la carezza del diavolo

By Lan

 

2.    Scheletri nell'armadio.

 

DRIIIIIIN DRIIIIIIIIIIIN DRIIIIIIIIN DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN

 

<Maledetta sveglia, smettila di tormentarmi!>

 

Che giornataccia. 

Mi alzo dal letto muovendomi come uno zombie cieco, visto che le mie palpebre si rifiutano categoricamente di sollevarsi e immaginando di avere sicuramente un aspetto orribile.

…uhm…non ho dormito bene stanotte. In verità non ho quasi chiuso occhio.

Troppe emozioni.

Non è che fossi spaventato, noooo, è solo che tornare in quel luogo ha risvegliato in me tanti ricordi d’infanzia e mi sono commosso. Tutto qui. 

Merda, non vorrei essere così sentimentale, ma che posso farci? Forse ha ragione mia madre quando dice che sono un bambino troppo cresciuto.

 

<Hana, tesoro, scendi, la colazione è pronta!> 

<Si mamma, arrivoooo>

prendo la cartella e già mi preparo ad agguantare al volo il latte e i biscotti. Sono in ritardo (come al solito), spero non mi vada tutto di traverso.

 

<Hanamichi, quante volte ti ho detto che devi essere puntuale? Andare a scuola è una cosa seria, non un passatempo!> mi rimbrotta rassegnato mio padre. 

Per lui il rispetto della  puntualità è una cosa sacra, è indice di maturità, serietà, correttezza, bla bla bla… ma credo che abbia perso tutte le speranze di vedere un adulto in suo figlio. 

Deve averlo compreso dopo il mio ultimo colpo di testa, ma continua a redarguirmi per dovere imposto dal suo ruolo di genitore, anche se, credo, il giorno in cui vedrà comportarmi da persona seria, mi prenderà in disparte e mi farà uno dei suoi soliti discorsi solenni:

“Figliolo, smettila di essere così serio, il tuo colorito potrebbe ingrigirsi, i tuoi muscoli facciali atrofizzarsi, potresti perdere i capelli. Prometti che non lo farai più, eh? Prometti che ti sganascerai dalle risate come un tempo e che tornerai a fare le tue bravate da bravo imbecille? Suvvia, fa’ questo favore al tuo venerando padre, a colui che ti ha dato la vita…”

Ridacchio tra me e me a questo pensiero quando il latte mi va davvero di traverso, ma non è per la fretta.

 

<FI – FO – NE, FI – FO – NE, FI – FO – NE , FI – FO – NE……>

le urla provengono dalla strada.

 

eeeehhhhhh?!? Chi osa darmi del fifone? 

<BRUTTI BASTARDI, COME VI PERMETTETE?> dico, infuriandomi come non mai e scaraventandomi fuori dalla porta, pronto a prendere a testate gli unici che osano dirmi una cosa simile, cioè i miei 4 compagni di scuola e di baldoria. 

<Buongiorno, Hanamichi!>

<Dormito bene?>

<No, dalla faccia non si direbbe>

<Evidentemente non hai chiuso occhio per trovare una scusa plausibile>

GGGGGGGRRRRRRRRRRRRRRR. <Basta! Adesso mi avete stufato!>

Inizio a rincorrere quei 3 furfanti (Mito si tiene da parte senza proferire parola, ha già parlato troppo a suo tempo) e, dopo aver colpito Takamiya che ha inciampato ed è rotolato ai miei piedi, è la volta di Noma e Okusu.

<Fermati Hanamichi – si lamenta Okusu – non basta che hai perso la scommessa, vuoi pure avere ragione?>

Comecomecome? Non credo alle mie orecchie <Ehi, polentone, che cavolo dici?>

Gli afferro il bavero e stringo forte   

<Di…dico c..che ier..rrri  non sssei a…ndat…>

Non lo faccio neanche continuare, stringo più forte e urlo

<Cosacosacosa? Io non sarei andato? NON SAREI ANDATO? CI SONO ANDATO, ECCOME!>

<Basta, Hanamichi – Mito e Noma mi afferrano per le spalle – così lo soffochi, il fazzoletto non c’era, non c’era!!!

Lascio la presa e mi giro verso di loro

<Come sarebbe a dire? Certo che c’era! Ci sono andato apposta, sono salito fin lassù, l’ho legato io stesso, posso descrivervi tutta la casa…cioè…quello che visto! Anche la torcia è rimasta lì…>

<Ah si? Allora perché ieri sera non c’era? E guarda che non dico stronzate, i testimoni confermano> dice Takamiya, sicuro del fatto suo, mentre Yohei annuisce.

Oh no! Evidentemente quando ho parlato ad alta voce e ho sentito che le ombre…ombre? Ma che cavolo dico? È stata solo un po’ di suggestione, scherzi della mia mente plagiata dai ricordi di quand’ero bambino. Sta di fatto che per andare via in fretta e furia non avrò stretto il fazzoletto come conveniva. E io che pensavo di averlo annodato bene!

