La fonte
dei desideri negati
The Changeling
di Sadako
«Hakkai, spiegami
ancora una volta perché abbiamo preso questa strada,» il tono della voce
di Sanzo era calmo e tranquillo. Solo una piccola nota di fondo, una
stonatura quasi impercettibile, poteva far notare il nervosismo del bonzo
al suo compagno di viaggio.
Hakkai si voltò verso di
lui, esibendo un sorriso calmo e divertito. «Perché è la via più breve e
perché, appena fuori dal villaggio, alla prima curva della strada
principale, un gruppo di banditi ci stava aspettando.»
Un colpo secco e preciso
del ventaglio di Sanzo aveva rispedito Goku sul sedile posteriore,
nell’esatto istante in cui il piccolo demone si era slanciato in avanti per
porre una delle sue solite domande petulanti.
«Ma insomma, Sanzo!» Goku
stava tenendosi la testa, sfregandosi con fin troppa forza il punto colpito.
«Cosa ho fatto? Non ho detto nulla stavolta!»
«Non ancora!» ribatté il
bonzo, le braccia incrociate sul petto, lo sguardo fisso sulla strada
dissestata che si srotolava davanti alla jeep.
«Cosa ti fa pensare che
ci stessero aspettando?» chiese Gojyo al demone, lanciando subito dopo un
sorriso a trentadue denti a Sanzo che, di scatto, si era voltato puntandogli
contro la pistola. «Abbiamo dormito male stanotte, Sanzo?» chiese al bonzo,
alzando le mani in segno di resa. «Qualcosa di quello che hai mangiato ieri
sera ti ha dato gli incubi? Oppure la scimmia ti ha impedito di prendere
sonno?»
«Sai benissimo cosa mi ha
tenuto sveglio per quasi tutta la notte,» la voce di Sanzo si era fatta
ancora più bassa e fredda, la prossima risposta sarebbe stata urlata e
accompagnata da minacce più concrete.
«Ho fame… quando troviamo
un posto dove mangiare, Sanzo?» l’immancabile richiesta di Goku fece
condensare una nuvola scura e pericolosa sulle loro teste.
«Adesso basta!» Sanzo si
era alzato in piedi, voltandosi verso di loro puntando la pistola prima
contro uno, poi contro l’altro, indeciso su chi per primo svuotare il
caricatore.
Hakkai sterzò
leggermente, , inchiodando subito dopo, facendo così perdere l’equilibrio a
Sanzo che, senza mollare la sua arma, crollò a sedere, afferrandosi ai
capelli di Goku per non essere sbalzato fuori dall’abitacolo.
«Ahia!»
«Scusami, Goku,» Hakkai
si era rivolto al demone ma, di sottecchi, controllava i movimenti di Sanzo.
«Ma sembra che abbiamo un problema.»
Davanti a loro la
foresta, divenuta all’apparenza impenetrabile, bloccava completamente la
strada. Dietro di loro, come approfittando della loro distrazione, fitti
alberi si erano radunati a coprire anche la strada che avevano seguito fino
a quel momento, quasi a farli dubitare della sua stessa esistenza.
Gojyo si era sporto in
avanti, abbracciando Hakkai e posando il mento sulla sua spalla. «Spiegaci,»
disse piano, quasi sussurrando all’orecchio del demone, «che pericolo ci
aspettava sulla strada principale? Cerca di essere convincente…»
Le mani di Hakkai si
strinsero per un istante sul volante, sbiancando le nocche per lo sforzo.
«Il padrone della locanda si era accordato con alcuni banditi per attaccarci
appena fuori della città,» spiegò piano, « erano solo umani, non potevamo
rischiare con loro… ho pensato che fosse meglio…»
«Cosa ci facevi in giro
stanotte?» Goku interruppe la spiegazione, saltando in piedi e raggiungendo
la prima fila di alberi alle loro spalle. «Hai per caso preso qualcosa da
mangiare?»
«No, avevo sete dopo…»
Hakkai si sentì il volto in fiamme, ma gli altri due si erano distratti ad
osservare Goku e non prestavano più attenzione a lui.
«Cosa hai intenzione di
fare, stupida scimmia?»
«Non sono una scimmia,
pervertito di un kappa!» ribatte come al solito Goku. «È tutta colpa tua se
siamo qui adesso!»
«Come sarebbe a dire che
è tutta colpa mia?»
«ADESSO BASTA!»
«Ma Sanzo?!»
