E’ arrivata la primavera, ed io, come sempre in ritardo, sforno una HanaRu invernale.

Per Ria, Nausicaa e Calipso.

 


 

La Baita

di Greta

 

Fa freddo.

Mi strofino le mani, sfregandomele una contro l’altra. Stiamo camminando di buon passo nella neve ammonticchiata su questa stradina di montagna, ed è più o meno un’ora che io sto sbuffando ininterrottamente. Insomma, possibile che in questo posto dimenticato da Dio non esistano dei mezzi che possano portarci più comodamente fino alla baita??!!

"Kitsune!! Sono stanco di camminare…" cerco di intenerire il mio compagno, che procede con passo deciso davanti a me.

Lui non dice niente, appena un grugnito per farmi capire che è infastidito dalle mie parole.

Con uno scatto mi spingo in avanti fino a catturargli il polso: già stiamo camminando da ore e ore in questa landa abbagliante e desolata, già il grande tensai si sta accollando la maggior parte del peso dei nostri zaini, già l’algida volpe, perfettamente in sintonia con l’atmosfera circostante, sembra persa nei propri pensieri, e adesso non posso neanche lamentarmi un po’?

"Ehi, Kaede… manca molto?" gli chiedo, i nostri visi a pochi centimetri uno dall’altro.

Lui solleva un sopracciglio, quasi a voler evidenziare l’inutilità della mia domanda.

Io mi chino lentamente su di lui… penso di meritarmi almeno un bacio, visto lo sforzo che sto affrontando senza paura!

Lascio cadere il bastone e la telecamera per terra, liberando l’arto rattrappito così da poter abbracciare meglio il mio volpacchiotto… sono sicuro che questo sia un ottimo sistema per riscaldarci un po’.

Lui risponde al mio bacio, ma si allontana quasi subito, rimettendosi in cammino.

"Kitsuneeee…" mi lamento, ancora una volta allibito dalla sua crudeltà.

Lui sbuffa e si ferma per darmi il tempo di raccogliere la roba e raggiungerlo, poi allunga una mano, come a dirmi di passargli parte del carico. Ma io sfodero il mio ghigno da tensai: mai e poi mai mi farò aiutare da Mr Anoressia, io sono l’UOMO della famiglia!

Al mio rifiuto, lui scrolla le spalle, come a dire che è peggio per me, ma gliela farò vedere io, Sakuragi Hanamichi, altresì conosciuto come MrMuscolo, non ha bisogno di aiuto, è in grado di scalare montagne, attraversare gli oceani, scendere nelle viscere della terra… TA DAAAA!! Via con la sigla di apertura: Ore wa Tensai!!

Mi sto costruendo il film con le avventure del piccolo genio montano, trascinandomi sul sentiero come un bradipo morto, quando Kaede si ferma all’improvviso, facendomi cozzare violentemente contro la sua schiena, visto che, come al solito, non ha ritenuto necessario avvertirmi. Seguendo il suo braccio, capisco che mi sta indicando una casetta di legno con il tetto spiovente, protetta su tutti i lati da altissimi abeti.

"Siamo arrivati" mi comunica poi con il suo abituale tono piatto.

Respiro profondamente: l’aria pulita, fredda, limpida, mi riempie i polmoni… eccomi, mi sento già un tutt’uno con questa natura aspra e selvaggia, con questo territorio ostile che cercherà di ostacolare il nostro sforzo di conquista: la battaglia chiama, il tensai risponde!

Inspiro di nuovo, e di nuovo sento il mio corpo caricarsi di vigore…

EEETCIUUUU’!!!

Ehm, forse è il caso che respiri più lentamente, quest’aria gelida mi sta congelando i polmoni!

Sono molto eccitato all’idea di questa vacanza: prima di tutto sono stato una sola volta in settimana bianca, ed è stato con la scuola, quando ero in prima media. Non mi piace ripensarci, perché, in soli sette giorni, fui scaricato da ben quattro ragazze, già, quattro delle cinquanta del mio famoso record. Non che il ricordo mi ferisca più di tanto, visto che ora ho capito, ma probabilmente un vago sentore lo avevo anche allora, che quello non era neanche lontanamente amore, però, insomma… la volta in cui una tipa mi ha respinto (letteralmente!) picchiandomi con le racchette da neve, facendomi perdere l’equilibrio e costringendomi a fare tutta la pista nera a marcia indietro, non è che sia proprio una di quelle esperienze che si ricordino con il sorriso!

In secondo luogo sono contento perché avevamo bisogno di un po’ di tranquillità: ultimamente, soprattutto agli allenamenti, stavo diventando insofferente, con tutti quei dementi sempre in agguato per cercare di sottrarmi ciò che è mio di diritto da oltre un anno… per un momento mi si compongono davanti agli occhi le immagini di praticamente l’intera popolazione, maschile e femminile, di Kanagawa, con propaggini anche a Osaka e Akita.

E in terzo luogo… una settimana da solo con il mio volpacchiotto!! Ci sveglieremo tardissimo, mangeremo fino a farci scoppiare la pancia, almeno io, ma spero di far guadagnare un po’ di peso anche alla volpaccia anoressica, scieremo tutto il pomeriggio, noi… due sagome scure ed eleganti stagliate contro un tramonto arancione, come i miei capelli! E poi ci sfonderemo di cioccolata calda, per non parlare delle lunghe… lunghissime notti di passione!!

"Che diavolo hai da ghignare, do’aho?!"

Ebbene sì, è la voce celestiale della mia dolce metà che mi riporta sulla terra. Scuoto la testa, senza però riuscire a cancellare il mio sorriso, ed entriamo in casa.

Barcollo sotto il peso dei pacchetti, ma finalmente riesco a raggiungere il divano e a mollare tutto quanto. Intanto Kaede apre le finestre, facendo entrare la luce calda del sole. Nonostante la neve e il freddo, è una giornata splendida, e i raggi tiepidi sembrano accarezzare tutta la casa.

Mi guardo intorno: è una piccola baita su due livelli. Il piano terra sembra quasi completamente occupato dal soggiorno, con un camino enorme, anche troppo, divani e mobili semplici, in legno d’abete. La cucina sembra comoda, con tanti scaffali e il tavolo con le sedie intagliate. Mi viene da sorridere: non è elegante come la casa di Kanagawa, ma c’è qualcosa di caldo, di ‘femminile’… e così mi viene in mente che deve essere stata la mamma di Kaede ad arredarla.

Non dico nulla, perché so quanto Kaede soffra nel ricordare la sua infanzia, però mi avvicino e lo abbraccio da dietro: lui non mi respinge, anzi, si abbandona contro di me, continuando a guardare i campi innevati fuori della finestra. Poi si gira, sempre contro il mio petto, e…

"Volpaccia maledetta!!!"

Mi scuoto violentemente, allontanandomi la felpa dalla schiena, e saltando come se fossi stato morso da una tarantola: calma, tensai, calma tensai, calma tensai, mi ripeto come un mantra, il grande genio reagirà con la solita classe ed eleganza, non si lascerà prendere dall’impulso di ucciderlo, no, no, no…

"AAAAAAHHHHHH!!!! Io ti ammazzo!!!" gli urlo cominciando ad inseguirlo, mentre lui scappa, imboccando la porta di casa.

Vi starete dicendo che la mia reazione è esagerata… certo, voi tutti bel belli al calduccio che sparate sentenze sul grande Hanamichi Sakuragi: è facile, un mucchio di neve gelata è stata infilata nel mio colletto, non nel vostro! Ma la volpaccia non la passerà liscia!!

Arranco nella neve alta, cercando di raggiungerlo. Lui sembra un cerbiatto, più che una volpe, e mi sfugge ogni volta che penso di averlo acciuffato, ma io sono contento così, mi piace vedere il suo viso arrossato, i suoi occhi lucidi per il freddo e la corsa, la sua bocca distesa in un sorriso.

Si ferma improvvisamente, lo sguardo fisso su qualcosa che si muove nel sottobosco, ma io decido che può anche esserci un grizzly, io non mi lascerò intenerire. Con un balzo gli sono addosso, facendo finire entrambi per terra:

"Ti ho preso, volpacchiotto" gli mormoro sul viso, bloccandogli le mani gelate contro la neve.

Lui mi guarda, e sebbene tenti di mantenere un’espressione seria, i suoi occhi sono ridenti:

"E adesso?" mi provoca.

Il mio ghigno non lascia scampo, mi abbasso su di lui, e… no! La neve in bocca, no!

Ma il tensai non si arrende, e così lo catturo in un lungo bacio che scioglie il gelo della neve, e che presto diventa bollente. Mi allontano quando rischiamo di morire per mancanza di ossigeno, ma rimango immobile a guardarlo, i suoi occhi azzurri si chiudono lentamente, e io sollevo una mano per arruffargli la frangia:

"Non ti addormenterai proprio adesso, volpaccia! Abbiamo molte cose da fare prima che scenda la notte… e anche dopo" aggiungo allusivo.

Ahio!! Una gomitata nelle costole, che mi fa rotolare di lato: possibile che con lui non si possa mai scherzare?

"Ehi, Kaeeedeeee… dove vai?!"

Neanche mi risponde, mentre si incammina verso la baita.

Rimango per qualche istante sdraiato nella neve, la schiena sul terreno gelato, le braccia incrociate dietro la testa. Il cielo è limpido, azzurrissimo, e al sole si sta bene. Mi alzo, scrollandomi il ghiaccio di dosso per non ritrovarmi fradicio, alzo il bavero e mi avvio anch’io verso casa.

"Ma dove vai?! Non mi aspetti??? Malefica Kitsune, sto parlando con te!!!".

 

 

Rukawa ha preparato tutta la roba per andare a sciare, e, senza aspettarmi, sta già uscendo di nuovo.

"L’impianto è a circa un chilometro da qui, prosegui sulla strada maestra e non puoi sbagliare".

Ha parlato molto, ma non ho sentito nessun ‘amore’, ‘meraviglioso tensai’, ‘mi mancherai’… ma sicuramente deve aver pronunciato queste parole, come potrebbe essere altrimenti?

Mi precipito nel soggiorno e trovo gli sci allineati nella rastrelliera e gli scarponi nell’armadio.

