Lacrime
nascoste nella pioggia che cade
parte IV
di Victor
“Mi dispiace, ma non posso fare nulla per
lui!” affermò amareggiato il medico rivolto verso Hakkai mentre Sanzo
restava impassibile davanti alla finestra fumando nervosamente e Gojo
aspettava trepidante sulla soglia della camera.
Non appena Goku si era sentito male Hakkai
aveva fatto ritorno al villaggio distante solo poche ore di cammino. Erano
tornati alla locanda che avevano occupato la sera prima e avevano subito
consultato un medico. Ma purtroppo né Hakkai né quest’ultimo avevano potuto
far molto per il demone scimmia che adesso giaceva agonizzante nel letto.
Il medico andò via scortato alla porta da
Hakkai.
Sanzo spense con decisione la sigaretta sul
davanzale della finestra e con grandi falcate si avvicinò a Gojo colpendolo
all’improvviso con un pugno, proprio in pieno volto. Il kappa, sorpreso e
soprattutto preso alla sprovvista fu balzato fuori dalla stanza, il bonzo
per niente soddisfatto gli si avvicinò e cominciò a colpirlo ancora,
scatenando su di lui la sua ira animalesca.
Hakkai non appena li vide si interpose fra
loro e il bonzo si fermò di scatto.
“Non è questo il momento per litigare! Goku ha
bisogno di noi adesso!” affermò il demone gentile, ma Sanzo li squadrò
entrambi con un’occhiata omicida.
“Credo che voi abbiate fatto già abbastanza!”
e detto questo rientrò da solo in camera di Goku, sbattendo rumorosamente la
porta in faccia ai due.
Gojo si sollevò in piedi senza dire una sola
parola, asciugandosi il sangue che gli usciva dalle labbra, il bonzo c’era
andato davvero pesante questa volta.
“Lascia che ti curi!” gli propose timidamente
Hakkai e il ragazzo lo guardò sorpreso, era la prima volta che Hakkai si
dimostrava gentile dopo l’incidente della notte scorsa.
“Perché adesso ti preoccupi di me?” gli chiese
con fare altero.
“Non mi preoccupo per te! Solo che i pugni ed
i calci di Sanzo spettavano anche a me! La colpa è anche mia!” affermò il
demone dagli occhi verdi abbassando lo sguardo, ma Gojo con fare arrogante
gli sollevò il mento per poterlo guardare negli occhi.
“Prima di permettere a quel bonzo nevrotico di
metterti le mani addosso lo ammazzerei o mi lascerei ammazzare, dipende dai
casi!” confessò con convinzione e quella frase colpì Hakkai, più di quanto
egli dette a vedere.
Il ragazzo sfuggì alla presa del rosso e si
voltò dall’altro lato. “Adesso devo andare!”
“Dove?” chiese Gojo curioso.
“Il medico mi ha parlato di un’alchimista
abbastanza in gamba che vive qui nel villaggio! Voglio portargli l’arma che
ha ferito Goku e vedere se in qualche modo può aiutarci!” confessò
“Non lo hai detto a Sanzo?”
“Non voglio che si faccia false speranze!”.
“Vengo con te!”
“No! – lo bloccò guardandolo dritto negli
occhi con tutta la fermezza che riuscì a trovare in quell’istante – Voglio
stare da solo e poi…”
“e poi?”
“È meglio non lasciare Sanzo da solo, se
dovesse succedere qualcosa di irreparabile a Goku… ho paura della sua
reazione!” confessò il ragazzo afflitto e Gojo comprese benissimo le parole
nascoste dietro quelle che aveva avuto il coraggio di pronunciare.
Gojo bussò con decisione alla porta, entrò
senza essere stato invitato con in mano un vassoio con il pranzo. Il suo
sguardo ricadde penoso sul ragazzino nel letto che continuava a gemere e a
lamentarsi.
“Devi mangiare qualcosa!” disse al monaco che
restava ipnotizzato davanti alla finestra intento a fumare una sigaretta che
aveva dimenticato di accendere.
Lo sguardo di Sanzo si posò sul mezzo demone.
“Tu lo ami molto, vero?” gli chiese Gojo
superando con estrema difficoltà il risentimento profondo che nutriva nei
confronti del bonzo in quel momento.
Gli occhi severi ed inflessibili del monaco lo
sfidarono con prepotenza e il rosso si pentì immediatamente di aver posto
quella domanda.
