Un grande augurio di buon compleanno a Masha, tantissimi auguri!!! Bravissima fanwriter continua così



La combinazione di tutti gli spiriti trasparenti*

Parte III

di Hymeko


Nell’aria, il profumo della speranza scivolava da un capo all’altro del luogo, impregnando di sé tutte le molteplici forme di vita, e non, che trascorrevano lì le loro esistenze.
Nel sole, carico di uno splendore vigoroso, tutto si annullava…la sua luce cancellava ogni cosa, ammorbidendo la pena dell’unica persona, lì, che provasse una sensazione simile all’avvilimento. Per quell'Arcadia fiabesca diminuiva sempre più il suo gradimento, la perfezione della natura che lo circondava iniziava a fargli girare la testa, a dargli un po’ la nausea.
Scosse la bella capigliatura corvina, incamminandosi verso il luogo dove sapeva avrebbe trovato colui che cercava.
‘Come immaginavo’
sorrise fra sé, sedendosi accanto a lui, accompagnato dal saluto dell’acero, la cui ombra li proteggeva dal sole.
“Mi stavo chiedendo una cosa…”
Hanamichi sorrise accondiscendente, pronto a rispondere a ogni sua domanda…Rukawa ricordò che la sua disponibilità non si sarebbe mai limitata a quello. Era certo che, se fosse stato necessario, il rossino avrebbe di nuovo…scosse la testa, tentando di reprimere un brivido troppo forte, per essere nascosto.
“Tutto a posto?”
gli chiese il ragazzo dai capelli di fiamma…la volpe si maledisse, per essersi lasciato sfuggire di mano quel ricordo. Non era da lui palesare in quel modo i suoi sentimenti…era colpa di quel luogo. E di Sakuragi, che lo aveva definitivamente sconvolto.
‘Merda’
borbottò fra sé, prima di scuotere la testa.
“Ah…bene. Che volevi dirmi?”
Rukawa sospirò, senza sapere se l’altro gli avesse davvero creduto, o avesse solo deciso di dargli un po’ di tregua…indeciso, lasciò perdere, concentrandosi sul lungo racconto udito la sera precedente:
“Io non ho capito perché Jin abbia tentato di uccidermi…in fondo, sono io l’aria, no?”
Quasi aspettandosi quella domanda, il rossino sospirò a lungo, lasciandosi cadere indietro, sull’erba fresca…Rukawa dovette piantarsi i denti nella guancia interna, per non stendersi su di lui e iniziare a baciarlo, e poi spogliarlo, e poi…il suo calore, tutto attorno…
“Ehi volpe ci sei ancora? È tardi per dormire…”
“Hn. Idiota…rispondimi”
Si era perso in contemplazione, ma questo non poteva dirglielo, anche se gli sarebbe davvero tanto, tanto piaciuto…
“Che dire?”
Senza nemmeno immaginare quanto fosse sexy, come accendesse il ragazzo vicino a lui, quel giovane dalla nomea di frigorifero ambulante, Hanamichi si spostò delle ciocche dalla fronte, immergendo lo sguardo negli spicchi di cielo, che spuntavano sbarazzini fra le fronde degli alberi:
“Lui…può prendere il tuo posto. Se tu morissi…cioè, se…se…”
“Lascia stare, io sono già morto, vai avanti”
Hanamichi si tirò a sedere, negli occhi un improvviso sguardo da cucciolo disperato…le dita bianchissime corsero ad aggiustargli quelle ciocche, che gli avevano velato le iridi.
“Kaede…mi spiace”
La volpe scrollò le spalle, indifferente:
“Non ho alcun ricordo, non ti preoccupare. Continua”
“Ok. D-Dopo che lui t-ti ha…tu sei diventato umano”
“Hn. Perché?”
“Perché noi siamo degli scrigni per la linfa del mondo, e lui ha solo…rotto…questo scrigno. Non gli interessava altro, così il tuo corpo umano è rimasto illeso…e sei potuto rinascere”
“Hn. È lo stesso motivo per cui tu mi hai detto che avresti avuto un’altra possibilità?”
Hanamichi batté le mani, entusiasta:
“Esatto volpino, allora lo ascolti il Genio!”
