Benvenuta, piccola Bianca
Auguri, Nivis. Buon compleanno
Un grazie enorme a Patrizia per i dvd...Loki è davvero troppo carino!!!



La combinazione di tutti gli spiriti trasparenti*

Parte IV

di Hymeko


Il sospiro di Rukawa accarezzò i capelli del rossino, sparpagliandoli leggeri sul suo petto. Il ragazzo non sembrava dar peso al fiatone del moro…la rissa li aveva occupati più del previsto, e ancora stavano riprendendo fiato.
Era incredibile che uno dei suoi sogni, il capo di Sakuragi accoccolato sul petto mentre riprendevano fiato, fosse scaturito da una rissa e non da un momento più…dolce. Indubbiamente, lui avrebbe preferito che la stanchezza e il rossore…scosse la testa, scacciando i pensieri che gli affollavano la mente. Con le mani artigliò l’erba…non poteva rischiare di ribaltarlo sul terreno, e di iniziare a baciarlo.
Doveva resistere, assolutamente.
"Anche se non eravamo amici, io…"
Il volpino inarcò un sopracciglio, un po’ infastidito. Non dalla sua voce, erano passati quei giorni in cui la trovava irritante. Ciò che lo seccava era che avesse sentito la necessità di parlare, di accumulare altre spiegazioni…il solo silenzio, accanto a lui, non gli bastava?
Evidentemente no.
"…segretamente, senza che tu potessi scorgermi, sono rimasto accanto a te. Anche quando eri bambino…io ti ho sempre protetto"
Rukawa s’irrigidì, mentre i ricordi tornavano alla sua infanzia.
Il suo sguardo si velò di rosso…il colore del sangue, delle lamiere arroventate, del dolore…del fuoco. Il fuoco…Hanamichi…il fuoco che l’aveva risparmiato.
Il fuoco che s’era portato via la sua adorata mamma.
"Allora…il giorno dell’incidente…"
Il moro osservò la testa dell’altro spostarsi un po’, per evitare i suoi occhi…se s’era accorto del suo irrigidirsi non gli importava.
In quel momento non lo amava. I suoi sentimenti, e il suo umore, erano cambiati con la rapidità del tempo su una montagna. Probabilmente sarebbe presto giunto a odiarlo. Sperava di sbagliarsi, ma…lui era il fuoco. E quel giorno…
"…sei stato tu a salvarmi?"
bisbigliò, la voce improvvisamente roca.
I ricordi rifluirono alla sua memoria…morti, urla, l’odore dolciastro del sangue mischiato a quello del fumo, e della carne bruciata. Cadaveri, corpi che pendevano dai finestrini infranti, macchie di rosso appiccicoso che tingevano la strada.
E lui…illeso, senza un graffio. L’unico sopravvissuto di quella gita scolastica maledetta.
Anche sua madre era morta, lui non l’aveva vista però sapeva che era lì. Ma non era riuscito a muoversi…dopo lo schianto s’era trovato sull’asfalto, senza ferite.
Ciò nonostante, non era stato in grado di tornare da lei.
Si era odiato fin allora, per non esserle rimasto accanto almeno negli ultimi istanti di vita. Avrebbe dato tutto, pur di poterla salutare.
E ora scopriva che…anche lui sarebbe dovuto morire, che la grotta dietro la cascata non era stata la prima volta, che era stato già salvato per un intervento semidivino.
Ma sua madre era morta.
Rukawa si rizzò di scatto, scaraventando di lato il rossino, artigliandolo poi per le spalle, affondando le unghie nella sua pelle:
"Perché non hai salvato mia madre?!"
ringhiò, la voce folle d’odio.
Non era giusto, non era giusto!!!
"Rispondimi cazzo!!!"
urlò in faccia a quel ragazzo che, come una bambola senza volontà, si lasciava maltrattare dalle sue mani, schiaffeggiare dalla sua voce.
"…perché non ne avevo il potere"
Il sospiro di Hanamichi fu cancellato dallo schiocco del pugno sul suo mento…un rivolo vermiglio si formò sul suo labbro già martoriato, gocce purpuree caddero sull’erba, mentre il rossino cadeva indietro.
