DEDICHE unt RINGRAZIAMENTI: come sempre, ringrazio di cuore la sys Lucy e la sys Silene per l’affetto e l’appoggio incondizionato!

Questa ficcina la dedico a Lal, anche se è un po’ che non la vedo…mi manchi, scema!

E in secondo luogo, una dedica a Najka: sul suo sito web, come introduzione alla sua personale versione di Cenerentola, mise un frammento della fiaba sonora omonima…

DISCLAIMERS: i personaggi sono di Takehiko Inoue, la trama invece è tratta dall’omonima fiaba. Spero sia la prima di una serie…appena avrò tempo ne scriverò altre, mi sono divertita come una pazza con questa!!!

NOTA 01: tra gli asterischi i flash back, in corsivo il testo delle canzoni/poesie, i cambi di POV sono segnalati…tutto come sempre insomma! E tra parentesi i miei sproloqui da narratrice!





La casa nella foresta

di Marty


***A mille ce n’è

Nel mio mondo di fiabe da narrar…

Venite con me

Nel mio mondo fatato per sognar…

Non serve l’ombrello il cappottino rosso la cartella bella per venire con me;

Basta un po’ di fantasia e di bontà…***

 

C’era una volta un taglialegna che abitava in una capannuccia al limitare della foresta.

Aveva tre figli, a dire il vero molto graziosi: uno era alto, possente, con capelli chiari e meno anni di quelli che dimostrava, uno sorridente e con una ridicola zazzera a punta e l’altro chiassoso e chiacchierone, con una folta chioma fulva.

“Io sono Makibiondo, il maggiore”

“Io Akibello, e sono il secondo dei tre!”

“Io sono Hanadolce, e sono il più piccolo.”

“Bene, figli miei, adesso che vi siete presentati occupatevi della casa e del bestiame. Pulite, spolverate, mungete, ecc ecc. Moglie!”

“Che vuoi, Ryota?”

“Domani dovrò andare a tagliare legna nella foresta, mi dovrò addentrare parecchio, e non potrò tornare a casa a mezzogiorno. Quindi mi manderai Makibiondo con la colazione. Perché non si perda nel bosco e mi raggiunga facilmente, lascerò cadere lungo il cammino dei granellini di miglio…”

(Dei granellini di miglio?

Ma la foresta è piena di uccellini che vanno ghiotti per il miglio! Lo mangeranno tutto!

“Stai zitta, autrice!”

Ok…)

INFATTI (“Sbaglio o noto una sottile vena polemica, qui?!”

Ma no, ma no ^^’’’) l’indomani, quando Makibiondo si addentrò nella foresta, non trovò nemmeno un granello di miglio.

“Vedrò di raggiungere lo stesso il babbo…non sarà poi tanto difficile trovare la strada giusta, no?” (Ehm…^^’’’

 “Te mi sa che porti male! è.é” )

Il ragazzo camminò per tutto il giorno, ma non trovò il padre. Anzi, si smarrì nel bosco e non riuscì più a tornare indietro. (“L’avevo detto io! Sei una iettatrice! Tiè! Tiè!”

Ma no…cattivo…ç__ç)

Per fortuna a sera, proprio quando le forze lo stavano abbandonando, vide una casetta con una finestra illuminata.

Makibiondo raggiunse la casetta e bussò alla porta. Una voce roca gli ordinò di entrare.

Che strana casa era mai quella!

Makibiondo entrando si trovò in una grande cucina, e vide seduto al tavolo un uomo vecchissimo. Doveva essere triste e sconsolato, dato che se ne stava a capo chino e si teneva il viso tra le mani. Era molto pallido, e la sua lunga barba bianca scendeva fino a terra. Si voltò verso il nuovo venuto puntandogli addosso uno sguardo azzurro che in altri tempi era sicuramente stato bello da mozzare il fiato.

Vicino al vecchietto c’erano tre animali: un tacchino, un galletto ed una mucca pezzata.

“Nonnino, mi sono smarrito nella foresta. Potresti ospitarmi per questa notte? Sono così stanco…”

(“Nonnino a chi? Guarda che l’unico nonno è Maki! Come ti permetti?!”

Ma…ma…hai gli occhi che sembrano nell’acqua…e poi il ruolo l’hai accettato, quindi ora non lamentarti! Se vuoi il lieto fine sta zitto! >_< )

Il vecchietto si volse agli animali.

“Ditemi, tacchinuccio, e tu, galletto bello, e tu, bove pezzato…il fanciullo ci sarà grato?”

“Muuu, io dico solo muuu (perché, che altro volevi dire? Sei una mucca! ^^

“Cattiva…”)

Staremo a vedere…”

“Chicchicchicchicchicchi lo sa”

“Coccoccoccoccosa mai farà chissà!”

