La Fortezza di Lacrime

Cap. IV

di Unmei

 

Da quasi tre giorni gli sedeva accanto; Goku sul letto, a volte sveglio, a volte assopito…..poca era la differenza. Era sempre muto, dolorosamente chiuso, cinereo il colore della sua pelle, che prima era stata abbronzata e profumata di sole.

Sanzo sedeva sulla vecchia poltrona di velluto che aveva portato accanto al giaciglio del ragazzo; gli parlava spesso, talora con una dolcezza che non gli era mai appartenuta, ma che adesso sgorgava limpida dalle oasi della sua anima….. altre volte invece lo rimproverava, usando un tono severo, arrabbiato, spazientito, manifesto sintomo della sua apprensione.

Un momento era un ringhiante "Stupida scimmia idiota, ci stai solo facendo perdere tempo. Datti una mossa!"

E l’altro era un sommesso "Goku, torna in te….. perché ancora non ti riprendi?"

Ora invece era solo il silenzio, e Sanzo pensierosamente teneva una delle mani ferite di Goku tra le sue; graffi e abrasioni erano sulla via della guarigione, ma non per questo meno evidenti, agli occhi del bonzo.

Quando Gojyo aveva esplorato il territorio lì intorno aveva trovato un piccolo cimitero di famiglia, e tra i sepolcri uno, vuoto, aveva la terra smossa.

E su quel sepolcro c’era scritto il suo nome.

Il nome che Goku, con la voce del cuore, continuava a ripetere, ancora e ancora.

Non ci voleva poi molta immaginazione per capire cosa era successo, e l’aver compreso provocava a Sanzo ancor maggiore rabbia: che Goku si fosse ridotto in quello stato per lui gli era inconcepibile.

Se c’era una certezza che lo aveva sempre accompagnato era che qualora fosse morto nessuno lo avrebbe rimpianto; non sarebbero state versate lacrime per lui: gli altri bonzi lo temevano, ma non lo apprezzavano, e non aveva amici, né famiglia, né alcuno che lo amasse.

Una cognizione del genere lo aveva sempre aiutato a fronteggiare la vita senza tentennamenti, indifferente all’idea della morte; ne provava uno strano e distorto senso dell’orgoglio, come chi si vanta dei propri difetti, come chi è soddisfatto di non amare, e lo ritiene un pregio, un segno di distinzione.

Come chi dice, non ho bisogno di nessuno…..e d’altra parte nessuno ha bisogno di me.

Ed invece quella piccola scimmia si permetteva di stravolgere tutto: piangendo, disperandosi e soffrendo aveva ribaltato le sue convinzioni.

Sanzo strinse lievemente più forte la mano tra le sue, ma lo fece senza riflettere, istintivamente, cercando di identificare il turbamento che tale idea gli causava; non era felice che Goku si facesse influenzare tanto profondamente dall’affetto, questo mai! Era a causa di uno sciocco, eccessivo sentimento se ora era ridotto così, e non sapeva se l’avrebbe mai perdonato, però…..

Però come poteva essere arrabbiato con lui per quello?

"Credo che dovremo fare un bel discorso, quando ti riprenderai, Goku."

Disse, ma non sapeva se per vera convinzione o solo per persuadere se stesso che tutto sarebbe andato bene.

La luna era alta nel cielo, ma non bella: era giallognola e malata, strana la sua luce; Goku aveva gli occhi socchiusi nella penombra e sembrava non vederla nemmeno.

Sanzo non sapeva più che fare; gli era rimasto sempre accanto, gli aveva parlato. Anche Gojyo e Hakkai lo avevano fatto, ma non avevano avuto più fortuna di lui.

I due si erano anche offerti di dargli il cambio per permettergli di passare una notte più tranquilla, e dormire in un letto, invece di combattere il sonno sulla poltrona.

Non aveva accettato, sentiva di non poter lasciare quel posto fino a che l’altro non avesse aperto davvero gli occhi, e non avesse piagnucolato ancora ‘ho fame!’, o qualcosa del genere.

