Disclaimers: anche se eravate convinte del contrario i personaggi della combricola di Slam Dunk non sono miei :ma di quel brav'uomo di Inoue...che se avesse deciso di fare il venditore di carciofi non mi avrebbe permesso di sbrodolare con i suoi fantastici pg! Keita Taniguchi e pochi altri sono miei. Questo in particolare, però, ha il nome del mio amico di penna giapponese...quindi gli va parte del mio affetto!

 

Dediche: a Releuse e a Dea73 che hanno promesso di minacciarmi qual ora poltrissi al posto di scrivere (ma lo fanno per il mio bene eh! ) a Hina sensei *___* e a tutte le ragazze che amano Slam Dunk e che non hanno ancora smesso di ricamarci sopra!

 

 

 

Ed ora…

... benvenute nella mia personalissima Kanagawa!

 




 


 

 

La Cenerentola del Basket

 

epilogo

 

di Seika

 


 

“Mochi mochi.”

“Kaori-san, sono Sakuragi.”

“Oh! Hana-chan! Mi stavo giusto chiedendo quando mi avresti chiamata!”

“Hai ragione Kaori-san, ma ho avuto un mucchio da studiare per recuperare… sai, il tensai è stato impegnato a portare alla vittoria la squadra nel Campionato Invernale!”

“Certo tesoro. Ah, ho visto con mio nipote il video della vostra finale. Devo dire che sei molto più affascinante lì che in quello spot!”

“Argh! Kaori-san non nominare l’orrido spot! Non posso credere che ancora lo trasmettano in tv!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da quella serata al Babylon, dove Sakuragi e Kaede si erano finalmente ‘dichiarati’, la loro neonata vita di coppia li aveva di gran lunga assorbiti.

I due non perdevano nessuna occasione: come potevano, ritagliavano del tempo per stare insieme a scambiarsi baci e qualche pugno… sì, perché per loro era ancora meravigliosamente semplice riuscire ad azzuffarsi.

Nel loro mondo c’era poco spazio per il chiasso e l’attenzione che ancora circondavano la testa rossa, che persa in più piacevoli pensieri, aveva nuovamente cancellato la questione spot dalla sua mente.

 

Anche la volpe, stranamente, teneva in più scarsa considerazioni chi si avvicinava troppo al proprio ragazzo. Preferendo la tattica della guardia del corpo di quest’ultimo, che consisteva nel stargli appiccicato addosso il più possibile, a quella del buttafuori, che gli avrebbe fatto spendere energie in attività inutili invece che in quelle più piacevoli con il suo Do’aho.

 

Questo fino ad un pomeriggio di inizio ottobre, in cui i due ragazzi si erano ritrovati a casa di Rukawa con la scusa di studiare, per gli imminenti esami di fine anno.

Tra qualche esercizio di matematica, spuntini, baci e televisione, i due stavano abbracciati sul letto del moretto, intenti a seguire uno speciale sul basket nipponico.

 

“Prima di passare al prossimo servizio un breve spazio alla pubblicità. A fra poco.” aveva annunciato il presentatore, la cui immagine era sparita per lasciare spazio a quelle degli sponsor.

 

Hanamichi stava per lasciarsi andare ad un nuovo assalto del volpino, che non aspettava che la pausa pubblicitaria per riprendere un certo discorsetto con il suo rossino, quando qualcosa di familiare occupò lo schermo.

 

Quella palestra era sicuro di averla giù vista da qualche parte…

… e poi ecco, spuntare da una porta altrettanto conosciuta, una figura misteriosa, che attirò tutta la sua attenzione.

 

Kaede, indispettito per la scarsa partecipazione del suo ragazzo, con un grugnito alzò gli occhi verso l’elettrodomestico incriminato, con la seria intenzione di spegnerlo, quando si accorse del perché di tanta attenzione da parte dell’altro.

 

Stavano trasmettendo lo spot girato allo Shohoku.

Ma non quello di tutta la squadra… no, troppo facile, quello di Hanamichi, solo!

 

Le immagini iniziarono a susseguirsi veloci, incollando due paia di occhi a sé.

 

Come il più maledetto dei video, le sequenze catalizzavano tutta l’attenzione, lasciando stregato Rukawa che, per l’ennesima volta, si riscoprì eccitarsi alla vista di quel corpo etereo. Mentre Sakuragi, tra l’incredulo e l’imbarazzato, seguiva i propri movimenti basito, non capacitandosi di essere davvero lui il ragazzo che giocava in quello spot.

 

Ma non c’erano dubbi al riguardo.

Si ricordava perfettamente quella sera, subito dopo il suo rientro dalla riabilitazione, quando non era riuscito a trattenersi dal correre in palestra per riassaporare le vecchie sensazioni.

E, se questo non fosse bastato, il suo nome scritto a grandi lettere nere sul retro della maglia sportiva era stata la più evidente conferma.

 

Trattenendo il fiato, i due ragazzi seguirono lo spot, rimanendo in silenzio anche quando, dopo questo, ne seguirono altri fino al riprendere del programma sportivo.

 

Il primo a ‘ridestarsi’ fu Rukawa che, guardingo, si girò verso il compagno pronto a sfoderare la più impassibile delle sue espressioni, per sedare eventuali eccessi di protagonismo dell’altro.

Ma tutto ciò che vide fu un rossino imbambolato, con un’espressione sbigottita e imbarazzata insieme, che ancora non riusciva ad emettere un suono.

 

“… Hana?” cercò di richiamarlo il moretto.

“… è questo lo spot di cui mi hai parlato?” sussurrò l’altro.

“Hn.” confermò a malincuore la volpe.

“… non me lo immaginavo così…” riuscì solo a commentare il rosso, girandosi poi verso il proprio ragazzo.

“…”

“… è per quello che mi rincorrono tutti a scuola?” continuò, con un tono che a Kaede però proprio non piaceva… si stava pericolosamente avvicinando a quello delle sguaiate proclamazioni del tensai.

“Hn…”

 

Ma non ci fu tempo di aggiungere altro, perché il cellulare suo e di Hanamichi cominciarono a trillare impazziti.

 

Fu quello il vero inizio di tutto.

 

Chi ancora non aveva avuto modo di vedere lo spot, cioè chiunque non frequentasse lo Shohoku, aveva assistito a quell’inaspettato spettacolo e, con poche chiamate, aveva rintracciato Sakuragi, per tempestarlo di domande e commenti.

 

Sendoh aveva chiamato direttamente l’amico, invece, esprimendogli tutta l’invidia e l’ammirazione per quella testa rossa, cosa che il moretto aveva cercato di liquidare con pochi e secchi grugniti.

Anche Mitsui si era fatto sentire, più per assaporare le reazioni di Kaede a caldo che per altro.

 

Amici e rivali di basket, dal Ryonan allo Shoyo al Kainan, da Kanagawa al Kansai, il telefono del numero dieci aveva continuato a squillare per tutto il pomeriggio, fino a quando il ragazzo non l’aveva spento per sfinimento.

Soprattutto dopo un’accesa discussione con Kyota che l’aveva preso in giro proclamando come, al loro prossimo incontro, gli avrebbe fatto vedere lui come si giocava davvero a basket.

 

Tornato a casa, notando distrattamente come alcune teste si giravano curiose al suo passaggio, trovò un’orda di parenti e vicini, capeggiati dai suoi genitori, pronti ad attenderlo per festeggiarlo.

 

Possibile che quel programma fosse seguito da così tanta gente, per Kami?

 

Ma quello era solo il primo giorno, ovviamente.

I due spot, infatti, avevano iniziato ad essere trasmessi regolarmente, accompagnando trasmissioni sportive e non, invadendo prepotentemente la televisione.

 

Durante le amichevoli quindi, o i ritiri, fino ad arrivare alle prime partite del Campionato Invernale, lo Shohoku era sempre stato oggetto di chiacchiere e attenzioni, con Sakuragi per una volta davanti a tutti.

 

A scuola, poi, l’agitazione che lo circondava sembrava non dover mai scemare, nonostante le fughe e la totale mancanza di attenzioni che il rosso dava a chicchessia.

