Lacrime
nascoste nella pioggia che cade
parte I
di Victor
“Calore… la
sensazione del calore che adesso mi trasmetti è diversa… il tuo calore è
diverso… il tuo modo di fare l’amore mi fa male, mi devasta e mi
stordisce. C’è qualcosa di perverso nel modo in cui mi usi… sì, perché
troppo spesso mi sto sentendo usato!!! Ecco perché, mentre ti prendi
voracemente le mie carni, le afferri e le fai tue, io tremo… non c’è solo
piacere ed eccitazione ma anche paura… paura di quello che sono per te,
non più un amante, ma un corpo da usare per fare l’amore… non mi sento più
Hakkai… non mi sento più felice! Soddisfatto? Appagato? Per il tempo che
questo tuo amore lascia e trova, niente di più di una manciata di minuti
in cui il piacere della carne sovrasta ogni senso e la ragione stessa! Poi
tu scivoli lontano da me, lasciando il mio corpo tremante ed io muoio per
quel baratro immenso che si apre fra noi e che nessuna parola sembra poter
colmare. Eppure c’è stato un tempo in cui ci donavamo l’uno all’altro fra
mille parole, sconnesse, insensate, lussuriose, dolci, ma sempre parole.
Ora invece rimane solo il silenzio, una coltre spessa ed intaccabile… il
silenzio e le mie lacrime che nascondo nel cuscino, evitando di
singhiozzare con la folle paura, ma allo stesso tempo l’accecante
desiderio, che tu le senta e mi parli chiedendomene il perché. Mi sento
solo Gojo, mi sento solo e usato… e sto male così come non credevo
possibile!”.
Fuori pioveva a dirotto, ma Hakkai non se ne
curava molto. Restava con il volto sollevato verso il cielo affinché la
pioggia dilavasse le lacrime che alla fine avevano avuto il sopravvento.
Erano giorni che cercava di soffocarle. Giorni che sperava di cancellare
quell’impietoso dolore e quell’inevitabile constatazione che fra lui e Gojo
fosse ormai finita. Eppure non riusciva a credere al fatto che un amore come
il loro potesse incontrare la parola crisi e tanto meno la parola fine… si
diede dello stupido, Gojo neanche immaginava i lontani orizzonti verso i
quali era volata la sua mente. Forse non sapeva neanche che qualcosa lo
tormentava e lui pensava già alla parola fine? Avrebbe rinunciato così
facilmente alla felicità che aveva trovato dopo tanto sangue e tanto dolore?
Forse doveva dare al suo amante una seconda
possibilità… non se la sentiva di buttare tutto per aria. Aveva creduto
troppo in quell’amore per vederselo scivolare così dalle dita. Eppure
qualcosa dentro la sua anima era andato in pezzi per sempre. Abbandonò il
balcone ed entrò nella stanza da letto dove Gojo già dormiva. L’aria era
satura dell’odore dei loro corpi. Un odore che un tempo gli piaceva, ma che
adesso lo rivoltava, poiché non si sentiva più amato, ma solo usato.
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Goku odiava la pioggia, ma non perché
risvegliasse in lui ricordi spiacevoli, più che altro per l’effetto che
aveva su Sanzo. Odiava vederlo così chiuso in sé stesso, così prigioniero
del dolore di una perdita lontana nel tempo, una ferita che non si sarebbe
mai sanata.
Il giovane bonzo leggeva il suo giornale senza
degnarlo di uno sguardo, senza dire una sola parola, l’unico movimento che
faceva era quello di voltare le pagine e a volte sistemarsi gli occhiali sul
naso. Goku si pose alle sue spalle e cominciò a massaggiargli con movimenti
lenti il collo.
“Sei teso, Sanzo!” esclamò sentendo i muscoli
contratti sotto le sue mani.
“mhm!” mormorò appena senza degnarsi di
proferire parola, non c’era verso di intavolare una discussione con lui
quando era in quello stato.
“Senti, perché invece di stare qui a leggere
non vieni con me alle terme? Ti farebbe bene!” disse abbracciandogli il
sensuale collo e posandogli un dolce bacio sulla guancia.
“Non ne ho voglia!” si limitò a rispondere,
almeno questa volta gli aveva risparmiato uno dei suoi soliti muggiti.