“Non dire stupidaggini! Come si può amare un
animale molesto e rumoroso come lui?!” rispose con la sua solita voce
fredda. Al ché Gojo comprese tutto, gli si avvicinò prendendo l’accendino
dalla tasca, accostò la fiammella alla sigaretta del monaco
accendendogliela. Sanzo si voltò di scatto dall’altra parte.
“Tutto il contrario di te, vero?” chiese con
voce morbida prima di lasciarlo di nuovo solo con il suo tormento, senza
sapere che Sanzo si stava mordendo il labbro e stava cercando in ogni modo
di trattenere le lacrime che spingevano per uscire dai suoi occhi.
“ Sha Gojo!” lo bloccò Sanzo prima che il
kappa lasciasse la stanza, recuperando in parte il controllo di sé. Il mezzo
demone si fermò proprio davanti alla porta.
“Se lui muore… tu lo seguirai!” era una
promessa, firmata con tutta la forza di un anima disperata e in frantumi.
“L’importante è che ti accontenti della mia
sola vita!” affermò con non curanza l’altro, lasciandolo solo.
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Che magnifica giornata di sole, pensò Goku,
adorava le giornate calde, erano quelle che preferiva di più perché poteva
correre a perdifiato fra i prati verdi e la foresta che circondava Cho’An.
Poi esausto si lasciava andare sotto il tronco della grande quercia e Sanzo
lo raggiungeva con quella sua aria apparentemente imbronciata. Gli si sedeva
accanto e restavano vicini per ore senza il bisogno di dirsi nulla. Anche
prima di scoprire di amarlo, ogni attimo trascorso insieme era importante
per il demone scimmia.
Adesso però Sanzo lo aveva preso per mano e lo
stava conducendo lungo una strada che non aveva mai percorso prima. Era una
strada irta che portava in alto, in alto sulla montagna sacra.
Chissà perché Sanzo lo stava riportando lì.
Sollevò lo sguardo verso il monaco, ma non riuscì a vedere i suoi occhi, il
sole quella mattina era davvero accecante.
“Sanzo, dove stiamo andando?” gli chiese con
la sua solita espressione gioviale, ma il bonzo non rispose e continuò,
quasi a trascinarlo, lungo la strada. Goku non provò neanche una volta a
ribellarsi a quella marcia forzata. Lui si fidava di Sanzo. Lui si fidava
del suo sole accecante e caldo.
Quei meravigliosi occhi dorati si posarono sul
luogo al quale non avrebbe mai voluto fare ritorno… il freddo grembo che era
stata la sua dimora per cinquecento anni.
Gli occhi del demone si riempirono di terrore
e quando il monaco sgarbatamente lo rinchiuse nella cella dalla quale lui
stesso l’aveva liberato.
Il demone tentò di raggiungere Sanzo per
chiedergli aiuto, ma dalla roccia robuste catene sorsero per circondargli il
collo, i polsi e le caviglie.
Con uno strappo violento il demone venne
richiamato verso la roccia che lo aveva generato… con un dolore immane fu
separato dall’uomo che amava con tutto se stesso.
Gli occhi dorati si riempirono di lacrime,
mentre le labbra si mossero a pronunciare il nome tanto caro… il nome tanto
amato… il nome del suo sole.
“Sanzo! Aiutami Sanzo!” continuava ad avere
una fede cieca in lui nonostante lo avesse relegato nelle tenebre di quel
luogo arcano.
“Tsk! Stupida scimmia! Sei troppo rumoroso!”
rispose il monaco guardandolo con quei freddi occhi viola.
“Perché mi hai portato qui Sanzo! Non volevo
farti arrabbiare…” era terrorizzato, confuso, sperduto. Cos’era successo al
suo mondo e alla sua felicità? Perché era andato tutto in frantumi? Era
accaduto tutto senza un motivo… troppo velocemente… Sanzo lo guardava con
odio… Sanzo che non lo aveva mai odiato adesso lo guardava con odio… faceva
male… faceva davvero male al cuore.
“Tu sei solo un inutile animale petulante, mi
sono stancato di portarti appresso, schifosa scimmia!” quelle parole
gelarono il sangue nelle vene del piccolo demone che rimase paralizzato con
gli occhi incatenati a quelli della persona che più amava al mondo… la
stessa persona che lo stava gettando via come un oggetto inutile… non era
giusto provare tanto dolore, senza morirne, pensò Goku, non era giusto poter
arrivare a soffrire tanto… era meglio morire piuttosto che sentire quel
dolore incontenibile e insopportabile che sembrava dilaniare le sue carni.