“Il pranzo preparerà, siccome ha fame mangerà, a noi non penserà e mal si troverà!”

(Certo che se sapete cantare potreste anche prepararvi da mangiare da soli, eh…

“SILENZIO!”

Ok…)

INFATTI (“Ma la vuoi finire?!”

-__- ) accadde proprio come il tacchino, la mucca e il galletto avevano previsto.

Makibiondo si mise a preparare una buona minestra, ma si dimenticò completamente degli animali, che lo osservavano con l’acquolina in bocca.

“Checcchecccheche fai? Prepari la minestra?”

“Tu che dici?”

“Coccoccoccoccococcome la fai?”

“La faccio buona, naturalmente!”

“Mmmmmmmmmmmmmmmmmmma il sale ce lo hai mmmesso?”

“Certo! Non ho bisogno dei consigli di una vacca per preparare una minestra!”

“Checcchecccheche buon profumo!”

“Oh, adesso è proprio cotta! A tavola nonnino!”

“A tavola? Di già? E non hai pensato a queste bestie?”

“Con la fame che ho?! Lascia che pensi prima al mio povero stomaco! Su, mangia anche tu, nonnino!”

(“Io lo uccido! Lo uccido! Se mi chiama un’altra volta ‘nonnino’ lo riduco a una poltiglia informe!!!”

Ti prego, calmati…non dovrai sopportarlo ancora per molto, coraggio…)

“Coccoccoccoccococcom’è?”

“Buona! L’ho fatta proprio bene! Sono un genio della cucina!^^”

“Mmmmmmmmmmmmmmmmmmme la fai assaggiare?”

“Scherzi?! Una mucca che vuole mangiare a tavola dal mio stesso piatto, senti che pretese!”

Makibiondo mangiò a sazietà, poi sbadigliò soddisfatto.

“Proprio un bel pranzetto! Ora sono stanco però, vorrei andare a dormire. C’è un letto per me?”

“Muuu, io dico solo muuu (e non lamentarti, già sono stata fin troppo buona a darti una parte!

“ç____ç…”)

Come?!

A noi non pensi?!”

“Chicchicchicchicchicchi ci dà da mangiare?!”

(Ma scusate, avete già un padrone no? Che cosa fa lui tutto il giorno?!

“ROOOONF….”

Ok, ho afferrato il concetto -.-)

“Coccoccoccoccon che cuore ci lasci morire di fame?!”

(“Beh, vediamo…bistecche di manzo…petto di tacchino…pollo allo spiedo…*__*”

Ma sei INUMANO!!!)

“Col vecchietto hai mangiato, col vecchietto bevuto hai; a noi non hai pensato e mal ti troverai!”

Il ragazzo, visto che il vecchio si era addormentato con la faccia nel piatto e gli animali continuavano a cantare imperterriti, andò da solo a cercare la sua stanza.

Si preparò il letto e si addormentò.

Dopo un poco il vecchietto salì, scosse la testa davanti al giovane, aprì silenziosamente una botola e fece cadere Makibiondo in cantina.

(“Cosacosa? E come diavolo fa?! Ha duecento anni!!!”

Potenza della fiction ^^

“Aaah…ok…”)
Intanto, il taglialegna era tornato a casa.

“Moglie, mi hai lasciato tutto il giorno senza mangiare e senza aiuto!

Non ti avevo detto di mandarmi nel bosco Makibiondo con la colazione?!”

“Allora, prima di tutto non è che devo fare tutto quello che dici tu, eh! Abbassa la cresta! E comunque io l’ho mandato. Se poi quell’imbecille si è perso nel bosco che colpa ne ho io? Speriamo che torni presto!”

(Devo dire che vi preoccupate molto per un figlio disperso nella foresta…

“Perché, se Maki fosse tuo figlio tu ti preoccuperesti?”

…beh, in effetti…

“Ecco, appunto -__-”)

“A ogni buon conto, domani lascerò delle lenticchie, e tu mi manderai Akibello con un bel pranzetto!”

(Ma allora sei gnucco, però! Si sono mangiati il miglio, secondo te cosa cambia con le lenticchie?

“Stai zitta! Sono io il padre e io decido!!!”

Ok, ok, come vuoi…)

“Ma perché non te lo porti direttamente al mattino quando parti?!”

(Brava Ayako!

Fatti rispettare!)

“Io…io sono il padrone di casa! Chi è che lavora qui? Io! Desidero solo che mi si porti la colazione. Chiedo troppo?! Mi sembra di essere l’ultima ruota del carro qui dentro, se smetto di lavorare io moriamo tutti di fame!!! Capito?!”

