Il titolo parla chiaro no?
Quindi non mi resta che farvi salutare dai ragazzi.
Hakkai: (classico inchino giapponese e sorriso a paresi) grazie a voi tutti per aver letto questa nostra storia!!!!

Goku: Adesso posso mangiare? SANZO ho fame!!!!

Gojo: finito il dovere comincia il piacere, belle ragazze a meeeeee!!!!!!!

Sanzo: Tsk!!!

Victor: Per ultimi eccovi i miei ringraziamenti e la mia maledizione che l'amica Trinity conosce molto bene e che con me ha notevolmente sviluppato e ampliato. Chi non commenta la FF vince un anno in compagnia di Goku e Lirin sprovvisti di scorte alimentari! Quindi mi raccomando Commentate numerosi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!



Lacrime nascoste nella pioggia che cade

parte V - The End

di Victor


La jeep sfrecciava sulla strada di terra battuta lasciando dietro di se un’alta nube di polvere. Il monaco stava guidando come uno spericolato e Gojo si era praticamente visto morto almeno in un paio di occasioni. A ogni sua ribellione a quella corsa, la W&S si ritrovava immancabilmente puntata contro di lui, facendo distrarre ulteriormente Sanzo dalla guida così che la macchina sbandasse ancora. Alla fine il kappa aveva rinunciato ad ogni tipo di protesta e si era praticamente inchiodato al sedile, nella vana speranza di giungere alla fine di quella corsa con tutte le ossa intere. La pioggia aveva smesso di scendere qualche ora prima, e adesso l’arsura era di nuovo insopportabile.

Gli occhi di Sanzo erano freddi e glaciali come al solito, ma più del suo sguardo erano le sue azioni a tradire il suo stato d’ansia. Gojo non aveva mai creduto possibile che fra il monaco e la scimmia si potesse instaurare un legame tanto forte, ma forse Goku e Sanzo erano innamorati da sempre, senza saperlo.

Ricordò il giorno in cui aveva baciato Sanzo, per sbloccarlo dal suo gelo emotivo… anche quel giorno lui e Hakkai avevano litigato, ma era bastato davvero poco per tornare uniti come sempre… ci sarebbero stati ancora giorni come quelli si chiese il kappa preoccupato? Il fatto che il compagno avesse abbassato le sue difese prima della partenza non voleva per forza dire che ogni cosa era tornata al suo posto…

 

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Le sue gambe… le sue braccia… le sue mani… le sue dita… erano di piombo. Pesanti, immobili, doloranti. C’era un solo centimetro del suo corpo che non gli facesse male?

Raggomitolato su stesso, prigioniero del più crudele senso di abbandono e con il corpo ridotto ad una chiazza di sangue e dolore, Goku, non riusciva ancora ad accettare quanto era accaduto. Sanzo lo aveva picchiato… lo aveva distrutto… gli aveva sparato…

Sanzo l’odiava… Sanzo che era la luce dei suoi occhi, il suo universo, il suo sole, tutto il suo esistere… adesso proprio quel Sanzo l’odiava e lo ripudiava.

Il grande cuore della piccola scimmia era soffocato da una morsa agghiacciante che lo lasciava senza respiro, tramortito, dolorante.

Che senso aveva adesso vivere? Che importanza aveva continuare ad aspettare? Cosa aspettare poi? Altri cinquecento anni prigioniero della solitudine… un nuovo liberatore a cui legare tutta la sua anima solo per essere abbandonato per l’ennesima volta in quelle condizioni?

“Non voglio più aspettare… non voglio più essere abbandonato!” mormorarono le sue labbra bagnate dalle lacrime e dal sangue, la sua voce era un sussurro appena udibile, i suoi occhi dorati erano sbarrati, fissi sul vuoto e sulla tenebra che lo circondava. Voleva morire… fu quello il pensiero che prese forma nella sua testa, violento e chiassoso come un tuono nella tempesta. Morire… morire significava smettere di soffrire, smettere di amare, ma soprattutto smettere di essere abbandonati. Sorrise, un sorriso carico di sentimenti contrastanti, al di sopra dei quali si erigeva forte il perenne dolore del suo cuore tradito.

Lui voleva morire e per una volta smetterla di essere abbandonato, lasciato solo al suo destino, ma abbandonare… abbandonare tutti e distaccarsi dal quel male cieco e inoppugnabile che straziava il suo giovane animo.