Lo dico ai miei amici, tralasciando la descrizione del motivo della mia fuga. Ma non ci mettono molto a capirlo.

<Ehi, Hanamichi, hai forse fatto brutti incontri?>

<Magari il padrone di casa voleva invitarti a cena!>

<Si, pranzando con la tua testa>

tra le risate generali e i miei vani tentativi di convincerli (a suon di pugni) della mia buona fede, arriviamo finalmente a scuola. Meno male! Così potrò mettere a riposo i miei timpani da quelle voci squillanti che continuano a declamare la mia codardia e potrò recuperare le ore di sonno perduto. Banco, aspettami!!!!

 

*******************

 

È l’ora di pausa. Mi siedo sotto quel grande albero alle spalle dell’edificio scolastico, così posso godere di una leggerissima brezzolina che mi dà un po’ di sollievo. Oggi l’afa non dà tregua! In attesa dei miei amici per pranzare insieme, mi sdraio e sonnecchio un po’. Forse dovrei eclissarmi, ma la verità è che le loro allegre chiacchiere mi mettono di buon umore, anche se sono dirette contro di me. In fondo è così, oggi a me, domani a te… e poi è quello che mi ci vuole, in questo momento mi sento un po’ giù.

 

Ecco arrivare Mito

<Ehi, Hana, tutto a posto?>

<…uhm…sono stato interrogato in storia e ho preso la sufficienza per un pelo, il compito di geometria è insufficiente e ho beccato una nota in disegno perché non ho consegnato il compito che ci ha assegnato ieri>

<Mi spiace Hanamichi, è colpa nostra. Se tu non fossi andato lassù avresti avuto tutto il tempo…>

<ah, ma figurati chi se ne frega, io so come recuperare le insufficienze. E per la nota pazienza, il compito non lo avrei fatto lo stesso. Vedrai, prima o poi quella vecchia ciabatta capirà che odio disegnare. Puàh, roba da femminucce d’altri tempi. Non capisco perché si ostina tanto…>

<Lo sai – mi interrompe Yohei – perché sei bravissimo in disegno e la prof. non sopporta i talenti sprecati> 

<uff, parli come il prof. di atletica. Anche lui dice che potrei avere un grande futuro nello sport, ad esempio nel basket. Dice che sono dotato, che dovrei coltivare il mio talento. Ma perché nessuno capisce che il basket è uno sport per deficienti?> 

mi butto sul prato in cerca di riposo. Che stress, la scuola. E che stress, quest’afa. Questo caldo insolito mi fa andare il cervello in ebollizione.

 

<E che mi dici Yoko?>

ahi, altra nota dolente.

<…ehm, veramente…ho cercato di convincere Yoko a pranzare con me, ma ha detto che mangiava con dei suoi compagni di classe> sussurro mesto

<Cioè con Fujiko, Harumi, Hitoshi, Seichiro e…Oda> dice Mito, che centra il nocciolo della questione con il suo spiccato intuito.

<dì un po’, ti preoccupa Oda?>

bah, forse qui non è questione di intuito, è evidente che quei due stanno sempre insieme e la cosa comincia a non piacermi molto.

<oh, ma perché devo essere così sfigato? Perché? Eppure sono un bel ragazzo, sono simpatico…>

<Forse dovevi tingerti i capelli di un colore più soft!> mi dice Okusu, comparso dietro alle mie spalle. Il tono non è canzonatorio, ma che lui possa in questo momento farmi da personal – stylist, lui, che si è tinto i capelli di giallo limone, è una cosa che non accetto proprio!

<Ehi, canarino, in qualche modo dovevo cambiar vita, lo sai, e questo mi serve a ricordarlo>

<Ma dai! – interviene Takamiya – solo perché Mayu ti ha scaricato! Dovresti aver fatto l’abitudine! Tingendoti i capelli non solo hai fatto prendere un colpo a tuo padre (non bastava quello che si è già preso!),  ma farai scappare anche Yoko> 

Oddio, non oso pensare alla ramanzina che ha fatto il mio augusto genitore per questo mio ultimo colpo di testa. Per poco non gli veniva un altro attacco di cuore,  mentre io stavo strozzandomi a furia di tenere a freno le risate. Mia madre invece non ha detto niente, solo che avrebbe spiegato a papà che i giovani d’oggi sono tutti un po’ matti. 

 

<Se fossi stato meno fifone, forse non saresti stato scaricato da Mayu> dice Noma

<IO NON SONO UN vigliacco! Vorrei sapere come vi è saltata in mente questa idea e di utilizzarla per farmi fare la figura dello sciocco con le ragazze!>

<Ehi, se c’è qualcuno con cui prendertela quello è Mito>

Mito, che finora se n’è stato in disparte comincia a sudare freddo. Ma non posso prendermela con lui. Non che gli altri non siano miei amici, ma lui è IL MIO AMICO e prima di prenderlo a testate ci vorrei pensare due volte. 

