La leggenda del principe incatenato

Parte II

di Hymeko

Il silenzio regnava nella stanzetta. Kaiba fissava senza fiato il ragazzo imprigionato, che gli restituiva uno sguardo triste, come se quella reazione fosse stata ampiamente prevista.
”Non è dunque cambiato nulla? Ancora oggi non avremmo una briciola di felicità?”
mormorò infine, spostando lo sguardo verso il fondo della cella.
”…è difficile risponderti. In alcuni luoghi le persone dello stesso sesso si possono tranquillamente sposare, mentre in altri devono rimanere nascosti, se tengono alla vita. Però…questo è troppo…”
rispose Kaiba dopo un momento, indicando le catene che gli racchiudevano i polsi e le caviglie.
”…nessuno è senza peccato, e condannarti a questo…a essere sepolto vivo perché amavi un altro ragazzo…è da malati di mente”
Il principe fece sorriso amaro:
”Non malati, ma pieni di rancore. Loro volevano che soffrissi…avevo rifiutato di sposare la protetta del Gran Sacerdote, braccio destro di mio padre…e quando lui ci ha scoperti…assieme ad altri sacerdoti…ha organizzato la sua vendetta”
”E tuo padre?! Ha permesso una cosa simile?”
”…era appena morto. Io non ero ancora faraone, quando siamo stati denunciati…ci hanno teso un tranello…perché tutti ci vedessero assieme. Appena le nostre labbra si sono sfiorate…hanno usato la loro magia”

Kaiba sospirò. Stava diventando tutto troppo complicato. E doloroso.
”E…lui?”
chiese, benché fosse consapevole di toccare un tasto tragico.
”…non ci hanno concesso nulla. Nulla. Non ci hanno permesso di stare assieme nemmeno nella morte. Ci hanno divisi perché soffrissimo ogni momento della nostra esistenza”
”…mi dispiace”

Era vero. Incredibilmente, uno sconosciuto stava toccando il suo cuore. Ma quel ragazzo sventurato sembrava non ascoltarlo più…
”Lo hanno ucciso…davanti a me. Laggiù…”
Lo sguardo blu seguì quello dell’altro…stava indicando la chiazza scura che aveva visto dal passaggio, quella su cui era caduto…
”È il suo…”
”Sì. Mi hanno trascinato qui, incatenato a questa parete, e pronunciato la maledizione. Poi lo hanno trafitto davanti a me, lui che ha cercato di proteggermi sino alla fine, fino ad arrivare a implorarli di maledire lui e uccidere me…perché mi fosse risparmiata questa prigionia senza tempo. E poi…lo hanno trascinato via…non mi hanno lasciato stare nemmeno col suo cadavere”

chiuse gli occhi, e lasciò che due lacrime silenziose gli portassero via un po’ di sporco.
Kaiba strinse i pugni, odiando immensamente il mondo. Aveva provato sulla sua pelle la cattiveria della gente, scaricato assieme al fratellino in un orfanotrofio, divenendo oggetti forzati ad assistere mentre i parenti si sbranavano per l’eredità dei loro genitori, senza curarsi di due bambini senza più nessuno.
”La maledizione…ci sarà un modo per spezzarla”
Doveva assolutamente portarlo via di lì. Finalmente lo capiva. Era quel motivo che aveva incendiato il suo animo, che l’aveva attratto lì. Salvarlo.
Il principe sorrise:
”Ci penserà Seth, un giorno”
Un brivido corse lungo la schiena di Kaiba.
”…Seth?”
domandò, con timore. Quel nome…era troppo simile al suo.
”Sì. Il ragazzo che mi amava. Tutte le maledizioni hanno un termine…loro hanno deciso che riprenderò la mia vita dal punto in cui è stata interrotta quando le catene si sbricioleranno, ma anche che solo Seth potrà romperle…”
Tirò forte, e il metallo risuonò nella stanza.
”…solo al suo tocco si trasformeranno in polvere. Per questo non sono impazzito, e continuo a resistere…lo sto aspettando, e continuerò finché non arriverà”
Il presidente deglutì. Nel fondo del suo cervello c’era una voce che faceva fatica a soffocare. Un richiamo ad allungare le dita, e trasformare quel metallo in polvere.
C-Come fai a essere certo che lui…dopo tutto questo tempo…”
Il principe gli sorrise, per la prima volta da quando era lì:
”Me lo ha giurato mentre moriva. Incurante del metallo che gli trapassava le carni. Senza distogliere gli occhi da me, anche se la morte li velava. Mi ha promesso che un giorno sarebbe tornato, e mi avrebbe riportato alla luce del sole. E che mi avrebbe amato sino alla fine del tempo”
Kaiba sospirò, sigillando quel brivido nel profondo di sé, facendo affidamento su ciò che era stato fin lì, nel disperato tentativo di rimanere aggrappato al proprio vecchio io:
”Forse…con la tecnologia di oggi, potrei riuscire a tagliare quelle catene”
”…ti ringrazio per la gentilezza, però io non voglio andarmene di qui”
”Ma…”

