DISCLAMER: Inoue li ha fatti e io li accoppio

Un gigantesco grazie a seika super-mega-maxi-beta! ^*^

 


 

 

 


 

 

La cura

 

di Gojyina-chan

 

 


 

“... Ha qualcosa che non va!” sentenziò Akira, incrociando le braccia al petto.

“Hn.”

“Ti dico che è strano!” ripeté, frustrato dall'ottusità dell'amico.

“È Do'hao, ovvio che sia strano!” sbuffò la volpe, sbadigliando sonoramente.

 

“Ok. Diciamo che è più strano di quanto dovrebbe essere!” capitolò il porcospino, sedendosi accanto a Rukawa.

“Hn.” concesse l'asso dello Shohoku, continuando a non capire dove l'altro volesse andare a parare con il suo discorso.

 

Anche l'essersi dati appuntamento al parco vicino al suo liceo faceva parte dell'oscuro piano di Sendoh.

Da quando il senpai aveva capito di amare Sakuragi si stava comportando in modo decisamente anomalo.

Quando, poi, aveva capito che anche la taciturna volpe era cotta del rossino, invece che ingelosirsi, lo aveva coinvolto nelle sue contorte elucubrazioni.

 

“Perché siamo qui?” sospirò Rukawa, rassegnato all'idea di essere circondato da pazzi psicopatici.

“Ho sentito Mitsui scherzare sul fatto che, oggi, Hana si sarebbe dichiarato alla vostra seconda manager... la sorella di Akagi.” spiegò Akira, guardandosi attorno con circospezione.

 

“Hn?”

“Lo ha saputo da Kogure.”

“Hn?!”

“Lo ha sentito dire dal Guntai!”

 

“Hn... E dimmi, James Bond, cosa avresti intenzione di fare?” ironizzò Kaede, osservandolo con un sopracciglio alzato.

“Tsk! Non fare il sostenuto con me! – sbottò Sendoh, arrossendo appena – Tu e io siamo sulla stessa barca! La differenza e che IO non fingo che non me ne freghi niente!”

“Hn...”

“Bene! Perciò evita di... ECCOLI!” esclamò Akira, intravedendo l'inconfondibile chioma scarlatta ad una ventina di metri da loro, vicino ad un ciliegio.

 

“Hn?! Ma che...?” sbottò la volpe, sentendosi afferrare per un braccio.

 

Contro la sua volontà, fu trascinato il più vicino possibile alla giovane coppia, strisciando in terra come un Marines.

 

“Hn.” mugugnò, osservando la propria divisa impolverata.

“Taci! – sibilò il giocatore del Ryonan, da dietro un cespuglio – Vedi? Si è appena dichiarato e lei gli sta dando il due di picche!” disse poi, indicando Haruko con un cenno del capo.

 

Il rossino, dopo aver ascoltato le ragioni della ragazza, dichiaratasi perdutamente innamorata di Kaede, la vide allontanarsi con uno sguardo dispiaciuto.

 

Poi fece qualcosa che bloccò qualunque commento caustico nella gola della volpe.

 

Sakuragi, con le mani in tasca e uno sguardo attento e concentrato, chinò il capo osservandosi attentamente il basso ventre poi, con uno sbuffò a metà tra un sospiro e un gemito, si allontanò meditabondo.

 

“Adesso capisci?”

“Hn.”

“Quella non è una reazione da ragazzo scaricato. C'è qualcosa che non va!” sentenziò Sendoh, segretamente contento di avere finalmente tutta l'attenzione dell'amico-rivale.

 

Effettivamente il porcospino aveva ragione, si rese conto Rukawa.

Il Do'hao era decisamente strano.

 

 

Quella sera, il bel volpino si ritrovò a meditare su quegli ultimi mesi.

Era stato durante il ritiro della nazionale juniores, in una notte di anomala insonnia, che aveva scoperto i sentimenti che il porcospino nutriva per Sakuragi.

Dei propri, invece, ne era venuto a conoscenza dopo la partita contro il Sannoh e, successivamente, nel corso della riabilitazione del rosso.

