Fa freddo.
Mi strofino le mani, sfregandomele una contro
l’altra. Stiamo camminando di buon passo nella neve ammonticchiata su
questa stradina di montagna, ed è più o meno un’ora che io sto
sbuffando ininterrottamente. Insomma, possibile che in questo posto
dimenticato da Dio non esistano dei mezzi che possano portarci più
comodamente fino alla baita??!!
"Kitsune!! Sono stanco di camminare…" cerco
di intenerire il mio compagno, che procede con passo deciso davanti a me.
Lui non dice niente, appena un grugnito per farmi
capire che è infastidito dalle mie parole.
Con uno scatto mi spingo in avanti fino a catturargli
il polso: già stiamo camminando da ore e ore in questa landa abbagliante
e desolata, già il grande tensai si sta accollando la maggior parte del
peso dei nostri zaini, già l’algida volpe, perfettamente in sintonia
con l’atmosfera circostante, sembra persa nei propri pensieri, e adesso
non posso neanche lamentarmi un po’?
"Ehi, Kaede… manca molto?" gli chiedo, i
nostri visi a pochi centimetri uno dall’altro.
Lui solleva un sopracciglio, quasi a voler evidenziare
l’inutilità della mia domanda.
Io mi chino lentamente su di lui… penso di meritarmi
almeno un bacio, visto lo sforzo che sto affrontando senza paura!
Lascio cadere il bastone e la telecamera per terra,
liberando l’arto rattrappito così da poter abbracciare meglio il mio
volpacchiotto… sono sicuro che questo sia un ottimo sistema per
riscaldarci un po’.
Lui risponde al mio bacio, ma si allontana quasi
subito, rimettendosi in cammino.
"Kitsuneeee…" mi lamento, ancora una volta
allibito dalla sua crudeltà.
Lui sbuffa e si ferma per darmi il tempo di raccogliere
la roba e raggiungerlo, poi allunga una mano, come a dirmi di passargli
parte del carico. Ma io sfodero il mio ghigno da tensai: mai e poi mai mi
farò aiutare da Mr Anoressia, io sono l’UOMO della famiglia!
Al mio rifiuto, lui scrolla le spalle, come a dire che
è peggio per me, ma gliela farò vedere io, Sakuragi Hanamichi, altresì
conosciuto come MrMuscolo, non ha bisogno di aiuto, è in grado di scalare
montagne, attraversare gli oceani, scendere nelle viscere della terra…
TA DAAAA!! Via con la sigla di apertura: Ore wa Tensai!!
Mi sto costruendo il film con le avventure del piccolo
genio montano, trascinandomi sul sentiero come un bradipo morto, quando
Kaede si ferma all’improvviso, facendomi cozzare violentemente contro la
sua schiena, visto che, come al solito, non ha ritenuto necessario
avvertirmi. Seguendo il suo braccio, capisco che mi sta indicando una
casetta di legno con il tetto spiovente, protetta su tutti i lati da
altissimi abeti.
"Siamo arrivati" mi comunica poi con il suo
abituale tono piatto.
Respiro profondamente: l’aria pulita, fredda,
limpida, mi riempie i polmoni… eccomi, mi sento già un tutt’uno con
questa natura aspra e selvaggia, con questo territorio ostile che cercherà
di ostacolare il nostro sforzo di conquista: la battaglia chiama, il
tensai risponde!
Inspiro di nuovo, e di nuovo sento il mio corpo
caricarsi di vigore…
EEETCIUUUU’!!!
Ehm, forse è il caso che respiri più lentamente,
quest’aria gelida mi sta congelando i polmoni!
Sono molto eccitato all’idea di questa vacanza: prima
di tutto sono stato una sola volta in settimana bianca, ed è stato con la
scuola, quando ero in prima media. Non mi piace ripensarci, perché, in
soli sette giorni, fui scaricato da ben quattro ragazze, già, quattro
delle cinquanta del mio famoso record. Non che il ricordo mi ferisca più
di tanto, visto che ora ho capito, ma probabilmente un vago sentore lo
avevo anche allora, che quello non era neanche lontanamente amore, però,
insomma… la volta in cui una tipa mi ha respinto (letteralmente!)
picchiandomi con le racchette da neve, facendomi perdere l’equilibrio e
costringendomi a fare tutta la pista nera a marcia indietro, non è che
sia proprio una di quelle esperienze che si ricordino con il sorriso!
In secondo luogo sono contento perché avevamo bisogno
di un po’ di tranquillità: ultimamente, soprattutto agli allenamenti,
stavo diventando insofferente, con tutti quei dementi sempre in agguato
per cercare di sottrarmi ciò che è mio di diritto da oltre un anno…
per un momento mi si compongono davanti agli occhi le immagini di
praticamente l’intera popolazione, maschile e femminile, di Kanagawa,
con propaggini anche a Osaka e Akita.
E in terzo luogo… una settimana da solo con il mio
volpacchiotto!! Ci sveglieremo tardissimo, mangeremo fino a farci
scoppiare la pancia, almeno io, ma spero di far guadagnare un po’ di
peso anche alla volpaccia anoressica, scieremo tutto il pomeriggio, noi…
due sagome scure ed eleganti stagliate contro un tramonto arancione, come
i miei capelli! E poi ci sfonderemo di cioccolata calda, per non parlare
delle lunghe… lunghissime notti di passione!!
"Che diavolo hai da ghignare, do’aho?!"
Ebbene sì, è la voce celestiale della mia dolce metà
che mi riporta sulla terra. Scuoto la testa, senza però riuscire a
cancellare il mio sorriso, ed entriamo in casa.
Barcollo sotto il peso dei pacchetti, ma finalmente
riesco a raggiungere il divano e a mollare tutto quanto. Intanto Kaede
apre le finestre, facendo entrare la luce calda del sole. Nonostante la
neve e il freddo, è una giornata splendida, e i raggi tiepidi sembrano
accarezzare tutta la casa.
Mi guardo intorno: è una piccola baita su due livelli.
Il piano terra sembra quasi completamente occupato dal soggiorno, con un
camino enorme, anche troppo, divani e mobili semplici, in legno d’abete.
La cucina sembra comoda, con tanti scaffali e il tavolo con le sedie
intagliate. Mi viene da sorridere: non è elegante come la casa di
Kanagawa, ma c’è qualcosa di caldo, di ‘femminile’… e così mi
viene in mente che deve essere stata la mamma di Kaede ad arredarla.
Non dico nulla, perché so quanto Kaede soffra nel
ricordare la sua infanzia, però mi avvicino e lo abbraccio da dietro: lui
non mi respinge, anzi, si abbandona contro di me, continuando a guardare i
campi innevati fuori della finestra. Poi si gira, sempre contro il mio
petto, e…
"Volpaccia maledetta!!!"
Mi scuoto violentemente, allontanandomi la felpa dalla
schiena, e saltando come se fossi stato morso da una tarantola: calma,
tensai, calma tensai, calma tensai, mi ripeto come un mantra, il grande
genio reagirà con la solita classe ed eleganza, non si lascerà prendere
dall’impulso di ucciderlo, no, no, no…
"AAAAAAHHHHHH!!!! Io ti ammazzo!!!" gli urlo
cominciando ad inseguirlo, mentre lui scappa, imboccando la porta di casa.
Vi starete dicendo che la mia reazione è esagerata…
certo, voi tutti bel belli al calduccio che sparate sentenze sul grande
Hanamichi Sakuragi: è facile, un mucchio di neve gelata è stata infilata
nel mio colletto, non nel vostro! Ma la volpaccia non la passerà liscia!!
Arranco nella neve alta, cercando di raggiungerlo. Lui
sembra un cerbiatto, più che una volpe, e mi sfugge ogni volta che penso
di averlo acciuffato, ma io sono contento così, mi piace vedere il suo
viso arrossato, i suoi occhi lucidi per il freddo e la corsa, la sua bocca
distesa in un sorriso.
Si ferma improvvisamente, lo sguardo fisso su qualcosa
che si muove nel sottobosco, ma io decido che può anche esserci un
grizzly, io non mi lascerò intenerire. Con un balzo gli sono addosso,
facendo finire entrambi per terra:
"Ti ho preso, volpacchiotto" gli mormoro sul
viso, bloccandogli le mani gelate contro la neve.
Lui mi guarda, e sebbene tenti di mantenere
un’espressione seria, i suoi occhi sono ridenti:
"E adesso?" mi provoca.
Il mio ghigno non lascia scampo, mi abbasso su di lui,
e… no! La neve in bocca, no!
Ma il tensai non si arrende, e così lo catturo in un
lungo bacio che scioglie il gelo della neve, e che presto diventa
bollente. Mi allontano quando rischiamo di morire per mancanza di
ossigeno, ma rimango immobile a guardarlo, i suoi occhi azzurri si
chiudono lentamente, e io sollevo una mano per arruffargli la frangia:
"Non ti addormenterai proprio adesso, volpaccia!
Abbiamo molte cose da fare prima che scenda la notte… e anche dopo"
aggiungo allusivo.
Ahio!! Una gomitata nelle costole, che mi fa rotolare
di lato: possibile che con lui non si possa mai scherzare?
"Ehi, Kaeeedeeee… dove vai?!"
Neanche mi risponde, mentre si incammina verso la
baita.
Rimango per qualche istante sdraiato nella neve, la
schiena sul terreno gelato, le braccia incrociate dietro la testa. Il
cielo è limpido, azzurrissimo, e al sole si sta bene. Mi alzo,
scrollandomi il ghiaccio di dosso per non ritrovarmi fradicio, alzo il
bavero e mi avvio anch’io verso casa.
"Ma dove vai?! Non mi aspetti??? Malefica Kitsune,
sto parlando con te!!!".
Rukawa ha preparato tutta la roba per andare a sciare,
e, senza aspettarmi, sta già uscendo di nuovo.
"L’impianto è a circa un chilometro da qui,
prosegui sulla strada maestra e non puoi sbagliare".
Ha parlato molto, ma non ho sentito nessun ‘amore’,
‘meraviglioso tensai’, ‘mi mancherai’… ma sicuramente deve aver
pronunciato queste parole, come potrebbe essere altrimenti?
Mi precipito nel soggiorno e trovo gli sci allineati
nella rastrelliera e gli scarponi nell’armadio.
Riempio lo zaino, facendo anche un rapido raid in
cucina, e poi mi getto all’inseguimento: oggi il tensai insegnerà alla
kitsune come si scia!!