L’altro scosse la testa:
”Se io venissi liberato e portato via, Seth non saprebbe più dove cercarmi…lui sa dove sono stato incatenato, ma se mi spostassi, cosa accadrebbe?”
”…preferisci rischiare di rimanere qui ancora per…una quantità indefinita di tempo?”
”Sì”

Senza esitazioni, senza rimpianti. Per un sentimento che lui non aveva mai sperimentato.
”…non meritavate questa fine”
Il principe sospirò:
”Posso solo andare avanti. Se mi fermassi, sarei perduto”
”Già”

L’anima di Kaiba era strappata a metà. Una parte non faceva che collegare il tutto, tentando di convincerlo che era lui a esser destinato a salvarlo. La necessità quasi dolorosa di raggiungere quel luogo, l’istinto a guidarlo senza esitazioni, il tuffo al cuore che aveva avvertito nel sentire la sua storia, e il nome…Seth…
’Che sia per lui, che non ho mai amato nessuno prima?’
Eppure l’altra parte del suo animo, il presidente freddo e impassibile, lo squalo della finanza che non aveva esitato a gettare sul lastrico chi non gli obbediva, rifiutava con forza quella possibilità. Lui era Seto Kaiba, non aveva tempo da perdere con quelle sciocchezze! Se quel principe desiderava rimanere ancora lì…che ci rimanesse. Non era affari suoi.
’…non è vero’
si disse. Lui era lì per un motivo, e lo sapeva. Se non per salvarlo, per dargli almeno un po’ di conforto.
”Ecco, succhia questa”
Diede una caramella alla menta a quel corpo scosso dalla tosse.
”Che buona...perdona la mia tosse, ma credo di avere i polmoni pieni di polvere”
”È comprensibile. I tuoi occhi?”
”Vedo poco meglio di prima. Hai un copricapo verde?”
”…una specie di fazzoletto. E uno davanti alla bocca. E delle lenti per proteggere gli occhi”
”…grazie per non essere scappato”

Qualcosa si spezzò dentro Kaiba. Doveva portarlo via di lì, a qualunque costo. I suoi occhi, seppur vacui, erano colmi di sofferenza, come lo erano stati quelli di Mokuba, e i suoi…
”Sei sicuro che…non possa far altro per te? Non so quando potrò tornare a trovarti…abito dall’altra parte del mondo”
”…non riesco a concepire una simile distanza, ma comprendo che non sia stato facile giungere sin qui. Però…posso chiederti di tornare almeno un’altra volta? Vorrei tanto…mangiare della frutta”