Era passato sulla spiaggia ogni mattina, davanti alla clinica, solo per vedere il compagno di squadra: sia per sincerarsi delle sue condizioni, che per spronarlo a lottare e a guarire in fretta.

 

Eppure c'era qualcosa che non quadrava.

Ad esempio la totale assenza di gelosia nei confronti di Akira, suo rivale sia in campo che in amore.

Certo, non voleva rovinare quell'amicizia, però...

… l'obiettivo di Sendoh era quello di condividere Hanamichi con lui.

 

Giocare nello Shohoku doveva avergli insegnato più di quanto credeva.

Amicizia, essere parte di un gruppo...

Ma il rosso non era mica un pallone da basket!

Non se lo potevano certo passare a loro piacimento.

Soprattutto senza aver sentito l'opinione del diretto interessato.

 

Ma qui arrivava l'assurda spiegazione di Akira.

Il novello 007, aveva scoperto che Sakuragi era orfano.

La madre era morta di parto, mentre il padre era scomparso quattro anni prima.

Secondo il senpai, il rosso sarebbe stato ben lieto di avere non uno ma ben due compagni poiché, in questo modo, anche se uno dei due si fosse allontanato, gli sarebbe comunque rimasto accanto l'altro.

Non solo aveva deciso che era gay, ma era anche stra sicuro che il rosso soffrisse della sindrome da abbandono.

 

Ora: dove il porcospino studiasse psicologia non gli era ben chiaro, ma l'idea del suo Do'hao solo e in difficoltà non lo faceva stare tranquillo.

 

Il volpino era certo che non avesse parlato dei suoi problemi nemmeno ai quattro amici del Guntai.

C'era qualcosa di strano in Sakuragi, sembrava stesse sostenendo un peso enorme sulle spalle.

 

Da quando era tornato dalla riabilitazione aveva notato in lui alcuni cambiamenti.

Eccetto il primo giorno, quando aveva proclamato la sua rinnovata genialità e l'intento di andare a giocare nell'N.B.A., cosa che lo aveva fatto fremere d'orgoglio e di aspettativa. Nel corso delle settimane seguenti, poi, aveva scorto nei suoi occhi nocciola delle improvvise ombre, dei lampi di dolore, di cui non capiva l'origine.

 

Riflettendo attentamente, Rukawa si rese conto che il compagno di squadra si adombrava sempre dopo aver posato lo sguardo sulle ragazze che venivano agli allenamenti e sulla Akagi.

Forse si sentiva davvero solo ma, cosa più importante, quegli occhi tristi erano la prova inconfutabile che Hanamichi Sakuragi era irrimediabilmente e totalmente eterosessuale.

 

Con quel macigno nel cuore, si rintanò nel suo letto freddo, cercando almeno di sognare ciò che nella realtà gli era stato precluso.

 

 

Il pomeriggio seguente, mentre lo Shohoku si stava riscaldando, Hanamichi si avvicinò ad Anzai e i due uscirono dalla palestra pochi istanti dopo.

 

Kaede tentò di concentrarsi sul basket, ma non poté impedirsi di registrare lo sguardo mesto di Sakuragi e il fatto che avesse ancora indosso la divisa scolastica .

 

La sua preoccupazione si trasformò in ansia quando, svariati minuti dopo, vide rientrare solo il mister.

 

“Ragazzi, venite un attimo qui. – li chiamò l'anziano, con il volto tirato – Per qualche tempo, Sakuragi non sarà dei nostri. Ha dei problemi di salute.”

“Ancora la schiena?” domandò Ayako, preoccupatissima.

 

“No, la sua schiena è perfettamente guarita ma vi prego di non indagare oltre, in rispetto della sua privacy. Quando starà meglio, tornerà più forte di prima!” li rassicurò Anzai, dando loro il permesso di tornare ad allenarsi.

 

Rukawa passò il pomeriggio muovendosi come un automa, più agitato di quanto avesse voluto.

 

 

 

 

Finiti gli impegni agonistici, si incontrò con Akira alla solita panchina.

Il porcospino non prese per niente bene le ultime notizie sul suo amore.

