La leggenda del principe incatenato
Parte III
di Hymeko
I raggi dell’alba velarono gli occhi di Kaiba con l’ombra del giovane
addormentato. Attratto dal suo profumo, voltò leggermente la testa, sfiorandogli
col mento la fronte. Sentiva il fiato accarezzargli la cute del collo, e il
corpo appoggiato contro al suo.
Il principe dormiva profondamente, e la pace lo aveva colmato…non c’era traccia
di paura, o del nervosismo della sera precedente.
Gemette, massaggiandosi gli occhi stanchi. Non era riuscito a riposare. La
prima parte della notte per un motivo piacevole, ma allo stesso
sconvolgente…aveva fatto l’amore con lui. Con uno sconosciuto appena tirato
fuori da una tomba.
Sospirò…ormai era andata, non poteva farci più niente. Ma non era quello il
motivo di tanto turbamento, e lo sapeva.
Quel principe, il suo amante per una notte, aveva continuato a chiamarlo Seth.
Il fastidio che aveva provato non era ancora svanito. Quel nome, ogni lettera che lo componeva, per il suo animo era una goccia corrosiva.
’Io sono Seto Kaiba!’
Poteva comprendere che assomigliasse a questo fantomatico personaggio del
passato, e che il principe ne sentisse la mancanza, ma lui non era Seth. Essere
continuamente chiamato così gli…aveva fatto male. Si vergognava con se stesso
per quel pensiero, per la debolezza dimostrata ma mai sperimentata prima, eppure era vero…il ragazzo che aveva salvato non vedeva in
lui Seto Kaiba, ma il suo vecchio amante. Era come se affermasse l’irrilevanza
della sua vita presente, la sua non esistenza come persona vera e a sé stante,
ma solo come nuova forma di qualcun altro. In pratica lui…non esisteva
veramente.
E questo non poteva accettarlo…aveva passato la notte a pensarci sopra, a
rimuginare su come affrontare quel discorso.
Perché, in fondo, a lui quel principe piaceva. Non solo perché gli si era
concesso senza timore, e perché aveva passato in lui la notte migliore della
sua vita. Anche il suo atteggiamento, la finezza dei suoi movimenti, la forza e
la certezza che lo sostenevano, lo avevano colpito. Sicuro di sé e bisognoso di
protezione, dolce e inflessibile nello stesso tempo, lo affascinava.
’Tutti motivi per esser paziente, e tentare un dialogo’
si ripeté per la centesima volta.
Restava da chiarire il fatto che lui non era Seth, e tutto sarebbe andato a
posto. Poteva accettare di amare un principe maledetto nell’antichità, e tutti
i pericoli che ne derivavano, ma non d’esser amato perché assomigliava a
qualcun altro.
Gli avrebbe concesso del tempo. Non pretendeva che accettasse la perdita del suo vecchio amante nel giro di due giorni. Ma, prima o poi, se ne sarebbe dovuto fare una ragione. Seth non esisteva in lui.
Lentamente, facendo attenzione a non svegliarlo, scivolò fuori dal letto. Aveva
ancora le tracce dei loro amplessi sul corpo, e piccole macchie di sangue
sporcavano il tessuto.
”Spero tu stia bene”
gli mormorò, posandogli un bacio su una tempia.
Il principe borbottò qualcosa e scivolò leggermente sotto le lenzuola, un tenue
sorriso sulla lebbra.
Kaiba sospirò, raccattando dei vestiti puliti e infilandosi sotto la doccia. Aveva
una fuga da organizzare. Al resto avrebbe pensato dopo.
………
"Mmmhhhh…”
”Ben svegliato”
Guardandalo, il presidente assaporó qualcosa a lui sconosciuto, come ridacchiare
davanti alla testa assolutamente arruffata di un amante appena destatosi. Quella
chioma, poi…
”S-Seth?”
Kaiba inarcò un sopracciglio, indeciso se intraprendere subito quel discorso o
meno…infine decise per una via di mezzo:
”Seto”
lo redarguì piano, sedendosi accanto a lui. Il tramonto allungava la sua luce
nella stanza, tingendo le pareti d’oro rosso.