“Aiutami Sanzo! Io… io ti amo Sanzo!” furono
le parole che pronunciò poi un eco sordo, un grilletto che scatta,
l’esplosione e il sibilo della pallottola che lo ferisce al braccio,
sbalzandolo con prepotenza contro la fredda roccia.
“Non dire mai più una cosa tanto volgare,
maledetto demone impuro! Tu sei solo sporcizia ai miei occhi!” lo diffidò
con severità lasciandolo solo.
Il suo sole se n’era andato… no… il suo sole
si era spento per sempre era questa la verità. L’odiava… il suo Sanzo
l’odiava e lui non sapeva spiegarsene la ragione. Sanzo che gli aveva
sussurrato più volte di amarlo, adesso l’odiava e gli aveva sparato contro.
Le lacrime non volevano smettere di inondargli gli occhi e le labbra non
avevano il coraggio di smettere di gridare aiuto all’uomo che lo aveva
abbandonato. Goku chiamava il suo nome… lo urlava così come non aveva mai
fatto prima, perché non voleva credere di essere stato abbandonato lì dal
suo amato Sanzo. La sua mano si tendeva verso la figura che lentamente si
allontanava all’orizzonte portandosi dietro i raggi e il calore di un sole
che adesso non lo avrebbe più scaldato.
Piangeva e non sapeva cosa gli facesse più
male, se la ferita in fondo al cuore o quella ancora sanguinante che gli
aveva immobilizzato l’altro braccio.
“Sanzo! Sanzo! Non lasciarmi solo Sanzo! –
gridava con voce rotta dalle lacrime – Non voglio più stare da solo… Sanzo!”.
Era solo, un’altra volta solo… abbandonato
come cinquecento anni prima…
Perché… perché le persone che amava lo
abbandonavano sempre? Non sapeva darsi una risposta, forse perché una
risposta non c’era… rimaneva solo la solitudine di chi ha dato tutto ed è
rimasto con le mani vuote ad afferrare l’aria.
Si accovacciò per terra raggomitolandosi in
posizione fetale, nel vano tentativo di nascondersi al suo stesso dolore. Ma
non c’era alcuna via di scampo da quel male impossibile… e mentre
singhiozzava … e mentre le sue labbra tremanti continuavano a sussurrare il
nome dell’amato… la grotta che l’ospitava nuovamente tornò fredda e tetra.
Eccolo di nuovo in catene per una colpa che non conosceva… come cinquecento
anni prima…
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Hakkai bussò ripetutamente alla porta della
dimora dell’alchimista, e finalmente dopo un bel po’ di tempo un uomo dai
lunghi capelli neri, alto e magro aprì l’uscio. Era vestito svogliatamente e
indossava un lungo camice bianco. Hakkai notò immediatamente l’orecchino che
portava sul lobo destro. Una lunga striscia dorata filigranata. Un
dispositivo di controllo. Allora anche quell’uomo era in realtà un demone.
“Sì!” disse con aria non curante il ragazzo,
doveva aver su per giù la stessa età di Hakkai.
“Ho bisogno del suo aiuto!” affermò il demone
gentile aprendo la scatola nella quale aveva rinchiuso l’arma del demone che
aveva ferito Goku. Era tornato indietro a riprenderla quando Goku si era
accasciato fra le braccia di Sanzo, nella vana speranza che servisse a
qualcosa.
L’alchimista la guardò con sospetto e poi con
un cenno della mano invitò il ragazzo ad entrare in quella stanza che
fungeva da laboratorio.
Era una stanza polverosa e piena di boccette
contenenti una grande quantità di reagenti. Le ampolle brillavano di luce
sinistra in quell’ambiente chiuso e polveroso.
L’alchimista prese un recipiente di vetro
grande quanto un bacile e lo riempì con il liquido verde e con quello bianco
contenuto in due ampolle. La soluzione che ne risultò assunse un colore
neutro e il ragazzo invitò Hakkai a versarvi dentro l’arma.
Hakkai sollevò la stella tagliente servendosi
di un fazzoletto e con attenzione la versò nel liquido che subito cambiò
colore diventando rosa.
“È come pensavo! Questa lama è stata bagnata
con il succo dei frutti dell’albero della morte!” affermò il ragazzo
assumendo un’aria pensierosa.
