DISCLAMERS: Hana e Ru non
sono miei come del resto gli altri personaggi di Slam Dunk, purtroppo sono
degli aventi diritto.
DEDICHE E RINGRAZIAMENTI: A Leyla per il suo compleanno e a
tutti quelli trovano piacevole questa storia.
Questo capitolo di fic è dedicato anche a
Niane
per il suo compleanno. So che gradivi questa fic per cui ho voluto farti
qualcosa di piacevole, spero di non aver commesso una sciocchezza. Sei
una ragazza splendida ed una scrittrice divina. Leggere le tue storie mi
riempie sempre di gioia. Ci metti passione in quello che fai e si vede. Ti
voglio bene!!! Accetta questo piccolo pensiero. Ciao. Ise
NOTE: Questa è una fic senza
grosse pretese, non è molto originale e un po’ frettolosa. Dovrebbe essere
solo dolce e romantica anche se…spero di evitare il melenso. Mal che vada
ricordatevi che non ho i soldi per pagare a tutti le dentiere nuove per
cui….non avetecela con me. Avevo bisogno di una fic così per arieggiare il
cervello in questo periodo assai duro per me e poter riprendere le altre
fic che ho in ballo con maggiore slancio, so che non è bellissima e non è
neanche scritta bene ma spero che a qualcuno piacerà. Se proprio dovesse
disgustarvi ditemelo subito che così eviterò di postare il resto dei
capitoli anche se per me li scriverei lo stesso. Un bacione. Se potete
commentate. Ise
NOTE2: Ormai i personaggi sono partiti per la tangente fanno quello
che vogliono per cui risulteranno OOC per alcune di voi e mi dispiace
moltissimo. Faccio mea culpa. Ise
La coppia
perfetta?
parte
VIII
di Ise
MARTEDI – 3° PARTE
Hanamichi correva disperato. Le lacrime
gli lambivano gli occhi desiderose d’uscire. Perché Kaede l’aveva trattato
in quel modo? Era stato un bastardo eppure…non riusciva più ad odiarlo come
una volta, a provare indifferenza per il suo comportamento scostante …no il
suo petto gli doleva dilaniato da un dolore inspiegabile. Cos’era? La
delusione perché le sue speranze di amicizia con la volpe erano state
infrante oppure era peggio? Non lo sapeva! Non riusciva più a capire se
stesso.
Le sue gambe continuarono a muoversi senza una meta fino a
quando dopo un tempo imprecisato si fermò spossato e tutto ansimante. Era
ancora all’interno del parco e si appoggiò per riposarsi ad un albero con
gli occhi rivolti al cielo grigio. Le stelle cominciavano a fare capolino.
Erano così belle!
Ed in quel momento le lacrime ruppero gli argini ed il
rossino cominciò a piangere per sfogarsi.
“Scusa” una voce dietro di lui lo riscosse.
Sakuragi ricacciò indietro di nuovo le lacrime e malfermo
disse “Non serve che ti scusi, hai detto solo quello che pensavi no?”
“No! Non ho detto quello che pensavo. Non è vero che tu non
sai giocare anzi…è solo che ero amareggiato per la sconfitta e ho detto
delle cattiverie gratuite che mi rendo conto tu non meriti”
Il cuore di Hanamichi accelerò all’improvviso i suoi battiti
mentre il ragazzo si girava verso Rukawa “Dici davvero?”
“Sì ma questa è la prima ed ultima volta che sentirai da me
queste parole. Scusa per averti ferito. Non era mia intenzione”. Pure Kaede
era sorpreso da queste sue parole, lui di solito infatti difficilmente si
rimangiava qualche parola detta. Era un tipo diretto e schietto.
Eppure….quando si trovava davanti il do’aho tutto diventava più complicato.
Si ritrovava a dire cose che non pensava seguendo un impulso istantaneo che
non riconosceva e, quindi, dopo come in quel caso era costretto a pentirsene
e chiedere scusa. Perché Hanamichi aveva quel potere su di lui? Perché
vederlo felice grazia a lui lo rendeva orgoglioso e vederlo triste lo
sconvolgeva? Gli era entrato così tanto dentro?
