La Corona del Sole
di Hymeko
"Ma dov’è finita?"
Il Faraone scostò dei rami secchi, tentando di non farsi intrappolare dalle fronde dei cespugli. Le foglie aride, residuo del precedente autunno, scricchiolavano sotto i suoi piedi, creando un tappeto spesso dove gli oggetti sapevano nascondersi. Come la pallina da tennis che stava cercando, ad esempio.
"Maledizione, non ho tutto questo tempo!"
Anche se l’ombra di quel luogo era piacevole, il padrone di casa lo stava aspettando…non poteva farlo attendere.
"Merda"
sussurrò, accovacciandosi e sbirciando fra le foglie. Il sudore gli colava lungo il corpo…faceva caldo quel giorno, e la lunga partita a tennis lo stava sfiancando.
Gli insetti ronzavano accanto a lui, tutto era silenzio, il rumore della strada non arrivava sin lì. Respirando con calma, tentò di immergersi in quell’ambiente. Dopo pochi attimi, si rese conto che c’era anche un altro suono, un po’ strano…assomigliava a quello di una porta che si stesse aprendo lentamente e con fatica, come se il tempo avesse accumulato davanti alla soglia ogni sorta di impedimento…
’Sarà il vento’
pensò fra sé…prima di irrigidirsi. Non l’aveva immaginato…c’era stato davvero un rumore…
Si alzò, e avanzò lentamente verso la fonte. Se avesse sventato un tentativo di intrusione, forse…
Una sfera gialla attirò la sua attenzione…la pallina da tennis che stava cercando. Si guardò in giro…nessuno. La prese e la ripulì, ma quando alzò gli occhi la palla cadde di nuovo.
Non si era sbagliato di molto. Il rumore non era di una porta, ma di una botola. E Seto Kaiba lo guardava, per metà fuori da un tunnel, gli occhi blu sgranati e le labbra leggermente socchiuse.
Si fissarono in silenzio. Il cuore del Faraone batteva all’impazzata…non si erano più visti da…da…da quando il presidente se n’era andato dopo la colazione in quel ryokan. Lo aveva cercato per mezza città, in compagnia solo di Yugi, prima di tornare all’alloggio. E lì aveva scoperto che aveva ripreso il viaggio col primo treno disponibile…solo dopo quel che aveva detto loro Mokuba aveva compreso sino in fondo quel gesto. Kaiba credeva che lui si fosse messo con Nakano. E ora…forse per merito di un destino davvero beffardo, si rincontravano proprio lì. Nella villa di Ren Nakano.
"Ehi Yugi l’hai trovata? Ti serve aiuto?"
Il Faraone sobbalzò. Aveva perso troppo tempo, Nakano era andato a cercarlo. Si voltò verso Kaiba, ma non lo trovò. Il presidente era sparito senza un fruscio.
’Cosa penserà adesso di me?’
si chiese, mentre raccoglieva la pallina e andava a finire di giocare il match, il cuore pesante come non mai.
………
La sera era scura e calda, il naturale prolungamento di quel giorno torrido. Le stelle brillavano nella notte senza luna, specchiandosi nella polla che un ruscello creava a un’estremità del parco della villa. Non era mai stato in quel punto, ma quella era la sera più adatta per visitarlo. Dopo un attento esame della mappa della dimora, aveva compreso che il boschetto vicino al torrente era il luogo ideale per nascondersi. Kaiba doveva essere lì…non se l’era sognato, nonostante le parole di Nakano. Gli aveva assicurato che nessuno sarebbe mai potuto entrare senza permesso. Lui non aveva fatto il nome dell’ex, naturalmente, ma aveva preso spunto dalla notizia di un Tg per indagare un po’. Forse l’altro aveva percepito la sua preoccupazione, e di conseguenza aveva tentato di rassicurarlo.
In effetti aveva paura…come avrebbe reagito Kaiba a un nuovo incontro? Che cosa pensava, cosa provava in quel momento? Sapeva che lui era lì, nella casa di quello che credeva essere il suo nuovo ragazzo…aveva inferto un’altra orribile ferita al suo animo.
Per questo era andato lì. Doveva spiegarsi. Doveva fargli sapere la verità.
Strinse i pugni. Yugi gli mancava tantissimo. Lui avrebbe di certo saputo fargli vedere il lato buono della vicenda.
’Yugi…’
Il suo amico dipendeva da lui, era innegabile, ma in quei giorni di solitudine stava scoprendo che persino un forte faraone aveva bisogno di qualcuno che lo comprendesse.
’…ti salverò’
Respirò a fondo l’aria profumata di fiori di robinia. Aveva un’altra cosa da scoprire: il motivo della presenza lì di Kaiba.
