Pioveva.
Shuichi Minamino, cioè Youko Kurama fissava trasognato nel vuoto, il mento appoggiato sulle mani intrecciate, gli occhi verdi completamente focalizzati su qualche meravigliosa fantasia personale, a giudicare dal leggero sorriso che era dipinto sulle sue labbra sensuali.
Aveva lasciato la finestra aperta, come sempre del resto, per far entrare la carezza del vento e il profumo della terra bagnata di pioggia.
La primavera faceva cantare il suo sangue, si sentiva quasi ubriaco del potere rigenerante della natura alla sua massima potenza.
Il suo legame con le piante, era sempre più forte in primavera.
Il quaderno dei compiti giaceva dimenticato sulla scrivania, mentre l'oscurità calava come un mantello su Tokyo e lui continuava a fissare il vuoto, sorridendo incredulo a quello che aveva scoperto di se stesso.
La brezza leggera agitava le tende della finestra e scompigliava i suoi lunghi capelli rossi, rossi come la pelliccia di una volpe...
La finestra rimaneva aperta, malgrado la pioggia, anche per un altro motivo.
Era l'unico ingresso che piaceva ad Hiei le volte che veniva a trovarlo, vincendo la sua repulsione per il Ningenkai.
Il suo piccolo demone del fuoco non usciva volentieri dal Makai, ma Kurama continuava a lasciare aperta la finestra ad ogni ora del giorno e della notte, con la segreta speranza di vederlo apparire prima o poi.
Si era già preso due raffreddori in quel modo, e sua madre, Shiori, continuava a lamentarsi della sua scarsa cura di sé, ma non poteva e non voleva sprecare neppure un'occasione, soprattutto da quando Koenma aveva mandato a riposo il Reikai Tantei e non aveva più la possibilità di vederlo così spesso.
Si riscosse dalle sue fantasie e la sua espressione divenne più cupa.
'Suo'.
Hiei non apparteneva a nessuno e non aveva bisogno di nessuno, tanto meno di un demone mezzo umano che lo amava da impazzire...
Già perché quello era il problema.
Quello era la scoperta esaltante, affascinante, esilarante, terrificante che aveva fatto.
Era irrimediabilmente, totalmente, irrevocabilmente innamorato di lui.
Non sapeva come fosse potuto succedere.
Non si ricordava quando era successo.
Ma non riusciva a pensare ad un periodo della sua vita in cui non lo avesse amato.
Il cuore di Youko Kurama era sempre stato inafferrabile per i suoi numerosi amanti, il cuore di Shuichi Minamino aveva ceduto subito, al primo sguardo di quegli occhi color rubino.
E i suoi sentimenti cominciavano a diventare incontrollabili.
Non riusciva a fare come Hiei, che si teneva sempre tutto dentro e non mostrava mai quello che provava, o come Kuwabara, che al contrario, non si faceva problemi a gridare ai quattro venti quello che sentiva.
Non sapeva come comportarsi con il suo piccolo demone, considerato anche il suo brutto carattere.
Il suo cuore era in agonia, mentre Hiei non ci avrebbe pensato due volte a piantare la sua katana nel cuore di quelli che lo irritavano.
Sentiva che non sarebbe riuscito a controllarsi ancora a lungo, era come soffocare una parte di sé.
Non poterlo toccare, quando sarebbe morto per una sua carezza, non poterlo baciare, quando la sua bocca aveva sete di quelle labbra perennemente imbronciate, non potergli aprire il suo cuore, quando aveva voglia di gridare al mondo intero quello che provava, era un'agonia.
Un'agonia che lo stava uccidendo.
Lentamente.
La pioggia prese a scrosciare più forte e raffiche di vento fecero sbattere i vetri della finestra, scuotendolo dal suo torpore.
Con un sospiro rassegnato osservò i lampi che illuminavano a giorno il cielo.
Inutile sperare che con un tempo del genere Hiei si facesse vivo, era pur sempre un demone del fuoco e l'acqua non era certo il suo elemento.
Chiuse la finestra e appoggiò la fronte sul vetro freddo, osservando le gocce di pioggia tracciare fantasmagorici percorsi sul vetro.
L'albero di fronte alla sua finestra si agitava impazzito sotto i colpi di vento e i rami ogni tanto sbattevano contro il tetto.