Il rossino allora sorrise senza dire una parola. Non poteva
quasi credere alle sue orecchie. Kaede Rukawa che si scusava e con lui. Fino
a qualche giorno fa se qualcuno avesse ipotizzato una situazione del genere,
gli avrebbe riso in faccia da quanto assurda era. Il volpino era così
distante e così freddo nei suoi confronti ma ora…qualcosa era cambiato.
Kaede gli aveva rivelato la parte più dolce del suo carattere capace di
sorprenderlo ogni volta con delle piccole tenerezze che ora si
concretizzavano in quelle scuse. Dunque non si era sbagliato su di lui,
Rukawa era davvero il ragazzo splendido che aveva conosciuto negli ultimi
giorni e a cui lui già voleva un mondo di bene. Si gli voleva bene…ormai non
aveva più dubbi. Era per questo che una sua frase cattiva lo gettava nella
disperazione e una sua parola dolce lo faceva sentire bene.
Per un po’ i due giovani si fissarono negli occhi senza
parlare e, poi, Kaede ritornò a chiedere “Allora pace fatta?”
“Sì. Scuse accettate. Non sono più arrabbiato con te. Non
potrei dopo il privilegio accordatomi di sentire la tua voce preferire
parole di scusa, è una faccenda da cose dell’altro mondo. Sei sicuro di
essere la kitsune?” scherzò il rosso.
“No! Sono un alieno” ribadì l’altro accettando lo scherzo.
“Ah ecco mi pareva. Era impossibile che fossi tu” ed il
rossino ridacchiò andando verso Rukawa, il quale contagiato dal compagno
felice che la tensione fra loro fosse stata cancellata s’arrischiò a ridere
a sua volta.
A quella scena Sakuragi ritornò serio, era così bella la sua
volpe quando rideva “Sai Kaede! Tu hai lo strano dono di essere bellissimo
qualsiasi cosa fai. Quando sei imbronciato, quando sorridi, quando ridi,
quando giochi a basket…addirittura quando dormi. Un po’ t’invidio. Tutti ti
ammirano e nessuno oserebbe dirti di no”
Il volpino tornò serio a sua volta mentre rispondeva “Non
devi ammirarmi Hanamichi, non me lo merito. La bellezza dopo tutto non
dipende da noi ma dalla natura. Io preferirei essere ammirato per il mio
carattere, essere capito per quello che sono come succede a te, sei tu
quello da invidiare. Tutte le persone che ti circondano, nonostante le beghe
iniziali alla fine non posso che volerti bene. Sei così dilagante”
Il rossino arrossì “Grazie! Non credevo che tu pensassi
queste cose di me! Ma su serio…non credo di fare poi molto…tento solo di
essere me stesso sempre. E credimi alle volte la mia allegria e giovialità è
controproducente. Qualcuno pensa solo che sia uno sbruffone e quindi…non mi
accetta. E’ per questo che nessuna ragazza a cui mi sono dichiarato mi ha
mai voluto. Non sono bello e se il mio carattere non fa colpo sono finito”.
Le ultime parole furono pronunciate malinconicamente e Kaede
allora si decise ad intervenire “Quelle ragazze erano solo superficiali e
non ti hanno capito ma non te la prendere. Non ti meritavano. Tu meriti il
meglio dalla vita perché sei una persona eccezionale e poi…..”
“E poi?” chiese curioso il rossino.
“E poi non è vero che non sei bello anzi…..io trovo i tuoi
capelli rossi, i tuoi lineamenti ed i tuoi occhi nocciola molto belli”
rispose imbarazzato il volpino.
Gli occhi di Sakuragi si illuminarono “Davvero?”
“Hn” acconsentì l’altro.
“Grazie” disse per l’ennesima volta Hanamichi al che alzando
le spalle Rukawa biascicò “Per favore non ringraziarmi più ok? Mi fa uno
strano effetto”
“Cioè?”