 

Così, ancora a distanza di alcuni mesi, ogni volta che la ‘carta spot’ saltava fuori – e c’era sempre qualcuno pronto a rigiocarla – la volpe dava a dir poco in escandescenza, prendendo a ghiacciare con lo sguardo chiunque gli capitasse a tiro, mentre Hanamichi, per evitare il peggio, tentava di sedare il suo gelosissimo ragazzo, ignorando imbarazzato chiunque altro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Sei diventato popolare, eh?”

“Mi danno il tormento! E ogni volta per calmare la volpe ci impiego secoli!”

“Ah ah ah! Quanta energia!”

“Già, non sai quanto ce ne vuole per farlo stare buono!”

“E come sta Kaede-chan?”

“Bene, anzi mi ha chiesto di salutarti!”

“Ah, grazie! Ricambia ovviamente!”

“Comunque, Kaori-san, ti chiamavo per comunicarti ufficialmente che sia io che la volpe siamo stati promossi!”

“Non avevo dubbi. Tua madre sarà soddisfatta!”

“Le ho dato prima la notizia. Si è messa quasi a piangere per la felicità. Che madre priva di fiducia nelle immense capacità del tensai!”

“Ahahaha! E dimmi, le hai poi raccontato di te e di Kaede? Ricordo che l’ultima volta che ci siamo visti ti tormentavi per questa cosa.”

“Bè, non è una cosa così semplice di cui parlare…”

“…”

“Comunque sì, lo sa…”

“Bene! E come ha reagito?”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stavano insieme ormai da diversi mesi. Mesi fatti di alti e bassi.

Gli esami di fine anno, gli allenamenti per il Campionato Invernale, il cercare di convivere con i loro sentimenti e l’orgoglio e la competizione che mai li aveva abbandonati… tutto questo senza contare la difficoltà di gestire il proprio rapporto cercando nello stesso tempo di tenerlo riservato, nascosto, ancora privato.

Soprattutto alla luce del fatto che gli spot girati dalla squadra, trasmessi costantemente in televisione, catalizzavano ancora di più l’attenzione su di loro.

 

Ma se Rukawa, spot a parte, si adattava a questa condizione, Sakuragi invece fremeva.

 

Il fatto che Mito sapesse lo confortava, ma non gli bastava. Da mesi, infatti, si sentiva in colpa.

In colpa verso i suoi compagni di squadra, a parte Mitsui nessun’altro sapeva, in colpa verso il suo Guntai e, soprattutto, in colpa verso i suoi genitori.

 

Più di ogni altra cosa, infatti, era parlare con sua madre che gli premeva. Tuttavia, per quante volte avesse tentato di iniziare il discorso con lei, si era sempre ritrovato a balbettare frasi sconclusionate, rosso come un peperone, fino al gran finale… dove fuggiva a gambe levate rifugiandosi in camera sua o in qualche campetto, a sfogare la frustrazione.

 

In una sola parola… fallimento!

 

Già, erano mesi che il tensai falliva su tutta la linea e che la sua sensibile volpe, attentissima a tutto ciò che riguardava il suo ragazzo, tentava di consolarlo a suon di “Do’aho!”… inframmezzati da qualche bacio!

 

Tutto uguale fino ad un pomeriggio, di metà febbraio.

 

I due ragazzi, da qualche tempo, avevano preso l’abitudine di trovarsi una volta a casa dell’uno e una volta in quella dell’altro, per passare un po’ di tempo insieme… tentando di studiare.

 

Quel giorno toccava casa Sakuragi.

 

Rukawa, ormai ambientatosi da tempo, dopo aver salutato la madre del Do’aho, che stravedeva per lui, si diresse direttamente in camera di Hanamichi, mentre quest’ultimo recuperava lo spuntino veloce che Sara aveva preparato loro.

 

Ma il sole splendente, al di fuori della finestra chiusa, faceva sembrare quel pomeriggio immolato ai libri scolastici ancora più una prigione. La voglia di studiare proprio non li sfiorava così, i due ragazzi, decisero di rilassarsi guardando una registrazione di qualche partita di basket.

 

Schiene contro la parete, seduti l’uno a fianco all’altro sul comodo letto del tensai, ben presto l’attenzione dei due vacillò di nuovo. Le spalle, infatti, si sfioravano e le mani giocavano con le dita dell’altro.

 

“Smettila Kit, stai infastidendo la visione del tensai!” esordì sogghignando il rossino.

La provocazione fece scattare Rukawa, che iniziò a tormentare i capelli di fuoco dell’altro.

“Così vedi meglio?”

“Stupida volpe! Ora ci vedo meno di prima!” replicò ridendo Hanamichi.

“Ah sì? E ora?” continuò l’altro, iniziando un attacco di solletico sui fianchi e sul collo del compagno, per non lasciare spegnere quella splendida risata.

“Ah ah ah! Bah ah ah… baka!”

 

Il rosso tentava invano di difendersi, cercando in qualche modo di contrattaccare.

Ma Rukawa era riuscito a sbilanciare Sakuragi fino a farlo sdraiare scomposto sul letto: il viso e le spalle fuori dalla sponda, rivolte indietro, il collo esposto ed indifeso, scosso da quella risata cristallina.

 

La volpe non riuscì davvero a resistere. Come calamitato da una forza invincibile le labbra del moretto scesero sulla gola ambrata, iniziando a suggere e mordicchiare, mentre le mani passavano dal solletico a carezze sensuali.

 

Il rosso rimase sorpreso dal repentino cambiamento del compagno solo per pochi istanti, complimentandosi poi con se stesso per la splendida riuscita della propria manovra di seduzione.

 

Negli ultimi tempi i due avevano iniziato ad esplorare il piano fisico del loro rapporto. Non erano ancora arrivati ‘fino in fondo’, ma molti paletti erano saltati e con loro anche molte inibizioni.

Inoltre, quando una qualsiasi scintilla scattava fra di loro, la già fortissima attrazione che sentivano diventava irresistibile, così come sempre più difficile diventava separarsi dalle braccia dell’altro.

 

Probabilmente, tutto ciò che ancora li tratteneva era la paura di essere scoperti dai propri genitori, dato che i luoghi dei loro ‘incontri’ erano immancabilmente le rispettive camere.

In fondo, però, c’era anche un po’ di timore rispetto ad un campo sconosciuto, insieme all’annosa questione del ‘chi fa cosa?’, che quando balenava loro in testa li faceva diventare inquieti e guardinghi.

 

Ma di questo i due non si stavano certo preoccupando in quel momento, coinvolti in baci appassionati.

 

Rukawa divorava la bocca del compagno, che ricambiava con trasporto quella lingua curiosa.

Le mani della volpe si erano perse sotto la maglia del rosso, andando a stuzzicare i capezzoli turgidi; mentre il tensai era intento a ispezionare la schiena del compagno, tastando ogni muscolo con le sue grandi mani.

 

Presto le rispettive maglie divennero troppo fastidiose per essere sopportate così, mantenendo gli sguardi intrecciati, levarono l’uno la t-shirt dell’altro, mettendo finalmente a contatto la propria pelle.

 

Mille brividi percorsero quei due corpi bollenti, facendo gemere sensualmente Hanamichi e sospirare deliziato Rukawa.

Subito ripresero a baciarsi con maggiore passione, cercando un sempre più intimo contatto fisico.

 

Sakuragi, ancora disteso per metà nel vuoto, cercando una posizione più comoda e maggior spazio d’azione, si mosse sotto il corpo del compagno che, preso alla sprovvista, si sbilanciò candendo dal letto, trascinando con sé il corpo del rosso ancora avvinghiato al suo.

 

Il capitombolo fu doloroso quanto rumoroso, dato che le lunghe gambe dei due avevano intercettato il tavolino basso poco distante, rovesciandolo e facendo cadere i bicchieri posti sopra, che si infransero sul parquet.

 

Non ci fu nemmeno il tempo per rendersi conto di cosa fosse successo che Sara, la madre di Sakuragi, entrò nella stanza del figlio.

 

“Hana tesoro, che cos…”

 

La donna si fermò sulla soglia della camera: la bocca aperta che non emetteva più un suono e la mano ancora appoggiata sulla maniglia della porta.

Davanti a lei, tra un tavolino rovesciato e cocci di vetro sparsi qua e là, c’erano suo figlio e il suo amico Kaede, avvinghiati l’uno sull’altro e riversi a terra.

 

I petti nudi, i visi a pochi millimetri di distanza, il fiato corto e le guance rosse, i capelli scarmigliati quanto il letto, alle loro spalle.