"Bugiardo!"
La voce di Rukawa sembrava il raspare fra due fogli di carta vetrata…bassa, pericolosa, colma disprezzo, avvolta nel rancore.
"Crei il fuoco, mi hai salvato da Jin, e anche quel giorno! Perché non l’hai sottratta alla morte?"
Scuotendo piano la testa, Hanamichi si rialzò, pulendosi il labbro:
"Per te io posso compiere tutto. Perché eri, e sei ancora, il mio incarico, colui che devo proteggere. Che sono onorato di proteggere"
si corresse in fretta, dopo aver visto le sue pupille sbarrarsi.
"Kaede…i veri esseri umani sono fuori dalla mia portata. Non ho alcun potere sulla loro vita…quello spetta alla Divinità che ha creato tutti, me e te compresi"
Hanamichi allungò una mano, tentando di creare un contatto fra loro…Rukawa arretrò, rigido, paralizzato dai ricordi, dal dolore…dal rancore.
Poteva capire che il volpino lo rifiutasse…aveva visto l’affetto tra loro, negli occhi di sua madre. Aveva invidiato il compagno…lui non avrebbe mai ricevuto un sorriso solo per il fatto di esistere. Era rimasto incantato dalla bella donna dai capelli neri e gli occhi blu, come il volpino…gli si era spezzato il cuore, a doverla lasciare morire fra le fiamme.
Ma non poteva fare altro…si era immensamente disprezzato, per l’incapacità di aiutarla.
‘Come posso consolarlo?’
Hanamichi gattonò più vicino a lui, scavando nei ricordi…qualcosa che potesse tirarlo su, che lo aiutasse a non rovinare tutto…
"Lei…ha accettato la realtà. Le sono apparso nella mia vera forma, e le ho spiegato…mi ha sorriso, aveva compreso il tuo esser speciale fin da quando sei nato, mi ha detto. Sai, mi ricordo ancora quello che le ho svelato, su di te…il segreto della tua esistenza, qui come sulla Terra"
Nonostante l’impassibilità del compagno di squadra, Hanamichi racimolò tutto il coraggio che gli rimaneva, e gli ripeté le parole di quel giorno:
"Un destino è stato scritto per lui, e le stelle non si sbagliano mai…"
(…il nemico è già nei guaaaiiii!!! Baaaaa-Babil Juuuunior…n.d.Hymeko a squarciagola)
"Ma lei è morta lo stesso"
Rukawa congelò il timido sorriso che gli era spuntato sul viso…Hanamichi si morse le labbra, stringendo le palpebre, per non piangere:
"Il fuoco non l’ha toccata. Non gliel’ho permesso…l’ho fatta addormentare, è…successo nel sonno. Non ha sofferto, te lo giuro!"
Silenzio…una cappa gelida premeva su di loro, mozzando il respiro del rossino, che non riusciva ad aprire gli occhi. Lo stava perdendo, Rukawa probabilmente non sarebbe mai più stato il suo più caro amico. Forse avrebbe chiesto a Madre Natura di dividerli, di collocarli agli estremi del pianeta…l’aria e il fuoco, un tempo indivisibili e complementari, non sarebbero mai più riusciti a sfiorarsi.
‘Sono un idiota!!! Avrei dovuto dirglielo in maniera meno diretta’
"Non tornerò mai più ad essere l’aria"
Hanamichi impiegò qualche secondo a comprendere le sue parole. Poi singhiozzò, sussultando e spalancando gli occhi.
Di fronte a lui, Rukawa, già in piedi, si stava spazzolando via l’erba dai pantaloni.
"K-Kaed…"
Un altro pugno…Hanamichi si ritrovò a terra, incredulo della forza con cui l’aveva colpito.
"Non osare chiamarmi per nome. Ti odio"
Un viso disgustato che lo squadrava con desideri assassini, rancore e acredine dirigevano i passi della volpe, allontanandola da lui…Hanamichi lo osservò andare via, mentre il suo cuore diventava sempre più pesante.