"Dove sei?"
mormorò alla notte, sedendosi su un masso accanto alla fonte. Non c’erano zanzare, il padrone di casa le odiava e aveva fatto bonificare la zona, per cui la sera era tranquilla. Solo i grilli rompevano il silenzio, ma il loro frinire non lo disturbava. Voleva solo parlare con lui…dirgli la verità…e farsi abbracciare.
Arrossì al ricordo della notte a Kitakami…non avrebbe mai rinunciato a quel calore.
’Kaiba…"
Sbirciò l’orologio. Erano quasi le undici di sera…presto Nakano sarebbe andato a cercarlo.
"…dove sei?"
pigolò, soffiando via un seme di dente di leone, seguendone il volo fino a…
Spalancò gli occhi. Kaiba era lì. Accanto a un albero, nascosto nell’ombra. Invisibile a tutti tranne che a lui.
Si alzò, tremando leggermente. Il suo ex ragazzo lo guardava inespressivo, quasi fosse una parte del paesaggio. Ma era lì…era lì e non sembrava intenzionato ad andarsene. L’unica fonte di preoccupazione era che qualcuno potesse vederlo parlare da solo…il Faraone controllò che nessuno si stesse avvicinando, poi andò da lui.
"N-Non è come credi"
mormorò più piano di quanto desiderasse. L’altro alzò le spalle e non disse nulla, appoggiato con noncuranza al tronco.
"Kaiba…per favore"
I suoi occhi freddi lo sfiorarono, e il Faraone non vi trovò nulla. I sentimenti che aveva intravisto a Kitakima, la gentilezza nei suoi confronti, la preoccupazione…non c’era più nulla. E nemmeno rabbia e rancore.
"Non c’è nulla fra me e Nakano. E non è successo niente neanche a…"
"Guarda che non mi devi delle spiegazioni"
mormorò il presidente, e lo Spirito del Puzzle si sentì morire dentro. Quella voce piatta…
"Ma…"
"Noi non stiamo più assieme. La nostra storia è finita. È tuo diritto metterti con chiunque tu voglia. Non apprezzo Nakano, ma sei tu che devi starci"
L’altro aprì e chiuse la bocca senza emettere suono, mentre Kaiba continuava a fissare il tetto della villa oltre le cime degli alberi. Quel distacco, e la calma con cui gli stava vicino…non c’erano più emozioni per lui. Era l’atteggiamento di chi è passato oltre a tutto…
"A-Allora perché ora sei qui?"
Se non era per vedere lui…
"Hm? Sto controllando un paio di cose"
mormorò, osservando i semi volteggiare leggeri nel vento.
"Kaiba…"
"Però devo anche ammettere che sono curioso. Come mai non hai detto al tuo ragazzo che c’è un intruso in casa sua?"
Tuo ragazzo…diceva quelle parole con la stessa semplicità con cui ordinava ai suoi sottoposti di far licenziare la gente.
"Perché Nakano non è il mio ragazzo…io…amo…te"
bisbigliò in un flebile lamento…lo stava perdendo…lo stava perdendo sempre più…anche se avesse allungato la mano e toccato il suo corpo, la sua anima sarebbe rimasta fuori dalla sua portata…
L’altro sbuffò, scuotendo la testa:
"Ascolta, non mi interessa se lo ami. Ormai ho superato tutto, quindi per me non c’è problema se hai deciso di metterti con lui. Ma smettila di tormentarmi, va bene?"
Ma il Faraone si aggrappò al suo soprabito scuro:
"Come sarebbe a dire che hai superato? Quello che c’è stato fra noi non conta più niente per te?"
Kaiba lo fissò. Il suo ex aveva degli occhi così belli…e la disperazione li rendeva ancora più intensi…forse non era proprio vero che aveva superato tutto, ma non poteva farglielo scoprire. Faceva così male saperlo fra le braccia di un altro…
"No. Accetta la fine della nostra storia. Ormai non c’è più nulla…"
Quelle parole non fecero male solo al suo ex ragazzo, ma il presidente si impose di andare avanti.
"…quindi fai come me. Mettici una lapide sopra e vivi"
"U-Una l-lap-p-ide…su noi due?"
Kaiba annuì. Non aveva la forza di parlare. La stava usando tutta per trattenersi dall’allungare il viso, e asciugargli quel rivolo di lacrima con le labbra.
"Non puoi averlo fatto sul serio…hai detto che non è una questione d’amore! È una problema di fiducia, non d’amore! L’hai detto tu! Tu mi ami ancora, devi amarmi ancora!"
"…non più. Non ho più amore per te"
Non era completamente vero. Aveva pensato che il suo cuore non avrebbe più sussultato alla vista del Faraone, ma adesso che l’aveva davanti aveva scoperto che, nonostante tutto, era ancora legato a lui. Lo vedeva tremare, e desiderava abbracciarlo. Lo sentiva gemere, e voleva baciarlo.