«Ho detto di smetterla,
non importa per colpa di chi di voi tre siamo bloccati qui!» Sanzo aveva
rinfoderato la pistola e troneggiava in piedi sopra la jeep, accanto ad un
Hakkai non molto impressionato. «Dobbiamo trovare il modo di uscire,
subito!»
«Non credo sarà così
semplice,» il demone era sceso dalla jeep, facendo cenno a Sanzo di fare
altrettanto. «Non avete ascoltato i racconti di ieri sera? Questa è una
foresta stregata.»
Liberato dai suoi
passeggeri, Hakuryu aveva riassunto la sua forma di drago e, elegantemente,
si era appollaiato sulla spalla di Hakkai che, soprappensiero , lo stava
accarezzando sotto il mento.
«Vorresti dire che,
piuttosto che affrontare un gruppo di stupidi briganti, ci ha portato a
perderci in una foresta stregata?» il tono di Gojyo era più divertito che
altro. «Dormire poco fa male anche a te, Hakkai,» lo informò, accendendosi
una sigaretta.
Ancora fermo lungo la
linea degli alberi, Goku si stava guardando in giro divertito. Aveva
ascoltato con attenzione i racconti della sera precedente, per nulla
distratto dal cibo delizioso che aveva davanti, e trovava interessante
l’intera faccenda.
«Ci deve essere una fonte
da qualche parte, vero Hakkai?» il piccolo demone scrutava nelle profondità
della foresta, come se la fonte dovesse apparire all’improvviso nel solo
sentirsi nominare. «Una fonte che invece che esaudire i desideri, si limita
a farteli sognare realizzati.»
«Più o meno,» Sanzo aveva
imitato Gojyo e, con aria più tranquilla, si era seduto su una roccia e
aveva acceso l’ultima sigaretta del suo pacchetto.
«La leggenda dice che
solo i desideri veramente irrealizzabili vengono esauditi,» spiegò Hakkai,
spostandosi fuori dalla traiettoria del fumo incrociato dei due amici. «Ma
non sempre ciò accade. A dire il vero, nessuno ha ancora capito come la
fonte funzioni, sanno solo che chi si avventura all’interno della foresta,
presto cade addormentato e sogna l’avverarsi del suo desiderio più nascosto
e, quando si risveglia, la foresta è come scomparsa e la strada che lo
condurrà a casa è nuovamente davanti a lui.»
«Tsz! Baggianate!» Sanzo
schiacciò con stizza il mozzicone di sigaretta sotto il tacco dello stivale.
«Avanti, se restiamo qui non usciremo mai da questo posto!»
«Credo che sarà difficile
in ogni modo,» il tono di Goku era estasiato.
Attorno a loro la foresta
si era come aperta, creando cinque diversi sentieri che si allontanavano,
perdendosi nel folto degli alberi. In lontananza si udiva ora lo scroscio di
una fontana, il rumore allegro e invitante di una cascatella di acqua fresca
e limpida, pronta a dissetare qualsiasi loro necessità.
«Perché cinque, Sanzo?»
chiese Goku, indeciso su quale via prendere. «Noi siamo solo in quattro.»
«Ti sbagli,» lo corresse
Hakkai, osservando Hakuryu prendere il volo e allontanarsi verso uno dei
sentieri, scomparendo presto alla loro vista. «Siamo in cinque.»
«Sembra che non abbiamo
alternative,» commentò Gojyo, spegnendo il mozzicone di sigaretta. «Sono
rimaste solo quattro possibilità.»
«Tre,» lo corresse Hakkai,
indicando il sentiero che stava chiudendosi alle spalle di Goku.
«Al diavolo!» Sanzo fece
per seguire il demone ma Gojyo lo fermò, afferrandolo per un braccio.
«Dobbiamo stare al
gioco,» disse, indicandogli uno dei tre sentieri rimasti. «Non ci capiterà
nulla di male.»
«Sempre che non sia
quello che tu desideri…» la voce di Hakkai si perse nel fitto della foresta,
mentre si allontanava rapidamente verso il suono della fonte.
I due soli rimasti si
osservarono per un breve istante poi, mandandosi vicendevolmente
all’inferno, si allontanarono nelle direzioni rimaste, una opposta
all’altra.
***
Hakkai sapeva che trovare
la fonte non sarebbe stato difficile. Faceva parte del gioco: loro avrebbero
bevuto e la fonte non avrebbe esaudito il loro desiderio, qualunque esso
fosse. Dopotutto, nessuno di loro poteva avere un desiderio così
irrealizzabile da essere accolto dalla divinità che presiedeva quel
ruscelletto.