“Non è da te”
“In effetti…” ed il rossino cominciò a ridere “Però posso
dirti una cosa Kaede? Anche tu, se facessi vedere agli altri certi lati più
dolci del tuo carattere li conquisteresti tutti con il tuo vero io. Quando
ti ci metti sai essere adorabile”
Hanamichi aveva definito adorabile Rukawa senza pensarci e
quando si rese conto di ciò che aveva detto e di quanto aveva scoperto di se
e dei suoi turbamenti con quell’affermazione avvampò di nuovo e provò a
correggersi “No..ecco non volevo dire…adorabile cioè sì …lo sei ma non in
quel senso…diciamo che sei a posto”
Fu proprio Rukawa a correre in suo aiuto “Grazie…per le tue
parole. Non preoccuparti ho capito cosa intendevi, non sono malizioso come
te?”
“Ehi per chi mi hai preso?” ringhiò in quel momento Hanamichi
“Io non sono malizioso, ho precisato solo perchè non volevo dare addito a
dubbi. Mi piaci ma ….”. Si bloccò prima di dire delle stupidate che non
pensava. Dopo tutto si era reso conto di volere bene a Rukawa, anche se
ancora non si rendeva conto quanto.
Rukawa lasciò correre e disse “Andiamo?”. Dopo tutto anche
lui era molto insicuro sui suoi sentimenti.
“Dove?” chiese il rossino sorpreso.
“Torniamo al campetto no? Se troviamo ancora lì Koshino e
Sendo li risfidiamo e sta volta vinceremo di sicuro” rispose fiducioso il
moretto.
Il rossino, invece, era titubante “E se perdessimo di
nuovo? Mi ridaresti di nuovo la colpa? Dopo tutto sono io ad essere una
palla al piede per te. Non sono ancora così bravo anche se mi atteggio a
genio…so riconoscere i miei limiti.
“Veramente per essere sei mesi che giochi sei bravissimo e
poi….non è stata colpa tua sei abbiamo perso. E credimi in questa partita
non faremo gli stessi errori”
“Cosa intendi?”
“Bhe…a noi è mancata la coesione di gioco. Io giocavo
egoisticamente senza pensare che c’eri pure tu…e tu facevi lo stesso…è stato
questo il nostro errore” annunciò il volpino facendo capire che aveva
riconosciuto i suoi sbagli nel due contro due. “Ma sta volta non faremo gli
stessi errori”
“Vuol dire che…?”
“Esatto! Vuol dire che collaboreremo, te la senti genio?”
esclamò il volpino come se fosse stata una sfida usando il suo nome di
battaglia per risollevargli lo spirito.
“Sarebbe bellissimo” esclamò allegro Hanamichi. Era da un
po’ che pensava che collaborare anche in campo con Rukawa sarebbe stata una
bella esperienza. Fare finta che non esisteva, non passargli mai il pallone
durante le partite era altamente stressante e portava solo danni alla
squadra.
“Sarà bellissimo” annunciò il volpino contento di aver reso
felice il rossino e di avergli fatto dimenticare il litigio di poco prima e
i suoi dubbi sulle sue capacità “E così vinceremo”
“Sì vinceremo” ribadì Hanamichi ritornato ad essere il
ragazzo di sempre “Dopo tutto come hai detto tu sono un genio”
E così tra una parola di esaltazione del rossino ed
un’altra i due ragazzi s’incamminarono verso la strada di ritorno che li
avrebbe portati al campetto.
Quando furono a metà strada
però ci fu un fatto che attirò la loro attenzione.
Un bambino di circa cinque
anni si dirigeva verso di loro dalla direzione apposta. Il bambino dai
lucenti capelli neri piangeva disperatamente mentre si guardava in giro alla
ricerca di qualcosa. Con le manine continuava ad asciugarsi gli occhi ed
aveva preso il labbro inferiore tra i denti. Sembrava spaventato.
Subito Hanamichi a grosse
falcate gli fu vicino e gli si inginocchiò davanti tagliandogli la strada.
Il bambino sgranò gli occhi mentre sorpreso tentava di ritrarsi. Non
riusciva a capire se poteva fidarsi o meno di quel giovane.
