I bellissimi personaggi di Final Fantasy appartengono alla Squaresoft e a chiunque ne detenga i diritti che, comunque, non sono io. La mia sola colpa è quella di divertirmi a giocarci, ma vi assicuro che non ci guadagno nulla! ^_^
Ah, un'altra cosa: come in ogni mia fanfic, c'è un uomo che piange. Scusatemi, ma non ci posso far nulla, è più forte di me. Una specie di marchio di fabbrica! ^_^
Cream and Coffee
- by Chocolat -
Lo osservo, attraverso i miei sensi annebbiati.
Ha gli occhi chiusi, il viso rilassato in un’espressione estatica.
Solo il suo labbro inferiore, dolcemente pizzicato tra due denti perlacei, lascia a malapena intravedere lo sforzo che sta compiendo per non lasciarsi sfuggire qualche gemito soffocato dalle sue belle labbra scure.
Le dita della sua mano sinistra sono allacciate alle mie, senza stringerle; guardo le nostre mani, affascinato. Sembrano, così unite, un intreccio di pastafrolla pronta per preparare dei deliziosi biscotti alla vaniglia e cioccolato… Mi verrebbe quasi da sorridere, se non fossi così eccitato: ogni volta che faccio l’amore con lui, mi vengono in mente alcuni riferimenti culinari.
Ma, in fondo, si sa, sesso e cibo hanno, da sempre, viaggiato lungo binari paralleli…
Questi pensieri non fanno altro che rendermi più… affamato, così faccio un movimento più lento e profondo, lasciandomi sfuggire un sospiro e lui dischiude leggermente le labbra, aprendo improvvisamente gli occhi.
Fisso per un attimo il mio sguardo nel suo: sembra di scrutare dentro due tazze di cioccolata, tanto i suoi occhi sono scuri, lucenti e liquidi, in questo momento di passione… E anche tutto il resto di lui è così: invitante, tentatore, troppo bello per potergli resistere.
La sua pelle scura non ha un’imperfezione e profuma di cannella e caffè… Quando gli sono accanto, molto spesso, mi viene voglia di mangiarlo, così comincio a prenderlo davvero a morsi e finisce come ora.
Con noi due sdraiati sul divano dell’ufficio, senza niente addosso, muovendoci in sincronia come ingranaggi di un orologio svizzero; con lui che si diverte ad impersonare il ruolo del remissivo, illudendomi di essere quello che tiene le redini delle nostre schermaglie, quando sappiamo bene tutti e due chi è che soccombe nel gioco.
Sempre io.
Da quando, la prima volta, lui definì i nostri ruoli, sono io quello che si arrende; mi arrendo alle sue sottilissime provocazioni, mi arrendo ai suoi desideri, mi arrendo al suo bisogno di dimostrarmi che riesce a dominarmi anche rimanendo passivo, tra le mie braccia...
Chiude di nuovo gli occhi, stringendoli un po' questa volta e aggrottando lievemente le sopracciglia, in modo da formare quella sottilissima ruga verticale, in mezzo alla fronte, che ormai ho imparato a riconoscere così bene...
Sa che lo sto fissando, per carpire tutte le quasi impercettibili espressioni che si dipingono sul suo viso, di cui vado matto; lo sa, e gira bruscamente la testa di lato, offrendomi il suo profilo da statua egizia, insieme ad un invitante fascio di muscoli tesi sul suo collo, che mi abbasso prontamente a prendere tra i denti.
Anche questo fa parte del gioco. Lui cerca di rimanere impassibile sotto di me, sotto ai miei baci, alle mie carezze; si sforza di non emettere nemmeno un singolo suono, di non lasciarsi sfuggire il mio nome, di non lasciar trasparire sul suo volto nulla di quello che sta provando... Tante volte, riesce a vincere e io arrivo alla fine senza che lui abbia contratto un solo muscolo; allora mi vendico e comincio a stuzzicare tutti i suoi punti deboli, finché non perde il controllo e allora mi sembra di essere capitato a letto con una tigre...
Kiros...
Sono dovuti passare così tanti anni, per rendermi conto di non poter fare a meno di te? Anzi, no... l’ho sempre saputo, che mi eri necessario…
Come compagno d’armi, come amico, come spalla su cui piangere, come consigliere… Se non ci fossi stato tu, chissà dove sarei finito, a quest’ora… Non ce l’avrei fatta, senza di te. Mi sei indispensabile… E, da un po’ di tempo a questa parte, proprio in tutti i sensi.
Da quando è successo, quella prima volta, non so più fare a meno di te… Sei intossicante, assuefacente… Una volta che ti si assaggia, non se ne ha mai abbastanza… Ogni tuo sguardo, ogni tuo movimento, ogni tua parola, persino il tono in cui riesci a modulare la voce è provocatorio, in te… Sai di avermi in pugno, vero? Sai che, superando la barriera della fisicità, hai rapito anche quell’ultima parte di me che ancora ti resisteva, che ancora era legata a ricordi lontani?
