Lacrime nascoste nella pioggia che cade

parte I

di Victor


“Calore… la sensazione del calore che adesso mi trasmetti è diversa… il tuo calore è diverso… il tuo modo di fare l’amore mi fa male, mi devasta e mi stordisce. C’è qualcosa di perverso nel modo in cui mi usi… sì, perché troppo spesso mi sto sentendo usato!!! Ecco perché, mentre ti prendi voracemente le mie carni, le afferri e le fai tue, io tremo… non c’è solo piacere ed eccitazione ma anche paura… paura di quello che sono per te, non più un amante, ma un corpo da usare per fare l’amore… non mi sento più Hakkai… non mi sento più felice! Soddisfatto? Appagato? Per il tempo che questo tuo amore lascia e trova, niente di più di una manciata di minuti in cui il piacere della carne sovrasta ogni senso e la ragione stessa! Poi tu scivoli lontano da me, lasciando il mio corpo tremante ed io muoio per quel baratro immenso che si apre fra noi e che nessuna parola sembra poter colmare. Eppure c’è stato un tempo in cui ci donavamo l’uno all’altro fra mille parole, sconnesse, insensate, lussuriose, dolci, ma sempre parole. Ora invece rimane solo il silenzio, una  coltre spessa ed intaccabile… il silenzio e le mie lacrime che nascondo nel cuscino, evitando di singhiozzare con la folle paura, ma allo stesso tempo l’accecante desiderio, che tu le senta e mi parli chiedendomene il perché. Mi sento solo Gojo, mi sento solo e usato… e sto male così come non credevo possibile!”.

 

Fuori pioveva a dirotto, ma Hakkai non se ne curava molto. Restava con il volto sollevato verso il cielo affinché la pioggia dilavasse le lacrime che alla fine avevano avuto il sopravvento. Erano giorni che cercava di soffocarle. Giorni che sperava di cancellare quell’impietoso dolore e quell’inevitabile constatazione che fra lui e Gojo fosse ormai finita. Eppure non riusciva a credere al fatto che un amore come il loro potesse incontrare la parola crisi e tanto meno la parola fine… si diede dello stupido, Gojo neanche immaginava i lontani orizzonti verso i quali era volata la sua mente. Forse non sapeva neanche che qualcosa lo tormentava e lui pensava già alla parola fine? Avrebbe rinunciato così facilmente alla felicità che aveva trovato dopo tanto sangue e tanto dolore?

Forse doveva dare al suo amante una seconda possibilità… non se la sentiva di buttare tutto per aria. Aveva creduto troppo in quell’amore per vederselo scivolare così dalle dita. Eppure qualcosa dentro la sua anima era andato in pezzi per sempre. Abbandonò il balcone ed entrò nella stanza da letto dove Gojo già dormiva. L’aria era satura dell’odore dei loro corpi. Un odore che un tempo gli piaceva, ma che adesso lo rivoltava, poiché non si sentiva più amato, ma solo usato.

 

*******************************************************************

 

Goku odiava la pioggia, ma non perché risvegliasse in lui ricordi spiacevoli, più che altro per l’effetto che aveva su Sanzo. Odiava vederlo così chiuso in sé stesso, così prigioniero del dolore di una perdita lontana nel tempo, una ferita che non si sarebbe mai sanata.

Il giovane bonzo leggeva il suo giornale senza degnarlo di uno sguardo, senza dire una sola parola, l’unico movimento che faceva era quello di voltare le pagine e a volte sistemarsi gli occhiali sul naso. Goku si pose alle sue spalle e cominciò a massaggiargli con movimenti lenti il collo.

“Sei teso, Sanzo!” esclamò sentendo i muscoli contratti sotto le sue mani.

“mhm!” mormorò appena senza degnarsi di proferire parola, non c’era verso di intavolare una discussione con lui quando era in quello stato.

“Senti, perché invece di stare qui a leggere non vieni con me alle terme? Ti farebbe bene!” disse abbracciandogli il sensuale collo e posandogli un dolce bacio sulla guancia.

“Non ne ho voglia!” si limitò a rispondere, almeno questa volta gli aveva risparmiato uno dei suoi soliti muggiti.