Il bonzo si alzò e mosse alcuni passi per la stanza, per dare sollievo alle membra irrigidite, poi andò al letto e sollevò il ragazzo che indifferente a tutto giaceva su di esso. Con lui tra le braccia tornò alla poltrona e restò seduto tenendolo in grembo; Goku stava appoggiato al suo petto, con la testa reclinata e il respiro quieto, leggero.

Sanzo era stanco, e forse perché la stanchezza gli aveva velato la mente, e smussato il carattere, cominciò a parlargli, di un discorso lungo e malinconico, privo d’inizio e di fine, in cui senza che lui se ne accorgesse si mescolarono un lontano passato ed il presente.

Gli austeri corridoi del monastero si confusero con quelli del lussuoso palazzo degli dei, il pesco nel cortile di Chou ‘An cresceva tra i ciliegi fioriti del Tenkai…..le voci, le persone, i ricordi e le abitudini si fondevano, diventavano tutt’uno e nelle loro due vite così differenti apparivano lucenti come stelle le similitudini. In entrambe due persone isolate dagli altri avevano trovato il proprio compimento nella compagnia reciproca…..in entrambe un giovane annoiato ed amaro aveva ritrovato il sorriso (nascosto, ma pur sempre sorriso) grazie ad un bambino piombato inaspettatamente nella sua vita.

Sul filo delle vite allacciate Sanzo sentiva gli occhi farsi pesanti, le parole sfuggire la logica e la testa ricadere lentamente sul petto, dove poteva sfiorare i capelli di Goku; si arrese alla stanchezza e scivolò in un sonno spossato.

 

 

Nel nulla in cui si era rincantucciato Goku da tempo giungeva una voce….. prima era lontana, debole, faticava a trovare la sua strada attraverso gli spessi muri di lacrime. Ma era insistente, e un po’ alla volta s’era fatta più distinta.

Lui l’aveva riconosciuta, ma non voleva ascoltarla: la temeva.

Poteva essere un inganno, uno scherzo della sua mente, o semplicemente la pazzia che lo chiamava….. Sanzo era morto, ne aveva il chiaro, allucinante ricordo, e quella voce che sembrava davvero la sua ovviamente non poteva esserlo.

Non voleva farsi ingannare.

Non voleva sperare e poi tornare a soffrire. Non voleva ascoltare, né vedere.

Poi però si sentì avvolto un calore piacevole, il tepore protettivo della vicinanza di un’altra persona.

Mani dalle dita lunghe gli lisciavano la schiena, la testa.

Si sentì contro un petto snello e forte, il cui quieto respiro lo cullava, e c’era profumo di sigarette e incenso: tabacco e olibano, un aroma a cui era abituato e che accompagnava tutte le sue memorie.

Era l’odore che si sentiva al tempio, e l’odore di Sanzo…..l’odore del sacro e del profano che si intrecciavano, e che era bizzarramente rassicurante..

Per la prima volta da giorni scese su di lui un senso di pace, di compimento, ed era così dolce e commovente che abbandonarsi ad esso sembrava l’unica cosa sensata da fare, che fosse illusione o verità.

 

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"Sei sempre convinto che andrà tutto bene?"

Chiese Gojyo, con lo sguardo rivolto al soffitto. Hakkai non rispose subito; avrebbe voluto farlo con ottimismo, ma anche con sincerità, e al momento le due cose non riuscivano a trovare un piano d’equilibrio.

"Ci sono state altre situazioni che sembravano disperate."

Disse alle fine, quietamente.

"Ti rendi conto che questa non è esattamente una risposta, vero?"

"Beh…..tu ti renderai conto che mi hai posto una domanda a cui preferisco non rispondere."

Stesi nei letti che avevano trovato in una cameretta al piano superiore, i due non riuscivano ad addormentarsi. L’eventualità che uno del gruppo morisse l’avevano presa in considerazione da sempre; dopotutto con una missione come la loro non era detto di riuscire a portare a casa la pelle, ed in qualsiasi momento del loro viaggio un incidente, un nemico o semplicemente il Caso, avrebbe potuto depennare uno di loro dal libro dell’esistenza.

Quello che stava accadendo però era del tutto diverso, peggiore della morte….. perché Goku era vivo, ma era come se non lo fosse. E se non si fosse ripreso…..

Quello era il pensiero che infestava le menti di Hakkai e Gojyo: se non si fosse ripreso?