"Hiei..." sussurrò disperato.
Estese il suo ki, ma non percepì nessuna traccia del Koorime.
Anche se non significava nulla.
Hiei era in grado di celare la sua presenza a qualsiasi demone, ecco perché era uno dei ladri più in gamba del Makai.
Anche per quella sera non sarebbe venuto, si gettò sul futon e cercò di prendere sonno, l'indomani c'era il test di scienze e non poteva fallirlo, ne andava della sua reputazione di studente modello.
Sarebbe passato da Genkai al Tempio. Naturalmente senza dire niente a Kuwabara, quella testa
color carota non capiva più nulla non appena si parlava di Yukina e lui voleva vedere la sorella di Hiei da solo e chiederle se almeno lei avesse notizie.
Presa questa decisione, riuscì a prendere sonno, cullato dalla musica dell'acqua scrosciante sulle foglie.
"Yukina-chan, come stai?"
"Oh, Kurama-san, che piacere vederti." La graziosa ragazza dai capelli azzurri gli sorrise radiosa e Kurama avvertì una stretta al cuore.
Gli occhi di Yukina erano identici a quelli di Hiei, non riusciva a capire perché quel piccolo testardo si rifiutava di rivelarle la sua identità, visto che lei cercava disperatamente il fratello.
"E' da tanto tempo che non passi al tempio, Kurama-san."
"Sono stato impegnato con lo studio." Si giustificò, notando il tono di rimprovero.
Da dietro l'orecchio fece comparire una rosa rossa e la porse a Yukina in segno di scusa.
"Oh, è bellissima..." la osservò estasiata "E' dell'identico colore degli occhi di Hiei-san." Altro colpo al cuore.
Kurama cercò di rimanere indifferente,ma per un osservatore attento era impossibile non notare come gli occhi verdi si velassero sognanti e tutto il suo viso si addolcisse non appena sentiva il nome del suo piccolo Koorime.
Yukina lo notò, e sorrise segretamente tra sé.
Kurama-san doveva essere innamorato di qualcuno, aveva uno sguardo troppo dolce quando guardava le rose.
Kurama si schiarì la voce, ostentando una disinvoltura che non provava "Hai avuto notizie di Hiei, Yukina-chan?"
Il viso di Yukina si rattristò "No, è parecchio tempo che non fa visita al Tempio." Le speranze di Kurama subirono un altro duro colpo.
Dove si era cacciato? Voleva che tornasse nel Makai e gli desse la caccia? Ancora un po' e lo avrebbe fatto davvero.
Era pur sempre uno Youko di classe A, di parecchi secoli più vecchio ed esperto di quel testardo, impossibile, adorabile, piccolo demone.
"E tu Kurama-san, hai avuto sue notizie?" gli chiese ansiosamente.
"No, non ho più saputo nulla dall'ultima missione." Sulla sua fronte liscia si formò una ruga di amarezza, e ciò voleva dire che ad Hiei non importava niente di lui, al di là del cameratismo tra compagni di battaglia.
"Kurama-san?" la voce di Yukina lo distrasse da quella linea di pensieri "Sei preoccupato? Pensi che possa essergli successo qualcosa?" vedendo l'ansia e il timore negli occhi della graziosa ragazza, Kurama cercò di tranquillizzarla.
"No, Yukina-chan , anche tu sai com'è fatto Hiei.
E poi sa cavarsela più che bene da solo con la sua velocità e il Kokuryuha che lo protegge, non può avere problemi." Rise allegro, gettandosi dietro le spalle una ciocca di capelli rossi.
"Adesso devo proprio andare, Yukina-chan. Mi ha fatto piacere vederti."
Anche a me Kurama-san e torna più spesso a trovarci..." fece una pausa arrossendo vistosamente "... e salutami Kuwabara-san." Aggiunse in fretta.
Kurama ridacchiò, gli occhi verdi che brillavano maliziosi.
"Non mancherò." Promise *Hiei, dovresti esserci, solo per vedere Yukina innamorata, ricambiata di Kuwabara, nonostante tutti i tuoi sforzi per uccidere quel grosso idiota*.