“E va bene, va bene, non prendertela così che rischi un infarto…lascia pure cadere le tue lenticchie e SPERIAMO che Akibello non si perda!”

MA…(“Cos’è, una cospirazione? Vi siete tutte alleate contro di me? No, ditelo, perché allora io raccatto baracca e burattini e me ne vado a vivere nel bosco con Mitsui!!”

Non fare il melodrammatico, Ryota…si scherza, dai!)

Il giorno dopo, Akibello ebbe un bel cercare le lenticchie: i soliti uccelli del bosco se le erano mangiate.

“Devo proprio essermi perso…(ma come siamo sagaci!) Se arrivo a casa, voglio dire al babbo che questo sistema del miglio e delle lenticchie non funziona! Sarebbe meglio che piantasse lungo il cammino delle frecce con scritto ‘per di là’ oppure ‘per di qua’…”

(Certo, o magari potrebbe comprarvi un navigatore satellitare…FILA, CRETINO!)

Così anche Akibello arrivò alla casetta del vecchietto.

Era affamato e stanco quanto il fratello Makibiondo e non si fece ripetere due volte l’invito a preparare da mangiare. Subito dopo se ne andò a letto, sotto lo sguardo corrucciato del tacchino, la mucca e il galletto che erano rimasti un’altra volta a bocca asciutta, ed avevano anche dovuto evitare la loro canzoncina, dietro minacce truculente.

Akibello si era appena addormentato che il vecchio lo prese e lo gettò in cantina.

“Coccoccoccoccosì impari a non amare gli animali!”

Ma torniamo al taglialegna: non vi dico la sua rabbia quando rincasò quella sera ancora digiuno.

(“Ma ti diverti?!”

Oh, sì ^^)

“Io…io faccio il taglialegna! Il mio è un lavoro duro e faticoso, e mi si nega una minestra calda per pranzo!”

“Ma se te l’ho mandata!

Per una volta che evito di fare di testa mia…

Possibile che anche quest’altro demente non ti abbia trovato?!

Ma dove diavolo vai a tagliare legna tu?!”

“Domani lascerò dietro di me una traccia…di piselli!

Un sacco intero ne porterò con me, ed Hanadolce dovrà vederli per forza!”

“Ma non si potrebbe…”

“BASTA, SILENZIO!

SI FA COME DICO IO!”

“E perché, di grazia?!”

(Altrimenti la storia non finisce più!

“Ah, allora d’accordo!”)

Il giorno dopo gli uccelli del bosco non c’erano (certo, tutti ricoverati per indigestione, si sono fatti una spanciata…) e quindi forse c’era qualche speranza per il povero taglialegna di riuscire a mangiare qualcosa…ma ecco uno stormo di piccioni selvatici, che adocchiata la striscia verde dei piselli, scese in picchiata e se li sbafò tutti.

(“Ma tu mi odi! MI ODI! Ammettilo almeno!”

Ma no, sei solo un intermezzo comico perfetto!

“Guarda che è peggio…”)

In tal modo, anche Hanadolce si perse nel bosco, ed eccolo bussare alla porta della solita casetta.

“Nonnino, ti prego…ho tanta fame e ho tanto sonno…”

(“…Narratrice…”

….sì?

“Quello è Hana, vero?”

…sì…

“E mi ha appena chiamato ‘nonnino’…”

ehm…sì…

“Non farglielo fare mai più…”

ok…[mi mette paura ‘sto vecchio])

“Vieni avanti! Prepara pure la cena! Poi potrai riposarti in lenzuola di bucato…

Ditemi, tacchinuccio, e tu, galletto bello, e tu, bove pezzato…il fanciullo ci sarà grato?”

(“Sbaglio o c’è una certa disparità di trattamento qui, eh?”

Ma no, Akibello, cosa vai a pensare ^^’’’)

E poi, visto che Hanadolce ancora sorrideva, gli animali ne approfittarono per farsi una cantatine in santa pace.

“Muuu, io dico solo muuu…

Staremo a vedere…”

“Chicchicchicchicchicchi lo sa”

“Coccoccoccoccosa mai farà chissà!”

“Il pranzo preparerà, siccome ha fame mangerà, a noi non penserà e mal si troverà!”

“E perché dovrei lasciarvi senza cena?

Siete così carini!

Preparerò la minestra per il vecchietto e per me…”

“Eccoccoccoccocco siamo alle solite!”

“Non c’è più amore per gli animali!”

“Brontoloni…lasciatemi finire!

Bene, adesso il vostro padrone ha la minestra calda, e prima di mettermi a tavola con lui posso pensare a voi.

Acqua fresca e fieno profumato per la mucca…ehi! Smettila di leccarmi!

E grano per il tacchino e il galletto!

Contenti?