Se per sempre fosse rimasto così vuoto e inanimato?

Portarlo con loro sarebbe stato impensabile, in simili condizioni: incapace di badare a se stesso, di combattere, anche solo di parlare, sarebbe stato un pericolo per se stesso e per gli altri.

Abbandonarlo, però, appariva come un’idea altrettanto inammissibile.

Lasciarlo…..dove, e a chi?

Era il loro compagno, il loro amico, era come un fratello minore. L’idea era così estranea, l’ipotesi così crudele, e la realtà così assurda da sembrare solo un’invenzione.

"In ogni caso….. la decisione finale spetterà a Sanzo."

Disse sommessamente Hakkai, interrompendo il silenzio ormai prolungato.

"Già. Dopotutto è lui il suo padrone….. ed in questo momento non invidio la scelta che dovrà compiere."

Hakkai ripensò alle droghe e alle erbe allucinogene che aveva trovato in casa, all’alambicco infranto; si chiese cosa mai il nemico avesse somministrato a Goku, e in che quantità. Esistevano sostanze che danneggiavano in maniera irreparabile i centri nervosi, e se quello era il caso nemmeno le sua capacità di guaritore sarebbero state utili. Sospirò mestamente e si girò su un fianco.

La quiete apparente tornò nella stanza; a differenza dei due nell’altra camera Hakkai e Gojyo difficilmente si sarebbero addormentati, quella notte. Sapevano di non poter sostare lì in eterno, e nel profondo dei loro cuori avevano già esaurito la speranza.

 

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Sanzo aprì gli occhi e sbatté le palpebre, disabituato alla luce; per un attimo fu disorientato, perché quasi non si era reso conto di essersi addormentato. Essere rimasto immobile per sei ore con Goku addosso lo aveva indolenzito, ma non si mosse; rimase piuttosto a guardarlo, stupito e sollevato dal vedere il suo viso atteggiato ad un’espressione più morbida, più serena, anche se di poco. Dormiva di un sonno senza sogni, ed era una fortuna per lui.

Sovrappensiero, ancora mezzo addormentato, gli diede un fugace bacio sulla testa, poi poggiò la fronte fra i suoi capelli e pensò con tutta la forza che possedeva; pensò di raggiungerlo e di portarlo via di peso dal suo vegetativo.

Pensò fino a che perse cognizione del tempo e di ciò che gli stava intorno e si ritrovò in un posto grigio e spoglio, triste come un cielo plumbeo. Fu lì che vide Goku, raggomitolato tanto strettamente quasi che volesse richiudersi su se stesso e scomparire; il suo unico movimento era il respiro.

Sanzo andò verso di lui, lo prese per un braccio e lo tirò su; gli occhi, che avevano brillato come topazi e che ora erano offuscati, rimasero inespressivi. Allora lo strinse per le spalle, lo scosse e gli parlò con un tono ruvido, ma era una durezza nata non dalla rabbia ma dall’angoscia, dall’impotenza e la frustrazione.

"Torna in te! Ti stiamo aspettando tutti…."

Goku continuava ad essere indifferente, e in Sanzo l’impulso e l’esasperazione ebbero la meglio sulla ragione: alzò una mano, e prima di rendersene conto aveva assestato una sonora sberla sulla guancia del ragazzo.

Gli fece un effetto strano: in tanti anni non aveva mai dato uno schiaffo a Goku.

Lo aveva preso a ventagliate, gli aveva sparato contro, occasionalmente gli aveva lanciato oggetti o l’aveva preso a calci…..ma colpirlo sul viso con le nude mani era un gesto che possedeva una strana intimità, che aveva un significato del tutto particolare, almeno per lui.

Immediatamente dopo si riscosse dallo stato di trance in cui era caduto, come se il ceffone avesse avuto effetto proprio su lui stesso, e si ritrovò ancora sulla poltrona con Goku tra le braccia. Non sapeva come fosse riuscito a stabilire quel nesso ma era quasi certo che non fosse stato frutto della sua immaginazione: le sensazione provate erano troppo reali, nitide.

Sentiva inoltre uno scompiglio, una stanchezza mentale che non avrebbe saputo attribuire ad altro se non ad un contatto telepatico.