Riempio lo zaino, facendo anche un rapido raid in cucina, e poi mi getto all’inseguimento: oggi il tensai insegnerà alla kitsune come si scia!!

Quando arrivo all’impianto, lo trovo seduto su una panchina, gli scarponi infilati e gli sci appoggiati alla staccionata, che ascolta musica con il walkman, ad occhi chiusi.

Pronto a vendicarmi per il suo improvviso attacco di giocosità di stamattina, decido di avvicinarmi senza farmi sentire, per fargli fare un salto.

Sono a mezzo metro da lui, le braccia tese in avanti per scrollarlo violentemente per le spalle, quando lui apre gli occhi, e, scuotendo la testa, se ne esce con quel ‘do’aho’ che io non posso sopportare.

Mi chino di fronte a lui, sfilandogli le cuffiette:

"NON-DO’AHO-MA-HANA-AMORE" gli scandisco, sperando che finalmente qualcosa entri nella sua testolina piena di segatura.

Lui recupera gli auricolari e mi guarda con sufficienza:

"Sbrigati, e smettila di fare l’idiota" mi sibila.

Sbatto ripetutamente la fronte contro il legno del sedile… non è possibile, non è possibile!!

Ah, finalmente in pista! Guardo le altre persone scendere senza stile, senza eleganza. Certo, nessuno ha imparato, come me, a sciare direttamente dai grandi campioni, mimando i movimenti sul tappeto di fronte alla televisione! Ci sono state innumerevoli gare in cui facevo tempi ben migliori di quelle lumache omaggiate da tutti…

Mi porto la mano sulla testa, abbassando gli occhiali:

"Pronto a perdere, kitsune?" lo sfido.

"Mph!" ribatte lui, sistemando gli attacchi.

Ci gettiamo giù, pronti ad abbattere qualsiasi record di velocità: nel basket la volpaccia è appena appena migliore di me, ma sulla neve il tensai è il primo, è un campione, è il gigante… gigante di gigante, sì!

Ehm, c’è qualcosa che non va… insomma, quegli alberi stanno venendo dritti dritti contro di me! Ops… come si fa a girare???

"PISTAAAAA!!!!" urlo alla gente che ha l’ardire di frapporsi tra me e il boschetto di abeti… forse dovrei anche urlare le mie ultime volontà, tipo ‘Kaede, continua la tua vita, non richiuderti in te stesso, non smettere di ridere solo perché io non ti starò più accanto…’, ok, forse quest’ultima cosa è superflua. Però devo avvisarlo che dovrà entrare in clausura: vivo o morto, il volpacchiotto rimane mia proprietà…

Proprio quando sto per chiudere gli occhi, e abbandonarmi al mio triste destino (ma chissà, forse, come nei cartoni animati americani, dopo essermi spiaccicato contro l’albero ritorno normale…), sento qualcosa arrivarmi addosso e spingermi su un cumulo di neve.

Quando riesco a riprendermi, mi accorgo di essere sdraiato sopra il corpo di Kaede.

"Volpacchiotto?! Che ci fai qui?" gli chiedo stupito.

Perché… perché mi ha dato un pugno in faccia??? Kaeeedeeee…

"TU SEI PAZZO!" mi sibila in faccia.

Sollevo un sopracciglio: cosa vorrà dire?

"Ti stavi andando a schiantare contro quegli alberi, volevi ammazzarti?!"

Ma perché è così agitato? Alla fine il tensai avrebbe capito come si fa a girare…

"Io…" comincio a dire, ma lui scuote la testa e si rimette in piedi, allungandomi una mano per aiutarmi.

"Perché non giravi?" mi chiede, stavolta con il suo abituale tono piatto.

Lo guardo senza parlare, poi gli sollevo il mento con la mano:

"Ti sei preoccupato?" gli chiedo. Lui non sembra aver intenzione di rispondere, quindi io continuo: "Il tensai non si ricorda come si fa a girare… cioè, so che bisogna spostare il peso, ma…".

Lui solleva gli occhi nei miei:

"Andiamo, ti faccio vedere" mi dice, voltandomi le spalle.

E’ una bella giornata, Kaede mi aiuta con l’unica piccola sbavatura della mia tecnica sciistica, e poi ci divertiamo veramente. La cosa che mi piace di più è finirgli addosso e rotolare insieme sulla neve, anche se questo mi fa guadagnare diverse gomitate nelle costole.

Verso le cinque, il sole comincia a tramontare. Siamo anche molto stanchi, per essere la prima giornata che passiamo sulle piste, ci siamo affaticati parecchio.

Quando ci togliamo gli scarponi per mettere i doposci, mi accorgo che le dita di Kaede sono intirizzite, e che il suo corpo è in tensione. Ho uno strano presentimento, e quando entriamo nel rifugio per berci una cioccolata calda, gli afferro un braccio e lo trascino nel bagno.

Gli slaccio la giacca a vento, e comincio a sollevargli la maglietta.

"Che diavolo fai, do’aho!" mi fa lui, spingendomi via.

Ma io non demordo, so bene che sta nascondendo qualcosa. Lo addosso alla parete, e lui fa una smorfia di dolore nel momento in cui la schiena urta contro il legno.

"Stai fermo" gli dico deciso, stavolta non ho intenzione di cedere.

"Co… come te lo sei fatto?!" gli chiedo allibito. Ha un enorme ematoma sulla schiena, e sbucciature sulle spalle.

Lui scuote la testa, e allunga una mano per riprendere la maglia. Ma io me la porto dietro la schiena.

So benissimo che fino a stamattina non aveva niente. Perché lo so? Che domande idiote…

Comunque voglio sapere, perché ho un terribile presentimento. Eppure lui si riappoggia con cautela alla parete, e chiude gli occhi, manifestando la chiara intenzione di rimanersene in silenzio, sempre che non decida di addormentarsi nei bagni del rifugio.

"Kaede…" gli sussurro abbracciandolo delicatamente "E’ successo quando stavo andando contro gli abeti, vero?" continuo.

Lui non risponde, ma si rilassa tra le mie braccia.

Lo bacio sulla fronte:

"Grazie, volpaccia" gli mormoro, usando quel soprannome sapendo che a lui non piacciono le ‘melensaggini’, come le chiama.

Lo aiuto a rivestirsi, e poi torniamo a sederci ad uno dei tavoli, in attesa della nostra cioccolata con panna. Mi sento in colpa, si è fatto male per aiutarmi, e sicuramente il fatto che gli sia piombato addosso nella caduta non può averlo aiutato. Gli sorrido, ma lui mi ricambia con la solita espressione indecifrabile. Fuori dalla finestra vediamo che sulla pista vengono accese le luci, ma non c’è quasi più nessuno ad avventurarsi nelle discese.

C’è una strana calma, un’atmosfera piacevole. E’ come se la vita intorno a noi avesse rallentato il suo ritmo frenetico, permettendoci di gustare ogni istante. Per la prima volta, anch’io non sento il bisogno di parole, sto bene così, mi sento protetto, e ho con me la cosa più importante della mia vita.

Quando ci alziamo per raggiungere di nuovo la baita, non accetto obiezioni: mi carico tutta l’attrezzatura sulle spalle, ed evito di sollevare anche Kaede solo perché so quanto può essere antipatico quando ritiene che si stia intaccando il suo spazio personale. Così camminiamo lentamente nella neve, seguendo le fiaccole accese lungo la strada.

Allungo una mano per catturare la sua, e lui mi lascia fare: il cielo è stellato, molto più luminoso che in città, dove i lampioni impediscono di ammirarlo nella sua perfezione.

Mi fermo improvvisamente quando vedo una stella cadente…

"Kaede!!! Esprimi un desiderio!!!" gli strillo indicandogli il punto in cui ho visto la scia luminosa. Anch’io, per un istante, chiudo gli occhi ed esprimo il mio. Nel farlo, attiro il volpacchiotto tra le mie braccia:

"E’ la tradizione" gli spiego, vedendo il suo viso serio "Così i nostri desideri si avvereranno!".

Lui rimane qualche istante in silenzio, poi mi mormora:

"Pensavo valesse per le stelle cadenti, non per gli aerei di linea…".

AARRGGHHH!!! Sta forse insinuando che il grande tensai non sia in grado di riconoscere la scia di un aeroplano da una stella cadente??!!!

"Comincia a correre, Kitsune, perché Sakuragi il genio sta meditando la sua vendetta!" lo avverto.

Lui invece si stringe nel mio abbraccio:

"Con la tua vista di lince, non avrei difficoltà a sfuggirti…" mi sussurra nell’orecchio, passandomi un braccio intorno alla vita.

E’ inutile, la volpaccia conosce un sacco di subdoli mezzucci per evitare le minacce dell’inarrivabile campione…

 

 

Dopo tre giorni sulle piste, ormai posso rivaleggiare con chiunque, corro, curvo, supero… non ci sono più segreti per me. Ogni tanto il volpacchiotto mostra di conoscere qualche trucchetto in più, ma sono dettagli, certo, dettagli che lo fanno arrivare sempre prima di me, ma cose trascurabili per un talento naturale come il mio!

E’ quasi l’ora di pranzo, e mi sono seduto su una panchina vicino al rifugio per aspettare Kaede e pranzare insieme. Noto che la gente mi guarda tre volte, prima di sorpassarmi… ritengo che non siano abituati allo smagliante sorriso del tensai. Perché sorrido? Ehm… come dire… fa buio presto, le notti sono lunghe e fredde… come pensate che due poveri ragazzi di città come noi possano riscaldarsi, quando la nostra baita si è rivelata non avere riscaldamento centralizzato (non capisco perché Ru si sia adirato per la mia legittima domanda su dove fossero i termosifoni…) ma solo un camino, che fra l’altro ha continuamente bisogno di legna per funzionare? Insomma, diciamo che stiamo recuperando molto del tempo portato via dagli allenamenti e dallo studio, e la volpaccia è anche meno disfattista del solito!

Sghignazzo ancora… non vedo l’ora di tornare nella nostra casetta tra gli abeti per riprendere un discorso interrotto stamattina dal mio tonfo sul pavimento! Ok, vi risparmio i particolari, vi basti sapere che forse stavo tentando qualcosa di esageratamente acrobatico…

Kaede sta facendo la sua ultima pista nera. Sto con il cuore in gola quando lo vedo sciare in questo modo. E’ vero che lui è piuttosto abile, però mi fa paura, sembra non temere nulla, mentre supera tutti, senza mai rallentare la sua velocità folle.