…nemmeno un cieco avrebbe potuto non capire!

 

Gli occhi della signora Sakuragi si sgranarono mentre, stringendo le mani a pugno, entrava nella stanza chiudendo con un botto la porta alle sue spalle.

 

“Hanamichi Sakuragi!” tuonò “Cosa diamine stai combinando?!”

 

Il diretto interessato deglutì a vuoto, mentre cercava impacciato di rimettersi in piedi.

“Hn.” Commentò solo la volpe, infastidito per l’interruzione più che per la situazione delicata.

 

“Ma-mamma… posso… non è come… Kami!”

“Do’aho, sta calmo.” Lo soccorse deciso il compagno, in piedi accanto a lui, che al contrario del rosso si stava ricomponendo in tutta calma.

Negli occhi la determinazione e la sicurezza che dicevano che, qualunque cosa la madre del suo ragazzo avesse urlato loro contro, l’avrebbero superata insieme.

 

“Hanamichi Sakuragi! Che diamine combinavi chiuso qui, sotto il mio tetto!” urlò minacciosa la donna, mani sui fianchi e viso rosso e contrito.

“… ecco… noi… io….” Hanamichi non riusciva davvero a pensare.

“Tu, signorino, che diamine pensavi di fare con lui! Sotto il mio naso poi! Pensavi non me ne sarei accorta?”

 

Il rosso era impietrito… nella sua testa mille immagini di lui che veniva cacciato di casa, per finire a  dormire sotto un ponte.

“Allora? Non hai nulla da dirmi?” la voce di Sara aveva davvero raggiunto vette altissime.

 

Kaede, temendo il peggio, strinse la mano del Do’aho nella sua mentre la donna, rossa in volto più di suo figlio, tremava dalla rabbia.

Sembrava davvero un vulcano sul punto di eruttare.

 

“Tu!” scoppiò infatti, puntando un dito accusatorio dritto sul naso del diretto interessato “Tu sei ancora un ragazzino! Un bambino! Come ti salta in mente di fare certe cose! E’ troppo presto! E poi eravate qui a studiare… mi hai mentito per tutti questi pomeriggi! Tu hai detto…” la signora Sakuragi tremò dalla rabbia ancor più di prima “… che avresti studiato! Non tollero che tu ti approfitti della mia fiducia! Mi hai promesso che non avresti perso l’anno e che Rukawa ti avrebbe aiutato! E… e invece sei qui a divertirti tu… con lui! Siete… mezzi nudi! Sei ancora un bambino!” esclamò infine, non riuscendo più a trattenere le lacrime.

 

“Aspetta che lo sappia tuo padre!” disse poi uscendo dalla stanza, minacciosa.

 

Hanamichi e Kaede si guardarono confusi, godendo di quella momentanea tregua.

“Ora capisco da chi hai preso.” commentò Rukawa.

“Oi Kit, ti pare il momento?” ruggì Sakuragi, stordito.

“Hn.”

“Ma, non ho capito…”

“Che novità!”

“Vuoi proprio fare a botte allora!” replicò secco il numero dieci, stringendo i pugni.

“Do’aho, sei troppo agitato.” fu la laconica risposta del moretto.

“Se non te ne fossi accorto, mia madre ci ha appena beccati mentre… mentre…”

“Tsk, lo so. E’ stato piuttosto seccante essere interrotti.”

“Kitsune! Non è questo il punto!”

“E invece sì Do’aho.” lo bloccò subito Rukawa.

“Baka! La vuoi smettere?!”

 

Sakuragi non sapeva davvero come facesse l’altro a restare così calmo e impassibile, anche in una situazione come quella.

“Se sei Do’aho non è colpa mia. Non ti sei accorto che tua madre si è arrabbiata perché non studiavi… e perché sei ancora un bimbo?” disse la volpe calcando ironico sull’ultima parola, alzando un sopracciglio divertito.

“E’ una tragedia!” si disperò il rosso.

“Però, non si è arrabbiata perché eri con un ragazzo!”

“E’ una catastr… cosa?”

“Non se l’è presa anche se facevi le ‘cosacce’ con un altro uomo. Ma solo perché le facevi, mentre le hai detto che stavi studiando.” tentò di nuovo il numero undici.

“Ah… ah sì?” chiese l’altro incredulo.

“Tsk, vedi che sei Do’aho! Non ti sei nemmeno accorto di aver risolto il problema che ti assillava tanto!”

“…” Hanamichi non era sicuro tanto quanto il suo ragazzo, anche se per una volta sperava che l’altro avesse ragione.

 

“Hanamichi Sakuragi!” tuonò nuovamente la madre dal piano di sotto “Venite qui, tutti e due! E’ arrivato tuo padre!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“… e così ormai non aveva più senso negare e ho raccontato tutto anche a papà!”

“Però, deve essere stata una situazione imbarazzante!”

“Non sai quanto! Da quel giorno in poi mia madre ha accettato che io e Kaede studiassimo insieme solo in salotto, sotto sua stretta sorveglianza. Senza contare tutti i discorsi allucinanti che si è messa a fare a me e alla volpe!”

“Davvero?”

“Già! Prima ci ha ribadito almeno mille volte che siamo piccoli per certe cose e poi credo che, non potendo aggrapparsi al fattore ‘restare incinta’, abbia ripiegato pesantemente su tutta l’enciclopedia delle malattie infettive esistenti!”

“Ah ah ah ah ah!”

“Kaori-san, ti prego! E’ stato imbarazzante e umiliante! E la volpe dormiva, nascosta dalla frangia! Mia madre era troppo presa per accorgersene, ma io no…”

“Ok, ok scusa, ma è divertente!”

“Non ad esserci in mezzo, credimi!”

“Bè, mi pare che tutto sommato tua madre abbia avuto una discreta reazione… per quanto riguarda il fatto che Kaede sia un ragazzo, intendo!”

“Uhm, sì… è vero. Aveva diversi motivi per cui arrabbiarsi e quello è passato in secondo piano… credo!”

“Sono contenta Hana-chan. Davvero! E tuo padre, invece, come l’ha presa?”

“Subito è rimasto scioccato. Mentre mamma ci riempiva la testa con le possibili malattie che avrebbero potuto ucciderci, lui è andato in cucina a cenare e poi è salito in camera. Non l’ho praticamente più visto per tutta la sera e tutto il giorno seguente. Mia madre era ancora arrabbiata, così non ho avuto il coraggio di chiederle di papà. Poi la mattina dopo non faccio in tempo ad alzarmi dal letto che me lo ritrovo in camera, con una faccia da cane bastonato e due occhi lucidissimi. Mi sono sentito malissimo e in colpa!”

“… e cosa ti ha detto?”

“Mi ha chiesto… se ero proprio certo della mia scelta. Se fossi sicuro di essermi innamorato di un ragazzo e se non ci fossero proprio speranze perché mi interessassi alle ragazze…”

“…”

“Gli ho risposto che era impossibile. Per nessuna ragione al mondo mi sarei mai potuto interessare a qualsiasi altro essere vivente all’infuori di Kaede. Allora lui ha messo su un broncio offeso, mordendosi il labbro e trattenendo a stento le lacrime… ero convinto mi avrebbe cacciato di casa! … invece si è messo a urlare che a lui non ci pensavo! A lui e ai suoi nipotini! Che ne volevate tanti e che avevo il dovere morale di riempirgli la casa di bambini!”

“… ah ah ah ah! Oh Kami!”

“Già ora tu ridi, ma al momento mi è preso il panico nell’immaginarmi senza volpe e circondato da mocciosi!”

“… e poi cosa hai fatto?”

“Niente! Papà era irriconoscibile! Sì è ripreso solo quando mamma gli ha cominciato a parlare di adozione!”

“Che famiglia che hai! Ora capisco perché sei così!”

“Hey!”

“Su ragazzo, è un complimento il mio! Entrambi i tuoi genitori hanno reagito alla cosa davvero bene, tutto considerato. Non era mica così scontato… purtroppo.”

“Sì è vero. Sono i degni genitori del tensai d’altronde!”

“Ah ah ah ah ah, già! Ma poi, avete raccontato tutto anche ai genitori di Kaede?”

“Ecco… io francamente mi sarei risparmiato la questione almeno fino a dopo gli esami! Ma la kitsune ha detto che già che c’eravamo non aveva senso aspettare!”