Guardò il fagotto che riposava contro il suo petto; il suo sonno appariva più agitato. Si muoveva e mugolava qualcosa, la sua fronte era corrugata come nello sforzo di ricordare.

Sanzo sentì il cuore accelerare: intuì che stava accadendo qualcosa, nel bene o nel male….. qualcosa di risolutivo.

Dopo alcuni secondi, che sembrarono durare cento anni, Goku emise lo stesso ampio respiro affannato di qualcuno che torna alla superficie dopo aver rischiato d’annegare, ed aprì gli occhi.

Sembrò non rendersi conto di dove si trovasse, e di chi fosse con lui; appariva smarrito e indifeso come un bambino abbandonato mentre si guardava lentamente intorno.

"Goku."

Lo chiamò Sanzo. Solo il suo nome, mettendo in quella breve parola tutti i significati e i sentimenti che il suo cuore fosse capace di trovare. Il ragazzo sussultò e immediatamente voltò il viso verso il suo; finalmente di nuovo faccia a faccia il bonzo poté rivedere la vita sul volto del suo compagno.

Goku….. i suoi occhi ora sembravano enormi.

Il suo sguardo s’era fatto più limpido; finalmente rivelava anima, attenzione.

Ed incredulità.

E forse anche paura.

Alzò una mano tremante e dopo un momento di esitazione, dopo essere stato sul punto di ritrarla, la posò sulla guancia di Sanzo.

Percepì ciò che credeva di aver spazzato via lui stesso: il calore, la vita.

Il bonzo non fece niente, rimase così, a lasciare che Goku gli toccasse il viso; tacque quando il ragazzo avvicinò il volto al suo, ed anche quando gli affondò la testa nell’incavo del collo, stringendosi a lui.

Lo sentì tremare incontrollabilmente, come per i brividi di una violenta febbre, così tanto da far vacillare il sollievo appena provato.

Gli posò una mano sulla testa, come tante volte faceva quando Goku aveva bisogno di essere rassicurato, ma non ebbe nemmeno il tempo di fargli una mezza carezza che la sua scimmia era scappata via, rifugiandosi all’altro capo della stanza, guardandolo con occhi spalancati e lucidi; lo fissava e scuoteva lentamente la testa, la sua espressione era inconsolabile.

 

"Si può sapere che ti prende ora?"

Chiese Sanzo, augurandosi d’aver avuto un tono severo ma rendendosi conto di aver mancato completamente l’obiettivo. Si alzò e si mosse verso Goku, ma appena ebbe compiuto un passo il ragazzo indietreggiò bruscamente, urtando un tavolino; il grosso vaso che vi era posto sopra barcollò e cadde con uno schianto che echeggiò fortemente nella quiete del mattino.

Pochi istanti dopo la porta si spalancò, rivelando Hakkai e Gojyo, accorsi al sentire il fracasso improvviso.

‘Sorpresa’ è una parola insufficiente a descrivere quel che passò sui loro volti….. sorpresa, e poi sollievo, e anche gioia. Ma tutte le loro emozioni furono frenate dall’avvertire l’atmosfera tesa che riempiva la stanza, dal vedere Sanzo immobile a braccia conserte al centro di essa e Goku lontano da lui, rannicchiato contro il muro, come se ne fosse atterrito.

"Ragazzi, cosa succede?"

Domandò Hakkai.

"Chiedilo alla stupida scimmia."

Rispose cupamente il bonzo. L’anomala reazione di Goku lo aveva interdetto: non era così che aveva pensato sarebbe andata….. e Buddha sapeva quanto si sentisse in difficoltà in quel momento.

"Siamo noi, Goku…..devi stare tranquillo. Avanti, vieni!"

Rassicurò Hakkai con tono dolce, e sincero, tendendogli una mano.

"Non dirmi che questo bonzo vizioso ti ha già picchiato!"

Esclamò Gojyo, indicando Sanzo con il pollice e guadagnandosi una sonora sventagliata in testa.

Era una scena familiare, qualcosa che avrebbe dovuto aiutare Goku a ritornare in sé. Lui sbatté gli occhi, spostando lo sguardo da uno all’altro fino a fermarlo, intento, sul suo custode.