“Non è vero! Lo so che non ti piace la
pioggia, ma non puoi rinchiuderti in te stesso così! Non si può cancellare
la pioggia dal mondo!”. Era ovvio, pensò Sanzo, che non si potesse fare, ma
nonostante tutto non aveva alcuna voglia di reagire al suo stato d’animo.
Aveva bisogno di un po’ di quel malessere e di quel dolore per sentirsi
ancora una volta il Sanzo che era prima di amare Goku. I sentimenti che
nutriva per lui lo avevano cambiato così tanto da fargli dimenticare quanto
fosse, in qualche modo, dolce annegare nella malinconia del passato. Aveva
perso molto il giorno in cui aveva calato la maschera con la sua scimmia,
aveva perso la sua solitudine e anche se a volte questo poteva sembrare un
bene, molte volte si trasformava in una maledizione, perché per un uomo come
lui la solitudine era importante.
“Non scocciarmi scimmia, te l’ho gia detto,
non ho voglia!” e questa volta la sua voce assunse un inclinazione brusca, e
quando se ne rese conto si pentì immediatamente, ma ormai il danno era
fatto.
“Uffa! Ti odio quando fai così! Vado a
mangiare qualcosa, almeno il cibo mi darà più soddisfazione di te!” esclamò
spazientito lasciando perdere tutto, abbandonando la stanza e dirigendosi
con passi nervosi verso le cucine della locanda.
Una volta solo nella sua stanza Sanzo si coprì
il volto con una mano. “Accidenti l’ho fatto di nuovo!” si rimproverò
gettando da parte il giornale e sollevandosi in piedi per avvicinarsi alla
finestra. Pioveva ancora e la pioggia lo rendeva nervoso. Non voleva restare
da solo, voleva che la sua scimmietta continuasse a coccolarlo o
semplicemente a stargli vicino, senza pretendere da lui niente di più della
sua presenza, ma Goku non lo aveva mai capito. In fondo la colpa era solo
sua, avrebbe dovuto essere meno scontroso, non poteva pretendere che un tipo
solare come il demone subisse passivamente il suo nervosismo. Avrebbe voluto
andare a chiamarlo, almeno per evitare che si ingozzasse per la rabbia ed il
dispiacere (era successo già un paio di volte e la scimmia ci aveva
guadagnato solo un gran mal di pancia), ma nel tempo che impiegò a prendere
quella decisione lo vide abbandonare la locanda assieme ad Hakkai. I due
stavano vicini sotto l’ombrello e chiacchieravano allegramente. Un nodo gli
strinse la bocca dello stomaco. Era geloso? Si diede dello stupido almeno un
paio di volte, che motivo aveva di essere geloso? Goku era suo e lo sapeva,
ma non gli piaceva il fatto che la scimmia lo sostituisse così facilmente
con l’altro demone. Si sdraiò sul letto e si accese una sigaretta, nella
speranza che quella maledetta pioggia smettesse di cadere e il suo umore
migliorasse.
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“Grazie per essere venuto con me Goku!” lo
ringraziò Hakkai mentre camminavano sotto la pioggia scrosciante per
dirigersi al vicino impianto termale.
“Figurati, non avevo niente di meglio da fare,
e poi mi piace stare alle terme quando piove!” rispose con i suoi soliti
sorrisi.
“Non sei arrabbiato che ti abbia allontanato
dal tuo spuntino pomeridiano?” chiese con un pizzico di ironia
“Sarà sempre lì quando tornerò! Ma come mai
non hai chiesto a Gojo di venire con te?” chiese curioso come sempre, ma non
appena finì di porgere la domanda si accorse che l’espressione sul volto di
Hakkai era mutata, e un dolore mal celato era emerso per pochi istanti al di
sopra dei suoi infiniti sorrisi.
“Aveva sonno! E tu come mai non sei con Sanzo?”
“Lo sai com’è quando piove, no?!”
“Sì, lo so! Comunque non dovresti lasciarlo
solo in questi momenti!”.
Goku e Sanzo si comportavano come sempre
davanti agli altri due, questo perché il monaco non voleva che Gojo si
burlasse di lui e dei suoi sentimenti per la petulante scimmia. Il suo amore
per Goku era solo affar suo e non doveva riguardare nessun altro. Il monaco
era molto geloso dei suoi sentimenti, ma gli altri due avevano capito bene
che qualcosa era cambiato. Non tanto da parte di Goku, lui non aveva mai
negato la sua adorazione per Sanzo, ma da parte del bonzo che era diventato
più protettivo e più ansioso nei confronti della scimmia.