“Coraggioso!”

“Tsk! Era sicuro che i suoi l’avrebbero presa bene!”

“E come è andata?”

“Bè… un paio di giorni dopo siamo andati a casa sua, finiti gli allenamenti. I suoi erano entrambi in soggiorno. Lui mi ha preso per mano, l’ha alzata perché la vedessero e ha detto – Questo è Hanamichi Sakuragi, il mio ragazzo! – dopo di che mi ha trascinato nella sua stanza… per studiare!”

“Caspita!”

“Io ero impietrito. Non ho studiato un granché in effetti! Me ne sarei andato volentieri, ma la volpe mi ha praticamente obbligato a restare a cena!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando i due ragazzi scesero per la cena, li aspettava una tavola imbandita come per una grande festa. C’era piatti di ogni genere e sapore, a cui la pancia del rosso non seppe davvero resistere.

 

Saori, la madre di Kaede, invitò Sakuragi a sedersi accanto a lei, superando la titubanza del ragazzo con due occhi lucidi e colmi d’affetto.

“Oh! Il mio Deduccio innamorato!” aveva esclamato.

 

Hanamichi era restato per un attimo interdetto, ad osservare il viso in estasi della donna, per poi girarsi lentamente verso quello imbarazzatissimo del proprio compagno e scoppiare in fine in una fragoroso risata, stemperando tutta la tensione accumulata.

 

“Do’aho… questa me la paghi!” aveva sibilato la volpe furente, riuscendo solo a regalare un’occhiataccia alla madre, che comunque non se ne curò.

“Kaede Rukawa, non insultare così questo dolce ragazzo!” l’aveva sgridato a sorpresa la signora Rukawa. “Dovresti solo ringraziare Kami se lui ha deciso di mettersi con te, nonostante quel carattere scontroso e taciturno!”

 

Il numero undici non aveva stranamente saputo replicare alla madre, lasciando basito il compagno che iniziò ad ammirare seriamente la donna, riprendendo poi a ridere nuovamente al ricordo del nomignolo di poco prima… ‘Deduccio’!

 

Shuichiro Rukawa, invece, era rimasto in silenzio ad osservare i tre senza mai intervenire apertamente.

Ogni tanto, tuttavia, Hanamichi aveva sentito lo sguardo dell’uomo su di sé, per poi alzare gli occhi e scoprire che stava osservando attentamente anche Kaede… cosa aveva in mente?

 

Erano quasi le nove di sera quando finirono di cenare, così il rosso decise di tornare a casa.

 

Mentre la Kitsune si sistemava per accompagnarlo fino alla fermata della metropolitana, l’altro salutò con un abbraccio Saori e con un piccolo inchino il signor Rukawa, che si era avvicinato.

 

“Non sono d’accordo con questa novità!” aveva esordito l’uomo.

“Che cosa?” Rukawa era già pronto a combattere.

“Non guardarmi così ragazzo!” aveva replicato Shuichiro, per nulla turbato.

“E perché mai non saresti d’accordo?” lo incalzò la volpe.

“Uhm…” sorrise soddisfatto il padre a quella domanda “perché scommetto che ora, tra basket e ragazzo, trascurerai lo studio, rimanendo indietro rispetto a compagni migliori di te.”

“Oh, caro… non essere così duro.” intervenne Saori.

“Ho solo espresso la mia opinione sulla questione. Non pensavo che a Kaede bastasse essere uno dei tanti studenti mediocri…” rincarò l’uomo, sbirciando il figlio con la coda dell’occhio.

 

A quelle parole Rukawa assottigliò minaccioso gli occhi, contraendo i muscoli della mascella.

“Tsk! Quando uscirò dallo Shohoku non solo sarò il miglior giocatore del Paese, ma sarò anche il miglior studente della prefettura!”.

 

Sakuragi era a dir poco basito.

 

Primo per quella dichiarazione più che azzardata sull’essere il primo studente della Prefettura; secondo per la velocità con cui aveva reagito alla chiara provocazione del padre.

Finora una tale reazione era riuscito ad ottenerla soltanto lui!

 

Tutto gongolante e soddisfatto, il signor Rukawa guardava ora il figlio e ora il suo… amico… ragazzo… compagno… che avrebbe imparato ad accettare… data l’influenza positiva che sembrava avere sul suo amato bambino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Deduccio?!”

“Sì! Non sai quante risate mi sono fatto e mi faccio ancora… la madre lo chiama praticamente solo così!”

“Ah ah ah ah ah! Sono proprio contenta per voi! E’ andato tutto bene, meglio di quanto io stessa mi aspettassi, confesso.”

“Bè, non sai quanto mi sono sentito leggero dopo. Mi è persino pesato meno del solito studiare…”

“Quindi fra di voi le cose sono proprio serie, eh? Comunque si intuisce davvero l’amore che vi lega; quando siete stati qui, durante le vacanze invernali, l’hanno notato tutti… persino quel testone di mio nipote!”

“…”

“Su, siete giovani e tante cose potrebbero cambiare, ma a me piace immaginarvi insieme anche fra molti anni!”

“Anche a me Kaori-san! Non sono mai stato tanto certo di qualcosa… e anche la volpe la pensa come me.”

“Ne avete parlato?”

“E’ capitato, qualche volta, che parlassimo del nostro futuro. Non siamo stupidi; sappiamo che persone come i nostri genitori o i nostri amici, che sanno e accettato, sono una minoranza. Così come sappiamo di essere ancora molto giovani per pensare di già ad una vita insieme. Ma sappiamo anche quanto è forte ciò che ci lega e non abbiamo dubbi in proposito. Ne sono convinto… ne siamo convinti!”

“Non posso certo obbiettare allora! Quindi è stato un periodo pieno ma soddisfacente. Avete vinto il Campionato Invernale, siete riusciti a parlare con i vostri genitori e siete anche stati promossi! Tua madre non dovrebbe più avere nulla per cui essere arrabbiata, no?”

“… sì, certo… cioè… no!”

“Hana-chan, non mi sembri molto convinto…”

“No, sì, cioè… tutto apposto… mamma è contenta. Prima piangeva dalla felicità…”

“… uhm…”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La madre di Sakuragi era contenta e soddisfatta nel vedere il proprio figlio studiare con impegno, merito anche di Rukawa, che sembrava più che mai convinto e concentrato anche in quell’attività… l’avrebbe fatta vedere al padre, ripeteva sempre.

 

Nonostante questo, Sara continuava a tormentare il rosso sulla questione ‘sesso’; ripetendogli allo sfinimento quanto piccoli fossero, solo dei bimbi, per permettersi anche solo di pensarci.

 

Ma Hanamichi non era esattamente dello stesso parere.

Non si sentiva certo un bambino con i suoi quasi sedici anni di età e, soprattutto, non si sentiva certo piccolo quando si trattava della sua volpe.

 

La forza e, in qualche modo, la maturità che aveva ricavato da quel rapporto lo stavano cambiando, rendendolo più sicuro di molte cose.

Senza contare che, ormai, l’attrazione fisica fra loro era salita alle stelle e facevano sempre più fatica a controllarsi.

 

Tuttavia, per una sorta di tacito accordo, i due avevano deciso di evitare ‘incontri’ eccessivi, almeno fino alla fine del periodo d’esame.

 

Ma era già da una settimana che le prove d’esame si erano concluse e con loro anche lo stress, evaporato, era stato sostituito dall’attesa per gli esiti finali.

Più rilassati, avevano quindi deciso di concedersi un week end di puro svago, con il benestare dei rispettivi genitori che volevano premiarli per il loro grande impegno.

 

Approfittando dei primi caldi, avevano passato buona parte di quel sabato di libertà al campetto vicino alla spiaggia, a giocare a basket in interminabili one-on-one.

Stanchi, quando ormai il sole stava tramontando, si erano in fine diretti verso casa di Hanamichi.

 

Data la serietà dimostrata nello studio, la madre del rosso aveva concesso ai due ragazzi di restare insieme per tutto il week end, invitando Rukawa a dormire da loro… sotto sua strettissima sorveglianza ovviamente.

Ma una volta a casa la trovarono completamente vuota.

 

Il rosso controllò allora il proprio cellulare, accorgendosi solo in quel momento delle due chiamate a cui non aveva risposto: era sua madre.

