La
lettera
di Kinuko
5 Maggio 19xx
Carissimo Hanamichi, ho
deciso di scriverti questa lettera, dopo l’uscita dell’articolo, che
sicuramente avrai visto, su quel giornale da quattro soldi.
Non mi sto
giustificando sia chiaro, anche perché non ne ho bisogno, io so com’è
andata realmente, ma tu non eri qui.
Tu non puoi sapere.
E io voglio essere
chiaro, non voglio incomprensioni, non con te, non altre per lo meno.
Sei sorpreso?
Non te l’aspettavi
vero, una mia lettera dopo tanto tempo, non ti aspettavi che sapessi
mettere in fila più di due parole eh?
In questo momento
immagino il tuo viso, gli occhi spalancati e la bocca che tocca terra,
sarai arrossito? Io credo di sì, le mani ti tremano un po', per lo
stupore, che presto, lo so, lascerà spazio alla rabbia.
E lasciamelo dire,
tutto ciò fa nascere sulla mia bocca un sorriso, proprio così,
incredibile vero? Il freddo kitsune che ride!
Ci sarebbe da ridere,
se non lo stessi già facendo.
Naturalmente non ti sto
prendendo in giro, come starai sicuramente pensando, sto solo sorridendo
ricordando una parte di te, che anche se non te l’ho mai detto, mi
piaceva molto, mi divertiva appunto.
O forse, pensandoci,
non sarai nemmeno arrivato a questo punto, forse l’avrai stracciata
senza nemmeno aprirla, non appena letto il mittente.
Non lo so!
Ma voglio sperare che
non sia così, quindi continuerò nel mio intento, è da tanto che fuggo
da me stesso, e dalla realtà, e quello stupido articolo me ne ha data
finalmente l’occasione, chiamala pure scusa se vuoi.
Lo devo a me stesso, ma
soprattutto lo devo a te, ti devo una spiegazione anche se in ritardo.
Ma cominciamo
dall’inizio, da quando ci siamo conosciuti, ciò che sto per dirti non
ti piacerà, ma è la realtà di ciò che è successo, era la realtà di
allora.
Io ti odiavo Hanamichi
Sakuragi.
O così credevo.
Se può comunque
esserti di consolazione, non eri l’unica cosa che non sopportavo, odiavo
anche la scuola, la ritenevo una minaccia alla mia libertà, un
impedimento nel raggiungere il mio scopo più grande, andare in America,
giocare nel NBI, diventare un buon giocatore, il migliore.
Gia! La scuola, se vuoi
andare avanti nello sport, devi anche essere un buono studente, niente
buoni voti, niente basket, lo trovavo ridicolo e stupido, cosa centra lo
sport con lo studio? questo non l’ho mai capito, ma queste erano le
regole, e le ho rispettate, sono sceso a patti con me stesso, e ho tirato
avanti, solo per il basket.
Ma ti assicuro, che
sono state le uniche regole che ho rispettato, per le quali sono andato
anche contro me stesso, consciamente intendo, avevo un sogno, e dovevo
realizzarlo ad ogni costo, ma tu questo lo sai gia! Ne hai pagato le
conseguenze sulla tua pelle, quindi non mi dilungherò oltre su
quest’argomento.
E poi naturalmente,
c’eri tu, Hanamichi Sakuragi, il tensai, colui che sembrava dire…guardatemi,
sono il migliore, nessuno mi possiede, nessuno può comandarmi, niente può
toccarmi!
Ed io ti odiavo
Ti odiavo, quando
disturbavi il gioco durante gli allenamenti, quando facevi lo sbruffone
solo per farti notare, per ricevere delle attenzioni che non erano tue,
quando ti definivi un genio, vantando delle qualità che, a parere mio,
non avresti avuto nemmeno tra un milione d’anni, ti odiavo quando
cantavi quello stupido motivetto, odiavo i tuoi capelli rossi,
quell’aria da teppista, la tua energia, io odiavo tutto di te!