Adesso però lasciate che mangi qualcosa anch’io…”

Quando ebbe finito, Hanadolce chiese al vecchietto se poteva andare a riposare, ma questo come al solito si era addormentato pesantemente sul tavolo.

Apparentemente senza sforzo, il giovane lo prese in braccio e lo coricò sull’ampio divano, coprendolo con un plaid multicolore.

Gli animali sorrisero.

“Muuu, io dico solo muuu…

(non dici altro dall’inizio della fic…

“Ma perché le battute me le dai tu!”)

Certo, vai pure a letto…”

“Checchecche sogni cose belle”

“Coccoccoccoccontenti buonanotte ti auguriam!”

“Col vecchietto hai mangiato, col vecchietto hai bevuto, a noi hai provveduto: buon riposo ti è dovuto!”

Il giovane salì in camera, batté i materassi di piume, mise le lenzuola di bucato e poi si addormentò sereno.

Durante la notte però sentì strani rumori, scricchiolii e tonfi, come se la casa andasse in pezzi.

(“E non mi sveglio?”

No, hai il sonno pesante!)

Quando al mattino Hanadolce aprì gli occhi, ebbe un’incredibile sorpresa.

“Che magia è mai questa?!

Non più la misera stanzetta nella quale mi sono addormentato, ma una camera arredata in maniera magnifica!

Il letto d’avorio…

Le coperte di velluto…

I miei zoccoli sono diventati delle splendide scarpe ornate di perle!”

In quel momento bussarono alla porta.

“Chi è?

Venite pure avanti!”

Nella stanza entrarono due maggiordomi (uno con lunghi capelli neri a coda di cavallo e l’altro con una corta zazzera castana) ed una specie di donna che, con un pizzico di fantasia, poteva essere un’ancella.

Essa si inginocchiò, e i maggiordomi si inchinarono.

“Ma non è necessario!” esclamò il ragazzo balzando giù dal letto per farli alzare.

“Che ora è? Devo andare a preparare la colazione al buon vecchietto, e naturalmente ai suoi animali…”

“Gli animali eravamo noi! Io ero il tacchino”

“Io il galletto”

“E io la mucca”

(Chissà come mai non avevo dubbi…)

“Abbiamo ripreso la nostra forma umana grazie a te!”

“Anche la mucca?”

“Ehm…non farci caso.

Adesso vestiti!

Un’altra sorpresa ti aspetta nel salone!”

Hanadolce si lavò e si vestì.

(“Vuoi smetterla di sbavare e uscire dalla mia stanza mentre mi cambio?! Narratrice, mi togli la mucca di dosso?! Ti prego!!!”)

Al posto dei suoi poveri abitini trovò una veste meravigliosa, con tanto di mantello.

(“Non è un po’ pacchiano?”

No, era la moda di allora!)

Quando scese, un bellissimo principe gli si fece incontro sorridendo.

Aveva folti capelli corvini, mani candide con lunghe dita affusolate e occhi di un blu cobalto profondo.

“Caro Hanadolce, io sono il principe Kawetto (“Come?”

Ma certo! Kaede-vecchietto, no? Sono un genio! ^^

“Ma io ti ammazzo!”

ç__ç mi sembra di capire che ma mia idea non ti piace…)

Tutti i pretendenti alla mia mano erano attirati dalla mia bellezza, dalla mia fama o dal ruolo importante che ricoprivo. Nessuno di loro si interessava a me in quanto persona.

Per questo il mago di corte mi ha fatto questo incantesimo, per permettermi di trovare una persona che fosse in grado di avere cura e amore verso un povero vecchio e i suoi animali in forma del tutto disinteressata.

Solo la bontà di una simile creatura avrebbe potuto restituirci il nostro aspetto originario.

Tu sei stato tenero e gentile.

Vuoi diventare mio sposo?”

“Oh principe…

Così all’improvviso…

Ma per caso sai dove sono i miei fratelli?”

“Ho mandato i maggiordomi a prenderli…ma stanno tardando…”

“Fa niente…”

 

Il tacchino non è più tacchino…

La mucca è damigella (beh, più o meno…)

Il galletto non canta più

Ma dice

“Il pranzo è servito, signori”

(“Preferivo ‘Chicchicchicchicchicchi lo sa’…”

Eh, ma sei un incontentabile >_<)

Hanadolce è principino

Diventerà

Un perfetto maritino!

 

E i fratelli?

Ehm…

Lasciamoli in pace, hanno da fare adesso…

 

OWARI

 

***Finisce così

Questa favola breve se ne va…

Ma aspettate, e un’altra ne avrete:

‘C’era una volta’ la narratrice dirà,

E un’altra fiaba comincerà!***

 

Spero vi sia piaciuta!

Commentate!