La Fortezza di Lacrime

Cap. I

di Unmei

 

Goku si destò lentamente da un sonno pesante, su quello che non sembrava il sedile posteriore della jeep, ma un vero letto. Disorientato si guardò intorno, studiando la stanza: era piccola, accogliente e linda, molto più di certe camere d’albergo in cui avevano pernottato durante il loro viaggio verso l’ovest.

Non era lussuosa, ma possedeva un calore che lasciava intendere che non si trattava dell’impersonale camera di una locanda, destinata a viaggiatori frettolosi: le pareti erano tinte di un tenue celeste, decorate da quadri all’acquarello e sul pavimento di legno un po’ consunto c’era un grande tappeto colorato.

Il letto aveva lenzuola candide con i bordi ricamati e una morbida e leggera trapunta patchwork; dalle finestre aperte entrava un vento sottile che agitava appena le tende.

Il problema era che non ricordava per niente come fosse arrivato fino là.

"Ma dove mi trovo?"

Borbottò, mettendosi a sedere; il gesto improvviso gli costò una fitta di dolore lo costrinse a ripiombare giù, stringendosi il capo fra le mani. Era come se un fabbro avesse scambiato la sua testa per una incudine, e stesse dandoci entusiasticamente giù di martello.

Stare disteso e tranquillo sembrava placare il dolore, quindi rimase buono a cercare di fare mente locale su ciò che poteva essere accaduto, ma l’ultima cosa che ricordava era di aver cenato con i suoi amici in un ristorante ai margini di un piccolo paese.

Gojyo aveva fatto lo stupido con le cameriere, e poi aveva tentato di rubargli i wanton, così lui aveva tirato la scodella di salsa piccante in testa a quello stupido kappa maniaco, e si erano messi a litigare.

Sanzo era riuscito a mantenere la calma.

Per circa cinque secondi e mezzo.

Poi aveva sguainato l’harisen e li aveva sommersi di colpi e d’improperi, minacciando rappresaglie se li avesse sentiti proferire ancora una sillaba per tutta la durata della cena.

Hakkai era rimasto al suo posto composto e sorridente, tentando di calmare Sanzo solo quando il bonzo, alle proteste stizzite di Gojyo, aveva estratto la pistola.

Insomma, la cena era stata come tutte le altre, niente di strano.

Uhhm…..qualcosa di diverso a ben pensarci c’era….. ricordava di essere sgattaiolato via dal tavolo dove stavano cenando e di essere andato al bancone della mescita. Era incuriosito dal dolce profumo di liquore che aveva sentito appena entrato nel locale e desiderava assaggiarlo, ma sapeva che Sanzo non gli avrebbe mai permesso di bere alcolici, quindi…..l’unica soluzione era provarci di nascosto!

Quando il bonzo marciò fino a lui, sbraitandogli, prendendolo per la collottola e trascinandolo via, aveva già fatto in tempo a buttarne giù tre bicchieri; la bevanda era zuccherina, fresca, il suo gusto morbido sapeva di frutta…..quasi non lo si sarebbe detto un alcolico, ma lo era, eccome!

Forse non era troppo forte, una ventina di gradi, ma per un ragazzo che non aveva mia bevuto nulla più di una birra leggera si trattava comunque di un salto qualitativo non da poco.

Dopo era uscito dal ristorante un po’ malfermo sulle gambe, e con la testa leggera. Immaginò che si trattasse di un inizio di sbronza; roba che sui suoi compagni, abituati a ben altro genere di alcool, non avrebbe avuto alcun effetto, ma che per lui costituiva un’esperienza del tutto nuova.

Non avevano trovato posto alla locanda, ed avevano deciso di fare una breve passeggiata serale, prima di andarsene a dormire sulla jeep, ma ad un certo punto lui aveva lasciato la strada, allontanandosi dal gruppo e dirigendosi in fretta tra gli alberi per….. per espletare con urgenza una certa funzione biologica.

E poi…..poi la testa gli faceva male, e c’era tanta confusione. Ricordava sorpresa, grida, sangue, ma non sapeva di chi, né che fosse accaduto.

Alzò la trapunta e si guardò, accorgendosi di indossare un paio di pantaloncini ed una maglietta, ma decisamente troppo grandi per appartenere a lui; un’altra occhiata in giro lo informò del fatto che i suoi vestiti erano invece su di una sedia, ben piegati, e con tutta l’aria di essere stati lavati e stirati.

Goku ne capiva sempre di meno, e facendo più attenzione provò un’altra volta a sedersi. La testa gli girò, gli fecero male gli occhi, ma fu solo un attimo…..ed in ogni caso era al momento era troppo occupato a badare al brontolio del suo stomaco per dare peso ad un capogiro.