Il rossino dolcemente lo
tranquillizzò mettendogli le mani sulle spalle e dopo gli chiese con un
tono di voce tenero "Cos'è successo?"
"Papà" fu l'unica risposta
del piccolo.
Kaede che fino a quel
momento era rimasto a guardare la situazione alle spalle del suo compagno di
squadra capì subito cosa era successo. Affiancò Hanamichi, s'inginocchiò a
sua volta per guardare meglio negli occhi il bambino e chiese "Ti sei
perso?"
Il piccolo sembrava
intenzionato a rispondere quando……
….."Kacchan" una voce
poderosa raggiunse le loro orecchie.
Il bambino immediatamente
alzò la testa e sorrise. Dopo di che liberandosi dalla leggera presa sulle
spalle del rossino si diresse verso la voce. Da dietro un cespuglio apparve
un uomo sulla quarantina dai capelli neri che vedendo il piccolo correre
verso di lui urlò tirando un profondo respiro di sollievo "Kacchan"
"Papà" gridò di rimando il
piccolo buttandosi fra le braccia aperte dell'uomo.
"Kairi" lo rimproverò
l'uomo con un tono che doveva essere duro ma che invece si rivelò solo dolce
data la felicità di averlo ritrovato "Quante volte ti ho ripetuto che non
devi allontanarti da me quando andiamo a passeggio insieme?"
"Tante" rispose il piccolo
monello mangiandosi le parole con un sorriso ingenuo stampato sul volto "Ma
tu parlavi con quel signore ed io….ho visto una farfalla e volevo prenderla.
Era così bella"
"Sarà stata bella ma….come
pensi si sia sentito papà quando ha salutato quel suo amico con cui stava
parlando e si è voltato dove dovevi essere fermo a giocare e non t'ha
trovato?"
"Non lo so! Ma anche
Kacchan stava male quando non vedeva più in giro il proprio papà" si
giustificò il piccolo.
"Lo so!" mormorò l'uomo
sorridendo al figlio "Ed è per questo che non devi allontanarti dal papà,
perché se no ti perdi ok? Promettimi che non lo farai più"
"Prometto" giurò
solennemente il piccolo con un'aria di finto adulto che solo i bambini
riescono a tenere.
"Bravo Kacchan" disse il
padre seriamente per poi continuare in tono scherzoso "Ma almeno la farfalla
l'hai presa?"
"No, era troppo veloce"
"Ah…che cacciatore
d'insetti buono a nulla che sei?" lo stuzzicò l'uomo,
"E' perché tu non mi hai
mai insegnato come si fa." borbottò il bambino offeso.
“E vuoi che lo faccia?"
chiese scherzoso il padre.
"Siiiiiiiiii" urlò
elettrizzato il piccolo. E così i due, mentre discutevano allegri della
futura carriera di cacciatore di insetti del piccolo Kairi, dimentichi della
paura e della preoccupazione di pochi minuti prima, si allontanarono uscendo
dalla visuale di Hanamichi e Kaede che erano rimasti fino a quel momento ad
osservarli con diversi sentimenti nel cuore.
I due giocatori dello Shohoku si rimisero in marcia per
tornare al campetto ed intanto pensavano.
Calò il silenzio fra loro.
Hanamichi avendo perso il padre per un infarto aveva guardato
quella scena con il cuore in subbuglio. Dentro di se provava un misto di
tenerezza e malinconia mentre ricordava episodi analoghi che lo avevano
visto a divertirsi con suo padre.
Nonostante il suo atteggiamento da teppista, in effetti, il
rossino e la sua famiglia erano da sempre molto uniti. Aveva pianto per
tanto tempo la morte di suo padre accusandosi pure di essa visto che a causa
di una rissa non era riuscito a raggiungere l’ospedale in tempo per
salvarlo. Tuttavia dopo parlandone con sua madre e capendo che non c’era
niente che avrebbe potuto fare per salvarlo visto che suo padre era morto
subito dopo l’attacco cardiaco aveva messo una pietra sopra al passato ed
ora ricordava l’uomo meraviglioso che era stato suo padre con un sorriso
sulle labbra. Certo non poteva più vederlo, ma sapeva che era sempre con lui
perché il suo ricordo viveva in lui.