Morire…

“Sanzo, io voglio morire!”.

 

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Sanzo fermò la jeep con una brusca frenata che lo costrinse a sterzare sollevando maggiormente il polverone alle sue spalle. Trovare quel maledetto albero non era stato difficile, era bastata un’occhiata per riconoscerlo. L’albero della morte, non potevano scegliere un nome più appropriato. Il tronco largo, la chioma priva di foglie e grossi frutti oblunghi che pendevano come condannati a morte dalla forca.

Erano stati quei frutti osceni ad avvelenare il suo Goku, pensò furibondo il monaco reprimendo a stento il desiderio di distruggere immediatamente quell’albero maledetto.

 

Dalla terra emersero i demoni che proteggevano quel tesoro di morte e Gojo facendo comparire la sua alabarda si pose a difesa del bonzo.

“Tu occupati di quel coso! Io farò in modo che questi demoni non ti diano fastidio!” disse con il suo solito ironico sorriso.

“Tsk!” mormorò appena Sanzo prima di voltargli le spalle e dedicare appieno la sua attenzione alla mostruosa creatura.

Gojo si accorse che i demoni erano molto simili a quelli che li avevano attaccati nel deserto. Indossavano le stesse tuniche lacere e polverose e le loro armi probabilmente erano intrise dallo stesso veleno che stava uccidendo Goku. Questa volta non si sarebbe fatto sorprendere, si promise. Con movimenti fluidi e studiati lanciò la lama della sua alabarda contro i temibili nemici che cercavano in ogni modo di superare l’ostacolo che il kappa rappresentava per arrivare fino a Sanzo. Non dovevano permettergli di uccidere il loro albero o sarebbero diventati demoni comuni. Peccato per loro che il mezzo demone non avesse alcuna intenzione di lasciarli passare.

 

Il monaco, resosi conto che il rosso non aveva alcun problema a tenere a bada gli altri demoni, dedicò tutta la sua attenzione all’albero.

Posò cautamente la mano affusolata sulla ruvida corteccia e immediatamente il potere malefico rinchiuso in quella pianta lo assalì. Quello un tempo era stato un albero come tanti altri, ma il sangue di mille demoni, sterminati ai suoi piedi, lo aveva reso un demone anch’esso.

Poi, con gli occhi che non appartenevano al corpo, ma al cuore, Sanzo vide…

Il suo piccolo adorato Goku steso in un mare di sangue… le sue lacrime… il suo dolore… il suo estenuante stato di abbandono.

“Goku!” gridò con la forza della sua anima, ma il demone scimmia non poteva sentirlo perché non si trovava in quel luogo. Dentro l’albero viveva solo la proiezione della sua paura.

“Maledetto legno marcio, come hai osato fargli questo?” era furibondo. Nessuno… nessuno doveva permettersi di fare una cosa simile al suo Goku… nessuno doveva giocare con la sua anima e frantumarla in quel modo… nessuno doveva servirsi del loro amore per fargli tanto male…

Sentiva un nodo che gli serrava la bocca dello stomaco, mentre una corrente nervosa lo attraversava rendendolo quasi elettrico.

“Stupida scimmia, svegliati è solo un incubo! – continuò a gridare con la voce dell’anima – Credi che io potrei mai abbandonarti e farti una cosa del genere?” quest’ultima frase venne pronunciata con sofferenza. Come poteva Goku solo pensare che lui potesse relegarlo ancora in quelle tenebre?

“Sono riuscito a darti così poco, scimmia? È per questo che credi a quest’incubo?” si sentiva sconfitto. Non era riuscito a dare al suo amante la sicurezza di non essere mai più abbandonato…

stava cedendo allo stesso dolore di Goku, quando all’improvviso comprese… era l’albero che stava giocando con la sua mente, stava abbassando le sue difese così come aveva abbassato quelle del suo amante, costringendolo a credere nella sua più grande paura.

Sanzo sorrise, se la più grande paura del demone dagli occhi dorati era quella di essere abbandonato, la sua era invece quella di non poter dare abbastanza amore… non lo avrebbe mai immaginato, non ci sarebbe riuscito perché una simile paura non era degna di lui.