“Idiota”
replicò automaticamente il moro, senza pensarci su…la sua mente era tutta ai pezzi del passato recente, che finalmente iniziavano a incastrarsi. Hanamichi lo aveva difeso perché sapeva che sarebbe rinato; mentre lui, essendo già morto una volta e quindi umano, sarebbe deceduto davvero.
“Idiota”
ripeté soprappensiero, senza aver davvero l’intenzione di insultare…gli era sgorgato spontaneo, solo un modo per comunicargli quanto fosse arrabbiato. Nonostante tutto, ancora rifiutava l’idea che gli avesse fatto da scudo. Senza badare ai suoi strepiti, Rukawa gli espresse i suoi pensieri:
“Quindi Jin ha cercato di farmi fuori di nuovo per evitare che io possa riprendere il mio posto?”
“…un po’ brutale, ma il succo è quello”
“Hn. Ma perché io? Anche tu sei forte, e le altre due…”
“Sì…ma tu sei speciale”
L’anima del moro impazzì, trascinata nella follia dal sorriso dolce con cui Hanamichi l’aveva lodato. Carico di ammirazione, di dolcezza, di affetto…il cuore del volpino impiegò parecchi minuti, per stabilizzarsi.
“Hn?”
“A-Anche qui esiste una gerarchia. Immagina un trono in cima a una serie di scalini. Su quello più basso, sederei io, e poco più su Haruko”
L’idea della sua scimmietta così vicino alla babbuina non piacque molto alla volpe, che fece finta di nulla…
“Perché?”
domandò invece, distraendolo da quel pensiero.
“Fammi parlare volpastra! Non interrompere la spiegazione del Genio! Dunque, nel trono c’è Madre Natura, ok?”
“Hn”
“Sullo scalino più basso io, perché il fuoco non è direttamente collegato con la vita. Ovvero: i corpi sono composti al 95% o giù di lì d’acqua. Il fuoco li scalda e li protegge, ma non li crea, al massimo li distrugge. Ci sei?”
“Hn”
“Ma la vita è scivolata fuori dall’acqua miliardi di anni fa...non è più principalmente compito suo, prendersi cura degli esseri umani. E quindi, sopra Haruko, ci sarebbe Ayako, la terra. Perché la vita ora viene e torna dalla terra, e per continuare nel suo ciclo eterno deve avere una solida base su cui svilupparsi. Ayako è il punto d’appoggio su cui si svolge la storia”
“Infine, appena sotto Madre Natura, l’aria. Indispensabile per l’uomo, è anche l’elemento che racchiude e protegge tutti gli altri, e che per primo permette l’esistenza: anche su altri pianeti ci sono terra, fuoco e acqua, ma se non c’è un’atmosfera abbastanza densa da proteggerli dalla furia dell’universo…allora sono inutili. Per questo Jin voleva te…tu sei il più importante fra noi”
“Hn”
In mezzo al vorticare di quelle informazioni, capiva. Era chiaro, Jin voleva lui perché gli avrebbe permesso di sovrastare gli altri. Era stato abbastanza saggio da non mirare a colei di cui mai avrebbe potuto prendere il posto…solo un po’ più in basso. La sua vittima era stata lui.
“Ma mentre io…dopo che…”
“Madre Natura ha preso il tuo posto…se si tratta di uno solo di uno è in grado di farcela”
“Hn”
Certo, tutto corrispondeva, piano piano…
“Kaede…”
“Hn?”
Il moro trasalì. La pelle del compagno aveva assunto un malsano color cenere, pallido come una luna velata di nubi…il respiro di Rukawa si mozzò, incredulo. Non avrebbe mai creduto che qualcuno, lì, potesse star così male.
“Io…ti prego, perdonami”
Lacrime copiose gocciolarono sulle mani strette del rossino, che iniziò a tirar su col naso…il moro si rovistò nelle tasche, alla ricerca di un fazzoletto pulito, sull’orlo del panico ma comunque felice, di poter asciugare quelle stille minute, di poter toccare quella pelle e manifestare le sue carezze per ciò che erano realmente, senza doverle mascherare coi soliti pugni.
“Idiota, per cosa?”