 

“Sta male? Cos'ha? Come mai non me ne sono accorto? Devo andare a chiedere in giro! Conosci il nome del suo medico?” sparò a raffica Akira, gesticolando animatamente.

 

“Hn! Ti dai una calmata? – sbuffò Kaede stizzito – Sei tu l'agente dei servizi segreti, no? Cosa vuoi che ne sappia del suo dottore!”

 

“Possibile che nemmeno la salute di Hana ti smuova? Tsk! E poi dici di amarlo!” sbottò Sendoh, con fare accusatorio.

 

“Io lo amo e tutta questa faccenda mi fa star male ma... è un amore impossibile il nostro. Prima lo capirai, prima te ne farai una ragione!” sentenziò la volpe.

 

“Sciocchezze!” esclamò il porcospino, deciso a non ascoltarlo.

 

“Ragiona per una volta nella vita! Il Do'hao è etero e non possiamo nemmeno andargli vicino spacciandoci per amici, poiché ci detesta. Neppure adesso, che c'è di mezzo la salute, abbiamo un modo per stargli accanto e aiutarlo. È dannatamente frustrante!” sibilò la volpe, passandosi una mano sugli occhi.

 

“Mmm... Io sono un inguaribile ottimista ma anche un acuto osservatore. Ti ricordo che sono stato il primo ad intuire il suo grande talento nel basket. Non mi sbaglio: Sakuragi non ha mai amato nessuna delle ragazze a cui si è dichiarato. Sono troppe e, cosa più importante, a distanza ravvicinata. Come fai ad innamorarti ogni tre giorni?!” sbottò Akira, per nulla scoraggiato dalle parole di Kaede.

 

“Era alle medie! Era ovvio che non le amasse sul serio! Voleva solo una ragazza! Ragazza, capito?” ripeté Rukawa, iniziando seriamente a spazientirsi.

 

“Ma non aveva lo sguardo famelico che abbiamo noi, quando lo guardiamo!” gli fece notare Sendoh, tentando di mantenere viva la sua speranza.

“Hai basato tutte le tue congetture su uno sguardo?! Non ti sembra troppo assurdo persino per te?” volle sapere la volpe, ormai certo dell'idiozia dell'amico.

 

“Uffa! Sei scoraggiante! Hai chiuso tu la palestra, vero? Se hai le chiavi ti va di andare a fare due tiri allo Shohoku?” propose Sendoh, per nulla intenzionato a tornare a casa propria e passare la serata a struggersi nel dolore.

 

“Hn!” approvò la volpe, incamminandosi verso il suo liceo.

 

 

Giunti in prossimità dell'edificio, trovarono la porta socchiusa e uno spiraglio di luce che filtrava da essa.

 

“Ma chi...?” borbottò Kaede, entrando con cautela.

“Hana!” esclamò Akira, notando l'oggetto del suo desiderio rannicchiato per terra, in un angolo, con il viso nascosto dalle ginocchia.

 

“Andate via!” mugugnò il rossino, stringendo le gambe con le braccia nude.

 

Aveva lasciato la giacca della divisa scolastica sulla panchina del mister ed indossava solo i pantaloni scuri e una maglietta a maniche corte bianca.

 

“Non è tornato a casa...” sussurrò Rukawa, sedendosi accanto al compagno di squadra, mentre il porcospino si inginocchiava davanti a Sakuragi.

 

“Hana?” lo chiamò Akira, incerto.

 

“Sto per morire!” annunciò il Tensai, senza alzare la testa, nel vano tentativo di nascondere le sue lacrime.

Non si accorse delle espressioni sconvolte dei due mori, né del braccio di Rukawa attorno alle sue spalle.

 

“Mo... morendo? – gracchiò Sendoh, ancora sotto shock – Ma... è il cuore? Come tuo padre?” chiese il senpai, cercando di non scoppiare a piangere come un bambino.

 

“E tu cosa ne sai?!” chiese il rossino, alzando la testa di scatto per guardarlo stupito e confuso.

“Hn. Nessuno dei tuoi vicini ha avuto scampo! – borbottò la volpe, tornando immediatamente seria – Cosa succede?” gli chiese, determinato ad avere una risposta.

