Disclaimers: anche se eravate convinte del contrario i personaggi della combricola di Slam Dunk non sono miei :ma di quel brav'uomo di Inoue...che se avesse deciso di fare il venditore di carciofi non mi avrebbe permesso di sbrodolare con i suoi fantastici pg! Keita Taniguchi e pochi altri sono miei. Questo in particolare, però, ha il nome del mio amico di penna giapponese...quindi gli va parte del mio affetto!

 

Dediche: a Releuse e a Dea73 che hanno promesso di minacciarmi qual ora poltrissi al posto di scrivere (ma lo fanno per il mio bene eh! ) a Hina sensei *___* e a tutte le ragazze che amano Slam Dunk e che non hanno ancora smesso di ricamarci sopra!

 

 

 

Ed ora…

... benvenute nella mia personalissima Kanagawa!

 




 


 

 

La Cenerentola del Basket

 

parte VI

 

di Seika

 


 

Per la seconda volta nel giro di due giorni, Yohei si trovava del tutto spiazzato dal suo migliore amico.

 

Gli aveva telefonato a casa poco prima dell’ora di cena, imponendogli di uscire e raggiungerlo. Gli aveva dato appuntamento al solito pub, dove passavano gran parte delle loro serate prima o dopo aver gozzovigliato in giro, senza dargli tempo di replicare. Mito era stato così costretto a prepararsi ed uscire, salutando con rassegnazione i genitori e i suoi piatti preferiti che sua madre, per non meglio specificati motivi, aveva deciso di preparare.

 

A giudicare dalla piega che avevano preso gli allenamenti di basket, quel pomeriggio, il moretto era certo che il comportamento di Hanamichi non fosse dettato dalla pazzia momentanea, o non solo almeno.

L’argomento Rukawa centrava sicuramente qualcosa e Yohei era decisamente troppo curioso, forse anche un minimo rassegnato, per non raggiungere l’amico.

 

Ma nelle ultime due ore il rosso non aveva fatto altro che ingurgitare hamburger, patatine e coca cola, rispondendo con grugniti arrabbiati ai tentativi di Mito di intavolare un discorso.

 

“Si può sapere che ti prende?” sbottò il moretto “Mi hai costretto ad uscire giusto sta sera! Mia madre si era messa a preparare il sukiyaki… e tu sai quanto adoro il sukiyaki!” rincarò, guardando di sbieco la propria porzione di patatine fritte, ormai fredde.

“Quelle non le mangi?” rispose solo l’altro, afferrandone una manciata.

“Non ti sopporto quando fai così!”

“Il tensai ha bisogno di crescere!”

“Non mi riferivo certo al cibo! Anzi, se vuoi puoi prendertele tutte.” rispose Mito, vedendo il rosso gettarsi sulle patatine ancora avanzate.

“Non puoi startene qui a rimpinzarti di cibo fino a scoppiare, senza dirmi nemmeno il perché! Se devo accompagnarti a fare una lavanda gastrica, voglio saperne almeno il motivo!” provò di nuovo Yohei.

“Ho fame!” sentenziò il gigante rosso, guardando truce l’amico.

 

Reggendosi il mento con le mani, il moretto sbuffò rassegnato.

Non c’era niente da fare, quel pazzo di Hanamichi non sembrava capace di affrontare un discorso coerente. Doveva essere successo davvero qualcosa di grosso, molto grosso, per rendere così tanto irrazionale e illogico il suo comportamento.

 

Hanamichi non riusciva a fermarsi un attimo, per cercare di pensare con calma.

Gli dispiaceva per Yohei, che subito si era precipitato senza chiedergli alcuna spiegazione, ma proprio non sapeva nemmeno lui cosa dire. Era tutto talmente confuso ed assurdo che la sua mente non riusciva ad elaborare un pensiero coerente.

 

“Hana, sono due ore che stai qui a mangiare e io sono stufo di stare seduto a guardarti. Che ne pensi se…” ma il moretto non finì la sua frase, sgranando invece i propri occhi per la sorpresa.

 

Alle volte il Destino sapeva davvero essere infame, pensò.

 

“Che hai da fare quella faccia da pesce lesso, Yo?” chiese curioso il rosso, nel suo forse primo attimo di calma.

“Ni… niente!” si affrettò a rispondere l’altro.

“Come niente, hai fatto una faccia come se avessi vist…” ma nemmeno il rosso finì la frase che aveva cominciato; lo sguardo fisso di fronte a sé, oltre Mito.

“Ha… Hana?” balbettò Yohei, vedendo l’espressione di Sakuragi mutare velocemente, dalla sorpresa all’estrema arrabbiatura… cominciava a temere seriamente per la propria incolumità!

 

Come una furia, il numero dieci dello Shohoku si alzò in piedi di scatto: i pugni chiusi e le braccia tese, l’espressione omicida e le faccia rossa e contratta.

“Maledetto!” sibilò tra i denti, prima di afferrare la giacca e correre fuori.

Anche Mito si alzò di scatto e, tentando di recuperare il portafogli per pagare il più in fretta possibile il conto, cercò di non perdere di vista il rosso buttandosi al suo inseguimento.

…non prima di aver notato il grande specchio, che occupava quasi tutta la parete alle sue spalle.

 

Kuso! Hanamichi doveva averli visti per forza!

… e lui non aveva ancora idea di cosa fosse successo quel pomeriggio!

 

 

 

 

 

Mitsui, Sendoh e Rukawa camminavano uno a fianco all’altro, ridendo e scherzando, lungo il loro percorso abituale.

 

La strada che fiancheggiava il porto, con il suo inconfondibile odore di salsedine; quella che attraversava il parco, dove ad ogni fruscio Hisashi e Akira si divertivano ad imitare coppiette in amore; la grande zona pedonale, piena di locali e pub.

 

Tutto come sempre insomma, per raggiungere il Babylon.

Forse però, non tutto esattamente uguale.

 

Rukawa, che di solito non partecipava molto ai discorsi degli altri due, restando però in attento ascolto e alle volte aggiungendo persino qualcosa, era decisamente più silenzioso e ritroso del solito.

I due senpai se ne era perfettamente accorti, decidendo tacitamente di far finta di niente, fintanto che l’amico non avesse deciso di sua volontà di renderli partecipi.

 

Tanto Sendoh sapeva che prima o poi Kaede avrebbe parlato, mentre Mitsui sapeva che prima o poi l’asso del Ryonan non sarebbe riuscito a trattenersi dal cercare di far reagire l’amico.

 

La volpe, infatti, camminava con lo sguardo truce e le mani affondate nelle tasche.