Scosse la testa. Perché non riusciva a smettere d’amarlo?
"…Kaiba"
Il presidente aprì la bocca, ma il rumore di qualcuno che si avvicinava gelò la situazione:
"Devo andare. Fai quello che vuoi col mio segreto"
Liberandosi con facilità dalla sua stretta si dileguò nella notte, allontanandosi il più possibile. Di certo era Nakano quello che stava arrivando…non voleva vedere cosa sarebbe accaduto fra loro. Se si fossero scambiati delle effusioni…all’idea il suo cuore sembrò esplodere di gelosia.
"Maledizione!!!"
La notte era senza luce, come il suo cuore. Il vento soffiava forte, esattamente come secondo le sue informazioni. Tutto stava andando come previsto…a parte lui.
Come al solito, il Faraone gli dava da pensare. Non avrebbe mai creduto di incontrarlo lì…aveva sperato che quella con Nakano fosse solo l’avventura di un giorno. Invece, a quanto pareva, era una cosa seria…perché altrimenti avrebbe sopportato quello che…gli stava facendo? Senza il Puzzle, poi. Era completamente indifeso…si fidava già così tanto di lui? Che ne pensava l’altro Yugi?
Strinse i pugni fino a sentire le unghie conficcarsi nella pelle, nonostante portasse i guanti. Cosa aveva Nakano in più di lui? Non la bellezza, né i soldi.
’Forse…la benevolenza verso gli altri’
In quella lo stracciava…ma credeva che il suo ex avesse accettato quel lato del suo carattere. E che avesse compreso che era freddo solo con le persone di cui non gli importava nulla.
’Merda…’
Perché si tratteneva lì? Aveva recuperato quel che doveva, che aspettava ad andarsene? Aveva rubato quel che gli serviva, e quel pidocchioso di Nakano non se ne sarebbe mai accorto.
Ma i suoi piedi non si muovevano. Era stato sul punto di spiccare il volo, la musica proveniente dal salone delle feste avrebbe coperto il sibilo…quando il suo ex era uscito. Seguito da Nakano. E lui non aveva potuto che immobilizzarsi.
’Yugi…’
Non vederlo per quasi due mesi l’aveva illuso di averlo dimenticato. Invece tre sere prima se l’era trovato davanti, con una pallina in mano e addosso un completino da tennis bianco, che lo faceva sembrare sottile e minuto come non mai. E il suo cuore aveva perso un colpo quando aveva superato lo shock, e realizzato che stava giocando col suo odiato avversario. Era andato a vivere con lui…osservava quella villa da quasi una settimana, e non l’aveva visto entrare dal cancello, quindi significava che era già dentro…fece un bel respiro, o sarebbe caduto. Aveva un po’ di nausea, all’idea del suo corpo posseduto da un altro uomo.
Guardò giù, verso i due ragazzi. Nonostante non avesse mai sofferto di vertigini, in quel momento le aveva. Il suo ex era appoggiato con la schiena al parapetto, e Nakano s’era portato di fronte a lui, vicino vicino, le mani appoggiate sul marmo accanto ai suoi fianchi. Era troppo anche per chi aveva deciso di darci un taglio.
Sorrise mentre si metteva una maschera e preparava tutto il necessario…stava per agire come un eroe.
’Peccato che la mia principessa non mi voglia’
Accese al minimo i razzi che portava sulla schiena e saltò. Non lo avrebbe lasciato a Nakano. Accettava con fatica di averlo perso…non avrebbe mai permesso a uno come quello di averlo.
Un leggero colpetto annunciò il suo arrivo sulla balaustra…il Faraone non fece in tempo a girarsi, che un pezzo di nastro adesivo gli tappava la bocca, un braccio lo teneva per la vita e un coltello gli minacciava la gola.
Nakano strabuzzò gli occhi. Non aveva potuto fare nulla. Un’ombra era calata dal cielo, silenziosa come la morte e rapida come il suono, e aveva preso fra le braccia il suo ospite. D’istinto era arretrato quando l’aveva visto arrivare…si maledisse per esser stato tanto pavido. Ora il ragazzo che stava corteggiando era in pericolo.
"Stai tranquillo, Ren Nakano, e tutto andrà bene"
La sua voce era metallica e gracchiante…stava usando un modulatore per rendersi irriconoscibile. Anche se Kaiba sperava che Yugi lo riconoscesse in fretta.