“Non è vero! Lo so che non ti piace la pioggia, ma non puoi rinchiuderti in te stesso così! Non si può cancellare la pioggia dal mondo!”. Era ovvio, pensò Sanzo, che non si potesse fare, ma nonostante tutto non aveva alcuna voglia di reagire al suo stato d’animo. Aveva bisogno di un po’ di quel malessere e di quel dolore per sentirsi ancora una volta il Sanzo che era prima di amare Goku. I sentimenti che nutriva per lui lo avevano cambiato così tanto da fargli dimenticare quanto fosse, in qualche modo, dolce annegare nella malinconia del passato. Aveva perso molto il giorno in cui aveva calato la maschera con la sua scimmia, aveva perso la sua solitudine e anche se a volte questo poteva sembrare un bene, molte volte si trasformava in una maledizione, perché per un uomo come lui la solitudine era importante.

“Non scocciarmi scimmia, te l’ho gia detto, non ho voglia!” e questa volta la sua voce assunse un inclinazione brusca, e quando se ne rese conto si pentì immediatamente, ma ormai il danno era fatto.

“Uffa! Ti odio quando fai così! Vado a mangiare qualcosa, almeno il cibo mi darà più soddisfazione di te!” esclamò spazientito lasciando perdere tutto,  abbandonando la stanza e dirigendosi con passi nervosi verso le cucine della locanda.

Una volta solo nella sua stanza Sanzo si coprì il volto con una mano. “Accidenti l’ho fatto di nuovo!” si rimproverò gettando da parte il giornale e sollevandosi in piedi per avvicinarsi alla finestra. Pioveva ancora e la pioggia lo rendeva nervoso. Non voleva restare da solo, voleva che la sua scimmietta continuasse a coccolarlo o semplicemente a stargli vicino, senza pretendere da lui niente di più della sua presenza, ma Goku non lo aveva mai capito. In fondo la colpa era solo sua, avrebbe dovuto essere meno scontroso, non poteva pretendere che un tipo solare come il demone subisse passivamente il suo nervosismo. Avrebbe voluto andare a chiamarlo, almeno per evitare che si ingozzasse per la rabbia ed il dispiacere (era successo già un paio di volte e la scimmia ci aveva guadagnato solo un gran mal di pancia), ma nel tempo che impiegò a prendere quella decisione lo vide abbandonare la locanda assieme ad Hakkai. I due stavano vicini sotto l’ombrello e chiacchieravano allegramente. Un nodo gli strinse la bocca dello stomaco. Era geloso? Si diede dello stupido almeno un paio di volte, che motivo aveva di essere geloso? Goku era suo e lo sapeva, ma non gli piaceva il fatto che la scimmia lo sostituisse così facilmente con l’altro demone. Si sdraiò sul letto e si accese una sigaretta, nella speranza che quella maledetta pioggia smettesse di cadere e il suo umore migliorasse.

 

**************************************************************

“Grazie per essere venuto con me Goku!” lo ringraziò Hakkai mentre camminavano sotto la pioggia scrosciante per dirigersi al vicino impianto termale.

“Figurati, non avevo niente di meglio da fare, e poi mi piace stare alle terme quando piove!” rispose con i suoi soliti sorrisi.

“Non sei arrabbiato che ti abbia allontanato dal tuo spuntino pomeridiano?” chiese con un pizzico di ironia

“Sarà sempre lì quando tornerò! Ma come mai non hai chiesto a Gojo di venire con te?” chiese curioso come sempre, ma non appena finì di porgere la domanda si accorse che l’espressione sul volto di Hakkai era mutata, e un dolore mal celato era emerso per pochi istanti al di sopra dei suoi infiniti sorrisi.

“Aveva sonno! E tu come mai non sei con Sanzo?”

“Lo sai com’è quando piove, no?!”

“Sì, lo so! Comunque non dovresti lasciarlo solo in questi momenti!”.

Goku e Sanzo si comportavano come sempre davanti agli altri due, questo perché il monaco non voleva che Gojo si burlasse di lui e dei suoi sentimenti per la petulante scimmia. Il suo amore per Goku era solo affar suo e non doveva riguardare nessun altro. Il monaco era molto geloso dei suoi sentimenti, ma gli altri due avevano capito bene che qualcosa era cambiato. Non tanto da parte di Goku, lui non aveva mai negato la sua adorazione per Sanzo, ma da parte del bonzo che era diventato più protettivo e più ansioso nei confronti della scimmia.