"Che faaaame!"

Piagnucolò, stringendo le mani sulla pancia vuota. Gli sembrava di non mangiare da un sacco di tempo, e per una volta non era un’esagerazione. Doveva procurarsi del cibo ad ogni costo….. e anche trovare gli altri: il sole era già alto ed era strano che non fossero andati a svegliarlo. Chissà, forse stavano ancora dormendo…..così per una volta non avrebbe dovuto lottare con il kappa per rifocillarsi!

Il pensiero gli diede energia ed entusiasmo a sufficienza per buttare le gambe oltre la sponda del letto ed alzarsi; compì qualche passo per riacquistare l’equilibrio e ne approfittò per dare un’ulteriore occhiata alla stanza. Volgendo gli occhi verso la parete vicina e vide un volto che lo guardava, un viso dal colorito un po’ spento, con grandi occhi dorati e capelli scuri.

Il *suo* viso, che non aveva l’aspetto di quello di una persona del tutto in forma; era segnato persino da occhiaie, nonostante la torpidezza del suo corpo gli dava l’impressione di aver dormito profondamente per una settimana.

Continuò a sgranchirsi le gambe fino ad arrivare alla porta; non sarebbe stato male esplorare le altre stanze e scoprire dove si trovava; tese una mano verso il pomello, ma prima che potesse sfiorarlo la porta si aprì e lui dovette fare un veloce passo indietro per evitare di prendersela sul naso.

Ora dalla soglia una bambina di forse sette anni lo guardava curiosa; aveva lunghi capelli biondo scuro, raccolti in due folte trecce, ed un nasino delicato spruzzato di lentiggini; indossava un abito color girasole e zoccoli di legno. Dopo averlo fissato per qualche secondo girò sui tacchi e corse via.

"Paapàààà!"

La sentì chiamare a gran voce.

Qualche secondo dopo, mentre il baka saru si trovava ancora imbambolato, arrivò un giovane uomo alto e magro, e dalla somiglianza con la bambina doveva esserne certamente il genitore.

Lo sconosciuto sorrise nel guardarlo, gli si avvicinò amichevolmente, poggiandogli una mano sulla spalla.

"Sono felice che ti sia svegliato, finalmente! Però non avresti dovuto alzarti subito…..torna a letto e ti porterò qualcosa da mangiare: credo proprio tu abbia bisogno di rimetterti in forze."

Quali parole più efficaci per conquistare la scimmia?

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Riso al curry, maiale con funghi e bambù: ne ebbe a volontà, ed oltre quelli anche un’abbondante e succulenta porzione di nikujaga. Alla fine del pasto, soddisfatto, sospirò e si appoggiò allo schienale, mentre la bambina portava via il vassoio. Non solo era raro per lui consumare un pasto in santa pace, ma poterlo fare addirittura a letto! Sembrava proprio un bel sogno!

"Mhhh, era tutto buonissimo! Grazie!"

"Mi fa piacere vederti di così buon appetito: è sicuramente un buon segno. – ed aggiunse mentalmente ‘anche se non mi aspettavo che divorassi così tanto cibo!’ - Hai passato due giorni privo di conoscenza, sai?"

Quell’informazione riscosse Goku dal suo stato di satollo appagamento.

"Cos-?…..due giorni?! Ma non è possibile, io…..io….accidenti, non riesco a ricordare!"

"Hai preso una bella botta in testa, probabilmente è per quello. Momentanea amnesia, può capitare, qualche volta."

"Botta?"

"Proprio qui."

Spiegò l’uomo, portandosi una mano sulla nuca; Goku copiò il suo gesto e sentì sotto i capelli un grosso e dolorante bernoccolo. Lo tastò con poca cautela, e…..

"Ahia!"

"Ti assicuro che ora non è niente in confronto a come si presentava quando ti hanno portato qui. In qualche giorno il gonfiore passerà completamente, per il momento cerca di stare attento."

"Mmhh…..non riesco a ricordare come me lo sono fatto."

"A quanto pare sei stato aggredito…..colto alla sprovvista e colpito alle spalle. Una brutta legnata, ma senza conseguenze serie, non temere."

**….. un grido….. il *suo* grido….**

"E dove sono gli altri? Sanzo, Hakkai e quello stupido di un kappa….."

Il sorriso tremò solo sul volto gentile dell’uomo, per un brevissimo istante egli distolse lo sguardo dal suo interlocutore, ma fu così fugace che Goku non ebbe il tempo di accorgersene.

"Sì, ho capito di chi parli. Sono stati i tuoi amici a condurti qui, ma ora…..non ci sono."

