La Guerra Eterna

Parte VI

di I 4 dell’Apocalisse

 

 

Alexander rimase per un attimo perplesso nel vedere il vampiro che piano piano scompariva. I suoi sensi erano frastornati, come se non avesse mai visto nulla di più bello al mondo. Forse era cosi, forse no, neanche lui capì cosa gli stesse succedendo: dopo anni passati a guardare tutti con indifferenza, amici o non amici, capì di aver incontrato una persona speciale, un qualcosa di bello, mai visto prima d'ora. Come se avesse aperto gli occhi per la prima volta in vita sua. Ma una visione dannata, impossibile anche pensare un chissà che cosa d'altro: lui era il nemico, il nemico giurato di ogni singola battaglia, il nemico del Branco a cui apparteneva anche Alexander. Erano le leggi, e lui, come figlio diretto del Conte Hans, nonché capo delle guardie, era il primo a doverle rispettarle.

 

Scrollò la testa. Quello era un pensiero da abbandonare, ma non fu facile.

 

-Alexander!- urlò uno dei suoi compagni nel richiamarlo al branco - Sono tutti andati, é giunta l'alba...- finì il cavaliere ormai giunto nelle vicinanze di Alexander. Lui non si era neppure accorto dell'odore della mattina, cosi assorto nei suoi pensieri.

-arrivo Cole...- rispose il comandante, dando un ultimo sguardo al sentiero preso da Andrew "ma che cazzo mi sta succedendo? no....non può essere, non deve essere...." e così si ammonì il mannaro mentalmente, mentre poi prese il sentiero verso i suoi compagni.

 

Molti cadaveri presero fuoco con l'alba, mentre quelli dei ghoul vennero portati alla roccaforte mannara per essere usati come colazione per i rimasti al castello.

 

Di cento mannari partiti, solo trenta tornarono al castello. Una vera e propria strage. I vampiri ebbero la meglio in quella battaglia e se non fosse arrivata l'alba, ne sarebbero tornati ancora meno. Una volta a casa, nella sua stanza, Alexander si tolse i vestiti sporchi di sangue, sangue suo e sangue dei suoi nemici, uno in articolare: quello di Laika. Di istinto, lanciò a terra i vestiti. Poi si riavvicinò, e li prese in mano. - C'ero quasi, dannazione...- Mormorò - se non fossi arrivato tu, lo avrei tolto di mezzo, quel rossiccio...-

 

Qualcuno bussò alla porta. –avanti- rispose Alexander e in men che non si dica la porta si aprì, e da essa apparve il conte, in tutta la sua bellezza, vestito come se avesse assistito ad una cerimonia. Aveva appena appreso dello scontro della notte ed era andato da Alexander per compiacersi della non disfatta, anche se le guardie del castello furono decimate: molti degli uomini migliori del regno erano periti in battaglia, quella notte. Un sorriso solo verso Alexander, poi chiuse la porta alle sue spalle.

 

-Sono orgoglioso di te, Alexander...- mormorò il conte, mentre prese ad avvicinarsi verso di lui. Lo sguardo di Alexander faceva che intendere che i due viaggiavano su diverse frequenze d’onda che i due stavano pensando a affari diversi. Lo sguardo di Alexander era basso, come se provasse soggezione. Il conte era venuto da lui non solo per congratularsi, ma per prendersi un qualcosa che ogni giorno da lui otteneva, con la speranza che il suo sentimento fosse ricambiato, invano. Ci provava ogni giorno, ma Alexander era più freddo della neve che copriva la vallata in inverno. Eseguiva, meccanico.

 

Nessuno aveva chiesto ad Alexander cosa ne pensasse, nessuno, eppure ognuno continuava a fare di testa propria e così, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anni dopo anno, so è tramutata in una abitudine che si ripeteva e che sempre, lo farà.

Alexander ormai si rassegnò a quell’idea non si oppose neppure stavolta. Era diventato come andare in bagno o mangiare: una routine. Indispensabile per il conte, abitudine per Alexander.

 

-Vi ringrazio- mormorò il ragazzo alle parole del conte, mentre quest’ultimo, si avvicinava sempre più a lui. Alexander era rimasto a petto nudo, con indosso solo i pantaloni. Il conte, infine, arrivò a destinazione, a un passo o forse meno da Alexander. Come sempre il giovane mannaro, scostò lo sguardo da quello caldo e insistente del Conte, che ormai muoveva le sue mani su di lui. Il lupo che dormiva in lui si svegliò per la prima volta, tentando di far forza e prendere possesso lui della situazione, ma invano. Alexander per ora non voleva interrompere questa routine. Il conte quando voleva una cosa , sapeva come ottenerla, e anche stavolta ci riuscì. Slacciò le braghe che ancora coprivano il corpo di Alexander, lasciandolo così, finalmente nudo, come madre Luna e Sorella Gaia lo avevano creato. Il conte, impaziente e eccitato, ormai non resisteva più. Lo fece suo, anche quella volta.