………
Ancora mordendosi le labbra per non urlare, Rukawa si lasciò trasportare dall’istinto, verso il cuore di quel luogo. Il vento ringhiava nelle sue orecchie, refoli d’aria impazzita vorticavano attorno a lui, i rami scossi grattavano il cielo. La sua rabbia si rifletteva sull’elemento, anche se aveva deciso di rifiutarlo, e questo lo faceva ancora più irritare.
Non era una matrioska da svuotare e riempire a piacimento…era la sua vita, il suo corpo, la sua anima! Apparteneva tutto a lui, non avrebbe ceduto, era la sua esistenza a esser in gioco, e quel passato che detestava non lo avrebbe avuto di nuovo.
"Tornerò in Giappone, e poi sfonderò nell’NBA!"
tuonò, raggiungendo il luogo dove risiedeva Madre Natura.
Rukawa camminò a lunghe falcate nelle sale, diretto al centro di quella costruzione…la sentiva, forse era lei a chiamarlo, non lo comprendeva ma non gli importava, assaporava il sapore della bile sporcargli la bocca, ma non se ne preoccupò. Voleva solo andare via da lì.
Madre Natura lo accolse con un sorriso dolce, ma i sensi del volpino, affilati dalla rabbia, vi notarono anche una profonda preoccupazione.
La vide aprire la bocca, prepararsi a fargli una predica, ma la bloccò. Sapeva di essere al limite della maleducazione, ma, sinceramente, non gli importava:
"Voglio andare a casa. Non mi importa dell’aria. Datela a Jin. Almeno lui la gradirà"
"Kaede…"
La donna scosse piano la testa, respirando a fondo…sembrava stanca, intontita. Forse aveva assistito al loro litigio…anzi, era probabile.
Ma il volpino non diede peso alla sua tristezza. Non c’era posto nel suo cuore, il risentimento lo occupava tutto. Hanamichi non aveva salvato sua madre…aveva passato anni d’inferno col suo ricordo, incolpandosi ogni sera della sua morte, pregando fino allo sfinimento per ottenere un briciolo di perdono.
E che suo padre avesse iniziato ad amarlo più di prima, l’aveva fatto sentire ancora peggio.
Lui doveva morire con lei…meglio che vivere così, salvato perché speciale custodia di uno degli elementi della vita. Non in qualità d’essere umano…le donne e gli uomini assieme a lui non erano abbastanza speciali da meritare la grazia di un miracolo.
Solo lui…solo lui. Gli altri erano morti e lui no.
Avvertì il suo senso di colpa ingigantirsi, amplificato dall’importanza che gli davano, come un’eco in una valle antica…non era stato giusto lasciarli morire. Dovevano esser salvati. Tutti.
Soprattutto sua madre.
"Kaede!"
Rukawa si riscosse dai suoi pensieri, tornando a guardarla. E sussultò.
Madre Natura s’era innaturalmente irrigidita. La pelle aveva perso il suo delicato color pesca, assomigliando a una maschera di cera biancastra. Fra le sottili rughe, che dimostravano il suo appartenere alla storia fin dalla prima alba del mondo, il sudore luccicava sottile, scorrendole sulla cute assieme a…lacrime. Lacrime fini scorrevano sulle guance, ma lei sembrava non essersene accorta.
"C-Che succede?"
Un bruttissimo presentimento gli stava attanagliando il cuore…era di certo successo qualcosa a Hanamichi. Non c’era altra spiegazione…dopo quello che gli aveva detto, quello scemo doveva averne combinata una delle sue.
La volpe si morse ferocemente l’interno delle guance…ancora lo odiava, ed insieme era dannatamente preoccupato, e questo glielo faceva detestare ancora di più.
"H-Hanamichi…"
balbettò lei, inaspettatamente debole, così diversa dalla rocciosa vecchina che aveva incontrato sotto gli alberi.
‘Che ha fatto quell’idiota?!’
"Hanamichi sta affrontando Jin!"
"…cosa?!"
La mente di Rukawa vacillò pericolosamente, come una campana colpita troppo forte. Quello scemo era andato da Jin…che l’aveva quasi ucciso. E aveva ammazzato lui stesso.
Con uno stato d’animo al limite del distrutto, immaginò lo scontro…rabbrividì, mentre l’odio era spazzato via dalla paura. Di perdere anche lui…ancora a causa sua, anche se indirettamente.