"C-Chi sei? Cosa vuoi?"
pigolò l’altro. Era spaventato, per sé e per Yugi…se gli fosse successo qualcosa…
"Voglio che tu stia tranquillo"
Dentro di sé Kaiba sogghignò. Stava andando tutto secondo i suoi piani. Nakano lo guardava scioccato, mentre il Faraone lo fissava atterrito, il corpo percorso dai brividi. Anche se l’aveva riconosciuto, cosa di cui non aveva certezza, non sapeva come avrebbe agito. Era indifeso fra le sue braccia, in un modo così diverso da come era abituato…il presidente represse il dispiacere per quella paura. Non aveva il tempo di essere gentile.
"N-Non fargli del male, ti prego! Ti darò tutto quello che vuoi, ma lascialo andare!"
"Quello che voglio?"
Kaiba lasciò che sul suo viso si dipingesse un sorriso malvagio:
"Voglio solamente che tu non faccia assolutamente nulla, o questa bella principessa…"
e gli punse la pelle del collo, raccogliendo una goccia di sangue con la lama e ammirandola alla luce fioca della notte. Le tende del salone erano state tirate, probabilmente per non guastare i giochi di luce con cui era stato decorato l’interno…nessuno poteva vederli.
"No! Farò quello che vuoi! Ma liberalo!"
’Scordatelo…non lo lascerò a te!’
"…solo quando sarò abbastanza lontano da considerarmi al sicuro. Nel frattempo, la principessa sarà mia gradita ospite"
Nakano schizzò in piedi, e Kaiba appoggiò la lama sul collo del suo ex. Detestava farlo, ma era tardi per tornare indietro.
"N-No! Ti darò tutti i soldi che vuoi, tutto quello che ho, ma liberalo!"
"Sei più scemo di quanto pensassi…ho già quello che voglio. Mi sono preso un souvenir dalla tua magione, e ora mi prendo un pass per una fuga tranquilla e sicura"
"Non importa cosa sia! Non mi interessa! Ma lascialo andare!"
Kaiba ridacchiò, e tenendo ben premuta la lama, infilò l’altra mano in tasca, estraendone un pendaglio dorato, riccamente intarsiato con un motivo di scanalature sottili…una sezione di raggiera, una parte della Corona del Sole.
Nakano lo fissò senza fiato, e il presidente notò di sfuggita che gli occhi del suo ex si erano illuminati.
"C-come hai fatto a…"
Infilandosi il medaglione al collo, Kaiba alzò le spalle:
"Questo non ti deve interessare. Ciò che devi tener bene a mente, è che se proverai a seguirmi, a scoprire dove sto andando, se tenterai in qualsiasi modo di riprenderti questo gioiello…per la principessa sarà la fine. Non fare nulla, e sarà onorata e rispettata, e la rivedrai illesa. Muovi solo un dito per intralciare i miei piani…e le farò rimpiangere il giorno in cui ti ha conosciuto"
mormorò con malizia, posando un bacio su una delle ciocche del suo ex, scatenando i suoi mugolii terrorizzati. A quanto pare non gradiva molto quel trattamento…
"T-Ti prego…non mi interessa del gioiello…ma l-lascialo…"
"Devo ferirlo di nuovo, perché tu mi dia ascolto?"
L’urlo soffocato del Faraone convinse Nakano a non aggiungere nulla…aveva sentito la lama scorrere…e quegli occhi blu nei suoi…ma era davvero lui? Non capiva…Kaiba perché lo stava trattando così? Era il frutto della sua colpa, o…della gelosia?
"Sai, principessa, dovresti ringraziarmi. Grazie a me saprai quanto questo pidocchio tenga a te…non tutti hanno la fortuna di conoscere i veri sentimenti del partner"
’Kaiba!!!’
Inconsciamente il Faraone si rilassò. Stava mettendo alla prova Nakano, stava giocando con lui. Non gli avrebbe fatto del male. Non l’avrebbe fatto davvero…con uno strattone, Kaiba lo fece voltare. Erano uno di fronte all’altro adesso…con un movimento fluido, il suo ex ragazzo aveva fissato un moschettone alla sua cintura, e se l’era tirato contro.
"Addio, Nakano. Fai il bravo e andrà tutto a posto"
e partì.
L’antico re avrebbe voluto urlare, ma Kaiba gli teneva stretti i polsi, impedendogli di togliersi il nastro adesivo. Il presidente aveva sulle spalle due microrazzi, stavano volando via verso il cielo, ad alta quota…iniziavano a lacrimargli gli occhi, e la velocità gli impediva di respirare bene…stava diventando sempre più difficile, sarebbe soffocato…
"Aspetta…"
Ancora quella voce gracchiante nelle orecchie…poi poté respirare meglio. Gli aveva strappato via metà dello scotch, l’aria aveva ricominciato a fluirgli in gola. Non riusciva ancora a parlare, ma almeno il battito del cuore stava rallentando. Dove lo stava portando? Cosa sarebbe accaduto? Di sicuro non voleva che si facesse male in volo…Kaiba lo stava premendo contro di sé, tenendogli ferme le braccia e la testa. Il Faraone chiuse gli occhi, e si immerse nel suo calore. Era un abbraccio, in fondo.