Sospirò. Era bello sapere che c’erano altre famiglie unite
com’era stata la sua. Quel papà e quel bambino sembravano volersi un bene
dell’anima.
Tutto sommato era valsa la pena assistere a quell’episodio,
il suo cuore si sentiva sereno.
Sorrise dolcemente e guardò il volpino.
Sakuragi si sorprese per quello che vide.
Il suo compagno di squadra sembrava impassibile come al
solito eppure….ad un occhio attento come al suo non poteva sfuggire una
certa tensione nei suoi lineamenti. Sembrava un po’ scosso.
Perché? Cosa era successo?
Hanamichi si decise a chiederlo “Senti Kaede sei sicuro di
star bene?”
“Sì. Certo. Perché?” rispose fin troppo in fretta Rukawa
“Piuttosto tu mi sembri un po’ triste dopo aver incontrato quel bambino con
suo padre”
“No! Non sono triste! Non più almeno. E’ solo che mi sono
ricordato di mio padre e della sua morte. Tutto qui”
Kaede come tutti i membri del club di basket sapeva che il
rossino era orfano di padre per cui addolcendo la voce disse “Mi dispiace!
Deve essere dura…..perdere una persona cara!”
“Sì! E’ dura ma…dopo un po’ il dolore passa e rimangono in
noi solo i ricordi piacevoli legati a quella persona. E sono questi quelli
che ho ricordato con l’incontro di poco fa”
“Davvero? Sai un po’ t’invidio…io ho pochi ricordi legati
alla mia famiglia” ammise Rukawa.
“Cosa?” Com’è possibile?”
chiese sorpreso Sakuragi.
“I miei sono raramente a casa, sono sempre in giro per affari
e così sono praticamente cresciuto da solo. Pensa che nessuno mi ha mai
nemmeno chiamato per abbreviazione” continuò a parlare tristemente il
volpino.
“Kacchan?” chiese perplesso Hanamichi.
“Sì! Kacchan. Nessuno mi ha mai chiamato così, non che
m’importi, so che i miei mi vogliono bene lo stesso anche se non sono molto
affettuosi e sono sempre distanti ma…quando quel padre ha chiamato Kacchan
quel bambino, me lo sono ricordato ed un po’ ho….”
“Ti sei sentito giù?”
“Sì! E’ inutile negarlo….però ormai è acqua passata. E’ stata
solo la debolezza di un attimo. Pensiamo a raggiungere il campetto ed a
giocare e vincere contro Sendo. Io non sento la mancanza di queste cose,
sono sempre stato un tipo chiuso che non ama le smancerie”
Hanamichi accettò la decisione dell’altro di tagliare i
discorso e così ci fu di nuovo silenzio. Entrambi i ragazzi erano persi nei
loro pensieri. Pensieri incomprensibili che non avevano una logica vera per
cui inspiegabili.
Raggiunsero il campetto
speranzosi di trovare ancora i due giocatori del Ryonan e furono esauditi.
Sendo e Koshino erano
seduti abbracciati in un angolo del campo e si stavano coccolando. Il
pallone era dimenticato ai loro piedi visto che la loro "nuova" occupazione
fatta di baci e carezze sembrava soddisfarli di più.
Hanamichi tossì per
attirare la loro attenzione e subito Sendo volse il suo sguardo verso di
loro e sorridendo esclamò "Ben tornati. Allora avete fatto pace?"
"Sì" rispose il rossino in
modo secco per poi subito lanciare la sua nuova sfida "Vi va ancora di darci
la rivincita?". Non gli piaceva l'espressione maliziosa apparsa sul viso di
Akira quando aveva chiesto se avevano fatto pace. Sembrava intenzionato ad
indagare sul come e sul quando per capire in che termini stavano lui e la
volpe e lui non amava che terzi interferissero con il loro rapporto appena
sbocciato. Neppure lui e Kaede che erano i diretti interessati sapevano cosa
esattamente li spingeva a ricercarsi, cosa li faceva stare così bene
insieme, figurarsi se un terzo poteva capire. Per il momento voleva la
massima riservatezza per cui avrebbe tagliato sul nascere ogni discorso nato
con il fine di indagare su loro due da parte di terze persone.