 

“Pronto, mamma, sono io.”

“Oh, tesoro, non mi hai risposto prima!”

“Stavamo giocando…”

“Come al solito! Comunque… quello smemorato di tuo padre si era scordato di dirmi che questo week end era stato invitato da un suo collega, fuori città. Non potevamo rifiutare all’ultimo minuto, così siamo dovuti partire di corsa!”

 

Hanamichi sentiva suo padre borbottare in sottofondo e sorrise.

 

“Quando tornate?”

“Domani sera caro, non so a che ora di preciso…”

Sakuragi incrociò lo sguardo del suo ragazzo che, attento, gli era rimasto accanto durante la telefonata.

“Hana tesoro… so che c’è Kaede con te. Ti avevo dato il permesso perché lui restasse a dormire e non intendo rimangiarmi la parola data.”

“…”

“Sei stato molto bravo in questo periodo, rispettando la tua promessa.”

“Certo, sono un tensai!”

 

“… dei Do’aho” non era riuscito a trattenersi Kaede.

“Baka!” gli aveva sillabato in risposta il numero dieci, promettendo con lo sguardo atroci vendette, mentre sua madre continuava.

 

“Lo so tesoro. Per questo ho fiducia in te… e in Kaede. Quindi non mi preoccupo, perché so che sai badare a te stesso… vedete solo di non sfasciare la casa!”

“Mamma!”

“Su, su… lo so che sei bravo, ma sono tua madre! Per qualche cosa dovrò pure preoccuparmi, no?”

 

Sakuragi sentì di nuovo la voce di suo padre, questa volta che richiamava sua madre.

 

“Tesoro devo andare ora! Ah, vi ho lasciato qualcosa di pronto in frigorifero. Basta scaldarlo! Salutami tanto Kae… sì! Uff… saluti anche da papà!”

“Ciao figliolo!”

“Ciao tesoro, buona serata!”

“Ciao!” rispose finalmente il rosso, chiudendo la chiamata.

 

Rukawa aspettava, con un sopracciglio alzato come muta domanda.

 

“Sono partiti. Tornano domani sera!” lo informò il suo ragazzo, interdetto per quella inaspettata sorpresa.

“Tua madre ci lascia il campo libero?” chiese ironico la volpe.

“Ha detto che si fida, che ha visto che ci siamo impegnati nello studio mantenendo la parola data.” replicò il numero dieci, ancora incapace di credere a quell’improvviso cambio di programma.

“Hn.” Kaede si avvicinò al compagno, stringendolo fra le sue braccia.

“Ha detto che ci ha lasciato anche la cena pronta da scaldare… e che ti saluta.” concluse il rosso, soffiando le ultime parole sul collo dell’altro, scoccandogli poi un sonoro bacio.

“Bè, cosa aspettiamo? Ho una fame tremenda!”

 

 

Doccia e cena passarono tranquillamente.

 

I due ragazzi godevano appieno di quella rara occasione; di solito, gli unici momenti in cui si potevano dire davvero soli erano le ore passate al campetto vicino alla spiaggia, a giocare.

Avevano anche scoperto, durante la serata, una certa affinità domestica fra loro, tanto da far viaggiare verso il futuro la fantasia di entrambi.

 

Ma non c’era tempo di parlare del domani, ciò che contava in quel momento era il qui e subito: la loro prima notte l’uno tra le braccia dell’altro, non ne volevano sprecare nemmeno un istante.

 

Accoccolati sul divano, scaldati da un leggero plaid, i due giovani non prestavano più attenzione alla tv già da qualche minuto.

Nel buio, rischiarato solo dal bagliore del televisore, i due si tenevano abbracciati stretti, baciandosi senza sosta e riuscendo a stento a respirare.

 

Le labbra sembravano saldate a quelle dell’altro, mentre le lingue duellavano e esploravano senza sosta. Le mani si facevano sempre più ardite, andando ad insinuarsi sotto le magliette, sfiorando il bordo dei pantaloni.

 

Si stringevano forte, l’uno all’altro, nel bruciante desiderio di sentirsi il più uniti possibile.

 

Si fermarono un momento, per rifornire i polmoni d’ossigeno, perdendosi l’uno negli occhi dell’altro.

Rukawa fissava il suo rossino: le labbra gonfie e rosse come le guance accaldate, il fiato corto e gli occhi lucidi di passione.

 

Lo desiderava.

Lo desiderava ardentemente.

 

Ogni giorno, da quando si erano messi insieme, la sua voglia del compagno era costantemente cresciuta; lo sapeva… ma solo in quel preciso momento il desiderio divenne così assoluto e completo da non potercisi più opporre.

… e comunque non che volesse opporsi!

 

“Hana…” sussurrò, intrecciando lo sguardo dell’altro al proprio. Una muta richiesta espressa dai suoi splendidi occhi blu, in quel momento così caldi e dolci.

 

Sakuragi sentiva nelle orecchie il martellare veloce del proprio cuore, emozionato ed eccitato per la possibilità di lasciarsi andare senza freni, finalmente.

La visione del suo ragazzo poi, scarmigliato come nessuno mai l’avrebbe potuto vedere oltre a lui, la bocca socchiusa ed invitante, gli occhi lucidi e le guance rosse, lo stavano invitando sensualmente.

 

Quando sentì l’altro sussurrare il suo nome, con un tono inequivocabile, sapeva perfettamente cosa passasse nella testa del compagno, perché era quello che si agitava nella sua.

 

Sorrise Hanamichi, malizioso e dolce insieme, tanto quanto lo erano gli occhi che lo fissavano.

In silenzio spense la tv, poi prese per mano il suo ragazzo e si alzò in piedi, dirigendosi verso la propria stanza.

 

Appena chiusa la porta alle proprie spalle, il rossino ci si ritrovò schiacciato contro, stretto dal corpo di Rukawa che aveva ripreso a divorargli la bocca di baci.

 

Piano, Sakuragi fece indietreggiare il compagno, senza mai staccare le loro labbra, fino a quando Kaede non urtò la sponda del letto con una gamba, lasciandosi cadere sopra e trascinando con sé il compagno.

 

Senza perdere altro tempo, la volpe sfilò la maglia del numero dieci, iniziando a far vagare le proprie mani su quella schiena ampia e muscolosa. Scese poi sensuale, fino a prendere nei propri palmi i glutei sodi del compagno, stringendoli forte e spingendoli verso di sé.

I due ragazzi iniziarono a strusciare i propri bacini in una danza lenta, gemendo l’uno tra le labbra dell’altro.

 

“Mi piace quando fai questo…” sussurrò Hanamichi, scendendo verso l’orecchio del moretto, per iniziare a succhiare e a mordicchiare il lobo sensibile.

“… Hn… anche a me piace…” ansimò in risposta l’altro “… quando fai così…”

Sorridendo soddisfatto il rosso scese a tormentare il collo del compagno, mordicchiando e baciando la pelle al suo passaggio, aumentando la tortura nei punti più sensibili dell’altro, che riempiva la stanza con ansimi sempre più forti.

 

“Mi piace…”

“Hn?”

“… la tua voce. Mi piace sentirla così, in questi momenti… solo io la posso sentire.”

“… Do’aho… ahhhh!”

 

Sakuragi aveva sfilato la maglietta del compagno, iniziando una deliziosa tortura sui capezzoli eccitati.

Gli era sempre piaciuto giocarci, ma ancora di più gli piacevano i gemiti che riusciva a provocare nel suo ragazzo, che ansimava forte.

 

Ma il rosso voleva di più e sentiva che anche l’altro lo desiderava.

 

Prese a scendere lungo la linea degli addominali, eccitato dai continui gemiti del moretto. Percorse con la lingua il profilo di quei muscoli allenati, assaporando la pelle profumata e mordendo, per soddisfare la sua voglia di possesso. Si soffermò a lungo sull’ombelico, penetrandolo ed esplorandolo con la lingua, mentre faceva scivolare lenta una mano sulla virilità del compagno, ancora imprigionata in due fastidiosi strati di stoffa.

 

“Ahhh…” ansimò sorpreso Kaede, non appena la mano del suo ragazzo si era posata sul suo inguine, iniziando ad accarezzarlo con forza.

Con le mani affondate nel cuscino sotto la sua testa, Rukawa gemeva senza controllo, non riuscendo a trattenersi.