Quegli occhi…
”Tornerò sicuramente…”
Ma non era quello che desiderava, né che era giusto fare. Voleva solo portarlo via con sé.
”…non ci sono dubbi”
mormorò, sfiorando senza riflettere una delle catene.
Che si dissolse in una nuvoletta di polvere.
I due si fissarono, lo sguardo limpido in quello incerto, poi il principe sollevò il braccio, portandolo oltre quanto gli fosse stato concesso fin quel momento.
”S-Seth?”
bisbigliò.
Kaiba non rispose, mentre la sua mano si muoveva autonomamente, trasformando il metallo in polvere.
”S-Seth…”
Due palmi sporchi racchiusero l’ovale perfetto del suo volto, mentre un nuovo tarlo iniziava a rodergli la mente. Lo aveva sì liberato, ma non era finita lì…
”Seth! P-Perché non mi hai detto nulla?”
”Ah…”

Il principe lo afferrò per le spalle, riportò a forza la sua attenzione su di sé. Il suo viso era una maschera, un’unione fra shock, felicità e incredulità. Con una punta di delusione.
”Perché ti sei comportato come un estraneo?”
”Io…”

Cosa poteva dirgli? Che non era la persona che amava, quella che aveva aspettato per millenni?
”…mi chiamo Seto Kaiba”
”…Seto”
”…sì. Mi spiace, ma…non credo di essere la persona che stavi aspettando”

La sua bocca si aprì, piegandosi in una smorfia amara, mentre gli occhi si riempivano di lacrime:
”…non è possibile…tu mi hai liberato! Me lo avevi giurato! Possibile che tu non ricordi nulla?”
”…so solo quello che mi hai raccontato tu adesso”
”…non hai ricordi…non hai ricordi…nemmeno dei tuoi sentimenti?”

Kaiba sospirò…stava per dargli un’altra grossa delusione:
”Io...per me, tu sei…praticamente un estraneo”
Le deboli mani caddero a terra, senza più traccia di vigore. Aveva distrutto le sue certezze, e cancellato la sua ragione per cui vivere.
”Mi dispiace…so che vorresti sentirmi dire che ti amo, ma non ti conosco…”
”…allora perché sei qui?”

gli rispose con rabbia, forse odiandolo per quel brusco risveglio da un sogno colmo di speranze.
Kaiba sospirò. Aveva il diritto di sapere la verità, sebbene alle sue stesse orecchie suonasse come una contraddizione con quanto gli aveva appena detto:
”Perché dovevo…quando ho trovato quella mappa, un incendio è divampato nel mio animo. E solo dopo averti trovato si è estinto”
Più di quanto volesse dirgli, ma non era riuscito a tacere. Ma ne era intimamente felice…una luce si era accesa nelle sue iridi:
”…perché pensi si sia acceso, quell’incendio?”
”…non lo so”

ammise, apprezzando la sua forza di volontà.
Il principe gli accarezzò una guancia:
”Sono riusciti persino a cancellare i tuoi ricordi…hanno fatto di tutto per tenerti lontano, ma tu li hai sconfitti”
Kaiba sussultò: ecco quel tarlo di cosa lo stava avvisando. Il suo istinto era di nuovo in subbuglio, e il suo cuore ne era certo: stavano arrivando. I Guardiani di quel luogo stavano accorrendo lì, in qualche modo avevano saputo che aveva spezzato la maledizione.
”Ascolta, scusa la bruschezza ma mi sono reso conto che non abbiamo tempo. Pensi di riuscire a risalire il tunnel da cui sono arrivato?”
”Ma…”
”Parleremo dopo del resto, ma adesso dobbiamo andarcene. Sono certo che stiano arrivando”

Una luce passò negli occhi dell’altro, che sorrise:
”Non c’è bisogno di passare di lì. C’è una botola in quell’angolo, che conduce a una grotta qua sotto. Loro…l’hanno usata per andarsene”
Kaiba non impiegò molto tempo a trovarla, e a aprirla, sentendosi un po’ stupido per tutta la fatica fatta…illuminò la grotta con la torcia, e poco distante vide la sua jeep.
’Che rabbia’
pensò, mentre aiutava il principe a scendere.
”Ah”
”Tutto a posto?”
”Sì…ma le gambe non mi sorreggono”