Così l’uomo cominciò a spiegare; non era proprio un guaritore, ma la cosa che più vi assomigliasse, in quel piccolo villaggio.

Dopo che Sanzo e compagni aveva ridotto in poltiglia gli assalitori Goku non aveva ripreso conoscenza, e l’intervento di Hakkai non aveva dato risultati. Il trambusto provocato aveva però attirato delle persone, che avevano consigliato il gruppetto di portare il ferito da lui, indicando loro la strada per la piccola casa appena fuori dal paese, ai margini del bosco.

Lui si era limitato ad applicargli del ghiaccio e degli unguenti sulla parte ferita, che tra l’altro gli avevano fatto bene, perché il gonfiore era diminuito di molto, per poi lasciarlo tranquillo finché fosse stato necessario. Dopo averlo affidato alle sue cure gli altri tre erano ripartiti quasi immediatamente, rifiutando la sua ospitalità.

"Ma loro se ne sono andati…..senza di me?"

Goku deglutì a fatica, sentendo d’un tratto il cuore pesante. Non riusciva a credere che i suoi amici lo avessero lasciato indietro in quel modo, e senza nemmeno un motivo. Loro non lo avrebbero mai fatto…..vero? Non lo avrebbero lasciato solo, ferito…..e senza una parola.

"Non temere, non ti hanno abbandonato – lo rassicurò l’uomo, che aveva compreso i suoi timori – Mi hanno detto di avere ancora una faccenda da risolvere, e che dopo sarebbero tornati a prenderti. Non mi hanno spiegato cosa intendessero, né io l’ho chiesto…..visto che non avevano proprio l’aria di voler dare una risposta."

"Torneranno?"

"Volevano solo che tu potessi riposare un po’, per riprenderti completamente. Anche se non grave, una bastonata in testa non va presa tanto alla leggera, sai? Beh, a questo punto credo che dovrei presentarmi, visto che io conosco il tuo nome, Goku, ma tu non il mio. Sono Qing-Shui, e mia figlia si chiama Li-Wei."

Il ragazzo spostò lo sguardo verso la bambina, che gli rivolse un bel sorriso un po’ sdentato. Goku ricambiò e fece un cenno con la testa.

"Davvero non vi disturbo se li aspetterò qui?"

"Di questo…..non devi proprio preoccuparti."

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Goku aveva dato una mano a raccogliere le verdure che crescevano nell’orticello retrostante la casa, ed ora stava rinfrescandosi alla fontana in giardino; era un ospite, ma non aveva intenzione di pesare sul signor Qing-Shui, approfittando di lui; era come minimo buona educazione rendersi utile e sbrigare qualche faccenda…. quell’uomo dopotutto si occupava del lavoro, della casa e della bambina tutto da solo. Ed era un ottimo cuoco, per giunta!

La scimmietta non osò chiedergli notizie della moglie…..nonostante fosse curiosissimo immaginò che forse l’uomo non aveva desiderio di parlarne, visto che non vi aveva mai fatto cenno, in quei giorni ormai.

Che la donna fosse morta? O che se ne fosse semplicemente andata? Chissà se quel signore si sentiva solo…..come si stava sentendo lui.

Sì, perché nonostante tutta la gentilezza e la disponibilità che gli era offerta, Goku provava nostalgia dei suoi compagni; delle baruffe con il kappa, della risata leggera di Hakkai, dei modi bruschi di Sanzo.

Sanzo…..il fatto che il bonzo fosse andato via lasciandolo indietro lo aveva un po’ ferito; sarebbe stato bello se fosse rimasto insieme a lui, e trovarselo poi accanto al risveglio.

Sapeva che Sanzo non era persona da preoccuparsi per il prossimo, e che la sua ferita non doveva essere troppo seria, non per un demone, almeno…..non tanto da richiedere una veglia, però…..però in fondo al cuore desiderava che gli avesse dimostrato un po’ di attaccamento, almeno una volta. Forse era un desiderio infantile, ma che male c’era in ciò?

Goku sospirò; era preoccupato, ormai, per la prolungata assenza dei suo compagni. In tutto erano già passati cinque giorni, due in cui era stato addormentato, tre da quando si era ripreso, e stava molto meglio, a parte certe fitte alla testa che ogni tanto gli prendevano.

Al mattino si sentiva un po’ intontito, ma Qing diceva che era normale, in caso di traumi come il suo, che non doveva impensierirsi. Insomma, era perfettamente in grado di riprendere il viaggio, ed invece doveva restare lì ad aspettare…..ed aspettare…..sarebbe voluto partire e mettersi a cercarle gli altri, ma dove?