Ma principalmente
odiavo, il tuo non avere coscienza, nessuna consapevolezza della vita,
della realtà della vita, o almeno così credevo.
Mi sembravi uno di
quegli eroi che si vedono al cinema o in televisione, sprezzanti del
pericolo, uno di quelli che crede che i buoni vincano sempre, un coglione
in somma, uno che crede d’aver capito tutto del mondo, che credeva
d’aver capito tutto di me!
Ma forse, dopo tutto,
ero io l’idiota!
Quante volte avrei
voluto gridarti in faccia che la vita non è uno stramaledettissimo film,
e che tu non ne sei l’eroe, e invece rimanevo in silenzio a guardare il
tuo bizzarro sorriso, a pensare, ridi fin che puoi e fallo fino in fondo,
perché quando la vita ti colpirà, e lo farà stanne certo, io voglio
essere lì a guardare se avrai ancora il coraggio di ridere.
Voglio vedere la tua
rovina.
E per ironia del
destino, sono stato proprio io la tua rovina, mentre ti dicevo tutte
quelle cose orribili, all’aeroporto prima di partire.
Tu eri venuto per
confessarmi il tuo amore, ed io non ho saputo ascoltare, vedevo solo il
mio trionfo e la tua rovina, mi sono sentito potente in quel momento,
mentre vedevo i tuoi occhi riempirsi di lacrime, e sentivo la tua voce
incrinarsi in un sussurro.
Per un attimo Hana, per
un solo attimo mi sono sentito il più forte, ti avevo finalmente in
pugno, eri mio.
Fino a quando non ho
visto il mio viso riflesso nei tuoi occhi, il mio sorriso, che somigliava
più ad un ghigno.
E ho provato orrore, sì
Hana, orrore per ciò che ti stavo facendo, per ciò che mi stavo facendo,
orrore per ciò che non avrei mai voluto vedere riflesso nei tuoi dolci
occhi.
Disprezzo.
Chissà quanto mi avrai
odiato in quel momento eh, Hanamichi?
Quanto devo averti
fatto schifo.
Ma se ti può essere di
consolazione sappi che, sono stato anche l’artefice della mia caduta
verso l’inferno più nero.
Sai Hana, il lieto fine
non c’è quasi mai, ed il buono perde.
Anche l’amore,
è inconsistente, non dura, nasce, cresce, per poi finire, e allora qual
è lo scopo di tutto?
Non lo so!so solo che
quel giorno all’aeroporto ho perso l’unica cosa veramente importante,
oltre la stima di me stesso.
E sono stato io a
lasciare che corresse via.
Tornando per un attimo
al presente, così ci prendiamo una piccola pausa entrambi, dai nostri
sentimenti, ci diamo il tempo per pensare, e fare ordine, volevo dirti che
quell’articolo dice solo cazzate.
È vero devo
ammetterlo, i soldi fanno comodo, ma io ne ho sempre avuti, tu questo lo
sai, non avrei mai avuto bisogno di truccare una partita, per questo.
Non ho bisogno di
truccare una partita per nulla, io sono il migliore!
Quindi, credo che ne
uscirò indenne, sia professionalmente sia moralmente.
In ogni caso,
sentimentalmente non sono integro da un pezzo, quindi che vuoi che
m’importi della morale.
La verità è che non
m’importa poi molto, di come ne uscirò agli occhi della gente, ma di
cosa potresti pensare tu sì, questo ci tenevo a dirtelo.
Sai tutto questo tempo
passato in America, mi ha dato modo di riflettere oltre, e ho capito che
il mondo è basato sui soldi, noi siamo giudicati in base ai soldi che
guadagniamo, dalle cose che possediamo, dalla macchina, dal telefonino,
dal computer, solo oggetti, il valore di una persona misurato dagli
oggetti!
Perfino la libertà è
venduta per soldi.