Si era presentato a casa Mitsui premendo il dito sul campanello fintanto che il compagno non si era affacciato alla porta, imprecando. Ad Hisashi non c’era voluto molto per capire in che stato d’animo versasse il taciturno amico, intuendo anche quale potesse esserne la causa: non gli erano sfuggiti gli sguardi assassini della furia rossa all’indirizzo di Rukawa e… al suo, chissà poi perché!

 

Velocemente si era vestito e i due compagni di squadra avevano raggiunto Sendoh, che Hisashi aveva chiamato prima di uscire di casa.

Anche il play maker era rimasto sconcertato dallo stato della volpe, chiedendo con uno sguardo spiegazioni all’amico.

“Dopo…” aveva mimato con le labbra la guardia dello Shohoku, per poi proporre agli altri un buon ramen per cena.

 

Giunti al locale i due senpai si era allontanati, con la scusa di dover andare in bagno “… se Hisa non mi tiene la mano non riesco a farla!” aveva scherzato Akira, non ottenendo nemmeno che Rukawa alzasse gli occhi al cielo, come faceva sempre.

 

“E’ grave! Che gli è successo?” chiese a Mitsui una volta giunti a distanza di sicurezza, non togliendo però gli occhi dalla figura della volpe, che fissava con sguardo torvo un punto imprecisato davanti a sé, come se stesse ricordando qualcosa o qualcuno… con volontà omicida.

“Indovina… Sakuragi secondo me!”

Hisashi prese a raccontare all’amico la giornata appena trascorsa: dal trambusto che aveva movimentato tutta la scuola fin dal mattino, agli allenamenti del pomeriggio.

“Kami, che risate! Dovevo iscrivermi alla vostra scuola invece che al Ryonan!” esclamò Sendoh alla fine del discorso di Mitsui.

“Va bè, lasciamo stare!” rispose quest’ultimo “Comunque deve essere successo qualcos’altro dopo. Kaede è rimasto come al solito ad allenarsi e Akagi ha assegnato a Sakuragi degli esercizi sui fondamentali… sarei dovuto restare a controllare!” concluse la guardia, curiosa.

“Ora dovremo invece aspettare che il ghiaccio si sciolga!” aggiunse Sendoh, incamminandosi verso il loro tavolo.

 

Così, grazie soprattutto ai due amici complici, la cena era passata in una parvenza di normalità, tanto quanto il tragitto fra il piccolo ristorante e il Babylon.

Ogni tanto i senpai lanciavano qualche occhiata a Rukawa, giusto per capire a che punto della sua arrabbiatura fosse arrivato. Ma sempre ritrovando nei suoi occhi uno sguardo cupo e una certa follia omicida… alla faccia della sua solita impassibilità!

 

 

 

 

***

 

 

 

 

“Kami Hana cosa vuoi fare?” sbottò Yohei riprendendo fiato, dopo aver corso dietro al rosso per raggiungerlo.

“Shhhhh… vuoi farci scoprire?” sibilò l’altro, non staccando gli occhi dal gruppetto di fronte a sé.

Seguendo lo sguardo del numero dieci, il moretto intravide fra la folla tre figure familiari, che camminavano inconsapevoli di essere osservate.

“Hana…” sussurrò Mito, non sapendo davvero come far ragionare l’amico.

“Forza sbrighiamoci!” ordinò il gigante, continuando a pedinare l’ignaro trio.

 

 

 

 

 

Davanti al Babylon c’era, come sempre, una notevole folla.

Fra chi aspettava di entrare e chi si attardava con gli amici, il caos era tale da potercisi perdere e confondere.

“Una bella bevuta è proprio quello che ci vuole, ora!” sentenziò Hisashi.

“…e magari qualche incontro fortunato!” rincarò Akira, facendo un occhiolino complice agli amici.

“Sì… intanto entriamo.” tagliò corto la guardia.

I due senpai imboccarono così l’ingresso, seguiti da Rukawa perso sempre nel suo mondo.

 

Non sapeva perché, dopo gli allenamenti di quel pomeriggio, aveva sentito l’impulso di avere intorno quei due scapestrati… dei suoi amici.

Sapeva solo che non poteva tornarsene a casa; non avrebbe sopportato di ritrovarsi con i suoi genitori ad assillarlo con mille domande perché, per una volta, non era certo di poter mantenere il suo solito impassibile distacco.

Senza contare che non voleva ritrovarsi da solo a pensare, nel vuoto della sua stanza.

Certo, non che avesse partecipato un granché durante quella serata, doveva ammetterlo. Ma avere di fianco Akira e Hisashi gli era comunque di conforto.

Perché sapeva che loro avrebbero capito… cosa però, doveva prima chiarirselo per sé, dato che la sua mente frastornata non riusciva ad elaborare cosa fosse successo, fra la fine degli allenamenti e il suo dito incollato al campanello di casa Mitsui.

 

 

 

 

 

Sakuragi fumava dalla rabbia.

Già quella giornata, che doveva segnare il ritorno del grande Tensai allo Shohoku, si era dimostrata ben diversa da quello che si era immaginato.

Poi aveva dovuto fare i conti con la Kitsune malefica agli allenamenti e dopo… dopo aveva dovuto soddisfare la sua fame implacabile, tentando di non pensare per non scoppiare.

… e invece!

Invece aveva visto, riflesso sullo specchio del pub, il suo tormento accompagnato dalle due sanguisughe!

Incurante del suo stato d’animo, il freezer malefico passeggiava tranquillo per Kanagawa, sbeffeggiando il suo malumore.

Ed eccolo lì ora, circondato da quei due rapitori, mentre andava a divertirsi in qualche locale!

 

Ma gliele avrebbe fatte pagare tutte, incominciando da questa!

 

Mito aveva seguito in silenzio l’amico.

Dire qualcosa sarebbe stato perfettamente inutile: era certo che l’altro non avrebbe preso minimamente in considerazione un suo consiglio, posto che l’avrebbe ascoltato.

Ma non poteva certo lasciarlo solo, non in quelle condizioni! E poi. voleva vedere come quella storia si sarebbe conclusa!

Sorridendo tra sé, mani in tasca e sguardo divertito, il moretto osservò il gruppetto sparire dentro un locale affollatissimo.

“Babylon…” lesse ad alta voce “… non l’ho mai sentito.” aggiunse poi.

 

“Hey bel rossino, ciao!”

Mito si voltò verso la voce che, quasi sicuramente, aveva salutato il suo amico.

Un ragazzo alto poco più di lui, con un viso subdolo incorniciato da una lunga chioma biondo platino, si era accostato a Sakuragi, cercando di attirarne l’attenzione.

