mio...

 

... e da oggi un'altra cosa cerco, e sono certo

sarà diverso, da quella cosa che ho perso...

 

Fa freddo.

Mi tocco la fronte. Brucia.

Non mi interessa. Io non cercherò qualcos'altro...

...non esiste qualcos'altro.

Avanzo lentamente. É bella la pioggia che scroscia su di me. Porta via le lacrime. Credevo di averle finite.

Freddo...

L'acqua è fredda, mentre le onde si infrangono sulle mie gambe.

Freddo.

La camicia fradicia si gonfia d'acqua. Non riesco più a camminare. Non riesco più a pensare.

Mi fa male la testa.

Come le altre volte. É come se fossi ipnotizzato... io vorrei resistere ma... l'acqua è così bella...

Così bella…

Che male...

Hana...

 

L'ultima cosa che sento sono le gambe cedere. Poi niente...

 

Hana...

 

 

"L'ho ucciso io.. l'ho ucciso io... NO NON É MORTO!!! Kitsune, maledetto idiota, non fare niente... sta' fermo, per l'amor di Dio, aspettami!! Aspettami!!!"

Hanamichi continuò a correre, fino ad arrivare in spiaggia, sotto la pioggia battente, vedendo i cavalloni del mare agitato infrangersi con violenza sulla sabbia. E proprio lì, al limite dell'enorme distesa d'acqua, lambito dalle onde morenti, c'era... c'era...

«KAEDE!!!!!!!!»

Hanamichi si slanciò verso il corpo riverso sulla sabbia, immobile, fradicio. Lo rigirò verso di sé, stringendolo fra le braccia, guardando terrorizzato le labbra blu e la pelle pallidissima, quasi trasparente, come quella di un...

«Kaede!!!»

Appoggiò l'orecchio sulle labbra del volpino, frenetico di assicurarsi che fosse ancora vivo, che respirasse ancora...

 

Niente...

 

«KAEDE NO!!!!!»

Poi, lieve come un petalo che cade, un respiro. E un altro. Piccoli, tremanti, ma respiri. Sakuragi quasi svenne per il sollievo.

«Kaede!!! Ti prego... apri gli occhi!! Ti prego, fa' qualcosa... perdonami... io... non lo penso!! Non lo so perché l'ho detto... ho perso la testa, ma ti prego, ti supplico...dammi un'altra possibilità!! Torna da me, ti prego, Kaede, non mi lasciare.... Non mi lasciare!! Apri gli occhi!!»

 

Ho perso treni e aerei

più d'una volta il portafoglio

ho perso indirizzi, soldi, ma mai l'orgoglio...

il che è uno sbaglio, se mi fa perdere

l'autocontrollo, però non mollo...

 

Dio, tutta colpa del suo stupidissimo orgoglio... ma cosa diavolo aveva creduto di poter risolvere, cosa diavolo aveva pensato di poter fare gridandogli addosso quelle stronzate, cosa?!?!

Abbracciò forte il corpo gelido di Rukawa, cercando di riscaldarlo come poteva, nonostante i vestiti bagnati, singhiozzando.

«Ti prego, ti prego... dammi un'altra possibilità, solo un'altra possibilità, Kaede... Non lasciarmi, non farlo, maledizione! Sono stato solo un grandissimo stronzo... avevo paura... e ora ne ho ancora di più... ho paura di perderti, perché ti amo, Kaede, io ti amo, veramente, ti ho sempre amato, fin dall'inizio...e non posso vivere senza di te... Ti prego...»

Dicendo questo, si alzò in piedi, tenendo in braccio la Kitsune. Le labbra di Rukawa tremarono.

"Cosa... cosa...succede... chi.... AH!!"

«H-Hana...»

Appena un sussurro, un fremito di quelle labbra bluastre. Kaede avrebbe voluto muoversi, ma non ci riusciva. Aveva solo tanto freddo... così tanto freddo...

«Kaede!! Amore mio, ti prego, resta sveglio... resisti ancora un po', Kitsune... fra poco sarai all'asciutto...»

Kaede si strinse contro di lui, sentendo la sua mente annebbiarsi un'altra volta.

«F..fre... freddo...»

«Kaede!»

La testa di Rukawa ricadde sul petto di Hanamichi, e il corpo tornò immobile. Gelido. Hanamichi lo strinse forte, iniziando a correre.