Sendo sembrò capire
l'antifona ed esclamò "Ma certo. Visto che è ancora presto giochiamo pure.
Vi vanno bene le stesse regole di prima vero?"
"Hn" acconsentì il volpino
"Iniziate pure voi, non tiriamo la sorte sta volta". La volpe aveva detto
così per eliminare ogni tentazione di litigio. Voleva far capire ad
Hanamichi che aveva voltato pagina veramente.
“Ok. Come preferite” ribadì Koshino e cominciarono a giocare.
Sta volta furono Hanamichi
e Kaede a sbaragliare gli avversari. Fecero un gioco di squadra perfetto con
tiri spettacolari, finte d'effetto, passaggi veloci. Sendo e Koshino
sorpresi da un tale cambiamento si lasciarono sorprendere facendo parecchi
errori. E così le due matricole dello Shohoku vinsero la partita 21 a 12.
L'ultimo tiro da tre punti fu fatto dal volpino su un finto tiro a canestro
del rossino. Hanamichi si era trovato sotto canestro con il pallone. Sendo
lo stava marcando pressandolo. Sakuragi aveva saltato fingendo di cercare
lo scontro e tirare, Akira si era lasciato ingannare. Al momento del lancio
a canestro però il rossino aveva fatto un passaggio all'indietro a Rukawa
che libero sulla linea dei tre punti dato che Koshino si era distratto aveva
fatto canestro con una non chalance incredibile.
"Abbiamo vinto" urlò
Hanamichi dopo il canestro della vittoria mentre correva verso Kaede.
Rukawa lo guardò
avvicinarsi con gli occhi illuminati dalla felicità. Avevano dimostrato di
essere i più forti.
Quando il rossino fu vicino
al suo compagno alzò la mano per dargli il cinque ma poi preso da un impulso
improvviso andò oltre. Lo abbracciò. Kaede non si ritrasse ma fece
altrettanto.
Il viso di Kaede era
appoggiato alla spalla di Hanamichi. Il volto di quest'ultimo invece toccava
il capo dell'altro annusando il profumo dei suoi capelli.
Quell'abbraccio era
derivato dall'istinto, dalla felicità della vittoria ma c'era anche
dell'altro. I due giovani stretti l'uno all'altro si sentivano in subbuglio.
La sensazione che provavano era troppo intensa, sovrastava ogni emozione
fino a quel momento provata. Era qualcosa che andava oltre la semplice
vittoria, era qualcsoa di più spirituale che comprendeva il loro stare
insieme.
Per un po’ si lasciarono
andare a quello che provavano. Tutto intorno a loro sparì. C'erano solo i
battiti dei loro cuori che suonavano all'unisono una dolce melodia, c'erano
solo i loro respiri che solleticavano la pelle dell'altro rendendola più
sensibile, c'erano solo i loro sensi aperti ad assaporare ogni parte del
corpo dell'altro con cui entravano in contatto.
Prima però di perdere il
controllo completamente della loro emotività che li spingeva a lasciarsi
andare a quelle sensazioni Hanamichi e Kaede si decisero a staccarsi.
Si guardarono negli occhi
dolcemente e si sorrisero. Dopo di che il rossino sbruffone come al suo
solito si girò verso gli sconfitti che erano rimasti a guardare il loro
abbraccio in disparte e gridò "Visto che abbiamo vinto noi…siamo i più
forti"
"Veramente siamo uno pari,
una gara l'abbiamo vinta noi ed una voi. Non avete ancora dimostrato di
essere i più forti" lo corresse Koshino.
"Hai ragione" ammise Rukawa
"Che ne dite di fare la bella allora?"
