J: Ciao a tutti voi ke ancora mi state seguendo...ormai questa è la 13° fiction, 14 se contiamo anche la mia doujinshi! Non siete stanchi?

Hiei: Noi siamo stanchi.

Kurama: Esatto. Ci avevi lasciato in pace e invece...

J: COSAAAA?!Piccoli bastardi!

Hiei(con katana): piccolo a chi?!

Kurama: Ma no che non sei piccolo ai len...smack! Pcciù Pcciù

Hiei: Kur..smack slurp...

J: ok...stendo un velo pietoso su quello che stanno combinando questi due...non gli è bastato quello che gli ho fatto combinare io e quello che hanno fatto dopo la fiction di Ria-chan?!

Comunque...scusate se non ho lavorato per tutto questo tempo...adesso sono tornata e sono pronta a sfornare un altro miliardo di fictions (Ria-chan: noooooooooooooo!)!!!

Kurama(tranquilli si è coperto): non dovevi fare una dedica?

J: E’ vero!Per prima cosa ringrazio tanto Angie per aver messo le fic sul suo sito, e inoltre e soprattutto dedico questa fiction al mio tesoro Alby-chan  per dirgli che io non voglio nessuno a parte lui! (A meno che Hiei-chan e Kurama-kun non mi facciano qualche proposta oscena!)

Kurama(ubriaco con una bottiglia di sakè in mano): Autriiiiiiiiceeeeeee! Vieni a divertirti un po’ con nooooooiiiiiiiiiiii!

J (si sveste - poveri loro): come non detto...ARRIVO!!! Alby amore mio  perdonami ma Kurama e Hiei sono Kurama e Hiei!


Labyrinth - parte prima 

...atataka na... 

(...sleeping...)

di Jpnir

  

Da quasi tre settimane Hiei aveva cominciato la sua convivenza con Kurama e Shiori.

Mentre Shiori era al lavoro e Kurama era a scuola lui andava a lavorare con Yuusuke e Keiko al ristorante (“Cosa hai detto, Hiei?! Vuoi LAVORARE? Ma certo che puoi venire al ristorante! Anche Keiko sarà d’accordo, vedrai...”), mangiava insieme alla famiglia Minamino e la sera dormiva sul suo futon, accanto a quello di Kurama, le volte che non si infilava furtivamente in quello del suo youko.

Assieme a lui aveva studiato una fitta rete di bugie che costituissero la sua vita come ningen.

Per tutti rispondeva al nome di Hiei Inverse, quindici anni, amico di Shuichi minamino e suo coinquilino.

Aveva avuto modo di rivedere sia Ukio che Kaede, anche se quando questi capitavano a casa di Shuichi Hiei normalmente si inventava una scusa, e a quel punto usciva e andava a trovare Yukina e Kuwabara che nel frattempo stavano preparandosi al loro matrimonio (“Tratta bene mia sorella, scimmione pel di carota”), oppure bighellonava in giro per i negozi, e spesso tornava a casa con una pianta per Kurama. Gli piaceva vedere come gli si illuminava il viso alla vista dei fiori colorati.

Grazie alla convivenza con Shiori e Kurama a tempo pieno, e grazie anche al suo lavoro al ristorante, il suo carattere si era fatto più mansueto. Non era più così raro che sorridesse, cercava di parlare di più e di non passare alle mani ogni volta che qualcuno lo offendeva (“Lo faccio per te, stupida volpe” “Grazie, Hiei-chan. Aishiteru...”), ma nonostante tutto cercava di conservare la sua aria ed il suo animo truce, dopotutto ne andava fiero, e gli serviva per isolarsi dal ningenkai ogni qual volta ne avesse avuto bisogno, qualora non gli fossero bastati i suoi allenamenti con la spada.

La vita dei due ragazzi insomma continuava tranquillamente, vivendo insieme cominciavano a conoscersi meglio e questo non faceva altro che rafforzare il loro legame; quasi non pesava loro il fatto di dovere stare attenti a non cadere in effusioni davanti a Shiori, poichè una vita passata interamente insieme compensava quasi del tutto queste mancanze.