………
Quella era una delle cose pazzesche del conoscere Seto Kaiba. Un laboratorio in un vano nascosto del rimorchio di un autotreno, attrezzato di tutto punto! E il mezzo era ancora in movimento, si erano infilati dentro da uno sportello sul tetto. C’erano una finestrella su un lato, e una porta che conduceva presumibilmente all’altra parte del rimorchio…il Faraone scosse la testa, mentre lo liberava dall’imbracatura. Che altro sarebbe successo?
Stava per togliersi il cerotto, quando l’altro lo fermò, mostrandogli un foglietto.
Potresti avere dei microfoni addosso. Togli il lo scotch se vuoi, ma non pronunciare il mio nome, e continua a sembrare spaventato.
’Veramente lo ero sul serio…’
L’antico re annuì, e si liberò, respirando a fondo. Sarebbe stato meglio assecondarlo…anche lui aveva bisogno del frammento della Corona del Sole.
"Chi sei? E cosa vuoi da me?"
Kaiba ridacchiò. La farsa continuava…
"Siediti qui, principessa, e stai calma. Non ti accadrà nulla…se i sentimenti di Nakano per te sono davvero importanti"
"Noi siamo solo amici!"
Il presidente si bloccò un attimo: quella risposta era per lui, non per il rapitore. Era il suo modo di ripetergli ancora che lo amava.
Scosse la testa:
"Qualsiasi cosa voi siate, a me basta che se ne stia fuori dai piedi. In questo minibar ci sono bibite e qualcosa da mangiare. Serviti pure. E lì c’è una cassetta per il pronto soccorso, disinfettati quel taglietto"
e andò a sedersi davanti a dei computer, non occupandosi più di lui. Era stato stupido. Se avesse avuto addosso delle microcamere, Nakano avrebbe letto il foglio, e avrebbe capito che si conoscevano. Forse, dato il suo cervello da gallina, non sarebbe riuscito a risalire a lui…forse. Strinse i denti. Fortunatamente non si era ancora tolto la maschera…doveva solo sperare di aver avuto fortuna.
………
"Siamo fortunati"
Il Faraone sussultò, svegliandosi dallo stato di torpore in cui era caduto. Kaiba si era finalmente tolto la maschera, e aveva smesso di trafficare fra tastiere e manopole. Si erano rivolti poche parole, e le sue risposte erano state fredde e disinteressate. Proprio una conversazione fra due estranei. E nell’ultima ora non si erano detti nulla.
"Perché?"
mormorò, versandosi una tazza di tè caldo. In quel rimorchio faceva fresco, e lui iniziava ad aver sonno. Dovevano esser passate le due di notte.
"Perché hai addosso solo due trasmettitori di posizione, niente microfoni o microcamere. Alzati e stai fermo"
L’altro obbedì, mentre Kaiba gli passava attorno una specie di scanner portatile, che emise un suono acuto al passaggio vicino al colletto della sua camicia.
"C-Cos’era?"
gli chiese intimorito.
"Ne ho localizzato uno. Credo che dovrò rovinarti la camicia"
e senza aspettare prese delle forbici e tagliò via la punta del colletto.
"Kaiba! Avresti anche potuto lasciare che me la togliessi!"
Il presidente sbuffò, mentre controllava il segnalatore, scuoteva la testa e lo schiacciava fra il pollice e l’indice di una mano.
"Non ho tempo per i convenevoli"
"O forse non lo vuoi trovare?"
ribatté il Faraone, lanciandogli un’occhiataccia torva. Si era rimesso a smanettare con altri attrezzi…che altro c’era ancora?
"Perché hai distrutto quel trasmettitore? Nakano adesso saprà che l’hai trovato"
"Era quello che volevo. Era facile da scoprire, chiunque l’avrebbe scovato. L’altro non lo distruggerò, te lo toglierò e basta, poi penserò a dove appiccicarlo…così il tuo ragazzo penserà di aver a che fare con un dilettante. Comunque, devo dire che non ha una gran fiducia in te, se ti ha piazzato addosso due cimici"
"Non è il mio ragazzo. E non mi curo della sua fiducia. Ma dov’è l’altro? Il tuo coso non l’ha rivelato, mi pare"
"Sì. È di un genere più raffinato, probabilmente in ceramica. Mi stupisco che quel pezzente sappia come usarli. Lo credevo scemo quasi quanto Jono-uchi"
Il Faraone inarcò un sopracciglio, soprassedendo ai commenti sui suoi amici:
"Ceramica?"