"S-sanzo?"

Lui non rispose, ma fece qualche cauto passo in avanti; sembrava che quella fosse l’occasione buona per avvicinarsi, mentre Goku se ne stava impietrito a fissarlo.

"Come puoi essere d-davvero tu? – riuscì a continuare a fatica, con parole che gli uscivano strangolate -….. io….. io ho visto…. il sangue….. ho….. eri morto, ed io….."

Mentre lui si sforzava di parlare Sanzo gli era ormai giunto di fronte; aveva le labbra tese e la mascella serrata, mentre lo guardava.

Il bonzo aveva pensato, quando Goku aveva ripreso coscienza, che il peggio fosse passato e che tutto sarebbe tornato immediatamente alla normalità….. non credeva che si sarebbe sentito ancor più impreparato davanti ad altra sofferenza.

Si accucciò davanti a Goku, guardandolo dritto in faccia e facendo così cessare all’istante le sue parole confuse; gli prese le mani e se le portò al viso, dove le tenne premute contro le guance.

"Ti sembro forse un cadavere?"

Goku era immobile, come un animale paralizzato dal terrore; incapace di svincolarsi, o di distogliere lo sguardo da quello di Sanzo.

"Ora vuoi smettere di fare l’idiota e darti una mossa? Abbiamo già perso un sacco di tempo a causa dei tuoi incubi da indigestione!….. mi hai capito, Goku?"

Ci volle qualche istante, ma poi Goku annuì.

Oh, quella era proprio la voce di Sanzo, così profonda e bella….. una voce con cui avrebbe potuto incantare chiunque, se avesse voluto.

Ed anche il tono era inconfondibilmente il suo, sferzante, superbo, tale da far infuriare i nemici e talvolta anche gli amici. Ma l’ultima frase l’aveva pronunciata in maniera insolita….. sembrava più una preghiera che una domanda, e c’era una nota più gentile, più calda, turbata, che era un invito troppo allettante per essere ignorato.

Goku in fondo non sapeva se stava avendo una visione, o se quella fosse la realtà….. o se anche lui era morto e il fantasma di Sanzo fosse andato a prenderlo….. ed in fin dei conti non gli importava.

Sanzo era davanti a lui, quando aveva creduto che non l’avrebbe mai più rivisto, e per quello abbandonò ogni paura, ogni esitazione e si lasciò scivolare tra le sue braccia.

Sentì di nuovo il profumo che aveva respirato quella notte, e gli fece lo stesso effetto di calma e pace; non aveva parole che potessero esprimere la sua gratitudine, o che spiegassero quel che aveva passato, e nemmeno gli interessava riuscirci….. andava bene così. Voleva che quell’istante fosse la sua eternità.

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Sanzo continuò a stringere Goku; finalmente riuscì a sentire il sollievo alleggerirgli l’anima.

Lui non voleva perdere più nessuno d’importante, perciò non aveva mai creduto che Goku potesse lasciarlo in quel modo: la scimmia non poteva permettersi di andare contro la sua volontà….. anche se il realtà la speranza era giunta a vacillare, in quei giorni bui.

Nessuno poteva vederlo in viso, perché la scimmia teneva la testa bassa, e gli altri due si trovavano alle sue spalle, così il bonzo si permise di sorridere.

Non la solita smorfia di scherno, bensì un disteso e felice sorriso, anche se lieve….. uno di quelli tanto rari e, ora se ne rendeva conto, quasi sempre dedicati a quel ragazzo che gli si era affezionato contro ogni buonsenso.

Sentiva un calore intenso, vellutato riempirgli il petto, e riconobbe la sensazione come pericolosamente piacevole: avrebbe potuto abituarcisi, al punto di desiderarla, di avere bisogno di essa. Cedere a quel senso di completezza significava confessare di aver bisogno di qualcuno….. di Goku specialmente, ed anche se era un fatto di cui era consapevole non riusciva ancora ad accettarlo

Si era già spinto troppo oltre e, pur se a malincuore, decise di troncare l’abbraccio; si rialzò e si avviò verso la porta, facendo un cenno con la testa ad Hakkai.

"Dagli una lavata e poi fallo ingozzare; tra due ore esatte ripartiamo."