“Un mio caro amico è stato ferito con quest’arma,
ditemi esiste un modo per salvargli la vita?” chiese Hakkai colmo di
apprensione.
“Questo non è un banale veleno, ma è anche un
catalizzatore della forza dell’animo!” spiegò il ragazzo
“Un catalizzatore?”
“Sì, i demoni che colgono i frutti dell’albero
della morte devono prima di tutto imporre a questi il loro maleficio, così
che la vittima viene aggredita sia sul piano fisico che su quello
psicologico!” spiegò con calma versandosi il caffè da una caraffa e
offrendone una tazza ad Hakkai che rifiutò. Era già fin troppo nervoso.
“Esiste un antidoto?”
“Forse!”
“Che vuol dire forse?”
“Che dipende da quanto è importante questa
persona e da quanto siete disposto a sacrificare per lui!”.
“Sanzo non lasciarmi solo….!”. Il monaco
sobbalzò. Si era assopito con il capo posato sul letto, accanto al ragazzo,
e la mano che stringeva forte la sua.
“Sono qui, Goku!” gli sussurrò scostandogli
appena i capelli umidi dalla fronte.
Il demone scimmia sollevò le pesanti palpebre
e gli occhi dorati si incatenarono a quelli del bonzo eppure… non lo
vedevano.
“Non lasciarmi solo… non rinchiudermi di nuovo
qui… Sanzo… Sanzo!”. Quelle parole gli fecero più male di quanto avesse
creduto possibile. Goku era spaventato, no era addirittura terrorizzato.
Quali incubi spaventosi lo stavano assalendo?
Sanzo si liberò completamente della veste
sacerdotale, rimanendo con solo il leggero abbigliamento che indossava
sotto. Prese posto nel letto accanto al ragazzo, sedendosi alle sue spalle
e stringendoselo con possesso al petto.
“Non preoccuparti… io sono qui!” gli
sussurrava posandogli piccoli baci sulla nuca e accarezzandogli le braccia e
le spalle. Sentiva un nodo tremendo in gola. Goku si era aggrappato alle sue
vesti in un gesto talmente disperato da fargli paura. Lo stava perdendo… lo
stava perdendo… era questo il suo unico pensiero, l’unica certezza in quella
maledetta situazione. Fuori il cielo, ancora cupo, si riempì di fulmini e
tuoni assordanti e improvvisa la pioggia cominciò a scendere ancora,
violenta ed irruente, ma Sanzo non se ne accorse nemmeno perché tutti i suoi
sensi e tutti i suoi pensieri erano concentrati sulla vita che si stava
spegnendo fra le sue braccia.
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Cos’era quell’improvviso calore che lo stava
avvolgendo? Si sentiva avvolto dal profumo di Sanzo… sollevò gli occhi e
senza abbandonare la posizione fetale nella quale si era richiuso incontrò
gli occhi freddi e glaciali del monaco, seduto su una roccia davanti a lui.
Sanzo stava fumando e lo guardava con aria imbronciata.
Il solo fatto di vederlo lì, gli fece
dimenticare tutti i maltrattamenti subiti prima, e con gioia Goku si sollevò
per abbracciarlo, per scaldarsi con il calore del suo corpo, ma non appena
si avvicinò al bonzo (adesso nella sua prigione) questi lo allontanò da sé
con un violento ceffone facendolo ricadere a terra.
“Stupido animale rumoroso! Devi smetterla di
gridare il mio nome!” era furibondo.
“Sanzo… io…” avrebbe voluto chiedergli perché
si stesse comportando così, ma il bonzo in un violento eccesso d’ira
cominciò a percuoterlo. Lui non reagì, non avrebbe mai reagito contro Sanzo,
si limitò a proteggersi il capo con il braccio sano, riparandosi in un
angolo mentre il suo grande amore lo picchiava e gli gridava contro frasi
tremende cariche di odio e di disgusto.
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Qualcuno bussò alla porta ed entrò. Il volto
di Hakkai si posò colmo di dolore sulle due figure abbracciate nel letto.
Sanzo aveva un’espressione terribile disegnata sul volto, una miscela di
sofferenza rabbia e voglia di distruggere. Hakkai comprendeva fin troppo
bene il suo stato d’animo.
“Devo parlarti!” gli mormorò abbassando lo
sguardo.