“Io…non sono riuscito a salvarti…”
Non era riferito all’episodio di cui recava memoria…Hanamichi stava parlando di molti anni prima, quando Jin era riuscito a ucciderlo. Kaede rabbrividì…aveva vissuto con quel peso sull’anima per chissà quanto tempo…
“Ehi…”
Cosa poteva fare, per consolarlo?
“…quando sono arrivato tu eri…steso a terra, in una…p-p-pozza di…sang…e lui accanto a te, con-n la mano nel…”
“Ssssshhhh basta, va bene così, va tutto bene”
Rukawa lo attirò di forza a sé, obbligandolo a nascondere il viso contro il suo petto, a lasciarsi andare contro di lui, a sentire il suo cuore battere mentre piangeva, a testimoniargli che lui era lì, con lui, che se era vivo era solo merito suo…il suo amore si mutò temporaneamente in dolcezza, mentre lo cullava e lo chiamava, ripetendogli che tutto era a posto, che nulla gli avrebbe più fatto del male.
………
“Tutto ok?”
Rukawa gli permise di staccarsi dal suo petto, anche se gli tenne le mani posate sulle braccia, per non farlo allontanare del tutto. Non lo voleva perdere così, completamente.
“Sì…grazie, volpino”
“Hn. Di che?”
Hanamichi sbottò in una risata a singhiozzi, mentre ancora le lacrime gli rigavano le guance:
“Dovrei essere io a consolarti, invece sei stato tu a rincuorarmi. Mi vergogno un po’”
“Hn. Idiota”
Sbuffando, il rossino allontanò quelle mani che avrebbero ancora voluto stringerlo, le labbra che desideravano leccare via quelle strisce salate.
“Credo sia meglio andare…”
bisbigliò stanco, massaggiandosi gli occhi e alzandosi, sbirciando la volpe ancora comodamente accoccolata a terra.
“C’è una cosa che non ho capito, però”
lo trattenne questa, prendendolo per il polso e ritirandolo a terra.
“Dimmi”
Era stanco…Rukawa annuì, decidendo che, per giorno, non lo avrebbe importunato più.
“Se davvero ero così forte, come ha fatto Jin, che non è nemmeno uno di noi, a uccidermi?”
Il moro osservò allibito le labbra di Hanamichi tremare, senza che un suono ne uscisse…una nuova lacrima spuntò dai suoi occhi, prima che il rossino la cancellasse.
“Sai Kaede, questa è la prima cosa che dovrai dirmi, quando riacquisterai la memoria. Ho vissuto per sedici anni, con questa domanda a martellarmi la mente”

I sentieri fra i boschi d’aceri si schiusero davanti a lui, dipanandosi come strisce color sabbia fra l’erba rigogliosa. Nella musica cantata dalla natura, nessun rumore umano, o come potevano esser definiti, interferiva col suo stridore.
Alzando lo sguardo blu cobalto, Rukawa poteva ammirare le cime alte delle fronde incoronate dai raggi dorati del sole, sottili fili d’energia che accarezzavano con deferenza le foglie più basse.
Sorrise, disperdendosi in quell’aura mistica, annullandosi nel tepore della vita, lasciandosi accarezzare dall’aria.
Spalancò gli occhi, arretrando d’un passo, mentre quasi sentiva il canto dell’elemento cui, a quanto gli continuavano a narrare, lui era destinato.
Scosse la testa, continuando a camminare, strofinandosi le braccia infreddolito, o forse oppresso da quel silenzio. D’improvviso non gli sembrava più tanto magnifico.
Anche se, da alcuni giorni, era il suo solo compagno. S’era rifugiato in esso, esibendo come scusa la necessità d’un più intimo contatto con quel luogo, con l’aria che un tempo aveva racchiuso in sé.
In realtà era scappato. Da lui, dal suo rossino. Da Hanamichi con quegli occhi da cucciolo addolorato, che non facevano che implorarlo di ricordare, di riprendere in sé l’aria e di tornare a essere il suo caro, adorato amico.
“…amico”
mormorò al vento, pregandolo di disperdere in fretta quelle lettere.
Lui non voleva esser suo amico. Desiderava solo diventare il suo ragazzo. Non cercava amicizia. Lui voleva amore.