 

Già altre volte si era trovato in balia delle carezze del compagno, ma non erano mai state così seducenti e lui non si era mai sentito così totalmente perso… o forse era solo la completa libertà di cui godevano ad abbattere anche le sue ultime inibizioni?

 

Ma non c’era certo spazio per certi pensieri, tutto ciò che aveva importanza erano loro due e ciò che stavano condividendo.

Kaede si lasciò completamente andare a quelle attenzioni, iniziando a muovere lentamente il bacino nella muta richiesta di qualcosa di più.

 

Hanamichi sorrise, soddisfatto dalla reazione ottenuta.

 

Il movimento inconfondibile dell’altro era un chiaro invito e Sakuragi non si fece certo pregare.

Si sollevò sulle ginocchia e, con un colpo deciso, sfilò a Kaede pantaloni e boxer con un unico gesto.

Poi, si chinò su di lui nuovamente, baciando per un attimo quella bocca invitante e scendendo in fine, bramoso, verso un’altra meta.

 

Con piccoli morsi segnò nuovamente il percorso fatto poco prima, riempiendo il compagno di aspettativa.

 

Morse deciso un fianco latteo, mentre la mano calava inesorabile sul sesso eretto.

“Ahhh… Ha-hana…”

“Shhh… rilassati, lascia fare a me.”

“C… cosa vuoi fare?” ansimò il moretto dopo un altro audace tocco.

“Volpe curiosa, ora lo scoprirai.” rispose il numero dieci maliziosamente.

 

Senza indugiare oltre, Hanamichi avvicinò le proprie labbra alla punta del membro dell’altro, congestionato, assaggiandone per la prima volta il sapore.

Un lamento più forte uscì dalle labbra di Rukawa, che spalancando gli occhi si alzò sui gomiti per osservare il proprio compagno.

 

Hanamichi era riverso su di lui, la sua lingua assaggiava curiosa il suo sesso, come un bambino farebbe con un gelato.

Le sensazioni che gli procurava erano piacere puro. Piacere e totale eccitazione.

 

Sentendosi osservato, Sakuragi alzò gli occhi sul compagno, rimanendo estasiato dal viso amato sconvolto dal piacere e anche dalla timidezza, tutto insieme.

 

“Ti amo Kit…” soffiò sul sesso bollente, inghiottendolo poi completamente.

Tante volte aveva immaginato di fare una cosa simile, ma le urla di Kaede, nelle sue fantasie, non eguagliavano di certo la realtà, così come l’eccitazione che sentiva crescergli dentro.

Continuò a scivolare con le labbra sull’asta del compagno, abbassando e alzando la testa, torturando i testicoli gonfi con una mano.

 

A Kaede piaceva da impazzire quella tortura.

Accompagnava col bacino i movimenti di quella bocca, rincorrendola quando si allontanava da lui.

Una mano stringeva spasmodicamente le lenzuola, come un’ultima ancora di salvezza in quel mondo fatto solo di sensi. L’altra mano, invece, era intrecciata ai fili di seta rossa che incorniciavano la testa del suo ragazzo, china su di lui.

 

Hanamichi era estasiato dalla voce di Rukawa, così roca e sensuale come mai l’aveva sentita, esaltato dalla consapevolezza che fosse merito suo: che il suo amore stesse urlando il piacere che lui gli procurava.

Gli piaceva da morire tutto quello.

 

“Ahhh… Ha-hana… sto… io… Kami vengo!”

 

Il rossino aumentò ulteriormente il ritmo, rincorrendo con i suoi movimenti il piacere del compagno che gli esplose in bocca, con un lungo gemito estasiato.

 

Sakuragi si alzò di un poco, osservando rapito il suo amore che tentava di riprendere fiato: gli occhi liquidi, le gote arrossate e le dolci labbra socchiuse.

Sorrise, quando Kaede finalmente riuscì a mettere a fuoco la sua figura, invitandolo a raggiungerlo tendendogli le braccia.

 

Si persero in un lungo e dolcissimo bacio, concedendosi del tempo per riprendersi entrambi.

 

“Ti è piaciuto Ru?” chiese il rosso, passando le labbra sulla linea della mascella dell’altro.

“Hn, secondo te?” rispose la volpe, non volendo dare ulteriore soddisfazione all’ego del compagno… erano bastati i suoi gemiti di prima per questo, no?

 

Poi, d’un tratto, Rukawa prese fra le mani il viso del compagno, intrappolando gli occhi nocciola nei suoi, color del mare.

 

“Ti amo Do’aho.” Disse per la seconda volta in tutta la sua vita.

… la prima era stata verso una palla da basket! Arrossì ancora di più al ricordo.

 

Hanamichi sgranò gli occhi, restando immobile per un lungo attimo. Poi sorridendo felice si abbassò, per impadronirsi nuovamente di quelle dolci labbra.

 

“Ci credo, dopo quello che ti ho fatto…” buttò lì, canzonando il moretto.

“Do’aho…” arrossì il numero undici “Non è certo per quello!” rispose imbronciandosi.

“Sei buffo con quest’espressione Kit. Mi piace.” rise il rosso.

“Tsk.”

“Su non fare così!” continuò Sakuragi, riavvicinando le labbra a quelle invitanti del moro “Lo so che mi ami. Anche se me lo hai detto solo ora… l’avevo capito! Ti amo anche io!”

 

A quelle parole, Kaede strinse forte il rosso nel suo abbraccio.

Non sapeva perché non glielo avesse mai detto prima; anche se per lui si erano espressi Mitsui e Sendoh più volte, quei due pezzi di imbecilli al cubo!

 

Il Do’aho, al contrario, glielo aveva ripetuto spesso; tanto spesso che alle volte si sentiva in colpa per non riuscire a fare altrettanto. Ma il Do’aho aveva ugualmente colto i suoi sentimenti, anche senza parole che li esprimessero: sapeva e non aveva mai chiesto niente, né l’aveva mai forzato.

Kaede era certo: non avrebbe mai potuto trovare nessuno che si adattasse al suo essere come Hanamichi.

 

Nessuno, mai.

 

Crogiolandosi in questa consapevolezza, Rukawa strinse a sé ancora più forte il suo compagno, accorgendosi solo in quel momento della virilità tesa del ragazzo, ancora imprigionata nei pantaloni.

Con un colpo di reni invertì le loro posizioni, sfilando poi gli ultimi indumenti che ancora coprivano il corpo ambrato.

 

“Ora tocca a te.” sussurrò sensuale la volpe, desiderosa di regalare lo stesso piacere che aveva ricevuto.

Sorrise poi, nel vedere il suo ragazzo diventare rosso come un peperone nel ritrovarsi nudo ed in balia delle sue attenzioni.

Era proprio un Do’aho! Non si era minimamente scomposto per tutto quello che gli aveva fato prima e, invece, ora era imbarazzatissimo solo perché nudo davanti a lui!

 

“Mi vergogno…” confessò infatti.

“Do’aho… non ti sei fatto problemi prima e ti vergogni ora?” sorrise Kaede.

“E’ diverso!”protestò l’altro.

“Bè, ora lo scopriremo.” tagliò corto la volpe, prendendo in mano la virilità del compagno e incominciando a toccarlo, continuando a fissarlo negli occhi; prima piano poi sempre più veloce, estasiato dai gemiti strappati a quella bocca rosata.

 

Hanamichi non aveva controllo sulla propria voce, che usciva libera riempiendo il silenzio della stanza.

Ad occhi chiusi, si agitava sul letto, affondando sempre di più la testa nel cuscino.

Presto, insieme al tocco deciso della mano di Rukawa, sentì anche quello lieve delle sue labbra, che cominciarono a seviziare la punta congestionata del suo sesso per poi scendere, fino alla base.

 

Kaede giocava con lui senza sosta, esplorando con le labbra e le lunge dita affusolate quel corpo spettacolare.

 

Una sua mano scese oltre i testicoli, cercando una nuova meta, scivolando piano fra le natiche ambrate.

 

“Ahhh… Kae…” gemeva il rosso.

“Uhm… sei buono.” scherzò l’altro, solo per vedere le guance del compagno imporporarsi ancora di più.

“Hana, voltati ora.” lo sorprese poi Rukawa.

“Per… perché?” ansimò il numero dieci, contrariato per l’interruzione di quelle dolci torture.