“Tsk! Maledetto albero! Questa me la paghi!” sbraitò cominciando a recitare il sutra che con le sue spire avvolse la pianta maledetta imprimendogli la volontà del monaco e, quale volontà era ora più grande nel cuore Sanzo se non quella di salvare il suo Goku?

Il flusso energetico positivo (lo so che Sanzo è la quinta essenza della negatività, ma il suo potere è positivo! Nd Victor) proveniente dal monaco verso la pianta debellò il potere del sangue dei mille demoni, debellando al contempo il potere vitale di quell’abominio che si nutriva delle paure delle sue vittime. I nauseabondi frutti si seccarono, come se l’acqua venisse asportata da quegli strani corpi che si avvicinavano troppo alla fisionomia umana. L’albero stesso cominciò ad avvizzire e il largo tronco si restrinse e si rimpicciolì fino a quando non ritornò alla forma che aveva avuto quando era stato corrotto dal potere demoniaco, ovvero una giovane piantina. Sanzo la estirpò con rabbia, non provava nessun sentimento di pietà o altro in quel momento, ogni suo pensiero era prigioniero della rabbia e della frustrazione. Staccò di netto la radice e la rinchiuse nell’ampolla che Hakkai gli aveva donato.

Il liquido bluastro cambiò immediatamente colore, subito dopo aver emesso un piccolo sbuffo di vapore bianco, diventando rosso e denso come il sangue.

 

Sanzo finalmente si degnò di preoccuparsi del kappa ancora dedito allo sterminio dei demoni, che dopo aver visto la loro pianta morire si erano inviperiti maggiormente.

“Non posso aiutarti, lo sai!” gli gridò il bonzo, non aveva alcuna voglia di perdere tempo inutile lì, Gojo se la sarebbe cavata benissimo da solo, e se non ci fosse riuscito… in fondo ognuno era il responsabile del proprio destino.

Sorrise sarcasticamente a quel proprio pensiero. Se era così allora perché si stava dando tutto quel da fare per la scimmia, anche lui era il padrone del proprio destino, ma il destino di quell’essere chiassoso era legato al proprio, pensò amareggiato Sanzo. Eppure non era così male come aveva sempre pensato, affezionarsi a qualcuno… se essere liberi significava avere un luogo al quale fare ritorno… lui era davvero un uomo libero, perché aveva trovato quel luogo: le braccia di Goku, la sua petulante, stupida scimmia.

“Torna al villaggio, qui me la cavo benissimo da solo!” disse il kappa e Sanzo pensò che aiutare il destino, a volte era decisamente meglio. Prese la pistola dalla manica del kimono e controllò che fosse carica.

“Gojo!” lo chiamò e gliela passò con un lancio diretto e sicuro. Il kappa l’afferrò al volo e sorrise.

“La rivoglio indietro intatta!” affermò il sacerdote prima di tornare al volante della Jeep.

“La riavrai!” affermò il mezzo demone coprendogli la ritirata, poi solo per sé sussurrò: “Salva il mio Hakkai!”. Non ebbe modo di dire altro perché i demoni tornarono ad attaccarlo e il rosso non diede loro alcuna possibilità di fuga.

 

Hakuriù avrebbe impegnato almeno un paio di giorni per riprendersi dagli sforzi eccessivi a cui il monaco lo stava sottoponendo, ma li avrebbe avuti. Sanzo non aveva alcuna intenzione di riprendere quel viaggio fino a che Goku non fosse del tutto guarito, sì, perché lui adesso sarebbe guarito. Bastò quella semplice affermazione per farlo sentire meglio. Doveva solo andare più veloce, doveva solo raggiungerlo prima che il veleno lo uccidesse…

 

Si catapultò nella stanza al piano di sopra con il cuore in gola per la tremenda paura di non aver fatto in tempo, ma questa volta il destino con lui fu abbastanza magnanimo, poiché Hakkai teneva ancora fra le braccia lo scimmiotto, e l’alone azzurrino del suo Ki li avvolgeva entrambi.

Erano sudati e pallidi, quasi cadaverici. Forse non avrebbero resistito a lungo, nessuno dei due.

“Hakkai!” chiamò con voce profonda il monaco e il demone dagli occhi verdi sollevò stancamente le pupille e lo guardò con aria colma di aspettativa.