"È difficile da rilevare. Impossibile, se non si sa come cercarlo. E potrebbe esser problematico da togliere"
"Cosa vuol dire problematico?"
Istintivamente il Faraone si strofinò le braccia…quella spiegazione aveva un che di sinistro.
"Che i trasmettitori in ceramica vengono impiantati sottocute, o in un lobo delle orecchie"
"Eh???!!! Mi dovrai tagliare?"
"Probabile. Il problema sorgerà se te l’ha piazzato in posti più…sconvenenti, diciamo. Ad esempio se te l’avesse inserito mentre ti preparava, allor…"
SCIAFF
Lo schiaffo che ricevette gli fece girare la testa dall’altra parte, e gli lasciò un’impronta rossa sulla guancia. A dire la verità, Kaiba non pensava veramente che avrebbe potuto piazzarlo lì, perché quasi certamente sarebbe stato espulso con le prime feci. No, l’aveva detto solo per ferirlo ancora. Per tormentarlo, per farlo star male. Non avrebbe mai creduto di averlo già portato al punto di rottura.
Si portò una mano sulla guancia e lo fissò. Il Faraone ansimava, lui stesso incredulo di averlo colpito. Aveva gli occhi lucidi, e tremava vistosamente. Raramente lo aveva visto tanto infuriato, ed era una fortuna che non avesse il Puzzle, o probabilmente lo avrebbe usato…sarebbe arrivato a distruggere di nuovo la sua anima?
"Non ne posso più, Kaiba. Sono stanco, ho sonno e freddo, ma soprattutto non ne posso davvero più delle tue parole. Hai messo una lapide su di noi? Va bene, farò altrettanto. Smetterò d’amarti. Mi ci vorrà un po’, ma la smetterò. Sono stanco di sentirmi rinfacciare quello che ho fatto, e delle insinuazioni che fai su di me. Ma non tenterò più di convincerti del contrario. Hai vinto. Hai distrutto quel che ancora mi legava a te. Spero che adesso tu sia contento"
"…lo ero di più prima di quel ricordo"
mormorò il presidente contrariato. Mai avrebbe smesso di rinfacciargli che era colpa sua!
"Sì, hai ragione, è colpa mia. Ho rovinato tutto e non merito il tu perdono, va bene? Ma tu contraddici te stesso. Continui a ripetere che non ti importa più nulla di me, eppure non fai altro che tormentarmi ogni volta che ne hai la possibilità. Forse quella lapide sul nostro rapporto non esiste…o forse sei ancora talmente innamorato di me da odiarmi!"
"…le mie sberle fanno più male delle tue"
rispose l’altro, alzandosi e torreggiando su di lui, dall’alto del suo metro e ottantacinque di altezza. Il Faraone deglutì ma non arretrò, né abbassò lo sguardo. Non aveva speranze in uno scontro fisico. Se Kaiba avesse voluto…non si mosse quando gli posò una mano su una spalla, e iniziò a farlo girare su se stesso, passandogli addosso una specie di microfono.
"Non hai capito nulla. Non mi importa se sei stato a letto con lui o meno. Mi hai chiesto spiegazioni sui trasmettitori in ceramica, e io te le stavo dando. Però…"
Non era una gran risposta e lo sapeva, l’unica cosa che poteva fare era inacidire ancora di più quella situazione.
"…se hai le tue cose non è colpa mia"
Il Faraone si voltò di scatto, infuriato, sbattendo la spalla contro il microfono, che squillò forte.
"Oh…"
Kaiba si risedette con noncuranza, come non fosse successo nulla.
"…ecco dov’è il segnalatore. Togliti la camicia"
"Kaiba…"
ringhiò il suo ex, squadrandolo furioso…stava per esplodere, non provava una rabbia simile da…da…
"Allora? Hai intenzione di restare col guinzaglio di Nakano al collo per sempre? Perché se è cos…"
Il secondo schiaffo non arrivò a destinazione. Il Faraone strinse i denti: Kaiba l’aveva bloccato a metà strada, e lo teneva lontano con la stessa facilità con cui avrebbe soverchiato Anzu o Shizuka. E i suoi occhi brillavano feroci…
"Mi pare di capire che tu non ti sia reso conto che senza il tuo Puzzle sei indifeso…quindi o ti dai una regolata, o finisci a calci giù dal camion. Scegli"
Ma l’antico spirito non era più intenzionato a essere docile e debole. Era sì tutta colpa sua, ma il suo cuore non riusciva più a sopportare quel disprezzo:
"Non ti converrebbe molto. Ren…"
e usò volutamente il nome del rivale del suo ex…
"…sarebbe lietissimo di venirmi a salvare. E io potrei lasciarmi scappare assolutamente per caso il tuo nome"
Kaiba si strinse nelle spalle:
"Credi che mi importi? Ho già quello che voglio"
e giocò con il gioiello che portava al collo.