”Uhm scusa, non sono completamente sveglio”
’È già un passo avanti’
”Stai bene?”
Portava sulla pelle i segni della notte passata…Kaiba si morse un
labbro. Forse aveva esagerato un po’, a vedere i succhiotti che gli aveva
fatto.
L’altro annuì, sbadigliando. Sembrava ancora mezzo addormentato, a un passo dal
cadere nuovamente in un sonno profondo.
Poi qualcosa attirò la sua attenzione, e allungò la mano ad accarezzargli un
braccio, fasciato in una camicia pulita:
”Ti sei alzato da molto?”
”Da stamattina”
Il principe guardò fuori:
”È già il tramonto?”
”Sì”
Lo fissò con occhi sgranati:
”Ma quanto ho dormito?”
Kaiba face un rapido calcolo mentale:
”Un po’ più di mezza giornata”
”Dei…ho bisogno di un bagno”
”Riesci ad alzarti?”
Il principe annuì di nuovo, scivolando fuori dal letto, un po’
barcollante. Si sedette con un sospiro accanto a lui, perfettamente a suo agio
nella propria nudità, strofinandosi gli occhi:
”La mia vista sta tornando normale…tutto è un
po’ più limpido”
”Ne sono lieto”
”Anche il mio corpo…ho davvero fame”
”…è comprensibile”
commentò maliziosamente Kaiba, posandogli un bacio su una spalla…l’altro
sorrise, con un velo di porpora sulle guance.
”Dai…”
”Non mi sembrava che stanotte ti dispiacesse…”
Il principe rise, tentando di staccarsi da lui:
”Sono troppo stanco per farlo ancora”
”Nulla mi ha mai tentato come te”
Tra il serio e il faceto, il presidente gli mordicchiò la base del collo,
soffiandogli sulla pelle arrossata. Il principe gemeva, stringendosi alla sua
camicia, mugolando piano, incapace di sfuggirgli.
BIP BIP BIP
’Maledetto computer’
Kaiba sospirò, prendendolo fra le braccia e portandolo in bagno, senza più passione. Quello era
Mokuba che lo chiamava dal Giappone.
Adagiò il ragazzo nella vasca, e gli spiegò velocemente l’uso dei rubinetti:
”Adesso devo organizzare la nostra uscita
dall’Egitto…non restare troppo ammollo nell’acqua calda, potrebbe farti male”
”Perché dobbiamo andarcene dalla mia terra?”
Il presidente lo guardò, incerto su come rispondergli. Non sapeva nulla del
corso della storia successivo a lui…
”Perché le cose sono cambiate”
mormorò pregando che accettasse quella frase striminzita, almeno fino al loro
arrivo a Tokyo.
Il principe deglutì, mentre saliva sulla scala per entrare in quello che il suo
compagno aveva chiamato aereo. Era incredibilmente grande, eppure stentava a
credere che davvero potesse volare, e soprattutto senza l’aiuto della magia.
”Stai tranquillo, andrà tutto bene”
La vita futura di Seth era accanto a lui, a rassicurarlo. Come sempre aveva fatto, anche quando non era fisicamente al suo fianco.
Anche se, in verità, averlo nuovamente vicino era piú complicato di quanto avesse previsto.
In quei pochi giorni si erano conosciuti meglio. Kaiba gli aveva parlato di Mokuba, il suo fratellino, e del suo lavoro. Lui gli aveva raccontato della sua corte, e della vita nell'antichità. Aveva compreso anche molte verità non dette, ed era certo che valesse anche per il suo amante. Kaiba non amava esser chiamato Seth, e anche se non lo capiva
totalmente, si era adattato. Scosse la testa. Era troppo presto per pretendere di avere la
conoscenza profonda di un’anima che aveva attraversato i millenni, pur di
rivederlo.
”Quanto dovremo stare…qui dentro?”
Si concentrò su qualcosa di più immediato…una donna in una strana uniforme li
condusse a un piccolo salotto. Il suo amante lo fece sedere vicino a un vetro
modesto, da cui poteva vedere quello che aveva chiamato aeroporto. Tremava
abbastanza visibilmente…l’impatto col mondo del futuro non era stato indolore.