Io invece mi surriscaldo più di un vulcano, pensando che ogni volta che c’è di mezzo una ragazza mi va sempre tutto storto. 

 

 

E in un lampo mi torna in mente la telefonata di Noma agli inizi di Maggio: “Ciao Hanamichi, stasera verresti a casa mia? Mia sorella ha organizzato una festicciola e ci sarà qualche sua compagna di classe…”

Non finì il discorso perché subito urlai “Mayu? Viene anche lei? Oh meraviglia, certo che vengo!”

La festa si era svolta come  sempre tra risa, balli e giochi, quando a fine serata, andata via la maggior parte delle persone, decidemmo di fare un gioco di gruppo.

<La bottiglia!> proposi io, nella speranza di riuscire a strappare un bacetto  dalla ragazza del momento.

<Scheletri nell’armadio> propose Takamiya, seguito da maggiore entusiasmo. Beh, non è che l’idea mi piacesse molto, così non avrei potuto fare la corte a Mayu, però, ripensandoci, mi convinsi, considerando che avrei potuto indagare sui suoi gusti in fatto di uomini, se avevo qualche speranza. E poi sarebbe stata un’occasione in più per prendere in giro i miei amici.

 

<ahahaha, scommetto che farete una figura barbina>

 

E contemporaneamente all’inizio del gioco, iniziò a girare una bottiglia di sake del padre di Noma. Alla fine eravamo tutti più o meno brilli, ad eccezione di Yohei, cui bastarono due bicchierini per entrare completamente nel pallone.

 

Purtroppo, proprio in quel momento mi fu rivolta una domanda inaspettata:

<Hanamichi, cos’è che ti fa più paura?>

<Paura??? Io non ho paura di niente! Ahahahah io non ho paura di niente e di nessuno!!! Sono gli altri che devono aver paura di me, 1 metro e 88 cm di forza, potenza e intelligenza. Persino i senpai mi temono e se qualcuno prova a darmi fastidio lo faccio nero e poi lo…>

e nel bel mezzo di questo convincente discorsetto auto celebrativo udì la voce di Yohei dire 

<… hic … Hanamichi ha … paura del Siii … hic … Signore Senza…hic … Volto>

Purtroppo ad udirlo non fui solo io, ma tutti e, per quanto mi sforzassi, non riuscì a placare con le mie urla infuriate l’enorme boato di risate che ne seguì. Certo, avrei potuto prendere a testate i ragazzi, ma le ragazze? E Mayu, che rideva come matta? Yohei era ubriaco, ma neanche per un momento a quegli idioti era venuto in mente che stava dicendo cose senza senso. No, per loro l’alcool gli aveva aperto la bocca, rivelando così la verità sulle angosce di Hanamichi Sakuragi, rivelazione corredata da una serie di reminiscenze infantili a supporto della veridicità della sua dichiarazione esplosiva. 

La mia reputazione di uomo duro & puro ne era uscita a pezzi.

Solo una ragazza non si scompose più di tanto, una certa Yoko.

È stato quel giorno, dopo che Noma finì di raccontare, che Yoko mi prese in disparte dicendomi che non dovevo temere di aver fatto una figura da idiota, che è normale che ognuno di noi ha qualche fobia, per quanto sciocca possa essere. 

Mi disse <Io ho paura dei ragni, non è stupido? Sono tanto piccoli, scappano non appena sentono un minimo rumore, eppure, alla loro vista, io non posso fare a meno di fuggire, urlando terrorizzata. >

Sono state le sue parole di conforto a farmi decidere quella sera che non era più Mayu la donna dei miei sogni, bensì la più sensibile Yoko. 

Ma poi i miei amici mi hanno stuzzicato, hanno detto che neanche la 49esima mi avrebbe detto di si, hanno fatto leva sul mio orgoglio e io mi sono dichiarato a Mayu.

E lei mi ha rifiutato. 

E io mi sono tinto i capelli per ricordarmi di questo ulteriore smacco. 

Certo che a volte mi comporto proprio da autentico idiota!

 

 

Peccato però che questa è una di quelle volte perché, alla frase pronunciata da quei dementi <Hanamichi, è vero che non torneresti mai lassù, hai troppa paura, chissà cosa potrebbe celarsi dietro una di quelle porte sprangate da secol…> 

io mi desto dai ricordi e subito rispondo con stizza <Certo che ci ritorno, lo vedrete bastardi, poi sarete voi a dovervi inginocchiare a me e al mio coraggio sconfinato>.

 

CONTINUA…

 



 
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