“Per quale motivo non dovrei? In fondo non si accorge nemmeno che ci sono!” osservò la scimmietta e Hakkai pensò che forse era la pioggia che portava male al loro gruppo visto che anche Goku si lamentava del suo compagno. Non parlarono più, ognuno immerso nei suoi silenzi e quando finalmente arrivarono alle terme Goku poté dare libero sfogo alla sua esuberanza (essere pensieroso a lungo non era da lui) tuffandosi nella piscina calda e cominciando a giocare e scherzare con Hakkai che si dimostrò più affabile del solito. Lungo la strada del ritorno il demone si fermò in un locale per comprargli addirittura una ventina di Nikuman che Goku divorò in meno di un secondo, ricordandosi di offrirne uno all’amico solo dopo aver dato un morso all’ultimo.

“Non preoccuparti, non ho fame e poi sono per te!” rispose Hakkai e Goku non perse tempo in convenevoli e lo ingurgitò.

“Che bella mangiata! Ora si che va meglio!” esclamò soddisfatto, scivolando in maniera scomposta sulla sedia e accarezzandosi la pancia.

“È facile farti contento!”

“Beh! Per essere veramente contento dovrebbe smettere di piovere!” ammise il ragazzo

“Purtroppo per quello non posso fare molto, però lascia che ti dia un consiglio! Sanzo molte volte dimentica che tu non puoi leggergli nel pensiero e si scorda di dirti che ti vuole bene! Perché una volta alla locanda non provi a fare tu la prima mossa? Sono sicuro che ti vuole vicino, forse molto più di quanto lui immagini, ma non sa come dirlo o fartelo capire!” in realtà sperava che qualcuno potesse dare un simile consiglio a Gojo, ma il mezzo demone non sospettava neanche quello che lui provava in quel momento. Forse, pensò Hakkai, doveva smetterla di comportarsi come se tutto andasse per il meglio e adottare un comportamento come quello di Sanzo, visto che non riusciva ad affrontare il problema di petto. Così Gojo avrebbe cominciato a porsi qualche domanda e poi… era un’idea folle, ma era l’unica che gli fosse venuta in mente. Sospirò, pensando che forse così avrebbe peggiorato solo la situazione, ma doveva agire in qualche modo.

“Hakkai, ma tu sai?!” la voce della scimmia lo destò dai suoi pensieri a occhi aperti, Goku era imbarazzato, il coniglio dell’amico era una prova lampante che lui sapeva di loro. La cosa lo infastidì. Forse a furia di frequentare quel monaco era diventato geloso come lui.

“Dimmi una cosa Goku! Tu vuoi bene a Sanzo? Cioè gli vuoi bene anche quando lui si comporta in modo così strano?” chiese all’improvviso e Goku gli sorrise complice e gli si avvicinò all’orecchio come per bisbigliargli un qualcosa che nessun altro doveva conoscere, tanto ormai non c’era più alcun segreto da difendere. “Gli voglio anche più bene!” confessò e Hakkai trasalì. L’amore era un gioco di forze impari pensò. Chi amava senza riserve e senza segreti e chi si teneva tutto dentro. Adesso non gli restava che passare dall’altra parte della trincea e costringere Gojo ad aprire lo scrigno dei suoi sentimenti, così da costringerlo a leggere i segreti e le insoddisfazioni che lui non avrebbe mai avuto il coraggio di confessargli.

 

Tornarono alla locanda mentre la pioggia si era trasformata in un leggero gocciolio. Goku entrò nella stanza che divideva con Sanzo, trovò il monaco sdraiato sul letto,intendo a fumare, e per terra un portacenere colmo di cicche.

“Sanzo perché non hai aperto la finestra? Sembra di trovarsi in una ciminiera!” disse il ragazzo tossendo e spalancando le imposte di legno.

“Tsk!” rispose nervoso lanciandogli un’occhiata torva, spegnendo l’ultima cicca. Era colpa sua se aveva fumato tanto, e prima di ripartire avrebbe dovuto rimpinguare la sua scorta di sigarette troppo vicina al limite.