Sono ancora con gli occhi incollati su di lui, sulla sua tuta da sci nera, quando una botta sulla spalla mi fa sussultare e quasi versare il termos pieno di tè bollente sui pantaloni.

"Ehi, Sakuragi! Finalmente vi abbiamo trovato…".

Finalmente?! E poi che ci fanno qui i due pechinesi di peluche?!

"Mitsui?! E pure il quattr’occhi?!" esclamo allibito.

AHIO!!! Perché mi ha dato un pugno in testa?!

"Ti ho detto mille volte di non chiamarlo quattr’occhi!" mi urla lo sdentato in un orecchio.

"Dai, Hisa-kun… non è un problema…" prova ad intervenire il vice-capitano, tentando di calmare il suo ragazzo.

"TU SEI COMPLETAMENTE PAZZO!!! IL POCO CERVELLO CHE AVEVI TI E’ SPARITO INSIEME AI DENTI!!!" gli urlo, contento della rabbia che vedo montare nei suoi occhi.

Kogure gli tappa la bocca con una mano, impedendogli di reagire, e si guarda intorno per vedere quanta attenzione abbiamo richiamato.

"Pensavamo che Rukawa te lo avesse detto…" comincia, poi si interrompe per risistemarsi i fondi di bottiglia e dare un’occhiata alla gente che ci circonda "…a proposito, dov’è?"

Io indico la pista, in particolar modo la valanga umana che sta precipitando a velocità folle verso valle:

"E’ lì" mormoro, tornando a pregare che il mio ragazzo non si rompa l’osso del collo.

"Accidenti, scia davvero bene…" nota Mitsui, facendomi drizzare i capelli (alla Sendoh?)… insomma, lui ha il quattr’occhi, non facesse scherzi!

"Se la cava" noto con sufficienza.

Perché scoppiano a ridere?! Perché nessuno mi prende mai sul serio?! Ma adesso il tensai duro&puro dimostrerà a tutti il proprio valore… afferro gli sci e tento di alzarmi.

Il braccio dello sfregiato mi riporta a sedere:

"Per favore, risparmiaci le comiche per dopo pranzo…" sogghigna, tutto contento di potersi vendicare.

"Disgraziato, idiota, deficiente…" comincio ad adularlo, prima di passare al piatto forte, la testata ammazza dementi.

Vengo però bloccato da un profondo e teso do’aho….

Mi volto di scatto, e infatti è lui, il do’ahotore doc, Kaede Rukawa, che, ancora ansimante, ha terminato la discesa e si è fermato accanto a noi, sollevando una cascata di neve nella frenata.

"Ciao Kaede!" lo saluta Mitsui con troooppo entusiasmo, battendogli una mano sulla spalla. Mossa sbagliata, demente! E infatti Kaede non riesce a trattenere una smorfia di cui solo io riesco a cogliere il vero significato: quell’ematoma sulla schiena è ancora lì, enorme e doloroso.

"Qualcosa non va?" prova a chiedere Kogure, notando la contrazione dei muscoli facciali della volpaccia.

Lui non risponde, scuote appena la testa, sedendosi accanto a me per aprire gli attacchi degli sci.

"Non posso credere che ci siamo ritrovati nello stesso posto… con tutte le località sciistiche del Giappone!" noto con grande originalità. Non riesco a capire quale buona stella mi stia perseguitando… pure la settimana romantica con Kaede rovinata dai nostri compagni di squadra! Comincio a pensare che la Kitsune avesse ragione riguardo alla scia dell’aeroplano, visto che il mio desiderio era di passare una settimana perfetta, SOLO noi due…

"Beh, non è stata una cosa casuale…" comincia piano il quattr’occhi "…Mitsui e Rukawa avevano parlato della possibilità di andare a sciare, e Rukawa aveva proposto di raggiungervi qui, visto che lui ha una casa. E’ stato molto gentile, perché così possiamo risparmiare i soldi dell’albergo…".

Io annuisco, stupito dal fatto che il mio Kaede stia finalmente cominciando a socializzare, e non sia più così indifferente come prima, però mi sfugge una cosa…

RISPARMIARE I SOLDI DELL’ALBERGO??!! Che diavolo significa, che le due piattole verranno alla baita con noi?! NO! Mi rifiuto, non è possibile!!

"Ma… ma…" comincio a balbettare, l’agitazione che mi impedisce di esprimermi in maniera intelligibile.

"E con il prossimo treno dovrebbero arrivare anche gli altri quattro…" aggiunge l’ex vice-capitano, imperturbabile.

"ALTRI QUATTRO?!" non posso fare a meno di sbottare, meritandomi una gomitata nelle costole da parte della volpaccia silenziosa… oddio, a quanto pare ‘silenziosa’ solo con me, visto che ha invitato mezza Kanagawa!

Ecco, sono sicuro che adesso lo sentirò, la premonizione è sempre più forte… il nome dell’orrido porcospino è in agguato… sia mai che eviti di rompermi le uova nel paniere, quel demente!

"Sì, Ayako e Miyagi e…"

Eccolo, eccolo, chiudo gli occhi cercando di farmi forza.

"Hanagata e Fujima".

Spalanco gli occhi: Hanagata e Fujima?

"Che c’entrano i due siamesi dello Shoyo?" chiedo perplesso.

"Beh, frequentiamo la stessa università, adesso, e stiamo nella stessa squadra di basket. Siamo spesso insieme, e siccome anche loro dovevano andare in settimana bianca, abbiamo deciso di venire tutti qui" mi spiega sempre Kogure, evidentemente l’unico deciso a mettermi al corrente di un piano di cui era a conoscenza tutta la prefettura. Però c’è una nota positiva… l’orrido porcospino non è stato nominato, e per una volta non devo temere stupidi rivali: Miyagi fortunatamente è etero a prova di bomba, Ayako non ha speranze (credo…), e Mr Quattr’occhi e la riserva esistono uno per l’altro, da quello che mi è parso di capire.

Lascio andare un bel sospirone di sollievo:

"Nella baita ci sono molte stanze… spero di non incontrare mai nessuno di voi!"

NON E’ GIUSTO! Perché Kaede mi ha dato un calcio sullo stinco?! Mi ha fatto maaaaleeee!!!!

"Comunque l’appuntamento è qui, dovrebbero arrivare a minuti" e l’ex vice-capitano guarda l’orologio per l’ennesima volta.

Ci trasferiamo all’interno, con Mitsui che passa un braccio intorno alla vita del Megane-kun, costringendolo a sedersi accanto a lui sulla cassapanca, e io e Kaede che ci sistemiamo in quella di fronte. Quando passa il cameriere, ordiniamo le nostre cioccolate con panna. Io sono contento, mangiare dolci non è il massimo dell’alimentazione sana ed equilibrata, ma qualsiasi cosa possa servire a rivestire lo scheletro della volpaccia è benvenuta!

Proprio quando sto rovesciando la zuccheriera nella mia tazza, sentiamo un "Ayakuccia…" così piagnucolante che capiamo subito che Miyagi ci è vicino.

"Ho detto no!" replica la nostra manager.

"Ma sarebbe così romanticoooo!!!!"

"Ho detto no!" ribatte lei, e dalla voce sembra anche piuttosto spazientita… giurerei che il ventaglio è in agguato!

Contemporaneamente vediamo il centro dello Shoyo abbassare la testa per non sbattere contro l’intelaiatura della porta di ingresso, e accanto a lui Kenji Fujima.

Mitsui solleva una mano per attirare la loro attenzione, e subito ci raggiungono.

Io non resisto, e con il mio famoso ghigno mi rivolgo al nano maledetto:

"Cosa stavi proponendo di così romantico… costruire un pupazzo di neve?"

Lui si alza in piedi, rosso di rabbia:

"Stupido rossino deficiente!! Come se tu capissi qualcosa di romanticismo!" mi sbraita a due centimetri dal naso.

"Almeno io non sono solo come un cane, puffo!" gli replico sul muso, ovviamente dovendomi pure piegare sulle ginocchia per essere alla sua altezza.

La sventagliata di Ayako e il calcio di Rukawa partono contemporaneamente, e a niente vale la mia più che legittima proclamazione di innocenza:

"E’ colpa suaaaa!!!" piagnucolo buttandomi addosso a Kaede, come sempre rapidissimo ad approfittarmi di qualsiasi occasione favorevole.

Ok, becco anche una gomitata sulle costole, ma questo fa parte dei gesti affettuosi della mia volpaccia: ormai ci ho fatto il callo, nel vero senso della parola!!

Noto che Hanagata e Fujima si scambiano uno sguardo un po’ perplesso, e decido di metterli a proprio agio:

"Ehi schiappe!! Così scarsi anche nella squadra universitaria?".

Ehm… perché tutti questi sguardi di riprovazione?

"Do’aho! Piantala… ora stai davvero esagerando!" mi sibila Kaede, e forse ho davvero passato il segno visto che, ad occhio e croce, la sua frase ha superato le due parole. Ok, ha ragione, ma la mia intenzione era buona!

"Stavo scherzando! Non capite il fine umorismo del tensai! Mi domandavo solo se anche quest’anno il grande Maki gli ha fatto mangiare la polvere!" mi spiego meglio.

Rukawa sbatte la tazza sul tavolo, voltandosi verso di me con uno dei suoi sguardi inceneritori. Improvvisamente ho una gran sete, e affondo il viso nella cioccolata. Accidenti! Come sono permalosi…

"Forse siamo arrivati un po’ improvvisamente…" nota Ayako, guardando con espressione truce me e Miyagi, alternativamente, e contemporaneamente tentando di testare l’umore della Kitsune.

Lui scuote la testa, e Kogure comincia a raccontare dell’ultima volta che lui e Mitsui sono stati sulla neve… è sempre il solito quattr’occhi: desideroso di riappacificare tutti e di sdrammatizzare.

Dopo un po’ anche lo sfregiato e Hanagata si inseriscono nella conversazione, e l’atmosfera torna quella di sempre. Io guardo Kaede di sottecchi, e nonostante lui cerchi di evitare il mio sguardo, da come si è rilassato contro lo schienale, capisco che il peggio è passato. Del resto… chi è che può tenere a lungo il muso alla perfezione vivente, Hanamichi Sakuragi?