"Mi piacerebbe ma…" rispose
Sendo guardando l'orologio che aveva al polso "Ho promesso a mia madre che
sarei arrivato a casa presto. Deve uscire e devo fare da baby sitter a mia
sorella. Mi dispiace…ma non ce la faccio proprio a fare un'altra partita"
"Ok. Sarà per la prossima
volta" accettò Hanamichi "Fammi sapere quando ti va meglio ed io e la volpe
ci faremo trovare. Vedrai….una volta per tutte ti faremo vedere chi sono i
migliori"
“La prossima volta ti
distruggerò” esclamò il volpino con il tono più freddo che conosceva
rivolgendo a Sendo uno dei suoi più micidiali sguardi.
“Sì anch’io ti annienterò”
esclamò il rossino. “Ti farò finalmente vedere che è il genio il miglior
giocatore del Giappone”
“Illusi” li apostrofò
Hiroaki. “Akira è ancora troppo forte per voi….non avete speranze”
“E’ quello che vedremo”
biascicò Rukawa.
“Già. E’ quello che
vedremo” sorrise Akira Sendo in modo sfrontato e con il tono di voce di una
persona che sa il fatto suo propose “E visto che siete così sicuri di
battermi che ne dite di pepare la situazione. Chi perde la prossima sfida
dovrà pagare una cena all’altra coppia nel più bel ristorante della città.
Ci state?”
“Certo. Tanto sono sicuro
di vincere” dichiarò subito il rossino.
“Idem” mormorò il volpino.
“Ok. Allora affare fatto.
Ma vi ricordo cari ragazzi che fino a questo momento nessuno di voi due ha
mai vinto uno scontro vero con me. Come pensate che in pochi giorni tale
situazione si rovescerà? Certo adesso avete vinto ma io ed Hiro ci siamo
fatti sorprendere dal fatto che giocavate come una squadra. La prossima
volta sarà diverso. Preparatevi a pagare una cena”
“Bastardo” ringhiarono
Sakuragi e Rukawa insieme.
“Come sempre” dichiarò
Sendo sorridendo “Su un campo di basket sono io il migliore. Rassegnatevi.
Ora io ed Hiro ce ne andiamo vi farò sapere l’ora dell’incontro. A presto.”
(Chi vincerà l’incontro…decidetelo voi…non è mia intenzione scriverlo…mi
serviva solo per tratteggiare la figura di Sendo e per rendere più
realistico l’addio fra il gruppetto. N. di Ise).
Detto questo Akira fece
segno di andarsene per poi tornare subito sui suoi passi. Guardò i due
ragazzi sornione e malizioso esclamò “E mi raccomando voi due….fate la
felicità della dottoressa Susuki e tornate d abbracciarvi come prima. Sapete
potreste essere benissimo una bella coppia anche se io ed Hiro siamo più
carini. Siamo noi in verità la coppia perfetta”
“Va al diavolo” esclamò
Hanamichi.
“Dopo di voi” ribadì Akira
per avere l’ultima parola e dopo se ne andò accompagnato dal suo ragazzo che
lo guardava in cagnesco. Era stato proprio necessario stuzzicare Rukawa e
Sakuragi così tanto sia con la sfida che con l’ultima frase? Quando ci si
metteva Akira sapeva proprio essere un bastardo.
Quando le due matricole dello Shohoku rimasero da sole,
imbarazzati per l’ultima illazione di Sendo si guardarono negli occhi.
Non sapevano di cosa parlare. Erano nel pallone. Davvero
quell’abbraccio poteva sembrare così equivoco?
Fu il rossino a decidere che era giunto il momento di
togliersi dagli impicci.
“Forse è meglio se andiamo anche noi che ne dici?” chiese
allora.
“Sì. E’ meglio” acconsentì il moretto e si diressero insieme
affiancati verso la metropolitana.
I due ragazzi non parlarono per tutto il
viaggio.
Quando vi giunsero però il rossino si
decise a mettere in atto il suo piano. Quello che gli era balenato in mente
quando Kaede aveva parlato dei suoi genitori.
