FESTEGGIAMENTI: buon RuHana day!!!! ^_^ DEDICHE unt RINGRAZIAMENTI: in attesa della mia trilogia,i cui capitoli verranno dedicati rispettivamente a Lucy, Lal e Silene, questa ciofeca la dedico alla sys Silene, in primis, per ringraziarla del capolavoro che ha scritto per me. Davvero, non ho parole. Mi ha commossa nel profondo e non troverò mai il modo di ricambiarla. È il mio tesoro più prezioso. Alla mia kitsunina lontana, al di là dell'oceano...che finalmente è tornata a casa!!! Alla piccola sys Lucy_Tomo, a cui voglio un bene infinito, perché lei ha sempre un pensiero per me, che sia uno squillo, un messaggio, una mail o una delle sue splendide ficcine! Ti adoro sys! A Lal, creatura incredibile, con cui sto lavorando al nostro grande progetto!!! E a tutte le Ficwriter che sanno quanto le stimo,e senza le quali non avrei mai cominciato questo iter, ringraziando sentitamente Najka perché legge e commenta tutto quel che scrive e Fatina perché si accinge a farlo... DISCLAIMERS: i personaggi sono tutti di Takehiko Inoue, le idee malsane sono le mie e la canzone che ispira tutto l’ambaradan è di Sandy e Junior (con le dovute licenze, naturalmente), se potete ascoltatela! È un capolavoro! NOTE 01: tra gli asterischi i flash back, in corsivo il testo delle canzoni/poesie, i cambi di POV sono segnalati...tutto come sempre insomma! NOTE 02: come sempre è tutto buttato a caso, non cercate riferimenti né temporali né di luogo né di nessun altro tipo!!! NOTE 03: visto che oggi mi sento buona...lieto fine per tutti!!!!
La Leyenda di Marty
“Nonna Aya! Nonna Aya! Ci racconti una storia?” “Sì, dai, nonnina, raccontacela!” Due splendide bimbe le sorridevano, sornioni, ignorando la vena che le si era gonfiata sulla fronte al sentirsi chiamare in quel modo. Non ci si sarebbe mai abituata. È colpa tua, si disse mentalmente, non dovevi fare figli! Rassegnata, sedette sull’ampio divano mentre le piccole si accoccolavano sul tappeto guardandola. “Va bene. Cosa volete ascoltare?” “La leggenda!” “Sì, sì, la leggenda!” “Ma Michiyo! Ve l’ho già raccontata almeno venti volte!” provò ad obiettare. “È la mia preferita…” rincarò la più piccina con gli occhi già lucidi. “D’accordo, d’accordo, hai vinto, Yumi, basta che non ti metti a piangere!” si arrese Ayako, passandosi le dita sulle tempie per richiamare alla mente la storia prima di narrarla. “Beh, ‘nonna’, a questo punto anch’io sono curioso di sentirla!” argomentò Hanamichi facendo irruzione nel salotto, mentre Rukawa grugniva un qualche tipo di commento andando a sistemarsi vicino a lui, dopo aver entrambi evitato lo sguardo inceneritore della donna. “Ma voi ‘uomini veri’ non dovevate essere di là a vedere la partita?” “Beh, la stiamo registrando…questo era di gran lunga più interessante! Non capita tutti i giorni di poter stare insieme e vedere la nostra manager dal pugno di ferro arrendersi di fronte al ricatto morale di una pupa di quattro anni!” rise, il rosso, ma nella sua risata c’era tutto l’affetto che li legava. E così sorrise anche lei, mentre riordinava le idee, perché sapeva che alla base di quel racconto c’era la storia vera di un grande amore, che per di più aveva unito le due persone a cui voleva più bene, e che ora erano lì di fronte a lei. E sicuramente non avrebbero faticato troppo a riconoscersi nelle sue parole.