“Hey, parlo con te!” continuò quello, per nulla intimorito dallo sguardo fisso e cupo che il gigante rivolgeva di fronte a sé, non curandosi minimamente del nuovo venuto.

Yohei era basito: un ragazzo ci stava provando spudoratamente con Hanamichi, in mezzo a decine di altre persone!

Va bene che nel mondo di ‘Utopilandia’ la gente è brava ed aperta di vedute, pensava il moretto, ma un minimo di preoccupazione per quello che magari poteva pensarne il diretto interessato, per esempio, no?

 

Eppure c’era qualcosa che non gli quadrava. Il biondo era andato troppo a colpo sicuro su Hanamichi. Certo, ci stava provando e questo significava rischiare anche un rifiuto, ma la sicurezza sul fatto che il rosso non sarebbe scappato urlando schifato c’era.

 

“Ciao tesoro.”

“Amore mi sei mancato oggi!”

 

Yohei si dimenticò per un attimo del bell’imbusto, per girarsi verso le due voci che provenivano dalla sua sinistra.

Era curioso perché era certo di aver distinto chiaramente due voci maschili.

 

Ed infatti, eccola lì la coppia felice, che si abbracciava e baciava… nel bel mezzo della folla che occupava quel tratto di strada!

Di fianco a questi, il moretto scorse un altro gruppo di amici, tutti uomini, di cui un paio abbracciati in modo inequivocabile.

Piano Mito prese a guardarsi intorno, sempre più attento e curioso, incontrando solo altri uomini a coppie, in gruppo o da soli.

 

“Kami!” rise fra sé, realizzando la situazione in cui si erano messi.

“Quindi anche quei tre…” si illuminò, per essere poi interrotto nuovamente dalla voce del biondo, che non aveva ancora mollato l’osso.

 

“Su dai bellezza, non ti va di bere qualcosa insieme per… conoscerci meglio?” propose il ragazzo, posando una mano sul braccio di Sakuragi.

Quel tocco sembrò far ritornare dal suo stato di trance il rossino, che degnò per la prima volta di attenzione quel tipo molesto.

Hanamichi roteò piano la testa, passando lento lo sguardo dalla mano sul suo braccio agli occhi dello sconosciuto.

“Sparisci!” ringhiò solo. Quel contatto gli aveva per un attimo portato alla mente sensazioni ed immagini che faceva ancora fatica ad immagazzinare; non voleva che qualcuno lo toccasse, nessuno si doveva permettere di farlo. Nessuno tranne lui.

Il biondo non se lo fece certo ripetere due volte: gli erano bastate le saette sputate da quei profondi occhi nocciola e quel tono così categorico, per sapere di non dover spingersi oltre.

 

“Forza Yo, muoviamoci!” sentenziò poi il rosso, dirigendosi verso l’entrata del locale davanti a loro.

Mito, trattenendo a stento le risate per la scena di poco prima, seguì l’amico, sicuro che quella serata avrebbe offerto uno spettacolo interessante.

 

 

 

 

 

Seduti al loro solito tavolino, i tre amici sorseggiavano le proprie birre immersi in diversi pensieri.

 

Hisashi passava divertito il suo sguardo da Rukawa a Sendoh, nascondendo dietro al boccale il sorriso che non riusciva a reprimere. Akira, infatti, stava guardando in cagnesco Kaede, fremendo nel cercare lo spunto giusto per fargli sputare l’osso. La guardia era davvero curiosa di sapere cosa l’amico si sarebbe inventato.

 

Il numero undici dello Shohoku, invece, fissava un punto indefinito davanti a sé, prestando poca attenzione al resto. Per la prima volta, durante quella serata, la volpe si sentiva un po’ rilassato. Ormai quel locale, insieme alla compagnia dei due senpai, gli era familiare. Si trovava a suo agio e per un attimo la sua testa aveva abbandonato ogni altro pensiero.

 

“Senti Kae…” si era deciso Sendoh “… che hai fatto di bello oggi a scuola?” buttò lì, socchiudendo gli occhi per scrutare le sue reazioni.

“Hn?” rispose la volpe, mentre Hisashi si strozzava con la birra nel tentativo di reprimere una risata.

Incoraggiato dal primo ‘mugugno’ della serata dell’amico, il play continuò.

“Bè, sai com’è!” disse guardando storto Mitsui, reo di ridere della sua fantastica trovata! “Le solite cose! Le lezioni, le tue fan, gli allenamenti… Sakuragi!” aveva elencato con finta noncuranza.

“Tsk. Noiose, fastidiose, il solito…” aveva replicato l’interpellato, sostituendo alla voce uno sguardo truce per l’ultima risposta.

“Hey, sono disarmato!” fece Sendoh alzando le mani al cielo e scoppiando in una fragorosa risata, che quanto meno ebbe l’effetto di stemperare ancora di più l’atmosfera, nella quale Rukawa riuscì infine a rilassarsi.

 

“Tsk.” Rispose con un lieve cenno di sorriso.

“Ben tornato sulla Terra campione.” scherzò Mitsui, brindando con la birra dell’amico.

“Hn.”

“Niente Hn! Dopo un’estate passata a parlare di un certo ‘rosso a caso’, il giorno fatidico ti riduci così! Come minimo ci devi una spiegazione!” rincarò Sendoh.

“Tsk, per soddisfare la vostra curiosità?”

“No, figurati! E’ che siamo sinceramente preoccupati… e curiosi!” rispose Hisashi con voce volutamente mielosa, sbattendo gli occhioni nel ridicolo tentativo di essere più persuasivo.

Kaede non rispose, regalando solo uno sguardo in tralice agli amici e sorseggiando meditabondo la sua birra.

 

Già, che cos’era successo quel pomeriggio?

Non era stupido: lui stesso sapeva quanto fosse stato sulle nuvole, fino a quel momento.

Ma qualcosa gli aveva dato così fastidio, da non poter essere digerita tanto facilmente!

 

*Dunque* pensò *prima gli allenamenti. Tutte quelle galline che urlavano e quei ragazzi fastidiosamente invadenti. Poi è arrivato il Do’aho… quello stupidissimo Do’aho, che ha osato ignorarmi tutto il tempo! Ma io lo frantumo quando lo rivedo! E poi… poi… dopo gli allenamenti…*

 

Sotto gli occhi meravigliati dei due senpai, che scrutavano Rukawa ancora alla ricerca di una spiegazione circa il suo comportamento, videro la mano dell’amico, che stringeva la birra, fermarsi di colpo a mezz’aria. Videro gli occhi del moretto sgranarsi fino a raggiungere un’ampiezza considerevole e scorsero, inconfondibili, le sue guance tingersi di un lieve rossore.