Hanamichi si schiarì la voce e disse
imbarazzato “Bhe…allora ciao Kacchan”. Per una volta voleva che il volpino
si sentisse parte di una vera famiglia, che si sentisse amato anche con le
parole non solo con la convinzione. Sakuragi non sapeva come il volpino
avrebbe accolto quella sua uscita, potava anche prenderla male ma…aveva
tentato. Per lui era diventato molto importante tentare di rendere felice il
suo compagno di squadra.
Rukawa capì cosa stava dietro quel saluto
e subito regalò un sorriso sincero ad Hanamichi. Il suo volto si distese ed
i suoi lineamenti di solito di già affascinanti si trasformarono in qualcosa
di paradisiaco.
Non disse parole superflue, fu quello il
suo regalo per Sakuragi, il quale lo comprese subito.
Poi, però per far capire all’altro quanto
quelle parole gli avevano fatto piacere esclamò “Ciao anche a te Hanachan”
Quelle erano parole di commiato ma in verità nessuno dei due
aveva voglia di andarsene.
Entrambi rimanevano bloccati l’uno di fronte all’altro
continuando a ritardare dentro di loro il momento dell’addio per quella
giornata. Si fissavano negli occhi intensamente e, poi, improvvisamente i
loro volti cominciarono ad avvicinarsi.
I loro nasi si sfiorarono, i loro fiati si mescolarono. Le
loro labbra bramavano di entrare in contatto, erano attirate l’una all’altra
come delle calamite. Erano molto vicine, mancavano pochi millimetri al loro
incontro, ancora un piccolo sforzo e sarebbe accaduto ma ciò non avvenne.
Rukawa si ritrasse sconvolto. Davvero aveva desiderato di
baciare il rossino? Non poteva crederci. Tutto stava accadendo troppo in
fretta. Doveva pensarci su.
Gli stessi pensieri affollavano anche la mente di Hanamichi
che frettolosamente biascicò “Io vado perché se no perdo il treno. Ci
vediamo domani”
Sakuragi aveva capito che prima di fare delle sciocchezze
doveva scavare dentro di se e capire cosa provava per la volpe. Era giunto
il momento di un totale esame di coscienza. Sta volta doveva chiarire i suoi
dubbi se no…avrebbero sofferto in due.
Voleva bene alla volpe questo sì, ma cos’era quel sentimento?
Perché aveva desiderato baciarlo? Era amore? Quella notte lo avrebbe
capito.
Si separò da Rukawa che era a sua volta in subbuglio e corse
a perdifiato fino a raggiungere il vagone giusto per tornare a casa. Vi
entrò e si sedette su un sedile.
In quel momento desiderava solo mettere quanti più kilometri
tra lui ed il volpino. Prima doveva capire molte cose su di lui, sull’altro,
su di loro per poterlo affrontare di nuovo.
Quando il rossino se ne fu andato anche Kaede sussurrò al
vento “A domani”. Sapeva che l’altro non poteva sentirlo ma era una promessa
che aveva fatto con se stesso.
Domani finalmente lui ed Hanamichi avrebbero dato una svolta
al loro rapporto. Se quella svolta era positiva o meno non lo sapeva prima
doveva chiarire le sue emozioni.
Andò a prendere anche lui la metropolitana e se ne tornò a
casa.
Quella notte per i due ragazzi fu davvero difficile,
rivissero i tanti piccoli episodi che avevano costellato il loro rapporto,
analizzarono a fondo il loro io e così al mattino………..
FINE MARTEDI – 3° PARTE
Anche questo capitolo è andato. Non è granché…ma finalmente
qualcosa si smuove. Ormai siamo agli sgoccioli. Speriamo in bene. Un bacio.
Ise
L’ANGOLO DI
ISE
La fic è tratta da una puntata di Pelsia ovvero Evelyn
e la magia di un sogno d’amore.
A me come plot era piaciuta molto e ho voluto
sfruttarla per questa fic. Ovviamente ci saranno le dovute modifiche visto
che la trama io la sfrutto come piace a me seguendo la mia sensibilità.
Spero che un po’ questa fic vi piaccia. Alla prossima. Un bacione.
Denise.
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