Quando arriviamo alla baita è ormai quasi buio. Io evito di fare ulteriori commenti, ma sistemo i nostri ‘ospiti’ nelle stanze più lontane dalla nostra. Mentre cerco delle coperte da dare ad Ayako, in un cassetto trovo una busta con delle fotografie.

Senza farmi vedere dalla nostra manager, non resisto alla tentazione e me le infilo in tasca.

Non so perché lo abbia fatto, forse non è neanche giusto che io utilizzi un sistema simile per conoscere qualcosa del passato di Kaede, di quell’infanzia di cui lui non mi parla mai.

Sto quasi per rimettere tutto a posto, quando mi convinco che una innocua sbirciatina non è niente di male. Mentre tutti gli altri sono alle prese con la sistemazione delle camere, e la mia volpaccia è sicuramente crollata addormentata sul letto, mi chiudo in bagno con il bottino.

Sorrido guardando le fotografie, ma è un sorriso che non ha molto di allegro: Kaede bambino è adorabile, oddio, anche la versione adulta non è malaccio, ed ha un sorriso così bello sul visetto pallido.

E la donna che lo tiene in braccio ha un’espressione così dolce, affettuosa… ride, stringendosi al petto il bambino e guardando fisso l’obiettivo… Ci sono altre foto con loro due, e alcune che devono essere state fatte con l’autoscatto, perché vi riconosco anche una versione ringiovanita del signor Rukawa.

Sono foto normali, familiari… ma di una famiglia felice. Io sono riuscito a vedere Kaede sorridere, penso di essere stato uno dei pochi, ed ho sempre considerato questa una cosa di cui andare orgoglioso, ma mi dispiace pensare a tutti quei sorrisi persi durante l’infanzia… so bene che lui mi risponderebbe che sta bene così, eppure, vedendolo così piccolo e allegro con i genitori, penso che probabilmente qualcosa l’ha persa. Serro la mascella: sta a me fargli recuperare tutto, farlo stare bene, fargli ritrovare serenità e allegria. Ho detto tante volte che lui non sarà mai il tipo che si piega in due dalle risate per una battuta, però ci sono tanti segni nel suo viso che mi permettono di accorgermi del suo divertimento e della sua felicità, e voglio che questi siano presenti sempre più spesso.

Rimetto le fotografie al loro posto, nascondendole bene in fondo al cassetto. Non so perché, ma sono geloso di quei sorrisi, li ritengo suoi e della sua famiglia. Forse vi chiederete perché io non mi ritenga invadente ad avere sbirciato le fotografie di nascosto… beh, è semplice, per me non c’è la curiosità da circo che fa dire ‘guarda, anche il ghiacciolo umano sa sorridere!’, quello che vedo in quelle immagini è uno stimolo a perseverare nel mio tentativo di intrufolarmi nella sua corazza, a fargli capire che aprirsi agli altri, farsi degli amici veri, non mette in pericolo, non aumenta solo il rischio di perdere delle persone care.

Entro nella nostra camera: come mi aspettavo lui è disteso sul letto, un po’ raggomitolato per il freddo. Mi sdraio accanto a lui e lo accarezzo piano, per poi abbracciarlo dopo averlo coperto con una trapunta pesante.

Lo sento sbuffare, ma nel contempo si abbandona contro il mio petto. Questa volpaccia ormai è domata!! Dopo questo successo, credo che potrei lavorare in un circo, nessuna tigre, nessun leone potrebbe spaventarmi dopo tutti questi mesi a stretto contatto con la mia personale belva feroce …

Mi allungo un poco e gli deposito un bacio leggero sulla nuca. Lo sento tremare impercettibilmente, e allora lo stringo ancora più forte.

"Dovresti coprirti di più, qui dentro si gela…" gli mormoro con quello che vorrebbe essere il mio massimo sforzo di voce sexy e appassionata.

"Hn!" mugugna lui, dimostrando di tenere in scarsa considerazione il mio tentativo di ‘creare l’atmosfera’…

Però io non demordo: lo scavalco, in modo da averlo di fronte, poi gli prendo le mani, bloccandole contro il materasso:

"Non puoi più scapparmi!" sogghigno chinandomi sul suo viso.

Lui volta la testa di lato, per evitare il mio bacio, ma così mi espone il suo collo lungo e candido. Come non approfittarne?

"EHI! SIETE QUI???!!!"

Mi volto verso la porta con uno sguardo omicida, e la vista degli occhi fuori dalle orbite di Ayako e Ryota non mi è certamente di aiuto.

"FUORI!" urlo, sforzandomi di coprire dalla loro vista il viso di Kaede, percependo che il mio amore non debba essere troppo felice di questa incursione.

Devo dire che i due comprendono, e sebbene Miyagi borbotti qualcosa a proposito di ‘farlo come scimmie’, che non capisco a cosa si riferisca, se non ai suoi desideri frustrati, se ne vanno in fretta, chiudendosi la porta alle spalle.

"Dove eravamo rimasti?" mormoro, chinandomi di nuovo sul viso del MIO volpacchiotto.

AAAAHIIIIII!! Mi ha dato una gomitata sulle costole!! Mi avrà sicuramente rotto qualche osso, bucato qualche organo vitale, volontariamente ucciso!!

"Kitsune!!! Perchééééééé???!!!" mi lamento, stringendomi le braccia intorno al petto.

"Mph!" risponde lui, scansandomi per alzarsi.

Ma che colpa ho io se quei due hanno deciso il momento sbagliato per presentarsi??!! Mondo crudele!!

 

Quando scendiamo al piano inferiore, troviamo Fujima e Kogure in cucina, che mescolano improbabili intrugli senza smettere di chiacchierare, mentre Hanagata, con un aiuto praticamente inesistente da parte di Mitsui, sta accendendo il fuoco nel camino.

Ayako e Miyagi non si vedono, per loro fortuna!

"E’ pronto?" chiedo guardandomi intorno con impazienza.

Kogure mi sorride, mentre l’ex riserva dello Shoyo mi guarda con profonda disapprovazione: sono sicuro che ancora gli brucia la sconfitta contro di noi, l’anno scorso. Per lui deve essere un onore ritrovarsi nella stessa stanza dell’immenso, forse potrei anche concedergli un autografo… forse.

"Prepara la verdura, Sakuragi! Mica penserai che pensiamo noi a tutto".

Cosa ha osato dire la mezza calzetta perdente?!

"Bada a come parli, scarto!" replico pronto, portandomi a ridosso di Fujima, e sfoderando il mio famoso sguardo che uccide.

Ehm… perché Hanagata sta torreggiando su di me? Non stava accendendo il fuoco?

"E tu, Mr Quattr’occhi, cerchi rogne?!" decido di rimetterlo subito al suo posto.

"Mi pare che ti sia stato detto di cucinare la verdura: vedi di farlo" mi sibila.

Sono pronto a far partire la mia testata, quando sento su di me lo sguardo di Kaede:

"Non voglio farlo!" mi lamento, guardandolo negli occhi.

"Smettila, do’aho…" lo dice piano, ma la sua voce basta a sciogliermi.

Rimango per qualche istante imbambolato, catturato dal suo viso, poi mi volto verso lo spilungone, agitandogli l’indice sotto il naso:

"Sei fortunato, talpa, se non fosse per Rukawa a quest’ora faresti il pupazzo di neve in giardino!" detto questo, gli volto le spalle con grande sdegno. Il tensai non si piega davanti a nessuno, che sia chiaro.

Apparecchiamo davanti al camino, l’unico mezzo di riscaldamento presente in questa casa, e la cena scorre tranquilla, per chi riesce a sopravvivere agli sguardi languidi che si scambiano i siamesi, alle occhiate diabetiche dei pechinesi, e ai sorrisi sbavanti del nano maledetto.

Tento di allungare una mano sul ginocchio di Kaede, vista l’atmosfera della serata, e quasi non riesco a trattenere un urlo quando mi conficca i denti della forchetta nella carne.

Il bello è che neanche cambia espressione quando si abbandona a queste cattiverie!!

"Pungenti le unghie del tuo volpacchiotto, eh?!" mi prende in giro Ryota, che, non avendo speranze con Ayako, cerca di consolarsi con le disgrazie altrui.

"Le uniche che puoi provare tu sono quelle del tuo gatto" gli replico secco.

Noto che Ayako ha distolto lo sguardo, e improvvisamente mi rendo conto che forse la nostra manager è un po’ in imbarazzo, come se questa situazione le pesasse: insomma, tutti noi sappiamo quali siano i sentimenti del capitano, e tutti noi non aspettiamo altro che lei si decida ad ammettere di ricambiarli.

Siamo tutti piuttosto stanchi, noi per aver sciato già per tre giorni, e loro per il viaggio, quindi andiamo a letto presto.

Il giorno seguente, di buon mattino, ci prepariamo per conquistare le piste: noto che Hanagata e Fujima hanno tutto l’equipaggiamento di marca, ma non nuovo, evidentemente devono sciare da parecchio tempo, Kogure e Mitsui, invece, qualcosa l’hanno comprata nuova e molto l’hanno saccheggiato nella casa del quattr’occhi, visto che Kogure andava spesso in montagna con i genitori, al contrario di Mitsui, troppo preso dalla sua carriera di teppista, e più probabilmente dall’incidente al ginocchio.

Ayako e Miyagi invece hanno sfruttato le numerose conoscenze della manager e il fratello di Miyagi, così hanno trovato quasi tutto in prestito.

Ci carichiamo l’attrezzatura in spalla, e risaliamo verso gli impianti.

E’ una giornata molto divertente. Con l’allenamento dei giorni scorsi, posso fare una certa figura, in confronto a questi principianti, e poi sciare accanto alla Kitsune mi fa aumentare l’adrenalina.

Niente più incidenti e cadute contro cumuli di neve, niente più pazzie, mi sembra quasi di volare!! C’è però qualcuno che vola sul serio… appena dopo pranzo, quando scendiamo tutti insieme da una delle piste più difficili, sentiamo infatti un urlo dietro di noi: Kaede si ferma immediatamente, ed io lo imito, scendendo solo di qualche altro metro.

Appena solleviamo la testa verso l’alto, ci accorgiamo che è Ayako che grida.