Per un istante si chiese
come sarebbe stato desiderare che Kanan tornasse al suo fianco. Ma, subito
dopo, il pensiero di quello a cui avrebbe dovuto rinunciare se il suo amore
perduto fosse tornato in vita gli fece cambiare immediatamente idea. La
morte di Kanan era un dolore che aveva imparato ad accettare e la sua nuova
vita, per quanto assurda e precaria potesse sembrare persino ai suoi stessi
occhi, valeva ormai troppo per essere abbandonata così a cuor leggero.
Mentre il rumore della
cascatella si faceva sempre più vicino, si chiese cosa avrebbero potuto
desiderare gli altri tre compagni.
Per Goku era fin troppo
facile: cibo, cibo e, probabilmente, cibo. Forse anche una buona seduta di
lotta con qualche degno avversario tra una mangiata e l’altra, ma non era
detto.
Non riusciva a immaginare
cosa potesse desiderare Sanzo e, una volta terminata questa avventura, il
bonzo non avrebbe di certo rivelato cosa gli era accaduto nelle poche ore
trascorse da solo, nel fitto della foresta incantata.
Gojyo… non osava pensare
ai desideri del mezzo demone. Ogni cosa che gli veniva in mente lo faceva
sentire male. Sapeva che non avrebbe mai posseduto realmente l’animo di
Gojyo, così come non sarebbe mai riuscito a dominarne il corpo, e,
sicuramente, non era lui il soggetto dei desideri inconfessati del rosso.
Non più almeno.
«Kyu…»
Hakuryu! Il piccolo drago
era volato per primo incontro al suo sogno irrealizzabile. Indovinare cosa
il draghetto potesse desiderare era ancora più difficile che per Sanzo.
Hakkai percorse gli
ultimi metri che lo separavano dalla piccola radura dove sgorgava la fonte,
guardandosi intorno incuriosito. La voce di Hakuryu non gli era sembrata
distante ed era strano che l’avesse potuta udire. Stando alle storie
ascoltate la sera prima, nessuno di loro sarebbe stato in grado di trovare
uno degli altri prima che i loro desideri venissero
esauditi.
Al centro della radura
deserta sorgeva un piccolo altare in pietra dalla cui sommità sgorgava un
copioso zampillo di acqua. Il solo rumore fece venire al demone una sete
incredibile e, senza pensare ai possibili rischi, si chinò sulla fonte,
bevendo lunghi sorsi di quell’acqua fredda e pulita.
Una sensazione di
vertigine, provocata forse dalla bassa temperatura dell’acqua, costrinse
Hakkai a sedersi ai piedi del piccolo altare. La testa sembrava girargli ma,
forse, era così che la fonte funzionava: chi beveva l’acqua veniva colto
prima da una profonda vertigine, per poi svenire, lasciando così libero
sfogo ai sogni incatenanti nel subconscio.
Hakkai restò seduto a
fissare le fronde degli alberi, come in attesa.
Nessun senso di
intorpidimento dopo la vertigine, scomparsa quasi immediatamente. Anzi,
aveva quasi la sensazione che le sue capacità uditive si fossero come
acuite. Era certo di riuscire ad udire quello che stava accadendo agli altri
del gruppo… o forse era solo la sua immaginazione?
Una leggera brezza aveva
portato verso di lui le grida eccitate di Goku e i commenti di Sanzo. Gojyo,
così come Hakuryu, sembravano invece tacere, solo strani rumori, come di
battaglia, provenivano dal lato della foresta che li nascondeva alla sua
vista.
Si sdraiò a terra,
il volto rivolto verso la base dell’altare.
“Basterebbe un nulla per prendermi di sorpresa adesso,” pensò tra sé
il demone, senza fare neppure un tentativo di rigirarsi verso la foresta.
“Chiunque potrebbe
attaccarmi ed averla vinta…”
Come evocato dai suo
pensieri, un rumore alle sue spalle lo fece sobbalzare. Un passo
strascicato, come se qualcuno stesse tentando di coglierlo di sorpresa, ma
come se questo qualcuno fosse certo del fatto che non servisse poi così
tanto impegno nel portare a termine l’azione.
I muscoli di Hakkai si
tesero quasi istintivamente. La cascatella d’acqua, pur essendo in costante
movimento, gli forniva una certa prospettiva del suo aggressore: un uomo
alto, dai lunghi capelli rossi, che si stava avvicinando tenendo un braccio
saldamente stretto alla vita.