“Possibile che non posso lasciarti solo?” lo disse con una nota di ironia che aumentò il nervosismo del monaco che subito rispose: “Smettila di farmi la morale scimmia! Io adoro fumare così come tu adori mangiare, quindi non scocciarmi!” rispose irritato. Ecco l’aveva fatto di nuovo, accidenti a lui e al suo maledetto orgoglio pensò, adesso Goku sarebbe andato via di nuovo e lo avrebbe lasciato solo e a peggiorare le cose c’era anche il fatto che era quasi ora di cena e niente distoglieva lo stomaco di quella scimmia dal cibo. Era stato uno sciocco a pensare che la sua solitudine fosse più importante della scimmia.

Sorprendendolo, però, il ragazzo gli si sdraiò accanto e lo abbracciò sussurrandogli appena un timido “Ti voglio bene!”. Sanzo sobbalzò e un sorriso, uno di quei rari sorrisi prese forma su quelle labbra perennemente imbronciate. “Anch’io, scimmia!”. Lo abbracciò a sua volta stringendoselo addosso. Rimasero a lungo in silenzio, nutrendosi del suono dei loro respiri e dell’odore della loro pelle.

Ecco quello che aveva sempre desiderato e non aveva mai avuto il coraggio di confessare, una silenziosa presenza per i giorni in cui il suo umore non era dei migliori. Era impossibile credere che quello fosse proprio la sua scimmia, pensò non riconoscendo quel ragazzino silenzioso e dolce che lo circondava. Goku l’aveva sempre adorato, sin dal giorno in cui lo aveva liberato dalla sua prigionia, e questo aveva riempito di luce il grigiore delle sue giornate sempre uguali. Da quando poi quell’adorazione si era trasformata in amore tutte le regole del gioco erano state sconvolte, adesso ogni istante diveniva una sorpresa, una forte emozione e, il desiderio di cedere alla prepotenza dei sentimenti ancora, dopo due mesi dall’inizio della loro storia, lo stordiva.

Sollevò il mento della scimmia e baciò le sue labbra con affetto. Avrebbe dovuto chiedergli scusa per il suo comportamento di prima, ma lui era Genjo Sanzo Hoshi e quella era la sua scimmia, non gli avrebbe mai chiesto scusa a parole (Goku adorava anche il suo sfrenato orgoglio in fondo, non poteva permettersi di perderlo così facilmente).

Cominciò a baciarlo venendo ricambiato in maniera altrettanto dolce dal suo tenero amante che questa volta non prese niente per sé, se non il piacere di dare piacere al suo amore. Goku con dolcezza lo spogliò scivolando ad esplorare quel corpo di cui conosceva ogni segreto, ma del quale non era mai stanco. Sanzo si arrese alla sua passione, anche se non era la solita selvaggia passione che contraddistingueva la sua scimmia, era una passione più dolce più moderata che si esprimeva in baci prolungati e morbidi, in carezze delicate e sguardi che si incrociavano a lungo scatenando una tempesta di emozioni che accese sui loro volti un leggero rossore, come se fosse la prima volta che si amassero.

Le labbra morbide e carnose di Goku si impadronirono di ogni centimetro di quella pelle lattea e si fermarono poi sul punto segreto di Sanzo che cominciò a gemere quando lui gli strappò, con infinita dolcezza, il segreto della sua virilità, accogliendolo nella calda cavernosità della sua bocca, eternamente affamata del suo amore.

Stava morendo, pensò Sanzo, come ogni volta stava morendo nell’immane passione che bruciava la sua anima e lo condannava per il proibito peccato di amare un demone. Abbandonò ogni controllo liberando la propria passione nella bocca di Goku.

La sua piccola saru non aveva alcuna voglia di lasciarlo cadere fra le braccia del sonno, anzi, con gentilezza guidò il suo corpo invitandolo a voltarsi e con le labbra ancora umide del suo seme cominciò ad assaggiare l’antro nascosto fra le natiche sode del monaco. Quella notte Goku aveva deciso di farlo morire per davvero, pensò. Ma che importanza aveva? Quella era la migliore delle morti.