Era sempre lui il principio di tutto…il mondo, ma soprattutto le disgrazie, sembravano ruotargli attorno.
"Guarda!"
Con un gesto secco, Madre Natura fece apparire una specie di specchio…
(con Kanna a reggerlo ^^; n.d.Hymeko)
(scema; n.d.tutti)
…la superficie turbinò, strie arancioni si fusero con nubi color antracite, e vapori scuri, marroni…tutto si fuse nel centro della superficie, da cui si dipartirono fratture sottili, come se lo specchio si fosse incrinato. Di colpo, con un tintinnio metallico, grossi frammenti volarono via, sciogliendosi nell’aria…al posto delle schegge, si mostrava il combattimento fra Jin e il rossino.
"Idiota!!!"
Rukawa non sapeva nulla degli scontri con quelle specie di super poteri, ma ci vedeva. E ciò che si rifletteva nelle sue iridi non gli piaceva per niente.
Hanamichi non aveva un piano. Semplicemente stava scatenando tutto il suo potere, indiscriminatamente, senza una logica, solo per il piacere di lasciar fluire in sé la rabbia, il gusto della lotta, il calore del fuoco.
Tutto bruciava…la landa su cui stavano combattendo era solo una distesa di rocce, ma potevano essere cespugli, da come ardevano. Il potere scatenato dal rossino era talmente grande che anche la pietra bruciava.
Ma non Jin…benché a livello di potenza non potesse competere con l’altro, era più scaltro, più preparato, e semplicemente più freddo.
Rukawa si rese conto che anche lui, senza nessun potere, avrebbe potuto schivare gli attacchi portati dall’ex numero 10 dello Shohoku. Per Jin era un gioco da ragazzi. Si stava davvero divertendo con lui…il moro avvertì il sapore del sangue all’interno della bocca, mentre lo guardava irridere il suo rossino.
Hanamichi sarebbe morto, lo comprese in fretta. Senza timore…aveva già la risposta alla domanda conseguente, su come salvarlo.
Sarebbe bastato tornare a esser l’aria…poi non avrebbe esitato a spazzar via Jin, e tutto sarebbe finito.
Ma lui si sarebbe di nuovo trovato incatenato lì…
"…è successo qualcosa? Che cosa gli hai detto?"
Madre Natura lo costrinse a tornare alla realtà…scrollandolo, lo obbligò a rispondere. Le parole fluirono con facilità, senza vergogna:
"…che lo odiavo, per via di mia madre"
Gli occhi chiari si strinsero pericolosamente, mandando fulmini…Rukawa non indietreggiò, benché potesse già immaginare lo schiaffo sulla guancia.
Ma lei non fece nulla…solo sibilò una pura verità:
"Lui non poteva fare nulla!"
"Hn…ma l’ho odiato davver…"
Un’idea lo colse, mentre il potere che lei possedeva sembrava ruggirgli attorno, fomentato dalla rabbia…non era necessario tornare a essere l’aria. E nemmeno che Hanamichi morisse:
"Madre Natura…puoi aiutarlo?"
Se lei fosse intervenuta, tutto si sarebbe risolto per il meglio. Il rossino salvo, lui a Kanagawa.
Ma quella speranza morì col suo scuotere la testa:
"Ha iniziato lui l’attacco, è nel torto. Io devo essere super partes…non ho il diritto di intervenite, anzi. A dir la verità, dovrei proteggere Jin…lo stesso vale per Ayako e Haruko. Non devono intervenire. Ma…"
E l’occhiata che lei gli lanciò lo fece rabbrividire…
"…tu con Jin hai un conto in sospeso"
buttò là, una pietra in uno stagno placido.
La salivazione di Rukawa si fermò, mentre vedeva il rossino cadere a terra, travolto da un’ondata d’energia. Continuando a combattere, Hanamichi cedeva man mano terreno, coprendosi di ferite. Il suo avversario, sadico lucido pazzo, si stava divertendo a martoriarlo, certo che lo lui stesse guardando.
Rukawa capì…era una sfida. A lui…a riprendere il suo ruolo e ad andare a salvarlo. Doveva solo dire di sì…ma una nuova verità fece capolino nei suoi pensieri.