“Per quale motivo non dovrei? In fondo non si
accorge nemmeno che ci sono!” osservò la scimmietta e Hakkai pensò che forse
era la pioggia che portava male al loro gruppo visto che anche Goku si
lamentava del suo compagno. Non parlarono più, ognuno immerso nei suoi
silenzi e quando finalmente arrivarono alle terme Goku poté dare libero
sfogo alla sua esuberanza (essere pensieroso a lungo non era da lui)
tuffandosi nella piscina calda e cominciando a giocare e scherzare con
Hakkai che si dimostrò più affabile del solito. Lungo la strada del ritorno
il demone si fermò in un locale per comprargli addirittura una ventina di
Nikuman che Goku divorò in meno di un secondo, ricordandosi di offrirne uno
all’amico solo dopo aver dato un morso all’ultimo.
“Non preoccuparti, non ho fame e poi sono per
te!” rispose Hakkai e Goku non perse tempo in convenevoli e lo ingurgitò.
“Che bella mangiata! Ora si che va meglio!”
esclamò soddisfatto, scivolando in maniera scomposta sulla sedia e
accarezzandosi la pancia.
“È facile farti contento!”
“Beh! Per essere veramente contento dovrebbe
smettere di piovere!” ammise il ragazzo
“Purtroppo per quello non posso fare molto,
però lascia che ti dia un consiglio! Sanzo molte volte dimentica che tu non
puoi leggergli nel pensiero e si scorda di dirti che ti vuole bene! Perché
una volta alla locanda non provi a fare tu la prima mossa? Sono sicuro che
ti vuole vicino, forse molto più di quanto lui immagini, ma non sa come
dirlo o fartelo capire!” in realtà sperava che qualcuno potesse dare un
simile consiglio a Gojo, ma il mezzo demone non sospettava neanche quello
che lui provava in quel momento. Forse, pensò Hakkai, doveva smetterla di
comportarsi come se tutto andasse per il meglio e adottare un comportamento
come quello di Sanzo, visto che non riusciva ad affrontare il problema di
petto. Così Gojo avrebbe cominciato a porsi qualche domanda e poi… era
un’idea folle, ma era l’unica che gli fosse venuta in mente. Sospirò,
pensando che forse così avrebbe peggiorato solo la situazione, ma doveva
agire in qualche modo.
“Hakkai, ma tu sai?!” la voce della scimmia lo
destò dai suoi pensieri a occhi aperti, Goku era imbarazzato, il coniglio
dell’amico era una prova lampante che lui sapeva di loro. La cosa lo
infastidì. Forse a furia di frequentare quel monaco era diventato geloso
come lui.
“Dimmi una cosa Goku! Tu vuoi bene a Sanzo?
Cioè gli vuoi bene anche quando lui si comporta in modo così strano?” chiese
all’improvviso e Goku gli sorrise complice e gli si avvicinò all’orecchio
come per bisbigliargli un qualcosa che nessun altro doveva conoscere, tanto
ormai non c’era più alcun segreto da difendere. “Gli voglio anche più bene!”
confessò e Hakkai trasalì. L’amore era un gioco di forze impari pensò. Chi
amava senza riserve e senza segreti e chi si teneva tutto dentro. Adesso non
gli restava che passare dall’altra parte della trincea e costringere Gojo ad
aprire lo scrigno dei suoi sentimenti, così da costringerlo a leggere i
segreti e le insoddisfazioni che lui non avrebbe mai avuto il coraggio di
confessargli.
Tornarono alla locanda mentre la pioggia si
era trasformata in un leggero gocciolio. Goku entrò nella stanza che
divideva con Sanzo, trovò il monaco sdraiato sul letto,intendo a fumare, e
per terra un portacenere colmo di cicche.
“Sanzo perché non hai aperto la finestra?
Sembra di trovarsi in una ciminiera!” disse il ragazzo tossendo e
spalancando le imposte di legno.
“Tsk!” rispose nervoso lanciandogli
un’occhiata torva, spegnendo l’ultima cicca. Era colpa sua se aveva fumato
tanto, e prima di ripartire avrebbe dovuto rimpinguare la sua scorta di
sigarette troppo vicina al limite.