"Così in fretta? Ma non potremmo aspet-"

Sanzo gli scoccò un’occhiata così micidiale da far cadere all’instante il discorso; poi senza aggiungere altro uscì dalla stanza accendendosi una sigaretta.

Gojyo avrebbe potuto giurare d’aver visto le sue mani tremare.

 

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Dopo due settimane la situazione imitava la normalità….. con scarso successo, a dire il vero.

L’allegria di Goku era rumorosa come sempre, ma forzata: era una facciata che nascondeva dubbi e preoccupazioni. Probabilmente il ragazzo era convinto di fingere molto bene, agli occhi degli amici., ma questi avevano già notato il suo sonno, scarso e agitato, che gli concedeva ben poco riposo e che certe mattine gli lasciava ombre scure sotto gli occhi, ed erano ben capaci di distinguere una risata sincera da una fittizia.

Non era sfuggito loro nemmeno come il suo appetito fosse sì abbondante, ma che mancasse del solito…..’entusiasmo’, quasi che mangiare non fosse più un totale piacere, per lui.

Quando poi pensava di non essere osservato, Goku lasciava cadere la sua maschera di allegria; abbassava lo sguardo e il suo volto diventava meditabondo e lontano.

Hakkai e Gojyo, ognuno a modo suo, avevano tentato di fargli confidare cosa lo turbasse tanto, ma lui testardamente continuava a negare, e alle loro insistenze trovava sempre scuse per cambiare discorso, allontanarsi, e in generale fare il finto tonto.

Quella sera, mentre la scimmia era già andata a dormire da un pezzo, i suoi tre compagni erano ancora seduti al tavolo della locanda dove avevano trovato alloggio.

Il tavolo era ingombro di lattine di birra, posacenere stracolmi e ciotoline di cibo ottimo per dare il colpo di grazia a fegati già strapazzati. Stavano distrattamente giocando a carte, ma si trattava più che altro di un modo per tenere occupate le mani e non doversi guardare direttamente in viso.

 

"A questo punto credo che dovresti parlargli tu, Sanzo."

Fece Gojyo, scrutando con aria contrariata le proprie carte.

"E perché mai? Pensi che cambierebbe qualcosa?"

"Di sicuro hai un ascendente maggiore su di lui – rispose Hakkai – Forse otterresti qualche spiegazione."

"Forse voi due brillanti ed acuti osservatori non avete notato che la scimmia mi evita, da quando lo abbiamo ritrovato."

Ciò era più che mai vero: nei confronti di Sanzo, Goku si era fatto sfuggente.

Non ribatteva più al bonzo, quando egli lo chiamava con appellativi poco lusinghieri, né protestava quando lo mandava a fare le solite commissioni….. e al contrario, quando Sanzo se ne andava a fare due passi per i paesi in cui sostavano, non si offriva più di accompagnarlo.

Non lo aveva fatto nemmeno quel pomeriggio, quando Goku aveva preferito non uscire dalla propria stanza nonostante per le strade ci fossero in corso allegri festeggiamenti per chissà quale ricorrenza. Aveva detto di voler dormire…..figurarsi….. la scimmia che rinuncia a cibo e divertimento per via del sonno!

"È anche per questo che dovresti pensarci tu – continuò Hakkai – è evidente che il problema ha a che fare con te; sono certo che preferisci risolverlo al più presto, piuttosto che continuare a preoccuparti così per lui."

"Io non sono preoccupato! – protestò seccamente Sanzo, e poi calò le sue carte, annunciando – Full."

Gli altri due rimasero in silenzio per qualche allibito secondo, poi Hakkai si schiarì la voce e con un sorriso imbarazzato fece notare:

"Ehm….. non stavamo giocando a poker, Sanzo."

Gojyo chinò la testa sul tavolo, emettendo alcuni strani versi che altro non erano che il tentativo poco fruttuoso di reprimere una sghignazzata; l’espressione del monaco si rabbuiò.

"Era poker, invece."

Ormai un ‘uh uh uh’ era chiaramente distinguibile da parte del rosso della compagnia.

"Ma no, davvero. Non ricordi? Avevamo deciso di giocare a – "

"A poker."