"COS’E’ SUCCESSO?!" urlo, non riuscendo a capire.

Risalire è difficile e faticoso, spesso mi sembra di essere un gambero, faccio un metro in avanti e cinque indietro, ma finalmente raggiungiamo il punto in cui, insieme alla nostra manager, si sono radunati anche Mitsui e Kogure.

"Non è niente…" sento dire ad un cumulo di neve.

Mi guardo intorno sconcertato, dopo un po’ la collinetta si rivela essere Miyagi.

"Ehi, stai bene, puffo, vero?!" gli chiedo, cercando di scherzare, quando invece siamo tutti molto preoccupati.

Lui si scrolla per far cadere il ghiaccio dalla tuta:

"Ho preso quel dosso con troppo entusiasmo…" spiega, ma poi una fitta di dolore lo obbliga a piegarsi a terra.

Mitsui e Kogure sono immediatamente su di lui. Noto che l’ex teppista gli palpa il ginocchio, evidentemente la sua mente deve essere andata subito al suo incidente di tre anni fa.

"Qui tutto a posto…" mormora piano, permettendoci un sospiro di sollievo "…come va la caviglia, Kimi-kun?"

Il quattr’occhi continua a massaggiarla, poi solleva la testa, sorridendo:

"Deve fargli un male cane, ma è solo una contusione. Basta fasciarla e in un giorno o due dovrebbe tornare come nuovo…".

"UN GIORNO O DUE??!! Ma vi rendete conto che tra tre giorni dovremo tornare a Kanagawa??!!" si lamenta il nanerottolo, che dopo averci fatto prendere un colpo ha anche il coraggio di protestare.

"Preferivi una frattura?" gli replica Mitsui "E comunque è colpa tua se sei caduto come un sacco di patate!"

Ci manca poco che tutto questo non sfoci in una rissa… e poi dicono che sono io il violento!

Quando mi volto verso Kaede, mi accorgo che sta frugando nel suo marsupio. Mi avvicino a lui, preoccupato per il fatto che si sia tolto i guanti e stia a mani nude.

"Ecco qui…" mormora lui, porgendomi una bustina "…dalla a Kogure, può servire per bendargli la caviglia".

Sorrido, e afferrando quello che mi porge gli accarezzo le dita gelate, poi mi riavvicino agli altri.

E’ Ayako però a fare la fasciatura. Sul viso della nostra manager c’è un’espressione insolita, una serietà e preoccupazione forse esagerate per la situazione. Gli stringe forte la benda, mordendosi il labbro inferiore come se sentisse su di sé il dolore di Miyagi.

"Così dovrebbe andare…" mormora, infilandogli nuovamente lo scarpone "…ci conviene raggiungere il rifugio e prendere qualcosa di caldo, potrai anche riposare la gamba: meno la muovi meno di gonfierà".

Il nanetto annuisce, sollevandosi, e io lo sostengo passandogli un braccio intorno alla vita.

E’ piuttosto pallido, ma credo più per il freddo che ha preso che per altro.

"Resisterò, Ayako… ma qualsiasi cosa dovesse succedermi…" allunga un braccio afferrandole la mano "…ricorda che ho reagito da uomo!" si asciuga una finta lacrima sulla guancia e si volta verso di me "Joe, riportami alla base…".

Scoppiamo tutti a ridere: questa pantomima, nonostante il dolore, è tipica del nostro playmaker, è il suo tentativo di sdrammatizzare le situazioni di cui è protagonista.

Il pomeriggio scorre così, tra prese in giro e numerose, e in altre situazioni impossibili, premure verso il puffo. Lo prendiamo in giro, ma siamo preoccupati, e non solo perché è un giocatore della nostra squadra, ma perché è un amico. Per qualche istante, quando vedo come Ayako sia molto meno distaccata e ‘ruvida’ del solito, mi viene anche il desiderio di fare qualcosa per loro, perché non è giusto che si stiano nascondendo i loro veri sentimenti.

Sento le rotelline del mio cervello girare velocemente, chissà se questa può rivelarsi l’occasione giusta per i due senpai!

I due giorni seguenti scorrono tranquilli, io sono sempre preso dall’ideazione di un piano per aiutare Ryota, ma comunque sciamo, ci sfondiamo di cioccolata e dolci, nonostante Kaede opponga una ferma resistenza a qualsiasi mio tentativo di metterlo all’ingrasso, e passiamo le serate davanti al camino.

Le notti?! Non credo proprio che la cosa vi debba interessare… comunque sono lunghe e fredde, e il mio modo per combattere i rigori invernali è ineguagliabile…

Ok, Kaede mi ha ripetutamente obiettato che potrei fare cento flessioni sul pavimento, se sento tanto freddo, ma il mio sistema ci riscalda entrambi… e devo dire che non credo proprio che gli dispiaccia poi tanto che finalmente possiamo avere un po’ di tempo per noi, per lasciarci prendere dalla passione, certo, ma anche per coccolarci, per accarezzarci. Se c’è una cosa di cui non sarei mai sazio, è proprio la pelle del mio volpacchiotto, così morbida e liscia, con quel suo profumo così inebriante… KITSUNE!!! DOVE SEI?! VOGLIO SALTARTI ADDOSSO!!!!

Tornando alla nostra settimana nella baita di Kaede, il sabato, dopo due giorni in cui è stato relegato su una panchina al sole, Miyagi si presenta camminando normalmente, e, grazie anche ad una stretta fasciatura cautelativa di Ayako, si dichiara pronto a mostrarci le sue tanto sbandierate capacità di gigantista.

Devo dire che il nano non se la cava male, nonostante la stretta somiglianza con un turacciolo di sughero con gli occhiali da sole, e Ayako presto deve pregarlo di aspettarla, per poter fare le discese insieme. In qualche modo capisco che Ryota, per una volta, vuole anche risvegliare un po’ di ammirazione nella nostra manager: lui non è un esibizionista, ed è un ottimo giocatore di basket, cosa che non ammetterò a voce alta neanche sotto tortura, però ha sempre vissuto la sua bassa statura, in uno sport di colossi, come un handicap. Invece nello sci non ha importanza, e finalmente può stare alla pari con tutti.

Kaede e Mitsui sono invece andati avanti, tra loro non c’è rivalità, desiderio di primeggiare: noto sempre con stupore che quando l’ex teppista dalla lingua lunga sta con Kaede, diventa più serio, meno ironico. Sorrido, se non ci fosse Kogure potrei anche essere geloso, ma so bene quanto siano forti i sentimenti che legano i due senpai, quindi, anche se faccio spesso battute per l’attaccamento dell’orrido sfregiato, in fondo in fondo so bene che la mia Kitsune non è in pericolo… certo, sono comunque più tranquillo quando nel raggio di cinquanta centimetri ci sono anch’io!

Fujima e Hanagata sciano con grazia, è strano come siano sincronizzati, come riescano a muoversi nello stesso modo. E’ evidente che hanno maturato una conoscenza invidiabile delle capacità reciproche, e mi piace il rapporto che sembra legarli: non sono appiccicosi, anche se stanno sempre uno a fianco all’altro, le differenze sono palesi, ma riescono ad integrarsi e a dar vita ad una unione seria, matura, ma non noiosa o prevedibile. L’aggettivo che mi viene in mente è ‘bilanciata’.

Mi affianco al quattr’occhi, che spesso rallenta per fermarsi ad ammirare i boschi che costeggiano le piste, oppure le vette candide e incontaminate delle montagne che ci circondano.

Ad un certo punto solleva il braccio ad indicare un uccello enorme che sta volteggiando sopra le cime degli alberi.

"E’ un falco colombarius, è rarissimo vederli in Giappone!!!"

Sorrido, più per la sua felicità che per un mio interesse verso gli animali… cioè, mi piacciono i gatti, del resto Seth l’ho regalato io a Kaede, anche se potrebbe essere anche considerato l’eccezione che conferma la regola, e i cani, i criceti e i pesci rossi, ma non sono un esperto di rapaci. Devo ammettere, però, che questo falco ha qualcosa… chissà, probabilmente mi ricorda quel film americano che ho visto una volta con la volpaccia… già, quello con la tipa che di giorno era falco e con il tipo che si trasformava in lupo.

Quando il falco scompare dietro le montagne, riprendiamo a scendere, e raggiungiamo gli altri, che si sono riuniti a valle.

Sono stato per quasi un’ora lontano da Kaede, sicuramente un tempo troppo lungo! Mi avvicino mentre sgancia gli scarponi dagli attacchi, e gli appoggio una mano sulla spalla:

"Guarda che il tensai è arrivato dopo solo perché mi sono fermato a fare bird-occing…" lo informo.

"Ehm… bird-watching, Sakuragi" tossicchia Kogure.

Possibile che siano tutti così perfezionisti, qui? Tanto suonava uguale!

Non capisco perché, però, tutti scoppiano a ridere:

"Ehm, Mitsui, se fossi in te mi preoccuperei… chissà di chi può essere il ‘volatile’ che ha visto la scimmia!" sghignazza Miyagi.

Questa battuta di dubbio gusto la capisco anch’io, e non resisto alla tentazione di avvicinarmi minaccioso al nano:

"Piccolo puffo hentai! Sei così spiritoso che ridi da solo, e poi certo il ‘volatile’ non poteva essere il tuo, come si sa, c’è proporzionalità tra altezza e…"

"Stai zitto, do’aho!" interviene Kaede con voce minacciosa, mentre i giocatori dello Shoyo ridono sotto i baffi, Kogure è rosso come un peperone, Mitsui è furioso e Ayako ha la bocca aperta, incapace di dire una parola.

Andiamo a berci una cioccolata calda con una montagna di panna, e la situazione rientra nei binari normali, sebbene Mitsui, Miyagi ed io non possiamo fare a meno di beccarci, non appena ne abbiamo l’occasione.

 

Quando ci avviamo per tornare alla baita, non resisto e passo un braccio intorno alla vita di Kaede. Rimaniamo un po’ indietro rispetto agli altri, e quando stiamo per attraversare il passo, ci voltiamo per vedere la luce aranciata del tramonto riflettersi sulla distesa di neve candida. Abbraccio la mia Kitsune da dietro, addossandomelo contro il petto, e immergendo il viso nei suoi capelli profumati:

"E’ meraviglioso, vero?" gli sussurro piano.