“Ce l’hai fatta?” chiese con un sorriso forzato che gli costò tantissimo in quel momento.

“Lascialo andare!” furono le parole del monaco, che si sedette accanto a loro e lasciò scivolare il liquido rosso e denso fra le labbra dell’amante. Goku si oppose al sapore di quell’antidoto, ma Sanzo con delicata violenza lo costrinse a bere tutto ugualmente.

Il piccolo demone era talmente debole che il cuore del bonzo si incupì ulteriormente mentre lo vedeva cedere al suo volere. Deglutì rumorosamente, perché ogni sforzo gli costava un dolore insopportabile. Era una tortura persino cercare di aiutarlo, pensò Hakkai con sguardo incollato al volto del biondo che adesso non aveva più la forza necessaria per nascondere le sue emozioni.

Hakkai abbandonò il malato e si sollevò in piedi, ebbe un improvviso capogiro e dovette poggiarsi al bonzo, che lo guidò fino ad una sedia.

 

“Sta reagendo?” chiese dopo un po’ il demone a Sanzo che continuava a stringere nella sua la mano quasi gelata di Goku.

“Non lo so, sembra ancora troppo sofferente!”.

 

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Non credeva avrebbe mai scelto una via di fuga tanto vergognosa, ma la morte, in quel momento, gli sembrava molto meno terrificante dell’abbandono.

“E così vuoi morire, stupida scimmia?” disse la voce di Sanzo, comparso nuovamente davanti a lui. quegli occhi gelidi lo turbarono.

“Salvami Sanzo!” piagnucolò disperato. Era impossibile per lui cedere all’odio nei confronti del bonzo, era qualcosa di totalmente estraneo alla sua natura. Ecco perché nonostante tutti i maltrattamenti e tutte le ingiurie continuava a chiedere il suo aiuto per potersi salvare da un fato che si era scelto da solo. Sperava che Sanzo preferisse concedergli anche un solo sorriso, piuttosto che vederlo morto… ma le sue speranze andarono in frantumi quando l’uomo gli puntò contro la sua arma. “Una saggia scelta, demone schifoso!” e sparò.

L’aria si riempì dell’odore della polvere da sparo e dall’eco assordante del proiettile che rimbombava fra le pareti di roccia.

Goku pensò che morire non era poi così doloroso, ma quando spalancò i suoi meravigliosi occhi dorati non riuscì a credere a ciò che vedeva.

Era tra le braccia di Sanzo, tra le braccia del suo Sanzo che lo aveva sottratto alla traiettoria del proiettile, mentre l’altro Sanzo, il sadico violento lo guardava furibondo.

Il demone passò lo sguardo dall’uno all’altro senza comprendere alcun ché. Sanzo lo stringeva forte a sé, facendogli male, ma era disposto a sopportare tutto il dolore del mondo pur di rimanere per sempre fra quelle braccia.

“Nessuno può arrogarsi il diritto di prendere il mio posto!” disse l’orgoglioso bonzo puntando la sua arma contro l’altro, “Ma soprattutto nessuno può permettersi di trattare così ciò che è mio! Specialmente la stupida scimmia!” e sparò. Ancora odore di polvere da sparo e un suono assordante, ma il Sanzo che lo aveva torturato e maltrattato andò in frantumi, come una bambola di porcellana e con lui si frantumò l’intera grotta e Goku fu di nuovo libero, sotto i caldi raggi del sole che tanto amava.

 

Quanta felicità… faceva più male della tristezza che aveva provato fino a quell’istante, tanto era intensa. Non aveva idea di cosa fosse successo e perché, sapeva solo che adesso Sanzo lo abbracciava e baciava la sua nuca, chiamando il suo nome, spaventato, disperato, addolorato. Goku non ce la fece, non resse a tanto e scoppiò in lacrime violente sul petto del bonzo che lo amava ancora.

Il sole era tornato, caldo, avvolgente, sicuro e adesso lui non aveva più freddo…

 

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“Goku!” lo chiamò Sanzo, continuando a stringere la sua mano. Il demone sollevò i pesanti occhi dorati su di lui e sorrise appena, poi cadde di nuovo prigioniero del sonno, ma questa volta un sonno sereno e riposante.