Agitò una mano in segno di saluto e si avviò a
passi sostenuti verso casa, sua madre avrebbe cominciato a preoccuparsi se non fosse rientrato in fretta.
Stava attraversando il bosco del Tempio, quando i suoi sensi di Youko lo avvertirono che c'era qualcosa che non andava.
Si immobilizzò, tendendo i muscoli, tenendosi pronto ad utilizzare la sua frusta di spine, estese il suo ki per sondare l'aria, ma non avvertì nulla.
Eppure provava una strana
sensazione, come se qualcuno lo stesse osservando.
Una speranza assurda si fece strada in lui.
Alzò la testa di scatto per scrutare i rami degli alberi.
Ma nulla si muoveva e nulla si vedeva.
Ancora una volta era stata un'atroce delusione.
Riprese a camminare lentamente, le mani in tasca, perso nei suoi pensieri, ignaro del fatto che due occhi color rubino osservavano attentamente ogni sua mossa.
Hiei se ne stava appollaiato perfettamente immobile si di un alto ramo, gli abiti neri che lo rendevano praticamente invisibile, in una delle sue posizioni preferite.
Osservò Kurama allontanarsi in fretta dal tempio, il sole accendeva riflessi fiammanti nei suoi capelli rossi.
Era tremendamente ingiusto che quella volpe dovesse essere così bello, tanto da fare apparire insignificanti tutti gli altri ningen e demoni che conosceva.
Rimase a fissarlo finché non lo vide sparire, nascosto dalle fronde degli alberi, solo allora si mise in azione, saltando velocissimo da un ramo all'altro.
Talmente veloce che l'occhio umano non era in grado di distinguerlo.
Sarebbe stata una visita breve, si era promesso.
Una semplice visita per controllare come stava sua sorella e basta.
Non aveva tempo per gli altri sciocchi costumi ningen.
E non voleva fermarsi più di tanto in quel mondo così odioso, in cui uno non poteva neanche uccidere quelli che gli davano
fastidio.
Soprattutto non voleva e non doveva cedere alla tentazione di far visita a Kurama.
Il solo vederlo di sfuggita gli aveva procurato una sofferenza inimmaginabile.
Non erano più compagni, ormai non c'erano più ragioni perché Kurama si dovesse preoccupare per lui.
Strinse i denti e scacciò quella stupida volpe dai suoi pensieri.
Doveva vedere come stava Yukina e poi sarebbe tornato a tutta velocità nel Makai.
Era venuto solo per quello... e per capire perché sentisse un dolore insopportabile al petto ogni volta che pensava a Kurama, ai suoi sorrisi, al leggero tocco delle sua mini che lo curavano, al profumo dei suoi capelli e della sua pelle.
Doveva certo essere qualche incantesimo maligno quello che lo teneva prigioniero dei suoi occhi di smeraldo.
Scrollò le spalle con un brontolio, sarebbe guarito, una cosa del genere non era certo in grado di sconfiggerlo.
Si fermò sull'albero sotto il quale stava Yukina, intenta a curare le sue piante medicinali, e la osservò con tenerezza.
Era l'unico essere vivente che gli aveva toccato il cuore... a parte Kurama.
Maledizione!
Possibile che ogni suo pensiero dovesse ricollegarsi a quella stupida volpe!
Yukina stava raccogliendo le foglie di menta per preparare un decotto, quando avvertì indistintamente di non essere più sola.
Si rialzò di scatto e colse la forma di una sagoma nera al suo fianco...
"Hiei-san!" esclamò radiosa, quando riconobbe la persona intabarrata come al solito in un impermeabile nero.
"Hn."
Yukina esitò un attimo ad andargli vicino, ma poi non potè resistere e strinse in un abbraccio affettuoso il piccolo demone. Hiei fu colto totalmente di sorpresa e non potè fare altro che rimanere lì, gelato dallo shock e da qualcos'altro a cui non sapeva dare un nome. Yukina lo lasciò andare subito, sorpresa lei stessa dal suo gesto, non riusciva a spiegarsi perché, ma per Hiei provava un affetto particolare.
"Quando sei arrivato Hiei-san? Sei già passato a salutare gli altri? Hai fame?" Yukina era un trubine di premurose attenzioni.
"Dovevo passare di qui..."