Lui annuisce, e appoggia le sue mani sulle mie.

Rimaniamo così per un po’, finché il sole non scompare dietro le montagne, probabilmente andando a tuffarsi nel mare. Kaede si gira tra le mie braccia, e io lo bacio, finalmente senza il rischio di risatine e fastidiose intromissioni:

"Ti amo, volpaccia dispettosa!" gli dico, liberandogli la fronte dai capelli.

Lui mi guarda e mi sorride. So di non dovermi aspettare le stesse parole, sebbene finalmente, almeno una volta, lui me le abbia dette… e infatti il mio amore mi si rannicchia contro la spalla, lasciandosi cullare dal mio abbraccio.

Quando arriviamo a casa, troviamo gli altri già cambiati, pronti a cimentarsi in qualcosa di speciale per l’ultima cena che faremo quassù.

Io mi dileguo rapidamente, trascinandomi dietro Kaede: prima di tutto nessuno di noi due è molto abile in cucina, in secondo luogo, l’averlo tenuto abbracciato stretto, ha fatto nascere un certo languore, dentro di me, e non da mancanza di cibo…

Lui è il primo ad andare a fare la doccia, l’ho lasciato andare con la falsa certezza che nel frattempo io avrei tirato fuori dall’armadio i nostri zaini. Invece, dopo nemmeno dieci minuti, mi intrufolo nel bagno, con solo un asciugamano addosso, giusto in caso dovessi incontrare qualcuno nel pianerottolo.

La sua silhouette dietro il vetro smerigliato mi obbliga a liberarmi velocemente del telo di spugna, e con un movimento fluido, apro la porta scorrevole e lo raggiungo…

Cosa? Cosa è successo dopo?! Non vi resta che cercare di lavorare di fantasia, e se ci provate vi uccido, perché non dovete neanche provare a immaginare Kaede senza vestiti!

Come? Miyagi vi ha detto questo?! NO! Non è vero che dieci secondi dopo stavo tutto bagnato sul pavimento del pianerottolo, con l’asciugamano buttato a coprirmi i punti strategici… cioè, forse è vero, ma vi assicuro che prima sono riuscito a coinvolgere la volpaccia in un bacio molto appassionato… è stato alla mossa successiva che mi ha spedito a calci fuori dal bagno!

Sigh, dura la vita del tensai!!

Quando riesco a lavarmi anch’io, mi dico che probabilmente devo ancora lavorare sulla timidezza della Kitsune, e tutto sommato la prima occasione si presenta quando torno in camera per cambiarmi.

Lui si è addormentato con solo un asciugamano addosso, un vero e proprio tentativo di suicidio con questo freddo! Con il ghigno del tensai sulle labbra, lo aiuto a voltarsi sullo stomaco e comincio uno dei miei favolosi massaggi.

Sulla schiena il livido sta quasi scomparendo, e anche i graffi sono meno visibili.

Sento che comincia a fare le fusa, mentre le mie mani lo massaggiano per sciogliergli i muscoli.

"Più a destra…" mormora ad un certo punto, con quella voce profonda e sexy che sono sicuro possa essere accusata di oltraggio al pubblico pudore.

Lo accontento, come sempre, poi comincio a scendere sempre di più lungo la sua schiena, arrivando a sfiorargli l’asciugamano stretto in vita.

Comincio ad allentarglielo, pronto a deliziarlo con una sessione speciale delle mie tecniche di rilassamento, quando sento dei colpi rapidi alla porta, e poi la maniglia abbassata con violenza:

"Ehi, è quasi pronto: vi volete dare una mos…".

Lo sfregiato non riesce a terminare la frase, mentre io afferro la coperta per nascondere la schiena nuda di Kaede.

"Non sai che si usa bussare?!" urlo furente.

I suoi occhi rimangono fissi sulla volpaccia, che è ancora immobile con il viso affondato nel cuscino.

"L’ho fatto…" prova a giustificarsi, la voce stranamente roca.

"MA NOI NON TI ABBIAMO DETTO DI ENTRARE!!! VATTENE!" strepito inviperito.

E’ già la seconda volta in quattro giorni, prima Ayako e Miyagi e ora Mitsui… insomma, non esiste privacy qui dentro?!

E comunque non voglio che Kaede sia messo in imbarazzo, e non voglio che nessuno lo veda così sensuale come sa essere in queste situazioni.

Mitsui esce, chiudendosi piano la porta alle spalle.

Sicuro di beccarmi qualche punizione per quello che è successo, provo ad accarezzare i capelli del mio amore:

"Mi dispiace…" mormoro.

Lui si volta, obbligandomi a sollevarmi un po’ per permetterglielo, poi, quando sono di nuovo seduto sulle sue gambe, mi passa le braccia intorno al collo attirandomi a sé:

"Non è colpa tua, stavolta" mi sussurra, prima che io annulli la distanza e lo baci.

Scendiamo nel soggiorno poco dopo, fino ai piedi delle scale ci siamo tenuti per mano, ma Kaede ha ritirato la sua appena prima che gli altri potessero vederci.

Devo dire che hanno fatto un buon lavoro: Ayako ha preparato il riso, Fujima la carne speziata, Kogure e Miyagi le verdure, mentre Mitsui si è occupato di andare a comprare il vino e il dolce.

Quando ci alziamo, siamo sazi e piuttosto su di giri, pronti ad onorare quest’ultima serata insieme: ci sistemiamo davanti al camino, dopo esserci assicurati una riserva di legna che potrebbe durare per un’altra settimana.

Fujima e Hanagata si siedono sul divano, Miyagi sulla poltrona, con la gamba appoggiata sul panchetto di fronte, e Ayako avviticchiata sul bracciolo, e Mitsui sul tappeto, in modo da stringersi Kogure contro il petto.

Quando entro con la birra e altri generi di conforto, vedo che Kaede è seduto su un lato dell’altro divano, con gli occhi pericolosamente semichiusi.

Dopo aver appoggiato i vassoi sul tavolino basso, mi getto accanto a lui, sdraiandomi sui cuscini in modo da appoggiare la testa sulle sue gambe.

Alzo lo sguardo sul suo viso, e noto il suo sopracciglio pericolosamente aggrottato. Ovviamente esibisco il migliore dei miei sorrisi per tranquillizzarlo, ma non riesco a risparmiarmi una gomitata sulla spalla… comunque io non desisto!

Volto poi la testa per guardare gli altri, e noto, sui visi dei siamesi dello Shoyo, degli sguardi allibiti. Non trattengo il ghigno del tensai, mentre ricambio il loro sguardo annuendo.

La Volpaccia è di mia proprietà, tutti devono saperlo!

"Do’aho… pesi!" mormora lui, cercando di scansarmi, ma io gli passo le braccia intorno al collo, pronto ad attirarlo a me, se non la smette di divincolarsi.

Ci giriamo entrambi sentendo una risata insolita, bassa…

"Ehi, scarto, che diavolo hai da ridere!" gli chiedo con il mio solito tono gentile.

Lui scuote la testa:

"Maki mi aveva detto di voi, ma non potevo crederci. Invece state benissimo, insieme" replica sorridendo, facendoci capire che non c’era malizia nella sua risata.

"Il nonno dovrebbe farsi i fatti suoi, ogni tanto" rimarco io, comunque rivolgo un sorriso alla mia kitsune, notando subito la sua espressione infastidita.

Contemporaneamente sento un tossicchiare sospetto da parte di Mitsui, mentre Kogure gli copre le mani con le proprie.

Forse l’argomento Maki non è il migliore da trattare in questa compagnia. Se ben mi ricordo, un po’ di tempo fa i due pechinesi avevano avuto una discussione a riguardo…

"Ehi, teppista, ancora geloso del vegliardo?" lo provoco.

Mitsui tenta di sollevarsi in piedi, ma viene trattenuto dal quattr’occhi:

"Non ti spacco il grugno solo perché FORSE dispiacerebbe a Kaede… scimmia deficiente!" ribatte furioso.

Io sghignazzo, ma presto la risata mi muore in gola:

"Se è per me, non farti troppi problemi, Mitsui" interviene infatti la volpaccia con la sua solita voce piana.

"Kaedeeeeee!!!" comincio a lamentarmi, stringendogli forte le braccia intorno alla vita.

Lui non mi guarda, ma presto sento le sue dita sottili nei miei capelli. Chiudo gli occhi: mi piace tantissimo quando fa così, anche se, come adesso, è una mossa che non fa intenzionalmente.

"Ehi, Fujima, sai che scii davvero bene?" interviene Miyagi, nella cui voce avverto una ammirazione sincera.

L’ex allenatore dello Shoyo sorride:

"Me la cavo, ma è un po’ che non faccio una settimana bianca…".

"Troppo occupato a rotolarti con Mr quattr’occhi?" intervengo con delicatezza.

"Non siamo tutti come te!" replica lo sfregiato, autonominatosi difensore ufficiale dei gemellini siamesi.

"Lo so, ci mancherebbe solo questo! Solo io ho conquistato la volpaccia più bella!" mormoro con un sorriso a quarantotto denti.

"Do’aho!" mi sibila Kaede, scansandomi poi con decisione e andandosi a sedere sull’altro divano, accanto a Fujima. Ma pensate davvero che io gli permetta di ammutinarsi? Tra noi sono io che comando!!

"Kaede!!!! Torna qui, ti prego!!!!" comincio a piagnucolare, gattonando verso di lui.

Tutti scoppiano a ridere, mentre noto che Kaede stringe i denti, e le sue labbra si serrano in una linea.

Metto su la mia migliore espressione da cucciolo abbandonato, e manca solo che cominci a fare arf arf…

Perché? Perché io conosco la volpaccia, e so come farla cedere, e infatti…

"Do’aho, piantala!"

Esattamente quello che mi aspettavo, perché la sua voce è infastidita ma solo per l’imbarazzo.

Gli afferro un polso, con delicatezza, e continuo ad esibire il mio migliore sguardo bovino.

Lui scuote la testa, e mi segue, mentre ci risistemiamo sul ‘nostro’ divano.

"Comunque hai ragione" riprende improvvisamente Fujima "Si può dire che uno dei motivi per cui è un po’ che non scio, è proprio quello che hai rimarcato tu".