Sanzo si lasciò cadere serenamente su di lui, nascondendo il volto suo petto, e Hakkai comprese di essere di troppo, così si sollevò e lasciò la stanza. Sanzo gli aveva detto che Gojo era rimasto a combattere i demoni per permettergli di fuggire con l’antidoto, doveva andare a cercarlo… nonostante fosse a pezzi.

 

Il bonzo cercò di trattenere le lacrime, ma non ci riuscì… lo spavento era stato troppo grande. La folle paura di perdere ancora la persona amata era ancora troppo viva in lui e adesso che Goku stava meglio, il suo stato d’ansia esigeva uno sfogo attraverso le lacrime. Si detestava in quel momento, detestava la sua maledetta debolezza, ma trovò consolazione nel fatto che almeno le lacrime fossero di gioia e non di lutto. Era la prima volta, pensò, che non nascondeva le sue lacrime sotto la pioggia che scendeva dal cielo…

 

Hakuriù portò Hakkai lì dove Sanzo aveva lasciato Gojo. La radura era macchiata di sangue e i corpi mutilati dei demoni si stavano lentamente sciogliendo emanando un odore nauseabondo.

Con ansia Gojo scrutava i corpi di quei demoni, terrorizzato dall’idea di scorgerne uno dai capelli rossi. Poi il suo sguardo si sollevò fino a raggiungere la figura che restava con la schiena abbandonata sul tronco di un albero.

Si avvicinò a grandi falcate con un sorriso che si allargava mano mano che la distanza che li separava si rimpiccioliva.

Inciampò e cadde sul petto del rosso, che lo raccolse stringendolo forte a sé. Gettando da parte la sigaretta spenta che si trovava incastrata fra le sue labbra, riempì la nuca dell’uomo di baci.

“Sei vivo! Quel dannato bonzo ha fatto in tempo, allora!” affermò colmo di gioia.

Hakkai si sollevò ad incontrare le sue labbra e a baciarle, aveva bisogno della realtà per cancellare l’incubo della perdita. Gojo lo ricambiò con tanta di quella passione che Hakkai ne rimase travolto e prigioniero, ancora una volta. Non aveva importanza se per lui fosse solo un corpo con cui fare l’amore… non voleva più sentirsi così solo… usato? Quello poteva sopportarlo, ma solitudine… no, quella non riusciva più ad accettarla.

 

 

 

“Possibile che in questo posto il tempo sia tanto instabile?” pensò spazientito il monaco fumandosi la sua sigaretta e osservando la pioggia scendere ancora una volta a rinfrescare la notte.

Qualcuno bussò alla porta e il bonzo non si stupì di trovarvi Hakkai e il suo eterno sorriso. In fondo anche quello faceva parte della normalità.

“Ti ho portato la birra che mi hai chiesto! Sei sicuro di non voler mangiare nulla?” gli chiese il demone e Sanzo per tutta risposta afferrò la lattina in malo modo dalle sue mani e l’aprì.

“Va bene così!” non aveva fame e poi detestava mangiare senza la compagnia della sua stupida scimmia.

“D’accordo, allora io vado!”

“Hakkai…” lo fermò prima che potesse chiudere la porta

“Sì!”

“Come sta Gojo?” gli chiese dando poca enfasi alla domanda, porgendola più come se fosse un dovere che una reale curiosità.

“È un po’ ammaccato, ma presto starà meglio!”, ma il suo sorriso si spense e i suoi occhi di smeraldo si posarono su Goku, ancora incosciente, ma tranquillo. “Perdonami, Sanzo!” sussurrò sostenendo lo sguardo del bonzo, che scioccò le sensuali labbra nel classico “TSK!” e si voltò dall’altra parte tornando ad osservare la pioggia che scendeva fitta e gelida.

Hakkai richiuse la porta dietro di sé, Sanzo li aveva perdonati, di certo non lo avrebbe mai detto a parole, ma l’aveva lasciato tranquillamente intendere.

 

Il demone tornò nella stanza che divideva con il compagno. Gojo era seduto sul letto a gambe incrociate, con il petto e le braccia fasciate. Aveva appena distribuito le carte per una mano di poker. Hakkai si sedette davanti a lui e scrutò le sue carte.

“Allora come stanno lo psicopatico nevrotico e la scimmia?” chiese Gojo accendendosi una sigaretta.

“Meglio! Comunque sarebbe meglio che tu non fumassi! Non stai ancora bene!”