Se Hanamichi fosse morto, sarebbe rinato nel mondo degli umani, a Kanagawa. E lui sarebbe stato lì ad aspettarlo…avrebbe implorato Madre Natura di riportarlo subito al suo essere un pazzo, dolce sedicenne, per poter tornare senza problemi in squadra, giocare i campionati nazionali, andare poi negli USA, ma prima di tutto amarsi. Lo avrebbe convinto…sì, sarebbero potuti star assieme, avrebbe cambiato l’amicizia in amore.
Forse.
Nessuno gli dava la certezza che Hanamichi l’avrebbe mai corrisposto, il suo istinto avrebbe potuto obbligarlo a conservare lo status d’amico.
Non desidera il posto di Yohei.
E poi…Hanamichi sarebbe dovuto morire. Passare attraverso quell’acqua gelida, esser trasportato via dalle onde della vita, conteso alla Nera Signora…poteva permetterlo? Per il proprio desiderio d’amore, lo avrebbe davvero lasciato morire? Avrebbe permesso che assaggiasse l’oscurità?
"Amare è desiderare la felicità della persona amata, non la propria"
si ricordò.
Hanamichi era felice con lui come amico. Lo sarebbe stato anche come amante? L’avrebbe mai amato?
Non lo sapeva.
E se l’avesse rifiutato? Era disposto a correre quel rischio?
Comprese d’esser una persona orribile. Stava giocando con la vita di Hanamichi.
"Questo non è amore, è egoismo"
Rukawa abbassò gli occhi verso Madre Natura, che aveva lasciato che si sfogasse, seguendo in silenzio il fluire dei suoi pensieri.
Aveva perso inutilmente tempo prezioso. Non era vero che aveva scelta. Non avrebbe fatto morire Hanamichi, non l’avrebbe mai sopportato.
C’era solo una cosa da fare.

Hanamichi sussultò, gustando il sapore acre della cenere mischiata alla terra. Di fronte a lui Jin rideva, ma non gli importava.
Si passò il dorso di una mano sugli occhi, accorgendosi solo allora delle lacrime.
‘Perché sto piangendo?’
si chiese, mettendosi carponi.
Per il dolore? No. Per la vita buttata via? Forse, non lo sapeva. Ma era più probabile che stesse rimpiangendo di non essersi scusato con lui.
Kaede se n’era andato via furibondo, e lui non aveva chiesto il suo perdono. Non l’aveva rincorso, pregandolo di potergli dire almeno addio. No, lui era davvero un idiota, infatti se n’era andato a sfogare la sua rabbia, cercando un dolore che potesse avvicinarli.
Aveva sperato che, vedendolo così, Rukawa l’avrebbe perdonato…era proprio un idiota.
Solo che, probabilmente, non l’avrebbe mai più rivisto per confermarglielo…sorrise, mentre Jin raccoglieva la sua energia. Ecco, sarebbe morto. Un umano…stava per diventare un vero umano.
‘Chissà se ci rivedremo…scommetto che sarò un bimbetto appassionato di basket, e come idolo avrò Kaede Rukawa, stella giapponese dell’NBA. Ma va bene così’
Chiuse gli occhi. Voleva morire col suo ricordo negli occhi, il calore dell’amicizia nel cuore.
"Idiota"
Un vento freddo s’abbatté su quella landa, da ogni direzione. Il fumo, assediato, si lasciò avvincere da quei soffi sottili, avvolgendosi in un altissimo tornado, dove si mischiava col fuoco, un ruggito che planava dal cielo, e si schiantava sulla terra.
La pelle del rossino rabbrividì, scioccata dalla differenza di temperatura.
Il suo fuoco era stato spento, estinto con facilità…Madre Natura avrebbe potuto farlo, ma quello che il vento portava non era il suo profumo.
No, era una fragranza dolce, antica e avvolgente…Hanamichi socchiuse gli occhi, piangendo.
Era lì. Kaede era lì, fra lui e Jin.
"Sei diventato aria e sei corso qui a salvarlo, eh Kaede? Sei davv-"
Con un gesto, il volpino troncò le parole del nemico. Un solo movimento del braccio, per scatenare un treno d’aria, che lo colpì nel ventre. Jin si accasciò a terra, un rivolo di sangue che colava dalle labbra.