Quando arrivo all’impianto, lo trovo seduto su una
panchina, gli scarponi infilati e gli sci appoggiati alla staccionata, che
ascolta musica con il walkman, ad occhi chiusi.
Pronto a vendicarmi per il suo improvviso attacco di
giocosità di stamattina, decido di avvicinarmi senza farmi sentire, per
fargli fare un salto.
Sono a mezzo metro da lui, le braccia tese in avanti
per scrollarlo violentemente per le spalle, quando lui apre gli occhi, e,
scuotendo la testa, se ne esce con quel ‘do’aho’ che io non posso
sopportare.
Mi chino di fronte a lui, sfilandogli le cuffiette:
"NON-DO’AHO-MA-HANA-AMORE" gli scandisco,
sperando che finalmente qualcosa entri nella sua testolina piena di
segatura.
Lui recupera gli auricolari e mi guarda con
sufficienza:
"Sbrigati, e smettila di fare l’idiota" mi
sibila.
Sbatto ripetutamente la fronte contro il legno del
sedile… non è possibile, non è possibile!!
Ah, finalmente in pista! Guardo le altre persone
scendere senza stile, senza eleganza. Certo, nessuno ha imparato, come me,
a sciare direttamente dai grandi campioni, mimando i movimenti sul tappeto
di fronte alla televisione! Ci sono state innumerevoli gare in cui facevo
tempi ben migliori di quelle lumache omaggiate da tutti…
Mi porto la mano sulla testa, abbassando gli occhiali:
"Pronto a perdere, kitsune?" lo sfido.
"Mph!" ribatte lui, sistemando gli attacchi.
Ci gettiamo giù, pronti ad abbattere qualsiasi record
di velocità: nel basket la volpaccia è appena appena migliore di me, ma
sulla neve il tensai è il primo, è un campione, è il gigante… gigante
di gigante, sì!
Ehm, c’è qualcosa che non va… insomma, quegli
alberi stanno venendo dritti dritti contro di me! Ops… come si fa a
girare???
"PISTAAAAA!!!!" urlo alla gente che ha
l’ardire di frapporsi tra me e il boschetto di abeti… forse dovrei
anche urlare le mie ultime volontà, tipo ‘Kaede, continua la tua vita,
non richiuderti in te stesso, non smettere di ridere solo perché io non
ti starò più accanto…’, ok, forse quest’ultima cosa è superflua.
Però devo avvisarlo che dovrà entrare in clausura: vivo o morto, il
volpacchiotto rimane mia proprietà…
Proprio quando sto per chiudere gli occhi, e
abbandonarmi al mio triste destino (ma chissà, forse, come nei cartoni
animati americani, dopo essermi spiaccicato contro l’albero ritorno
normale…), sento qualcosa arrivarmi addosso e spingermi su un cumulo di
neve.
Quando riesco a riprendermi, mi accorgo di essere
sdraiato sopra il corpo di Kaede.
"Volpacchiotto?! Che ci fai qui?" gli chiedo
stupito.
Perché… perché mi ha dato un pugno in faccia???
Kaeeedeeee…
"TU SEI PAZZO!" mi sibila in faccia.
Sollevo un sopracciglio: cosa vorrà dire?
"Ti stavi andando a schiantare contro quegli
alberi, volevi ammazzarti?!"
Ma perché è così agitato? Alla fine il tensai
avrebbe capito come si fa a girare…
"Io…" comincio a dire, ma lui scuote la
testa e si rimette in piedi, allungandomi una mano per aiutarmi.
"Perché non giravi?" mi chiede, stavolta con
il suo abituale tono piatto.
Lo guardo senza parlare, poi gli sollevo il mento con
la mano:
"Ti sei preoccupato?" gli chiedo. Lui non
sembra aver intenzione di rispondere, quindi io continuo: "Il tensai
non si ricorda come si fa a girare… cioè, so che bisogna spostare il
peso, ma…".
Lui solleva gli occhi nei miei:
"Andiamo, ti faccio vedere" mi dice,
voltandomi le spalle.
E’ una bella giornata, Kaede mi aiuta con l’unica
piccola sbavatura della mia tecnica sciistica, e poi ci divertiamo
veramente. La cosa che mi piace di più è finirgli addosso e rotolare
insieme sulla neve, anche se questo mi fa guadagnare diverse gomitate
nelle costole.
Verso le cinque, il sole comincia a tramontare. Siamo
anche molto stanchi, per essere la prima giornata che passiamo sulle
piste, ci siamo affaticati parecchio.
Quando ci togliamo gli scarponi per mettere i doposci,
mi accorgo che le dita di Kaede sono intirizzite, e che il suo corpo è in
tensione. Ho uno strano presentimento, e quando entriamo nel rifugio per
berci una cioccolata calda, gli afferro un braccio e lo trascino nel
bagno.
Gli slaccio la giacca a vento, e comincio a sollevargli
la maglietta.
"Che diavolo fai, do’aho!" mi fa lui,
spingendomi via.
Ma io non demordo, so bene che sta nascondendo
qualcosa. Lo addosso alla parete, e lui fa una smorfia di dolore nel
momento in cui la schiena urta contro il legno.
"Stai fermo" gli dico deciso, stavolta non ho
intenzione di cedere.
"Co… come te lo sei fatto?!" gli chiedo
allibito. Ha un enorme ematoma sulla schiena, e sbucciature sulle spalle.
Lui scuote la testa, e allunga una mano per riprendere
la maglia. Ma io me la porto dietro la schiena.
So benissimo che fino a stamattina non aveva niente.
Perché lo so? Che domande idiote…
Comunque voglio sapere, perché ho un terribile
presentimento. Eppure lui si riappoggia con cautela alla parete, e chiude
gli occhi, manifestando la chiara intenzione di rimanersene in silenzio,
sempre che non decida di addormentarsi nei bagni del rifugio.
"Kaede…" gli sussurro abbracciandolo
delicatamente "E’ successo quando stavo andando contro gli abeti,
vero?" continuo.
Lui non risponde, ma si rilassa tra le mie braccia.
Lo bacio sulla fronte:
"Grazie, volpaccia" gli mormoro, usando quel
soprannome sapendo che a lui non piacciono le ‘melensaggini’, come le
chiama.
Lo aiuto a rivestirsi, e poi torniamo a sederci ad uno
dei tavoli, in attesa della nostra cioccolata con panna. Mi sento in
colpa, si è fatto male per aiutarmi, e sicuramente il fatto che gli sia
piombato addosso nella caduta non può averlo aiutato. Gli sorrido, ma lui
mi ricambia con la solita espressione indecifrabile. Fuori dalla finestra
vediamo che sulla pista vengono accese le luci, ma non c’è quasi più
nessuno ad avventurarsi nelle discese.
C’è una strana calma, un’atmosfera piacevole. E’
come se la vita intorno a noi avesse rallentato il suo ritmo frenetico,
permettendoci di gustare ogni istante. Per la prima volta, anch’io non
sento il bisogno di parole, sto bene così, mi sento protetto, e ho con me
la cosa più importante della mia vita.
Quando ci alziamo per raggiungere di nuovo la baita,
non accetto obiezioni: mi carico tutta l’attrezzatura sulle spalle, ed
evito di sollevare anche Kaede solo perché so quanto può essere
antipatico quando ritiene che si stia intaccando il suo spazio personale.
Così camminiamo lentamente nella neve, seguendo le fiaccole accese lungo
la strada.
Allungo una mano per catturare la sua, e lui mi lascia
fare: il cielo è stellato, molto più luminoso che in città, dove i
lampioni impediscono di ammirarlo nella sua perfezione.
Mi fermo improvvisamente quando vedo una stella
cadente…
"Kaede!!! Esprimi un desiderio!!!" gli
strillo indicandogli il punto in cui ho visto la scia luminosa. Anch’io,
per un istante, chiudo gli occhi ed esprimo il mio. Nel farlo, attiro il
volpacchiotto tra le mie braccia:
"E’ la tradizione" gli spiego, vedendo il
suo viso serio "Così i nostri desideri si avvereranno!".
Lui rimane qualche istante in silenzio, poi mi mormora:
"Pensavo valesse per le stelle cadenti, non per
gli aerei di linea…".
AARRGGHHH!!! Sta forse insinuando che il grande tensai
non sia in grado di riconoscere la scia di un aeroplano da una stella
cadente??!!!
"Comincia a correre, Kitsune, perché Sakuragi il
genio sta meditando la sua vendetta!" lo avverto.
Lui invece si stringe nel mio abbraccio:
"Con la tua vista di lince, non avrei difficoltà
a sfuggirti…" mi sussurra nell’orecchio, passandomi un braccio
intorno alla vita.
E’ inutile, la volpaccia conosce un sacco di subdoli
mezzucci per evitare le minacce dell’inarrivabile campione…
Dopo tre giorni sulle piste, ormai posso rivaleggiare
con chiunque, corro, curvo, supero… non ci sono più segreti per me.
Ogni tanto il volpacchiotto mostra di conoscere qualche trucchetto in più,
ma sono dettagli, certo, dettagli che lo fanno arrivare sempre prima di
me, ma cose trascurabili per un talento naturale come il mio!
E’ quasi l’ora di pranzo, e mi sono seduto su una
panchina vicino al rifugio per aspettare Kaede e pranzare insieme. Noto
che la gente mi guarda tre volte, prima di sorpassarmi… ritengo che non
siano abituati allo smagliante sorriso del tensai. Perché sorrido? Ehm…
come dire… fa buio presto, le notti sono lunghe e fredde… come pensate
che due poveri ragazzi di città come noi possano riscaldarsi, quando la
nostra baita si è rivelata non avere riscaldamento centralizzato (non
capisco perché Ru si sia adirato per la mia legittima domanda su dove
fossero i termosifoni…) ma solo un camino, che fra l’altro ha
continuamente bisogno di legna per funzionare? Insomma, diciamo che stiamo
recuperando molto del tempo portato via dagli allenamenti e dallo studio,
e la volpaccia è anche meno disfattista del solito!
Sghignazzo ancora… non vedo l’ora di tornare nella
nostra casetta tra gli abeti per riprendere un discorso interrotto
stamattina dal mio tonfo sul pavimento! Ok, vi risparmio i particolari, vi
basti sapere che forse stavo tentando qualcosa di esageratamente
acrobatico…
Kaede sta facendo la sua ultima pista nera. Sto con il
cuore in gola quando lo vedo sciare in questo modo. E’ vero che lui è
piuttosto abile, però mi fa paura, sembra non temere nulla, mentre supera
tutti, senza mai rallentare la sua velocità folle.