La virilità fremente della scimmia spingeva nel suo corpo ancora restio ad accettarlo, poi Goku spezzò le resistenze e Sanzo si lasciò sfuggire un gemito di dolore che la scimmia acquietò con i suoi morbidi baci. Lo riempì con la sua passione e con il suo corpo, inondandolo di un piacere sconfinato. Sanzo era sempre stato molto orgoglioso, anche in amore e voleva essere sempre lui il primo a entrare nel corpo dell’amante, ma quella volta il suo desiderio di essere colmato, il bisogno di non sentirsi vuoto e solo lo avevano spinto ad accettare con piacere infinito l’esuberanza e la baldanza del suo amore che si divertiva a torturarlo con il suo sesso che non aveva né cura, né riguardo del corpo che lo ospitava, violandolo con forza e decisione, mescolando il dolore ed il piacere in una miscela pericolosa.

Goku allagò le sue carni roventi con il succo dei suoi lombi e Sanzo lo seguì poco dopo, appagato e rasserenato…

Goku scivolò lontano da lui e, resosi conto della violenta passione con cui lo aveva preso, con in volto un’espressione di pentimento si avvicinò per baciargli il viso. “Scusa! Mi sono lasciato trasportare troppo! Ti ho fatto molto male?” la sua voce era appena un sussurro. Come era fragile adesso. Sanzo adorava quella sua fragilità…

“Abbastanza, ma va tutto bene!” gli sorrise e l’imbarazzo di Goku svanì in un momento, mentre si lasciava cadere accanto a Sanzo, che ancora in cerca del calore di quel corpo, posò il capo sul suo addome. Il demone cominciò ad accarezzargli i morbidi capelli biondi, bagnati dal sudore e il bonzo lo lasciò fare, godendosi il lento ritmo di quelle carezze cercando di dimenticare il dolore del suo corpo.

“Ti amo!” gli bisbigliò il ragazzo e Sanzo fece finta di non sentirlo solo per potersi scaldare ancora al calore di quelle semplici parole. Goku arrossiva sempre quando le pronunciava, forse perché l’antica paura di essere abbandonato dalla persona amata era ancora troppo viva in lui. Sanzo gli baciò l’ombellico e Goku rise.

Soffriva il solletico in quel punto e lui lo sapeva, ma quel bonzo corrotto non smetteva mai di stuzzicarlo. Poi un lungo silenzio.

 

 

“Odio la pioggia!” esordì all’improvviso Sanzo con voce velata di tristezza. Quello era il suo modo di giustificarsi per il comportamento di prima

“Lo so e per questo la odio anch’io, perché ti fa stare così male e non mi piace vederti così!” lo disse tutto ad un fiato mentre la mano fra i suoi capelli si irrigidiva.

“Continua…” mormorò Sanzo e Goku riprese ad accarezzargli la testa. Il monaco chiuse i suoi profondi occhi viola e sospirò… “Non mi piace trattarti male!” confessò infine spirando quella frase come se gli costasse un altro pezzo della sua anima.

“Non ci credo, ti diverti troppo a colpirmi con quel tuo maledetto ventaglio! Non appena scopro dove lo nascondi lo faccio a pezzi!”nella minaccia del demone scimmia c’era un sottofondo d’ironia che fece increspare le labbra del bonzo in un sorriso. Ecco, Goku lo aveva perdonato…

“Allora dovrò nasconderlo meglio!” gli rispose di rimando

 

“Sei ancora triste?” questa volta fu Goku a cambiare argomento

“Non lo so!” confessò e la scimmia lo guardò stupito, come faceva a non sapere se era o meno triste? Ma le sue domande svanirono come fumo non appena il suo stomaco emise il caratteristico brontolio. Sanzo lo guardò torvo, ma la sua espressione si addolcì quasi subito, giusto perché non aveva l’harisen a portata di mano per colpirlo.

“Hai fame?” era una domanda retorica, era inutile porgerla visto che quella scimmia aveva fame anche dopo aver finito di mangiare, ma ancora una volta, quella sera, Goku lo sorprese: “Sì, ma preferisco restare qui con te, adesso!”. Quella frase fece vibrare l’anima di Sanzo come una corda di violino, la forza di quelle parole scacciò via gli ultimi frammenti di tristezza e la sua anima si sentì di nuovo leggera.