Il Faraone strinse i denti…non avrebbe voluto scoprire così in fretta le sue carte, ma a quanto pareva non aveva scelta:
"Allora ho un altro motivo che ti indurrà a essere più gentile con me. Ho io l’ultimo frammento della Corona del Sole"
Due stiletti di ghiaccio sembrarono trapassarlo, poi l’altro sbuffò:
"Bel tentativo"
"Non ci credi? Come vuoi…Shadi, appari"
aggiunse, mentre Kaiba sogghignava sprezzante. Ma quel sorriso svanì, quando il custode di due Oggetti Millenari apparve:
"Eccomi a te, sire, per servirti"
"Shadi, mostra l’oggetto che ti ho affidato"
"Sì, sire"
Kaiba rimase a bocca aperta, vedendo fra le dita di quel…quella specie di spettro il bagliore di uno dei frammenti del gioiello che cercava. Il suo ex stava dicendo la verità…
"Bene, ci credi adesso? Shadi, ritirati pure"
"Ai vostri ordini, sire. Ma…perdonatemi se mi permetto, è tutto a posto?"
e guardò con astio la mano di Kaiba, che ancora stringeva l’avambraccio del Faraone.
"Non preoccuparti, dobbiamo solo iniziare a contrattare. Vai pure"
"Come desiderate"
e svanì.
Il presidente dovette sfruttare tutta la propria esperienza per non mostrarsi sorpreso, e dopo averlo lasciato andare si passò la mano sul soprabito, come a volerla ripulire:
"Non sei in posizione di esigere qualcosa, Yugi. Io ho sette frammenti del gioiello, tu solo uno. E dato che l’hai trovato, devo dedurre che anche tu sei stato coinvolto dall’Ombra Lunare. Lasciami indovinare…"
strinse gli occhi, squadrandolo.
"…non ti ho ancora visto col Puzzle al collo. E dato che i tuoi fedeli cagnolini non sono con te, immagino che quei ricattatori ti abbiano portato via anche loro"
Digrignando i denti, il Faraone si sedette:
"Invece il tuo piccolo seguace dov’è? Immagino sia per Mokuba che raccogli i pezzi. Lo hanno rapito, e come lasciapassare quell'organizzazione ti ha chiesto la Corona del Sole completa. Come a me"
Si studiarono in silenzio. Ognuno conosceva i punti deboli dell’altro, ma nessuno era intenzionato a cedere, a fare la prima mossa. E c’era ancora quel trasmettitore da togliere…
Kaiba sospirò piano. Non aveva molta voglia di fare il primo passo. Avrebbe significato dimostrarsi debole, o ansioso. Anche se era preoccupato per Mokuba, non credeva che gli avrebbero fatto del male. Lo avevano riconosciuto come legittimo possessore della Millenium Rod, quindi conoscevano il suo potere.
’Più di quanto ne sappia io, probabilmente’
Lo temevano, gli portavano rispetto. Avrebbero dovuto fare lo stesso col suo fratellino, altrimenti avrebbero scatenato la sua ira…gliel’aveva fatto capire chiaramente. Ed era certo che il messaggio fosse giunto a destinazione.
Per quanto riguardava il suo ex, invece…forse c’era il modo di farlo arrabbiare un altro po’. In fondo anche quell’ira andava a suo vantaggio. Avrebbe smesso di adocchiarlo con quegli occhi da cucciolo bastonato, non gli avrebbe più rivolto scuse o parole d’amore, ma solo risposte acide e sguardi di fuoco. Era una situazione perfetta…così sarebbe stato più facile continuare a odiarlo.
Si alzò, e preparò gli strumenti per estrarre il segnalatore. Poi lo guardò un po’ spazientito e disgustato:
"Dato che a quanto pare nessuno cederà i propri pezzi all’altro, dovremo arrivare assieme alla porta. Quindi che ne diresti di venire qui a farti togliere quella cimice? Avrei una persona da andare a salvare, io"
"Non mi ero mai accorto che tu fossi tanto irritante. Devo ricredermi sulle opinioni di Jono-uchi"
Ma il Faraone si alzò lo stesso, togliendosi la camicia e lasciando che il suo ex facesse quello che doveva. Sulla sua spalla c'era una crosta lunga e sottile, probabilmente il trasmettitore era stato inserito mentre veniva curato.
’Sembra lo sfregio dovuto a un rovo'
"Adesso stai fermo, pizzicherà un po’. Ma pensa, anch’io devo rivedere l’opinione che avevo di te. Nonostante tutto, non credevo tu fossi tanto ritardato da dar retta ai pareri di quello"
e gli tolse il trasmettitore.