“Non preoccuparti, lo sai che ho la pelle dura!” affermò il kappa strizzando l’occhio.

“Cosa scommettiamo?” fu la domanda di Hakkai

“Un bel pugno! Anzi, dammelo subito tanto so già di perdere!” affermò sollevando i suoi turbolenti occhi di fiamma verso quelli dell’amante che lo guardò sorpreso.

Hakkai si mosse con lentezza verso di lui e Gojo si preparò a ricevere il bacio che quelle labbra gli stavano promettendo, ma il bacio non arrivò mai, in compenso la sua testa cominciò a dolergli, lì dove Hakkai lo aveva appena colpito senza alcuna riserva. Senza dargli possibilità alcuna di reagire, il demone dagli occhi verdi, nascose il volto nell’incavo del collo di Gojo, celandosi fra i suoi capelli rossi.

Gojo sorrise, cingendolo con affetto e stringendoselo di più al cuore. Rimasero in silenzio per un po’, prigionieri del loro amore e del profumo dei loro corpi, poi le labbra del rosso si mossero: “Scusami per non aver capito prima, amore!” gli sussurrò.

Hakkai, scioccato dalla dolcezza di quella voce impastata di emozioni e sentimenti forti si sollevò ad incontrare i rossi occhi di fiamma.

La mano del kappa scivolò con dolcezza sul volto incredulo che lo fronteggiava, fermandosi ad accarezzarne la labbra seducenti, con lentezza, quasi le stesse vedendo attraverso i polpastrelli.

“Tu per me non sei solo un corpo con cui fare l’amore! Tu sei tutto il mio mondo… tu sei l’amore!” e trascinò le labbra che aveva torturato con le dita in un bacio profondo e senza scampo. Hakkai lo cinse, adesso non era più un oggetto usato… adesso lui era l’amore.

 

 

 

“Sanzo!” la voce di Goku era roca e bassa, ma non abbastanza perché il monaco non la sentisse nel leggero dormiveglia nel quale era caduto pochi minuti prima. La mano del demone raggiunse la sua e Sanzo se la strinse forte al cuore come per trasmettergli la paura di perderlo e la gioia di averlo ritrovato.

“Abbracciami!” era una preghiera troppo invitante perché Sanzo potesse rifiutarla. Al diavolo l’orgoglio e tutto il resto. Senza timori e senza riserve strinse il dolce amante fra le braccia, cullandolo nella solida certezza del suo amore.

Goku aveva lasciato ricadere il capo sul suo petto e si stringeva a lui con una forza ed una disperazione che stravolsero il bonzo, tramortendolo quasi.

Gli occhi dorati si riempirono di lacrime, e quelle dolci labbra incominciarono a tremare di nuovo. Un terrore profondo si instillò nell’anima di Sanzo: che l’antidoto non avesse funzionato del tutto?

 

Subito però Goku esordì:“Se tu mi odiassi… se tu mi odiassi… io” non ce la fece a finire quella frase, perché un pianto incontrollato gli strozzò la voce e lo costrinse a cercare rifugio sul petto del monaco che sospirò. La paura per quello che aveva vissuto nel suo delirio lo stava facendo vacillare.

“Come potrei odiarti, stupida scimmia?” lo disse con un tono di voce così rassicurante che le lacrime sul volto di Goku smisero di fluire all’improvviso.

“Non mi riporterai nella grotta?” era ancora troppo confuso, pensò con il cuore in pezzi, Sanzo. Adesso sarebbe stato facile ferirlo e distruggerlo definitivamente. Come avevano osato fargli una cosa del genere? La sua rabbia era pari solo al suo dolore. Aveva voglia di prendere a calci qualcuno per quella maledetta storia, ma non c’era nessuno da picchiare, solo Goku, adesso così piccolo e fragile e… le loro paure. Da un lato quella di essere abbandonato e dall’altro quella di non riuscire ad amare abbastanza.

Il bonzo si diede dello stupido, quella era l’occasione giusta per scacciare via le paure, quella era la sola occasione che avrebbe avuto. “Non potrei vivere senza di te!” confessò attraversando i fragili occhi dorati con la forza dei suoi occhi purpurei. Le labbra del demone si inarcarono magicamente in un sorriso e la sua presa si fece più forte. “Ti amo, stupida scimmia!” disse infine accarezzandogli la nuca, mentre Goku continuava a nascondersi nel suo petto, con le labbra piegate in un sorriso di gioia.