Continuo a mordere il suo collo, scendendo poi sulla clavicola, succhiando leggermente nell’incavo della spalla e sento il suo corpo scosso da un lieve tremore; le sue dita stringono un po’ le mie, lo sento deglutire, sospirare profondamente… Oggi non ce la farà, lo sento, sta per cedere… Tra un po’ mi getterà le braccia al collo, mi stringerà contro di lui così forte da togliermi il fiato, mi marchierà a sangue le scapole con le unghie, ansimando forte, attraverso le labbra calde, socchiuse, appoggiate al mio orecchio…
Sono perduto dentro di lui, ipnotizzato dal suo profumo di spezie, incantato nell’ammirare i suoi muscoli snelli che si contraggono leggermente sotto la pelle tesa ed elastica; il suo viso è perfetto, cesellato da lineamenti decisi ed aristocratici allo stesso tempo.
Kiros è l’incarnazione dell’ideale di bellezza esotico e tutte le donne di Esthar ne sono allo stesso tempo affascinate ed invidiose…
Ed è mio, solo mio, è qui con me, per me e mi fa impazzire, regalandomi, ogni tanto, questi attimi di oblio, di passione, di temporanea ma immensa gioia…
Sto quasi per giungere alla fine quando mi accorgo di qualcosa di anomalo, in questo nostro rito: sui suoi zigomi risplendono gocce trasparenti, che, per un momento, mi ricordano cristalli di ghiaccio su una mousse al caffè troppo fredda… Ma vengo subito riscosso da queste metafore culinarie, che mi si affollano in mente ogni volta che mi soffermo troppo a guardare Kiros, rendendomi conto che sono lacrime vere; che i suoi occhi, ora sgranati, sono pieni di panico e che il suo respiro si è fatto irregolare.
Mi riscuoto dal mio stato di dolce abbandono e mi fermo, liberando la mano dalla sua; mi appoggio sui gomiti, allungo le dita a sfiorare il velo trasparente che gli fa luccicare le guance…
"No…" Mi sussurra lui, con la voce tremante "Non ti fermare… Ti prego…"
"Solo se mi dici che cos’hai." Lo ammonisco io, ma, non essendo in grado di negargli nulla, lo assecondo, rallentando i miei movimenti senza fermarmi.
"N… Niente…"
"Non è vero..." Ormai, ho imparato troppo bene a guardare dentro di te attraverso i mutamenti del tuo corpo, non puoi ingannarmi... E' tristezza, quella che leggo sul tuo viso...
Mi abbasso a baciargli gli occhi, per asciugare quelle lacrime che lo fanno sembrare così vulnerabile, così privo di self-control, così poco... Il mio Kiros.
Lui solleva le braccia, prende una manciata di miei capelli fra le dita di una mano e mi appoggia l'altra sulla schiena, trascinandomi di nuovo giù, schiacciandomi contro di lui.
"Kiros..." La mia debole protesta è soffocata dalle sue labbra che mi chiudono la bocca, impedendomi di parlare oltre, baciandomi con disperazione.
Mi arrendo, come sempre.
Vorrei che mi spiegasse il perché di quelle lacrime, prima di continuare il nostro match... Ma le sue mani scivolano lungo il mio corpo, adagiato contro il suo, cominciano ad accarezzarmi in quei punti ed in quel modo che solo lui conosce... Io perdo il controllo e, per qualche secondo, mi scordo di tutto e il mondo attorno a me svanisce, con l'unica eccezione dei nostri due corpi, ai quali dedico ogni residuo di energia che mi rimane ancora da spendere...
Stringo forte i denti per non gridare; nonostante il mio cervello sia completamente disconnesso in questi momenti, riesce comunque a trovare quel minimo di razionalità per farmi rendere conto di essere pur sempre nel mio ufficio. Anche se ormai è tardi, la mia segretaria potrebbe comunque aver avuto da fare fino ad ora e sarebbe imbarazzante per entrambi farle udire così spudoratamente le prove di quanto già sospetterà certamente da tempo...
Kiros chiude di nuovo gli occhi, strizzando un po' le palpebre, mi bacia mordendomi il labbro inferiore con violenza, strappandomi un piccolo grugnito di dolore, poi si stacca dalla mia bocca... Il suo corpo si inarca sotto di me, il capo reclinato all'indietro, mentre dalla gola gli sfuggono suoni indistinti, a metà tra gemiti e singhiozzi...
Sono quasi spaventato... Non l'avevo mai visto così, prima, non si era mai lasciato andare in questo modo...
Kiros si copre la bocca con una mano, rendendosi conto che sta gridando, mentre io non oso nemmeno abbracciarlo, sono completamente allibito dalle sue reazioni, non riesco a fare altro che guardarlo con gli occhi socchiusi, ancora imbambolato dal piacere di poco fa che mi ha sfinito.