"Ahi! Kaiba!"
"Fermo che sanguini! Tranquillo, non c’è bisogno di punti"
L’altro fece una smorfia:
"Che gentile. Come quando mi hai tagliato sul collo"
commentò ironico.
"Già. Mai quanto Nakano. Chissà cosa avresti fatto se fossi stato io a metterti dentro una cosa simile…"
e gli mostrò la piccola cimice sporca di sangue. Era grande quanto l’unghia di un mignolo, bianca e piatta.
Il Faraone sospirò, tirando l’ultima picconata ai suoi sentimenti:
"Fortunatamente non stiamo più assieme, quindi il problema non si pone"
"Già. E dopo esserci liberati di questo, contrattiamo"
Ghignando soddisfatto, Kaiba lo inserì in una specie di pallina morbida, fatta di un materiale simile al chewing-gum. Poi abbassò il finestrino del laboratorio, e lo gettò sulla prima macchina che incontrarono. Infine si sedette di fronte a lui, gambe e braccia incrociate, pronto alla lotta. Non gli avrebbe concesso nulla.
Ma fu il possessore del Millenium Puzzle a iniziare:
"Va bene. La situazione è semplice. Delle persone a noi care ci sono state portate via. Assieme abbiamo i frammenti per aprire la porta e andare a salvarli…e dato che nessuno di noi vorrà cedere all’altro i propri pezzi, immagino che l’unica scelta possibile sia di collaborare. Ma prima vorrei essere certo che tu abbia davvero i pezzi che dici"
Il Faraone fece finta di non notare la smorfia di Kaiba, che si aprì una lattina e ne bevve lentamente. Poi, con l’atteggiamento di un ricco nobiluomo che concedeva al proprio umile servitore la grazia di vedere un tesoro, si sfilò dal collo due sottili catenine. In una c’era il pezzo soffiato a Nakano. Nell’altra erano riuniti altri sei frammenti della Corona del Sole.
"È completa. Dobbiamo solo arrivare alla porta"
mormorò, nascondendoli nuovamente.
"Dobbiamo arrivarci senza scannarci a vicenda, vorrai dire"
Kaiba lo guardò senza nascondere il proprio disprezzo:
"Sai, dovresti darti agli affari. Impareresti a sopportare qualsiasi persona, pur di arrivare al tuo fine"
"Ma davvero? E quando non facevi che tormentarmi, anche quello era un modo di arrivare al tuo fine?"
Gli occhi del presidente lampeggiarono soddisfatti:
"Sì. Ci sono arrivato. Ti sei finalmente tolto dalla testa l’idea che io possa perdonarti, o che ti ami ancora. D’ora in poi saremo due estranei. Ne valeva la pena, non trovi?"
Scrollando la testa, l’antico re si prese qualcosa da mangiare:
"Buon per te. Non ne discuterò più. Mi sono stancato di farlo"
Anche Kaiba si alzò. Sul viso aveva l’aria soddisfatta di quando concludeva un buon affare…quell’espressione ferì profondamente lo Spirito del Puzzle, che però inghiottì il proprio dolore. Sapeva che ribattere non sarebbe servito a niente, quindi era meglio seppellire i suoi sentimenti una volta per tutte.
"Perfetto. Allora andiamo. Abbiamo una lunga strada da percorrere"
Aprì una porticina, e il Faraone si ritrovò nell’altra parte del camion. Una moto e una spider blu mare erano pronti all’uso…Kaiba aprì l’auto e accese il motore, mentre il portellone posteriore si apriva.
Il Faraone si sedette accanto a lui, sospirando. Kaiba stava uscendo in retro, il camion si stava ancora muovendo…perché non faceva mai le cose un po’ più semplici?
(alla "Supercar" per intenderci, n.d.Hymeko)
Scosse la testa quando si ritrovarono in strada. La manovra era andata a buon fine, e il portellone si stava chiudendo, portando con sé tutti gli avvenimenti di quella parte della notte. Era buio pesto, e i fari dell’auto illuminavano la strada. La notte era ancora senza cielo, c’erano solo loro per strada. Se una simile situazione fosse capitata mesi prima sarebbe stata dannatamente romantica. Invece la loro storia era definitivamente tramontata…
"Mettiamo in chiaro un’ultima cosa, Yugi. Non mi venire a cercare per aiutarti a salvare i tuoi tirapiedi. Io penserò esclusivamente a Mokuba, chiaro?"
Gli occhi viola lo sfiorarono appena, poi tornarono a guardare il nero attorno a loro:
"Lo stesso vale per me. Non ti aiuterò a salvarlo"
Kaiba fece una smorfia:
"Non chiederò mai più aiuto, né aiuterò un estraneo. E tu lo sei"
Fine
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