 

“Sono malato e la mia vita è finita! – gemette il più giovane dei tre, chinando nuovamente il viso – Non mi funziona!” singhiozzò disperato.

“Non ti funziona... cosa?” domandò il porcospino, sempre più confuso.

“Il coso!” rispose Sakuragi, rannicchiandosi ancora di più in se stesso.

“Il coso... coso?” volle sapere il senpai, sperando di non aver capito ciò che temeva di aver capito.

 

“Sì, dannazione! – esplose Hanamichi, guardandolo adirato – Non va, non funge, non si... insomma... non diventa... Kami, che imbarazzo!” gemette ancora, tornando a nascondersi col viso rosso come i capelli.

 

“Hana, qui c'è poco da scherzare! La questione è seria!” borbottò il porcospino, sempre più scioccato.

“Hn. Do'hao, spiegati meglio e non ti vergognare!” gli disse Kaede, cercando di non guardargli l'inguine.

 

“Non funziona! Come te lo devo dire, Baka Kitsune! Non va! Quando provo a... pensando ad Haruko o a qualche altra ragazza... non va! Ai miei amici diventa... insomma... duro, ecco! A me invece no! La mia vita è finita!” si disperò Sakuragi.

“Sei andato da un medico?” continuò la volpe, lanciando un'occhiataccia ad Akira e al suo sorriso fuori luogo.

 

“Certo, questa estate, alla clinica... Ha detto che sto benissimo! Benissimo, capite? Allora se sto bene, perché non va?” domandò, guardando la volpe con due occhioni enormi.

“Do'hao! Non sono mica il dottor House!” mugugnò Rukawa, asciugandogli un occhio con il pollice.

 

“Forse potremmo darti una mano noi!” esclamò Akira, accarezzando la sua testa rossa.

“Hentai! Ma ti pare il momento?” sibilò la volpe, fulminandolo con lo sguardo.

 

“Non c'è niente da scherzare! – ripeté il senpai, mortalmente serio – Il fatto è grave! Se il problema non è fisico, allora è psicologico, che è anche peggio!”

 

“ P... peggio?” ripeté il rossino, sempre più disperato.

“Già! Dobbiamo controllare, Hana. Lo capisci?” lo incalzò Sendoh, guardandolo negli occhi.

“C... controllare?” gli chiese il giovane, sempre più spaesato.

 

“Esatto! Aspetta! Lascia fare a me!”

Dopo essersi scambiati un cenno di intesa, i due ragazzi più grandi decisero di 'aiutare' il loro compagno nell'unico modo che conoscevano.

 

Kaede adagiò la schiena del rossino contro il suo petto, mentre Sendoh sfilava i pantaloni e i boxer al numero dieci.

 

“Ma... cosa...? Ah!” sussultò Hanamichi, sentendo una mano del porcospino sul proprio sesso.

Con delicatezza, il senpai si prese cura del ragazzo, mentre le mani candide di Kaede andavano ad accarezzare i capezzoli turgidi del bel rossino.

 

Sotto i propri occhi increduli, Sakuragi vide il suo stesso pene indurirsi.

“Ma allora... cosa...?” ansimò sconcertato, tentando di capirci qualcosa.

 

Non si era mai sentito così.

Le mani di quei due facevano vibrare la sua pelle e fremere ogni muscolo.

Spostò di lato la testa, desideroso solo di sentire; non sapeva bene cosa, ma il rossino ne desiderava ancora...

 

“Kami!” ansimò inarcandosi contro la volpe, appena sentì il proprio sesso risucchiato nella bocca di Akira.

“Va tutto bene...” lo rassicurò Rukawa, prima di chinarsi su di lui, baciandolo con passione.

 

Quei due erano affamati e Sakuragi sembrava essere il loro banchetto.

 

Akira succhiò con vigore, determinato a dare al più giovane un piacere immenso.

Appagato dai suoi sospiri, continuò senza sosta, fino a quando non si sentì inondare dallo sperma caldo del suo amore.

 

Hanamichi, dal canto suo, si rese vagamente conto di non capire più nulla.