Hanamichi deglutì, osservando stralunato il compagno. Non era il ragazzo che ricordava. Il Kaede dei loro momenti passati era sì duro, ma non crudele…invece in quel momento l’aria continuava a sferzare il corpo accasciato a terra, i corti capelli neri erano strappati via, quasi l’aria li stesse ghermendo con i suoi invisibili artigli.
Jin continuava a gemere, i suoi lamenti mettevano i brividi. Erano i versi di chi subisce, senza possibilità di scampo. La furia del volpino era troppo grande, troppo gelida, perché potesse esser fermata da semplici guaiti…il rossino sussultò, e un urlo sfuggì alle sue labbra insanguinate.
L’aria…il tornato in cui il vento s’era trasformato…aveva sollevato il corpo di Jin, lo faceva girare su se stesso come una trottola, un omino di carta in preda a una bufera, intrecciato alle sue stesse grida.
Kaede stava lasciando andare tutto il suo potere. Forse non era più abituato a controllato, o magari voleva davvero stracciare il suo corpo…era crudele, nei suoi occhi non c’era pietà per Jin.
"K-Kaede!"
lo chiamò, aggrappandosi alla sua mano…il volto che si ritrovò piantato negli occhi era gelido. Senza sentimento, colmo di rabbia, sembrava desiderare l’annientamento del loro nemico. Con esso, forse, anche del suo stesso dolore.
La sua morte avrebbe messo fine alle urla che disturbavano i loro timpani…Hanamichi lasciò che una lacrima sgorgasse via, che gli segnasse la pelle.
Rukawa spalancò gli occhi…stava sbagliando tutto.
"Kaede fermati…non lo puoi uccidere, ti scongiuro"
Hanamichi stava soffrendo, a causa sua…il cuore, divenutogli di pietra col ritorno dell’aria, riprese piano a battere, sciogliendo tutto attorno a sé.
"Ti prego…non ti vendicare così, per quello che ti ha fatto"
Una ruga passeggera si disegnò sulla sua fronte…la sua rabbia si infranse, e il corpo di Jin iniziò a precipitare. Sentiva che l’ex del Kainan era ancora cosciente, nonostante tutti i piagnistei…Rukawa decise che l’ultima sua vendetta sarebbe stata la paura.
"Kaede!!!"
"Tranquillo, idiota"
A cinque centimetri da terra, Jin si bloccò. Non si schiantò…rimase qualche secondo congelato per aria, poi cadde. Acciaccato, ma vivo.
Il sospiro sfuggito al compagno ottenne un minimo sorriso dal volpino, che si inginocchiò accanto a lui, cingendogli le spalle con un braccio:
"Andiamo, brutto idiota. Ti riporto a curarti"
………
La bolla d’energia s’arroventò mentre Hanamichi, sorretto dal volpino, barcollava verso la sua calda accoglienza. Le ferite non erano gravi come erano sembrate al moro, probabilmente la sua preoccupazione aveva accentuato la realtà. Ma non sarebbe mai tornato indietro…anche se Jin stava solo giocando con lui, fermare quel folle era stato un sollievo. Impedire che il dolore continuasse a sferzarlo era stato il suo ultimo atto d’amore.
Ora, per loro, sarebbe dovuta ricominciare l’amicizia.
Solo amicizia. Era il loro destino.
"Ecco, entra"
bisbigliò, le prime parole da quando erano tornati lì.
Nemmeno il rossino aveva parlato…qualche singhiozzo, ma non di dolore. Sembravano più di dispiacere.
"Kaede…"
"Hn?"
Il volpino inarcò un sopracciglio…il compagno aveva gli occhi inondati di lacrime.
‘Perché soffre ancora?’
"Kaede io…non l’ho fatto per spingerti a tornare a…"
"Hn. Lo so, idiota"
Hanamichi allungò una mano, infilandola fra le fiamme…i suoi vestiti svanirono, lasciandolo nudo fra le braccia del moro, che ingoiò un sospiro.
