I personaggi di Saint Seiya appartengono agli
aventi diritto ecc. ecc.
Le lacrime
dell'Acquario di Kai
Harn e Rinoa
Sapevo che sarebbe
successo. Li avevo visti arrivare poche ore fa
qui al Santuario, cinque ragazzini con la loro falsa dea, pronti a
sfidare il santuario.
Tra loro c’era Hyoga,
allievo del mio defunto discepolo Crystal.
Il sacerdote ci aveva
ordinato di contrastarli in qualsiasi modo, pur di non fargli raggiungere
le sue stanze.
Così c’eravamo
preparati tutti allo scontro. Sapevamo che i bronze Saint erano molto
forti, tanto da esser riusciti a sconfiggere quasi tutti i Saint
d’argento.
Ognuno di noi si recò
alla propria casa, attendendo il nemico.
Io invece decisi di
recarmi al tempio della Bilancia; avevo sentito la presenza del cavaliere
del Cigno ed ero deciso a fermarlo li, pur di non farlo combattere.
Sentivo che dovevo farlo, per rispetto nei confronti di Crystal.
Così mi recai lì e lo
rinchiusi in una bara di ghiaccio, nella speranza che non ne uscisse più,
se non dopo anni ed anni, affinché potesse ancora vivere.
Vana speranza la mia.
Sono passate poche ore, e già Hyoga si è liberato dalla sua fredda
prigione. Il cavaliere del dragone ha compiuto il miracolo grazie
all’armatura del suo maestro.
Ora so già chi sarà
il mio avversario all’undicesima casa. Sarà Hyoga, mio indiretto
discepolo.
E mentre sono qui, ad
attenderlo, in quello che sarà forse il luogo della mia morte, la mente
corre veloce. E pensa e ripensa, alla mia vita, a ciò che portò me,
figlio d’umili contadini ad occupare il posto di sacro guerriero della
dea Atena.
CAPITOLO 1
Nacqui in Francia,
nella zona di Bordeaux, ultimogenito di una famiglia che contava già due
figli.
Mia nonna paterna era
greca e, quando ero molto piccolo mi raccontava sempre leggende della sua
terra, aggiungendo che in me sentiva una forza sconosciuta che non
avvertiva negli altri miei fratelli.
Quando avevo
all’incirca quattro anni la nonna mi prese con sè, dicendo ai miei
genitori che ero destinato a cose ben più grandi che ad essere un comune
contadino, e mi portò in Grecia con lei .
Ricordo bene i volti di
Lise ed Eugenie, le mie due sorelle maggiori, che piangevano calde
lacrime, gridandomi di non dimenticarle.
Il periodo
dell’addestramento fu terribile. Mi allenai in Siberia, un luogo dove il
tempo era sempre gelido, dove soffiava un vento freddissimo e continue
tempeste di neve si abbattevano sui pochi villaggi li presenti.
Per tre lunghi anni
sopportai fatiche immani, ma alla fine ero riuscito nel mio intento.
Mia nonna aveva
ragione. Ero dotato di poteri straordinari per un bambino di soli sette
anni.
L’ultimo giorno
d’addestramento coincise con l’investitura solenne a cavaliere
d’Atena.
Divenni un Saint
d’oro, protettore della dea Atena.
Con la mia armatura
sulle spalle mi recai trionfante al santuario, dove presi possesso
dell’undicesima casa, il sacro tempio del quale ero destinato ad essere
il custode.
Contrariamente a molti
degli altri Gold Saint a me quel posto piaceva.
Nei giorni di sole
tutti i templi e i palazzi splendevano di un abbagliante biancore e io mi
divertivo a camminare senza mete in mezzo alle rovine.
Durante i primi tempi
ero sempre solo, nell’attesa che si facessero vivi gli altri cavalieri
d’oro. Alcuni, come Mu dell’Ariete e Dauko della Bilancia non li vidi
quasi mai.
Più spesso
s’incontravano Aiolia del Leone e suo fratello Aiolos. E poi c’era
lui…..Milo.
Era il cavaliere della
costellazione dello Scorpione. Affermavano che era difficile fare amicizia
con lui, che era scorbutico e poco propenso al dialogo. Invece non era
affatto così. Appena lo vidi, quel lontano giorno di 13 anni fa capii che
per me poteva essere una persona speciale. Forse mi colpirono i suoi occhi
azzurri, forse il suo modo di fare, tanto diverso dal mio. Mi adoperai
subito per diventare suo amico e ci riuscii.