Terminò Sanzo, lapidariamente, e per spiegarsi meglio estrasse significativamente la pistola.

…..Beh sì…..forse in fondo era preoccupato.

 

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Si rimisero in strada il mattino dopo; Goku non aveva dormito bene, incubi lo avevano disturbato e si era svegliato nel cuore della notte senza più riuscire a prendere sonno. Poco male, forse sarebbe riuscito a schiacciare un pisolino durante il viaggio.

Il ragazzo non se ne accorse, ma Sanzo lo osservò a lungo dallo specchietto retrovisore. Il bonzo evitò di rivolgergli la parola direttamente, ancora deciso ad aspettare che fosse Goku a iniziare il discorso, a spiegare il perché di quello strano comportamento. Quella d’altra parte era l’ultima possibilità, perché ormai aveva capito che l’attesa non lo avrebbe portato a nulla, e che doveva essere lui a cavargli le parole di bocca, anche, fosse stato necessario, usando la forza.

Quando ormai era ora di pranzo giunsero nelle vicinanze di un torrente ed Hakkai fermò la macchina all’ombra fresca degli alberi.

"Mi sembra un buon posto dove fermarci a mangiare, che ne dite?"

"Ottimo!"

Esclamò Gojyo, balzando agilmente giù dall’auto e stiracchiandosi. Immediatamente dopo di lui scese Goku, che subito corse verso l’acqua.

"Che bello! Ho una voglia di fare il bagno!"

"Stai attento scimmia, potrebbero esserci dei piranha! O forse, conoscendoti, non farebbero in tempo a darti nemmeno un morsettino….. li mangeresti prima tu!"

"Non ci sono piranha qui, kappa puzzolente di pesce!"

"C-cosa? Puzzolente a chi, moccioso? Maledetto, dimostra rispetto per chi è più vecchio di te!"

Mentre i due si accapigliavano Hakkai stava preparando il fornello da campo su cui scaldare l’acqua per il ramen, e Sanzo era rimasto in macchina; scorreva il giornale che aveva già letto per intero due volte, quel giorno.

Indubbiamente doveva scambiare due parole con Goku, se lo era ripromesso già da tempo….. continuare a vederlo con quel sorriso forzato sulla faccia era qualcosa che lo mandava in bestia.

Era il momento di mettere la scimmia con le spalle al muro.

Buttò da parte il giornale e si alzò; sull’erba fresca i suoi passi furono del tutto silenziosi e arrivò fino a Goku senza che questi lo sentisse. Il ragazzo trasalì quando si sentì afferrato per un braccio e voltato a forza, per poi trovarsi a fissare il volto accigliato di Sanzo.

Resse lo sguardo del bonzo per qualche istante prima di distogliere gli occhi, e tentare di divincolarsi; normalmente la sua forza gli avrebbe permesso di liberarsi agilmente, ma sembrava essa che fosse svanita tutta d’un tratto….. era in trappola.

 

"Allora, stupido! Vuoi smetterla con la commedia e raccontarci cosa non va?"

Goku non rispose, ostinandosi a tenere gli occhi bassi; Sanzo lo prese per il mento costringendolo ad alzare il viso.

"Devi guardarmi quando ti parlo!"

Goku si morse le labbra. Come spiegare l’angoscia che provava senza passare per uno stupido ragazzino?

E senza raccontare la cosa orribile che aveva visto nelle sua allucinazioni…..

"T-tu non puoi capire!"

Rispose, scosso, pregando dentro di sé che Sanzo lo lasciasse andare, che non gli chiedesse più nulla…..e che rimanesse lontano da lui, al sicuro dalla natura maligna che si portava dentro.

Dopotutto…..dopotutto Sanzo non amavano parlare di ciò che lo addolorava; non si confidava nemmeno quando lui si preoccupava e lo pregava di dirgli cosa non andasse. Avrebbe quindi dovuto capire se ora era lui a preferire di non raccontare nulla.

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Quel modo di comportarsi….. come se avesse paura di lui.

Sanzo sapeva di non trattare molto bene Goku, di essere talvolta più duro del necessario con lui, ma sapeva anche che la scimmia era perfettamente in grado di sostenere un paio di burbere sgridate senza preoccuparsi troppo…..