«Gojyo!» non fece neppure
in tempo a pronunciare il suo nome, che il mezzo demone crollò al suolo, a
pochi passi da lui. «Gojyo,» la voce di Hakkai era poco più di un sussurro.
«Cosa ti è accaduto?»
Il volto del mezzo demone
si contrasse in una specie di sorriso, più simile ad una smorfia di dolore.
La sua bocca si aprì più volte ma, neppure sforzandosi, il rosso sembrava in
grado di parlare.
Hakkai si sentì ancora
più preoccupato da questa mancanza di voce che non dalle ferite sull’addome.
«Ti hanno attaccato?» un cenno positivo. «Demoni?» Gojyo scosse la testa
negativamente, stringendosi nelle spalle. «Non hai visto chi era?» il tono
era stupito. «Come hanno potuto coglierti di sorpresa?» Gojyo alzò un
sopracciglio, indicando la fonte con un cenno del capo. Hakkai arrossì
leggermente. «Hai ragione,» ammise, «anch’io potevo correre quel rischio.
Fammi vedere le ferite.»
Gojyo si appoggiò contro
la base dell’altare, lasciando che l’altro gli aprisse la camicia e
liberasse il suo ventre dai vestiti. Un lungo taglio, superficiale ma che
ancora si ostinava a sanguinare, percorreva il suo addome. Il mezzo demone
trattenne a stento un gemito quando Hakkai passò una pezza bagnata sulla
ferita, prima di focalizzare su di essa la luce guaritrice del suo potere
spirituale.
«È strano,» commentò tra
sé il demone, sedendosi accanto al compagno. «La ferita non è profonda e
l’acqua della fonte sembra aver fermato la fuoriuscita del sangue ma,
nonostante tutto, non riesco a curarla con il mio
ki… è la prima volta che mi capita…»
Gojyo afferrò la mano che
il demone aveva lasciato posata sul suo ventre. Hakkai lo guardò,
trattenendo il fiato, mentre il rosso se la avvicinava alle labbra baciando
le lunghe dita, un polpastrello dopo l’altro, senza staccare gli occhi dai
suoi.
«Gojyo…» le labbra calde
che si posarono sulle sue interruppero qualsiasi domanda sul nascere.
Fu un bacio avido, come
quello di un assetato che dopo un lungo periodo nel deserto incontri
finalmente una polla di acqua limpida. La lingua del mezzo demone si era
insinuata tra le labbra di Hakkai dopo una piccola esitazione, quasi come
temesse un contatto più profondo. Ma poi, non appena sembrò sentirsi più
sicuro, Gojyo penetrò a fondo tra le labbra socchiuse del demone, cercando
la sua lingua e coinvolgendolo in un bacio sempre più profondo.
Hakkai corrugò
leggermente la fronte: anche se il sapore e l’odore erano quelli giusti,
quello non era lo stile del suo Gojyo. In
cerca di conferme posò le mani sul torace nudo di Gojyo, facendo attenzione
a non riaprire la ferita più in basso. Con tocco leggero percorse il disegno
dei pettorali, fermandosi a stuzzicare i capezzoli già inturgiditi, prima di
risalire dietro, lungo la schiena, fino a raggiungere la base della nuca.
Si afferrò alle spalle
del rosso, quando le sue labbra si staccarono per scendere lungo la
guancia, baciando e mordendo la pelle morbida del collo e stuzzicando il
lobo dell’orecchio recante il dispositivo di controllo.
Hakkai si strinse ancora
di più al compagno, conficcandogli le unghie nella schiena quando Gojyo
iniziò slacciare i suoi indumenti, mordendo avidamente la pelle delle spalle
e del torace, mano a mano che veniva scoperta.
Seguendo un copione già
imparato a memoria, Hakkai si sedette sulle gambe di Gojyo, trattenendo un
gemito quando il suo inguine sfregò contro quello del rosso. Ma Gojyo non
sembrò soddisfatto dalla cosa. Staccandosi con riluttanza dalla pelle
candida del demone, lo costrinse in ginocchio davanti a lui, facendogli
cenno di tacere quando, con pochi gesti impazienti, iniziò ad aprirgli i
pantaloni.
Qualsiasi protesta
potesse avere in mente Hakkai, venne immediatamente dimenticata quando il
rosso riuscì a liberare la sua erezione dal tessuto che la tratteneva e
iniziò a far scorrere la lingua lungo tutta la lunghezza del pene.