”Circa quattordici ore. Ma passeranno in
fretta, vedrai”
”Speriamo…”
Kaiba intrecciò con lui le dita. La partenza
era vicina, e non voleva che venisse colto da un attacco di panico.
”Cosa accadrà…una volta nella tua
patria?”
”…ti presenterò mio fratello, per prima cosa. E ti insegnerò il giapponese”
”…e poi?”
Il presidente si morse le labbra: non lo sapeva bene neppure lui.
”Vedremo”
bisbigliò, stringendo più forte, mentre le vibrazioni aumentavano, e l’aereo
rullava sulla pista.
”È…sicuro, vero?”
”…ti piacerà volare”
”Aaaaaaaahhhhh”
Il principe gli si aggrappò al braccio, mentre la terra si allontanava…Kaiba lo
strinse e si lasciò abbracciare. Sarebbe stato il suo docile appiglio.
Almeno per quel volo.
Erano passati più di dieci mesi da quando era lì, eppure la vista che si godeva
dall’ufficio del suo compagno lo coinvolgeva sempre. La città di Tokyo,
sconfinata e caotica, con la sua aria sempre un po’ fosca, lo invitava a
scoprire particolari continuamente nuovi.
Poteva vedere le insegne dei negozi poco distanti, leggendo gli strani
caratteri di quella lingua. Padroneggiava discretamente bene l’idioma del luogo,
grazie soprattutto al metodo del suo insegnante, che non gli concedeva nemmeno
un bacio se non si impegnava negli studi.
Sospirò. La vetrata era la sua sola protezione dal vuoto. Più alto di tutti gli
edifici del suo regno, il palazzo dove aveva sede la Kaiba Corporation
gli dava un senso di vertigine, e di potere. Dominava quell’immensità, era
sopra a tutto. Si sentiva un dio.
Sbirciò il suo ragazzo. Sì diceva così, a quel tempo. Non gli piaceva molto,
non aveva il suono di un legame lungo e duraturo, ma non ci poteva far molto. Seth
era così cambiato…già il fatto che non volesse esser chiamato così ne era un
esempio.
Scrollò le spalle…era sempre impegnato con la sua azienda. Aveva poco tempo per
lui, e per Mokuba. Nel fondo di sé ne soffriva…quando erano stati il principe e
il favorito dei Priest, nessuno poteva dividerli. Seth era sempre e totalmente
suo, bastava un suo sguardo e tutto il resto del mondo si piegava al suo
desiderio.
’A parte loro, naturalmente…’
Si morse le labbra. Non avevano avuto alcun segno dei Guardiani. Ma Seth…la sua
vita futura…non allentava la sorveglianza. Non sapeva esattamente come, ma
aveva messo sotto controllo tutti gli arrivi dall’Egitto, e forse non solo
quelli.
’Spero solo che non sia fatica inutile’
Anche in passato erano stati attenti, ma li avevano ugualmente scoperti.
Guardò il suo riflesso sul vetro. Non voleva perderlo di nuovo. Anche se era
diverso dal passato, lo amava ugualmente. E la luce nei suoi occhi, quando si
incontravano, non era cambiata. Anche senza ricordi, era sempre il suo amato.
Il tempo non l’aveva mutato.
Una fitta gli attraversò l’animo. Avrebbe accettato di nuovo la prigionia, se
gli fosse stato concesso di passarla con lui. Era un pensiero orribile, pensare
di sigillare anche Seth, ma dopo quello che aveva passato non riusciva a
liberarsene.
Se fosse stato con lui, sarebbe stato felice.
Si morse un labbro. Seth…Seto…gli aveva giurato che non sarebbe accaduto di
nuovo. Che avrebbe imparato dall’esperienza.
’Ma non hai quei ricordi’
Una piccola contraddizione che non gli aveva fatto notare…era un po’
suscettibile riguardo il suo passato. Non capiva perché, ma sembrava rifiutarlo
quasi completamente. Non accettava che lui…
La strana scatoletta che gli permetteva di comunicare con i suoi sottoposti
emise un suono, e una delle segretarie annunciò che una donna desiderava
vederlo.