Quando gli spasmi violenti dei suoi muscoli si placano, Kiros si lascia ricadere sul divano, sprofondando tra i cuscini; riapre gli occhi scuri, lentamente, fissando lo sguardo sul soffitto.
E' senza fiato, sta ansimando, il suo petto sale e scende velocemente, al ritmo del respiro... La mano che si era portato alle labbra ricade al lato del suo viso...
E, in quel momento, mi rendo conto che deve aver continuato a piangere fino ad ora, perché le lacrime che gli avevo baciato via dalle guance sono ancora lì, più calde e copiose di prima.
Allora, mi risveglio definitivamente dal mio stato di torpore; mi sdraio accanto a lui sul piccolo divano, lo abbraccio e me lo stringo contro, facendo in modo di fargli adagiare comodamente il viso sulla mia spalla.
Mi sta venendo da piangere e non so neanche il perché.
Mi ha sconvolto vederlo così, senza più difese, senza una traccia di quella compostezza che lo contraddistingue... Ho sentito di essere io, la causa di quella disperazione ed ora vorrei prendermi a schiaffi, per non essermi fermato prima ed aver pensato solo ad appagare i miei istinti più bassi...
Gli accarezzo i capelli, ancora acconciati nelle solite treccine, anche se in maniera non proprio impeccabile, data la nostra piccola performance; lo bacio sulla fronte.
Mi sento strano, di solito è sempre lui, a coccolare me, dopo l'amore...
"Kiros... Adesso mi vuoi dire cosa c'è?" Provo a chiedergli, sussurrando.
"Laguna..." Mi risponde lui, semplicemente, sollevando il viso per guardarmi negli occhi. I suoi sono arrossati e lucidi, rattristati da un'espressione malinconica che non gli avevo mai visto prima...
Lui deve aver colto il disappunto e la preoccupazione nei miei, perché mi sorride, debolmente, e alza una mano, tracciandomi il contorno delle labbra con un dito. Poi ritorna serio.
"Laguna, io... Ti amo talmente tanto... Talmente tanto da stare male."
Io sgrano gli occhi, scioccato da questa dichiarazione. Conoscendo Kiros, per lui dev'essere stato uno sforzo enorme, quest'ammissione di debolezza... Non è la prima volta che mi dice "ti amo", ma non era mai accaduto in questo modo, in queste circostanze...
"Mi sento così vulnerabile, a causa di questo sentimento che provo per te... Ti voglio bene da sempre, ho diviso con te metà della mia vita, farei qualunque cosa..." Si ferma un attimo, per scostarmi con una carezza leggera una ciocca di capelli che mi ricadeva sugli occhi. "...Qualunque cosa, per te. Ho sognato per anni il tuo amore ed ora... Ho il terrore di perderti. Perché sento che non potrei più fare a meno di te..."
Gli sorrido.
"...Perché dovresti perdermi? Non credi che abbia avuto abbastanza tempo per riflettere su noi due, in tutti questi anni che abbiamo vissuto uno accanto all'altro?"
Lui sorride a sua volta, tornando ad adagiarsi comodamente contro il mio petto.
"Non lo so... Forse, ho solo paura di quello che provo... E divento insicuro."
Kiros non può accorgersene, ora, ma anche nei miei occhi si stanno formando lacrimoni caldi e brillanti, come quelli che gli illuminavano prima gli zigomi scuri...
"Scemo... Guarda che sei stato tu, a sedurre me. Sei riuscito a farmi andare a letto con un uomo alla bella età di quarantacinque anni... E ti senti insicuro?"
"Ma sei stato tu, a rubarmi il cuore, la bellezza di quasi vent'anni fa... Quando io ne avevo appena ventisei. Io andavo già a letto con gli uomini, allora, ma nessuno era mai riuscito ad avere quello che ti sei preso tu... E che è ancora tuo adesso, Signor Presidente."
"Lecchino..."
Me lo stringo contro fino a soffocarlo e lo sento fare le fusa come un gatto.
Restiamo così, abbracciati l'uno all'altro, rannicchiati su questo divanetto che se potesse parlare diventerebbe l'attrazione principale di tutto lo stato di Esthar.
"Ti amo, meringhetta." Lo sento mormorare dopo un po', con la voce assonnata, mentre mi deposita un bacio leggero sulla spalla.
"Anch'io ti amo... Cappuccino al cacao."
Ci concediamo una breve risata, prima di accoccolarci meglio l'uno accanto all'altro e lasciarci scivolare in un breve sonnellino ristoratore.
Se non ci risveglieremo prima di domattina...
Be', pazienza.
In fondo, sono pur sempre il Presidente... No?!?
-fine-
Vai all'Archivio Fan Fictions
|
Vai all'Archivio Original Fictions
|
|