“Fidati di me, vedrai che ti piacerà.” rispose il moretto, accompagnando con le mani il corpo color del miele che si girava, posizionando poi sotto lo stomaco un cuscino.

“Così sarai più comodo.” disse Kaede in risposta alla muta domanda del suo ragazzo, che lo guardava con occhioni da cucciolo da sopra una spalla.

 

Era eccitante da impazzire, pensò la volpe.

 

“Mi piace.” disse invece, stringendo nei palmi i glutei del proprio ragazzo, massaggiandoli piano.

“Me ne sono accorto.” rise il rosso “Non fai altro che palparmi, maniaco!”

“Mai abbastanza.” decretò Kaede, mordicchiando la pelle soda.

“Ahi! Baka! Non rovinarlo se ti piace così tanto!” scherzò il numero dieci.

“E’ colpa sua, mi provoca!” replicò la volpe, mordendo di nuovo quell’ambrata rotondità.

 

Hanamichi non ebbe il tempo di protestare nuovamente perché mille brividi lo attraversarono.

 

Kaede aveva iniziato a percorrere la sua schiena con le labbra, partendo dalla nuca e seguendo la linea della spina dorsale.

Leccava, baciava e mordeva, accompagnando la sua discesa con le mani che toccavano e accarezzavano i fianchi ambrati.

 

“Uhm. Ti piace, eh? Visto che dovevi fidarti?” sussurrò la volpe, continuando la sua tortura.

“B-bakaaahhh!” il rossino non riusciva a parlare.

 

Rukawa scese ancora, arrivando alla base della schiena e iniziando a passare la sua lingua golosa sulla dolce curva dei glutei, fino a farsi piano piano spazio fra di essi.

“C-cosa vuoi… ahhhhhh! Cosa vuoi fare?” ansimò il rosso.

“Shhhh” soffiò Rukawa, sulla pelle eccitata e umida della sua saliva, subito prima di separare con le mani i glutei sodi del compagno e iniziare a vezzeggiare l’ano vergine.

“Ki… Ki… Kit… ahhhhh!” gemeva senza controllo Hanamichi, eccitando con la sua voce la volpe.

 

Da quando si era messo con il suo rossino, Mitsui e Sendoh lo avevano continuamente tempestato di domande sulla loro presunta vita intima; istruendolo su come, cosa e perché fare e non fare.

Non era mai stato contento di quelle sedute di educazione sessuale non richieste, ma ora si ripromise di ringraziarli… forse!

 

L’audacia dimostrata prima dal suo dolce ragazzo lo aveva sbloccato, dandogli il via libera a nuove passionali sperimentazioni.

 

Sakuragi gemeva, sotto l’attenzione di quella bocca che lo baciava e lo succhiava come se fosse il più goloso dei gelati.

La sua mente, annebbiata dal piacere, si perse del tutto quando sentì qualcosa di umido e morbido violare la sua intimità.

Ma a questa novità non protestò, anzi, prese ad ansimare ancora più forte, iniziando a muovere il bacino per rincorrere quel devastante piacere.

 

Incoraggiato dalla passionale reazione del compagno, Kaede continuò più deciso la propria tortura, penetrando con la lingua l’ano vergine, allargandolo ed inumidendolo, aiutandosi delicatamente anche con le dita.

 

Ma ormai era sempre più difficile resistere, doveva averlo o sarebbe esploso!

 

Tuttavia voleva che la loro primissima volta fosse dolce e, per quanto possibile, priva di dolore per chi si sarebbe ritrovato… sotto.

 

“Hana…” chiamò il moro, tornando all’altezza del viso ambrato per scoccare un bacio sulla guancia rossa, cercando di attirare l’attenzione del suo eccitatissimo ragazzo.

“Hana, hai della crema?”

“Cr-crema?” chiese confuso il rosso, riuscendo a stento ad articolare una parola dopo le forti urla.

“Sì, una crema qualsiasi… da usare per aiutarci…” continuò Rukawa, concludendo la sua spiegazione oscillando il proprio bacino teso sui glutei del compagno.

“Ahhhh…” ansimò Sakuragi, chiudendo gli occhi.

“Non vorrai fermarti ora… Io ti desidero e voglio fare l’amore con te, tu no?” lo provocò il moretto, iniziando a strusciarsi ancora più profondamente addosso al compagno.

“Ahhh! Stu-stupida volpe! Anche… anche io voglio… ma… ahhhh… ma chi lo dice… ahhhh! Chi lo dice che devo stare io sotto!” riuscì a concludere a fatica il numero dieci.

“Do’aho… lo faremo tante volte e cambieremo le posizioni se vuoi. Io non mi pongo certo limiti.” Rispose con voce roca l’astuta volpetta, riprendendo a penetrare con la punta delle dita l’ano bollente.

“Ahhh… va-va bene! Il grande tensai ti concede questo onore…. Ma bada che presto ti chiederò il giusto compenso!” lo avvertì il numero dieci, allungando il braccio verso il cassetto del comodino e tirandone fuori un tubetto di crema nuovo.

“… mi si screpolano le mani per il freddo!” si giustificò poi imbarazzatissimo, mentre Kaede sogghignava divertito, come solo con il suo Do’aho riusciva a fare.

 

Rukawa si versò un’abbondante dose di crema sulle dita, riprendendo a penetrare delicatamente il compagno che subito aveva ripreso a gemere.

 

“Girati Hana.” sussurrò infine il numero undici, direttamente dentro l’orecchio del compagno, mordendo voglioso il lobo ambrato.

Con gli occhi liquidi per il piacere, il rossino si girò lentamente, ancora un po’ titubante nel lasciarsi andare all’altro.

Davanti a lui, Kaede lo fissava intensamente, spalmando un po’ di crema sulla propria svettante virilità.

 

“Kami…” si lasciò scappare in un sussurro, il tono misto fra l’aspettativa e il timore.

“Hai paura?” chiese subito premuroso il suo ragazzo.

“Il… il tensai non ha paura! E’ che… è che…” tentò di replicare il rosso, senza riuscire a trovare le parole.

“Lo so piccolo. Anche il mio cuore batte forte e anche io sono emozionato e ho paura nello stesso tempo.” cercò di spiegare per lui la volpe, sfiorando delicato le labbra rosse con le proprie mentre, con un ginocchio, si faceva spazio fra le gambe dell’altro.

“Ma più di tutto sono felice. Perché vivo tutto questo con te… con la persona che amo.”

 

A queste parole, il sorrise di Hanamichi si allargò solare sul bel viso ambrato. Ormai aveva deciso, si sarebbe lasciato completamente andare alle attenzioni del compagno, che fin dall’inizio non aveva fatto altro che farlo stare bene e coccolarlo.

 

Chiuse gli occhi, mentre le labbra volpine gli sfioravano le palpebre, le sopracciglia, le guance, la bocca…

 

Sentiva i fianchi del suo ragazzo farsi spazio fra le sue gambe, mentre un braccio andava a posizionarsi sotto un suo ginocchio, sollevandolo.

“Sto entrando…” sussurrò il moretto, prima di cominciare a penetrare piano il suo ragazzo.

 

Sakuragi stringeva forte gli occhi, aggrappandosi alla schiena del compagno che si muoveva lenta, sopra di lui.

Rukawa, intanto, era inebriato dal calore in cui piano stava affondando. Era una sensazione nuova e assolutamente esaltante l’essere dentro il proprio amore, quella furia rossa allegra e piena di vita.

 

Possederlo, sì… ma esserne inevitabilmente posseduto.

 

Kaede spinse, aiutato dalla crema utilizzata, fermandosi solo quando fu totalmente dentro al compagno.

Sentiva mille brividi partire da quel punto di unione e espandersi per tutto il corpo, scuotendolo.

Voleva muoversi, spingere forte per ricercare quella sensazione e lasciarle prendere il sopravvento, ma si impose di controllarsi finché Hanamichi non si fosse adattato alla sua presenza.

 

Lentamente aprì gli occhi, trovandosi osservato da due liquidi pozzi nocciola, che illuminavano un viso rosso per l’eccitazione e assolutamente adorabile, per quell’irresistibile broncio che lo caratterizzava.

 

“Hn.” commentò solamente Rukawa. Vederlo così gli faceva solo salire la voglia di muoversi.