Il suo primo orgasmo.

Non si era mai sentito così.

La vista era talmente appannata che decise di tenere gli occhi chiusi, peggiorando se possibile le sue condizioni.

Privo di un senso, gli altri si acuirono tanto da mandare definitivamente in tilt il suo cervello.

 

Desiderava solo toccare ed essere toccato, lasciando da parte timidezza e pudore.

Se non fosse stato così sconvolto, avrebbe di certo riso per l'assurdità della situazione.

 

Se pensava a quante volte aveva tentato di masturbarsi, fino quasi a spellarsi, senza alcun risultato.

Adesso, invece, il suo sesso sembrava sbocciato: quasi incuriosito di fronte a quelle carezze così nuove.

Bastavano le grandi mani calde dei due ragazzi, che avevano ricominciato ad accarezzarlo, per fargli riprendere consistenza.

 

Ai due senpai, Sakuragi non era mai parso tanto bello come in quel momento.

Gli occhi lucidi, lo sguardo confuso ma indubbiamente estasiato, la bocca carnosa socchiusa e umida e le gote deliziosamente arrossate.

 

Lasciandosi guidare dall'istinto, Hanamichi allungò le mani, affondandole nei capelli d'ebano dei suoi due... 'dottori', rivelando una innata passionalità che stava emergendo con prepotenza.

 

Provò un brivido di paura, quando le lunghe dita affusolate di Akira cominciarono a penetrare il suo ano pulsante.

Ma durò poco, grazie alla volpe astuta che lo distrasse con baci e carezze dolcissime.

 

La penetrazione si rivelò un poco dolorosa, almeno all'inizio; ma le rassicurazioni dei due e i loro sguardi preoccupati, distrassero il rossino abbastanza a lungo da permettere al grosso sesso di Sendoh di scavare dentro di lui, trasformando il bruciore in un profondo e assoluto piacere.

 

Quando il porcospino si stese sul pavimento di lucido parquet, Rukawa gli porse con delicatezza il bel corpo sfinito di Hanamichi, che subito si rannicchiò sul petto del senpai.

 

Akira ricominciò ad accarezzare il più giovane, massaggiandogli la schiena e i glutei, distraendolo il tempo necessario alla volpe di penetrare il suo dolce Do'aho.

Stretto, umido, morbido, ustionante.

Quel corpo era burro fuso e Kaede lo prese con grande piacere, deliziato dai gemiti sommessi del compagno di squadra.

 

Troppo stanco per fare altro, Sakuragi si godé quel nuovo assalto senza proferire parola.

Proprio lui, dalle mille energie, in quel momento non era in grado nemmeno di alzare un dito.

L'orgasmo che lo scosse pochi minuti dopo, lo privò degli ultimi brandelli di forza, fino a fargli perdere i sensi tra le braccia del bel porcospino.

 

“Wow!” commentò Akira, accarezzando quella familiare chioma purpurea.

“Hn!” ammise la volpe, asciugando il corpo sudato del Do'hao.

 

“È più di quanto sperassi. Ha un modo di... Davvero: è fatto per amare!” sentenziò il senpai, sorridendo soddisfatto.

“Hn. – annuì la volpe, aiutando l'amico a rivestire il rossino – Adesso dobbiamo convincere lui!”

 

“Ce la faremo, non disperare!” lo rassicurò Akira, prendendo Hanamichi in braccio mentre la volpe chiamava un taxi.

 

 

 

Al suo risveglio, Sakuragi fu accolto da un grande calore e un pungente odore di lavanda.

Non era a casa sua.

Il proprio letto non era mai stato così profumato e rassicurante.

Era in un bozzolo di puro calore che lo fece sentire... amato.

Cosa che non gli capitava da anni.

Che stava succedendo?!

I ricordi della sera precedente si riaffacciarono nella sua mente, vividi e sconvolgenti.

A preoccupare maggiormente il rossino era la facilità con la quale aveva amato, con una naturalezza che lo stupì più dell'atto in sé.

 

“Ciao piccolo!” sorrise Akira, accarezzandogli una gota arrossata.