Dopo tutto quel tempo passato a sognare, non avrebbe mai potuto accontentarsi solo dell’amicizia. Voleva amare il rossino, e soprattutto esserne amato. Le loro labbra, i corpi che possedevano, erano stati creati per l’amore, non per custodire gli elementi.
Sospirò, riprendendo a camminare, calciando lontano un sasso. Gli mancava il basket. Percepiva la necessità di giocare che gli urlava dentro, pregandolo di chiedere al rossino di procurargli un pallone, e di giocare con lui un folle one on one. Fino allo sfinimento, per la stanchezza e l’esaltazione del corpo. Per la vittoria, per l’ebbrezza e…la possibilità di toccarsi, di spingersi, di un bacio finalmente rubato.
Le sue palpebre s’abbassarono, mentre posava la fronte contro la corteccia profumata di un albero. Lo sport non era più interesse del rossino, ora l’importante era che lui ricordasse. Hanamichi s’era lasciato tutto alle spalle, confidando nel futuro, quasi il passato fosse stato solo una parentesi insignificante…per lui non era così.
Era l’unica cosa cui afferrarsi, un’ancora che gli donava una speranza. Una base su cui immaginare una loro vita assieme.
E dato che a lui queste cose sembravano non passare lontanamente per quel cervello da idiota, si era isolato, chiedendo tempo.
‘Per cosa?’
domandò al cielo, riprendendo il cammino.
“Perché sei sempre in giro solo?”
Rukawa sussultò…quella voce, lui la conosceva.
Da dietro di lui, lungo il sentiero da cui era giunto, s’avvicinava una dolce vecchina fasciata in uno splendido kimono color pervinca. Sul viso sorridente, l’espressione materna che già aveva incontrato, poco tempo prima.
“S-Signora Anzai?!”
spiaccicò esterrefatto, inchinandosi con rispetto.
“Più o meno…qui mi chiamano Madre Natura…”
gli rispose lei con un sorriso, soddisfatta poi del suo sussultare.
“…sei sempre stato un ragazzo intelligente”
terminò oltrepassandolo.
“Anche lei…a Kanagawa…per me?!”
Non poteva crederci, gli girava la testa, era assolutamente pazzesco…
“Certo, perché te ne stupisci? In fondo, per, tu sei come un figlio”
“Hn”
Scuotendo sconfitto il capo, Rukawa si accostò a lei, camminandole accanto lungo il sentiero, verso un tronco caduto, sotto l’ombra di una grossa quercia poco lontana:
“Mio marito, il resto della squadra...hanno perso i loro ricordi…di me, degli altri, di te…”
gli confidò con un’occhiata eloquente.
“Hn”
Madre Natura si sedette sul tronco, tendendo la mano verso il cielo…le nubi si diradarono leggermente, scaldando un po’ l’aria.
“Allora, che cosa c’è che non va?”
“Hn. Nulla”
gli mentì il moro, ben sapendo però di non avere scampo. Lei di certo conosceva la verità…
“Sai, sono venuta a cercati perché sono un po’ preoccupata per Hanamichi…da quando gironzoli da solo, lui è sempre così…giù. È triste”
“Hn”
Era colpa sua, lo sapeva benissimo. Ma lui non poteva essere ciò che il rossino avrebbe voluto.
“Kaede…che cosa c’è? Perché eviti così il contatto con gli altri? E soprattutto, col tuo migliore amico?”
Il viso placido della donna non recava traccia di fretta, dalla sua calma si emanava la certezza che presto avrebbe avuto le risposte che desiderava.
“Hn…”
Il volpino sentiva il cuore trafitto dal suo sguardo dolce, non desiderava mentirle, ma…che cosa avrebbe detto lei, una volta scoperta la verità? Avrebbe fatto soffrire tutti loro, le persone premurose che si erano preoccupate di proteggerlo, in quegli anni?
“Io…non mi sento a mio agio”
confessò, tentando di mettere insieme delle risposte sensate, per le domande successive.
“Nemmeno con Hanamichi?”
Nella sua voce predominava la sorpresa, mista all’incredulità…Rukawa annuì, inspirando profondamente.