************************** Tramontò il sole, come ogni sera, e come ogni sera la luna vestì l’oscurità con i suoi occhi tristi. Guardando il mare pianse in silenzio, pregando in un sussurro di poter un giorno essere l’oggetto del suo amore. Si dice che il mare, freddo e solitario, abbia per caso udito le sue parole e, colpito profondamente, si sia proteso fino a sfiorare le sue labbra. Il contatto provocò uno straripamento delle sue acque, dandogli un brivido che non credeva di poter provare. Ma era un amore impossibile, il loro: appartenevano a due mondi diversi. Nonostante questo, il mare decise di donare alla luna la bonaccia e le tempeste, le mareggiate e la calma, le onde e la spuma che le ricopriva. Voleva che fosse lei, con i suoi sorrisi immensi e i suoi sbalzi d’umore, a regolare il suo movimento eterno, in modo che qualcosa li legasse per sempre. E così ogni notte i loro sentimenti si liberano in un unico cuore, e l’amore fra loro non avrà mai fine. Ricordate, quindi, bambine: anche se sembrano insormontabili, non arrendetevi mai di fronte agli ostacoli. Se credete davvero in ciò che fate e soprattutto se ne vale la pena, uscirete a testa alta da qualunque situazione. Prendete esempio da questa leggenda: la luce della luna, che pure non è altro che il riflesso di quella del sole, ha raggiunto il mare mostrandogli quanto lo amasse. È riuscita a toccarlo, e questo solo perché era quello che la luna desiderava veramente.
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Come si aspettava, Hanamichi era rimasto basito. Aveva riconosciuto la loro storia, dietro la leggenda. Ed era ora commosso nel profondo dalla sua personale interpretazione della faccenda. Era davvero soddisfatta. Le bambine si stavano addormentando, così chiamò sottovoce suo marito per farsi aiutare e, sorridendo ai suoi amici prese in braccio la piccola Yumi e la portò a letto mentre Ryota faceva lo stesso con Michiyo. Rimasti soli, il rossino guardò il compagno e gli accarezzò piano i capelli, scostando una ciocca scura dal suo ovale d’alabastro e trattenendo il fiato, come gli capitava ogni volta che si soffermava ad osservarlo da vicino. La sua bellezza era qualcosa di impalpabile ed etereo, soave, che dentro di sé aveva sempre dovuto ammettere anche quando era convinto di odiarlo. Sospirò, quasi gli dispiaceva che la sua volpe si fosse lasciata cullare dalla voce dolce di Ayako…si era perso il racconto. Ma quando tornò a fissare il volto di Kaede, i suoi grandi occhi tempestosi gli stavano restituendo lo sguardo. “Do’hao” lo apostrofò “guarda che non stavo dormendo…” Ad Hanamichi si scaldò il cuore una volta di più, all’ennesima dimostrazione di quanto fosse diventato profondo ed empatico ormai il loro legame. Gli schioccò un bacio sul naso, e poi si ritrovò a ricordare la nottata magica che Ayako aveva sapientemente trasformato in una favola romantica. Beh, in realtà lo era.