“Allora è stato solo un brutto incubo?” chiese per maggiore conferma. Sanzo sospirò, sarebbe stato necessario un po’ di tempo, prima che Goku tornasse a sentirsi sicuro, ma non aveva importanza, lui gli avrebbe donato tutte le certezze di cui aveva bisogno.

“Quante volte ti ho colpito con l’harisen?” chiese il monaco con un sorriso, cercando di alleggerire la tensione.

“Nemmeno una volta!” confessò Goku

“Credi che se avessi voluto farti del male ti avrei risparmiato la mia fidata arma?” lo prese in giro con un sorriso che contagiò anche la scimmia.

“No! Hai ragione tu è stato solo un brutto incubo, ma a volte è sembrato tanto reale!”.

Sanzo si chinò a baciare le labbra dell’amato e Goku sentì che era quella la realtà, quel meraviglioso calore che gli infiammava l’anima, e non il dolore che aveva sperimentato precedentemente.

“La realtà è che se mi fai prendere un altro spavento come questo te lo fracasso in testa l’harisen!” lo minacciò all’improvviso con un sorriso il bonzo, sollevandogli il mento. Goku sorrise, il suo vero sorriso, quello che Sanzo  adorava e che cercava di continuo. Eccolo, quello era il suo Goku. Il ragazzo si avvicinò alle labbra del monaco e prima di incontrarle in un bacio appassionato sussurrò: “Non accadrà mai più, te lo prometto!”.

Si baciarono a lungo, con dolcezza delicatezza, ma quella non condivisero altro che le loro labbra. Quella non era una notte fatta per l’amore fisico, ma per un amore diverso, per quella corrente sotterranea e misteriosa che ti scorre sotto la pelle e che, un semplice banalissimo sorriso, intensifica al punto tale che tutto diventa beatitudine.

 

Le paure di Goku non durarono a lungo, così come a lungo non durò il nervosismo di Sanzo nei confronti del kappa. Dopo pochi giorni i quattro ripresero il loro viaggio -scampagnata- verso ovest e tutto sembrò tornato alla normalità.

"Sanzooo ho fame!"

"Zitto stupida scimmia, fa troppo caldo per sopportare anche le tue lagne!" inveì il kappa

”Io non sono una scimmia! Brutto scarafaggio con le antenne!"

"Scarafaggio? Ma io ti ammazzo!" e si gettò su di lui per colpirlo.

"Io ti disintegro!". (non continuiamo, tanto già lo sapete quanto può durare la cosa, no?)

Intanto nei posti anteriori Hakkai con un sorriso stampato sulle labbra si voltò verso il monaco che reggeva in mano l'harisen, mentre la vena sulla sua tempia pulsava in maniera più che evidente.
"Come mai non ti sei ancora unito alla mischia?" chiese Hakkai sorridente mentre alle sue spalle le minacce di morte riecheggiavano sempre più furiose.

”Non mettertici anche tu adesso! - poi voltandosi di scatto verso i due litiganti assestò una bella sventagliata sulle loro zucche vuote - Se non la piantate subito vi ammazzo io, stupidi senza cervello!" sbraitò ottenendo così un silenzio tombale.

Hakkai rise di loro e pensò che doveva essere senz'altro la pioggia a portare male al suo gruppo, perché  quando il sole splendeva alto nel cielo, come in quella mattina, quella Jeep era piena di vita. Il sole, assaporò quella parola, il sole che asciuga le lacrime nascoste nella pioggia che cade...

FINE

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Victor say:

Eccoci arrivati alla fine di un’altra avventura! Lo so che il finale è stato troppo mieloso, ma a me piace molto, anche perché in alternativa avevo in mente un finale tragico in cui Goku moriva perché Sanzo non arrivava in tempo. Gojo e Hakkai rompevano definitivamente e il cuore di Sanzo non reggeva il dolore della perdita e si fermava insieme a quello della sua Saru.

Meglio il finale mieloso, no???

COMMENTI A TUTTA RANDA PERCHE’ MI DEVO CARICARE PER SCRIVERE UNA NUOVA FF: FORZA VI ASPETTOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

 

 

 




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