“Soprattutto con lui. Sakuragi…lui vorrebbe assolutamente che io ricordassi. Ma io…le sensazioni che questo luogo mi trasmette, i flash che non comprendo ma che ogni tanto affiorano dal mio inconscio, mi danno i brividi. Io…”
Per la prima volta, il volpino comprese chiaramente quale fosse il suo vero desiderio…
“…voglio tornare a casa”
“…capisco”
Rukawa si morse le labbra, pungolato dalla nota di tristezza che aveva sentito, in quella risposta. Anche lei desiderava che lui tornasse ciò che era…in fondo, anche per Madre Natura lui era solo Kaede, nel cui corpo, in un tempo lontano, aveva risieduto l’aria. Era logico che rivolesse indietro la sua creatura, il corpo che le avrebbe tolto il peso del suo compito.
“…però ti prego di parlare ancora con lui. In fondo, glielo devi…non causare sofferenza a entrambi, Kaede”
Nei suoi occhi senza fine, il volpino lesse una durezza che mai aveva visto prima. Un misto di forza, caparbietà, assoluta superiorità, e soprattutto certezza d’essere obbedita. E anche lui era nelle sue mani…non si sarebbe opposto. Troppo dipendeva dal comportamento che avrebbe tenuto, con lei.
“Hn”
Aveva fatto leva sul senso di colpa che ancora provava, per il modo rocambolesco e folle con cui il rossino l’aveva protetto…un brivido gli scorse lungo la pelle, mentre tentava d’immaginarsi mentre le disobbediva.
‘Meglio di no…’
“Bene”
Madre Natura sorrise tornando a essere la dolce, mite signora Anzai, come se la ferrea volontà che la colmava si fosse disciolta…senza fatica si rialzò, iniziando a camminare lungo il sentiero:
“Vieni?”
sospirando, il moro si rialzò…nel suo cuore, ardeva sempre più vivido il desiderio di tornare a casa. In fretta.
“Hn”

“Non dirmi che stai dormendo!”
“Ci provavo, idiota”
Rukawa squadrò il rossino che s’era accoccolato accanto a lui, sotto l’ombra del loro acero…i capelli scompigliati dal vento s’agitavano spettinati, mentre il sole giocava a scintillare nel suo sguardo.
“Non chiamarmi idiota!”
“E tu non disturbare il mio sonno!”
Gli occhi blu si richiusero, mentre il cuore provava una fitta…averlo così vicino, non poterlo sfiorare, né concedersi di vederlo…Rukawa si chiese da dove la sua volontà traesse tutta quella forza.
“Kaedeeee…”
Il volpino sbuffò, girandosi su un fianco e socchiudendo una palpebra, per studiare quel giovane ragazzo che lo osservava curioso, come una scimmietta briosa, desiderosa solo di giocare.
‘Se solo sapesse cosa vorrei fargli io, in realtà…’
“Hn?!”
sbuffò, scostandosi una ciocca dalla fronte.
“…hai visto Madre Natura, non è vero?!”
“Hn”
Che aveva da essere tanto eccitato? Sembrava che lo stessero per incoronare re dell’universo!
“Aaaahhhh lo sapevo!!! A quando allora?”
Rukawa di mise a sedere, scrollando la splendida capigliatura corvina per liberarsi dai fili d’erba…i suoi occhi continuavano a sfiorare il suo volto, in cerca di una reazione a quel suo essere tanto sexy.
Nulla…invece se Haruko avesse continuato la sua finta, davanti a una cosa del genere sarebbe morta d’infarto. Invece quell’idiota del rossino, con davanti la creatura più bella del creato, continuava a lanciare gridolini eccitati.
“Hn. Quando cosa?”
“Come cosa! Kaede!”
Hanamichi esplose, tirandogli una leggera zuccata, senza fargli troppo male…Rukawa non fece nulla per evitarla, considerandola in fondo un altro modo per toccarsi, per averlo vicino al viso. Se solo avesse avuto un po’ più di coraggio, avrebbe coperto quelle labbra con le sue…
“Hn! Che hai?!”
“Parlavo del tuo ruolo! Non fare la volpe tonta! Allora, quando lo riprendi?”