*******************************FLASHBACK*********************************
Un altro giorno. Era finito un altro giorno. Il rossino si trovava in un campetto a picco sul mare. A torso nudo, con indosso solo un costume color blu elettrico e le scarpe da ginnastica, si terse il sudore dalla fronte. Le ciocche rosse gli si erano appiccicate sul viso; forse era ora di tagliare un po’ la criniera, pensò. Il sole stava tramontando rapidamente, e ad ovest le stelle già iniziavano a trapuntare il cielo. Nel silenzio della solitudine, rotto solo dalle strida di qualche gabbiano, poteva sentire il flusso e riflusso della marea. La brezza sapeva di salso, e lui ne respirava a pieni polmoni, cercando di calmare il suo battito e soprattutto di non guardare la figuretta che correva armoniosa sulla spiaggia sotto di lui. Alla fine però non ce la fece più a prendersi in giro da solo, e si voltò a fissarlo sparire all’orizzonte, mentre una goccia salata gli scorreva sul volto. Nessuno avrebbe saputo dire se si trattava di sudore o di qualcosa di diverso, ma Hanamichi chinò lo sguardo. Sedette al centro del campo, con la testa appoggiata alle ginocchia raccolte al petto, perdendosi nei suoi pensieri. Una lumachina, trascinandosi faticosamente il guscio pesante, iniziò ad attraversare la distesa di cemento, sicuramente immensa per lei. Il rossino sorrise, osservandola, e iniziò a parlare con lei per liberarsi del peso che lo opprimeva ormai da troppo tempo. “Tutti pensano che io sia come un sole, sai? Ma non hanno capito niente. Se c’è un corpo celeste che mi rappresenta, quella è la luna. Un satellite che vive di luce riflessa, e non sarebbe mai in grado di splendere da solo. Così sono io. Ogni azione della mia vita è stata generata da qualcosa o qualcuno, ed abbandonata appena lo stimolo è venuto meno. Con il basket è stato così: ho iniziato per piacere ad Haruko, ed ho abbandonato appena ho capito di non avere speranze con lei. Ma sono tornato, quando…” si morse le labbra “e ora non so che fare”. Guardò di nuovo verso dove il ragazzo era sparito e sospirò. “Se solo lui ricambiasse il mio amore… Lui è come il mare. Freddo e solitario, ma che ha dentro la forza di mille vulcani. Una distesa apparentemente calma, ma che può ucciderti se ti avvicini troppo. Un mistero infinito, che si rigenera appena credi di averne compreso l’essenza. Un’onda che va e poi ritorna, insistentemente, e non vuole andarsene…dal mio cuore…” Nascose il viso, non voleva che niente e nessuno lo vedesse così. Dopo pochi istanti raccolse una pietra e scattò in piedi, corse fino al bordo del campo per poi lanciarla con forza verso il mare. “Ti amo, Rukawa, maledizione!” gridò tendendosi tutto verso l’oceano, per poi tornare indietro respirando a fondo con gli occhi chiusi. E fu allora che accadde. Qualcosa di morbido, come un petalo di rosa, gli sfiorò le labbra. Hanamichi spalancò gli occhi, trovandosi di fronte un Rukawa congestionato e con gli occhi brillanti. Balzò indietro, balbettando “Ru…kawa?! Ma che ti è preso?! Sei impazzito?!” Il moro dal canto suo ne capiva quanto lui. Sapeva solo che mentre si avvicinava al campo lo aveva sentito parlare, e il suo cuore aveva iniziato a correre, e quando lo aveva visto avvicinarsi al bordo del campo aveva avuto il terrore che si sarebbe buttato. - E io non posso lasciarglielo fare – aveva detto una voce dentro di lui – senza aver prima baciato la sua bocca almeno una volta. - Così aveva corso come un pazzo per stringerlo tra le braccia. “Io non sono quello giusto per te” gli disse mentre riprendeva fiato “non sono comunicativo, non mi so rapportare con gli altri, mi comporto come la regina di Saba e mi arrabbio per niente. Ma se vuoi stare con me lo stesso…” mentre una luce dolcissima gli illuminava il viso pallido “…allora ti regalerò tutti i miei silenzi, tutte le espressioni del mio viso, tutte le volte che mi arrabbierò e quelle in cui faremo pace. Ti regalerò tutto me stesso, perché è l’unica cosa che ho…” Senza riuscire neppure a rispondere, il rossino lo abbracciò incredulo. “Guarda, è notte” gli fece notare, poi, accorgendosi del buio che li aveva subitamente avvolti. “Hn” rispose Kaede strofinando il viso nell’incavo della sua spalla “a me è sempre piaciuta, la luna.”
******************FINE FLASHBACK********************
Come il mare l’uno, come la luna l’altro. Una coppia su cui nessuno avrebbe scommesso, due persone che la vita aveva messo a dura prova e che erano comunque riusciti a non perdersi. Se un cuore dice sì alla passione, l’altro non ignorerà il suo richiamo. È sempre stato così, dall’alba dei tempi, e così sarà fino all’ultimo, glorioso tramonto.
* OWARI *
-.- che ciofeca… Vabbè, commentate e spero vi piaccia nonostante tutto! Alla prossima! Marty
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