"Non ti preoccupare, Kaede... Ti amo. Tornerà tutto come prima. Anzi, meglio..."

 

 

 

    God knows, God knows

 

«Mio Dio, come sei sudato. Dov'è la pezza bagnata? Eccola lì per terra, l'hai fatta cadere di nuovo... Quanto ti agiti. Hai ancora gli incubi? Mi dispiace tantissimo, sai. Te l'avrò già ripetuto mille volte, lo so, sono noioso, ma io ti amo. Mi senti, Kit? Io ti amo. Ti amo da morire. Ma tu non provarci neanche, capito? Tu devi guarire e tornare a scuola, a giocare a basket, da me. Io ti aspetterò, Kit, non ti lascerò mai, non ti farò mai più soffrire così. Ma ti prego, torna da me. Va bene?

Stamattina deliravi di nuovo. Avevo davvero paura, sai, mentre cercavo di tenerti fermo mentre ti agitavi, stanotte. Ma stamattina ancora di più. Parlavi con appena un filo di voce, ma era come se gridassi. Per la prima volta, il tuo viso era... disperato. Non ci sono altre parole. Mi dispiace, Kit, è colpa mia, è tutta colpa della mia stupidità, del mio orgoglio. Ma se ritorni, se mi dai un'altra possibilità... *sob*.... solo... un'altra, una soltanto... *sob*... ti giuro che non succederà più!…

Me.. me ne sono reso conto, sai? Forse l'avevo sempre saputo. Ma cercavo di far finta di niente. Ma quando... quando ti ho visto lì, sulla spiaggia, io... Dio... ho creduto di impazzire. Ho creduto di averti perso per sempre. Non lasciarmi, Kit... non posso vivere senza di te. É banale, vero? Ma è così. Ti amo. Ti aspetto, Kit, ma tu torna. Ti... ti amo...»

 

La voce si spezza per i singhiozzi.

 

«Mi... mi senti, Kit? Ti amo. Ti amo. Ti prego, ascoltami, se puoi. Ti amo.»

 

 

     Another chance

 

DRIIIN, DRIIIN

 

"Mh? Cosa?"

 

DRIIN, DRIIN

 

«Il telefono! Ma porca di quella... Arrivo!!» Sakuragi si alzò di botto dal divano, incespicando nel tappeto del salotto ma riprendendo l'equilibrio non si sa bene come senza ammazzarsi. «Ahia!»

 

DRIIN, DRII-

 

"Ma vaffa'! Hanno già riattaccato? Ma da quanto cavolo squillava?"

Hanamichi arrivò trafelato in cucina, scoprendo che il telefono non squillava più perché qualcuno - Rukawa - aveva risposto.

«Kaede!»

L'interessato alzò lo sguardo su di lui, sorrise e gli porse la cornetta.

«Per te.»

«D'accordo. Ma ora fila a letto! Ti avevo detto di non alzarti!»

Kaede sorrise di nuovo e, obbediente, trotterellò fino alla stanza di Hanamichi, rimettendosi tranquillamente seduto nel letto in cui era stato per gli ultimi giorni, tranne qualche scappatella in cui però era stato regolarmente beccato, sgridato e rimandato indietro. Ghignò. Hanamichi si comportava come una chioccia, e a volte era un po' irritante, ma lui proprio non riusciva a protestare. Hanamichi si sentiva ancora tremendamente in colpa per tutto quello che era successo, e non voleva fargli pensare di avercela ancora con lui.

Sospirò. Anche se le cose sembravano tornate come prima, nell'animo di Kaede qualcosa era cambiato. Aveva paura che potesse succedere di nuovo qualcosa; che Hana potesse decidere di lasciarlo, questa volta per sempre. Paura di quello che sarebbe successo allora. Paura che, se Hanamichi avesse mai voluto lasciarlo, il ricordo di quella vicenda potesse in qualche modo farlo sentire costretto a restare controvoglia. Paura che quel suo comportamento - scappare così, e quel desiderio di morte - legasse il rosso a lui per un qualche senso di colpa o responsabilità. E lui non voleva questo. Voleva che Hana restasse con lui perché lo voleva, liberamente. non voleva ricattarlo. Non era un ricatto. Assolutamente.