Il fuoristrada era poco distante…il presidente lo prese fra le braccia e lo portò sino al mezzo, correndo sulla sabbia.
”Ascolta, adesso dovrai rimanere disteso e in silenzio. Potrebbero esserci problemi, se qualcuno ti vedesse. Ti porterò in un posto sicuro, ma dovrai sopportare un po’ di scossoni…le strade non sono molto lisce”
gli spiegò, mentre lo stendeva sul sedile posteriore, e lo copriva con un telo.
”Non preoccuparti, rimarrò fermo finché non me lo dirai”
”Inoltre non sarebbe un bene se mi vedessero parlare da solo, quindi se non ti risponderò subito è perché potrebbero scoprirti”
 “…starò zitto, allora”
”…sì”

Il cuore di Kaiba batteva all’impazzata…erano vicini, lo sentiva. Stavano arrivando per loro…non possedeva ricordi del suo presunto passato, ma non aveva intenzione di provare la sensazione di una spada nelle carni.
Accese il motore, lieto che il suo passeggero avesse soffocato un grido di spavento. Il satellite confermò le sue parole, mostrandogli decine di puntini che si avvicinavano, a circa cinque chilometri da loro. Lo spense…non ne aveva più bisogno.
’Bene…si parte’
Non accese le luci, usando invece il visore notturno. Avrebbe guidato grazie a quello, si sarebbe dovuto accontentare dei suoi occhi.
”Tieniti, si parte”
mormorò, uscendo dalla grotta, nel buio della notte.
………
Kaiba lo stese sul letto, affrettandosi a chiudere a chiave la porta. Lì non li avrebbero trovati.
”Qui saremo al sicuro”
mormorò, connettendosi al sistema di sicurezza dell’hotel.
”Dove siamo?”
Il presidente lo guardò…la sua voce impastata era diventata via via più stanca.
”Nella camera privata di uno dei miei alber…ehm…locande. Qui nessuno può arrivare senza il mio permesso”
”E…quella strana cosa con cui siamo saliti?”
”Era un ascensore…un marchingegno che serve a evitare di fare le scale”
”…capisco”

Kaiba si sedette accanto a lui, studiandolo alla luce della città. Non aveva acceso le lampade, era certo che non le avrebbe sopportate.
Il principe non aveva causato problemi durante il tragitto, sebbene lui si fosse aspettato almeno uno strillo per un clacson suonato, o per una frenata troppo brusca. Invece non aveva fiatato nemmeno quando avevano abbandonato la jeep in un autosilo, per spostarsi con una berlina lussuosa…forse la sua forza stava scemando, o l’esser uscito dalla cella aveva permesso al tempo di avanzare i suoi diritti.
’Ma non posso lasciarlo in queste condizioni’
”So che sei stanco, ma un bagno ti farebbe bene, prima di dormire”
”…non credo di farcela”
”Ti aiuterò io…torno subito”

Il principe lo osservò sparire in una stanza. La vita futura del suo amante si era tolta le strane lenti e i fazzoletti, e gli aveva spiegato che i capelli gialli erano tinti, per non farsi riconoscere. Eppure era lui, ne era sicuro. Quel viso sfocato, e il suo muoversi elegante e sicuro anche nell’ombra, appartenevano a Seth. Solo che non ricordava nulla…
’Io non ti perderò di nuovo’
si ripromise, benché alla sua mente fossero limpide le difficoltà che li attendevano.
Kaiba tornò da lui, e lo prese fra le braccia:
”Andiamo”
Lo portò in una stanza illuminata da due candelabri, e lo posò in una vasca.
”Ti aiuto a spogliarti”
Un capo dopo l’altro, i vestiti del principe si ammucchiarono in una bacinella azzurra. Il ragazzo si trovò nudo nella conca bianchissima, con il suo vecchio amante accanto. Davvero non aveva traccia dei suoi sentimenti passati, perché non lo aveva ancora baciato…e se non lo faceva nemmeno in quel momento, mentre era nudo e indifeso, allora avrebbe dovuto davvero impegnarsi per riconquistarlo.
’O che sia colpa della sporcizia?’
Era effettivamente coperto di polvere come mai prima, ma Seth non aveva mai disdegnato di baciarlo, anche se sporco di sabbia.
”Ah…”
”Troppo calda?”
”No…è perfetta…”