“Hn.” mugugnò la volpe sul suo petto ambrato.

 

Hanamichi guardò prima uno e poi l'altro, incapace di proferir parola.

 

“Va tutto bene, Do'hao.” lo rassicurò Rukawa, baciandogli le labbra carnose.

“Ma... cosa... che?” balbettò Sakuragi, imbarazzato come non mai.

 

“Hana, non sei felice di essere sano?!” scherzò Sendoh, guardandolo con tenerezza.

“S... sano?” ripeté confuso il rosso, che stava lottando contro l'eccitazione provocata dalle carezze dei due compagni.

 

“Certo! Adesso sai che ti funziona tutto perfettamente!” trillò Akira, cercando di rimanere serio.

“Ah, beh! In... effetti... come...?” provò a chiede il numero dieci, bloccato dal proprio imbarazzo.

 

“È facile! Facciamo un esperimento! – propose ancora il senpai, mentre la volpe non aveva la minima intenzione di staccarsi dai capezzoli del Do'hao – Chiudi gli occhi e immagina di fare sesso con una donna.”

 

Hanamichi ubbidì, ma il suo corpo sembrò addormentarsi di botto.

 

“Hn. Adesso pensa a quello che abbiamo fatto ieri sera. – sussurrò Rukawa, sorridendo poi nel sentire pulsare il sesso di Sakuragi, nuovamente grosso ed indurito.

 

“Ma... io... allora...” ansimò il più giovane, cercando invano di calmarsi.

“Sei gay, piccolo! Esattamente come noi. Sei perfettamente sano, solo che pensavi al lato del cielo sbagliato!” trillò Akira, baciandogli le labbra socchiuse.

 

“Ah. Beh. Oh, cazzo! – sobbalzò Hanamichi, nascondendo il viso contro il petto della volpe – Sono andato con due ragazzi!” bofonchiò, vergognandosi smodatamente.

 

“Do'hao! Noi abbiamo fatto l'amore! Non sei andato da nessuna parte!” lo sgridò Kaede, tirandogli una ciocca di capelli.

“Amore? Ma... siamo in tre... Cioè, di solito... voglio dire... Kami che vergogna!” gemette di nuovo il rossino, non sapendo bene di cosa preoccuparsi per primo.

Se essere agitato di aver scoperto di essere omosessuale, o di aver goduto tra le braccia dei suoi antagonisti sportivi, o per averlo fatto con due ragazzi contemporaneamente.

 

“Ascolta piccolo! – sussurrò Sendoh, attirando la sua attenzione – Sia io che Rukawa... da parecchio tempo, ecco noi...” si ritrovò a balbettare, rendendosi conto per la prima volta di quanto fosse difficile dire che...

 

“Do'hao! Siamo innamorati di te! – tagliò corto la volpetta, che detestava l'indecisione tanto quanto una sconfitta – Perciò... Hn. Vorremmo... Hn.” stavolta fu il suo turno di tergiversare, cercando le parole adatte per...

 

“Io e Kaede siamo amici e non ci sembra giusto costringerti a scegliere uno di noi due. Perciò abbiamo deciso che puoi averci entrambi! Tre è il numero perfetto, no?” trillo il porcospino, ritrovando la solita sicurezza.

 

“Ma... Ma... Io non so...... Avete deciso tutto da soli, senza interpellarmi nemmeno!” sbottò Sakuragi, cercando di non considerare minimamente il piacere che gli provocava il contatto con le loro pelli chiare.

 

“Noi ti amiamo e tu stai bene con noi, che vuoi di più?” sbottò Akira, cominciando ad accarezzargli il redivivo membro.

 

“Non.. distrarmi con... in tre... mi sembra strano... di solito si sta a coppie e... Kami!” sospirò il ragazzo, subendo l'assalto di quelle mani curiose.

 

“Do'hao! Dici sempre di essere un Tensai, no?” sussurrò Kaede, andando a stuzzicare i suoi testicolo gonfi.

 

Ah... sì, certo... ma che c'entra?!”