"Sono molto felice, non hai ancora visto gli altri?" Hiei scosse la testa, continuando a fissare la sorella e a crogiolarsi nella sua presenza.
"Stanno tutti bene, Yusuke e Keiko sono al ristorante che lavorano, Kuwabara e sua sorella hanno traslocato qui vicino..." arrossì leggermente "... e ci sono altre novità, secondo me Kurama è innamorato, è passato di qui poco fa, pochi minuti e lo avresti incontrato..." Yukina continuò a chiacchierare allegramente, informandolo su tutte le novità accadute durante la sua assenza, ma il cervello di Hiei si era bloccato sulle ultime parole e non sentiva più nulla.
Kurama innamorato.
Le parole continuavano a risuonare nella sua mente come una cantilena e lo stavano facendo impazzire.
Kurama innamorato.
Il seguente pensiero fu...
Di chi?
Non c'era poi tanto da stupirsi del fatto che era innamorato, del resto era uno Youko, e gli Youko erano leggendari per la loro libido in tutto il Makai, c'era da stupirsi semmai del fatto che non fosse accaduto prima.
Ma non avrebbe mai pensato che la sola idea potesse fargli così male.
Ma chi poteva essere il suo amante?
Lo conosceva?
Quando era accaduto?
L'altro pensiero che lo attraversò fu ancora più doloroso.
Lo aveva perso.
Ma non era esatto. Kurama non era mai stato suo. Quindi come poteva averlo perduto?
E poi chi avrebbe potuto volere un Bambino Proibito come lui? Qualcuno che anche sua madre aveva abbandonato. Uno Youko della bellezza di Kurama, di Shuichi poteva avere tutti gli amanti che voleva, perché avrebbe dovuto scegliere proprio lui.
*Stupido!* lo rimproverò una voce interna *Non hai mai fatto nulla per fargli capire qualcosa. E' inutile che ti lamenti, ora!* si toccò lo Jagan sulla fronte, scottava, forse era il suo terzo occhio che lo rimproverava aspramente.
"Hiei-san? Hiei-san? Tutto bene?" la voce preoccupata di Yukina riuscì ad attraversare il muro dei suoi pensieri, si riscosse dal suo stordimento e puntò i suoi occhi color cremisi sulla sorella.
"Hn." Improvvisamente si era impadronita di lui una frenesia che gli impediva di restare fermo. "Devo andare, Yukina-san..."
"Oh, così presto." L'espressione delusa di Yukina lo colpì al cuore, ma in quel momento erano altri i suoi pensieri e tutti ruotavano attorno ad una stupida volpe.
"Hn." Imbarazzato le stinse le mani e più veloce di un battito di ciglia sparì in un lampo nero.
Aveva atteso la notte.
Raggomitolato nel cavo di un albero aveva cercato di prendere sonno, ma senza sapere come si ritrovò sull'albero a fianco alla finestra della camera di Kurama.
Fissò accigliato la casa. Sembrava che tutti fossero già andati a dormire.
Meglio per lui.
Avrebbe guardato Kurama un'ultima volta e poi sarebbe tornato nel Makai.
Questa volta per sempre.
Non voleva essere costretto ad osservare la felicità di Kurama con un altro. Era un bastardo egoista, lo sapeva, ma il suo cuore non avrebbe retto.
Saltò sul davanzale e si accigliò ancor di più notando la finestra aperta.
Da quando era diventato umano, Kurama si comportava in modo strano.
Sbirciò con cautela nella stanza buia. Non riusciva a distinguere nulla a parte la sua sagoma sotto le coperte, non riusciva neanche a capire se fosse ancora sveglio. Sperava di no, avrebbe reso le cose più facili.
Per lui.
E adesso? Si morse il labbro inferiore, indeciso.
Accidenti! Doveva proprio tirarsi le coperte fin sulla testa, quella dannatissima volpe!
Il suo carattere facilmente infiammabile si manifestò di nuovo. Al diavolo! Era arrivato fino a quel punto e non si sarebbe tirato indietro proprio ora.
Avanzò con cautela fino al futon, gli stivali che non facevano nessun rumore, e rimase immobile, un'ombra più scura delle altre, solo gli occhi fiammanti si distinguevano al buio.