Sorride, la riserva, mentre stringe nella propria la mano dello stangone. Beh, devo ammettere che ha saputo reagire con stile, non è proprio quel signorino sdegnosetto che credevo.

"Che ne dite di fare un gioco tutti insieme?" propone a questo punto Ayako.

"Sì!" si accoda subito Miyagi.

"Potrebbe essere divertente…" azzarda Kogure.

"Cosa proponi?" si informa Mitsui, guardingo.

"Ma sì…" dice Fujima, mentre Hanagata annuisce.

"Il genio vincerà!" proclamo io.

"Mph" sbuffa la Kitsune, come sempre poco collaborativa.

"Beh, potremmo fare il gioco dei mimi…" comincia la nostra manager.

"Che palle!" sbottiamo in coro Mitsui, Miyagi ed io.

"Beh, allora raccontarci le storie paurose…" propone Fujima, rimasto mentalmente all’età di sei anni.

"Mi sembra un’idea romantica…" interviene Ayako.

Io la guardo con compassione: ho capito che potrebbe essere una buona idea per fare le coppie miciose, ma io… non ho storie paurose da raccontare!! Il tensai non ha mai avuto paura di nulla!!

"Io propongo lo strip-poker" dice Mitsui, azzittendoci tutti.

STRIP-POKER?! Non mi sembra un’idea malvagia, anche se… no, nessuno potrà mai vedere Kaeduccio-amore con meno di tre strati di vestiti addosso. Sto per oppormi, quando sento l’urlo di dolore dell’ex teppista:

"Kimi-kun… STAVO SCHERZANDO!!!!" cerca di giustificarsi, sotto lo sguardo infuriato del quattr’occhi.

"E il gioco della verità?" prova a proporre Hanagata, che evidentemente cerca di sdrammatizzare la situazione.

Miyagi è l’unico entusiasta, ovviamente pensando che possa essere un modo per capire i veri sentimenti di Ayako, che infatti si rivela la più strenua oppositrice di quest’idea.

"Ok, allora ognuno di noi racconti qual è il posto in cui porterebbe, se potesse, la persona di cui è innamorato".

Il quattr’occhi deve essere diventato deficiente tutto d’un tratto… queste sono cose private!!

Eppure tutti si mostrano d’accordo, a parte me, e a parte la volpaccia, che penso non abbia neanche sentito, visto che ha gli occhi chiusi.

"Avendo proposto il gioco, comincio io" stabilisce Kogure.

Si abbandona contro il petto di Mitsui, senza lasciargli le mani, e comincia a parlare:

"A me piacerebbe fare un viaggio in treno, attraverso l’Europa. Qualcosa tipo il mitico Orient-Express, con la neve fuori e il vagone letto attraverso cui vedere il paesaggio scorrere…"

"Mi sta venendo il diabete, quattr’occhi!" lo interrompo.

"NON CHIAMARLO QUATTR’OCCHI! STUPIDA SCIMMIA DEFICIENTE!!"

Ovviamente questo era Mitsui, che non ha gradito di essere stato distratto dai suoi pensieri da hentai su quello che potrebbe succedere nella cabina letto...

"…mi piace pensare al contrasto tra il freddo esterno, ed il tepore del treno. Penso che si potrebbero vedere dei posti bellissimi, e che sarebbe molto romantico. E’ vero, non è un posto, ma a volte penso che il viaggio sia la cosa più bella di una vacanza" conclude l’ex vice-capitano.

L’ex teppista lo abbranca ancora più stretto, e comincia a baciargli il collo.

Un attacco contemporaneo di tosse stizzosa colpisce tutti noi… insomma, qui non siamo sull’Orient-Express, no?!

"Ok, ora tocca a te, Hanagata, dove porteresti Fuji… la persona che ami?"

L’ex centro dello Shoyo sorride, passando un braccio intorno alla vita di Fujima:

"L’idea di Kogure non è male, sicuramente è molto romantica, ma a me piacciono gli spazi aperti, la natura non addomesticata, inospitale, ma affascinante…" si addossa il compagno contro la spalla "…una cosa che ho sempre desiderato è andare in Africa, nella savana, conoscere posti così diversi dai nostri, vedere animali di cui parliamo con familiarità ma che abbiamo visto solo nelle gabbie dello zoo. Sì, mi piacerebbe un bel safari fotografico, poter viaggiare di giorno, in una terra aspra e calda, e poter riposare di notte, sotto le stelle, accanto alla persona amata, in un mondo solo nostro. Chissà…" scoppia a ridere "…forse ho visto troppi film di avventura!"

L’immagine che ha evocato non è male, e io penso, ovviamente, a come sarebbe vivere un’esperienza del genere con Kaede: purtroppo lui rischierebbe di ustionarsi di giorno, di essere perseguitato dalle bestie feroci innamorate di lui, e di notte… dormirebbe senza permettermi nessun tipo di coccola! Forse non è la soluzione per me…

"Ah! Io invece ho un altro sogno…" è Ayako a parlare, buttando indietro la testa e chiudendo gli occhi: "Le meraviglie dell’antichità, i resti di civiltà antiche che hanno cambiato la storia…".

"Mica starai parlando della Cina!" si intromette Mitsui, che evidentemente non condivide questa stessa passione per i ruderi.

La nostra manager apre gli occhi:

"Beh, non così antiche… veramente mi riferivo ai Romani! Il mio sogno è vedere Roma, visitare il Colosseo, il Foro, Villa Adriana, Ostia antica…".

Oddio, sembra un catalogo turistico! La tipa deve essersi documentata…

"Sì, ho capito, anche i negozi dei grandi stilisti, eh?!" rimarca ancora lo sfregiato, ironico.

Lei arrossisce, ma non più di tanto, mentre Miyagi la guarda estasiato:

"Che male c’è? Potrei tornare con bauli e bauli pieni di meraviglie! E poi San Pietro, le chiese, i musei, le piazze…" salta in piedi, come assalita da un attacco epilettico: "Devo partire!"

Scommetto che Miyagi non è incluso nel pacchetto, ma decido di indagare:

"Si parlava di posto dove portare la persona amata, tu chi ti trascineresti?"

Ayako sorride:

"Chi ti dice che abbia già in mente qualcuno?" scuote l’indice davanti alla mia faccia "Non tutti sono così fortunati come te!"

E’ stata abile a sviare il discorso, ma io voglio bene a Ryota, in fondo in fondo, e quindi non demordo:

"Forse sbaglio, ma questa persona ti è più vicina di quanto credi…".

Ok, forse non è stato proprio un colpo di fioretto, ma almeno sono stato chiaro.

"Che diavolo blateri, scimmia!" si erge Miyagi, agitato. Ma io continuo a fissare Ayako negli occhi, e lei mi sorride di nuovo:

"Forse…" sussurra, aggiungendo poi con la sua voce più vivace "Adesso però tocca a te: dove porteresti la tua kitsune?"

Credo che si sia appena conquistata uno dei famosi sguardi che uccidono di Kaede, e tutto sommato sono contento di non esserne, per una volta, io la vittima!

Ridacchio contento, perché la mia idea è la migliore!

"Altro che i vostri viaggi banali!! Io mi porterei Kaede in America, visto che rompe sempre con il fatto che vuole andarci… AHIO!!!" l’infame mi ha dato una ginocchiata! "…sì, ti porto in America- gli comunico direttamente -per farci un viaggio in moto dalla costa orientale a quella occidentale! Solo noi due, il vento nei capelli…" chiudo gli occhi immaginando la scena..

"Con il casco mi sembra un po’ difficile!" nota quel pedante di Mitsui.

"Ehi Mitchi, tutta invidia la tua!" lo rimbrotto immediatamente "Pensa, Kit, potremmo andare a Chicago a vedere i Bulls, a Los Angeles per i Lakers, e poi vedremmo il deserto del Nevada, le riserve indiane, Disneyworld, il lago Michigan, New York, San Francisco, e… Las Vegas, per diventare miliardari!! Magari potremmo anche spo…" ehm, fortunatamente mi fermo in tempo: amo Kaede, ma ci tengo alla vita!

"Non per sabotare il tuo sogno romantico alla Easy Rider, ma ti rendi conto che hai nominato posti diametralmente opposti l’uno dall’altro?" mi chiede Hanagata, sorridendo.

Ok, ammetto di non essere mai stato una cima in geografia, ma quando la gente mette dei limiti ai sogni mi fa arrabbiare!

"Mica dobbiamo fare un fine settimana! E poi, se guido io, riusciremo a vedere tutto. E le notti…"

Ok, me la sono cercata! Mi ritrovo con un cuscino del divano premuto sul viso, un ‘do’aho’ sibilato con voce pericolosamente metallica.

"A me piacerebbe…" la voce dolce ma decisa di Fujima ci riporta all’ordine.

Vedo che Mister Quattr’occhi ha un’espressione attenta e curiosa, mentre gli accarezza lentamente il fianco intorno al quale ha avvolto il braccio.

L’ex capitano dello Shoyo scoppia a ridere:

"Ammetto di avere un animo un po’ romantico, ma mi piacerebbe una vacanza in un bel castello scozzese, grande, freddo, pieno di spifferi e fantasmi, con soffitte stracolme di cimeli e galleria con i ritratti di generazioni e generazioni di occupanti. Mi piacciono anche i cavalli, e vorrei che ci fosse una scuderia, in modo da poter fare le passeggiate sui campi d’erica, e vedere i tramonti sul mare dalle scogliere scoscese. Sì, davanti ad un paesaggio del genere, non servirebbero parole, ci sarebbe una fusione spirituale, silenziosa e profonda…"

Mi piace quello che ha detto, ma sia mai che Sakuragi il duro&puro si lasci commuovere!

"Hanagata, vedi di portarti il dentista, in caso! La carie è in agguato…" avverto il secondo gemellino, mostrando partecipazione per il futuro delle sue protesi dentarie.

Eppure, nonostante il mio saggio avvertimento, lo stangone sembra andare incontro al suo triste destino senza esitazioni, infatti si attira Fujima in braccio e lo bacia.

ARGH!!! Odio queste situazioni!

"Ehi, sdentato! Comincia a raccontare la tua idea, prima che quei due si diano ad atti osceni sul divano" sbotto, tentando di far recuperare ai due un minimo di ritegno.