"Mi spiace, Kaede"
Rukawa lo lasciò andare, i suoi polpastrelli accarezzarono la pelle liscia dei suoi fianchi, mentre abbandonava il suo abbraccio per finire in quello della sfera.
La luce aumentò, avvolgendo tutto. Ma il ragazzo che pochi giorni prima era rimasto lì a vegliare il ferito se ne andò.
Aveva tutta l’eternità per soffrire.

"Che buon profumo"
Sedendo accanto al volpino, Hanamichi allungò le gambe oltre il bordo del precipizio.
"Hn"
Era tornato tutto come prima…i suoi passi si muovevano lungo un sentiero stabilito, incatenati a una via già decisa, nel passato. Nulla era cambiato, in quei sedici anni. Era al punto di prima, nonostante la sua morte.
La loro combinazione doveva rimanere immutata, in passato e per tutta l’eternità. Così doveva essere, così sarebbe stato. Finché la vita avrebbe avuto il privilegio d’esistere, nulla sarebbe mutato.
Ma una parte di lui, intima e destinata a una lenta decadenza, non aveva ancora accettato d’esser domata. Eppure sapeva di non avere tempo, che la sua sconfitta era inevitabile…Rukawa chiuse gli occhi, decidendo di tagliare corto:
"Ho la risposta"
mormorò, osservando le cime degli alberi danzare nella sera inoltrata.
"A cosa?"
Il volpino sbuffò, quella scimmietta era proprio sconclusionata, certe volte.
"Mi sono ricordato le regole di questo posto, della nostra esistenza. Il perché noi fossimo solo amici"
"Kaede…non capisco"
Al moro fece davvero male la sua espressione confusa. Era bellissimo. Dolce, innocente e assolutamente meraviglioso. Così tenero, candido. Come un orsacchiotto da coccolare.
Ma lui non aveva molto tempo, l’orologio scorreva veloce, e la sua vera natura presto sarebbe stata sigillata nel fondo scuro del suo cuore.
"Ti spiego subito"
bisbigliò, prima di baciarlo.
Senza slancio o sensualità, solo il tocco delle loro labbra. Lungo e continuo, per innumerevoli battiti del cuore, uno dopo l’altro.
E poi si staccò. Di sua iniziativa. Era giunto sulle sue labbra, se n’era andato. Aveva fatto tutto lui. Hanamichi non aveva risposto, non si era discostato. Immobile.
"Non hai mai pensato a qualcosa di più, per noi?"
"Kaede…"
Sempre più sconfortato, il moro notò che non era neppure arrossito, non era scioccato. Solo un po’ turbato…probabilmente Hanamichi non poteva nemmeno concepire d’amare qualcuno.
"Io sì. Sono andato oltre alla nostra amicizia, mi sono innamorato"
Nemmeno lui si vergognò. Erano i suoi sentimenti più puri, la sua parte umana ancora forte. Non era ancora il tempo di piegarsi.
"…è proibito"
balbettò il rossino, tentando di capire.
Rukawa sapeva che era impossibile…solo lui, l’aria, aveva potuto imparare. Sì, aveva imparato ad amare, dagli esseri umani. L’unico in grado di farlo. Perché racchiudeva in sé l’aria, e l’aria era l’elemento che più stava in contatto con loro, con gli uomini. E, piano piano, ne aveva assorbite le capacità, scegliendone le migliori.
Quando aveva incontrato l’amore era stato…un enorme boato. Come se gli occhi si fossero finalmente aperti, il cervello acceso. Aveva finalmente capito il vero significato del termine esistenza. Avere qualcuno da amare.
E lui l’aveva subito capito, chi era il ragazzo che gli aveva preso il cuore. L’aveva avuto vicino dai primordi del tempo…e finalmente chiare erano state le regole che vietavano loro di innamorarsi.
Loro avevano il dovere di amare il mondo, non d’innamorarsi di uno degli altri custodi.
"Lo so…se tu mi ricambiassi, non potrei più fermare i miei sentimenti, e la nostra combinazione cambierebbe…saremmo attratti l’uno dall’altro"
"L’equilibrio non può cambiare…la vita è costruita su quello "
gli ricordò il rossino, spaventato.