Devo essere sincero,
non ho trovato altri amici qui, con il carattere che mi ritrovo non è
facile, ma dopo aver raggiunto il successo, è diventato ancora più
complicato, se non addirittura impossibile,
Le persone mi guardano,
e non vedono Kaede Rukawa, ma il famoso giocatore di basket, vedono il mio
successo, e il loro tornaconto, non credevo che sarei mai arrivato a
dirlo…a dirtelo, ma avevi ragione tu Hana, quando prima di partire mi
dicesti, mi gridasti, tutto questo, tu l’avevi capito ancora prima di
me, che non sarei stato felice, per questo ti dico che sono io l’idiota,
perché in realtà ero io che non avevo capito nulla di te!
Ma che tu ci creda o
no, non sono pentito, perché grazie a quest’esperienza, ho finalmente
“visto” cose che prima guardavo solamente, anche in
questo avevi ragione tu, le cose vanno vissute nel profondo, solo così
possono essere capite, e fatte proprie.
Avrei continuato a
crogiolarmi nella mia indifferenza, senza capire, senza avere la minima
speranza di cambiare.
Ho perso, ma ho anche
guadagnato, anche se a conti fatti sono più le perdite che i guadagni.
Sai conservo ancora la
lettera che mi spedisti, subito dopo la mia partenza, l’unica.
Sinceramente la
conservo più per abitudine, che per altro, dato che oramai la conosco a
memoria.
Mi è rimata impressa a
fuoco nella mente, come un tatuaggio e sai mi ha fatto male.
Una volta qualcuno
disse, che i tatuaggi fanno male per le cose che ricordano, ora so che è
vero.
Dopo averla letta,
m’infuriai così tanto da strapparla e gettarla nel bidone
dell’immondizia sotto il mio piccolo bi-locale.
Non è servito.
Ad un certo punto, di
mattina presto, dopo una notte insonne passata a pensare a te, sono corso
fuori, sotto un tempo da lupi a rovistare nell’immondizia, ne ho
ritrovati solo alcuni pezzi, ma il più importante, il pezzo finale,
l’ho recuperato.
Alla fine, sarò
breve, so che non ti piacciono i giri di parole.
Non so cosa abbia
scatenato in te tutto l’odio che mi hai sputato in faccia, sai non mi
sono mai accorto di nulla, sono davvero un do’aho.
Ho provato più e più
volte ad interpretare i tuoi sentimenti, senza riuscirci, con te non è
mai stato semplice.
Ma sinceramente non
avrei mai pensato che fosse così enorme, il baratro che ci separava.
Non avrei mai
creduto…davvero.
Mi hai detto che era
ora che qualcuno mi desse una lezione, che era ora che diventassi grande,
che crescessi.
Mi hai detto che eri
felice che quel qualcuno, fossi tu.
Io in cambio volevo
dirti solo grazie!
Grazie per avermi
fatto diventare più forte.
E se troverò
qualcuno d’amare, e qualcuno che mi ami veramente, lo devo solo a te.
A te, che mi hai
impedito di portare a termine l’errore più grande della mia vita.
Probabilmente non
smetterò facilmente di amarti, i sentimenti non si possono comandare.
Ma per lo meno, potrò
andare avanti a testa alta.
Comunque sia, sappi
che pregherò per te, perché tu possa avere sempre tutto ciò che vuoi,
soldi macchine, fama, donne…o uomini se preferisci.
E che tu possa avere
tutto e subito, senza dover mai rendere conto di niente a nessuno, senza
dover mai chiedere perdono a nessuno.
E alla fine di
tutto, quando tirerai le somme della tua vita, ti auguro di essere pronto
a restituirle tutto ciò che ti ha donato.
Senza rimpianti.
Senza rimorsi.
Ai shiteru
Hanamichi.
Sai Hana ora sto
piangendo, calde lacrime stanno scivolando fuori dai miei occhi, e cadono
su questo foglio, imbrattandolo.