”Sono occupato. Ditele di prendere appuntamento”
Il principe lo osservò…stava completando il controllo giornaliero degli arrivi.
Lo compiva ogni pomeriggio, da quando erano lì.
”Mi scusi, ma la donna ha detto di riferirle che vuole discutere di una
leggenda particolare, che parla di un principe incatenato”
Kaiba si alzò di scatto, e il principe sussultò. Erano arrivati. Erano lì. Per
loro.
Si fissarono. Non avevano scelta…dovevano affrontarli.
”…è sola?”
”Sì”
”…la faccia passare”
Poi si voltò verso l’altro:
”…è meglio che tu ti nasconda”
Il principe annuì, infilandosi in uno stanzino accanto all’ufficio. Da lì
avrebbe assistito all’incontro…se fosse stato necessario, sarebbe intervenuto.
Lo avrebbe protetto, a qualsiasi costo. Non gli avrebbero di nuovo fatto del
male solo per il suo sentimento.
………
”Grazie per avermi ricevuto senza preavviso. So che siete molto impegnato,
quindi mi scuso per il disturbo”
Kaiba congiunse le dita delle mani, studiando la sconosciuta in piedi davanti
alla sua scrivania:
”Se lo sapete, spero non vi offenderete se questa conversazione sarà di breve
durata. Ho degli affari da sbrigare”
La donna si sedette su uno dei divanetti:
”Io so che durerà un po’…abbiamo parecchie cose da dirci, noi tre”
”Tre?”
Il presidente inarcò un sopracciglio, manifestando la propria sorpresa.
”Esatto. Voi, Priest Seth. Io, e…il principe Atem, nascosto dietro quella
porta”
”Non so di cosa stiate parlando”
Kaiba si mantenne impassibile, evitando accuratamente di guardare verso lo
stanzino.
Ma la porta si aprì ugualmente, rivelando agli occhi della sconosciuta una
figura dritta e snella, una sagoma che non vedeva da millenni…
”Seto…forse con lei è meglio non fingere”
Camminando dritto, il principe raggiunse il compagno, appoggiandosi alla sua
poltrona e scuotendo la testa dinnanzi alla sua occhiataccia rovente.
”Mio principe”
La donna si alzò e si inchinò profondamente, rimanendo immobile finché l’altro
non le ebbe dato il permesso di rialzarsi.
”Priest Isis…la contromaledizione
di Seth ha dunque colpito anche te?”
Di sfuggita aveva notato che l’irritazione del compagno era diventata sorpresa.
Non gliene aveva mai parlato, ma anche lui aveva lanciato una maledizione sui
sacerdoti traditori della corona, e su tutti i loro seguaci.
”No, mio principe. Ho pregato io stessa gli dei di farmi rinascere di era in
era, per essere pronta a servirvi di nuovo, al vostro ritorno”
”Ehi…”
Il presidente si schiarì la gola. Non stava capendo nulla, e quel fatto lo
irritava parecchio.
Accoccolandosi sul bracciolo della poltrona, il principe gli spiegò chi fosse
quella donna:
”Isis è stata l’unica dei Priest a non unirsi ai
sacerdoti per maledirci”
”Esatto. Io sarò sempre fedele a voi, qualsiasi scelta facciate. E al Priest Seth, che voi avete scelto”
Ancora quella maniera di chiamarlo…
”Continuo a non capire cosa tu voglia da noi”
”Consegnarvi questa, riparando così alla mia colpa. Non ho potuto far nulla per
aiutarvi, in passato. Oggi rimedierò alla mia debolezza”
Portò le mani dietro il collo sottile, e sganciò l’Oggetto Millenario che
portava: la Millenium Tauk.
”Ma…”
La donna si alzò, avvicinandosi alla scrivania…anche Kaiba scattò in piedi,
posando la mano sul braccio del compagno.