Sono ancora con gli occhi incollati su di lui, sulla
sua tuta da sci nera, quando una botta sulla spalla mi fa sussultare e
quasi versare il termos pieno di tè bollente sui pantaloni.
"Ehi, Sakuragi! Finalmente vi abbiamo
trovato…".
Finalmente?! E poi che ci fanno qui i due pechinesi di
peluche?!
"Mitsui?! E pure il quattr’occhi?!" esclamo
allibito.
AHIO!!! Perché mi ha dato un pugno in testa?!
"Ti ho detto mille volte di non chiamarlo
quattr’occhi!" mi urla lo sdentato in un orecchio.
"Dai, Hisa-kun… non è un problema…"
prova ad intervenire il vice-capitano, tentando di calmare il suo ragazzo.
"TU SEI COMPLETAMENTE PAZZO!!! IL POCO CERVELLO
CHE AVEVI TI E’ SPARITO INSIEME AI DENTI!!!" gli urlo, contento
della rabbia che vedo montare nei suoi occhi.
Kogure gli tappa la bocca con una mano, impedendogli di
reagire, e si guarda intorno per vedere quanta attenzione abbiamo
richiamato.
"Pensavamo che Rukawa te lo avesse detto…"
comincia, poi si interrompe per risistemarsi i fondi di bottiglia e dare
un’occhiata alla gente che ci circonda "…a proposito, dov’è?"
Io indico la pista, in particolar modo la valanga umana
che sta precipitando a velocità folle verso valle:
"E’ lì" mormoro, tornando a pregare che il
mio ragazzo non si rompa l’osso del collo.
"Accidenti, scia davvero bene…" nota Mitsui,
facendomi drizzare i capelli (alla Sendoh?)… insomma, lui ha il
quattr’occhi, non facesse scherzi!
"Se la cava" noto con sufficienza.
Perché scoppiano a ridere?! Perché nessuno mi prende
mai sul serio?! Ma adesso il tensai duro&puro dimostrerà a tutti il
proprio valore… afferro gli sci e tento di alzarmi.
Il braccio dello sfregiato mi riporta a sedere:
"Per favore, risparmiaci le comiche per dopo
pranzo…" sogghigna, tutto contento di potersi vendicare.
"Disgraziato, idiota, deficiente…" comincio
ad adularlo, prima di passare al piatto forte, la testata ammazza dementi.
Vengo però bloccato da un profondo e teso do’aho….
Mi volto di scatto, e infatti è lui, il do’ahotore
doc, Kaede Rukawa, che, ancora ansimante, ha terminato la discesa e si
è fermato accanto a noi, sollevando una cascata di neve nella frenata.
"Ciao Kaede!" lo saluta Mitsui con troooppo
entusiasmo, battendogli una mano sulla spalla. Mossa sbagliata, demente! E
infatti Kaede non riesce a trattenere una smorfia di cui solo io riesco a
cogliere il vero significato: quell’ematoma sulla schiena è ancora lì,
enorme e doloroso.
"Qualcosa non va?" prova a chiedere Kogure,
notando la contrazione dei muscoli facciali della volpaccia.
Lui non risponde, scuote appena la testa, sedendosi
accanto a me per aprire gli attacchi degli sci.
"Non posso credere che ci siamo ritrovati nello
stesso posto… con tutte le località sciistiche del Giappone!" noto
con grande originalità. Non riesco a capire quale buona stella mi stia
perseguitando… pure la settimana romantica con Kaede rovinata dai nostri
compagni di squadra! Comincio a pensare che la Kitsune avesse ragione
riguardo alla scia dell’aeroplano, visto che il mio desiderio era di
passare una settimana perfetta, SOLO noi due…
"Beh, non è stata una cosa casuale…"
comincia piano il quattr’occhi "…Mitsui e Rukawa avevano parlato
della possibilità di andare a sciare, e Rukawa aveva proposto di
raggiungervi qui, visto che lui ha una casa. E’ stato molto gentile,
perché così possiamo risparmiare i soldi dell’albergo…".
Io annuisco, stupito dal fatto che il mio Kaede stia
finalmente cominciando a socializzare, e non sia più così indifferente
come prima, però mi sfugge una cosa…
RISPARMIARE I SOLDI DELL’ALBERGO??!! Che diavolo
significa, che le due piattole verranno alla baita con noi?! NO! Mi
rifiuto, non è possibile!!
"Ma… ma…" comincio a balbettare,
l’agitazione che mi impedisce di esprimermi in maniera intelligibile.
"E con il prossimo treno dovrebbero arrivare anche
gli altri quattro…" aggiunge l’ex vice-capitano, imperturbabile.
"ALTRI QUATTRO?!" non posso fare a meno di
sbottare, meritandomi una gomitata nelle costole da parte della volpaccia
silenziosa… oddio, a quanto pare ‘silenziosa’ solo con me, visto che
ha invitato mezza Kanagawa!
Ecco, sono sicuro che adesso lo sentirò, la
premonizione è sempre più forte… il nome dell’orrido porcospino è
in agguato… sia mai che eviti di rompermi le uova nel paniere, quel
demente!
"Sì, Ayako e Miyagi e…"
Eccolo, eccolo, chiudo gli occhi cercando di farmi
forza.
"Hanagata e Fujima".
Spalanco gli occhi: Hanagata e Fujima?
"Che c’entrano i due siamesi dello Shoyo?"
chiedo perplesso.
"Beh, frequentiamo la stessa università, adesso,
e stiamo nella stessa squadra di basket. Siamo spesso insieme, e siccome
anche loro dovevano andare in settimana bianca, abbiamo deciso di venire
tutti qui" mi spiega sempre Kogure, evidentemente l’unico deciso a
mettermi al corrente di un piano di cui era a conoscenza tutta la
prefettura. Però c’è una nota positiva… l’orrido porcospino non è
stato nominato, e per una volta non devo temere stupidi rivali: Miyagi
fortunatamente è etero a prova di bomba, Ayako non ha speranze
(credo…), e Mr Quattr’occhi e la riserva esistono uno per l’altro,
da quello che mi è parso di capire.
Lascio andare un bel sospirone di sollievo:
"Nella baita ci sono molte stanze… spero di non
incontrare mai nessuno di voi!"
NON E’ GIUSTO! Perché Kaede mi ha dato un calcio
sullo stinco?! Mi ha fatto maaaaleeee!!!!
"Comunque l’appuntamento è qui, dovrebbero
arrivare a minuti" e l’ex vice-capitano guarda l’orologio per
l’ennesima volta.
Ci trasferiamo all’interno, con Mitsui che passa un
braccio intorno alla vita del Megane-kun, costringendolo a sedersi accanto
a lui sulla cassapanca, e io e Kaede che ci sistemiamo in quella di
fronte. Quando passa il cameriere, ordiniamo le nostre cioccolate con
panna. Io sono contento, mangiare dolci non è il massimo
dell’alimentazione sana ed equilibrata, ma qualsiasi cosa possa servire
a rivestire lo scheletro della volpaccia è benvenuta!
Proprio quando sto rovesciando la zuccheriera nella mia
tazza, sentiamo un "Ayakuccia…" così piagnucolante che
capiamo subito che Miyagi ci è vicino.
"Ho detto no!" replica la nostra manager.
"Ma sarebbe così romanticoooo!!!!"
"Ho detto no!" ribatte lei, e dalla voce
sembra anche piuttosto spazientita… giurerei che il ventaglio è in
agguato!
Contemporaneamente vediamo il centro dello Shoyo
abbassare la testa per non sbattere contro l’intelaiatura della porta di
ingresso, e accanto a lui Kenji Fujima.
Mitsui solleva una mano per attirare la loro
attenzione, e subito ci raggiungono.
Io non resisto, e con il mio famoso ghigno mi rivolgo
al nano maledetto:
"Cosa stavi proponendo di così romantico…
costruire un pupazzo di neve?"
Lui si alza in piedi, rosso di rabbia:
"Stupido rossino deficiente!! Come se tu capissi
qualcosa di romanticismo!" mi sbraita a due centimetri dal naso.
"Almeno io non sono solo come un cane,
puffo!" gli replico sul muso, ovviamente dovendomi pure piegare sulle
ginocchia per essere alla sua altezza.
La sventagliata di Ayako e il calcio di Rukawa partono
contemporaneamente, e a niente vale la mia più che legittima
proclamazione di innocenza:
"E’ colpa suaaaa!!!" piagnucolo buttandomi
addosso a Kaede, come sempre rapidissimo ad approfittarmi di qualsiasi
occasione favorevole.
Ok, becco anche una gomitata sulle costole, ma questo
fa parte dei gesti affettuosi della mia volpaccia: ormai ci ho fatto il
callo, nel vero senso della parola!!
Noto che Hanagata e Fujima si scambiano uno sguardo un
po’ perplesso, e decido di metterli a proprio agio:
"Ehi schiappe!! Così scarsi anche nella squadra
universitaria?".
Ehm… perché tutti questi sguardi di riprovazione?
"Do’aho! Piantala… ora stai davvero
esagerando!" mi sibila Kaede, e forse ho davvero passato il segno
visto che, ad occhio e croce, la sua frase ha superato le due parole. Ok,
ha ragione, ma la mia intenzione era buona!
"Stavo scherzando! Non capite il fine umorismo del
tensai! Mi domandavo solo se anche quest’anno il grande Maki gli
ha fatto mangiare la polvere!" mi spiego meglio.
Rukawa sbatte la tazza sul tavolo, voltandosi verso di
me con uno dei suoi sguardi inceneritori. Improvvisamente ho una gran
sete, e affondo il viso nella cioccolata. Accidenti! Come sono
permalosi…
"Forse siamo arrivati un po’
improvvisamente…" nota Ayako, guardando con espressione truce me e
Miyagi, alternativamente, e contemporaneamente tentando di testare
l’umore della Kitsune.
Lui scuote la testa, e Kogure comincia a raccontare
dell’ultima volta che lui e Mitsui sono stati sulla neve… è sempre il
solito quattr’occhi: desideroso di riappacificare tutti e di
sdrammatizzare.
Dopo un po’ anche lo sfregiato e Hanagata si
inseriscono nella conversazione, e l’atmosfera torna quella di sempre.
Io guardo Kaede di sottecchi, e nonostante lui cerchi di evitare il mio
sguardo, da come si è rilassato contro lo schienale, capisco che il
peggio è passato. Del resto… chi è che può tenere a lungo il muso
alla perfezione vivente, Hanamichi Sakuragi?