Kaiba si morse l’interno di un labbro…non aveva previsto il gemito con cui aveva accolto l’acqua su di sé. Davanti ai suoi occhi lo sporco scivolava via, trascinato dal liquido caldo, che mano a mano svelava il vero colore di quella pelle. Il vapore rendeva la sua figura lievemente indistinta, un sogno coperto solo da dita sottili e trasparenti.
Chiuse la manopola. Avrebbe passato tutta la notte a guardarlo sotto la doccia, ma non ne era il momento.
”Ecco, infila questo in una mano”
Lo aiutò a indossare un guanto di spugna, e gli versò sopra un po’ di sapone.
”Cosa…”
”Strofinatelo addosso, ti aiuterà a pulirti. È sapone liquido…io proverò a districare i tuoi capelli”
”…che buon profumo”
”Aspetta a sentire quello per i capelli…”

L’esperienza accumulata con la chioma di Mokuba gli servì molto, perché per sgarbugliare quelle ciocche ci volle tutta la sua perizia. Più le lavava, più la sorpresa aumentava. Aveva creduto che la forma fosse dovuta all’incuria e alla lordura, invece erano sparati in aria proprio di natura…non aveva mai visto capelli tanto bizzarri.
Lo risciacquò molte volte, scoprendo una cute abbronzata, delle braccia sottili e lunghe, e due gambe meravigliose.
TOC TOC
Il Principe si irrigidì, mentre Kaiba si ripuliva le mani:
”Non preoccuparti, è solo la cena. Torno subito”
Lo lasciò solo, a malincuore. Quel maledetto sentimento che era nato in lui lo stava facendo impazzire…non solo non riusciva a capire come i suoi capelli potessero piacergli tanto, ma soprattutto non comprendeva perché la sua presenza fosse diventata così gradita. Anche se si conoscevano da meno di mezza giornata, già era una parte di lui.
Accostò il vassoio al letto, ove intendeva deporlo. Aveva bisogno di dieci minuti di solitudine, per sistemarsi la mente.
”I tuoi capelli sono a posto”
gli annunciò, aprendo di nuovo l’acqua e finendo di sciacquarlo. La sporcizia, dopo un lungo lavoro, era sparita completamente…davanti ai suoi occhi, accoccolato nella vasca, c’era un ragazzo meraviglioso. Non aveva mai pensato di poter trovare qualcuno bello, soprattutto un altro maschio, ma quel corpo che si offriva alla carezza dell’acqua calda era stupendo.
Scosse la testa, tentando di schiarirsi i pensieri. Non doveva pensarci! C’erano ancora troppi punti oscuri, in quella storia! E i Guardiani di certo non sarebbero rimasti con le mani in mano, doveva portarlo in Giappone al più presto.
”C’è qualcosa che non va?”
”Ah…no”

Il presidente si sentì immensamente sciocco. Si era perso nei suoi pensieri, e aveva spostato il getto lontano da lui.
”…sei stanco?”
”No. Mi sono solo distratto”

Era meglio terminare quella conversazione…Kaiba chiuse l’acqua, e prese un accappatoio:
”Riesci a metterti seduto sul bordo?”
L’altro annuì, esaudendo la sua richiesta…il ragazzo più alto lo avvolse nella spugna, aiutandolo a infilare le braccia nelle maniche. Quindi lo sollevò senza fatica, portandolo sul letto.
”Ecco, qui c’è del cibo. Prendi quello che vuoi, ma cerca di mangiare molto lentamente, e fai bocconi piccoli. E non esagerare…non sappiamo come reagirebbe il tuo corpo a una quantità elevata”
”…che…cosa sono?”