”…non è nostra nemica”
Il principe si appoggiò a lui, tentando di calmarlo…non capiva perché stesse
reagendo così. Isis in passato non li aveva aiutati,
ma nemmeno condannati, anche se credeva che, segretamente, avesse sempre
simpatizzato per loro. La fiducia nel suo giudizio non compensava la mancanza di ricordi?
”Forse…”
Kaiba strinse gli occhi. Aveva l’impressione che quella donna non lo stesse
facendo perché convinta che fosse la cosa giusta, ma per un qualcosa che la
legava al suo ragazzo…il modo in cui i suoi occhi si accendevano quando lo
guardava…era il sintomo di un sentimento più profondo della devozione.
”Tranquillizzatevi…io sparirò, e non mi vedrete più”
Era come se avesse letto i suoi pensieri, e la punta di gelosia in essi.
”Sei sicura di volercela consegnare?”
”Naturalmente, mio principe. È vostro diritto possederla…con questo Oggetto,
sarete sempre in grado di prevedere le mosse degli altri Priest, e di
anticiparli”
”…perché questa decisione? Non sarà una trappola, invece?”
Kaiba e la donna si affrontarono. Negli occhi di lui diffidenza e sospetto, in
quelli di lei…invidia.
”Gli altri Priest sono in svantaggio, ora. Scoprirete solo accettando il dono che sono fedele al principe. E proprio per la sua felicità agisco così”
”Priest Isis…”
Lei si inchinò di nuovo:
”Permettetemi di ritirarmi, il mio compito è terminato”
Il principe strinse il Millenium Item:
”Ti ringrazio, e ti libero da ogni obbligo nei miei confronti. Sii felice, Isis”
”Vi sono grata, mio unico principe. E che gli dei siano con voi”
Senza aspettare altro, la donna se ne andò, allontanandosi senza più uno
sguardo ai due.
”Tu mi devi delle spiegazioni”
disse Kaiba, sedendosi a braccia incrociate sulla poltrona, appena la porta si
fu chiusa.
L’altro sospirò:
”Hai ragione…hai ragione”
Si mise le mani nei capelli, cercando il punto da cui iniziare:
”…lei era il Priest Isis, custode della Millenium Tauk, una collana che
permette di vedere a grande distanza, attraverso gli occhi di magici servitori.
Oppure di prevedere il futuro”
Dinnanzi allo sguardo dubbioso del suo ragazzo, il principe sospirò:
”So che non credi molto alla magia, ma ti assicuro che è tutto vero…la mia sola
esistenza dovrebbe indurti ad avere fiducia”
”Umhf. E cosa dovrebbe accadere, ora?”
”Semplice. L’Oggetto risponde alle necessità del cuore di chi lo
possiede…quando saremo minacciati, ci avvertirà in anticipo”
”…di quanto?”
Il principe iniziò a trovarsi su un terreno fragile:
”Ehm…non lo so. Dipende dalla forza di chi lo possiede, credo”
”Credi? Ma lo hai usato?”
”…no. C’era Isis per questo”
Kaiba si massaggiò gli occhi:
”Ho capito, la faccio richiamare. E la farai tornare in servizio”
”Non posso, l’ho liberata dai suoi obblighi”
”E allora? Comandavi tu, no? Non puoi cambiare idea?”
Sbuffando, il principe gli impedì di comporre il numero della portineria:
”Due volte no. Non ho fatto in tempo a diventare faraone, ricordi? E non è
concesso cambiare idea dopo aver liberato un Priest”
L’altro ci pensò sopra un attimo:
”Allora…chiediglielo come favore personale”
”Eh?”
Si fissarono, poi Kaiba si appoggiò allo schienale:
”Convincila che hai bisogno del suo aiuto, che non te la senti di rischiare una
nuova prigionia per la mancanza di esperienza nell’uso di…quella cosa”
”Ma…mi ha chiesto lei di liberarla! Non vuole più essere coinvolta in questa
storia!”
Kaiba sospirò, incredulo della sua ingenuità:
”Io dico che se glielo chiedi con i tuoi occhi luccicanti non potrà mai dirti
di no”
L’altro arrossì:
”Ma di che stai parlando?”