Durò tutto pochissimi attimi, che bastarono alla volpe per riprendere la sua maschera di finta indifferenza; ma Hisashi e Akira erano certi di quello a cui avevano appena assistito.

 

Ancora più curiosi di prima, i due avvicinarono le proprie sedie a quella di Kaede, circondandolo.

“Adesso tu sputi il rospo.” disse minaccioso Mitsui, cingendo con un braccio la spalliera della sedia del kohai.

 

 

 

 

 

Hanamichi era entrato nel locale, stando attento a non farsi scorgere dai ‘sospettati’ ed incurante di tutto il resto attorno a lui. Yohei, invece, consapevole di molte più cose, rideva divertito, cercando però di ignorare gli sguardi ammiccanti rivolti al suo indirizzo.

 

Fortunatamente, il trio malefico non prestava troppa attenzione a chi entrava nel locale, perso in chissà quali discussioni; così, nascosti dal notevole andirivieni che animava la serata, i due riuscirono a posizionarsi strategicamente, per osservare indisturbati.

 

Mito si chiedeva quando Sakuragi sarebbe ritornato abbastanza cosciente, da rendersi conto di dove fossero finiti e di cosa questo potesse significare.

In fondo, che Rukawa fosse gay, era una verità che il rosso aveva dato per scontata, senza nemmeno sapere se in effetti al numero undici gli uomini potessero davvero interessare.

 

Bè, un dubbio in meno.

 

Tuttavia, il fatto che frequentasse quel locale con altri due ragazzi poteva anche significare che, in verità, fosse davvero già impegnato.

Yohei scosse con forza la testa, deciso a scrollarsi di dosso quell’idea, rabbrividendo nell’immaginarsi i possibili scenari di distruzione che Hanamichi avrebbe potuto attuare.

 

“Maledetti…” sentì sussurrare l’amico, per la seconda volta in quella serata ricordò a se stesso.

Mito si affrettò a riportare la propria concentrazione sul trio che stavano spiando, notando come ora, Sendoh e Mitsui, sedessero molto più vicini a Rukawa e come proprio la guardia dello Shohoku avesse allungato un braccio intorno alla sedia del moretto, quasi a volerlo attirare ancora più vicino a sé, per non farlo scappare.

 

Yohei percepì distintamente il fuoco che ruggiva nelle vene del colosso al suo fianco, chiedendosi se il fatto che quel locale fosse affollatissimo potesse essere una ragione sufficiente per impedire all’amico di compiere una strage.

Un passo di Hanamichi verso il trio riscosse il moretto dal suo ragionamento.

 

Ma l’amico si bloccò tanto velocemente quanto si era mosso, fermato da un altrettanto improvviso movimento: quello del numero undici, a poca distanza da loro.

 

 

 

 

 

A Rukawa non piaceva granché la piega che aveva preso la conversazione, né tanto meno il fatto di sentirsi circondato e braccato.

 

Per tutta quella dannatissima sera era stato incapace di gestire i suoi sentimenti, cosa assolutamente più unica che rara per lui. Per concludere in bellezza, con quella rivelazione poco prima.

Le aveva sentite, anche se per un attimo solo, le sue guance infiammarsi e i suoi occhi sgranarsi per un flash balenato nella sua mente, che aveva portato con sé tutta una serie di consapevolezze.

 

Ed ora, ovviamente, si ritrovava a dover dare una spiegazione… che in verità preferiva ancora tacere.

“Adesso tu sputi il rospo.” lo minacciò Mitsui, circondandolo con un braccio.

Con la coda dell’occhio vedeva Sendoh, con la medesima determinazione negli occhi.

 

Bevve un sorso di birra per guadagnare tempo.

 

Fosse stato chiunque altro, avrebbe semplicemente ignorato la domanda, alzandosi e andandosene senza alcuna spiegazione. Ma ormai si era affezionato a quei due, i suoi amici, non se la sentiva di escluderli ulteriormente, considerando anche il suo atroce comportamento di tutta la serata.

 

Kaede si era quindi risolto nel confessare la nuova verità, che finalmente si era fatta largo fra la nebbia che aveva avvolto la sua testa fino a quel momento… quando lo vide.

 

Lì, in mezzo al locale.

Il suo rifugio.

 

Un’inconfondibile testa rossa.

 

Corti capelli color del fuoco catturavano troppa attenzione, intorno a sé.

La camicia che gli copriva le spalle larghe era scandalosamente aderente, mettendo in bella mostra le linee dei muscoli tonici che sotto si celavano.

Come diavolo osava il Do’aho presentarsi al Babylon conciato in versione ‘stupro’!

 

Si alzò di scatto in piedi, deciso a mettere finalmente un po’ di ordine fra loro.

“Do’aho…” sibilò a denti stretti, assottigliando minaccioso gli occhi.

 

 

 

 

 

Hanamichi si bloccò sul posto, appena vide il volpino alzarsi dalla sua sedia di scatto.

Non ne poteva essere certo, data la distanza della sua posizione, ma gli sembrava rabbia e determinazione la luce che animava quegli occhi magnetici.

Le braccia del moretto erano dritte lungo i fianchi, rigide per la tensione e con i pugni ben serrati.

Non capiva che diamine stesse succedendo!

 

Che Mitsui avesse detto qualcosa di troppo? Che lo avesse infastidito?

Il rosso restò con la bocca aperta, osservando la Kitsune superare il tavolo dove era seduto e muoversi in avanti, verso il centro del locale.

 

 

 

 

 

Hisashi e Akira rimasero sorpresi dallo scatto del loro amico. Poi, sentendolo mormorare “Do’aho…”, si voltarono di scatto, seguendo la direzione dello sguardo del moretto.

Scorsero così, in mezzo alla folla, un’inconfondibile chioma rossa, che ogni tanto si perdeva, nascosta dalla moltitudine.

 

Sendoh rise divertito, mentre Mitsui sgranò gli occhi incredulo.

Rukawa si mosse superando il tavolo e avvicinandosi al rossino.

 

 

 

 

 

Maledizione!

Che intenzioni aveva la volpe?

Dove diamine credeva di andare con un passo così deciso e quella luce negli occhi?
Non gli bastava averlo tradito in quel modo, sotto il suo naso?

 

Se era la rissa che cercava… bè, Hanamichi Sakuragi non si sarebbe certo tirato indietro!

“Ma che vuole… Io lo spezzo!” era subito scattato il numero dieci.