Fu così che divenne il
mio compagno prediletto. In fin dei conti eravamo ancora molto giovani e
riuscivamo ad essere l’uno il sostegno dell’altro, sempre insieme,
come amici e come fratelli.
Pian piano, senza
neppure accorgercene il tempo passò. Trascorsero molti anni, sette
almeno, crescemmo anche noi e mi accorsi che anche noi eravamo cambiati
moltissimo. E il mio amico Milo era cresciuto di statura in maniera
impressionante ed era diventato così bello. Quando ci capitava di andare
ad Atene le ragazze si fermavano ammirate.
E poi era così forte,
usava tecniche di battaglia formidabili. Forse era un po’ troppo
irruente per me, ma era piacevole stare ad osservarlo mentre si allenava.
Non c’era mattino
che, svegliandomi il mio pensiero non corresse a lui. Solo Milo conosceva
i miei più intimi segreti e solo io conoscevo i suoi. Gli volevo un bene
dell’anima e desideravo che fosse sempre al mio fianco.
Un giorno però,
accadde qualcosa che mi aprì gli occhi.
Ci trovavamo ad
allenarci un giorno d’estate particolarmente caldo. Eravamo stanchi e
accaldati. Per scherzo avevo proposto un bagno nel fiume e Milo mi aveva
preso in parola. Si spogliò (ahhh che visione N.D. Kai Harn e Rinoa) e si
tuffò in acqua.
E riemerse subito dopo,
nudo e bellissimo di fronte a me, con i capelli gocciolanti e i magnetici
occhi azzurri che mi fissavano.
Una scossa elettrica mi
percorse il corpo.
Perché ero rimasto
turbato di fronte al mio amico?
A poco a poco mi resi
conto che ciò che sentivo per lui stava diventando qualcosa di più che
un sentimento d’amicizia. Iniziai a capire molti aspetti del mio
comportamento. E capii che dovevo allontanarmi da lui, finché non avessi
messo ordine nei miei sentimenti.
Me n’andai dal
Santuario, e mi allontanai dalla Grecia e da lui. Fui incaricato dal sommo
sacerdote di recarmi in Siberia per allenare un giovane futuro Saint.
Speravo che quegli anni trascorsi lontano mi avrebbero aiutato a
dimenticare un amore impossibile, ma tutto fu vano.
Ogni
tanto tornavo al Tempio, ma non lo incontravo mai. Mi annunciarono che era
tornato nella sua isola natale pochi mesi dopo la mia partenza.
E di nuovo i giorni,
seppur lenti ed inesorabili trascorrevano. L’addestramento del mio
allievo era concluso. Non volevo tornare in Grecia, così decisi di
viaggiare per il mondo e tornare poi per un breve periodo dalla mia
famiglia. E così non tornai al santuario per altri anni, finché il
sacerdote in persona mi richiamò.
Nessuno sa con che
ansia mi recai in quel luogo. Lo avrei rivisto….
Tanti sentimenti si
agitavano in me. Che dovevo fare? Fingere e nascondere ciò che provavo? O
abbandonare la maschera d’indifferenza che cercavo di dipingermi sul
volto?
Ancora riflettevo,
stringendo convulsamente le cinghie della mia urna d’oro, quando lo vidi
venirmi incontro sorridente. Mi abbracciò con tanto affetto che non potei
fare a meno di ricambiare e stringerlo tra le mie braccia.
E di nuovo tutto tornò
come prima.
Ma non mi sentivo
tranquillo. Sentivo come se dovesse succedere qualcosa. Avevo un brutto
presentimento. E avevo ragione.
Il mio presentimento si
è ora materializzato nella persona di un gruppo di traditori venuti qui a
cercar guerra con il Tempio.
Una battaglia è
scoppiata al santuario.
I bronze Saint sono qui
con la loro falsa dea. Sento che nelle altre case si combatte. Già le
prime vittime sono state offerte alla morte.
So
che sicuramente anche io non sopravvivrò. Ma proprio per questo
voglio che sappia tutto. Non posso aspettare oltre. Deve
sapere….ciò che provo per lui…anche se mi disprezzerà…non
m’importa.