E se poi i ragazzi fossero tornati a prenderlo e non l’avessero trovato?

Quello era diventato il pensiero che lo tormentava costantemente:

<<Io non riesco a capire quale possa essere questa faccenda di cui dovevano occuparsi…..e perché ci stanno mettendo tanto? Forse è successo loro qualcosa, forse hanno bisogno di me! Domani mattina partirò e mi metterò a cercarli, non posso continuare a stare qui senza far nulla, non ce la faccio più!>>

Poi d’un tratto un’altra di quelle fitte, brevi e sempre inaspettate, ed un flash brevissimo di ombre e voci indistinte

/…..ehi, guarda cosa abbiamo qui!…../

//….NO! Non fatelo! Voi non…..non sapete!…..//

Il dolore gradualmente sparì, Goku tornò a respirare normalmente. Era già successo prima: quando tentava di rammentare cos’era avvenuto la sera dell’aggressione il male si faceva molto più forte ed insistente, e così dopo le prime volte non aveva più tentato…..ma non aveva dubbi che quelle frasi appartenessero all’episodio. Era frustrante non riuscire a ricordare….. chi meglio di lui poteva saperlo?

Sentì singhiozzare, un pianto sommesso ma disperato. Si guardò intorno e vide Li-Wei in lacrime, seduta sulla panca di pietra a poca distanza da lui. Sembrava così affranta che non poté fare a meno di mettersi accanto a lei.

"Che cosa c’è, perché piangi? Ti sei fatta male?"

Le chiese usando un tono incoraggiante, e la piccola scosse la testa.

"Il gattino…..ho perso il gattino!"

Spiegò tra i singhiozzi, asciugandosi il viso arrossato. Anche a Goku piacevano gli animali, e capiva quanto la bambina fosse in pensiero.

"Se vuoi ti aiuto io a cercarlo, va bene? – si offrì, sorridendo – Dove pensi che potrebbe essere andato?"

Lei annuì e tirò sul col naso, poi indicò un piccolo sentiero che spariva tra gli alberi.

"Nel boschetto, credo…..ma papà non vuole che ci vada da sola!"

"Allora possiamo andare insieme, vuoi? Il tuo gattino è tigrato, vero? Vedrai che lo troveremo!"

Goku le tese la mano e finalmente Li-Wei sorrise, accettandola e alzandosi.

 

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Il boschetto era silenzioso e fresco, animato solo dal canto di alcuni uccelli e da misteriosi fruscii; la stradina che lo percorreva era pulita e ben tenuta, bordeggiata da pietre bianche e cespuglietti di viole. Chiaramente si trattava di un sentiero costruito e tenuto con cura e non di un semplice tracciato di fortuna. Goku chiese alla bambina se ci fosse qualcosa di speciale, nel boschetto, per avere una strada così bella.

"C’è la mamma."

Spiegò lei, con una naturalezza disarmante, e lui non aggiunse altro: in fondo ancora qualche passo e avrebbe scoperto cosa intendeva.

Poi in mezzo ad i rumori del bosco sentirono distintamente un miagolio, e la piccola lasciò la mano di Goku e corse in avanti, chiamando il suo gatto.

Anche Goku corse, non volendo perderla di vista, e presto si trovarono entrambi al termine del sentiero, in una radura. La bambina aveva trovato il suo gatto, ed ora lo teneva in braccio, accarezzandolo e sgridandolo per essersi allontanato, e nel farlo stava seduta su una tomba.

Goku si guardò intorno, e contò più una dozzina di sepolcri…..quello doveva essere un piccolo cimitero di famiglia! Capì perché Li aveva detto che nel bosco c’era la mamma, e fu contento di non aver chiesto nulla a Qing: non desiderava ricordargli involontariamente un lutto tanto doloroso.

Camminò rispettosamente tra le tombe, leggendo i necrologi sulle lapidi, alcune così logorate dal tempo che si faticava a distinguere gli ideogrammi.

E giunse infine ad una più isolata; candida e lucente come se fosse stata eretta solo il giorno precedente, davanti alla quale erano posti bastoncini d’incenso, alcuni completamente bruciati, altri ancora integri.

Goku la guardò, ed impallidì. Tremando fece qualche passo indietro ed inciampò.

Cadde, e rimase immobile a fissare il monumento funebre…..che restò lì dov’era, non svanì come un brutto sogno.

Si avvicinò ancora, camminando a carponi…..esitante toccò il marmo, freddo nell’ombra degli alberi…..come in trance seguì con le dita le iscrizioni che vi erano scolpite.

E poi urlò.

E urlò.