Il demone si appoggiò
all’altare cercando un sostegno mentre, tra le sue gambe, Gojyo continuava a
leccare e strofinare il suo membro, portandolo al limite della
sopportazione.
Hakkai sapeva cosa
sarebbe venuto ora. Gojyo avrebbe continuato fino a quando lui non fosse
stato sul punto di venire poi, ribaltando le posizioni, lo avrebbe stimolato
e preparato fino a quando non fosse stato pronto per essere penetrato. La
sola aspettativa bastava ad eccitarlo ulteriormente e il rosso lo sapeva
benissimo. Come al solito, Gojyo si fermò pochi istanti prima del suo
orgasmo e, lasciando che Hakkai crollasse sui talloni per riprendere fiato e
controllo su se stesso, iniziò a spogliarsi.
Bastò una leggera spinta
per far cadere lungo disteso Hakkai. Il demone attese con gli occhi chiusi
che l’altro si sdraiasse su di lui e lo penetrasse con una o due dita…
invece non accadde nulla.
Hakkai aprì gli occhi
preoccupato. Gojyo era a cavalcioni su di lui e attendeva con malcelata
impazienza che lui gli dedicasse un po’ di attenzione.
«Cosa non va, Gojyo?»
chiese il demone, accarezzando i fianchi del mezzo demone e lasciando
scivolare la mano fino alle cosce, per poi scendere verso l’inguine e il
membro eretto e umido che sfregava contro il suo.
Per tutta risposta il
rosso si chinò a baciarlo. Un bacio lungo e disperato come il primo che si
erano scambiati. Pochi minuti dopo Gojyo prese una delle mani di Hakkai e se
la portò alla bocca, leccando con cura l’indice e il medio. Nel contempo
portò l’altra mano sulla propria schiena, facendola scivolare fino alle
natiche. Anche se non poteva credere a quello che stava accadendo, Hakkai
non aveva dubbi su quello che il compagno gli stava chiedendo.
Gojyo si sollevò dalla
sua posizione e attese che Hakkai portasse le dita in posizione e iniziasse
piano a penetrarlo. Si inarcò leggermente quando il secondo dito seguì il
primo e, gemendo silenziosamente, si morse le labbra quando Hakkai iniziò a
muoverle al suo interno.
Ben presto però non fu
più sufficiente. Gojyo afferrò il polso del compagno, costringendolo a
estrarre le dita e, sistemandosi sopra di lui, riuscì a fargli capire che la
sola cosa che doveva fare ora era aiutarlo, posizionandolo sopra il proprio
pene e lasciando che si impalasse su di esso.
Le unghie di Hakkai
penetrarono nel morbido muscolo dei glutei quando Gojyo si spinse contro di
lui. Poteva vedere l’espressione estatica e insieme sofferente del rosso
mentre il suo pene forzava l’apertura, facendosi strada a fatica. Hakkai si
tirò a sedere, spingendo a terra Gojyo. Le gambe del rosso si avvinghiarono
alla sua schiena mentre si inarcava per permettergli di penetrarlo più in
profondità.
Il demone iniziò a
muoversi con più forza, eccitato dalle spinte del bacino di Gojyo, ma, ben
presto, la posizione non fu più soddisfacente. Hakkai rallentò le spinte e,
senza uscire completamente, costrinse il rosso a girarsi di schiena, il
volto affondato nell’erba profumata che circondava la fonte.
Hakkai riprese con più
intensità, afferrando il membro eretto e turgido di Gojyo e iniziando a
sfregarlo, mantenendo lo stesso ritmo del suo bacino. Il mezzo demone si
afferrò all’erba, spingendosi indietro, invitando Hakkai ad aumentare le
spinte.
Dopo un tempo che sembrò
interminabile, Gojyo affondò il volto nell’erba, inarcandosi e spingendosi
con forza contro Hakkai. Pochi istanti dopo un fiotto di seme caldo inondò
la mano di Hakkai che, quasi in risposta, venne dentro il corpo del
compagno.
Nei confusi istanti che
seguirono l’orgasmo, Hakkai credette di sentire un lamento di Hakuryu,
soffocato e vicino a loro. Fu questione di un attimo: ben presto la
stanchezza prese il sopravvento e, crollando accanto a Gojyo, il demone
sprofondò immediatamente in un sonno profondo.