“Possibile che non posso lasciarti solo?” lo
disse con una nota di ironia che aumentò il nervosismo del monaco che subito
rispose: “Smettila di farmi la morale scimmia! Io adoro fumare così come tu
adori mangiare, quindi non scocciarmi!” rispose irritato. Ecco l’aveva fatto
di nuovo, accidenti a lui e al suo maledetto orgoglio pensò, adesso Goku
sarebbe andato via di nuovo e lo avrebbe lasciato solo e a peggiorare le
cose c’era anche il fatto che era quasi ora di cena e niente distoglieva lo
stomaco di quella scimmia dal cibo. Era stato uno sciocco a pensare che la
sua solitudine fosse più importante della scimmia.
Sorprendendolo, però, il ragazzo gli si sdraiò
accanto e lo abbracciò sussurrandogli appena un timido “Ti voglio bene!”.
Sanzo sobbalzò e un sorriso, uno di quei rari sorrisi prese forma su quelle
labbra perennemente imbronciate. “Anch’io, scimmia!”. Lo abbracciò a sua
volta stringendoselo addosso. Rimasero a lungo in silenzio, nutrendosi del
suono dei loro respiri e dell’odore della loro pelle.
Ecco quello che aveva sempre desiderato e non
aveva mai avuto il coraggio di confessare, una silenziosa presenza per i
giorni in cui il suo umore non era dei migliori. Era impossibile credere che
quello fosse proprio la sua scimmia, pensò non riconoscendo quel ragazzino
silenzioso e dolce che lo circondava. Goku l’aveva sempre adorato, sin dal
giorno in cui lo aveva liberato dalla sua prigionia, e questo aveva riempito
di luce il grigiore delle sue giornate sempre uguali. Da quando poi quell’adorazione
si era trasformata in amore tutte le regole del gioco erano state sconvolte,
adesso ogni istante diveniva una sorpresa, una forte emozione e, il
desiderio di cedere alla prepotenza dei sentimenti ancora, dopo due mesi
dall’inizio della loro storia, lo stordiva.
Sollevò il mento della scimmia e baciò le sue
labbra con affetto. Avrebbe dovuto chiedergli scusa per il suo comportamento
di prima, ma lui era Genjo Sanzo Hoshi e quella era la sua scimmia, non gli
avrebbe mai chiesto scusa a parole (Goku adorava anche il suo sfrenato
orgoglio in fondo, non poteva permettersi di perderlo così facilmente).
Cominciò a baciarlo venendo ricambiato in
maniera altrettanto dolce dal suo tenero amante che questa volta non prese
niente per sé, se non il piacere di dare piacere al suo amore. Goku con
dolcezza lo spogliò scivolando ad esplorare quel corpo di cui conosceva ogni
segreto, ma del quale non era mai stanco. Sanzo si arrese alla sua passione,
anche se non era la solita selvaggia passione che contraddistingueva la sua
scimmia, era una passione più dolce più moderata che si esprimeva in baci
prolungati e morbidi, in carezze delicate e sguardi che si incrociavano a
lungo scatenando una tempesta di emozioni che accese sui loro volti un
leggero rossore, come se fosse la prima volta che si amassero.
Le labbra morbide e carnose di Goku si
impadronirono di ogni centimetro di quella pelle lattea e si fermarono poi
sul punto segreto di Sanzo che cominciò a gemere quando lui gli strappò, con
infinita dolcezza, il segreto della sua virilità, accogliendolo nella calda
cavernosità della sua bocca, eternamente affamata del suo amore.
Stava morendo, pensò Sanzo, come ogni volta
stava morendo nell’immane passione che bruciava la sua anima e lo condannava
per il proibito peccato di amare un demone. Abbandonò ogni controllo
liberando la propria passione nella bocca di Goku.
La sua piccola saru non aveva alcuna voglia di
lasciarlo cadere fra le braccia del sonno, anzi, con gentilezza guidò il suo
corpo invitandolo a voltarsi e con le labbra ancora umide del suo seme
cominciò ad assaggiare l’antro nascosto fra le natiche sode del monaco.
Quella notte Goku aveva deciso di farlo morire per davvero, pensò. Ma che
importanza aveva? Quella era la migliore delle morti.