“Mi… mi stavo chiedendo quando ti saresti ricordato di me…” borbottò Hanamichi, con voce un po’ rotta “Tu… tu hai quell’espressione contenta. I-io… invece io qui sto patendo!”

“Scusa piccolo… cerca… cerca di rilassarti.” provò a consolarlo la volpe “ho… ho tentato di essere il più delicato possibile, ma un po’ di dolore penso si-sia inevitabile purtroppo… eri vergine… eravamo vergini.”

 

A queste parole Sakuragi divenne ancora più rosso, muovendosi indispettito sotto il suo compagno e ricevendo in cambio una fitta di dolore, che cercò di reprimere tra i denti.

“Hn, piccolo… rilassati… la-lasciati andare.”

 

Rukawa riempiva il viso amato di baci e carezze, cercando di distrarre il rosso dal dolore.

“E’ che mi… mi immaginavo la cosa da un’altra prospettiva…”gli confidò poi Sakuragi, calmandosi un po’ sotto tutte quelle attenzioni.

“Hn, avremo tempo per tutto… te l’ho già detto. Pensa solo che finalmente stiamo facendo l’amore…”

 

Per una volta, il tensai non sapeva cosa replicare; non c’era davvero più tempo per le parole.

“O-ok Kit, fammi… fammi vedere cosa sai fare.” lo provocò, dandogli finalmente il via libera.

 

Rukawa sorrise, mentre prendeva a muoversi assestando piano la prima spinta.

 

Ancora mille brividi lo investirono, mentre il suo compagno gemeva lievemente infastidito.

Di nuovo il moretto si mosse, oscillando il bacino, cercando di stare il più attento possibile ai gemiti del suo ragazzo.

 

Il rosso era sopraffatto dalle mille sensazioni che provava: stava facendo l’amore per la prima volta con la sua volpe. Era felice e si sentiva bene, nonostante il fastidio che ancora provava.

Ma presto questo divenne sempre più piccolo, fino a sparire, sommerso solo dal piacere.

 

“Muoviti di più… mi… mi sto addormentando qui.” provocò ancora il rosso, scoccando però un bacio appassionato alla sua volpetta, che non si fece certo pregare.

 

Rukawa iniziò a spingere più veloce, iniziando a gemere sempre più forte nell’orecchio del compagno.

Scivolava ormai senza ostacoli in quel piccolo luogo caldo che lo avvolgeva suadente, facendogli perdere ogni contatto con il mondo. Consapevole solo del corpo sotto il suo, che rispondeva eccitato ai suoi movimenti, il moretto si lasciò completamente investire dal piacere, gridando forte e godendo delle altrettante forti grida che strappava al suo compagno.

 

Hanamichi era estasiato. Lo sentiva Kaede, dentro di sé, muoversi e toccare punti inesplorati. Sentiva il proprio sesso, imprigionato fra i loro addomi, venire frizionato e stimolato dal corpo del compagno che si muoveva sopra il suo.

Sentiva le labbra della volpe, vicine al suo orecchio, che quando non gli torturavano di baci il collo, si lasciavano sfuggire mille gemiti sensuali.

Insieme a questi sentiva le sue stesse grida di piacere, forti ed eccitate.

 

Si strinsero forte, accompagnando ognuno i movimenti dell’altro, rincorrendo insieme il piacere.

 

“Ahhh… Kae… è bellissimo! Ahhhh… con-continua sì!”

“Sì piccolo… ahhhh… non… non mi fermo! Ahhhh…se-sei fantastico!”

“Kami! Ahhhh… io sto… sto  per… ahhhhh!”

“Hanaahhh… anche… ahhhnche io…!”

 

Con un grido più forte i due ragazzi vennero insieme, provando un piacere totale in quella che per loro fu un’unione perfetta.

 

Restarono così per lunghi attimi, l’uno fra le braccia dell’altro, tentando di riprendere contatto con il mondo, mentre anche l’ultimo brivido che li aveva scossi si andava spegnendo.

 

Poi Kaede, ancora sopra il corpo del compagno, si sfilò a malincuore dal suo interno accogliente e scivolò al suo fianco, con una mezza giravolta.

 

Uno sdraiato accanto all’altro, i due ragazzi fissavano il soffitto della stanza di Sakuragi, riprendendo fiato e cercando di mettere in ordine le idee.

 

“Wow!” sospirò il rosso.

“Hn.” concordò la volpe.

“Kit, abbiamo fatto l’amore! E’ stato… è stato…” continuò entusiasta il rosso, sollevandosi su un gomito per osservare in faccia il compagno.

“… incredibile.” terminò per lui il moretto, sorridendogli a sua volta.

“Ti amo.” sussurrò ancora il rosso, sulle labbra della volpe.

“Hn… anche io.” concesse il numero undici, prima di lasciarsi a quel dolce bacio.

 

“Uhm… sai che ti dico Kit?” riprese malizioso Sakuragi, dopo alcuni minuti “Che ne ho ancora voglia… e dato che, come mi hai detto, non hai limiti e ti va bene provare tutte le posizioni…” buttò lì, strusciando sensualmente la propria rinnovata erezione sul fianco del ragazzo.

“Do’aho!” rispose divertito Rukawa, lasciandosi sedurre dal corpo ambrato che già gli era saltato addosso.

 

In fondo era vero, Kaede non voleva porsi alcun limite… soprattutto se si trattava di fare l’amore con il suo Do’aho.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Bè, allora sei proprio un uomo adesso!”

“…”

“Dai non ti imbarazzare, è un passo importante. Poi siete due giovani ragazzi nel fiore degli anni, è più che normale!”

“Bè sì… questo è vero…”

“E di questo ne hai parlato con tua madre?”

“… diciamo che aspetterò il normale corso delle cose!”

“Cioè?”

“Fra una decina d’anni credo che s’immaginerà che io ehm, insomma… abbia… hai capito, no? Quindi non avrà certo bisogno di domandarmelo!”

“Ah! Molto ingegnoso!”

“Sono un tensai! Ah! Già che ci sono… volevo dirti che per le vacanze estive pensavamo di venire alla clinica per qualche giorno, io e Kae.”

“Oh, bene! Anche Toshiki ne sarà felice! Vi terremo la stessa stanza che avete occupato per Capodanno.”

“Ok, grazie. Ehm… volevo anche chiederti, Kaori-san, se è possibile che… ecco… ti ricordi di Mitsui e Sendoh? Te ne ha parlato Kaede… sono dei nostri senpai, degli amici.”

“Sì certo, mi ricordo.”

“Bè, ecco… io ho detto loro che eravamo ospiti anche noi, ma hanno insistito… e sono davvero insopportabili se ci si mettono!”

“Vogliono venire anche loro?”

“Se… se non è un disturbo...”

“Ma no figurati, l’istituto è pieno di camere e d’estate molte restato vuote. Al massimo dormirete tutti e quattro insieme.”

“… grazie Kaori-san!”

“Figurati ragazzo. Sono contenta di rivedere te e Kaede… e di conoscere finalmente i suoi amici, di cui ho sentito tanto parlare.”

“Non aspettarti granché, eh!”

“Ah ah ah! Ok! Non ti preoccupare. Ah, a proposito… quando Kaede mi ha parlato di loro, sembrava convinto che presto si sarebbero messi insieme, o sbaglio?”

“Ahahaha! E’ vero! Kaede ne è convinto… e devo dire che la penso anche io come lui. Comunque no, non stanno insieme. Non ancora almeno. Ma chissà… da qui all’estate c’è tempo.”

“A presto allora Hana-chan. Sono proprio contenta di poterti rivedere!”

“Anche io Kaori-san. A presto.”

 

 

Sakuragi appese il telefono con un largo sorriso.

Era tutto perfetto.

Gli esami erano finiti, un nuovo anno scolastico sarebbe iniziato.

Il basket non aspettava che altre prodezze del genio.

I suoi genitori come il suo migliore amico erano al suo fianco, sostenendolo in ogni scelta che aveva preso.

… e c’era lui.

La sua volpe.

Quella che il destino gli aveva presentato come sua nemesi, ma che presto lo stesso fato aveva trasformato nel suo più grande amore.

Il suo compagno.

Per sempre.

Sakuragi e Rukawa.

Hanamichi e Kaede.

 

La Kitsune e il Do’aho.