L’ho fatto, gli ho
parlato. Non so se abbia capito. Non gli ho confessato i miei sentimenti,
ma un attimo prima di andare via gli ho sfiorato le labbra con un bacio
leggero.
Quei pochi attimi hanno
avuto per me il sapore del paradiso.
Ed è con quella
sensazione ancora indosso che mi avvio serenamente verso il mio
destino…….
CAPITOLO 2:
Sono morto? Si, sono
morto. E anche da molto tempo. Eppure conservo ancora la mia coscienza.
Intorno a me è tutto buio. No, vedo una luce, dapprima molto tenue, poi
così intensa. Una sensazione di calore mi avvolge.
Nella mia testa, nella
mia mente, nei miei pensieri, nonostante sia morto, c’è ancora lui.
Milo. Ma non è qui presente. È ancora vivo, mentre io non lo sono. Da
quanto tempo sono morto? Giorni? Mesi? Settimane?
Sento una voce nella
mia testa. È la voce di un Dio, Apollo. Se continuerò ad essere fedele
ad Atena, posso resuscitare. Che cosa faccio? Accetto o non accetto? In
fondo sono cavaliere d’Atena. Allora do la risposta affermativa al Dio.
Appena resuscitato,
vedo tutti i cavalieri morti durante lo scontro contro i Bronze Saint.
Purtroppo i cavalieri che si erano salvati non c’erano.
Hyoga? Che ci fa lui
qui? Ah, già, Atena! Devono salvarla! Allora perché noi siamo contro di
loro?
Mi sono reso conto del
mio errore solo troppo tardi. Ci hanno ingannato!
Aphrodite, Death Mask e
Saga si scontrano con Shun, Shiryu e Seiya. Io e Shura abbiamo combattuto
contro Berenice, e siamo di nuovo morti. E io non ho potuto rivedere Milo.
Che strano! Morto due
volte e resuscitato una. E tuttora conservo coscienza, anche se non riesco
a vedere nulla. No, anzi… qualcosa la vedo! Non al di fuori di me, ma
dentro la mia mente…
Milo? Quello è Milo!
Ma come si è ridotto! È diventato così pallido e smunto! E quello?
Ancora Hyoga? Sta
parlando con lui.
“ Io penso che lui
sia ancora con noi” pronuncia Milo.
Stanno parlando di me!
Certo che starò sempre con voi, ma soprattutto con te, Milo, che hai
cambiato la mia vita così tanto…
Per fargli sentire che
io li penso ancora, come devo fare? Trovato! Faccio scendere fiocchi di
neve, così capiranno la mia presenza, e la loro sempre all’interno del
mio cuore.
Passa tanto tempo, e
non c’è ora, non c’è minuto, non c’è secondo che non osservi
Milo.
Dopo
molto tempo, di nuovo resuscito, costretto, mio malgrado a partecipare ad
una nuova guerra. Ma non dura tanto. Sono sconfitto e torno nell’aldilà,
mentre Milo sta combattendo con i suoi compagni contro il dio
dell’Oltretomba.
Oh, no! Milo, ti prego
non soffrire così tanto, il dolore che senti tu lo sento anche io!
Non uccidetelo, vi
prego, non uccidetelo! È la cosa più importante che ho! Anche se morendo
mi raggiungerà io non voglio vederlo soffrire così!
Ehi, che succede?!
Una luce mi acceca!
Posso vedere con gli occhi! Ho di nuovo il mio corpo!
Milo, aspettami, sto
arrivando!
Oh, no… sei già
morto… Il mio cuore si è spezzato…
No, ancora non è
morto! Mi sta guardando sorridendo! Allora mi vede?!
Grazie Atena. Per
avermi riconcesso di vederlo. So che è solo merito tuo. Sei stata tu a
ridarmi il mio corpo, anche in sola forma di spirito.
Milo, tieni la mia
mano. E vieni con me.
“Vieni. Separati
nella vita terrena, rimarremo insieme nella vita ultra terrena. Non voglio
più lasciarti.”
Queste parole mi escono
dalla bocca involontariamente. Ma lui, continuando a sorridermi, prende la
mia mano e lascia il suo corpo adagiato sul duro terreno…
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