***
«Sanzo, è qui!» la voce
di Goku risuonò nelle orecchie di Hakkai come una sirena. «Sta dormendo! C’è
anche Hakuryu!»
Il draghetto bianco,
sentendosi nominare, alzò il lungo collo dalla spalla di Hakkai e fissò
intensamente i tre amici che si stavano dirigendo verso di loro.
«Kyu!» li salutò un po’
arruffato, allargando le ali come per stiracchiarsi dopo una lunga dormita.
«Buongiorno, Hakuryu,» lo
salutò Goku, inginocchiandosi accanto ad Hakkai. «Tutto bene?» chiese al
demone che, alzatosi a sedere, si guardava attorno frastornato.
«Goku, Sanzo,» Hakkai si
guardò in giro perplesso. Gojyo si stava avvicinando dal limitare della
foresta, Braccia incrociate dietro la testa e sigaretta tra le labbra. «Gojyo…»
mormorò piano.
Si alzò lentamente,
controllando il proprio abbigliamento. Era completamente vestito e sui
vestiti non sembrava esserci alcuna traccia
anomala. Hakuryu, a pochi passi da lui, lo fissava con aria
incuriosita, studiando con attenzione ogni suo movimento.
«Tutto bene, Hakkai?»
Gojyo lo aveva raggiunto e si era inginocchiato accanto a lui, guardandolo
preoccupato.
Hakkai si passò una mano
tra i capelli, sorridendo. «Benissimo,» disse alla fine. «Credo che la fonte
abbia esaurito il suo compito con tutti.»
«Ma io ho ancora fame!»
il lamento di Goku lasciò intendere chiaramente il tenore dei sogni
procuratigli dalla fonte magica.
Sanzo sospirò
pericolosamente, allontanandosi verso la strada che, come predetto da Hakkai,
era ricomparsa davanti a loro.
«Dobbiamo aspettare
ancora molto?» il tono era meno irritato del solito. «Andiamo!»
«Kyu!» La jeep si
materializzò accanto a lui, pronta per la partenza.
Goku fece un rapido giro
attorno alla vettura, studiandola con attenzione. «Hey, Hakkai!» esclamò
dopo un attimo, indicando una delle fiancate. «Come ha fatto Hakuryu a farsi
questo?»
I due demoni si
avvicinarono. Un lungo graffio percorreva la portiera destra, come se una
punta affilata avesse tagliato il metallo.
«Hakuryu,» Hakkai allungò
un braccio e il draghetto riprese la sua forma originale, posandosi su di
esso. Il demone studiò con cura la ferita che percorreva l’addome del loro
compagno alato. Non era molto profonda e sembrava ben pulita, ma era
stranamente refrattaria al suo potere di guarigione.
«Kyu…» il drago volteggiò
in aria e si riposò al suolo, trasformato nuovamente in jeep.
Gojyo salì sulla vettura,
seguito da Goku e da Sanzo. Solo Hakkai rimase immobile davanti al suo
drago, con un’espressione indecifrabile sul volto.
«Cos’hai Hakkai?» la voce
petulante di Goku distrasse il demone dai suoi pensieri. «Andiamo… ho fame!»
Sanzo sprofondò nella
lettura del giornale di due giorni prima. «Muoviamoci!» esclamò, vedendo che
Hakkai non sembrava intenzionato a salire sulla jeep.
«Sembri l’unico a cui la
permanenza nella foresta abbia fatto male,» commentò divertito Gojyo,
tirando un calcio a Goku. «Persino la scimmia sembrava molto più in forma di
te quando lo abbiamo trovato.»
Hakkai salì sulla
vettura, avviando il motore e dirigendosi verso la strada. «Non ho nulla,
sono solo un po’ frastornato… per un attimo ho pensato che con me, alla
fonte… ma non è possibile…»
«Che cosa, Hakkai?» Goku
sembrava elettrizzato. «Chi hai pensato che ci fosse? Gojyo per caso?»
«Stupida scimmia!» il
mezzo demone gli mollò un pugno nello stomaco, senza troppi complimenti. «Ma
come ti permetti!?»
«E chi allora?»
piagnucolo Goku. «Se non eri tu, pervertito di un kappa, chi poteva essere?
Hakuryu, forse?»
«Forse…» il tono sommesso
di Hakkai non fu sentito da nessuno anche se, nello stesso istante, il
motore della jeep perse un colpo, facendo fuoriuscire uno sbuffo di fumo
nero che sporcò dalla testa ai piedi i due litiganti sul sedile posteriore.
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