“Aspetta Hana, non hai idea di cosa voglia fare. Non saltare come al tuo solito alla conclusione sbagliata!” lo redarguì Mito.

“…” il rosso fumava di rabbia. Con la mascella serrata nello sforzo di trattenersi dal correre incontro alla malefica Kitsune e tirarla su per il colletto.

 

 

 

 

 

Il campo visivo di Rukawa era esclusivamente focalizzato sulla testa rossa.

Non per questo non si accorgeva degli sguardi maniaci che essa attirava, incurante di tutta quell’attenzione. Già, incurante perché, solo ora il moretto se ne accorse, il rosso era intento a parlare con qualcuno, al suo fianco, celato alla sua vista da corpi accaldati e allacciati, al centro della pista da ballo.

Quindi, non solo il Do’aho osava presentarsi ‘nel suo territorio’, vestito in quella maniera indecente che ancor più attirava su di lui l’attenzione di tutti. No, era per giunta venuto accompagnato!

 

Sì, era davvero necessario mettere del sale in quella zucca vuota.

 

 

 

 

 

All’improvviso, Hanamichi vide gli occhi di Rukawa incendiarsi ancora di più. Rimase sorpreso da questo ulteriore cambio di umore nel ragazzo, tanto quanto rimase a bocca aperta nell’accorgersi di come il numero undici avesse perso la sua solita maschera di neutralità. Il suo sguardo infatti era leggibilissimo, mentre Sakuragi lo osservava avanzare sempre di più.

 

Era curioso ora, oltre che arrabbiato: voleva sapere perché tutte quelle emozioni si alternavano sul viso dell’altro.

L’unica cosa che lo tenne ancora sul posto fu il tocco della mano di Mito, che si era posata sul suo braccio destro.

 

 

 

 

 

Il moretto era ormai giunto ad un soffio dal suo obbiettivo, più che sufficiente per alzare un braccio e toccare quella spalla.

 

Hisashi e Akira, ancora seduti al tavolo, seguivano curiosi il loro amico.

 

 

 

 

 

Hanamichi non ci vedeva più dalla rabbia.

Non appena vide Kaede alzare il braccio non riuscì a trattenersi, facendosi avanti.

 

“Stupidissima volpe, che intenzioni hai?” sbraitò.

 

 

 

Successe tutto in un momento.

 

 

 

Rukawa si ritrovò di fronte il rosso tarocco, che aveva già avuto l’ardire di confonderlo settimane prima.

Lo sconosciuto, era curioso di sapere cosa quell’affascinante giovanotto, che l’aveva fatto voltare e che ancora indugiava con la candida mano sulla sua spalla, volesse.

 

Da qualche parte, il cervello della volpe registrò anche qualcuno, alla sua sinistra, che stava urlando qualcosa e il movimento dei suoi due amici, che lo stavano raggiungendo.

 

Come se stesse toccando un ferro incandescente, la Rukawa mollò di colpo la presa, voltando le spalle a quell’inutile perdita di tempo.

Tuttavia, non poté fare nemmeno un passo che qualcuno gli si parò davanti.

 

“Maledetta Kitsune! Come osi ignorare il genio!” sbraitò di nuovo il rosso, che si era piazzato davanti al numero undici, bloccandogli il passo.

Mito era rimasto leggermente dietro il suo furioso amico, mentre Mitsui e Sendoh li avevano raggiunti.

“Do’aho?” chiese incredulo Rukawa; forse quello davanti a lui era ancora uno scherzo della sua mente…

 

“Baka Kitsune, come osi!” urlò il rosso su tutte le furie.

“Hn.” Ok, era quello vero.

 

“Hn? Hn cosa?!?! Rispondimi!” sbraitò di nuovo il numero dieci, puntando un dito contro l’altro.

“Sei chiassoso e fastidioso.” aveva replicato la volpe, scartando Sakuragi per tornare al proprio tavolo.

 

In verità avrebbe voluto restare, ma per quanto per tutta la sera avesse desiderato ritrovarsi faccia a faccia con il Do’aho, ora che stava succedendo davvero non sapeva che fare.

Hanamichi, ignorato, stava letteralmente ribollendo di rabbia.

 

“Maledetto! Come osi! Fermati, mi devi una spiegazione!” Le sue urla avevano attirato parecchia attenzione e molte teste si erano girate verso il gruppo di ragazzi.

Mito non aveva alcuna intenzione di intervenire, anche se si era fatto avanti. Hisashi e Akira, invece, si erano messi al fianco di Rukawa, nuovamente intercettato dal rossino.

 

“Che succede qui?” chiese curioso Sendoh.

“Porcospino malefico! Di che ti impicci!” se lo mangiò il rosso.

“Hey, hey… era solo una domanda!” rispose ridendo l’interessato, per nulla turbato dal tono del numero dieci.

“Tsk! Do’aho, non sbraitare!”

“Argh!!! Kitsune!!! Rispondimi! Che diavolo ci fai qui con loro!” lo accusò indicando i due senpai.

“Tsk! Tu piuttosto, cosa ci fai qui!” sibilò in risposta Rukawa, che iniziava ad irritarsi.

“Io? Io sono qui con Yohei… e comunque sono fatti miei!”

“Mito?” chiesero in coro i due amici, mentre Kaede inquadrava per la prima volta il miglior amico del Do’aho, regalandogli uno sguardo assassino.

“Hey calma!” si difese subito l’interessato, che al contrario dell’altro aveva intuito cosa passava nella testa dei tre “Non è come pensate… siamo solo amici!” sottolineò poi in direzione della volpe, sperando di avere salva la vita.

 

“Uhm… ragazzi, perché non andiamo fuori a discutere?” si inserì Hisashi. La guardia aveva infatti capito che la situazione si sarebbe sicuramente animata… quindi era meglio cercare un posto più appartato.

“Io non prendo ordini da te, baciapiselli!” si infervorò il rosso, che venne comunque spinto dall’amico fuori dal Babylon, fino a raggiungere i giardini lì vicino.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

“Ok, ok Yo, sono calmo. Sono calmo ho detto! Mollami la maglia!”

“… se lo dici tu!”

 

Rukawa e Sakuragi erano l’uno di fronte all’altro. Intorno a loro c’erano i tre ragazzi, assolutamente determinati a risolvere quel rompicapo.

“Si può sapere cosa è successo? Kaede è tutto il pomeriggio che sei fuori dal mondo!” ruppe il ghiaccio Sendoh.

“Anche Hanamichi è nello stesso stato… “ intervenne Mito.