Ecco che Mitsui si abbandona contro il muro, assumendo la sua aria migliore da uomo navigato e disilluso:

"Un sacco a pelo e uno zaino con l’indispensabile, io e Kimi-kun in una jeep, a girare l’Australia. Non credo possa esserci niente di meglio" ci comunica con l’aria di chi sta rivelando LA verità assoluta ai comuni, fallaci, mortali.

"Qualche particolare piccante sul vostro viaggio avventura?" si intromette Miyagi sarcastico.

L’ex teppista si sporge verso il nostro playmaker e sibila:

"Qualsiasi altra cosa sarebbe tempo perso con te… non credo di sbagliare nel dire che ‘manchi di esperienza’, no?!".

Ah, che bello, si preannuncia una rissa con i fiocchi! Mi stringo di più alla kitsunaccia addormentata e allungo una mano verso i popcorn… meglio del cinema!

Miyagi si alza in piedi, ergendosi in tutta la sua statura (non gli ci vuole troppo!) e avventandosi contro lo sfregiato. Kogure riesce a spostarsi appena in tempo per evitare un pugno in pieno viso, e i due cominciano a darsele di santa ragione. Hanagata e Fujima sembrano piuttosto sconvolti, mentre Ayako mi fa cenno di passarle i popcorn e Kogure è l’unico che si dà da fare per separare i due litiganti… illuso! Si fermeranno quando si saranno stancati, e torneranno amici come prima!

E infatti, molti popcorn dopo, succede esattamente questo: i due tornano ai propri posti, tamponandosi le varie ferite, e borbottandosi i peggiori improperi, e noi possiamo continuare il giro, che fra l’altro arriva proprio al puffo stanco:

"Tocca a te, nanerottolo, sempre che non sia rimasto spompato dalla rissa…" sibila Mitsui tra un respiro affannoso e l’altro.

Il playmaker cerca di sfoderare il suo sguardo più carico di sufficienza, poi, inghiottendo con difficoltà, e dopo qualche altro respiro profondo, comincia a parlare:

"A me piacerebbe un viaggio in Egitto, magari una crociera sul Nilo, con le tappe nei principali siti archeologici…"

Oddio, non mi aspettavo che lui e Ayako avessero tutta questa passione per il vecchiume!

"Le piramidi, la sfinge, i cammelli, la biblioteca di Alessandria! E poi conoscere tutte le storie che si raccontano sui ritrovamenti: i tesori, le mummie, le maledizioni, beh, non sarebbe solo un viaggio avventuroso, sarebbe interessante e rilassante, se si pensa alle spiagge del Mar Rosso, e poi l’archeologia è la mia materia preferita".

L’archeologia?! Qualcosa tipo Il puffo e l’ultima crociata?

Miyagi rallenta, dopo la foga che ha messo in queste parole:

"Credo che la notte nel deserto sia una cosa da lasciare a bocca aperta, vivere la magia di quei posti con la persona giusta può essere solo indimenticabile…" e si volta verso la nostra manager, ma senza Ayakuccia, senza sguardo implorante, senza aria da cucciolo smarrito… anzi, ha un’espressione seria, determinata. Sento che forse questo potrebbe essere il momento giusto per far crollare la muraglia che la nostra manager ha eretto a propria protezione.

"Sì, penso che con la persona giusta questa possa essere un’esperienza indimenticabile… e sono anche sicuro di averla trovata quella persona".

Nella stanza scende un silenzio di tomba (per l’appunto!): io non sono più nella pelle, questo è il momento topico, nell’emozione del ricongiungimento delle loro anime in pena, stringo il polso di Kaede fino a stritolarglielo.

"Beh… sono le tre, credo sia ora di andare al letto" se ne esce lo sfregiato, esibendo uno sbadiglio profondo che puzza di falso a venti metri.

"Hai ragione, domani dobbiamo anche alzarci presto per fare le valigie" gli fa eco Hanagata, alzandosi e aiutando Fujima a sollevarsi dal divano.

Miyagi e Ayako non dicono niente, mentre noi ci avviamo verso le scale, lasciandoli indietro. Io mi sono anche approfittato del sonno della mia kitsune, e lo sto portando in braccio al piano di sopra, senza che neanche se ne accorga.

Ci salutiamo sul pianerottolo, ma, dopo aver depositato Kaede sul letto, non resisto e mi riaffaccio sulle scale:

"Ehi nano! Tutto quello che può servirti è nel primo cassetto della credenza!" urlo sghignazzando, mentre torno correndo nella mia stanza, e mi chiudo la porta alle spalle sperando che al piano di sotto tutto proceda come deve.

Mi siedo sul letto, cominciando a spogliarmi: il mio volpacchiotto ha un viso disteso, rilassato. Sono contento che questa vacanza gli abbia fatto bene, gli abbia fatto recuperare un po’ di colore, e soprattutto lo abbia fatto riposare. Mi chino a baciargli la fronte, prima di cominciare a sfilargli i vestiti per dormire.

Sollevo le coperte, e finalmente siamo tutti e due al calduccio, ma la nostra nottata non è finita…

Comincio a scorrere la pelle di Kaede con la punta delle dita, soffermandomi su quelli che sono i suoi punti più sensibili. Poi gli appoggio le labbra sul collo, passandogli le mani dietro la schiena, salendo a massaggiargli la nuca.

Poco dopo comincia a rabbrividire, e a stringersi di più a me. Mi allontano, per obbligarlo a cercare il mio calore, e lui finalmente si sveglia, aprendo gli occhi completamente annebbiati.

"Ehi…" gli sussurro piano.

Lui allunga le braccia per stiracchiarsi, poi riporta lo sguardo su di me:

"Ehi…" replica, in mezzo a uno sbadiglio.

Rido, poi lo bacio delicatamente, continuando ad accarezzarlo.

"Com’è finito il gioco?" mi chiede.

"Forse domani torneremo con una coppia in più".

Lui accenna un sorriso:

"Miyagi se lo merita" mormora, richiudendo gli occhi.

Io gli passo le dita tra le ciocche morbide:

"Però il gioco non è ancora finito: qualcuno non ha ancora detto dove porterebbe la persona che ama. Dove mi porteresti, Kaede?" gli chiedo, cercando di nascondere la mia curiosità ed emozione.

"Mi sembra che si parlasse di persona amata…" rimarca con una smorfia ironica "…non di te!"

"Ohi!! Volpaccia indisponente… vedi di non fare scherzi!" ribatto io vivacemente, bloccandolo contro il materasso "Dove mi porteresti? Daaaai, voglio saperlo!!!" comincio a piagnucolare.

Lui scuote la testa:

"Non ne ho la più pallida idea… dormiamo?" propone, pensando di salvarsi. E poi… dormire??!! Abbiamo molte altre cose da fare…

Io gli salgo a cavalcioni, scuotendolo per le spalle:

"Dimmelo, dimmelo, dimmelo!!!"comincio a cantilenare, sapendo che questa può rivelarsi l’arma vincente.

Lui cerca di liberarsi di me voltandosi su un fianco, ma io non demordo, però cambio tattica. Mi chino su di lui cominciando ad accarezzargli il collo, le spalle, le braccia, sfiorandogli lo stomaco, felice quando lo sento rabbrividire, ma senza dargli altra soddisfazione che questi tocchi leggeri.

Kaede riporta lo sguardo nel mio, e i suoi occhi sono così belli e luminosi che tutto il resto, anche quello stupido gioco, perde valore.

Un’ora dopo siamo ancora svegli, esausti, stretti uno all’altro, io che trattengo la testa del volpacchiotto sulla mia spalla, avvolgendolo con un braccio e accarezzandogli il fianco con il pollice.

"L’anno prossimo dobbiamo tornare…" mormoro "…magari senza tutto questo seguito, solo io e te. Credo che ci abbia fatto bene questa vacanza, chissà che un giorno non riusciamo a fare quel viaggio in moto attraverso l’America…"

"Mph!" ribatte lui, deciso a non darmi soddisfazione.

"Come osi?! Tu che non hai neanche uno straccio di idea per un’avventura insieme! Volpaccia antipatica ed egoista" mi lamento, senza staccarmi da lui.

"Hn! Forse un’idea ce l’ho…" riesce ad articolare con fatica.

Scatto a sedere sul letto:

"E sarebbe?" esclamo, non stando più nella pelle.

Lui si volta sulla schiena, evidentemente infastidito dall’aver perso improvvisamente il suo materasso riscaldato.

"Davvero vuoi saperlo?"

Non so perché, ma la sua domanda non mi tranquillizza…

"Certo!" ribatto, con voce meno ferma di quanto vorrei.

"In India…" mormora affondando la testa nel cuscino.

"India?!" perché dovrebbe portarmi in India?

Lui riapre gli occhi, e giuro che quello sul suo viso sembra proprio un sorriso divertito:

"Pare che sia un paese ricco di scimmie: non saresti felice se ti portassi a trovare il parentado?" mi chiede, tentando lo scherzo con tono falsamente innocente.

"Brutta Kitsune antipatica! Pensi di essere spiritoso?! Allora io ti porto in Inghilterra, in campagna… sai, dove fanno ancora la caccia alla volpe!" gli urlo ributtandomi accanto a lui, e attirandomelo di nuovo addosso.

Kaede spinge maggiormente con la testa contro il mio collo, e mi abbraccia in cerca di calore (ho imparato a non illudermi! L’esperienza insegna…).

"Hn…" mi risponde sbadigliando "…ti manca il senso dell’umorismo, do’aho!".

A me viene da sorridere, nel buio di questa notte invernale. Spesso, in questo anno insieme mi sono detto di aver raggiunto la felicità completa, ma ogni giorno mi sembra più bello del precedente. Forse dovrei essere spaventato da questa felicità, ma quando guardo Kaede, mi dico che forse noi siamo l’eccezione ai fallimenti, alle delusioni, ai tradimenti che colpiscono la maggior parte delle coppie. Lo stringo più forte, e lo bacio sui capelli: è mio, e finché sarà con me, il futuro potrà riservarmi solo felicità.

Riesco solo ad accorgermi che fuori è cominciato a nevicare, mentre scivoliamo dolcemente nel sonno. Dobbiamo dormire… domani sarà una giornata faticosa.

La Baita – The End

 


 

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