Un velo di pesantezza bendò l’animo della volpe, escludendolo dalla perfetta gaiezza di quel luogo, dallo splendore del sole, dal sorriso brillante di Hanamichi…sapeva che per lui contava solo il suo antico ruolo, ma sentirselo dire così schiettamente, gli faceva davvero male.
“Non abbiamo parlato di questo”
rispose piano, abbassando ulteriormente la voce.
“A-Ah”
Il manto di tristezza sembrò posarsi anche sul rossino, che come una fiamma di candela nella tempesta, sembrò spegnersi senza opporre resistenza.
Un altro sospiro…al volpino sembrava di non riuscire a fare altro, ultimamente.
“Senti…ho una domanda…”
“Dimmi”
Un palpito di nuova vita…Hanamichi avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di convincerlo a tornare indietro…
“…noi due qui eravamo i migliori amici l’uno dell’altro…perché non lo siamo stati anche sulla Terra?”
“Bella domanda”
ridacchiò il rossino, grattandosi il mento…ma all’occhiata stanca del moro, il ragazzo si stese sull’erba, iniziando a spiegare:
“Per evitare che frammenti della tua memoria tornassero, per caso, a galla. Non eri pronto per ricordare, sarebbe stato pericoloso…”
‘Non lo sono neppure adesso…’
Rukawa tenne per sé quel pensiero, allungando una mano per scacciare una coccinella dal suo ventre…Hanamichi gli sorrise, scatenandogli un principio di tachicardia, e andò avanti:
“…quindi abbiamo posto accanto a te delle insospettabili sentinelle, che per vari motivi ti rimanessero appiccicate”
“Hn”
Aveva un senso…peccato che lo stesse facendo sentire un imbecille indifeso.
‘Ma dato quello che ha fatto Jin…forse…’
“Ayako è stata la tua amica nel periodo delle medie, quando pensavamo Jin avrebbe potuto tentare un primo contatto. E lì accanto c’era Haruko, che con la scusa d’esser innamorata di te non ti mollava mai…”
“Devo ammettere che era davvero brava”
“Già…”
Rukawa sbatté le ciglia, stendendosi accanto a lui e avvicinando i loro visi:
“E tu? Sei anche tu un bravo attore?”
Con grande dispiacere del moro, il rossino non avvampò, né tentò di scostare il volto. Semplicemente gli sorrise, come faceva a Yohei, o forse con maggior affetto:
“Sì, sono stato bravo, vero?”
“Hn…”
In fondo, era un sollievo…”
“…non sei innamorato di lei, quindi”
“Ma certo che no!!!”
Hanamichi allontanò quell’idea con un gesto della mano, quasi fosse totalmente assurda.
“Hn. Continua”
“Beh, non c’è molto da dire. Solo che io non ho potuto esser tuo amico perché, come ti dicevo, avrei rischiato di far germogliare qualche tuo ricordo. Quindi…ho fatto l’opposto. Il tuo nemico, il tuo avversario, il tuo rivale…”
“…inseparabile”
concluse per lui il moro, stendendoglisi accanto…l’aria sembrava più dolce, con il rossino vicino.
“Già”
Due farfalle volteggiarono nell’aria, disegnando contro il cielo la loro danza inneggiante alla vita…i ricordi sommersero il volpino, che si lasciò sfuggire una piccola risata. Tutto il suo passato, visto da quel punto di vista, era così…buffo.
“Volpastra non è che mi stai male?”
“Idiota…stavo solo pensando che sono finito proprio in un bel gruppo”
rispose, caricando d’ironia l’ultima parola…Hanamichi ragionò un attimo, poi esplose:
“Stupida volpe io ti scuoio!!!”
e face partire un gancio destro che sibilò nell’aria…Rukawa era già rotolato lontano, per prendere la spinta e potersi gettare verso di lui, e ruzzolare con quel ragazzo nell’erba, scambiandosi pugni che facevano male, ma solo per finta…e mentre urla che erano risa saliva la cielo, il volpino per la prima volta, da tanto, si sentì di nuovo bene…

Fine parte III

*Verso di Miyazawa Kenji, tratto dal prologo de "La Primavera e gli Asura"


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