La virilità fremente della scimmia spingeva
nel suo corpo ancora restio ad accettarlo, poi Goku spezzò le resistenze e
Sanzo si lasciò sfuggire un gemito di dolore che la scimmia acquietò con i
suoi morbidi baci. Lo riempì con la sua passione e con il suo corpo,
inondandolo di un piacere sconfinato. Sanzo era sempre stato molto
orgoglioso, anche in amore e voleva essere sempre lui il primo a entrare nel
corpo dell’amante, ma quella volta il suo desiderio di essere colmato, il
bisogno di non sentirsi vuoto e solo lo avevano spinto ad accettare con
piacere infinito l’esuberanza e la baldanza del suo amore che si divertiva a
torturarlo con il suo sesso che non aveva né cura, né riguardo del corpo che
lo ospitava, violandolo con forza e decisione, mescolando il dolore ed il
piacere in una miscela pericolosa.
Goku allagò le sue carni roventi con il succo
dei suoi lombi e Sanzo lo seguì poco dopo, appagato e rasserenato…
Goku scivolò lontano da lui e, resosi conto
della violenta passione con cui lo aveva preso, con in volto un’espressione
di pentimento si avvicinò per baciargli il viso. “Scusa! Mi sono lasciato
trasportare troppo! Ti ho fatto molto male?” la sua voce era appena un
sussurro. Come era fragile adesso. Sanzo adorava quella sua fragilità…
“Abbastanza, ma va tutto bene!” gli sorrise e
l’imbarazzo di Goku svanì in un momento, mentre si lasciava cadere accanto a
Sanzo, che ancora in cerca del calore di quel corpo, posò il capo sul suo
addome. Il demone cominciò ad accarezzargli i morbidi capelli biondi,
bagnati dal sudore e il bonzo lo lasciò fare, godendosi il lento ritmo di
quelle carezze cercando di dimenticare il dolore del suo corpo.
“Ti amo!” gli bisbigliò il ragazzo e Sanzo
fece finta di non sentirlo solo per potersi scaldare ancora al calore di
quelle semplici parole. Goku arrossiva sempre quando le pronunciava, forse
perché l’antica paura di essere abbandonato dalla persona amata era ancora
troppo viva in lui. Sanzo gli baciò l’ombellico e Goku rise.
Soffriva il solletico in quel punto e lui lo
sapeva, ma quel bonzo corrotto non smetteva mai di stuzzicarlo. Poi un lungo
silenzio.
“Odio la pioggia!” esordì all’improvviso Sanzo
con voce velata di tristezza. Quello era il suo modo di giustificarsi per il
comportamento di prima
“Lo so e per questo la odio anch’io, perché ti
fa stare così male e non mi piace vederti così!” lo disse tutto ad un fiato
mentre la mano fra i suoi capelli si irrigidiva.
“Continua…” mormorò Sanzo e Goku riprese ad
accarezzargli la testa. Il monaco chiuse i suoi profondi occhi viola e
sospirò… “Non mi piace trattarti male!” confessò infine spirando quella
frase come se gli costasse un altro pezzo della sua anima.
“Non ci credo, ti diverti troppo a colpirmi
con quel tuo maledetto ventaglio! Non appena scopro dove lo nascondi lo
faccio a pezzi!”nella minaccia del demone scimmia c’era un sottofondo
d’ironia che fece increspare le labbra del bonzo in un sorriso. Ecco, Goku
lo aveva perdonato…
“Allora dovrò nasconderlo meglio!” gli rispose
di rimando
“Sei ancora triste?” questa volta fu Goku a
cambiare argomento
“Non lo so!” confessò e la scimmia lo guardò
stupito, come faceva a non sapere se era o meno triste? Ma le sue domande
svanirono come fumo non appena il suo stomaco emise il caratteristico
brontolio. Sanzo lo guardò torvo, ma la sua espressione si addolcì quasi
subito, giusto perché non aveva l’harisen a portata di mano per colpirlo.
“Hai fame?” era una domanda retorica, era
inutile porgerla visto che quella scimmia aveva fame anche dopo aver finito
di mangiare, ma ancora una volta, quella sera, Goku lo sorprese: “Sì, ma
preferisco restare qui con te, adesso!”. Quella frase fece vibrare l’anima
di Sanzo come una corda di violino, la forza di quelle parole scacciò via
gli ultimi frammenti di tristezza e la sua anima si sentì di nuovo leggera.