Goku non aveva mai avuto paura del Sanzo che urlava, bestemmiava e sparava….. ciò che lo spaventava era altro.

Era l’idea di perderlo.

Ogni volta che gli si era mostrato in autentica soggezione, ogni volta che temeva di avvicinarglisi o di incrociare il suo sguardo, era stato quando temeva di averlo deluso, di aver perso in qualche modo la sua stima, il suo….. affetto.

 

La stretta si allentò quel tanto che bastava per consentire a Goku di sfuggirgli; Sanzo restò immobile, senza parole, mentre quello sciocco ragazzino si allontanava, con sul viso un’espressione combattuta, angosciata.

Goku sperava che evitare le domande di Sanzo bastasse a terminare l’indesiderato discorso, e che gli altri lo avrebbero lasciato stare.

Sbagliava.

Dopo solo qualche passo una mano forte calò sulla sua spalla, bloccandolo.

"Ehy ehy, scimmia! Guarda che se poi il bonzo si arrabbia se la prende con tutti quanti, e probabilmente soprattutto con me, quindi se non vuoi parlare per lui, fallo almeno per noi!"

Goku guardò Gojyo, e poi Hakkai, che gli stava accanto, con Hakuryu fedelmente appollaiato sulla sua spalla. I suoi amici…..

Quando aveva creduto che lo avessero abbandonato…... che Sanzo fosse morto….. lui si era sentito solo e spaventato, finito. La sua voglia di vivere, che sembrava inesauribile, era stata annientata.

Senza quei tre non aveva più nessuno al mondo….. e senza Sanzo, soprattutto….. senza di lui…..

Se da una parte Goku voleva dimostrarsi forte e tenere segreto a tutti ciò che aveva in realtà passato, dall’altra era intenso il desiderio di farsi consolare, di appoggiarsi a quegli amici che conoscevano bene il dolore, come l’aveva conosciuto lui.

"Ve ne eravate andati – confessò infelice, incapace di opporrsi oltre – mi avevate lasciato indietro…..è questo che…..che credevo….."

"Questo è ciò che ti aveva fatto credere con le droghe, quell’uomo?"

Finì per lui Gojyo, e Goku annuì, fissandosi le scarpe.

"Nella realtà non sarebbe mai accaduto, Goku. Anche se qualcuno dei presenti forse ci terrà a negarlo per un distorto senso dell’orgoglio – e qui Hakkai lanciò uno sguardo eloquente ad una certa persona – tra noi quattro c’è un legame profondo….. è insieme che troviamo equilibrio. Siamo amici Goku, e non ti abbandoneremmo mai."

Goku si sentì toccato da quelle parole, ma in un certo senso esse acuirono il suo dolore.

<<Però…..però se davvero io avessi commesso un tale orribile peccato – pensò - se davvero avessi ucciso Sanzo, voi ve ne sareste andati, mi avreste lasciato. E avreste avuto ragione. Uno come me…..è solo un pericolo.>>

C’era il modo per non rischiare più di fare del male ai suoi compagni…..l’idea era fin troppo chiara alla mente, irrevocabile, spaurente. Una soluzione che avrebbe richiesto tutta la sua forza, tutto il coraggio, se mai avesse deciso di metterla in atto. Andarsene da loro….. se fosse stato necessario lo avrebbe fatto.

Ora però doveva sorridere, se voleva che la smettessero con le domande, e lo lasciassero in pace.

"Lo so…… lo so – disse, e fece un ampio sorriso, come se non avesse una preoccupazione al mondo – è che continuo a pensare a come sarei stato triste senza di voi, e così….."

Non sapeva bene che aggiungere per cavarsi d’impiccio, ma un provvidenziale aiuto gli venne dall’acqua che stavo bollendo: essa cominciò a traboccare dalla pentola, offrendogli un pretesto per allontanarsi ciarlando concitatamente a proposito del salvare il pranzo.

I suoi compagni lasciarono che si allontanasse, osservandolo con apprensione.

"Allora, cosa credete ci stia nascondendo?"

Chiese Gojyo, incrociando le braccia.

"Non lo so ancora, ma sta’ certo che glielo farò sputare."

Fu la risposta di Sanzo.