 

 

 

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Alexander sedeva sul bordo del letto, si stava rivestendo. Dentro se un qualcosa aveva incominciato un mutamento, un qualcosa stava ormai inesorabilmente cambiando. Il risveglio del lupo bianco in lui, aveva generato la scintilla di una serie di reazioni a catena che si sarebbero scatenati a breve. Per la prima volta da quando è mannaro, ha provato ribrezzo per quello che il conte gli stava facendo. Ma non era adesso il momento di reagire, il momento di dire No.

 

-Alexander, ho un’idea di cui volevo parlarti da tempo- disse il conte prendendo che lui una posizione eretta sul letto. Giaceva infatti poco distante dal suo amante. Il comandante volse lo sguardo e il viso in sua direzione. Il suo volto era spossato e pallido, come un viso di luna. Il conte sorriso nel rivedere il suo volto, che sfiorò appena con il dorso della mano destra. –dobbiamo far breccia nella roccaforte dei vampiri e io ho avuto una bella idea, dimmi cosa ne pensi...- si interruppe per un attimo, poi riprese –i prigionieri-

 

Alexander rimase un attimo perplesso dalle sue parole. Non riusci a comprendere il discorso del conte, non capì cosa centrassero i prigionieri con il far breccia nelle mura nemiche. –i prigionieri? – chiese il ragazzo, lasciando apparire sul suo volto un’espressione alquanto pensosa e pensierosa.

-non sono di certo contenti della loro condizione... sono dei trasgressori, dei fuorilegge, degli emarginati, dei reietti e a volte anche de vili...-affermò con tutta sicurezza il conte.

-quindi possibili alleati al nostro branco... –concluse infine Alexander comprendendo cosi il discorso del conte. –usarli come nostri alleati. E’ un’ottima idea mio signore… - rispose infine Alexander, constatando la genialità del piano offertogli. E pensandoci su era anche un progetto fattibile. I prigionieri vampiri, sarebbero stati capaci di tutto per riavere la libertà, disposti a sacrificare il loro onore, vendere se stessi e la propria razza al miglior offerente sulla piazza, e questo è una cosa che sarebbe andata a vantaggio dei mannari.

 

-bhe, allora ti prodigherai per attuare qualcosa Alexander? – chise il conte, impaziente di sapere cosa la giovane testa di Alexander aveva frullato e ideato negli attimi di silenzio che si erano creati.

 

-si- rispose Alexander, freddo, come sempre. -Bene- riprese il conte- anche perché la mia fonte mi ha fatto sapere poco prima di arrivare qui da te, che abbiamo degli ospiti illustri nelle celle dei vampiri, molto graditi...-il conte nel dire si alzò dal letto, cominciando a rivestirsi e voltando le spalle al ragazzo, che intanto era seduto sul letto, vestito. –il figlio diuna mia vecchia conoscenza, una vera e propria spina nel fianco- finì con queste ultime parole di vestirsi, volgendosi allo specchio per sistemare gli ultimi dettagli.

 

-e chi sarebbe di grazia?- il dubbio vagava nella testa di Alexander, non sapeva che ci fossero dei dissapori diretti con qualcono dell’altra sponda del Lago. E non sapeva che di mezzo ci stava il conte.

-il figlio del torturatore Lawrence, il torturatore che mi fece passare le pene dell’inferno, nel vero senso della parola, quando fui catturato anni or sono dai vampiri. È da quel giorno che attendo la mia rivalsa su di lui. Il vampiro che sta nella cella è Andrew, la persona più importante nella vita di quell’insulso schiavo di Axel. –

 

All’udire quel nome, il mannaro sbiancò ancora più di prima. Diede subito le spalle al conte, per non far notare il suo repentino cambio di espressione. Il cuore prese a battere a mille, come mai prima d’oa e il lupo bianco si risvegliò, ancora una volta. Byakko, questo era il suo nome. Ricordò subito Laika e il nome con cui chiamava il compagno. Andrew. Che sia lo stesso Andrew? Che ci fa in prigione?

 

-qualcosa non va?-chiese il conte, sentendo un immane silenzio alle sue spalle.

-nulla -rispose subito alexander, troppo presto forse. –ho già in mente cosa fare... sarà un successo- concluse Alexander. Il conte sorrise soddisfatto uscendo dalla camera di lui e ridendo per tutto il tragitto fino alla sua camera. Alexander doveva far di tutto, se davvero era la stessa persona a cui stava pensando, per rivederlo, per capire cosa gli stia succedendo. E se non lo era, era una buona occasione per attirarlo in battaglia.

 

 

 

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Scusate il ritardo, vi chiedo perdono, mi sono fatta attendere troppo, ma avevo perso la mia ispirazione.

 

Dedico questo capitolo a una persona in particolare, un’amica appena scoperta, un tesoro e la mia amora *_* per te Paola, che mi hai fatto ritrovare l’ispirazione *____*

 

 

Cristina

Morte