”Non ci vedi, o non te ne sei accorto? Quella si disidrata per te. Ritieniti
fortunato di stare con un ragazzo, o ti sarebbe saltata addosso”
”Seto…è una manifestazione di gelosia?”
”…no. È un modo per farti capire che la puoi usare a tuo piacimento”
Il principe lo studiò…quella era una parte di Seth che ricordava con poco
piacere. La sua smisurata determinazione nel salvaguardarlo, a ogni costo, lo
faceva spesso apparire come senza pietà e sprezzante verso l’esistenza altrui.
Non era affatto cambiato in meglio…forse il tempo trascorso lì l’aveva anzi
indurito.
”…non posso…non a lei”
Kaiba rispose al suo sguardo, poi alzò le mani:
”Come vuoi…sei tu il principe. Allora spiegami quello che hai detto prima, di
una contromaledizione…”
Annuendo, il giovane si appoggiò al vetro:
”È successo mentre ti…trafiggevano. Trafiggevano Seth, cioè. Lui…tu…insomma, forse
per vendicarsi, o come ultimo tentativo di impedire di completare la
maledizione, ha avuto la forza di richiamare il suo Oggetto Millenario, e di
scagliare a sua volta un maleficio su tutti i presenti, me e te esclusi”
”E…in cosa consisteva?”
”Nel legare le esistenze di chi ci ha condannato, e dei loro discendenti, alle
nostre. Seth…li ha condannati a non trovare la pace finché anche noi non
l’avessimo trovata. Non nella morte, ma nella vita assieme”
Kaiba mordicchiò il cappuccio della penna:
”Ma allora non dovrebbe essere tutto più facile per noi?”
”…non capisco. Come lo potrebbe essere?”
”Segui il mio ragionamento. I Guardiani, o come si chiamano in realtà, hanno
vissuto tremila anni senza poter raggiungere la pace, giusto? Quindi, non
sarebbe conveniente anche per loro accettarci? Pensaci…noi stiamo assieme, e
quindi la maledizione che ti scagliarono svanisce. Ma anche la maledizione di
Seth terminerà, proprio in virtù della nostra riunione. Conviene a entrambi non
incrociare le strade”
Il principe si mordicchiò le labbra:
”Il tuo ragionamento pecca solo su un punto. Non hai considerato l’odio
profondo che i sacerdoti nutrivano per noi. Odio in cui sono stati cresciuti i
loro discendenti. Tremila anni di abissale avversione, aumentata di generazione
in generazione. Le persone che vivono oggi incolpano noi della sofferenza
passata e presente. Non importa loro chi sia stato il primo a scagliare un anatema
sull’altro…hanno fatto della sofferenza l'unica ragione di vita, perché così
gli antenati hanno insegnato loro. Ci considerano gli unici colpevoli, e sono
disposti a sacrificare la loro anima pur di separarci ancora. Credo sia questo
il loro obbiettivo…non ci permetteranno mai di stare assieme. Non sono in grado
di concepire questa possibilità”
Kaiba si alzò e lo strinse a sé, cingendogli la vita:
”Da dove proviene questa certezza? Le nuove generazioni possono aver deciso di cambiare.
Questo è un tempo in cui i vecchi modelli sono fatti a pezzi, sai?”
Gli occhi viola s’allagarono di tristezza:
”Tu non sai tutto. Non hai udito i loro discorsi, dopo che ti…”
”Principe…”
”…loro…non hanno mai avuto un anima. Per questo non se ne preoccupano…non ci
permetteranno mai di stare assieme”
Il presidente si morse le labbra. Aveva paura, era evidente. Gli anni passati
in prigione dovevano aver aumentato a dismisura il timore di dovervi tornare,
un giorno…
…stava a lui impedire che accadesse.
Si abbassò, posando un bacio sulla sua fronte:
”Io ti proteggerò. Non permetterò a nessuno di rispedirti là dentro. Non ci
divideranno…non accadrà mai”
L’altro si alzò in punta di piedi, offrendogli la bocca. Poteva solo aspettare,
e stare in guardia.
Fine parte III
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