"Lo so. Noi dobbiamo mantenere una combinazione perfetta, perché se qualcuno prevalesse, sarebbe rovinata l’armonia che regge la vita. E l’amore è una delle forze che può distruggere tutto"
"Kaede…l’amore non ci è concesso"
Rukawa notò che sembrava spaventato, ma non dall’idea d’esser amato da un ragazzo. Hanamichi era in pena per l’umanità. Era il perfetto scrigno del fuoco…prima gli altri, per ultimo se stesso. Il contrario di lui…
Scuotendo la testa scura, la volpe s’allontanò:
"Lo so. Per questo sono scappato"
"Di nuovo non capisco…da cosa?"
"Idiota. Da qui. Da te. Dal mio essere uno scrigno. È la risposta alla tua domanda…"
Rukawa lo afferrò per il volto, costringendolo a guardarlo negli occhi. Non dovevano esserci fraintendimenti, la verità nuda e cruda doveva esser chiara:
"…mi sono lasciato uccidere da Jin perché sapevo che mi avresti seguito sulla Terra. Io ho deciso di morire, perché se fossi stato umano, avrei avuto la possibilità di farti cambiare idea, e anche tu avresti potuto decidere di rinunciare al fuoco!"
Le labbra rosse si socchiusero, un singhiozzo sfuggì dalla sua gola, mentre le mani bianche aumentavano la forza della stretta…
"Hai capito, adesso?! Io volevo una possibilità di esser ricambiato! Di andare via da qui, dove sono costretto ad averti come amico e non come amante!"
La bocca del rossino si allargò di più, incredulo. Tutto ciò che lui aveva passato, il dolore e il rimorso, erano stati causati non da Jin, ma da Kaede stesso.
Era stato lui…non riusciva a crederci. Era peggio di una pugnalata…il suo migliore amico non solo lo amava, ma aveva anche deciso di rischiare tutto per lui.
Scosse la testa. Non era in grado di capire. Non ne era capace…
"Non ho mai neppure concepito l’idea di…amarti"
borbottò, senza saper come agire. Era una situazione fuori dal suo controllo, non aveva idea di cosa fare. Lui non aveva la capacità di capirlo. Perché Kaede l’aveva messo in una situazione simile? Non era così importante da sacrificare la vita!
‘Per lui sì…’
si rese conto, incredulo. Per la volpetta era stato meglio morire, e avere una possibilità, che rimanere in quella perfezione immutabile e…vegetare così. Senza un vero significato, dal suo punto di vista.
Scosse la testa, strofinandosi le braccia. Aveva freddo…incredibile ma lui, il fuoco, stava gelando! Quel maledetto volpino l’aveva scombussolato, ed ora aveva davvero paura. Cosa avrebbe fatto, ora che sapeva la verità? Non voleva perderlo!
Ma non poteva neppure amarlo. Non solo per via della loro combinazione. Semplicemente, lui non lo amava. Gli voleva bene, più che a Madre Natura o alle altre, ma nulla più.
"Hn…lo immaginavo. Consideralo l’ultimo sussulto del mio passato"
La sua voce…era tornata a esser quella che aveva conosciuto attraverso le ere…mordendosi l’interno di una guancia, Hanamichi raccolse tutto il suo coraggio:
"Che cosa farai ora?"
domandò, chiedendosi se volesse davvero sentire la risposta.
Incredibilmente, Rukawa sorrise. Tristemente, ma sorrise:
"Sarò per sempre tuo amico"

Fine

cavoli, è già finita! Nonostante io ci abbia scritto proprio tutto il programmato, e anche qualcosina di più! n.d.Hymeko_stupita
è orribile, sono bersagliato dalla sfiga; n.d.Ru
a me sembra d’esser proprio uno scemo, qua! n.d.Hana
e soprattutto non ci amiamo!!! n.d.Ru+Hana Y_________Y
non mi chiedete il seguito perché tanto vi dico di no; n.d.Hymeko :PpPpP
soprattutto perché ora tocca a me iniziare con le cattiverie! E vi assicuro che non saranno poche!!! Si comincia!!! n.d.Bloody_Hymeko ^O^

*Verso di Miyazawa Kenji, tratto dal prologo de "La Primavera e gli Asura"


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