Gli occhi freddi del monaco lo fissavano colmi
di determinazione. “Di cosa si tratta?”
“Forse esiste un modo di salvarlo!” si limitò
a rispondere Hakkai e questo bastò a cancellare la precedente espressione
dal volto del monaco.
Sanzo adagiò con cura Goku sotto le lenzuola,
separandosi da lui senza alcun desiderio di farlo.
“Come?” chiese cercando di mantenere il
controllo mentre indossava nuovamente le sue vesti sacre.
“Il veleno che lo sta uccidendo viene ricavato
da un albero molto particolare che si trova a pochi km da qui! È chiamato
l’albero della morte ed è protetto da una tribù di demoni che vi ha imposto
il suo potere malefico. Il veleno così non uccide solo a livello fisico, ma
anche a livello psicologico. In questo momento Goku, nel suo io più
profondo, sta sperimentando l’avverarsi delle sue paure più grandi!”
confessò il demone dagli occhi verdi sollevando lo sguardo verso il ragazzo
che si agitava sotto le lenzuola.
Sanzo sobbalzò… adesso comprendeva la natura
dei suoi incubi… la paura più grande di Goku… lui la conosceva bene…
l’abbandono. Goku era terrorizzato dall’idea di essere abbandonato.
Sanzo si morse un labbro, cercando nel dolore
il mezzo attraverso il quale sconfiggere la rabbia e tornare lucido.
“Come possiamo salvarlo?” chiese Gojo appena
entrato in camera.
“Tieni!” disse a Sanzo passandogli una mappa.
Il bonzo la guardò con un cipiglio. “Ti servirà per raggiungere l’albero
della morte! Dovrai purificarlo dal maleficio dei demoni e solo dopo
strapparne un pezzo di radice! Schiaccerai la radice e la metterai in questa
ampolla, così che durante il viaggio di ritorno l’antidoto abbia il tempo di
completarsi!” e gli passò l’ampolla contenente un liquido azzurrognolo. “Io
cercherò di contrastare l’effetto del veleno, rallentando la sua corsa!
Dovrai andare con Gojo, non abbiamo molto tempo e l’albero è protetto da una
tribù di demoni feroci!”.
Sanzo si voltò verso Goku.
“Lasciatemi un attimo con lui!” gli mormorò e
i due se ne andarono.
Sanzo si avvicinò al demone scimmia, il cui
volto pallido ed imperlato di sudore erano troppo doloroso da affrontare.
“Vedi di non farmi scherzi, stupida scimmia… –
passò con affetto una mano fra i capelli madidi di sudore e si chinò a
baciarlo – Non morire… non morire anche tu, te ne prego!”.
“Sei sicuro che sia una cosa saggia rallentare
il veleno con il Ki?” gli chiese Gojo, una volta che i due furono soli nel
corridoio.
“Non abbiamo altra scelta mi pare!”, ma
sorprendendo Hakkai il mezzo demone lo tirò a sé abbracciandolo. Hakkai
aveva una gran voglia di cedere alle braccia, sempre troppo invitanti,
dell’amante, ma non poteva dimenticare quanto era successo, così si limitò a
subire l’abbraccio senza ricambiarlo.
“Cerca di non morire, hai capito? Se noi non
arriviamo in tempo lascia andare Goku! Non morire con lui… non lasciarmi
solo! – poi lo scostò da sé solo per un attimo, solo per poter guardare gli
occhi di smeraldo che tanto amava – Non mi importa se mi odi e mi detesti,
ma non lasciarmi solo!”.
Il carico di dolore e di sofferenza nascosto
fra quelle parole lo fecero crollare definitivamente, adesso non ce la
faceva più ad essere arrabbiato con lui… adesso ogni sua difesa e resistenza
erano diventate vane. Quel maledetto kappa seduttore, pensò, muovendosi ad
incontrare le sue labbra che gli erano mancate tanto. Si sfiorarono appena,
poi Hakkai si allontanò dal suo abbraccio e si voltò dall’altro lato, per
impedire al compagno di vedere le sue lacrime. “Io mi fido di te!” sussurrò
appena prima di fare ritorno nella stanza di Goku.
Sanzo vide il demone
prendere il suo posto e circondare Goku come aveva fatto lui poco prima, e
un nodo inspiegabile gli serrò la gola, mentre una promessa nel suo cuore
prendeva forma: non avrebbe mai lasciato morire la sua scimmia fra le
braccia di un altro uomo.
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