 

I due soggetti in questione si guardavano in cagnesco, sembravano pronti a saltarsi addosso da un momento all’altro.

“Allora?” rincarò Mitsui.

“E’ colpa sua!” urlò Sakuragi spazientito. “Voi tre ve ne andate in giro alle mie spalle, mentre io sono lontano e non posso intervenire. Siete dei codardi!”

“E tu? Che ti fai rincorrere da tutta la scuola senza dire nulla?” replicò secco la volpe, decisamente adirata.

“E non cercare di negarlo, sai? Vi ho visto ieri, mentre eravate tutti felici insieme, in quel campetto!” continuò imperterrito il rosso, senza nemmeno ascoltare la replica del compagno.

 

“Ci ha seguito?” chiese divertito Mitsui a Mito.

“Lasciamo perdere va…” rispose Yohei, iniziando a raccontare agli altri due, gli unici lì oltre a lui in grado di ragione, tutta la storia del suo migliore amico… dalla confessione dei suoi sentimenti fino ad arrivare a quell’assurda serata.

Hisashi e Akira, ridendo, presero a raccontare all’altro l’estate di Rukawa e tutte le verità scoperte sul suo amore.

 

Quei due scemi si amavano, ma erano talmente barricati dietro il loro orgoglio per accorgersene.

 

Riportando l’attenzione su Rukawa e Hanamichi, si accorsero di come questi stessero ancora litigando, restando però inspiegabilmente a distanza di scurezza: in un’occasione normale, si sarebbero già saltati addosso per darsele di santa ragione!

 

“Uno spot?” stava urlando il rosso “ma cosa ti inventi!”

“Deficiente! Secondo te cos’era quel CD che ti ha lasciato Akagi… e non fare l’innocente con me. Lo hai fatto per metterti in mostra!”

“Maledetto! Ma se non so nemmeno di cosa tu stia parlando!”

“Bè, lo vedrai tra un po’… chiunque lo vedrà in tv!”

“In tv?!”

“Certo Do’aho, dove se no! Ti vedranno in quel modo così… così… così indecente!”

“Ma come ti permetti! Sarai indecente tu, che te ne vai in giro con due amanti! Così… sotto il mio naso!”

“Due amanti? Ma sei scemo? Sono miei amici…”

 

Rukawa era decisamente irriconoscibile.

Messa da parte tutta la sua freddezza e tutto il suo controllo, sbraitava contro il rosso in un botta e risposta senza senso.

 

“… e poi… cosa ti interessa, anche se fosse!” si riprese concludendo la frase. Si era lasciato trasportare dall’emozione di avere il Do’aho davanti e dalla rabbia di quest’ultimo, non riuscendo più a ragionare.

 

Tsk! Che fregatura l’amore, non si era mai lasciato trascinare così dai suoi sentimenti, prima di allora.

 

“… non … non è vero che mi interessa… Anzi, non me ne frega proprio niente!” balbettò il rosso, preso in contropiede.

 

Ad un tratto la mente di Rukawa si svegliò, uscendo dal buco nero in cui era caduta da quel pomeriggio… abisso nel quale il rosso sembrava ancora perso.

 

“Non sarai mica geloso…” lo provocò infatti.

“I… io… geloso di te… ma sei impazzito?!” si difese Sakuragi, non troppo convinto.

 

“Sì che lo è… perché è innamorato di te!” si intromise Mito, che voleva aiutare l’amico a risolvere quell’assurda situazione… anche se era piuttosto divertente vederlo arrancare!

“No… non è vero… non mi interessa la stupida Volpe…” balbettò rosso come un peperone, sibilando poi minaccioso all’amico “Yohei, traditore! Ma io ti scotenno!”

 

“Do’aho” aveva risposto Kaede, felice per quella scoperta e divertito per l’imbarazzo dell’altro.

“Baka Kitsune!” urlò di nuovo Sakuragi furente. Si sentiva attaccato da tutti i fronti, messo con le spalle al muro… e non sapeva perché, ma aveva l’impressione che quello che godesse più di tutti di quella situazione fosse proprio Rukawa.

“E così… sei innamorato di me…” rincarò infatti la furba volpetta, decisa a far confessare totalmente il rosso come giusto indennizzo di quello che gli aveva fatto passare.

 

Hanamichi ormai sembrava sul punto di scoppiare… o fuggire… o scavarsi una fossa.

 

“Su Sakuragi, stai tranquillo. Tanto anche Kae-chan – posso chiamarti così, vero? – è innamorato di te… quindi è tutto a posto, no?” venne in suo soccorso Sendoh.

 

Il moretto sbiancò d’un tratto, dopo essere avvampato per la sfuriata con il suo tra pochissimo ragazzo, per poi tornare verso la tonalità dei capelli dell’altro.

Nel frattempo, il numero dieci era indeciso se credere al porcospino malefico o se, invece, il maledetto si stesse prendendo gioco di lui.

 

Ma l’improvviso silenzio della Kitsune, che non negava quell’affermazione, lo insospettì.

Che fosse tutto vero?

 

Si avvicinò a Rukawa, più sicuro e baldanzoso, ostentando un atteggiamento di sfida.

“Quindi, stupidissima volpe, ti sei innamorato del tensai, eh?”

“Tsk.”

“Ma non me ne stupisco. Nessuno può resistere al fascino del genio.” Continuò imperterrito, sfoggiando una sicurezza che non provava.

“Certo, tranne le cinquanta ragazze che ti hanno dato picche!” lo prese in giro Mitsui, attirandosi l’ira funesta del compagno di squadra.

“Pensa per te baciapiselli. Parli proprio tu che ronzi intorno a qualcuno che è innamorato di un altro!” replicò arrabbiato.

“Ma io non sono innamorato di nessuno!” si intromise Sendoh ridendo.

“Stupido, non credo proprio parlasse di te… e poi io non ti giro affatto intorno!” sbraitò Hisashi, rosso in viso nel vedere l’amico ridersela alla grande.

 

“Ora che ci penso, non mi hai ancora risposto, baka Kitsune! Come osi andare in giro con quei due… senza il mio permesso poi!” riprese la sua inquisitoria l’ala grande.

“Do’aho! Io non ho bisogno del permesso di nessuno per uscire!” replicò irato l’altro, ricominciando così la diatriba interrotta poco prima.

 

 

Mito, Mitsui e Sendoh erano davvero stufi. Quei due erano a dir poco insopportabili!

Avevano appena scoperto di amarsi e ancora stavano questionando sul… niente!

 

“Ma la volete piantare!” sbraitò spazientito il numero quattordici.

“Già, Hana basta ora! Siete davvero insopportabili! Si può sapere che cosa è successo?” li incalzò Mito.

“Giusto! Ragazzi, diteci tutto che siamo curiosi!” contribuì Akira.

 

I due interessati fecero orecchie da mercante, ma quelle parole furono comunque sufficienti per distrarli un attimo dai loro intenti bellicosi.

Infatti, per la prima volta da quando avevano iniziato quella pantomima, si guardarono negli occhi, leggendo ognuno nello sguardo dell’altro tutto ciò che le loro parole non dicevano.

 

Sorpresa… speranza… amore…

 

Si fermarono, restando finalmente in silenzio.

Le guance di entrambi che nuovamente si accendevano, al ritmo con cui si allargano i sorrisi maliziosi dei tre spettatori.

 

“Allora?” li incitò nuovamente Sendoh.

“… è… è stato lui!” balbettò il rosso.

“Tsk, Do’aho! Sei tu che mi sei saltato addosso!” replicò la volpe, in un imbarazzo mal mascherato.

“Che cosa? Baka Kitsune! Sei stato tu a iniziare, io mi stavo allenando!”

 

“Ma insomma che cosa è successo?!” chiesero in coro i tre, disperati.

“…”

“…”

“Che cosa? Non sentiamo!” rispose il coro.

 

“… baciati…” si fece più udibile la voce di Sakuragi.

“Hn.” Confermò Rukawa.

“Vi siete baciati?” chiese il coro incredulo.

“… s-sì…”  rispose Hanamichi in imbarazzo totale.

 

“… e tu mi hai fatto penare una sera intera per questo?” esplose Mito minaccioso.

“Ma scusate, vi siete baciati! Avete coronato il sogno per cui vi e ci tormentate da mesi… e tirate su questo casino?!” Mitsui era davvero incredulo.

“Dai ragazzi, non infierite!” fece da paciere Sendoh “Io infondo li capisco… erano talmente eccitati e sconvolti dalla cosa… che non hanno capito più niente! D’altronde, sono ancora giovani e inesperti…” concluse con un’aria da amatore consumato.

“Inesperto a chi porcospino?!” si infervorò il rosso, lieto di aver trovato un capro espiatorio con cui sfogarsi.

 

“Do’aho…” lo provocò di nuovo la volpe, che riuscì ad ottenere l’attenzione del numero dieci.

“Baka Kitsune, piantala! Questi qui stanno mettendo in dubbio l’intelligenza del grande tensai!” sbraitò, avvicinandosi al moretto agitando i pugni.

 

Ma Rukawa, ormai, non aveva più voglia di litigare. Così, scartando abilmente il blando attacco di Sakuragi, lo afferrò alla vita, spingendo poi con una mano il volto ambrato verso il proprio.

Appena le loro labbra vennero a contatto, il corpo del rossino si rilassò in quel dolce abbraccio, assaporando il gusto di quella bocca che era già peggio di una droga.

 

Hanamichi e Kaede si persero in quel loro caldo bozzolo d’amore, sancendo con quel lungo e appassionato bacio la loro neonata unione.

 

 

“Hey, hey… piccioncini! Aspettate di essere da soli per certe cose!” scherzò Mitsui.

“Tsk.” Rispose il numero undici seccato per l’interruzione, mentre il suo finalmente ragazzo, che sembrava volersi sotterrare per l’imbarazzo, fissava con grande interesse le proprie scarpe.

 

“A… allora non te la facevi con loro?” chiese poi, per fugare anche l’ultima ombra di sospetto.

“Do’aho. Non so cosa tu abbia visto o sentito, ma io non me la faccio proprio con nessuno… almeno fino a due minuti fa.” Rispose il moretto malizioso, allacciando con le proprie lunghe braccia il bel collo ambrato e avvicinando le proprie labbra a quell’irresistibile broncio offeso.

“Uff… volpe appiccicosa…” si arrese il rosso, in realtà ben felice di tutte quelle attenzioni.

 

“Bè… tutto è bene quel che finisce bene!” esclamò Sendoh, soddisfatto nel vedere quei due testoni finalmente insieme.

“Già… ma… Mito…” annuì la guardia, per poi rivolgersi al miglior amico della scimmia rossa “come mai anche tu qui? ... non è che ti interessa? Se ti va di uscire… io sono più che disponibile!”

“Ah ah ah, grazie Mitsui! Ma ero qui solo per Hana… sono ancora interessato al genere femminile!” rispose divertito il ragazzo.

“Ah… capisco… bè, se cambi idea fammelo sapere!”

“Hey, ma sono geloso!” si inserì il giocatore del Ryonan.

“Ma che vuoi tu? Geloso di che?” si indispettì la guardia.

“… ma di Mito ovviamente!” sorrise a trentadue denti l’altro.

 

 

“Volpe… hey! A-aspetta un attimo!” Sakuragi cercava di staccarsi un attimo dall’ormai ex volpino di ghiaccio, che ora sembrava un passionale polipo con tentacoli ovunque… e una ventosa fissa sulla sua bocca. “… de-devo… hey! Devo chiederti una cosa!” esclamò rosso in viso, allontanando l’altro con una manata sotto il mento.

“Do’aho!” sibilò la volpe, irritata più per l’interruzione che per i modi bruschi del suo ragazzo, a cui era oramai abituato.

“Baka! … senti… ma… sbaglio o prima parlavi di uno spot o robe simili…” chiese curioso.

“Hn!” si incupì Rukawa, al ricordo de video incriminato. Di riflesso, strinse più forte la vita del suo compagno, come per paura che qualcuno fosse già pronto a portarglielo via.

“Kit! Vedi di esprimerti anche a parole… e non soffocarmi!” protestò l’altro, ridendo però per quel gesto così possessivo.

 

Gli piaceva da morire essere oggetto della passione di Kaede.

 

“non hai visto il CD che ti ha dato Akagi?” si informò il moretto ancora irritato per l’argomento.

“… CD? Ah! Me ne ero… ehm… dimenticato…” arrossì nuovamente l’altro, al ricordo del perché gli era scappato di mente “credo di averlo messo nel borsone… o forse è rimasto in palestra… Ma di che si tratta?”

“E’ una copia degli spot.” Rispose seccato Rukawa.

“Questo l’avevo capito, Kitsune afona! Ma che spot?” insisteva il numero dieci.

“… se osi solo guardare qualcun altro Do’aho, ti spacco la faccia!” minacciò geloso la volpe.

“Guardare qualcun altro? Ma di che parli?!”

“Do’aho…” iniziò il moretto, rassegnandosi al fatto che, essendosi innamorato di un do’aho, gli sarebbe toccato spendere tutte le parole che aveva risparmiato in quasi sedici anni di vita… a partire da quello che era successo nelle ultime settimane.

 

 

Sakuragi ascoltava attento e affascinato Kaede, innamorandosi di quella voce bassa e sensuale, così calda e gentile quando si rivolgeva a lui.

L’idillio finì quando l’estasi venne sostituita dall’incredulità del numero dieci, che scoprì come la sua immagine avrebbe fatto il giro del Paese entro pochi giorni.

 

… ecco il perché di quel putiferio quella mattina!

 

“Bè, non mi stupisco abbiano scelto me per lo spot, dopotutto sono un genio!”  Sakuragi rideva sguaiato, mascherandosi dietro i suoi soliti proclami assurdi per nascondere l’imbarazzo.

Ma lo sguardo assassino di Rukawa lo raggelò: forse era meglio evitare di vantarsi della faccenda in sua presenza…

 

Per deviare l’attenzione della volpe e le sue possibili ritorsioni, Hanamichi si avvicinò all’amico, che rideva e scherzava con i due senpai.

“Yo, traditore! Tu sapevi perché per tutto il giorno sono stato assalito a scuola… e non mi hai detto niente!” lo accusò imprigionandogli il collo con un braccio “… scommetto che tu e quegli altri infami vi siete fatti delle grasse risate alle mie spalle! Vi siete anche sbafati tutti quei bento!” continuò, sfregando forte un pugno chiuso sulla testa dell’altro.

“Hey, hey, hey! Dai, in fondo non è mica successo niente! Se ti avessero aggredito davvero ti avremmo difeso!” cercò di rabbonirlo Mito.

“Guarda che mi hanno aggredito!” gli ricordo il rosso “… ho la manica della divisa strappata! Comunque ti perdono… ma solo perché il genio ha avuto la sua giusta rivalsa!” esclamò poi, riprendendo a ridere sguaiatamente.

 

“Do’aho smettila subito! Oggi non mi sembravi dello stesso parere…” sibilò minaccioso Rukawa, riportando all’ordine il compagno che deglutì a vuoto: la gelosia di Kaede gli faceva davvero paura!

 

“Allora? Ora vi siete finalmente chiariti, giusto?” chiese loro Sendoh.

“Hn.” Confermò una volpe che aveva riportato Sakuragi al suo giusto posto, cioè imprigionato fra le sue braccia.

“Ok, direi che per sta sera possiamo anche tornare a casa” continuò Mitsui “comunque… Mito… ricordati che la mia proposta è sempre valida!” lo invitò imperterrito.

“Ah ah ah… grazie!” salutò il ragazzo “Bè Hana, vado anche io… tanto ti lascio in ottime mani!” concluse poi, felice per l’amico di sempre.

“… ciao Yo, ci vediamo domani!” rispose Hanamichi, rosso in viso ma contentissimo per come alla fine si era risolta la faccenda.

 

 

“Che peccato, ho sempre trovato Mito interessante.” Commentava intanto Hisashi, mentre si allontanava con Akira.

“Hey, la pianti? Sono geloso!” rispose finto offeso l’amico.

“Ma piantala tu con sta storia!” replicò il numero quattordici piccato.

“… hai poco da parlare così! Ti ricordo che hai perso una scommessa… e ora devi pagare pegno al sottoscritto!” replicò serafico il playmaker.

“Scommessa? Ma di che parli?” chiese confuso l’altro.

“E’ inutile che fai il finto tonto…”

“Veramente non ho idea di cosa tu stia parlando.” Disse convinto l’altro.

 

“Tu affermavi che Sakuragi fosse etero…” cominciò Sendoh “… e io sostenevo il contrario…” aggiunse.

“Sì, mi ricordo…” convenne titubante l’altro.

“Allora ti ricorderai anche che abbiamo scommesso… e che io ho vinto, ovviamente!” esclamò l’amico tutto allegro.

“Non credo proprio. Io mi ricordo che tu hai detto scommettiamo e io ti ho risposto di no! Non ho mai accettato la tua assurda proposta!” replicò il numero quattordici deciso.

 

“Hisa! Cattivo!” piagnucolò l’altro “Hai promesso che avresti fatto qualsiasi cosa ti chiedevo! Non puoi rimangiarti la parola data!” lo incalzò Sendoh.

“Io non mi sto rimangiando proprio niente! Non ti ho promesso nulla e basta!” Mitsui non aveva alcuna intenzione di assecondare l’amico… se avesse ceduto, chissà a cosa l’avrebbe obbligato!

“Certo che hai promesso… fa parte della scommessa! Ora hai il dovere morale di rispettare la parola data.” Continuò Akira, che si stava divertendo un mondo a stuzzicare l’ex teppista.

“Smettila con questa storia!” si infervorò infatti l’altro “Non ho scommesso e non ho alcuna parola da rispettare!”

 

“Come vuoi… mi costringi a passare alle maniere forti Hisa!” continuò serafico l’altro.

“Guarda che non mi fai certo paura!” replicò Mitsui, anche se un po’ intimorito dalla strana luce che animava gli occhi dell’amico.

“… ripeto, come vuoi… sappi però che ottengo sempre quello che voglio…” lasciò cadere lì Akira… in un tono che fece davvero sudare freddo la guardia.

 

 

“Ru, ma quei due stanno insieme?” chiese il rossino staccandosi un attimo dalle labbra del compagno, che lo divoravano.

“Hn?” rispose Kaede, cercando di riappropriasi di quella bocca dolce e morbida.

 

Ma dovette desistere quando il rosso gli girò a forza la testa, per fargli inquadrare i soggetti a cui si riferiva.

In lontananza, Hisashi e Akira camminavano fianco a fianco, impegnati in quella che sembrava una discussione accesa.

 

“Allora? Stanno insieme?” richiese il rosso.

“No.”

“Ah! Caspita, a vederli così sembrerebbe proprio!”

“Ma se fino a dieci minuti fa credevi che stessero entrambi con me!” lo provocò la volpe.

“Baka Kitsune! Dieci minuti fa sono dieci minuti fa!” rispose l’altro piccato.

“Hn…” continuò Kaede alzando un sopracciglio “ Comunque sia non stanno insieme… ma solo perché non sono ancora pronti. Ma sono sicuro che prima o poi capiranno cosa provano…” concluse il moretto sibillino, non dando il tempo di replica al suo ragazzo, perché si avventò di nuovo su quelle labbra di miele, in un bacio appassionato.

 

 

Grazie a Kami, loro due, l’avevano capito.