Kaiba seguì il suo sguardo…stava indicando parte della frutta fresca:
”Frutti polinesiani…da un luogo molto lontano. Un giorno ti ci porterò”
Senza aspettare ancora, preparò un piattino con assaggi di tutta la frutta presente sul carrello:
”Mi raccomando, piano. Io tornerò fra poco”
”S-Seth!”
Benché non stravedesse ad esser chiamato così, l’altro si fermò, intendo i suoi pensieri:
”Anch’io ho bisogno di lavarmi. Non ci metterò molto, comunque tu mangia e basta. Non andare alla porta, non rispondere a nessuno. Tornerò fra poco”
e chiuse quella conversazione in modo brusco.
Iniziava a non farcela. Quel ragazzo stava mandando in tilt tutte le sue convinzioni. Il suo passato pareva più ingarbugliato di quando non sembrasse in realtà, e il modo in cui lo guardava, quella speranza venata di sottile sofferenza…stava aspettando qualcosa, lo sapeva. Che andasse da lui, e gli confessasse che si ricordava tutto, che una luce aveva spazzato via le tenebre, e i suoi sentimenti erano nuovamente limpidi, e votati a lui…
…peccato non fosse così. Continuava a non ricordare nulla, ma a esser ugualmente colpito da lui. Da ogni sfumatura della sua voce, dal modo in cui quegli occhi lo seguivano. Non solo per la sua paura di rimanere ancora solo…era come se dovesse allungare una mano e intrecciarla con la sua, da un momento all’altro.
E…non sarebbe stato nemmeno tanto male…
’Merda!’
Kaiba aprì di colpo l’acqua fredda, e non le si sottrasse. Doveva smetterla di pensarci, doveva piantarla, e limitarsi a strofinarsi per bene! Quel qualcosa che sembrava manovrare i suoi sentimenti…doveva sconfiggerlo!
Uscì dalla doccia e si infilò un accappatoio. I suoi capelli erano tornati del loro colore…chissà cosa gli avrebbe detto, una volta visto così…
’Non mi importa’
pensò, mentendosi sapendo di mentire.
Sospirò, asciugandosi in fretta. Non poteva rimanere lì per sempre, anche lui aveva fame…nonostante il volto che lo osservava nello specchio, non si riconosceva più. Le sue certezze stavano crollando…aveva persino timore di tornare nell’altra stanza…
’Merda!!!’
spense l’asciugacapelli e tornò da lui.
”Ah…”
Il presidente deglutì…appena l’aveva visto, i suoi occhi si erano spalancati. Meravigliosi occhi viola…
”…i tuoi capelli…”
Mangiando dei tramezzini, Kaiba si sedette accanto a lui, trascinato dal suo candore, e gli permise di toccarlo, di accarezzargli il capo.
L'aveva reso felice…solo lasciandosi sfiorare…
”Sei sazio?”
mormorò, per cambiare argomento…il Principe gli sorrise e si accoccolò di nuovo contro i cuscini, mangiucchiando cubetti di avocado infilzati in uno spiedino, mentre l’accappatoio si apriva, svelando le sue gambe.
”Sì, ti ringrazio. Mi sento davvero bene”
Si fissarono. Quel ragazzo millenario lo guardava in silenzio, il capo lievemente inclinato in avanti, la bocca un po’ corrucciata, e soprattutto gli occhi da cerbiatto. Kaiba non capiva…non capiva più nulla…quello che stava per fare non era da lui, eppure non poteva fermarsi. Una forza lo spingeva, un desiderio troppo antico per potergli resistere. Non voleva ammettere di essere stato il suo amante in passato, però in quegli attimi non era completamente padrone del suo corpo.
Appoggiò sul carrello il piatto, e si spinse verso di lui.
Il Principe arrossì leggermente, ma non si mosse. I loro sguardi erano allacciati…il suo salvatore era sempre più vicino, le loro fronti a contatto, come tante volte in passato…
Gettò via il legnetto e gli allacciò le braccia al collo, sollevando il viso, consegnandosi nuovamente a lui, con la stessa fiducia e il medesimo desiderio, l’ansia benvenuta per quello che stava accadere…
Kaiba affondò la lingua in lui, assaggiando il suo sapore mischiato a quello della frutta, e lo spinse fra le coltri.

Fine parte II


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