“Al Tensai non può certo bastare un solo ragazzo, no?” sogghignò l'astuta volpetta, certa di aver accalappiato l'ingenuo rossino.

 

“Ah! Certamente! Io sono il Tensai anche del... del... queste cose qui!” mugugnò, nascondendo nuovamente il viso paonazzo contro il petto del compagno di squadra.

 

“Piccolo, prima dovresti imparare a dire semplicemente il suo nome, ti pare? – scherzò il porcospino, leccando la punta del suo membro – Ripeti con me: sesso... o amore, se preferisci!”

 

“Akira?”

“Dimmi piccolo!”

“Stai zitto e baciami!” ringhiò Sakuragi, affondando le mani nei capelli scuri dei due compagni.

 

Avrebbe avuto tempo per riflettere con chiarezza sulla situazione, ma in quel momento desiderava solo riprovare le sensazione da poco conosciute.

 

Rukawa e Sendoh scoprirono che, se stimolato con la dovuta dedizione, il loro bel rossino era dotato di una passionalità travolgente.

 

'Alla faccia del malato!' pensarono i due senpai, mentre le mani curiose di Sakuragi andavano a toccare le loro virilità, saggiandone la compattezza.

 

 

Gratificato dai gemiti dei ragazzi, scese su di loro con la sua lingua rossa, scoprendo il loro sapore.

 

Prima di raggiungere impietosamente il punto di non ritorno, il porcospino si allontanò da quelle dolci mani, afferrandolo da dietro.

 

Sedendosi a cavalcioni sulla volpe, Sakuragi si lasciò guidare dall'istinto e sfregò i loro sessi congestionati, mentre Sendoh entrava dentro di lui.

 

Accecato da tutta quella lussuria, il rossino comprese una grande verità: si fidava di loro.

Non poteva esserci altra spiegazione.

Timido e impacciato com'era sempre stato, non poteva aver cambiato la propria natura nel giro di poche ore.

 

Certo, aveva una rapidità d'apprendimento propria solo ai grandi geni, però... la tranquillità con la quale si stava dando ai due ragazzi aveva radici più profonde.

Aveva percepito amore nei loro gesti, tenerezza nei loro occhi e questo faceva sentire bene prima di tutto la sua anima e dopo il suo corpo.

 

S'inarcò, godendo del seme caldo di Akira dentro di sé, mentre la lingua della volpetta giocava coi suoi capezzoli dolorosamente eretti.

 

Dal canto loro, i due senpai credevano di vivere un sogno.

Mai avrebbero creduto che il loro rossino fosse tanto disinibito e passionale.

Si stava applicando con la stessa dedizione del basket, si resero conto, sorridendo del fatto che quello di Hanamichi era il canestro più bello nel quale avessero fatto centro.

 

“Hentai!” sospirò il diretto interessato, notando lo sguardo famelico con il quale lo stavano divorando.

“Colpa tua, Do'hao!” sussurrò Kaede, penetrandolo con una spinta fluida e vigorosa.

Affondando la lingua nella bocca di Sendoh, il rossino si lasciò amare dal compagno di squadra, fino a quando non lo sentì riversarsi in lui.

 

Accasciandosi l'uno sull'altro, i tre ragazzi si resero conto di non essere mai stati più felici in vita loro.

 

Posando il capo sull'ampio petto di Akira, il grande Tensai sorrise, lottando con la stanchezza che lo stava ghermendo.

“Dottori, sono guarito?” scherzò accarezzando la testa corvina di Kaede, adagiata sul suo petto.

“Hn. Non ancora!” mugugnò la volpina, con un ultimo bacio pieno d'affetto.

“Dobbiamo approfondire le analisi, piccolo!” sussurrò il porcospino, sorridendo sulla sua guancia che sapeva di miele.

“Hentai!” rise Hanamichi, addormentandosi in un oceano di mani intrecciate e profumo di sesso.

 

“Collega è ufficiale: abbiamo conquistato il nostro paziente!” sentenziò il giovane dai capelli a punta. Strizzando l'occhio all'amico.

“Hn! Finalmente!” borbottò Rukawa, adagiandosi sul suo cuscino preferito.

 

OWARI