“Ti amo, stupida scimmia!” sussurrò appena
prima di addormentarsi accendendo il sorriso di Goku che pensò di aver fatto
davvero bene a seguire il consiglio di Hakkai.
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“Come mai quei due non sono scesi per la
cena?” si chiese Gojo dopo averi ripulito il piatto, aveva provato ad
aspettarli per dieci minuti, ma il suo stomaco quando ci si metteva era
peggio di quello della scimmia. Hakkai fini di ripulirsi le labbra con il
tovagliolo e si alzò da tavola, ma la mano del mezzo demone dagli occhi di
fuoco lo afferrò.
“Che ne dici di andare al bar a spillare un
po’ di spiccioli agli sprovveduti?” gli chiese con quel suo sorriso
complice, ma Hakkai gli rispose con un altro sorriso, uno di quelli falsi
pensò tristemente Gojo.
“No, sono stanco e domani dovremo fare un
sacco di strada in più per recuperare il tempo perduto oggi!” e lo lasciò lì
solo, un po’ interdetto a dire il vero.
Gojo si recò al bar dove non faticò molto a
trovare una marea di stupidi pronti a giocarsi fino all’ultimo soldo solo
per cercare di recuperare quanto avevano già perso in precedenza. Continuava
a vincere, ma non si divertiva, forse perché era solo… forse perché il
sorriso falso di Hakkai non lo abbandonava. I suoi pensieri si dissolsero in
un momento non appena una scia di profumo anticipò l’arrivo di una donna
davvero meravigliosa. Era alta e aveva grandi occhi verdi, mentre i suoi
capelli lunghi e neri come la notte cadevano come una cascata sulle spalle
lasciate nude dal seducente abito. Gojo deglutì per la tensione. Se fosse
stato libero non avrebbe perso tempo a cercare di rimorchiarla.
“Dicono che sia tu il baciato dalla fortuna
qui, stasera!” le sue labbra piene e sode erano un invito al tradimento
pensò Gojo umettandosi le proprie con la lingua.
“E se fosse?” pronunciò quella frase con un
tono volutamente accattivante
“Mi piacerebbe sfidare la tua fortuna per
vedere se è più grande della mia!” e senza aspettare inviti di sorta prese
il posto dell’ultimo giocatore sfortunato e sotto gli occhi, sgranati per la
sorpresa, di tutti i clienti del bar, cominciò a mescolare le carte con la
destrezza di chi ha perso molte ore in luoghi come quelli.
“Non vedo denaro!” disse Gojo
“Infatti non scommetto denaro, scommetto me
stessa!” disse come se fosse la cosa più normale del mondo. Per poco Gojo
non si soffocò con il fumo della propria sigaretta udendo quelle parole.
“Mi dispiace non ci sto!” disse abbandonando
le carte sul tavolo e subito gli occhi di ghiaccio della ragazza si
incollarono ai suoi creandogli un certo disagio.
“Hai paura di perdere contro una donna?...sei
solo un vigliacco, allora!”. Questo era troppo pensò Gojo che riprendendo il
suo posto cominciò a giocare seriamente la partita.
Anche se avesse voluto perdere di proposito
quella sfida non ci sarebbe riuscito, riceveva carte troppo belle e utili.
Vinse senza problemi e alla fine la ragazza gli consegnò la chiave della sua
stanza. Notando l’incisione sul portachiavi scoprì che alloggiava nella loro
stessa locanda.
“Questo è il tuo premio! Vieni a ritirarlo
questa notte!” gli disse senza dargli alcuna possibilità di rispondere o
altro. Lasciandolo imbambolato in un locale di imbambolati.
Guardò confuso il pesante portachiavi mentre
due pensieri si facevano largo nella sua mente. Il sorriso di Hakkai di
quella sera e il morbido corpo della ragazza. Ecco perché aveva sempre
odiato le relazioni, portavano a bivi pericolosi.
Si incamminò lungo la strada che portava alla
locanda senza smettere di guardare il portachiavi. Era una donna troppo
bella per lasciarsela sfuggire, anche se si trattava di una storia di una
notte… la morbidezza e il profumo del corpo di una donna… era tanto che non
ci si perdeva… e Hakkai?
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