 

Quel giorno, Hiei se ne stava affacciato alla finestra delle camera che condivideva con Kurama.

Indossava la sua divisa nera fatta dai pantaloni e dalla canottiera nera legati insieme dalle quattro cinture dalle quali pendeva la katana nel suo fodero, e aveva sciolto le bende che gli ricoprivano le braccia e la fronte, lasciando prendere un po’ d’aria sia al Kokuryuha che al Jagan, il suo terzo occhio viola, che ora scrutava il paesaggio circostante con il solito sguardo vigile e guizzante, del tutto indipendente da quello di Hiei che invece pareva perso nei suoi pensieri, come se tornare ad indossare dopo tanto tempo i suoi panni di Koorime gli facesse tornare alla mente chissà quali ricordi.

Ad un certo punto l’occhio sulla fronte di Hiei avvertì il Jaganshi, con un impulso doloroso, del fatto che un aura potente si stesse avvicinando a lui.

Hiei non ci badò, anzi sorrise, pensando che finalmente il suo adorato Youko stesse arrivando.

Non avrebbe potuto sbagliarsi in maniera più clamorosa.

Ebbe appena il tempo di accorgersi del pericolo imminente, e cadde in un sonno profondo.

 

Quando Hiei si svegliò, la prima impressione che ebbe fu quella di trovarsi in un bosco. Senza avere aperto gli occhi, infatti, percepiva comunque le informazioni dei suoi cinque sensi e quelle del Jagan. Si trovava sicuramente in uno spazio aperto, ma intorno a lui c’erano delle strutture alte a fargli ombra, probabilmente alberi, ed in più percepiva un forte odore di piante, simile a quello che circondava sempre Kurama, ma gli pareva fosse più simile a quello dell’erba che a quello dei fiori.

Aprì gli occhi. Sopra di lui, il cielo azzurro, solcato da rade nuvole bianche.

Si mise a sedere. Intorno a lui, soltanto pareti, pareti totalmente fatte di cespugli.

Sembrava proprio un...no, non poteva essere, ma come...?

Si alzò in piedi. Le pareti d’erba intorno a lui lasciavano modo ad Hiei di percorrere una sola strada, che pochi metri dopo voltava in una strada formando un angolo retto.

Camminò fino a svoltarlo, e si ritrovò davanti ad un bivio.

Aveva ragione...si trovava proprio in un labirinto!

Hiei era esterrefatto, gli veniva quasi da ridere. Ok, qualcuno doveva averlo portato lì, ma si illudeva veramente che uno sciocco labirinto sarebbe riuscito a fermarlo?

Non ritenne necessario estrarre la sua katana dal fodero che portava appeso al fianco, e con una mano si apprestò a strappare le pareti erbose del labirinto, decidendo che avrebbe proseguito in linea retta finchè non si sarebbe trovato fuori di lì.

Non appena ebbe affondato la mano nella parete di foglie, però, fu costretto a ritrarla con un urlo di dolore.

Si guardò il palmo e le punte delle dita, e vide che grosse ustioni ne ricoprivano la superficie.

Scostò a quel punto cautamente le foglie più esterne ricoprenti la parete, e quando vide la ben nota luce gialla capì: all’interno di quelle mura vi era un kekkai molto potente, e non l’avrebbe mai potuto superare.

Per un momento ebbe paura. Doveva quindi percorrere tutto quel labirinto? Ma quanto poteva essere grande? E sopratutto, cosa ci faceva lì? Ricordava l’avvertimento del Jagan, e lui aveva pensato che fosse...Kurama! Kurama dov’era in quel momento?! Sapeva qualcosa di quella storia?

I muri erano senza dubbio troppo alti per poterli superare con un balzo...

Dopo qualche minuto ancora di incertezza, Hiei si riprese, ed imboccò la strada a sinistra del bivio.

 

 


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