Ho la vista sfocata, e
sto singhiozzando come un bambino, da quando ho lasciato il Giappone non
ho mai pianto, ed ora sta accadendo un miracolo.
Ed è come una
liberazione, una purificazione.
E a pensarci è quasi
ridicolo, perché vedi ora sono qui, in questo appartamento super
arredato, al quarantaquattresimo piano, di un palazzo super lusso, seduto
a questa scrivania di mogano, e guardo il mare, a rinnegare tutto ciò per
cui tu, hai pregato.
E ora sono io che
prego, ma non Dio, sto pregando te Hana.
Ti sto pregando di
poter abbandonare i soldi, le macchine, la fama, le donne e gli uomini che
ho avuto.
Ti sto pregando di
poter tornare a casa, da te.
Ti sto chiedendo
perdono, proprio per poter dire alla fine della mia vita, di non aver
avuto né rimpianti né rimorsi.
Sicuramente sto
chiedendo l’impossibile, ma dopo questo, anch’io potrò, non dico
camminare a testa alta, questo no! Ma forse dormire tranquillo.
Grazie!
Ai shiteru.
Kaede.
Oggi è il ventuno
maggio e mi è giunta la tua lettera in risposta, l’ho trovata sulla
scrivania di mogano, la cameriera deve averla lasciata lì, insieme alle
altre, come se fosse una cosa di poco conto, come se fosse una semplice
lettera, magari di qualche ammiratrice invasata.
E forse ha anche riso,
compatendo la povera disgraziata, sapendo bene che, non sopporto le donne,
mi urtano i nervi.
Quella stupida l’ha
lasciata lì abbandonata, non sapendo che da quella lettera insignificante
dipende tutta la mia vita.
Ora sono qui seduto sul
mio letto occidentale a due piazze, senza il coraggio d’aprirla.
Il mio cuore batte
furiosamente, sento l’adrenalina scorrermi nelle vene, neanche stessi
giocando la finale di campionato.
Ma so che mi sto
giocando molto di più, e se dovessi perdere…kami non voglio pensarci.
Forza Kaede dimostra
almeno una piccola parte di tutto il coraggio che quella testa rossa ha
sempre dimostrato, cresci.
Stringo la tua lettera
fra le dita, le mani mi tremano, non riesco a fermare le lacrime, la
lascio cadere a terra, continuando a piangere come un bambino.
Poche parole, concise,
ma che dimostrano tutti i tuoi sentimenti.
15 maggio 19xx
…TI ASPETTO!
HANAMICHI.
Sto percorrendo, in
taxi, la strada che porta a Kanagawa, guardo fuori dal finestrino, ma non
vedo il paesaggio che mi circonda, ho solo te in mente.
Non mi sono accorto che
siamo fermi ad un semaforo, fino a quando l’autista non mi rivolge la
parola.
Non ho sentito ciò che
ha detto, ma vedo che mi indica delle prostitute, ferme all’angolo della
strada.
Probabilmente crede che
le stia fissando.
- Hai voglia di scopare
ragazzo? Vuoi che mi fermi?-
-...-
No! Amico, non ho
voglia di scopare, ho una voglia pazza di fare l’amore, ma posso
aspettare.
Ho una voglia matta
di rivedere il suo sorriso, i suoi occhi, i suoi capelli, sentire ancora
il suo profumo, ma per questo non posso aspettare.
E tu non puoi
capire, e nemmeno ci provo a spiegare.
- Portami a casa!-
Owari.
Volevo solo dire che i
personaggi non sono miei ma del fantastico Inoue
E che per alcuni
concetti ho preso spunto dall’ultimo album degli Articolo 31 “domani
smetto”
Ragazzi siete mitici.
Volevo solo aggiungere
che non ci guadagno nulla, quindi non chiedetemi soldi ok?
Un bacione a Ria.
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