Era sicuro, però, che ora stesse con lui per amore - o almeno poteva ragionevolmente supporlo. Al suo risveglio aveva trovato davanti a sé due occhi color ciliegia pieni di lacrime, dolore e paura, e Hanamichi lo aveva stretto forte, pregandolo e supplicandolo di perdonarlo, implorandolo di non abbandonarlo e di non fare mai più sciocchezze simili, perché... perché lui lo amava, non poteva vivere senza di lui, e se gli fosse capitato qualcosa non sarebbe riuscito ad andare avanti. Gli aveva detto che da quando era scappato via non aveva fatto altro che maledirsi, pregando di poterlo trovare e spiegare tutto. E che dopo la rivelazione di Yohei si era sentito morire, che lo amava, lo amava, lo amava...

 

Dei passi lo distrassero, e Hanamichi entrò, agitando un dito con aria minacciosa.

"Oh no ora ricomincia..."

«TI AVEVO DETTO» disse infatti il ragazzo con tono di rimprovero «di non alzarti! SE CONTINUI a vagare per casa ti prenderai una POLMONITE! E POI, devi-stare-sdraiato!! L'ha detto il DOTTORE!»

«Il dottore non ha detto 24 ore su 24» brontolò Rukawa, mettendosi però sdraiato, sapendo perfettamente che la sua protesta era una battaglia persa in partenza. Non c'era verso di far cambiare idea a quell'idiota di un rosso, il quale si sedette pacificamente sul bordo del letto.

«Ancora qualche giorno e potrai alzarti, Kit» disse infatti.

Kaede gli strinse teneramente una mano, limitandosi a lanciargli un altro sorriso. Hanamichi si chinò su di lui.

«Scusami. É che mi preoccupo per te. Non voglio che ti succeda qualcosa.»

 

Hanamichi continuava ad essere spaventato, dopo quello che era quasi accaduto. La febbre l'aveva salvato per miracolo facendolo svenire prima che potesse... E il dottore aveva detto che non c'era più pericolo per la sua vita: dopo aver avuto per tre giorni la febbre altissima, con picchi anche oltre i 40°, si era ripreso, e presto sarebbe stato di nuovo in piena salute. Grazie a Dio.

Mormorò qualche altra parola di scusa prima di appoggiare appena le labbra sulle sue, in un tenero bacio. Poi si raddrizzò, tornando pimpante ed allegro come sempre.

«Al telefono era...»

«Tua madre... Ho risposto io, Hana! La tua memoria non è più quella di una volta, ragazzo mio...»

Hanamichi ignorò volutamente la sua provocazione, rispondendogli con una linguaccia.

«Ah, già... a proposito: perché sei andato a rispondere? Non dovevi dormire?»

«Scusa. non stavo dormendo e non volevo che gli squilli ti svegliassero.»

"Oh cavolo adesso parte un'altra ramanzina!"

Invece di strigliarlo, Hanamichi gli arruffò i capelli, strofinandogli la testa con una mano.

«Grazie. Comunque mia madre ha detto che tornerà fra due settimane, che va tutto bene e di riguardarti.» Abbassò la voce con aria confidenziale. «A dire il vero è lei che insiste perché non ti lasci un attimo di respiro. Praticamente ti ha adottato!»

Kaede si finse terrorizzato.

«Oh! Se diventiamo fratelli allora non potremo più… ecco, beh, hai presente Angel Sanctuary?!?»

Hanamichi lo abbracciò ridendo e gli schioccò un bel bacio sulla guancia destra.

«Non ti preoccupare: glielo impedirò ad ogni costo!»

Anche sulla guancia sinistra.

«Niente potrà mai separarci, baka Kitsune. Ok?»

Rukawa rispose dandogli un bacetto proprio sulla punta del naso.

«Do'hao. Ti amo.»

«Ti amo anch'io. Tanto.»

Sorrisero, guardandosi negli occhi. Poi si abbracciarono.

«Però fammi un favore. Restatene tranquillo almeno un altro paio di giorni... e resta a casa mia finché non torna mia madre.»

«Obbedirò. Però fammi un favore. Resta a dormire con me. Vorrei addormentarmi fra le tue braccia.»

«Obbedirò. Ma poi svegliati anche» "Ora basta. É vivo, e niente te lo porterà via."

«Obbedirò.»

Sorrise.

«Però fammi un altro favore. Dammi un bacio.»

 

Nascondendo un sorriso, Hana obbedì.



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