Quando arriviamo alla baita è ormai quasi buio. Io
evito di fare ulteriori commenti, ma sistemo i nostri ‘ospiti’ nelle
stanze più lontane dalla nostra. Mentre cerco delle coperte da dare ad
Ayako, in un cassetto trovo una busta con delle fotografie.
Senza farmi vedere dalla nostra manager, non resisto
alla tentazione e me le infilo in tasca.
Non so perché lo abbia fatto, forse non è neanche
giusto che io utilizzi un sistema simile per conoscere qualcosa del
passato di Kaede, di quell’infanzia di cui lui non mi parla mai.
Sto quasi per rimettere tutto a posto, quando mi
convinco che una innocua sbirciatina non è niente di male. Mentre tutti
gli altri sono alle prese con la sistemazione delle camere, e la mia
volpaccia è sicuramente crollata addormentata sul letto, mi chiudo in
bagno con il bottino.
Sorrido guardando le fotografie, ma è un sorriso che
non ha molto di allegro: Kaede bambino è adorabile, oddio, anche la
versione adulta non è malaccio, ed ha un sorriso così bello sul visetto
pallido.
E la donna che lo tiene in braccio ha un’espressione
così dolce, affettuosa… ride, stringendosi al petto il bambino e
guardando fisso l’obiettivo… Ci sono altre foto con loro due, e alcune
che devono essere state fatte con l’autoscatto, perché vi riconosco
anche una versione ringiovanita del signor Rukawa.
Sono foto normali, familiari… ma di una famiglia
felice. Io sono riuscito a vedere Kaede sorridere, penso di essere stato
uno dei pochi, ed ho sempre considerato questa una cosa di cui andare
orgoglioso, ma mi dispiace pensare a tutti quei sorrisi persi durante
l’infanzia… so bene che lui mi risponderebbe che sta bene così,
eppure, vedendolo così piccolo e allegro con i genitori, penso che
probabilmente qualcosa l’ha persa. Serro la mascella: sta a me fargli
recuperare tutto, farlo stare bene, fargli ritrovare serenità e allegria.
Ho detto tante volte che lui non sarà mai il tipo che si piega in due
dalle risate per una battuta, però ci sono tanti segni nel suo viso che
mi permettono di accorgermi del suo divertimento e della sua felicità, e
voglio che questi siano presenti sempre più spesso.
Rimetto le fotografie al loro posto, nascondendole bene
in fondo al cassetto. Non so perché, ma sono geloso di quei sorrisi, li
ritengo suoi e della sua famiglia. Forse vi chiederete perché io non mi
ritenga invadente ad avere sbirciato le fotografie di nascosto… beh, è
semplice, per me non c’è la curiosità da circo che fa dire ‘guarda,
anche il ghiacciolo umano sa sorridere!’, quello che vedo in quelle
immagini è uno stimolo a perseverare nel mio tentativo di intrufolarmi
nella sua corazza, a fargli capire che aprirsi agli altri, farsi degli
amici veri, non mette in pericolo, non aumenta solo il rischio di perdere
delle persone care.
Entro nella nostra camera: come mi aspettavo lui è
disteso sul letto, un po’ raggomitolato per il freddo. Mi sdraio accanto
a lui e lo accarezzo piano, per poi abbracciarlo dopo averlo coperto con
una trapunta pesante.
Lo sento sbuffare, ma nel contempo si abbandona contro
il mio petto. Questa volpaccia ormai è domata!! Dopo questo successo,
credo che potrei lavorare in un circo, nessuna tigre, nessun leone
potrebbe spaventarmi dopo tutti questi mesi a stretto contatto con la mia
personale belva feroce …
Mi allungo un poco e gli deposito un bacio leggero
sulla nuca. Lo sento tremare impercettibilmente, e allora lo stringo
ancora più forte.
"Dovresti coprirti di più, qui dentro si
gela…" gli mormoro con quello che vorrebbe essere il mio massimo
sforzo di voce sexy e appassionata.
"Hn!" mugugna lui, dimostrando di tenere in
scarsa considerazione il mio tentativo di ‘creare l’atmosfera’…
Però io non demordo: lo scavalco, in modo da averlo di
fronte, poi gli prendo le mani, bloccandole contro il materasso:
"Non puoi più scapparmi!" sogghigno
chinandomi sul suo viso.
Lui volta la testa di lato, per evitare il mio bacio,
ma così mi espone il suo collo lungo e candido. Come non approfittarne?
"EHI! SIETE QUI???!!!"
Mi volto verso la porta con uno sguardo omicida, e la
vista degli occhi fuori dalle orbite di Ayako e Ryota non mi è certamente
di aiuto.
"FUORI!" urlo, sforzandomi di coprire dalla
loro vista il viso di Kaede, percependo che il mio amore non debba essere
troppo felice di questa incursione.
Devo dire che i due comprendono, e sebbene Miyagi
borbotti qualcosa a proposito di ‘farlo come scimmie’, che non capisco
a cosa si riferisca, se non ai suoi desideri frustrati, se ne vanno in
fretta, chiudendosi la porta alle spalle.
"Dove eravamo rimasti?" mormoro, chinandomi
di nuovo sul viso del MIO volpacchiotto.
AAAAHIIIIII!! Mi ha dato una gomitata sulle costole!!
Mi avrà sicuramente rotto qualche osso, bucato qualche organo vitale,
volontariamente ucciso!!
"Kitsune!!! Perchééééééé???!!!" mi
lamento, stringendomi le braccia intorno al petto.
"Mph!" risponde lui, scansandomi per alzarsi.
Ma che colpa ho io se quei due hanno deciso il momento
sbagliato per presentarsi??!! Mondo crudele!!
Quando scendiamo al piano inferiore, troviamo Fujima e
Kogure in cucina, che mescolano improbabili intrugli senza smettere di
chiacchierare, mentre Hanagata, con un aiuto praticamente inesistente da
parte di Mitsui, sta accendendo il fuoco nel camino.
Ayako e Miyagi non si vedono, per loro fortuna!
"E’ pronto?" chiedo guardandomi intorno con
impazienza.
Kogure mi sorride, mentre l’ex riserva dello Shoyo mi
guarda con profonda disapprovazione: sono sicuro che ancora gli brucia la
sconfitta contro di noi, l’anno scorso. Per lui deve essere un onore
ritrovarsi nella stessa stanza dell’immenso, forse potrei anche
concedergli un autografo… forse.
"Prepara la verdura, Sakuragi! Mica penserai che
pensiamo noi a tutto".
Cosa ha osato dire la mezza calzetta perdente?!
"Bada a come parli, scarto!" replico pronto,
portandomi a ridosso di Fujima, e sfoderando il mio famoso sguardo che
uccide.
Ehm… perché Hanagata sta torreggiando su di me? Non
stava accendendo il fuoco?
"E tu, Mr Quattr’occhi, cerchi rogne?!"
decido di rimetterlo subito al suo posto.
"Mi pare che ti sia stato detto di cucinare la
verdura: vedi di farlo" mi sibila.
Sono pronto a far partire la mia testata, quando sento
su di me lo sguardo di Kaede:
"Non voglio farlo!" mi lamento, guardandolo
negli occhi.
"Smettila, do’aho…" lo dice piano, ma la
sua voce basta a sciogliermi.
Rimango per qualche istante imbambolato, catturato dal
suo viso, poi mi volto verso lo spilungone, agitandogli l’indice sotto
il naso:
"Sei fortunato, talpa, se non fosse per Rukawa a
quest’ora faresti il pupazzo di neve in giardino!" detto questo,
gli volto le spalle con grande sdegno. Il tensai non si piega davanti a
nessuno, che sia chiaro.
Apparecchiamo davanti al camino, l’unico mezzo di
riscaldamento presente in questa casa, e la cena scorre tranquilla, per
chi riesce a sopravvivere agli sguardi languidi che si scambiano i
siamesi, alle occhiate diabetiche dei pechinesi, e ai sorrisi sbavanti del
nano maledetto.
Tento di allungare una mano sul ginocchio di Kaede,
vista l’atmosfera della serata, e quasi non riesco a trattenere un urlo
quando mi conficca i denti della forchetta nella carne.
Il bello è che neanche cambia espressione quando si
abbandona a queste cattiverie!!
"Pungenti le unghie del tuo volpacchiotto,
eh?!" mi prende in giro Ryota, che, non avendo speranze con Ayako,
cerca di consolarsi con le disgrazie altrui.
"Le uniche che puoi provare tu sono quelle del tuo
gatto" gli replico secco.
Noto che Ayako ha distolto lo sguardo, e
improvvisamente mi rendo conto che forse la nostra manager è un po’ in
imbarazzo, come se questa situazione le pesasse: insomma, tutti noi
sappiamo quali siano i sentimenti del capitano, e tutti noi non aspettiamo
altro che lei si decida ad ammettere di ricambiarli.
Siamo tutti piuttosto stanchi, noi per aver sciato già
per tre giorni, e loro per il viaggio, quindi andiamo a letto presto.
Il giorno seguente, di buon mattino, ci prepariamo per
conquistare le piste: noto che Hanagata e Fujima hanno tutto
l’equipaggiamento di marca, ma non nuovo, evidentemente devono sciare da
parecchio tempo, Kogure e Mitsui, invece, qualcosa l’hanno comprata
nuova e molto l’hanno saccheggiato nella casa del quattr’occhi, visto
che Kogure andava spesso in montagna con i genitori, al contrario di
Mitsui, troppo preso dalla sua carriera di teppista, e più probabilmente
dall’incidente al ginocchio.
Ayako e Miyagi invece hanno sfruttato le numerose
conoscenze della manager e il fratello di Miyagi, così hanno trovato
quasi tutto in prestito.
Ci carichiamo l’attrezzatura in spalla, e risaliamo
verso gli impianti.
E’ una giornata molto divertente. Con l’allenamento
dei giorni scorsi, posso fare una certa figura, in confronto a questi
principianti, e poi sciare accanto alla Kitsune mi fa aumentare
l’adrenalina.
Niente più incidenti e cadute contro cumuli di neve,
niente più pazzie, mi sembra quasi di volare!! C’è però qualcuno che
vola sul serio… appena dopo pranzo, quando scendiamo tutti insieme da
una delle piste più difficili, sentiamo infatti un urlo dietro di noi:
Kaede si ferma immediatamente, ed io lo imito, scendendo solo di qualche
altro metro.
Appena solleviamo la testa verso l’alto, ci
accorgiamo che è Ayako che grida.
"COS’E’ SUCCESSO?!" urlo, non riuscendo a
capire.
Risalire è difficile e faticoso, spesso mi sembra di
essere un gambero, faccio un metro in avanti e cinque indietro, ma
finalmente raggiungiamo il punto in cui, insieme alla nostra manager, si
sono radunati anche Mitsui e Kogure.
"Non è niente…" sento dire ad un cumulo di
neve.
Mi guardo intorno sconcertato, dopo un po’ la
collinetta si rivela essere Miyagi.
"Ehi, stai bene, puffo, vero?!" gli chiedo,
cercando di scherzare, quando invece siamo tutti molto preoccupati.
Lui si scrolla per far cadere il ghiaccio dalla tuta:
"Ho preso quel dosso con troppo
entusiasmo…" spiega, ma poi una fitta di dolore lo obbliga a
piegarsi a terra.
Mitsui e Kogure sono immediatamente su di lui. Noto che
l’ex teppista gli palpa il ginocchio, evidentemente la sua mente deve
essere andata subito al suo incidente di tre anni fa.
"Qui tutto a posto…" mormora piano,
permettendoci un sospiro di sollievo "…come va la caviglia,
Kimi-kun?"
Il quattr’occhi continua a massaggiarla, poi solleva
la testa, sorridendo:
"Deve fargli un male cane, ma è solo una
contusione. Basta fasciarla e in un giorno o due dovrebbe tornare come
nuovo…".
"UN GIORNO O DUE??!! Ma vi rendete conto che tra
tre giorni dovremo tornare a Kanagawa??!!" si lamenta il nanerottolo,
che dopo averci fatto prendere un colpo ha anche il coraggio di
protestare.
"Preferivi una frattura?" gli replica Mitsui
"E comunque è colpa tua se sei caduto come un sacco di patate!"
Ci manca poco che tutto questo non sfoci in una
rissa… e poi dicono che sono io il violento!
Quando mi volto verso Kaede, mi accorgo che sta
frugando nel suo marsupio. Mi avvicino a lui, preoccupato per il fatto che
si sia tolto i guanti e stia a mani nude.
"Ecco qui…" mormora lui, porgendomi una
bustina "…dalla a Kogure, può servire per bendargli la
caviglia".
Sorrido, e afferrando quello che mi porge gli accarezzo
le dita gelate, poi mi riavvicino agli altri.
E’ Ayako però a fare la fasciatura. Sul viso della
nostra manager c’è un’espressione insolita, una serietà e
preoccupazione forse esagerate per la situazione. Gli stringe forte la
benda, mordendosi il labbro inferiore come se sentisse su di sé il dolore
di Miyagi.
"Così dovrebbe andare…" mormora,
infilandogli nuovamente lo scarpone "…ci conviene raggiungere il
rifugio e prendere qualcosa di caldo, potrai anche riposare la gamba: meno
la muovi meno di gonfierà".
Il nanetto annuisce, sollevandosi, e io lo sostengo
passandogli un braccio intorno alla vita.
E’ piuttosto pallido, ma credo più per il freddo che
ha preso che per altro.
"Resisterò, Ayako… ma qualsiasi cosa dovesse
succedermi…" allunga un braccio afferrandole la mano
"…ricorda che ho reagito da uomo!" si asciuga una finta
lacrima sulla guancia e si volta verso di me "Joe, riportami alla
base…".
Scoppiamo tutti a ridere: questa pantomima, nonostante
il dolore, è tipica del nostro playmaker, è il suo tentativo di
sdrammatizzare le situazioni di cui è protagonista.
Il pomeriggio scorre così, tra prese in giro e
numerose, e in altre situazioni impossibili, premure verso il puffo. Lo
prendiamo in giro, ma siamo preoccupati, e non solo perché è un
giocatore della nostra squadra, ma perché è un amico. Per qualche
istante, quando vedo come Ayako sia molto meno distaccata e ‘ruvida’
del solito, mi viene anche il desiderio di fare qualcosa per loro, perché
non è giusto che si stiano nascondendo i loro veri sentimenti.
Sento le rotelline del mio cervello girare velocemente,
chissà se questa può rivelarsi l’occasione giusta per i due senpai!
I due giorni seguenti scorrono tranquilli, io sono
sempre preso dall’ideazione di un piano per aiutare Ryota, ma comunque
sciamo, ci sfondiamo di cioccolata e dolci, nonostante Kaede opponga una
ferma resistenza a qualsiasi mio tentativo di metterlo all’ingrasso, e
passiamo le serate davanti al camino.
Le notti?! Non credo proprio che la cosa vi debba
interessare… comunque sono lunghe e fredde, e il mio modo per combattere
i rigori invernali è ineguagliabile…
Ok, Kaede mi ha ripetutamente obiettato che potrei fare
cento flessioni sul pavimento, se sento tanto freddo, ma il mio sistema ci
riscalda entrambi… e devo dire che non credo proprio che gli dispiaccia
poi tanto che finalmente possiamo avere un po’ di tempo per noi, per
lasciarci prendere dalla passione, certo, ma anche per coccolarci, per
accarezzarci. Se c’è una cosa di cui non sarei mai sazio, è proprio la
pelle del mio volpacchiotto, così morbida e liscia, con quel suo profumo
così inebriante… KITSUNE!!! DOVE SEI?! VOGLIO SALTARTI ADDOSSO!!!!
Tornando alla nostra settimana nella baita di Kaede, il
sabato, dopo due giorni in cui è stato relegato su una panchina al sole,
Miyagi si presenta camminando normalmente, e, grazie anche ad una stretta
fasciatura cautelativa di Ayako, si dichiara pronto a mostrarci le sue
tanto sbandierate capacità di gigantista.
Devo dire che il nano non se la cava male, nonostante
la stretta somiglianza con un turacciolo di sughero con gli occhiali da
sole, e Ayako presto deve pregarlo di aspettarla, per poter fare le
discese insieme. In qualche modo capisco che Ryota, per una volta, vuole
anche risvegliare un po’ di ammirazione nella nostra manager: lui non è
un esibizionista, ed è un ottimo giocatore di basket, cosa che non
ammetterò a voce alta neanche sotto tortura, però ha sempre vissuto la
sua bassa statura, in uno sport di colossi, come un handicap. Invece nello
sci non ha importanza, e finalmente può stare alla pari con tutti.
Kaede e Mitsui sono invece andati avanti, tra loro non
c’è rivalità, desiderio di primeggiare: noto sempre con stupore che
quando l’ex teppista dalla lingua lunga sta con Kaede, diventa più
serio, meno ironico. Sorrido, se non ci fosse Kogure potrei anche essere
geloso, ma so bene quanto siano forti i sentimenti che legano i due senpai,
quindi, anche se faccio spesso battute per l’attaccamento dell’orrido
sfregiato, in fondo in fondo so bene che la mia Kitsune non è in
pericolo… certo, sono comunque più tranquillo quando nel raggio di
cinquanta centimetri ci sono anch’io!
Fujima e Hanagata sciano con grazia, è strano come
siano sincronizzati, come riescano a muoversi nello stesso modo. E’
evidente che hanno maturato una conoscenza invidiabile delle capacità
reciproche, e mi piace il rapporto che sembra legarli: non sono
appiccicosi, anche se stanno sempre uno a fianco all’altro, le
differenze sono palesi, ma riescono ad integrarsi e a dar vita ad una
unione seria, matura, ma non noiosa o prevedibile. L’aggettivo che mi
viene in mente è ‘bilanciata’.
Mi affianco al quattr’occhi, che spesso rallenta per
fermarsi ad ammirare i boschi che costeggiano le piste, oppure le vette
candide e incontaminate delle montagne che ci circondano.
Ad un certo punto solleva il braccio ad indicare un
uccello enorme che sta volteggiando sopra le cime degli alberi.
"E’ un falco colombarius, è rarissimo vederli
in Giappone!!!"
Sorrido, più per la sua felicità che per un mio
interesse verso gli animali… cioè, mi piacciono i gatti, del resto Seth
l’ho regalato io a Kaede, anche se potrebbe essere anche considerato
l’eccezione che conferma la regola, e i cani, i criceti e i pesci rossi,
ma non sono un esperto di rapaci. Devo ammettere, però, che questo falco
ha qualcosa… chissà, probabilmente mi ricorda quel film americano che
ho visto una volta con la volpaccia… già, quello con la tipa che di
giorno era falco e con il tipo che si trasformava in lupo.
Quando il falco scompare dietro le montagne,
riprendiamo a scendere, e raggiungiamo gli altri, che si sono riuniti a
valle.
Sono stato per quasi un’ora lontano da Kaede,
sicuramente un tempo troppo lungo! Mi avvicino mentre sgancia gli scarponi
dagli attacchi, e gli appoggio una mano sulla spalla:
"Guarda che il tensai è arrivato dopo solo perché
mi sono fermato a fare bird-occing…" lo informo.
"Ehm… bird-watching, Sakuragi" tossicchia
Kogure.
Possibile che siano tutti così perfezionisti, qui?
Tanto suonava uguale!
Non capisco perché, però, tutti scoppiano a ridere:
"Ehm, Mitsui, se fossi in te mi preoccuperei…
chissà di chi può essere il ‘volatile’ che ha visto la
scimmia!" sghignazza Miyagi.
Questa battuta di dubbio gusto la capisco anch’io, e
non resisto alla tentazione di avvicinarmi minaccioso al nano:
"Piccolo puffo hentai! Sei così spiritoso che
ridi da solo, e poi certo il ‘volatile’ non poteva essere il tuo, come
si sa, c’è proporzionalità tra altezza e…"
"Stai zitto, do’aho!" interviene Kaede con
voce minacciosa, mentre i giocatori dello Shoyo ridono sotto i baffi,
Kogure è rosso come un peperone, Mitsui è furioso e Ayako ha la bocca
aperta, incapace di dire una parola.
Andiamo a berci una cioccolata calda con una montagna
di panna, e la situazione rientra nei binari normali, sebbene Mitsui,
Miyagi ed io non possiamo fare a meno di beccarci, non appena ne abbiamo
l’occasione.
Quando ci avviamo per tornare alla baita, non resisto e
passo un braccio intorno alla vita di Kaede. Rimaniamo un po’ indietro
rispetto agli altri, e quando stiamo per attraversare il passo, ci
voltiamo per vedere la luce aranciata del tramonto riflettersi sulla
distesa di neve candida. Abbraccio la mia Kitsune da dietro,
addossandomelo contro il petto, e immergendo il viso nei suoi capelli
profumati:
"E’ meraviglioso, vero?" gli sussurro
piano.
Lui annuisce, e appoggia le sue mani sulle mie.
Rimaniamo così per un po’, finché il sole non
scompare dietro le montagne, probabilmente andando a tuffarsi nel mare.
Kaede si gira tra le mie braccia, e io lo bacio, finalmente senza il
rischio di risatine e fastidiose intromissioni:
"Ti amo, volpaccia dispettosa!" gli dico,
liberandogli la fronte dai capelli.
Lui mi guarda e mi sorride. So di non dovermi aspettare
le stesse parole, sebbene finalmente, almeno una volta, lui me le abbia
dette… e infatti il mio amore mi si rannicchia contro la spalla,
lasciandosi cullare dal mio abbraccio.
Quando arriviamo a casa, troviamo gli altri già
cambiati, pronti a cimentarsi in qualcosa di speciale per l’ultima cena
che faremo quassù.
Io mi dileguo rapidamente, trascinandomi dietro Kaede:
prima di tutto nessuno di noi due è molto abile in cucina, in secondo
luogo, l’averlo tenuto abbracciato stretto, ha fatto nascere un certo
languore, dentro di me, e non da mancanza di cibo…
Lui è il primo ad andare a fare la doccia, l’ho
lasciato andare con la falsa certezza che nel frattempo io avrei tirato
fuori dall’armadio i nostri zaini. Invece, dopo nemmeno dieci minuti, mi
intrufolo nel bagno, con solo un asciugamano addosso, giusto in caso
dovessi incontrare qualcuno nel pianerottolo.
La sua silhouette dietro il vetro smerigliato mi
obbliga a liberarmi velocemente del telo di spugna, e con un movimento
fluido, apro la porta scorrevole e lo raggiungo…
Cosa? Cosa è successo dopo?! Non vi resta che cercare
di lavorare di fantasia, e se ci provate vi uccido, perché non dovete
neanche provare a immaginare Kaede senza vestiti!
Come? Miyagi vi ha detto questo?! NO! Non è vero che
dieci secondi dopo stavo tutto bagnato sul pavimento del pianerottolo, con
l’asciugamano buttato a coprirmi i punti strategici… cioè, forse è
vero, ma vi assicuro che prima sono riuscito a coinvolgere la volpaccia in
un bacio molto appassionato… è stato alla mossa successiva che mi ha
spedito a calci fuori dal bagno!
Sigh, dura la vita del tensai!!
Quando riesco a lavarmi anch’io, mi dico che
probabilmente devo ancora lavorare sulla timidezza della Kitsune, e tutto
sommato la prima occasione si presenta quando torno in camera per
cambiarmi.
Lui si è addormentato con solo un asciugamano addosso,
un vero e proprio tentativo di suicidio con questo freddo! Con il ghigno
del tensai sulle labbra, lo aiuto a voltarsi sullo stomaco e comincio uno
dei miei favolosi massaggi.
Sulla schiena il livido sta quasi scomparendo, e anche
i graffi sono meno visibili.
Sento che comincia a fare le fusa, mentre le mie mani
lo massaggiano per sciogliergli i muscoli.
"Più a destra…" mormora ad un certo punto,
con quella voce profonda e sexy che sono sicuro possa essere accusata di
oltraggio al pubblico pudore.
Lo accontento, come sempre, poi comincio a scendere
sempre di più lungo la sua schiena, arrivando a sfiorargli
l’asciugamano stretto in vita.
Comincio ad allentarglielo, pronto a deliziarlo con una
sessione speciale delle mie tecniche di rilassamento, quando sento dei
colpi rapidi alla porta, e poi la maniglia abbassata con violenza:
"Ehi, è quasi pronto: vi volete dare una mos…".
Lo sfregiato non riesce a terminare la frase, mentre io
afferro la coperta per nascondere la schiena nuda di Kaede.
"Non sai che si usa bussare?!" urlo furente.
I suoi occhi rimangono fissi sulla volpaccia, che è
ancora immobile con il viso affondato nel cuscino.
"L’ho fatto…" prova a giustificarsi, la
voce stranamente roca.
"MA NOI NON TI ABBIAMO DETTO DI ENTRARE!!!
VATTENE!" strepito inviperito.
E’ già la seconda volta in quattro giorni, prima
Ayako e Miyagi e ora Mitsui… insomma, non esiste privacy qui dentro?!
E comunque non voglio che Kaede sia messo in imbarazzo,
e non voglio che nessuno lo veda così sensuale come sa essere in queste
situazioni.
Mitsui esce, chiudendosi piano la porta alle spalle.
Sicuro di beccarmi qualche punizione per quello che è
successo, provo ad accarezzare i capelli del mio amore:
"Mi dispiace…" mormoro.
Lui si volta, obbligandomi a sollevarmi un po’ per
permetterglielo, poi, quando sono di nuovo seduto sulle sue gambe, mi
passa le braccia intorno al collo attirandomi a sé:
"Non è colpa tua, stavolta" mi sussurra,
prima che io annulli la distanza e lo baci.
Scendiamo nel soggiorno poco dopo, fino ai piedi delle
scale ci siamo tenuti per mano, ma Kaede ha ritirato la sua appena prima
che gli altri potessero vederci.
Devo dire che hanno fatto un buon lavoro: Ayako ha
preparato il riso, Fujima la carne speziata, Kogure e Miyagi le verdure,
mentre Mitsui si è occupato di andare a comprare il vino e il dolce.
Quando ci alziamo, siamo sazi e piuttosto su di giri,
pronti ad onorare quest’ultima serata insieme: ci sistemiamo davanti al
camino, dopo esserci assicurati una riserva di legna che potrebbe durare
per un’altra settimana.
Fujima e Hanagata si siedono sul divano, Miyagi sulla
poltrona, con la gamba appoggiata sul panchetto di fronte, e Ayako
avviticchiata sul bracciolo, e Mitsui sul tappeto, in modo da stringersi
Kogure contro il petto.
Quando entro con la birra e altri generi di conforto,
vedo che Kaede è seduto su un lato dell’altro divano, con gli occhi
pericolosamente semichiusi.
Dopo aver appoggiato i vassoi sul tavolino basso, mi
getto accanto a lui, sdraiandomi sui cuscini in modo da appoggiare la
testa sulle sue gambe.
Alzo lo sguardo sul suo viso, e noto il suo
sopracciglio pericolosamente aggrottato. Ovviamente esibisco il migliore
dei miei sorrisi per tranquillizzarlo, ma non riesco a risparmiarmi una
gomitata sulla spalla… comunque io non desisto!
Volto poi la testa per guardare gli altri, e noto, sui
visi dei siamesi dello Shoyo, degli sguardi allibiti. Non trattengo il
ghigno del tensai, mentre ricambio il loro sguardo annuendo.
La Volpaccia è di mia proprietà, tutti devono
saperlo!
"Do’aho… pesi!" mormora lui, cercando di
scansarmi, ma io gli passo le braccia intorno al collo, pronto ad
attirarlo a me, se non la smette di divincolarsi.
Ci giriamo entrambi sentendo una risata insolita,
bassa…
"Ehi, scarto, che diavolo hai da ridere!" gli
chiedo con il mio solito tono gentile.
Lui scuote la testa:
"Maki mi aveva detto di voi, ma non potevo
crederci. Invece state benissimo, insieme" replica sorridendo,
facendoci capire che non c’era malizia nella sua risata.
"Il nonno dovrebbe farsi i fatti suoi, ogni
tanto" rimarco io, comunque rivolgo un sorriso alla mia kitsune,
notando subito la sua espressione infastidita.
Contemporaneamente sento un tossicchiare sospetto da
parte di Mitsui, mentre Kogure gli copre le mani con le proprie.
Forse l’argomento Maki non è il migliore da trattare
in questa compagnia. Se ben mi ricordo, un po’ di tempo fa i due
pechinesi avevano avuto una discussione a riguardo…
"Ehi, teppista, ancora geloso del vegliardo?"
lo provoco.
Mitsui tenta di sollevarsi in piedi, ma viene
trattenuto dal quattr’occhi:
"Non ti spacco il grugno solo perché FORSE
dispiacerebbe a Kaede… scimmia deficiente!" ribatte furioso.
Io sghignazzo, ma presto la risata mi muore in gola:
"Se è per me, non farti troppi problemi, Mitsui"
interviene infatti la volpaccia con la sua solita voce piana.
"Kaedeeeeee!!!" comincio a lamentarmi,
stringendogli forte le braccia intorno alla vita.
Lui non mi guarda, ma presto sento le sue dita sottili
nei miei capelli. Chiudo gli occhi: mi piace tantissimo quando fa così,
anche se, come adesso, è una mossa che non fa intenzionalmente.
"Ehi, Fujima, sai che scii davvero bene?"
interviene Miyagi, nella cui voce avverto una ammirazione sincera.
L’ex allenatore dello Shoyo sorride:
"Me la cavo, ma è un po’ che non faccio una
settimana bianca…".
"Troppo occupato a rotolarti con Mr
quattr’occhi?" intervengo con delicatezza.
"Non siamo tutti come te!" replica lo
sfregiato, autonominatosi difensore ufficiale dei gemellini siamesi.
"Lo so, ci mancherebbe solo questo! Solo io ho
conquistato la volpaccia più bella!" mormoro con un sorriso a
quarantotto denti.
"Do’aho!" mi sibila Kaede, scansandomi poi
con decisione e andandosi a sedere sull’altro divano, accanto a Fujima.
Ma pensate davvero che io gli permetta di ammutinarsi? Tra noi sono io che
comando!!
"Kaede!!!! Torna qui, ti prego!!!!" comincio
a piagnucolare, gattonando verso di lui.
Tutti scoppiano a ridere, mentre noto che Kaede stringe
i denti, e le sue labbra si serrano in una linea.
Metto su la mia migliore espressione da cucciolo
abbandonato, e manca solo che cominci a fare arf arf…
Perché? Perché io conosco la volpaccia, e so come
farla cedere, e infatti…
"Do’aho, piantala!"
Esattamente quello che mi aspettavo, perché la sua
voce è infastidita ma solo per l’imbarazzo.
Gli afferro un polso, con delicatezza, e continuo ad
esibire il mio migliore sguardo bovino.
Lui scuote la testa, e mi segue, mentre ci risistemiamo
sul ‘nostro’ divano.
"Comunque hai ragione" riprende
improvvisamente Fujima "Si può dire che uno dei motivi per cui è un
po’ che non scio, è proprio quello che hai rimarcato tu".
Sorride, la riserva, mentre stringe nella propria la
mano dello stangone. Beh, devo ammettere che ha saputo reagire con stile,
non è proprio quel signorino sdegnosetto che credevo.
"Che ne dite di fare un gioco tutti insieme?"
propone a questo punto Ayako.
"Sì!" si accoda subito Miyagi.
"Potrebbe essere divertente…" azzarda
Kogure.
"Cosa proponi?" si informa Mitsui, guardingo.
"Ma sì…" dice Fujima, mentre Hanagata
annuisce.
"Il genio vincerà!" proclamo io.
"Mph" sbuffa la Kitsune, come sempre poco
collaborativa.
"Beh, potremmo fare il gioco dei mimi…"
comincia la nostra manager.
"Che palle!" sbottiamo in coro Mitsui, Miyagi
ed io.
"Beh, allora raccontarci le storie
paurose…" propone Fujima, rimasto mentalmente all’età di sei
anni.
"Mi sembra un’idea romantica…" interviene
Ayako.
Io la guardo con compassione: ho capito che potrebbe
essere una buona idea per fare le coppie miciose, ma io… non ho storie
paurose da raccontare!! Il tensai non ha mai avuto paura di nulla!!
"Io propongo lo strip-poker" dice Mitsui,
azzittendoci tutti.
STRIP-POKER?! Non mi sembra un’idea malvagia, anche
se… no, nessuno potrà mai vedere Kaeduccio-amore con meno di tre strati
di vestiti addosso. Sto per oppormi, quando sento l’urlo di dolore
dell’ex teppista:
"Kimi-kun… STAVO SCHERZANDO!!!!" cerca di
giustificarsi, sotto lo sguardo infuriato del quattr’occhi.
"E il gioco della verità?" prova a proporre
Hanagata, che evidentemente cerca di sdrammatizzare la situazione.
Miyagi è l’unico entusiasta, ovviamente pensando che
possa essere un modo per capire i veri sentimenti di Ayako, che infatti si
rivela la più strenua oppositrice di quest’idea.
"Ok, allora ognuno di noi racconti qual è il
posto in cui porterebbe, se potesse, la persona di cui è
innamorato".
Il quattr’occhi deve essere diventato deficiente
tutto d’un tratto… queste sono cose private!!
Eppure tutti si mostrano d’accordo, a parte me, e a
parte la volpaccia, che penso non abbia neanche sentito, visto che ha gli
occhi chiusi.
"Avendo proposto il gioco, comincio io"
stabilisce Kogure.
Si abbandona contro il petto di Mitsui, senza
lasciargli le mani, e comincia a parlare:
"A me piacerebbe fare un viaggio in treno,
attraverso l’Europa. Qualcosa tipo il mitico Orient-Express, con la neve
fuori e il vagone letto attraverso cui vedere il paesaggio
scorrere…"
"Mi sta venendo il diabete, quattr’occhi!"
lo interrompo.
"NON CHIAMARLO QUATTR’OCCHI! STUPIDA SCIMMIA
DEFICIENTE!!"
Ovviamente questo era Mitsui, che non ha gradito di
essere stato distratto dai suoi pensieri da hentai su quello che potrebbe
succedere nella cabina letto...
"…mi piace pensare al contrasto tra il freddo
esterno, ed il tepore del treno. Penso che si potrebbero vedere dei posti
bellissimi, e che sarebbe molto romantico. E’ vero, non è un posto, ma
a volte penso che il viaggio sia la cosa più bella di una vacanza"
conclude l’ex vice-capitano.
L’ex teppista lo abbranca ancora più stretto, e
comincia a baciargli il collo.
Un attacco contemporaneo di tosse stizzosa colpisce
tutti noi… insomma, qui non siamo sull’Orient-Express, no?!
"Ok, ora tocca a te, Hanagata, dove porteresti
Fuji… la persona che ami?"
L’ex centro dello Shoyo sorride, passando un braccio
intorno alla vita di Fujima:
"L’idea di Kogure non è male, sicuramente è
molto romantica, ma a me piacciono gli spazi aperti, la natura non
addomesticata, inospitale, ma affascinante…" si addossa il compagno
contro la spalla "…una cosa che ho sempre desiderato è andare in
Africa, nella savana, conoscere posti così diversi dai nostri, vedere
animali di cui parliamo con familiarità ma che abbiamo visto solo nelle
gabbie dello zoo. Sì, mi piacerebbe un bel safari fotografico, poter
viaggiare di giorno, in una terra aspra e calda, e poter riposare di
notte, sotto le stelle, accanto alla persona amata, in un mondo solo
nostro. Chissà…" scoppia a ridere "…forse ho visto troppi
film di avventura!"
L’immagine che ha evocato non è male, e io penso,
ovviamente, a come sarebbe vivere un’esperienza del genere con Kaede:
purtroppo lui rischierebbe di ustionarsi di giorno, di essere perseguitato
dalle bestie feroci innamorate di lui, e di notte… dormirebbe senza
permettermi nessun tipo di coccola! Forse non è la soluzione per me…
"Ah! Io invece ho un altro sogno…" è Ayako
a parlare, buttando indietro la testa e chiudendo gli occhi: "Le
meraviglie dell’antichità, i resti di civiltà antiche che hanno
cambiato la storia…".
"Mica starai parlando della Cina!" si
intromette Mitsui, che evidentemente non condivide questa stessa passione
per i ruderi.
La nostra manager apre gli occhi:
"Beh, non così antiche… veramente mi riferivo
ai Romani! Il mio sogno è vedere Roma, visitare il Colosseo, il Foro,
Villa Adriana, Ostia antica…".
Oddio, sembra un catalogo turistico! La tipa deve
essersi documentata…
"Sì, ho capito, anche i negozi dei grandi
stilisti, eh?!" rimarca ancora lo sfregiato, ironico.
Lei arrossisce, ma non più di tanto, mentre Miyagi la
guarda estasiato:
"Che male c’è? Potrei tornare con bauli e bauli
pieni di meraviglie! E poi San Pietro, le chiese, i musei, le
piazze…" salta in piedi, come assalita da un attacco epilettico:
"Devo partire!"
Scommetto che Miyagi non è incluso nel pacchetto, ma
decido di indagare:
"Si parlava di posto dove portare la persona
amata, tu chi ti trascineresti?"
Ayako sorride:
"Chi ti dice che abbia già in mente
qualcuno?" scuote l’indice davanti alla mia faccia "Non tutti
sono così fortunati come te!"
E’ stata abile a sviare il discorso, ma io voglio
bene a Ryota, in fondo in fondo, e quindi non demordo:
"Forse sbaglio, ma questa persona ti è più
vicina di quanto credi…".
Ok, forse non è stato proprio un colpo di fioretto, ma
almeno sono stato chiaro.
"Che diavolo blateri, scimmia!" si erge
Miyagi, agitato. Ma io continuo a fissare Ayako negli occhi, e lei mi
sorride di nuovo:
"Forse…" sussurra, aggiungendo poi con la
sua voce più vivace "Adesso però tocca a te: dove porteresti la tua
kitsune?"
Credo che si sia appena conquistata uno dei famosi
sguardi che uccidono di Kaede, e tutto sommato sono contento di non
esserne, per una volta, io la vittima!
Ridacchio contento, perché la mia idea è la migliore!
"Altro che i vostri viaggi banali!! Io mi porterei
Kaede in America, visto che rompe sempre con il fatto che vuole andarci…
AHIO!!!" l’infame mi ha dato una ginocchiata! "…sì, ti
porto in America- gli comunico direttamente -per farci un viaggio in moto
dalla costa orientale a quella occidentale! Solo noi due, il vento nei
capelli…" chiudo gli occhi immaginando la scena..
"Con il casco mi sembra un po’ difficile!"
nota quel pedante di Mitsui.
"Ehi Mitchi, tutta invidia la tua!" lo
rimbrotto immediatamente "Pensa, Kit, potremmo andare a Chicago a
vedere i Bulls, a Los Angeles per i Lakers, e poi vedremmo il deserto del
Nevada, le riserve indiane, Disneyworld, il lago Michigan, New York, San
Francisco, e… Las Vegas, per diventare miliardari!! Magari potremmo
anche spo…" ehm, fortunatamente mi fermo in tempo: amo Kaede, ma ci
tengo alla vita!
"Non per sabotare il tuo sogno romantico alla Easy
Rider, ma ti rendi conto che hai nominato posti diametralmente opposti
l’uno dall’altro?" mi chiede Hanagata, sorridendo.
Ok, ammetto di non essere mai stato una cima in
geografia, ma quando la gente mette dei limiti ai sogni mi fa arrabbiare!
"Mica dobbiamo fare un fine settimana! E poi, se
guido io, riusciremo a vedere tutto. E le notti…"
Ok, me la sono cercata! Mi ritrovo con un cuscino del
divano premuto sul viso, un ‘do’aho’ sibilato con voce
pericolosamente metallica.
"A me piacerebbe…" la voce dolce ma decisa
di Fujima ci riporta all’ordine.
Vedo che Mister Quattr’occhi ha un’espressione
attenta e curiosa, mentre gli accarezza lentamente il fianco intorno al
quale ha avvolto il braccio.
L’ex capitano dello Shoyo scoppia a ridere:
"Ammetto di avere un animo un po’ romantico, ma
mi piacerebbe una vacanza in un bel castello scozzese, grande, freddo,
pieno di spifferi e fantasmi, con soffitte stracolme di cimeli e galleria
con i ritratti di generazioni e generazioni di occupanti. Mi piacciono
anche i cavalli, e vorrei che ci fosse una scuderia, in modo da poter fare
le passeggiate sui campi d’erica, e vedere i tramonti sul mare dalle
scogliere scoscese. Sì, davanti ad un paesaggio del genere, non
servirebbero parole, ci sarebbe una fusione spirituale, silenziosa e
profonda…"
Mi piace quello che ha detto, ma sia mai che Sakuragi
il duro&puro si lasci commuovere!
"Hanagata, vedi di portarti il dentista, in caso!
La carie è in agguato…" avverto il secondo gemellino, mostrando
partecipazione per il futuro delle sue protesi dentarie.
Eppure, nonostante il mio saggio avvertimento, lo
stangone sembra andare incontro al suo triste destino senza esitazioni,
infatti si attira Fujima in braccio e lo bacia.
ARGH!!! Odio queste situazioni!
"Ehi, sdentato! Comincia a raccontare la tua idea,
prima che quei due si diano ad atti osceni sul divano" sbotto,
tentando di far recuperare ai due un minimo di ritegno.
Ecco che Mitsui si abbandona contro il muro, assumendo
la sua aria migliore da uomo navigato e disilluso:
"Un sacco a pelo e uno zaino con
l’indispensabile, io e Kimi-kun in una jeep, a girare l’Australia. Non
credo possa esserci niente di meglio" ci comunica con l’aria di chi
sta rivelando LA verità assoluta ai comuni, fallaci, mortali.
"Qualche particolare piccante sul vostro viaggio
avventura?" si intromette Miyagi sarcastico.
L’ex teppista si sporge verso il nostro playmaker e
sibila:
"Qualsiasi altra cosa sarebbe tempo perso con
te… non credo di sbagliare nel dire che ‘manchi di esperienza’,
no?!".
Ah, che bello, si preannuncia una rissa con i fiocchi!
Mi stringo di più alla kitsunaccia addormentata e allungo una mano verso
i popcorn… meglio del cinema!
Miyagi si alza in piedi, ergendosi in tutta la sua
statura (non gli ci vuole troppo!) e avventandosi contro lo sfregiato.
Kogure riesce a spostarsi appena in tempo per evitare un pugno in pieno
viso, e i due cominciano a darsele di santa ragione. Hanagata e Fujima
sembrano piuttosto sconvolti, mentre Ayako mi fa cenno di passarle i
popcorn e Kogure è l’unico che si dà da fare per separare i due
litiganti… illuso! Si fermeranno quando si saranno stancati, e
torneranno amici come prima!
E infatti, molti popcorn dopo, succede esattamente
questo: i due tornano ai propri posti, tamponandosi le varie ferite, e
borbottandosi i peggiori improperi, e noi possiamo continuare il giro, che
fra l’altro arriva proprio al puffo stanco:
"Tocca a te, nanerottolo, sempre che non sia
rimasto spompato dalla rissa…" sibila Mitsui tra un respiro
affannoso e l’altro.
Il playmaker cerca di sfoderare il suo sguardo più
carico di sufficienza, poi, inghiottendo con difficoltà, e dopo qualche
altro respiro profondo, comincia a parlare:
"A me piacerebbe un viaggio in Egitto, magari una
crociera sul Nilo, con le tappe nei principali siti archeologici…"
Oddio, non mi aspettavo che lui e Ayako avessero tutta
questa passione per il vecchiume!
"Le piramidi, la sfinge, i cammelli, la biblioteca
di Alessandria! E poi conoscere tutte le storie che si raccontano sui
ritrovamenti: i tesori, le mummie, le maledizioni, beh, non sarebbe solo
un viaggio avventuroso, sarebbe interessante e rilassante, se si pensa
alle spiagge del Mar Rosso, e poi l’archeologia è la mia materia
preferita".
L’archeologia?! Qualcosa tipo Il puffo e
l’ultima crociata?
Miyagi rallenta, dopo la foga che ha messo in queste
parole:
"Credo che la notte nel deserto sia una cosa da
lasciare a bocca aperta, vivere la magia di quei posti con la persona
giusta può essere solo indimenticabile…" e si volta verso la
nostra manager, ma senza Ayakuccia, senza sguardo implorante, senza aria
da cucciolo smarrito… anzi, ha un’espressione seria, determinata.
Sento che forse questo potrebbe essere il momento giusto per far crollare
la muraglia che la nostra manager ha eretto a propria protezione.
"Sì, penso che con la persona giusta questa possa
essere un’esperienza indimenticabile… e sono anche sicuro di averla
trovata quella persona".
Nella stanza scende un silenzio di tomba (per
l’appunto!): io non sono più nella pelle, questo è il momento topico,
nell’emozione del ricongiungimento delle loro anime in pena, stringo il
polso di Kaede fino a stritolarglielo.
"Beh… sono le tre, credo sia ora di andare al
letto" se ne esce lo sfregiato, esibendo uno sbadiglio profondo che
puzza di falso a venti metri.
"Hai ragione, domani dobbiamo anche alzarci presto
per fare le valigie" gli fa eco Hanagata, alzandosi e aiutando Fujima
a sollevarsi dal divano.
Miyagi e Ayako non dicono niente, mentre noi ci avviamo
verso le scale, lasciandoli indietro. Io mi sono anche approfittato del
sonno della mia kitsune, e lo sto portando in braccio al piano di sopra,
senza che neanche se ne accorga.
Ci salutiamo sul pianerottolo, ma, dopo aver depositato
Kaede sul letto, non resisto e mi riaffaccio sulle scale:
"Ehi nano! Tutto quello che può servirti è nel
primo cassetto della credenza!" urlo sghignazzando, mentre torno
correndo nella mia stanza, e mi chiudo la porta alle spalle sperando che
al piano di sotto tutto proceda come deve.
Mi siedo sul letto, cominciando a spogliarmi: il mio
volpacchiotto ha un viso disteso, rilassato. Sono contento che questa
vacanza gli abbia fatto bene, gli abbia fatto recuperare un po’ di
colore, e soprattutto lo abbia fatto riposare. Mi chino a baciargli la
fronte, prima di cominciare a sfilargli i vestiti per dormire.
Sollevo le coperte, e finalmente siamo tutti e due al
calduccio, ma la nostra nottata non è finita…
Comincio a scorrere la pelle di Kaede con la punta
delle dita, soffermandomi su quelli che sono i suoi punti più sensibili.
Poi gli appoggio le labbra sul collo, passandogli le mani dietro la
schiena, salendo a massaggiargli la nuca.
Poco dopo comincia a rabbrividire, e a stringersi di più
a me. Mi allontano, per obbligarlo a cercare il mio calore, e lui
finalmente si sveglia, aprendo gli occhi completamente annebbiati.
"Ehi…" gli sussurro piano.
Lui allunga le braccia per stiracchiarsi, poi riporta
lo sguardo su di me:
"Ehi…" replica, in mezzo a uno sbadiglio.
Rido, poi lo bacio delicatamente, continuando ad
accarezzarlo.
"Com’è finito il gioco?" mi chiede.
"Forse domani torneremo con una coppia in più".
Lui accenna un sorriso:
"Miyagi se lo merita" mormora, richiudendo
gli occhi.
Io gli passo le dita tra le ciocche morbide:
"Però il gioco non è ancora finito: qualcuno non
ha ancora detto dove porterebbe la persona che ama. Dove mi porteresti,
Kaede?" gli chiedo, cercando di nascondere la mia curiosità ed
emozione.
"Mi sembra che si parlasse di persona
amata…" rimarca con una smorfia ironica "…non di te!"
"Ohi!! Volpaccia indisponente… vedi di non fare
scherzi!" ribatto io vivacemente, bloccandolo contro il materasso
"Dove mi porteresti? Daaaai, voglio saperlo!!!" comincio a
piagnucolare.
Lui scuote la testa:
"Non ne ho la più pallida idea… dormiamo?"
propone, pensando di salvarsi. E poi… dormire??!! Abbiamo molte altre
cose da fare…
Io gli salgo a cavalcioni, scuotendolo per le spalle:
"Dimmelo, dimmelo, dimmelo!!!"comincio a
cantilenare, sapendo che questa può rivelarsi l’arma vincente.
Lui cerca di liberarsi di me voltandosi su un fianco,
ma io non demordo, però cambio tattica. Mi chino su di lui cominciando ad
accarezzargli il collo, le spalle, le braccia, sfiorandogli lo stomaco,
felice quando lo sento rabbrividire, ma senza dargli altra soddisfazione
che questi tocchi leggeri.
Kaede riporta lo sguardo nel mio, e i suoi occhi sono
così belli e luminosi che tutto il resto, anche quello stupido gioco,
perde valore.
Un’ora dopo siamo ancora svegli, esausti, stretti uno
all’altro, io che trattengo la testa del volpacchiotto sulla mia spalla,
avvolgendolo con un braccio e accarezzandogli il fianco con il pollice.
"L’anno prossimo dobbiamo tornare…"
mormoro "…magari senza tutto questo seguito, solo io e te. Credo
che ci abbia fatto bene questa vacanza, chissà che un giorno non
riusciamo a fare quel viaggio in moto attraverso l’America…"
"Mph!" ribatte lui, deciso a non darmi
soddisfazione.
"Come osi?! Tu che non hai neanche uno straccio di
idea per un’avventura insieme! Volpaccia antipatica ed egoista" mi
lamento, senza staccarmi da lui.
"Hn! Forse un’idea ce l’ho…" riesce ad
articolare con fatica.
Scatto a sedere sul letto:
"E sarebbe?" esclamo, non stando più nella
pelle.
Lui si volta sulla schiena, evidentemente infastidito
dall’aver perso improvvisamente il suo materasso riscaldato.
"Davvero vuoi saperlo?"
Non so perché, ma la sua domanda non mi
tranquillizza…
"Certo!" ribatto, con voce meno ferma di
quanto vorrei.
"In India…" mormora affondando la testa nel
cuscino.
"India?!" perché dovrebbe portarmi in India?
Lui riapre gli occhi, e giuro che quello sul suo viso
sembra proprio un sorriso divertito:
"Pare che sia un paese ricco di scimmie: non
saresti felice se ti portassi a trovare il parentado?" mi chiede,
tentando lo scherzo con tono falsamente innocente.
"Brutta Kitsune antipatica! Pensi di essere
spiritoso?! Allora io ti porto in Inghilterra, in campagna… sai, dove
fanno ancora la caccia alla volpe!" gli urlo ributtandomi accanto a
lui, e attirandomelo di nuovo addosso.
Kaede spinge maggiormente con la testa contro il mio
collo, e mi abbraccia in cerca di calore (ho imparato a non illudermi!
L’esperienza insegna…).
"Hn…" mi risponde sbadigliando "…ti
manca il senso dell’umorismo, do’aho!".
A me viene da sorridere, nel buio di questa notte
invernale. Spesso, in questo anno insieme mi sono detto di aver raggiunto
la felicità completa, ma ogni giorno mi sembra più bello del precedente.
Forse dovrei essere spaventato da questa felicità, ma quando guardo Kaede,
mi dico che forse noi siamo l’eccezione ai fallimenti, alle delusioni,
ai tradimenti che colpiscono la maggior parte delle coppie. Lo stringo più
forte, e lo bacio sui capelli: è mio, e finché sarà con me, il futuro
potrà riservarmi solo felicità.
Riesco solo ad accorgermi che fuori è cominciato a
nevicare, mentre scivoliamo dolcemente nel sonno. Dobbiamo dormire…
domani sarà una giornata faticosa.
La Baita – The End