“Ti amo, stupida scimmia!” sussurrò appena prima di addormentarsi accendendo il sorriso di Goku che pensò di aver fatto davvero bene a seguire il consiglio di Hakkai.

 

 

*****************************************************

“Come mai quei due non sono scesi per la cena?” si chiese Gojo dopo averi ripulito il piatto, aveva provato ad aspettarli per dieci minuti, ma il suo stomaco quando ci si metteva era peggio di quello della scimmia. Hakkai fini di ripulirsi le labbra con il tovagliolo e si alzò da tavola, ma la mano del mezzo demone dagli occhi di fuoco lo afferrò.

“Che ne dici di andare al bar a spillare un po’ di spiccioli agli sprovveduti?” gli chiese con quel suo sorriso complice, ma Hakkai gli rispose con un altro sorriso, uno di quelli falsi pensò tristemente Gojo.

“No, sono stanco e domani dovremo fare un sacco di strada in più per recuperare il tempo perduto oggi!” e lo lasciò lì solo, un po’ interdetto a dire il vero.

 

Gojo si recò al bar dove non faticò molto a trovare una marea di stupidi pronti a giocarsi fino all’ultimo soldo solo per cercare di recuperare quanto avevano già perso in precedenza. Continuava a vincere, ma non si divertiva, forse perché era solo… forse perché il sorriso falso di Hakkai non lo abbandonava. I suoi pensieri si dissolsero in un momento non appena una scia di profumo anticipò l’arrivo di una donna davvero meravigliosa. Era alta e aveva grandi occhi verdi, mentre i suoi capelli lunghi e neri come la notte cadevano come una cascata sulle spalle lasciate nude dal seducente abito. Gojo deglutì per la tensione. Se fosse stato libero non avrebbe perso tempo a cercare di rimorchiarla.

“Dicono che sia tu il baciato dalla fortuna qui, stasera!” le sue labbra piene e sode erano un invito al tradimento pensò Gojo umettandosi le proprie con la lingua.

“E se fosse?” pronunciò quella frase con un tono volutamente accattivante

“Mi piacerebbe sfidare la tua fortuna per vedere se è più grande della mia!” e senza aspettare inviti di sorta prese il posto dell’ultimo giocatore sfortunato e sotto gli occhi, sgranati per la sorpresa, di tutti i clienti del bar, cominciò a mescolare le carte con la destrezza di chi ha perso molte ore in luoghi come quelli.

“Non vedo denaro!” disse Gojo

“Infatti non scommetto denaro, scommetto me stessa!” disse come se fosse la cosa più normale del mondo. Per poco Gojo non si soffocò con il fumo della propria sigaretta udendo quelle parole.

“Mi dispiace non ci sto!” disse abbandonando le carte sul tavolo e subito gli occhi di ghiaccio della ragazza si incollarono ai suoi creandogli un certo disagio.

“Hai paura di perdere contro una donna?...sei solo un vigliacco, allora!”. Questo era troppo pensò Gojo che riprendendo il suo posto cominciò a giocare seriamente la partita.

Anche se avesse voluto perdere di proposito quella sfida non ci sarebbe riuscito, riceveva carte troppo belle e utili. Vinse senza problemi e alla fine la ragazza gli consegnò la chiave della sua stanza. Notando l’incisione sul portachiavi scoprì che alloggiava nella loro stessa locanda.

“Questo è il tuo premio! Vieni a ritirarlo questa notte!” gli disse senza dargli alcuna possibilità di rispondere o altro. Lasciandolo imbambolato in un locale di imbambolati.

Guardò confuso il pesante portachiavi mentre due pensieri si facevano largo nella sua mente. Il sorriso di Hakkai di quella sera e il morbido corpo della ragazza. Ecco perché aveva sempre odiato le relazioni, portavano a bivi pericolosi.

Si incamminò lungo la strada che portava alla locanda senza smettere di guardare il portachiavi. Era una donna troppo bella per lasciarsela sfuggire, anche se si trattava di una storia di una notte… la morbidezza e il profumo del corpo di una donna… era tanto che non ci si perdeva… e Hakkai?




Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions