Today is Ria Day… Buon compleanno
Ria!!
Una sola fic non è sufficiente a ripagare il tuo preziosissimo lavoro
però è quello che posso donarti per dirti grazie e per augurarti un
compleanno felice…
Tantissimi auguri Ria!!
Grazie mille anche a Violet per la sua indispensabile collaborazione.
DISCLAIMER: i personaggi appartengono al sensei Takehiko Inoue
La casa
sulla scogliera
di Chikara
Kaede, quella mattina, era uscito da casa molto presto per potersi allenare
in santa pace sul suo campetto preferito lungo la spiaggia.
Aveva trascorso quasi due ore provando e riprovando finte e tiri spettacolari
a canestro poi, quando la temperatura si era alzata, si era spostato in riva
al mare e si era perso ad osservare le onde nel loro eterno e incessante
movimento.
Il mare era per lui un amico fidato, un saggio maestro al quale chiedere
consiglio poiché, nonostante gli sconvolgimenti più frenetici e violenti
causati dal vento o dai tifoni, alla fine, sebbene leggermente modificato,
tornava sempre calmo e tranquillo come in quella splendida giornata di
luglio.
E se ciò valeva per quella sterminata distesa d'acqua, lo stesso poteva
accadere alla sua anima giovane e inesperta.
La sua vita, infatti, era stata turbata sin da piccolo dalla morte della
madre ma, nonostante le ferite profonde e i cambiamenti che questa perdita
aveva apportato al suo carattere, lui era riuscito a ritrovare il proprio
stato di calma. Era accaduta la stessa cosa quando, in seguito, il padre
gli aveva comunicato la sua intenzione di trasferirsi a Tokyo per rifarsi una
nuova famiglia; e in quel momento sperava che tutto si ripetesse, anche dopo
che nella sua vita era entrato come un terremoto quel do'hao dai capelli
rossi.
L'ultimo cataclisma cui era stato sottoposto, che era tuttora in corso e che
non accennava minimamente a placare la propria intensità.
Con la violenza di un ciclone lo aveva investito improvvisamente e,
lasciandolo senza fiato, gli aveva fatto scoprire non solo di essere gay, ma
di desiderare con tutte le sue forze una furia scatenata che gridava al mondo
di odiarlo più di ogni altra cosa.
Si sentiva uno stupido e un masochista perché, nonostante il suo carattere
freddo e deciso gli permettesse di restare indifferente quando gli era
vicino, la sua parte irrazionale si vendicava durante la notte,
costringendolo a fare sogni incredibili che gli impedivano nella maniera più
assoluta di toglierselo dalla mente, facendoglielo invece desiderare sempre
di più.
Tanto più in quel momento, dopo che dall'ultima volta che lo aveva visto, lui
di corsa sulla spiaggia, in ritiro con la nazionale, e l'altro seduto sulla
sabbia, in riabilitazione per la schiena, erano passate settimane.
" Kami basta per favore!" sbottò ad alta voce prendendo a pugni la
sabbia.
"Parli da solo baka Kitsune?!" lo prese in giro una voce alle sue
spalle.
Solo una persona poteva chiamarlo in quel modo e Rukawa non sapeva se
ringraziare il cielo di averglielo fatto incontrare per puro caso dopo tanti
giorni di separazione o maledirlo per la stessa ragione.
Quando si voltò e lo vide capì chiaramente che era proprio il caso di
maledirlo: gli dei non potevano presentarglielo così perversamente bello e
non dargli la possibilità di stenderlo su quella sabbia fine e divorarlo di
baci. Restò a guardarlo per un istante, dannandosi l'anima con quei
pantaloncini neri così corti che gli arrivavano a malapena a metà coscia,
fasciandogli i fianchi - e chissà il sedere, insinuò la sua mente - in
maniera quasi oscena, per non parlare della misera canottiera bianca che,
semitrasparente dove gli schizzi del mare l'avevano bagnata, non riusciva
nemmeno a coprirgli per intero il ventre scuro e piatto.
A complicare le cose entravano in gioco quei maledetti raggi di sole, che
facevano risplendere tutta quella pelle scoperta e sudata come un fascio di
luce penetrato in una grotta ricoperta di milioni di pepite d'oro, mentre la
leggera brezza marina si divertiva ad agitare i morbidi capelli scarlatti,
facendoli sembrare come fiamme di un incendio inesauribile.
Per non perdere definitivamente il controllo, Rukawa fu costretto a
distogliere lo sguardo.
"Levati dai piedi, do'aho!" ordinò, facendo uno sforzo sovraumano
per mascherare la sua emozione.
"Come sei presuntuoso!" esclamò il rossino leggermente alterato "Entri
in casa mia senza essere invitato e hai pure il coraggio di dirmi una cosa
simile!"
"Ma che stai dicendo, idiota?"
Sakuragi non rispose ma si limitò ad indicare un cartello appeso lontano, sul
muro che separava la spiaggia dalla banchina.
"Scommetto che non lo hai nemmeno letto?!" disse fissando l'intruso
nei suoi profondi occhi blu.
"Tsè."
"C'è scritto spiaggia privata!" spiegò bruscamente Hanamichi
"Non ti sei chiesto perché, nonostante la stagione, non ci sia nessun
bagnante qui?"
Kaede stava per rispondere con la prima cosa cattiva che gli veniva alla
mente quando delle urla provenienti dal mare attirarono la sua attenzione.
"Kami qualcuno è caduto dagli scogli" gridò allarmato Sakuragi
"dobbiamo…"
Ma prima ancora che avesse terminato la frase, Kaede si era messo a correre
per raggiungere la distanza minima dal punto dell'incidente e, quando il
compagno lo aveva raggiunto, si era già tuffato in acqua per salvare il
bambino che stava per affogare.
Hanamichi restò a guardare quello che stava succedendo con il fiato sospeso
poi, quando vide la Kitsune riportare a galla il ragazzino e issarlo sugli
scogli, riprese a respirare sollevato.
Il gruppo di bambini aspettò ansioso che l'amico si fosse calmato poi, veloce
come il vento, risalì gli scogli, sparendo alla vista del rossino.
Rukawa invece si tuffò di nuovo in acqua per tornare sulla spiaggia e, quando
Sakuragi andò da lui per aiutarlo, scostò bruscamente il braccio per non
farsi toccare, preferendo lasciarsi cadere sulla sabbia per riprendere fiato.
"Ti ho portato le tue cose!" mormorò sempre più infastidito
Hanamichi, riferendosi alla borsa da basket ed al pallone.
"Chi te l'ha chiesto!" replicò Rukawa con rabbia.
"Oggi sei più stronzo del solito!" costatò esasperato il compagno.
'Forse perché tu sei più sexy del solito e non riuscirò a mantenere a lungo
il controllo se continui a starmi così appiccicato' fu la spiegazione che
attraversò la mente del volpino e che ovviamente questi tenne per sé.
"Non ero più abituato ad avere fra i piedi uno stupido do'aho come
te." rispose invece con la sua voce più indifferente.
"Maledetta Kitsune" esplose alla fine Sakuragi "ritira subito
quello che hai detto!!"
"Perché dovrei farlo?!?"
La discussione degenerò immediatamente in una rissa infiammata che si protrasse
ad oltranza finché Rukawa non emise un urlo di dolore.
"Che… che ti prende dannata Kitsune?" domandò il numero dieci dello
Shohoku, un po' preoccupato.
"La caviglia." Si limitò a spiegare la volpe mentre il rossino si
avvicinava al piede che Rukawa si teneva con le mani.
"Togli."
"Che diavolo vuoi fare?" domandò il moro preoccupato.
"Chiudi il becco e togli le mani!" gli ordinò Sakuragi con
decisione.
Kaede confuso dal dolore non trovò l'energia per continuare a protestare e
rimase in silenzio ad osservare il do'aho che con estrema delicatezza gli
toccava la caviglia in diversi punti.
"È solo una distorsione, Kitsune, domani non sentirai più niente!!"
"Come fai a dirlo… e se fosse rotta?!"
"Se fosse rotta, stupidissima volpe, a quest'ora si sarebbe gonfiata
come un palloncino, quindi non dire scemenze e prendimi il braccio!!"
sbottò l'altro irritato, dovendo spiegare al compagno una cosa tanto ovvia.
Kaede lo guardò come se avesse detto qualcosa in venusiano e Hanamichi
esplicò il suo ordine domandando: "Riesci ad alzarti da solo?"
Rukawa ci provò ma fu tutto inutile così Hana, sbuffando per la sua
testardaggine, lo afferrò per le braccia e lo tirò in piedi.
"Mettimi un braccio intorno alle spalle, ti accompagno a casa!"
"Quale casa?" chiese titubante Kaede.
"Quella di Michael Jordan appena dietro l'angolo!!" lo prese in
giro Hanamichi.
"Do'aho!" Fu l'immancabile replica di Rukawa.
"Sto parlando della mia, volpaccia, hai bisogno di una fasciatura."
"Non voglio il tuo aiuto." dichiarò con fermezza Kaede.
"…Ok."
Lasciandolo ricadere sulla sabbia, il rossino incrociò le braccia al petto e,
guardandolo fisso negli occhi, ammise: "Tutto sommato hai ragione, sarà
molto più divertente vederti strisciare fino a casa tua!"
Il ringhio ferino che uscì dalla bocca di Kaede non lo impressionò
minimamente, così rimase immobile di fronte a lui.
"Do'aho, quando sarò guarito, me la pagherai…" lo minacciò Kaede
infuriato "…adesso sbrigati a tirarmi su!!"
"Dimmi, Kitsune…" lo interrogò Hanamichi mentre si piegava di nuovo
per aiutarlo "…hai seguito un corso speciale per essere così
stronzo?"
"No, mi viene molto naturale quando sto con te!" rispose a tono
Kaede, ancora dominato dalla collera.
Il cuore del moro però ebbe un sussulto quando, per un istante, gli sembrò di
vedere negli occhi del rossino un lampo di tristezza e non lo sentì
rispondere con lo stesso sarcasmo alla sua battuta cattiva.
"Che ti prende do'aho?" si affrettò a chiedere sconcertato.
"Niente" affermò Hanamichi affrettandosi a cambiare discorso
"andiamo, dobbiamo fare un po' di scale!"
I due ragazzi impiegarono più di un quarto d'ora per fare i cinquanta scalini
che conducevano alla graziosa villetta di Hanamichi, situata proprio sulla
scogliera.
"Accidenti, do'aho, la tua casa è stupenda!!" non poté fare a meno
di constatare il volpino.
"Grazie."
La villetta in cui abitava Sakuragi era dislocata in due piani: quello
superiore, dove si trovavano le camere, era dotato di un ampio terrazzo
adornato da rigogliose piante rampicanti, mentre in quello inferiore, proprio
sotto il balcone, si trovava un bel porticato che proteggeva graziose
poltroncine di vimini. Il particolare che tuttavia catturava maggiormente
l'attenzione era l'ampia vetrata che costituiva l'intera parete ovest della
casa, quella che garantiva una suggestiva vista del mare sottostante.
La prima cosa che Kaede notò, entrando, fu la luminosità presente in ogni
stanza che attraversava: quella casa era così ariosa e assolata che gli
sembrava di stare sulla vetta di una montagna in una splendida giornata
d'agosto.
"Che ti prende Kitsune?" gli domandò Hanamichi vedendolo mentre si
guardava attorno spaesato.
"Questa casa…"
"Questa casa cosa?"
"Ti somiglia" mormorò quasi soprapensiero.
"Che vuoi dire?"
"…niente."
Hanamichi rimase a guardarlo perplesso per alcuni secondi poi, certo che
Rukawa non avrebbe continuato, scosse la testa e lo esortò a muoversi,
aiutandolo a raggiungere il bagno.
Aspettò che Rukawa si fosse fatto la doccia per lavarsi via la sabbia e il
sale che gli erano rimasti addosso, gli prestò un paio di pantaloni di cotone
leggero e una maglietta, dopo di che si occupò anche della sua caviglia,
fasciandola con molta cura e precisione.
"La crema che ti ho applicato è molto efficace" assicurò
gentilmente Sakuragi "ti calmerà subito il dolore, e se te lo dice uno
che di contusioni ne ha viste e provate tante puoi fidarti!"
"Ti ringrazio" borbottò Kaede in maniera sbrigativa, sorprendendo
non poco il rossino.
"Mi hai veramente ringraziato?"
"Mh… do'aho!!"
"Eh certo…" sbuffò il ragazzo dai capelli rubino nel sentire il
solito insulto "Senti Kitsune io adesso ho molto da fare quindi le cose
che puoi fare sono due: o chiami qualcuno e ti fai venire a prendere, o te ne
stai qui zitto e buono e mi lasci lavorare."
"Chiamerò un taxi" affermò Kaede cercando di sollevarsi dal divano.
"Non puoi chiamare tuo padre?"
"No, non è a casa."
"E tua madre?"
"Do'aho, fatti gli affari tuoi!!" mormorò Rukawa con voce glaciale.
"Non mi volevo impicciare, baka Kitsune!" spiegò Hana stranito da
una reazione così violenta "volevo sapere se a casa tua c'è qualcuno che
ti possa aiutare, sai perfettamente che non riesci muoverti da solo!"
"Me la caverò in qualche modo!"
"Il telefono è dietro di te" lo informò a quel punto Sakuragi prima
di continuare "ma se fossi al tuo posto mi distenderei sul divano e me
ne starei tranquillo a guardare la tv, il telecomando è sopra il tavolino.
Fai come ti pare Kitsune."
Hana sparì senza aspettare una risposta da parte del compagno e fu
stranamente sorpreso quando, due ore dopo, scendendo, lo trovò
tranquillamente addormentato sul divano.
Restò a guardarlo incantato per diversi minuti poi, quando la tentazione di
accarezzarlo si fece troppo forte, distolse i suoi pensieri da quella
bellissima volpe e si diresse in cucina per preparare il pranzo.
Quella mattina era rimasto piacevolmente sorpreso nel trovare la Kitsune
seduta sulla sua spiaggia privata, mille volte si era domandato se avrebbe
fatto bene a raggiungerlo e alla fine lo aveva fatto, non riuscendo a
resistere alla tentazione di rivederlo dopo tutti quei giorni di vacanza che
li avevano tenuti separati.
Il suo modo di fare però, così esageratamente freddo e sprezzante, lo aveva
fatto infuriare all'istante, ferendo in diverse occasioni il suo animo.
La rissa era stata un modo per scaricare la frustrazione e la rabbia, ma
quando aveva sentito il lamento del volpino la preoccupazione aveva subito
preso il posto della collera e velocemente si era mosso per aiutarlo,
nonostante le parole cattive di quel ragazzo che chiaramente non lo sopportava.
Hana sbuffò, tornando al presente e, dopo aver controllato i piatti che aveva
preparato per assicurarsi che non mancasse niente, si spostò in salotto dove
Rukawa dormiva ancora beatamente.
"Ehi Kitsune sei entrato in letargo?" domandò a voce piuttosto alta
per svegliare il compagno.
"EHI!!" gridò ancora più forte quando l'altro continuò a non dare
cenni di vita.
Il pugno che Rukawa fece partire non raggiunse solo per un soffio la guancia
del rossino che, conoscendo il carattere della Kitsune narcolettica, si era
preparato a quella evenienza.
"Dai alzati!" lo esortò Hanamichi, sorvolando su quello strano
riflesso incondizionato "ti ho portato un po' di pappa. Anche se non so
cosa mangiano le volpi ibernate, credo che questo ti piacerà!"
"Mh…" Kaede mugugnò, ancora intontito dal sonno, prima di prendere
il piatto che il compagni gli stava porgendo, e sollevatosi rimase per cinque
minuti a fissarlo in silenzio.
"Di cosa hai paura Kitsune, credi che ci abbia messo del veleno per
topi?" borbottò il rossino infastidito dall'esitazione del moro.
Quando però si accorse che l'altro aveva solo bisogno di riacquistare un po'
di lucidità sorrise divertito e mormorò: "Accidenti se sei lento,
Kitsune… Beh io comincio a mangiare, buon appetito!!"
Senza indugiare oltre si sedette per terra e, appoggiando il piatto sul basso
tavolino di vetro, cominciò a mangiare con gusto l'omelette di riso ai
gamberetti.
Nel momento in cui Rukawa riuscì a riprendersi dal sonno scivolò lentamente a
terra e, posizionandosi di fronte al rossino, cominciò a mangiare a sua
volta.
Il silenzio, che caratterizzò i primi minuti del pranzo, fu stranamente rotto
da Rukawa.
"I tuoi genitori sono in vacanza?"
"Tu non mi hai risposto prima, perché dovrei farlo io?" domandò
ancora offeso Sakuragi.
Rukawa sbuffò, infastidito da quell'obiezione, prima di rispondere: "Mia
madre è morta dieci anni fa e mio padre si è risposato e vive a Tokyo con la
sua nuova famiglia."
"E tu perché non sei con lui?" continuò ad indagare il compagno.
"Questo non c'entra niente con i tuoi genitori!" protestò questa
volta Rukawa.
"Conversare con te è impossibile!" dichiarò l'altro spazientito
prima di confessargli la verità "I miei genitori sono morti in un
incidente stradale due anni fa."
Quella notizia colse totalmente impreparato Kaede, che per un attimo fissò
incredulo il rossino davanti a lui: come era possibile che quel do'aho avesse
un carattere tanto espansivo e solare con una disgrazia simile alle spalle, e
così recente perdipiù?
"Come puoi vivere in un posto simile da solo?" chiese la prima cosa
che gli venne in mente.
"Uso i soldi dell'assicurazione e quelli del mio lavoro." rispose
il rossino prima di aggiungere "In teoria ho un tutore che si dovrebbe
occupare di tutto, ma per quanto mi riguarda è solo una messinscena per
tenermi lontano gli assistenti sociali, in realtà sono completamente
indipendente."
"Perché non sei a Tokyo con tuo padre?" domandò ancora Hanamichi
subito dopo aver soddisfatto la curiosità della volpe.
"Non mi piace la donna che si è trovato" confessò Kaede "e per
una famiglia di cui mi importa ben poco, non ero disposto a lasciare la mia
vita qui."
"Quindi anche tu vivi da solo?"
"Sì, ma alla casa e alle spese ci pensa mio padre, non sono ancora
indipendente come te."
Hana, colpito dal tono di quelle parole, rimase in silenzio a giocare con la
forchetta sul piatto vuoto, riflettendo sull'idea folle che gli era venuta in
mente e, proprio quando stava per decidere di abbandonarla, domandò tutto
d'un fiato: "E ti piacerebbe diventarlo?"
"Certo, non aspetto altro!"
Il rossino sentì il cuore martellargli sul petto per la paura di come avrebbe
reagito il suo compagno-rivale ma, nonostante tutto, continuò a parlare
seguendo il suo istinto.
"Allora perché non vieni a vivere con me?!"
Sakuragi aveva pronunciato quelle parole in un soffio, tenendo gli occhi
bassi, ma erano arrivate chiare nella mente di Rukawa e continuarono a
risuonargli in testa per diversi secondi.
"C… come hai detto?" balbettò incredulo il moretto.
"Questa casa è bella ma è troppo grande per me ed io sono stanco di
viverci da solo." spiegò in maniera concitata Hanamichi "Ogni volta
che entro mi viene quasi da piangere perché so che non ci sarà nessuno che mi
aspetta o che io dovrò aspettare, e per uno come me questa situazione è davvero
desolante."
"Mi dispiace ma non posso." Fu la debole risposta del volpino.
"Capisco… scusami, fa come se non ti avessi detto niente."
Sakuragi prese i piatti e i bicchieri con cui avevano pranzato e con la scusa
di doverli lavare si alzò per allontanarsi dal compagno.
Rukawa lo seguì, sorreggendosi alle pareti o ai mobili che incontrava lungo
il suo cammino, e quando entrò in cucina chiese sorpreso: "Do'aho non mi
chiedi neanche perché?"
"Beh mi sembra evidente, Kitsune, tu non mi sopporti quindi è ovvio che
non voglia vivere con me. Mi sono lasciato prendere la mano dal tuo desiderio
d'indipendenza, scordandomi di come stanno realmente le cose. Non avrei
dovuto farti quella proposta."
"Do'aho non è così!!" affermò con decisione Rukawa.
Lentamente arrivò al bancone a penisola che separava la cucina dalla sala da
pranzo e, issandosi su uno sgabello, aspettò in silenzio che Hanamichi gli
porgesse la domanda che si aspettava.
"Tea o caffè?"
"Caffè" replicò sbuffando l'asso dello Shohoku "Do'aho, non
era questa la domanda che dovevi farmi!!"
"Senti non mi interessa il motivo per cui non vuoi venire ad abitare con
me, va bene?"
"Sei davvero un impiastro" eruppe irritato Kaede "chiacchieri
come un megafono quando dovresti startene zitto mentre non parli quando invece
sarebbe proprio il caso di farlo!!"
Sakuragi servì la tazza di caffè al volpino e, sedendosi di fronte a lui,
cominciò a sorseggiare con calma il suo tea.
"Oggi sei davvero strano, Kitsune!" constatò guardandolo negli
occhi "Sei più stronzo, ma anche stranamente più loquace. Hai preso un
colpo di sole, oppure hai bevuto troppa acqua di mare durante il tuo eroico
salvataggio?"
"Mh… anche tu sei meno do'aho del solito!" dichiarò l'altro
sostenendo lo sguardo dorato del ragazzo di fronte a lui.
"Non farmi troppi complimenti, sono un tipo che si imbarazza
facilmente!" lo prese in giro Hanamichi sorridendo.
"Ritiro tutto quello che ho detto."
"Perché non vuoi venire ad abitare in questa casa?" chiese
finalmente il rossino.
"Non è propriamente così." si apprestò a rispondere Rukawa.
"Cioè?"
"E' una casa troppo grande perché io possa permettermi la metà delle
spese."
"Ma io non ho bisogno di soldi e…"
"Lo so" lo interruppe subito il moro "ma è inutile che me ne
vada da quella casa per rendermi indipendente da mio padre e mi trasferisca
qui per dipendere da te!!"
Hanamichi comprese al volo il significato di quelle parole e fu completamente
d'accordo con lui.
"Ho capito, allora stabiliamo una cifra come se io ti affittassi una
camera. Quanto ti puoi permettere?"
"Per il momento non lo so, devo trovarmi un lavoro!"
"Ok… allora appena lo trovi ci mettiamo d'accordo e ti
trasferisci!" concluse il rossino, alzandosi dallo sgabello.
Il campanello suonò nel momento in cui Hanamichi stava riponendo le due tazze
in lavastoviglie.
"Questo deve essere Yohei con Yuki!" suppose Sakuragi, asciugandosi
le mani per andare ad aprire la porta.
Kaede non ebbe nemmeno il tempo di domandarsi chi fosse Yuki che sentì una
serie di abbai festanti.
"Sono qui, sono qui…" lo rassicurava il suo padrone "…allora
piccolino ti ha fatto così male il vaccino? Dai Yo entra ti faccio qualcosa
da mangiare… come preferisci, grazie mille ci sentiamo dopo."
Quando Hanamichi ritornò in cucina stringeva fra le braccia un minuscolo
fagottino di pelo bianco sfumato di grigio scuro e nero, intento a leccargli
il viso con la sua piccola linguetta liscia.
"Ti presento Yuki, Kitsune, mi ero dimenticato di dirti dell'altro mio
coinquilino, spero che per te non sia un problema!"
"Beh non lo so" rispose titubante la volpe "dipende quanto
andrà d'accordo con Shoori!"
"E chi è Shoori?"
"La mia gatta."
"Oh oh."
"Tranquillo, do'aho, anche lei ha solo poche settimane e i cuccioli
vanno sempre d'accordo!" si affrettò a rassicurarlo il moretto.
"Mh se lo dici tu! Certo però che sei proprio fissato!"
"Nh?"
"Hai chiamato la tua gattina Vittoria" borbottò Hana incredulo
"sei malato!!"
"Non dire sciocchezze, Shoori è un nome ca…"
La frase però fu lasciata in sospeso perché qualcuno suonò di nuovo alla
porta.
"Forse è Yohei che si è dimenticato di dirmi qualcosa."
Ma questa volta l'ipotesi del compagno non fu giusta e Kaede ne ebbe la
certezza quando sentì il rossino parlare a bassa voce e in maniera concitata.
"Che diavolo ci fai qui? Quante volte devo ripeterti che non poi venire
a casa mia in pieno giorno… No non ti posso fare entrare, va via prima che ti
vedano i vicini… Se tu non lo facessi smetterei di lavorare per te, quindi
alza i tacchi e vattene e vedi di non farti vedere da nessuno."
Dopo quest'ultime parole Kaede sentì di nuovo chiudere la porta e pochi
attimi dopo il rossino fu di nuovo con lui.
"Chi era?" si informò il moro fissando il ragazzo negli occhi.
"Lascia perdere solo una seccatura…" evitò di rispondere Sakuragi
"Yuki sei un traditore, ti fai fare le coccole dall'algida
Kitsune!!"
Il cucciolo, infatti, era praticamente sdraiato a pancia in su sul ripiano
del banco e si gustava beato le piacevoli sensazioni che la mano candida del
volpino gli procurava grattandogli la pancia.
Il trasloco di Rukawa nella sua nuova casa fu completato in pochi giorni.
Il padre fu talmente dispiaciuto dalla decisione del figlio che, prima ancora
che questi avesse finito di portar via gli ultimi scatoloni, mise in vendita
il vecchio appartamento.
Prima che ricominciasse la scuola poi, Kaede era riuscito a trovare un lavoro
in un caffè che lo impegnava solo poche ore nel tardo pomeriggio ma che gli
fruttava un bel po' di soldi, grazie soprattutto alle ricche mance che gli
lasciavano le donne dai tredici ai settanta anni e anche qualche uomo.
Qualche settimana dopo, quando le cose si erano di nuovo stabilizzate, Kaede
si allenava nel campetto vicino a casa con un altro asso del basket.
"Allora com'è vivere con il rossino dei tuoi sogni?" domandò
curioso Sendoh.
Akira, nonostante l'incredulità di Sakuragi, dopo lo scontro con il volpino
alle soglie del campionato nazionale ne era diventato amico, per una strana
affinità invisibile a chi si fermava al suo sempiterno sorriso e al costante
volto serio dell'altro. Molto spesso nel fine settimana si incontravano per
una partitella di basket e, inevitabilmente, per parlare un po' di quello che
succedeva nelle loro vite.
"Mh…"
"Ti fa impazzire vero?" lo incalzò Sendoh sempre più curioso.
"Ha quella dannatissima abitudine di girare seminudo per la casa che mi
fa perdere la ragione.
Uno di questi giorni non riuscirò più a controllarmi, me lo sento, lo legherò
al mio letto o lo sbatterò contro una parete e lo violenterò finché non sarò
morto!"
L'amico rispose solo con una risatina divertita così Kaede continuò:
"Per il resto tutto ok, è meno idiota di quanto fa vedere in giro!"
"Sei riuscito a conoscerlo un po' meglio?"
"Beh sì."
"E com'è? Descrivi, descrivi."
"È ingenuo, si imbarazza come un bambino anche se sente solamente la
parola capezzolo…"
"Veramente" lo interruppe incredulo Akira "che
spettacolo!!"
Kaede annuì, continuando a giocherellare con la palla facendola rotolare da
una mano all'altra, prima di proseguire con la sua descrizione: "È
divertente, nonostante faccia di tutto per restare impassibile a volte devo
proprio ridere a qualcuna delle sue stupide battute, alle cose che fa o che
semplicemente mi racconta di aver fatto."
"Addirittura! Da che ti conosco non ti ho mai visto nemmeno stirare
leggermente le labbra in un minuscolo sorriso."
Kaede, ignorando l'esagerato commento dell'amico, seguitò: "È generoso e
dolce. Quando siamo soli o con i suoi amici assume raramente quel ridicolo
atteggiamento da duro e puro e diventa incredibilmente premuroso. Forse è per
questo che Yuki e Shoori lo adorano!"
"Già" borbottò il porcospino rabbuiandosi all'istante "ricordo
ancora il morso sul polpaccio di quella bestiaccia pulciosa e il graffio del
tuo stupido gatto. Non mi è ancora andato via dalla mano, guarda!"
"Io ti avevo avvisato che i nostri animali sono incredibilmente gelosi
di lui, e tu che fai? Gli salti addosso sul divano. Mi sorprendo che non ti
abbiano sbranato quando lo hanno sentito gridare" notò con indifferenza
Rukawa.
"Io ho ancora il sospetto che sia stato tu a mandarli all'attacco…"
dichiarò invece Akira guardando sospettoso l'amico.
"Non dire sciocchezze!!"
Sendoh non replicò e tornò a parlare del rossino.
"Però non ci credo che il tuo rossino non abbia nemmeno un minuscolo
difetto!"
"Il suo lavoro." Fu la franca risposta di Rukawa,
"Perché, che lavoro fa?" si informò subito Akira.
"È questo il punto, non lo so, ogni volta che entriamo in argomento lui
si mantiene sul vago e fa di tutto per cambiare discorso."
"Non riesci nemmeno ad immaginare che lavoro sia?"
"No, a volte se ne sta chiuso in camera sua per delle ore e a volte esce
per tornare a sera inoltrata. Riceve delle telefonate molto strane e più di
una volta l'ho sentito mandare via tipi insistenti che lui non fa nemmeno
entrare in casa."
"Non lo so magari lavora in un pub ed è per questo che torna a casa
tardi" tentò di spiegare Akira "e i ragazzi e le telefonate che
riceve saranno di qualche cliente più insistente."
"Akira!" sbottò Kaede che non si era lasciato convincere da nessuna
di quelle parole "Come può mantenere una casa simile facendo il
cameriere in un pub?!"
"Non dirmi che stai pensando proprio a… quello?!"
"Io… non lo so." rispose il volpino sconsolato "A volte fingo
di non pensarci… ma in realtà essere all'oscuro di tutto mi fa infuriare e i
pensieri che mi vengono in mente mi mandano letteralmente fuori di
testa!!"
"Perché non ne parli con lui?" lo consigliò saggiamente il
giocatore del Ryonan.
"Non posso, se lo facessi dovrei anche… dichiararmi, e non mi sento
pronto per quello."
"Allora, amico mio, non puoi fare altro che fidarti di lui!!"
"Mh."
Quando Kaede tornò a casa Hanamichi non c'era, ma trovò un biglietto sopra il
tavolo di cucina che lo avvertiva: 'Sono a correre in spiaggia con Yuki,
questa sera sta a te cucinare mi raccomando prepara qualcosa di sostanzioso,
ho una fame da lupi!!'
"Do'aho, lo sai che sono una frana con i fornelli!!" commentò la
volpe preoccupato "Preparerò un po' di hamburger con tutte quelle
schifezze che piacciono a lui."
Il rossino arrivò solo pochi minuti dopo che Kaede aveva iniziato a preparare
la cena e, sentendo il profumo, esclamò: "Wow hamburger, mi faccio una
doccia veloce e arrivo!"
Quando però il rossino scese era tutto già pronto.
"Do'aho!"
Gli occhi di Kaede si allargarono per un istante e diventarono quasi viola nel
momento in cui, voltandosi, si posarono sulla figura accanto alla porta.
Hanamichi, come al solito scalzo e con i capelli ancora umidi dopo la doccia,
indossava un semplice paio di jeans bianchi a vita molto bassa, che gli
avvolgevano i fianchi e le cosce mettendone spietatamente in evidenza i
muscoli perfetti; sopra, infilato apparentemente a casaccio, un leggero
maglione di cotone grigio antracite gli cadeva morbido sulle anche, così
ampio da lasciargli del tutto scoperta la spalla destra.
"Beh che c'è?" domandò sorpreso il compagno.
Che c'era?!?
Rukawa, dopo quella visione, non se lo ricordava più.
"Un giorno o l'altro…" ma, accorgendosi in tempo della frase che
stava per formulare, la volpe troncò improvvisamente il discorso.
"Cosa?" lo esortò Hanamichi.
"Consumerai tutte le risorse idriche del pianeta!" buttò là la
prima risposta stupida che gli aveva attraversato la mente.
"Uff non faccio apposta!" si difese prontamente il rossino
"L'acqua che mi scorre addosso mi rilassa e mi fa perdere la cognizione
del tempo."
"Mh"
Prima di mettersi a tavola Rukawa, come faceva ogni sera, fece partire il cd,
rimanendo sorpreso nel veder l'amico, già seduto, guardarlo con una faccia
strana.
"Che ti prende?" si informò subito il moro.
"È una canzone giapponese!!"
"E allora?"
"Da quando ascolti musica contemporanea del nostro paese?" chiese a
sua volta perplesso il rossino.
"I Black Voice non sono un gruppo di idol travestiti come la notte di
halloween." Fu l'essenziale spiegazione del ragazzo.
"Ti piace la loro musica?"
"Sì non è male, e i testi delle loro canzoni non sono affatto
banali" affermò Kaede con un certo interesse "Akira mi ha
consigliato anche i Silver Stones e un altro paio di gruppi. Domani farò un
salto al negozio di cd vicino al caffè dove lavoro."
"Ah ok" si limitò a replicare il ragazzo dalla pelle dorata.
"Tu non ascolti mai niente?"
"Beh ecco non sono un grande appassionato di musica." rispose
stranamente imbarazzato Hanamichi "Però quella che mi hai fatto
ascoltare tu mi è piaciuta molto, soprattutto quelle vecchie canzoni
americane!"
"E di cosa ti sorprendi, io ho sempre ragione, anche in fatto di
musica!" lo provocò Kaede guardandolo dritto negli occhi.
"Baka Kitsune!" urlò il rossino, cogliendo al volo la sfida
"Se io decidessi di ascoltarne di più, sono sicuro che riuscirei a
scovare gruppi migliori dei tuoi!!"
"Ne dubito…"
"Non osare contraddire le parole del genio!!"
"Tsè."
"TEEEEMEE, non ignorarmi!!"
La discussione si protrasse per tutto il tempo che i ragazzi riordinarono la
cucina poi, come se niente fosse, si spostarono nel salotto e sedendosi
entrambi sul divano si misero a guardare la tv.
"Ehi Kitsune, sul satellite danno ‘Scarface’ lo guardiamo?" propose
il rossino esaltato.
"E' troppo lungo, Do'aho!" rispose Kaede decisamente meno entusiasta.
"Sì ma è bellissimo, dai!!"
"Ok" lo accontentò stranamente la volpe "ma solo se ci sono i
pop-corn, altrimenti mi addormenterò durante i primi venti minuti!!"
"Uffa sei così pigro Kitsune, potresti anche prepararteli da solo!"
"Non sono capace!" ammise Rukawa con finta innocenza.
"Sì certo, come no." borbottò il compagno, alzandosi dalla poltrona
"Ora vado in cucina a prepararli, se quando torno sei già addormentato,
ti sveglierò con una secchiata d'acqua gelida!!"
Sakuragi non fu costretto ad usare quell'espediente così, quando posò
l'enorme ciotola di pop-corn, i bicchieri e la bottiglia di coca sul tavolo,
confessò con un sorriso dispettoso: "Che peccato, Kitsune, già mi
pregustavo lo spettacolo!"
"Do'aho, siediti e sta zitto!"
"Non darmi ordini."
"Hana, fammi ascoltare!!"
"Va bene, va bene non ti scaldare."
Quando la mattina Sakuragi si svegliò gli occorsero diversi secondi per
capire dove si trovasse.
"Accidenti, mi sono addormentato sul divano ieri!" biascicò con le
palpebre ancora abbassate, aprendo gli occhi di scatto quando si accorse di
qualcosa di strano.
"Ma…"
Il rossino sollevò il capo per capire cosa fosse il peso che gli opprimeva il
torace e per poco non gli prese un infarto nel vedere Kaede disteso supino
sopra di sé, sprofondato in un dolce sonno con la testa appoggiata sul suo
petto e il corpo adagiato fra le sue gambe.
"Kami Sama, forse è meglio che mi tolga prima che…"
"Non ti muovere di un millimetro Hana" bisbigliò il moretto
facendogli capire che anche lui si era accorto di quella 'insolita'
situazione.
"Pe… perché?" chiese Sakuragi titubante.
"Perché sei comodissimo ed io ho troppo sonno per trovare un'altra
posizione!"
"Guarda che non sono un futon e nemmeno un cuscino!!" borbottò
indignato Hanamichi.
"…"
"Kitsune, ehi Kitsune… Kami si è riaddormentato!" sbuffò incredulo
il ragazzo dai capelli corallo, che tuttavia decise di approfittare di quella
piacevole posizione e, spostando molto lentamente la mano sul capo di Rukawa,
cominciò a passargli le dita fra i folti capelli brillanti e scuri come
diamanti neri.
Lentamente anche Hanamichi sprofondò di nuovo nel sonno e quando si svegliò,
qualche ora dopo, Kaede era sparito e sul basso tavolino di vetro gli aveva
lasciato un messaggio che diceva: 'Sono in giro con Akira, non mi aspettare
per pranzo!"
"Beh meglio così!" constatò Hanamichi alzandosi dal divano e,
cambiandosi velocemente, uscì per il suo appuntamento di lavoro.
Akira e Kaede erano appena usciti da un negozio di articoli sportivi quando,
dall'altra parte della strada, videro passare un' inconfondibile testa rossa.
"Ehi ma quello non è Hana?!" fece notare all'amico Sendoh.
"Sì è lui" bofonchiò svogliatamente Rukawa.
"Quando mi hai parlato di mezzo nudo ti riferivi a quello?"
"No, a casa è ancora peggio!!"
"Ma… ma gli si vedevano quasi le ossa del bacino!!"
"Mh."
"E la camicia era praticamente trasparente!"
"L' ho notato, Akira" sibilò a dir poco furioso Rukawa "non
c'è bisogno che tu puntualizzi su tutto."
Sendoh deglutì a fatica, 'leggermente' spaventato dalla furia fredda
dell'amico, ma nonostante tutto continuò a chiedere: "Sai dove era
diretto?"
"No, probabilmente al lavoro."
"Al lavoro? Vestito in quel modo!! No io penso…" Akira si ammutolì
di colpo quando si ricordò dei sospetti del amico "…Kaede?!"
"Andiamo" lo esortò il volpino.
"Non lo seguiamo?"
"Non ci penso nemmeno!!" dichiarò voltandosi dalla parte opposta a
quella in cui era sparito Hanamichi.
"Aspetta Ru" lo seguì velocemente il porcospino "solo perché
era vestito in maniera così provocante non significa che lui…"
"Lo credi veramente, Akira?" domandò Kaede, fermandosi bruscamente
per incatenare i suoi occhi a quelli dell'amico, e Sendoh lesse in quello
sguardo così tanta paura e disperazione che non riuscì a dire niente.
"Sai, tutti in squadra sostengono che Hana sia gay…" affermò
improvvisamente Rukawa.
"Davvero!! Quindi le tue possibilità di…"
"Allora mi sai spiegare perché" smorzò ogni entusiasmo il kohai
"non prova il minimo imbarazzo a girare mezzo svestito per la casa
davanti ai miei occhi? Kami l'altra mattina è uscito dalla doccia mentre io
mi lavavo la faccia ed era completamente nudo!!"
"Nu… nudo??" balbettò Sendoh incredulo.
"Esatto e l'unica cosa che mi ha detto è stata: 'Scusa non ti avevo
sentito entrare, mi passeresti l'asciugamano per favore?!'"
Kaede esitò un istante per trovare le parole adatte e poi spiegò: "Pensa
se un atteggiamento simile lo avesse una donna. Esiste una ragazza normale
che non si imbarazzerebbe se un estraneo la vedesse completamente nuda? Io
credo di no, le uniche che non lo fanno sono quelle che sono abituate a farsi
ve…"
"Adesso piantala di dire stronzate!" lo interruppe duramente il
ragazzo più grande "Non lo so se Hana faccia o no la puttana. Mi
dispiace ma su questo non posso rassicurarti, però le motivazioni che mi hai
appena dato sono un mare di sciocchezze."
Kaede tentò di ribattere ma Akira non glielo permise.
"Per prima cosa" proseguì, infatti, il porcospino "hai detto
tu stesso che Hana è un ragazzo ingenuo ed è molto probabile che non si renda
nemmeno conto dell'effetto che il suo modo di fare provoca sugli altri.
Seconda cosa, non puoi assolutamente paragonare l'atteggiamento di un ragazzo
con quello di una ragazza, anche se il tipo in questione è gay. Tu stesso lo
sei ma non mi sembri molto imbarazzato quando ti fai la doccia dopo gli
allenamenti o le partite. Eppure ci sono un sacco di bei ragazzi nudi attorno
a te!"
"Mh…"
Kaede, dopo la sfuriata dell'amico, si sentiva così terribilmente imbarazzato
e stupido da non riuscire nemmeno a sollevare lo sguardo da terra.
"Devi scoprire al più presto la verità, Ru" si raccomandò Akira,
concludendo il suo discorso
"questa storia ti sta facendo diventare pazzo!"
"Hai ragione" bisbigliò Rukawa sollevando la testa "ma il
fatto di non essere pronto ad uscire allo scoperto è solo una scusa. In
realtà sono solo terrorizzato al pensiero di scoprire che Hana…"
"Cosa faresti in quel caso?" domandò inaspettatamente l'altro.
"Lo costringerei a smettere probabilmente."
"E se lui non lo volesse fare?"
"Non sopporterei l'idea di dividerlo con altre persone!!"
"Lo lasceresti solo?"
"Io non lo so… posso costringere una persona a fare quello che desidero
io?"
"No" ammise Sendoh con tristezza "ma puoi aiutare un amico ad
uscire da una brutta storia!"
"Già."
"Ehi su col morale, Ru" lo riscosse all'improvviso il porcospino,
regalandogli uno dei suoi sorrisi più affettuosi e allegri "ancora non
sappiamo la verità! E non dobbiamo dare per scontato che quel rossino faccia
un lavoro simile!"
Nei giorni successivi ogni volta che Hanamichi usciva per il suo misterioso
lavoro, o si chiudeva in camera stando ore al telefono, Kaede cercava di
farsi forza ripetendosi come un mantra le parole di conforto che l'amico gli
aveva detto riguardo al rossino.
Tuttavia non furono più sufficienti quando, rispondendo per sbaglio al suo
cellulare, Kaede ebbe conferma dei propri sospetti.
Sakuragi era uscito da casa come un furia, continuando a sbraitare che era
tardissimo e che non avrebbe mai fatto in tempo ad arrivare puntuale, e in
tutta quella fretta aveva dimenticato il telefono sul basso tavolino di sala.
Kaede, troppo concentrato sulla partita di basket in tv, non lo aveva nemmeno
notato, almeno finché non aveva iniziato a squillare palesando in quel modo
la sua presenza. Il ragazzo aveva staccato gli occhi dallo schermo più
irritato che sorpreso e, quando aveva verificato che si trattava del
cellulare del do'aho, lo aveva lasciato squillare senza rispondere, tornando
a guardare la partita.
Dieci minuti dopo il trillo del telefonino interruppe nuovamente l'atmosfera
tesa della partita così Rukawa, notevolmente infastidito, decise di alzarsi
per spegnerlo del tutto.
"Pronto… amore ci sei!!"
Kaede guardò per un istante il cellulare, come se fosse stato uno strumento
venuto da Marte e la voce che sentiva quella di un extraterrestre, poi si
diede mentalmente dello stupido per aver premuto il pulsante sbagliato.
"Prontoo…" continuò a parlare la voce all'altro capo "Hana ti
stai divertendo?!"
"Non sono Hana" rispose con voce gelida il volpino.
Quell'uomo aveva chiamato il Do'aho amore!
"Ah, mi scusi, ho sbagliato numero?"
"No, Hanamichi non c'è!"
"Va benne allora proverò al club… a quest'ora dovrebbe essere lì. Spero
solo che quel cretino di Tomo non me lo abbia fregato!! "
Kaede rimase completamente paralizzato nel sentire quelle parole e quando la
sua mente riprese a funzionare correttamente all'altro capo c'era ormai una
linea muta.
Completamente svuotato da ogni energia, il ragazzo si lasciò cadere sul
divano per cercare di riflettere razionalmente su quella telefonata ma era
tutto inutile.
La collera stava pericolosamente montando in lui come un fiume in piena così,
prima che gli argini si rompessero distruggendo tutto ciò che lo circondava,
uscì velocemente da quella casa per rifugiarsi dal suo migliore amico.
Quando Kaede tornò, nel tardo pomeriggio del giorno successivo Hanamichi andò
ad accoglierlo preoccupato all'ingresso.
"Kaede mi hai fatto prendere un colpo, ma dove sei stato?!"
"Ho trascorso la notte da Akira" rispose freddamente il volpino.
"Perché non mi hai avvisato, ero in pensiero!"
"Non siamo sposati, do'aho, io faccio quello che mi pare!"
"Ma che ti prende?" si alterò a sua volta il rossino "Di
solito mi avvisi sempre quando stai fuori casa a lungo, ma se ti fa fatica
anche scrivere due righe in un foglio di carta dimmelo pure così io smetto di
preoccuparmi per un imbecille come te!!"
Kaede avrebbe voluto con tutto sé stesso continuare a fare lo stronzo con
quel rossino, ma la sincera preoccupazione che leggeva nei suoi occhi
nocciola lo disarmò in pochi istanti di ogni cattiva intenzione.
"Scusami" mormorò allora con un filo di voce "ho appena
litigato con Sendoh e me la sono presa con te!"
Kaede aveva usato una scusa per farsi perdonare e per questo motivo si
sentiva un vigliacco, ma ancora non era abbastanza forte da affrontare un
argomento simile e confessargli dunque che era furioso con lui perché vendeva
il suo corpo per una vita agiata e una casa sulla scogliera.
"Avete litigato?!" chiese stupito il rossino "Ma non è
possibile litigare con quel porcospino!!"
"È possibilissimo invece!"
"Ne vuoi parlare?"
"No, è in ogni caso una sciocchezza."
"Allora andiamo a mangiare" lo esortò Hana "per aspettarti non
ho pranzato e ho una fame da lupi!!"
Diviso fra il desiderio di parlare con Hana e la paura di perderlo per
sempre, Kaede restava giornate intere fuori casa con la scusa degli
straordinari o di allenamenti speciali, e da solo rifletteva fino a farsi
scoppiare la testa su cosa fosse giusto fare per risolvere quella situazione,
troppo difficile per un semplice ragazzino di sedici anni.
Tuttavia una sera gli fu offerta la possibilità di mettere fine a quel limbo
insostenibile e il ragazzo non se la lasciò sfuggire.
Rukawa era, come spesso accadeva negli ultimi tempi, solo in casa: Sakuragi
era uscito dicendogli che si trattava di lavoro e ovviamente non aveva detto
niente di più preciso.
Il moretto aveva tentato di guardare un po' di tv, ma neanche la partita di
basket americano era riuscita a distoglierlo dai suoi burrascosi pensieri e
in quello stato di agitazione si era addormentato, tra brutti presentimenti e
desideri omicidi.
Il bip insistente del suo cellulare però lo destò bruscamente dal mondo dei
sogni.
"Chi accidenti è?" mormorò il volpino infastidito.
Era un messaggio di Akira.
'Ho appena visto Hanamichi entrare in un night per soli uomini con un tipo,
raggiungimi immediatamente alla stazione *** della metro.'
Per un secondo Kaede restò paralizzato sul divano, poi il desiderio di porre
fine a quella storia lo fece muovere più veloce della luce.
"Scusa se sono stato così brusco" lo accolse Sendoh non appena lo
vide "abbiamo poco tempo!"
"Che night è?" domandò ansioso Kaede
"Vieni con me."
Pochi minuti dopo si trovarono di fronte un bel locale, con l'insegna poco
appariscente ma sicuramente più elegante di tutte le altre.
I ragazzi si avvicinarono a passo deciso all'entrata ma un gorilla impedì
loro l'ingresso.
"Che cosa desiderate signori?"
"Dovremmo entrare solo pochi secondi per parlare con un nostro
amico" gli spiegò Sendoh pur sapendo che non sarebbero bastate quelle
parole per convincere l'uomo a lasciarli passare.
"Sì come no" replicò, infatti, il buttafuori "è vecchia come
il mondo questa, tornate fra tre o quattro anni ragazzini."
Quel tipo stava facendo perdere loro minuti prezioso, e Rukawa odiava perdere
tempo.
"Senti" intervenne Kaede con aria decisa "in questo locale è
appena entrato un minorenne, quindi hai due possibilità: o ci fai entrare
solo il tempo di parlare con lui o noi chiamiamo immediatamente la
polizia!!"
Il gorilla guardò per qualche secondo il moretto dritto negli occhi, poi
scostò la tenda per lasciarli entrare.
I ragazzi girarono tavolo per tavolo tutto il locale, ignorando completamente
le avance dei clienti seduti ad essi, poi finalmente Sendoh individuò il loro
amico.
"Eccolo, quel tavolo d'angolo laggiù!!"
Rukawa si incamminò a passo deciso verso il tavolo e, non riuscendo a
trattenere la collera, sibilò con un tono sprezzante: "Do'aho, che cazzo
ci fai in un posto simile?!?"
"Kaede!" esclamò stupito Hanamichi, alzandosi di scatto per
raggiungere il ragazzo "Sono qui per lavoro te l' ho detto, tu piuttosto
che ci fai?"
"Akira mi ha detto che sei entrato qui con un uomo, ti rendi conto che
posto è questo?"
"Sì è un club gay." rispose con rabbia Hanamichi, puntando i suoi
occhi scuri e bollenti come il caffè contro quelli del moro "Ti dà
fastidio che frequenti posti simili?!"
"No, idiota" rispose con altrettanta collera il volpino "mi dà
fastidio che tu frequenti un night in compagnia di uomini che hanno venti
anni più di te!!"
"Con questi 'uomini' ci lavoro, Kitsune, non mi ci devo mica
sposare!"
"No certo" gridò sempre più esasperato Kaede "non te li sposi,
ma te li porti a letto!!"
A quelle parole un incendio esplose sulle guance di Hanamichi.
"Ch… Co… Che cosa?!?" balbettò scioccato Sakuragi.
"Non fare quella faccia sorpresa, Do'aho" continuò Kaede riducendo
il tono ad un ringhio gelido "ho scoperto quello che in realtà fai con
loro…"
Il pugno del rossino partì senza nemmeno lasciare finire la frase a Rukawa e
andò a schiantarsi contro il suo stomaco, con una violenza tale da lasciarlo
completamente senza fiato.
"Sei impazzito, Kaede?!" mormorò sinceramente sconvolto il ragazzo
dai capelli rossi, trafiggendo con i propri occhi quelli confusi di Rukawa
"Come hai potuto credere ad una cosa del genere?"
Rukawa se ne stava davanti al compagno, con un braccio attorno allo stomaco
dolorante, in silenzio, troppo frastornato da quella situazione imprevista.
Veramente Hanamichi non era…
"Kaede, hai pensato veramente che io vendessi il mio corpo?"
insistette incredulo il rossino.
"Do'aho" sbottò finalmente Rukawa "riesci da solo a mantenere
una mega villa sul mare, ti cercano uomini sospetti, lavori sempre di notte,
ricevi strane visite e per quello che riguarda il tuo lavoro sei sempre
misterioso... Cosa avrei dovuto pensare?!"
"Tu sei una stupidissima volpe" si infuriò di nuovo Hanamichi
"come hai potuto anche solo immaginare una cosa così su di me! Credi
veramente che rinuncerei alla mia dignità per un inutile casa sul
mare?!?"
"……"
"Rispondi Kaede!!"
"No, ma…"
"Tutto bene tesoro?" lo interruppe improvvisamente una voce
sconosciuta.
Rukawa alzò la testa di scatto per fulminare l'intruso con lo sguardo e solo
grazie al suo ferreo autocontrollo non spalancò la bocca come uno scemo: lo
aveva visto sulla copertina dei suoi nuovi cd, quello era il cantante dei
Silver Stones!
Come faceva ad essere allo stesso tavolo di Hanamichi?
E come lo aveva chiamato?
Tesoro!!
"Sì tutto ok" rispose Sakuragi riacquistando un po' di calma
"questo stupido ha solo preso un enorme granchio."
"Allora credo che dovreste chiarirvi" gli suggerì il giovane uomo
"vai pure a casa tanto qui abbiamo finito, no?"
Hanamichi sorrise, annuendo: Tomohiro aveva capito tutto.
"Grazie, ti telefono domani per sapere come è finita la riunione"
affermò frettolosamente Sakuragi.
"Va bene, buona notte Hana."
"Notte, saluta anche gli altri."
Dopo aver salutato l'amico più grande, Hanamichi afferrò un polso del volpino
trascinandolo fuori a passo di marcia.
"Oh Kami!" esclamò il porcospino incredulo "ma quello era
veramente Tomo dei Silver Stones?"
Hanamichi tuttavia non rispose e bruscamente gli chiese: "Akira, per
favore, ci potresti lasciare soli, dobbiamo parlare."
"Ai tuoi ordini" lo assecondò subito Sendoh e rivolgendosi
all'amico "ti chiamo domani."
Kaede lo salutò con un cenno della mano poi, voltandosi verso il rossino,
mormorò: "Andiamo a casa."
Rimasero in silenzio per tutto il tragitto, ma nel momento in cui si chiusero
la porta di casa alle spalle la discussione ebbe inizio.
"Dimmi che lavoro fai?" andò subito al sodo Kaede.
Hanamichi fece un lungo sospiro, indeciso se raccontargli o no la verità, e
infine parlò.
"Scrivo i testi delle canzoni per la casa discografica Liberty."
rispose Hanamichi senza giri di parole, ormai deciso ad andare fino in fondo
"Come avrai notato è una delle poche che produce musica non
commerciale."
"Quelle… quelle canzoni le hai scritte tu?!" chiese incredulo il
volpino.
"Già, l'altro giorno, quando hai messo il cd dei Black Voice, ho creduto
che avessi scoperto il mio segreto."
Ecco spiegato il motivo di quell'espressione preoccupata che al momento
Rukawa non era riuscito ad interpretare.
"Ma… che ci facevi in quel locale?" continuò il suo interrogatorio
Rukawa.
"Eravamo lì perché il cantante dei Silver Stones è il proprietario ed è
l'unico posto, all'esterno degli studi della Liberty, dove mi posso
incontrare con i gruppi tranquillamente" affermò il rossino prima di
continuare "i ragazzi mi chiedono spesso dei consigli per i video-clips.
In genere gli descrivo le persone che ho immaginato quando ho scritto la
canzone e loro si basano su queste descrizioni per scegliere gli
interpreti."
Ed ecco spiegato il motivo per cui il leader del gruppo aveva capito tutto
non appena aveva posato gli occhi su quel volpino arrabbiato.
"Perché non mi hai detto niente?"
"Non lo sa nessuno, Kitsune, nemmeno Yohei che è come un fratello per
me." replicò Hanamichi a quella specie di accusa "Uso lo pseudonimo
Katsumi Aoyama proprio perché non posso correre il rischio che il mio segreto
venga scoperto dalla gente, altrimenti tutta la tranquillità e la normalità
di cui godo ora andrebbero perse all'istante. Le fan dei vari gruppi
assalterebbero la mia casa e lo stesso farebbero i giornalisti: mi inviterebbero
alle trasmissioni televisive e pretenderebbero interviste su interviste ed io
sarei costretto ad assecondare ogni loro desiderio per non rendermi
impopolare."
"Ho capito, io… sì insomma, ti chiedo scusa" bisbigliò il moro,
felice come mai in vita sua di chiedere perdono a qualcuno.
"Non lo dirai a nessuno vero?" volle sapere il rossino preoccupato.
"A chi dovrei dirlo?"
"A Sendoh!"
"Non gli dirò assolutamente niente."
"E quando ti chiamerà?"
"Oh…Beh… Gli dirò che fai il turno di sera per le pulizie negli studi
della Liberty e che quel cantante ti ha notato per caso e avrebbe voluto che
tu fossi l'interprete del suo ultimo video. Questa sera eri in quel locale
per discutere la questione con il resto del gruppo e il responsabile del
progetto, ma la cosa non ti interessava così hai rifiutato la loro
proposta."
"Mh… può essere credibile" ammise soddisfatto Sakuragi.
"Non fa una piega, adesso parlami del tuo lavoro, come hai fatto a
diventare un autore di testi così famoso?"
"Veramente è stato un caso!" cominciò il suo racconto Hanamichi
"Erano da poco morti i miei genitori ed io ovviamente mi sentivo
desolato e spaventato, passavo il tempo a fissare il vuoto incurante delle
persone che mi giravano attorno. Un giorno però Yohei mi costrinse a fare qualcosa
per distrarmi e così mi collegai ad internet per navigare un po' in rete. Per
caso capitai nel sito della Liberty e in un angolo lessi: 'Ascolta questa
musica e trasformala in parole'.
Incuriosito lo feci e poi mi misi a scrivere.
Non so se era il mio spirito ferito a percepirla così triste o se lo era
veramente, comunque le parole che scrissi furono lo sfogo di tutto il mio
dolore e per non rendere vana una cosa così importante, decisi di inviare la
canzone alla casa discografica, senza però rendermi conto che in quel modo
stavo partecipando al concorso.
Quando qualche settimana dopo ricevetti un e-mail di risposta dalla casa
discografica mi prese un colpo, anche perché mi pregavano calorosamente di
raggiungere al più presto i loro studi. Rimasi incerto diversi giorni poi
decisi di andare, pensando che forse quell'incontro avrebbe portato qualcosa
di buono nella mia vita, e così fu.
Mi incontrai con il presidente Jiro Sato in persona, il quale mi assicurò che
erano circa vent'anni che non leggeva parole così profonde e belle e senza
tanti giri di parole mi disse che dovevo assolutamente continuare a comporre
per i suoi musicisti.
Il contratto fu firmato nel giro di pochi giorni alla presenza del mio tutore
e da quel momento ho cominciato a fare il lavoro che tuttora svolgo."
"Così è questo che fai quando te ne stai chiuso in camera tua per
ore?!"
"Beh sì" ammise ormai senza problemi il compagno "i ragazzi mi
mandano tramite internet un demo della musica che hanno composto, io
l'ascolto e scrivo quello che mi viene in mente.
A volte mi basta poco per trovare le parole, altre invece mi occorrono ore
per sviscerare tutto quello che la musica mi fa provare e quindi impiego
molto più tempo."
"Componi solo dopo aver ascoltato la musica?"
"No, qualunque evento che influenzi la mia vita può darmi
l'ispirazione."
"E poi come fai a stabilire a quale gruppo farla cantare?" indagò
Kaede sempre più incuriosito.
"Ormai conosco perfettamente il tipo di musica che compongono e per
questo so quale gruppo è più adatto a creare la melodia per le mie
parole."
"…"
"Hai finito l'autonomia della voce Kitsune?" lo prese in giro
Sakuragi non sentendo altre domande.
"Stavo pensando…"
"A cosa?"
"Chi è il tipo che viene qua ogni tanto o ti tormenta per
telefono?"
Gli occhi della Kitsune erano tornati scuri come un cielo in tempesta.
"Che ti importa?" borbottò Hana imbarazzato.
"Do'aho non farmi arrabbiare!"
"Naoki dei Poison Ivy…"
"Perché è così insistente?"
"Perché quello stupido dice di essersi innamorato di me."
"E tu?"
"Io cosa?"
"Do'aho, ti piace?"
"No, certo che no, ma che domanda mi fai?"
"Ti sembra strana perché Naoki è un ragazzo?"
Hanamichi guardò stralunato il volpino prima di chiedere: "Kitsune mi
stai prendendo in giro?"
"No, perché?"
"No, aspetta, fammi capire…" sbottò esasperato Sakuragi "…sono
quasi due mesi che viviamo assieme e tu non hai capito che io sono innamorato
di te?!?"
Questa volta fu Kaede a spalancare gli occhi incredulo.
"Co… cosa?"
"Oh Kami, non te ne eri accorto davvero!" esclamò il compagno arrossendo
"Certo che sei proprio un volpino addormentato!! Mitsui e Ryota mi
prendono in giro da una vita per questa storia!"
Kaede tuttavia non gli diede il tempo di aggiungere altro perché, lanciandosi
letteralmente su di lui, lo fece cadere disteso sul divano e gli coprì la
bocca con la sua.
Il bacio che si scambiarono fu simile ad un esplosione di luce e di colori
incandescenti e quando si separarono restarono a guardarsi, increduli, per
interminabili istanti.
"Do'aho, se sei innamorato di me perché non me l'hai detto prima?"
"Io credevo davvero che tu l'avessi capito, ma pensavo anche che la cosa
non ti interessasse!!"
"Ma sei scemo?!" gridò 'piano' Rukawa stringendosi più forte al
compagno "Sai quante docce fredde mi sono dovuto fare in questi giorni
per non saltarti addosso ogni cinque minuti?!"
"He… hentai!" balbettò Hana imbarazzato.
"Sei tu che sei troppo malizioso, mi hai provocato fino alla
follia!"
"Che cosa avrei fatto io?!?"
Kaede lo guardò, ancora una volta stupito, prima di domandare: "Vu… vuoi
forse dirmi che è il tuo modo di fare e di vestire quello che hai avuto fino
ad ora?!?"
"Ma di che stai parlando, come mi vestirei scusa?"
"Oh Kami Sama, non hai nessuna pietà Do'aho?!?"
"Smettila di insultarmi e spiegati, brutta Kitsune con la mente perversa!!"
cominciò ad alterarsi il ragazzo dai capelli di fuoco.
"Mh… no" mugolò il volpino abbassandosi su di lui "forse è
meglio che ti faccia vedere, non sono molto bravo con le parole!"
Così dicendo, Rukawa si impadronì di nuovo delle sue labbra, le baciò
ripetutamente con riverenza, le succhiò a lungo deliziandosi con i gemiti
soffocati di Hanamichi, lievemente le torturò senza pietà finché non si
schiusero per lui e, penetrandole con la propria lingua esigente e curiosa,
andò ad esplorare ogni millimetro di quella bocca dolce come lo zucchero
filato.
"Kaeedee!" mugolò il rossino quando si separarono.
E la Volpe sorrise a quel sospiro soddisfatto, scendendo a tormentarlo con le
labbra sulla gola dove lasciò un grosso e vistoso succhiotto.
"Mhh… bellissimo!" bisbigliò il volpino divertito.
Sakuragi sorrise e, affondando le mani fra i capelli di Kaede, lo costrinse a
tornare su, sulla sua bocca.
Il bacio durò il tempo necessario a Rukawa per sbottonare la camicia del
rossino, poi il ragazzo scese di nuovo verso il basso, soffermandosi questa
volta sul suo petto liscio e scolpito.
Sakuragi arcuò leggermente la schiena quando sentì la bocca dell'altro
giocare con i suoi capezzoli turgidi e il piacere che essa gli dava era tanto
forte che non riuscì più a trattenere gemiti sempre più alti.
Quei suoni inarticolati e sexy arrivarono come una frustrata alle orecchie di
Kaede, che si lasciò cadere sul torace di Hanamichi con un lamento.
"Hana se continui così non riuscirò a controllarmi" farfugliò
troppo eccitato Rukawa "vuoi che ti violenti?!"
Le guance di Sakuragi si imporporarono di imbarazzo e, tirando quei fili di
seta nera per ripicca, borbottò: "Baka Kitsune, la pianti di dire certe
cose e mi spieghi che avrei fatto questa volta?"
Kaede si risollevò e fissò il volto del rossino con i suoi occhi liquidi di
passione.
"Non ho mai sentito gemere nessuno in un modo così sensuale!!"
"Se gemo così è solo perché tu sei molto bravo" rispose Hanamichi,
accarezzando le ciocche corvine del suo ragazzo poi, regalandogli un sorriso
malizioso, continuò: "Ma se tu non riesci a continuare allora sarò
costretto a finire da solo…"
"Devi solo provarci!!" ringhiò Kaede avvolgendo il torace di
Sakuragi per farlo aderire maggiormente al proprio.
I ragazzi si scambiarono un altro bacio feroce e Hanamichi cominciò a
strofinare il bacino ancora protetto dai jeans contro quello di Rukawa.
"Sei impaziente, Hana?"
"Ru… sono mesi che... sogno… questo…" sospirò il compositore,
emozionato e imbarazzato "...ho… ho bisogno di te…"
"Anch'io di te, amore" lo tranquillizzò il suo ragazzo, conscio che
a nessuno avrebbe più permesso di chiamarlo a quel modo.
Velocemente Rukawa sfilò i pantaloni e i boxer di Sakuragi, facendo lo stesso
con i propri; rimase a guardarlo per diversi secondi, incantato dalla sua
perfezione poi, senza distogliere lo sguardo da lui, posò due dita sopra le
sue labbra carnose.
Hanamichi dischiuse la bocca per accoglierle completamente al suo interno e,
leccandole con cura, vi lasciò una dose abbondante di saliva che colò dispettosa
dal labbro inferiore, ipnotizzando così il suo volpino.
Quando ritornò padrone della propria coscienza Rukawa allontanò le dita da
quella bocca meravigliosa e Hanamichi divaricò maggiormente le gambe,
sollevando i fianchi, per lasciare tutto lo spazio possibile a quella mano
che presto sarebbe entrata dentro di lui per prepararlo.
Rukawa sorrise e, sfiorando velocemente le labbra del compagno con le sua,
sussurrò: "Tu sei crudele!"
"Amoree!"
"Shh… arrivo."
In principio Kaede si limitò a stuzzicare l'apertura all'esterno, bagnandola
e ammorbidendola a sufficienza, poi introdusse lentamente il primo dito,
facendo sospirare il suo rossino di piacere.
Lavorò a lungo sulle pareti umide e bollenti del suo intestino, dopo di che
inserì all'interno anche un secondo dito ma, nel momento in cui vide una
smorfia di dolore attraversare il volto del ragazzo, si piegò fra le sue
gambe e cominciò a stuzzicargli il membro eretto con la lingua.
"Kami!!" Hanamichi ansimò inarcando la schiena e, quando le dita
sfiorarono un punto particolare al proprio interno, gridò senza controllo
ormai del tutto dimentico del fastidio provato al momento dell'intrusione.
Sakuragi continuò a gemere con forza mentre Kaede cospargeva la sua asta di
baci, succhiotti e lappate veloci, e le dita, diventate tre, si muovevano
senza sosta per allargare la sua fessura.
Soddisfatto della reazione del rossino, Rukawa lo portò quasi al culmine con
le dita e la bocca ma, prima che raggiungesse l'orgasmo, si allontanò da lui
lasciandolo del tutto insoddisfatto.
"Aspetta solo un istante!" lo pregò Kaede a bassa voce.
Hanamichi supplicò il volpino con lo sguardo di non lasciarlo in quelle
condizioni ma Kaede lo ignorò, sparendo al piano di sopra, tornando solo
pochi attimi dopo con in mano un tubetto di crema.
Il ragazzo dalla pelle ambrata lo guardò stranito per un attimo poi, nel
momento in cui comprese di cosa si trattava, voltò la testa dall'altra parte
terribilmente a disagio e mormorò: "Oh Kami!"
"Andiamo, non dirmi che ti imbarazza anche del lubrificante?!" lo
prese in giro il suo perfido compagno.
Il rossino affondò maggiormente il viso sui cuscini ed emise un basso mugolio
incredulo.
"Hana, ehi piccolo guardami" lo richiamò preoccupato Kaede "se
vuoi non la uso, ma senza sentirai molto più dolore!"
Hanamichi si voltò di nuovo verso di lui e, con le guance in fiamme, sorrise
per le parole preoccupate che gli aveva rivolto il suo volpino.
"Va bene Kitsune però sbrigati!!"
"Come vuoi tu…"
Così dicendo il moro aprì il tubetto intatto e, dopo aver fatto cadere un po'
di crema sulle dita, tornò a sistemarsi fra le gambe del suo amante.
"Nnh… Aaah…"
Nel momento in cui le lunghe dita di Kaede lo penetrarono per la seconda
volta Hana sentì una
sensazione strana, dovuta alla crema fredda che veniva a contatto con i
muscoli bollenti del suo
intestino, ma con abilità il compagno seppe distrarlo di nuovo.
Rukawa lo portò letteralmente alla follia poiché, avendo ritrovato il punto
sensibile al suo interno, di tanto in tanto lo andava a sfiorare con le dita
per farlo vibrare e inarcare dal piacere, dandogli però solo un piccolo
assaggio di quello che presto sarebbe arrivato ancora più totalizzante.
Con la mano libera distese un po' di crema trasparente anche sul proprio
membro e, quando ebbe terminato, si separò lentamente dal suo amante.
Senza distogliere per un solo istante lo sguardo da quello nocciola
dell'altro il moretto portò entrambe le mani su i suoi fianchi e, appoggiando
il membro duro contro l'apertura di Hanamichi, soffiò piano: "Sto
arrivando Hana."
"Sì Kaede… vieni!"
E delicatamente Rukawa entrò in lui.
La crema lo faceva scivolare con facilità senza creare nessun tipo di
attrito, tuttavia la fessura vergine del suo ragazzo era troppo stretta per
accoglierlo senza un po' di fastidio.
Kaede fermò così la sua lenta corsa e, spostando una mano sul membro
svettante di Hanamichi, cominciò ad accarezzarlo con decisione per fargli
dimenticare ancora una volta il dolore.
"Tranquillo, piccolo, non mi muovo finché non sarà passato" mormorò
con estrema dolcezza il moro e, piegandosi con attenzione sul viso dorato
dell'amante, baciò via ogni lacrima che sfuggiva al controllo di quegli occhi
di miele, confusi ma pieni d'amore.
E mai come in quel momento Hanamichi gli era sembrato tanto bello.
Quella dolce attesa consentì al rossino di rilassare i suoi muscoli tesi e
Kaede riprese così a spingersi piano piano contro il suo ventre.
Quando poi fu certo che quei movimenti non gli procuravano il benché minimo
dolore, Rukawa decise di aumentare il ritmo e, spostando leggermente
l'inclinazione dei fianchi, colpì di nuovo il punto sensibile del suo
rossino.
" Kaede… aahh… cosa…"
Sakuragi era incredulo e sconvolto dalla scarica di piacere che ogni fibra
del suo corpo aveva percepito e la volpe perse totalmente il controllo a
tanta disarmante ingenuità così, affondando con più vigore in lui, prese a
vezzeggiare quel misterioso punto con ogni premura.
Colto da un improvvisa frenesia, dovuta a tutto quel godimento, Hanamichi si
sollevò leggermente dalla sua posizione e, abbracciando con forza le spalle
larghe del suo amante, cominciò a spingersi con tutta la forza che aveva
contro il sesso teso, gemendo in maniera incontrollata tutto il suo amore per
quel volpino meraviglioso, che riusciva a fargli provare sensazioni così straordinariamente
devastanti.
Kaede, contagiato da quella stessa smania, tirò bruscamente il rossino verso
di sé e, facendolo sedere sul suo ventre eccitato, si fermò di colpo per
prolungare quel momento all'infinito.
"Nhh Ru ti prego!!"
"Sei così dolce, Hana, come ho fatto a vivere fino ad ora senza tutto
questo?"
Un movimento lento del bacino di Rukawa fece mugolare nuovamente il rossino
che, stringendosi forte al suo collo, cominciò a baciare e leccare la pelle
chiara imperlata di sudore.
Kaede, stimolato da quelle nuove attenzioni, riprese a muoversi con un
ringhio basso e rauco e, spingendosi forte contro Sakuragi, lo fece inarcare
e gridare.
"Così, sì ancora Ru… ancora… ti prego non ti fermare più!!" gridava
in maniera incontrollata Hanamichi.
Assecondandolo, Rukawa lo adagiò di nuovo sul divano e con le ultime spinte
potenti si svuotò nel ventre dell'amante, facendo raggiungere ad entrambi un
orgasmo violentissimo, che strappò al rossino ogni forza residua.
Quando Sakuragi riaprì gli occhi, diversi minuti dopo, trovò il volpino, le
guance accaldate, ancora disteso sopra di lui che gli accarezzava
premurosamente i capelli, posandogli di tanto in tanto baci leggeri sulle
tempie.
"Ti sei ripreso finalmente!" lo salutò Rukawa con un sorriso che
fece arrossire leggermente le gote del compagno, il quale sorrise a sua volta
in maniera radiosa come la giornata di sole che era appena trascorsa.
"Come stai?" chiese premurosamente il moro.
"Bene" si affrettò a rispondere Hana "non avrei mai immaginato
che la mia prima volta sarebbe stata così perfetta, grazie infinite
Kaede."
"Do'aho non mi ringraziare… mi sono divertito anche io sai?!"
"Baka!!" sbottò il rossino offeso "Non posso credere che tu
riesca ad essere così anche dopo…"
"Ti amo!"
Quelle parole furono un semplice soffio di fiato, ma ebbero comunque la forza
di arrestare il fiume in piena che stava uscendo dalle labbra arrossate del
compositore.
"I… n …cos…"
Hanamichi, sorpreso, non riuscì a pronunciare una singola parola, facendo
scoppiare a ridere il volpino che aveva fra le sue braccia.
"TEMEE KITSUNE!!" si riprese al volo esasperato da
quell'atteggiamento da saputello "NON RIDERE DI MEE!"
"Do'aho è troppo buffo" continuò imperterrito il volpino
"finalmente ho trovato il modo per farti tacere!"
Kaede continuò a ridere per diversi minuti, ma si fermò quando sentì il
ragazzo sotto di lui calmo e rilassato.
"Che ti prende Do'aho?" gli domandò notando il suo sguardo strano.
"Niente, la tua risata…"
"La mia risata?"
"La tua risata mi ha fatto venire voglia di scrivere una canzone!"
Rukawa restò a guardare immobile il compagno che con cautela si alzava e si
copriva crudelmente con i jeans, impiegando diversi minuti per capire che per
quella notte non sarebbe stato più suo.
"Ha…Hana?!" i ruoli adesso si erano invertiti e Kaede balbettò a
stento il nome del suo rossino "stai scherzando vero?"
"No, certo che no, amore" rispose divertito Hanamichi "e
poiché sono sovraccarico di sensazioni,
credo che mi occorreranno diverse ore per comprenderle a fondo tutte
quante."
Sakuragi uscì dalla sala senza nemmeno voltarsi e pochi istanti dopo un urlo
insolito si diffuse per
tutta la casa.
"HAAANAAA!!"
Il rossino si chiuse la porta di camera alle spalle e le sue labbra si
stesero in un sorriso di trionfo mentre avvertiva un forte tramestio al piano
inferiore, seguito da veloci passi verso le scale.
Il volpino aveva imparato la prima grande lezione: le vendette del Tensai
erano decisamente crudeli.
Owari
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