Kurama dormiva. Il viso a cuore rilassato e disteso, i capelli rossi formavano un'aureola infuocata e facevano sembrare la pelle ancora più diafana.
Hiei ritrasse di scatto la mano destra fasciata dalle bende, che aveva allungato inconsapevolmente, per accarezzare quel velluto.
Non doveva.
Prima di cambiare idea o perdere il coraggio si chinò e appoggiò lievemente la bocca alle labbra di Kurama, nel più casto e inesperto dei baci. Sarebbe stato il suo primo ed unico bacio a Kurama, ma così non avrebbe avuto rimpianti. Almeno una volta voleva conoscere il sapore delle sue labbra e il profumo del suo respiro, quei ricordi dovevano bastargli per una vita.
Quando si rialzò gli occhi di Kurama erano aperti e lo fissavano in un misto di shock e di malizia. "Hiei..."
Lui si raggelò, indietreggiando velocemente.
"Aspetta... non andare..." lo pregò Kurama, alzandosi a sedere sul futon e tendendogli le braccia.
"Kitsune no baka, non sai che cosa stai chiedendo." Sbottò, infuriato con se stesso per essersi mostrato così debole.
"Lo so fin troppo bene." Gli occhi di Kurama scintillavano come due stelle.
Era sveglio, anche se aveva fatto finta di dormire, quando Hiei era entrato nella sua stanza. E aveva rischiato un attacco cardiaco, quando si era reso conto a chi apparteneva l'aurea che avvertiva. Si alzò in ginocchio per essere allo stesso livello di sguardi.
"Hiei..." ripeté in tono supplichevole, ma per la prima volta era a corto di parole. La mossa di Hiei lo aveva sorpreso. Mai si sarebbe aspettato una cosa del genere dal suo youkai, ma dallo sguardo sempre più truce del koorime aveva la vaga sensazione che non fosse molto contento.
Oh, ma quel bacio! Se bacio si poteva chiamare. Era stata la cosa più dolce che avesse mai assaporato e forse anche l'unica da parte di Hiei.
"Perché sei qui?" ritrovò finalmente la voce, spezzando il silenzio teso che era sceso su di loro.
Kurama non poteva fare a meno di divorare con gli occhi tutto quello che era Hiei. Gli prudevano le mani dalla voglia di accarezzare gli spessi capelli neri e il ciuffo di capelli bianchi a forma di stella sulla fronte, il piccolo corpo muscoloso, snello e compatto, le bende che celavano il Kokuryuha.
"Hn. Torno nel Makai."
Qualcosa nelle sue parole gli fece comprendere che non gli aveva detto tutto. "Allora?"
"Per sempre."
Quella frase gli si conficcò nel cuore come una lama acuminata. Gli occhi di Kurama si spalancarono inorriditi. "Perché?" era più un grido che una domanda.
"Non voglio più avere niente a che fare con stupidi ningen!" Che altro poteva fare? Accontentarsi delle briciole della sua compagnia e del suo affetto, mentre Kurama amava appassionatamene qualcun altro? Non era così masochista.
Kurama si tirò indietro, come se le parole di Hiei lo avessero colpito fisicamente. Gli occhi pieni di un dolore che non riusciva più a nascondere.
Hiei voltò la testa per non vedere quegli occhi verdi accusatori, così gli sfuggirono le lacrime che riempirono improvvisamente gli occhi di Kurama. Quando lo guardò di nuovo, Kurama stava sorridendo tristemente.
"Neanche con il tuo vecchio amico Kurama?"
Hiei sentì come un acido corrosivo bruciargli il petto.
"Mukuro mi ha di nuovo convocato."
"Ah." Kurama pensò a quella donna con odio. Non era giusto! Lei lo avrebbe visto tutte le volte che voleva, lo avrebbe avuto al fianco giorno e notte.
"Sono il suo erede designato, prima o poi sarei dovuto andare comunque, e visto che Koenma non ha più bisogno di me..."
"Ma io sì!" intervenne di slancio Kurama. Si morse il labbro imbarazzato e si fissò le mani intrecciate in grembo.
Hiei rimase impassibile, il volto composto in una maschera gelida che non rivelava alcuna emozione. "Hai già tanti 'amici', Kurama.... Io non servo più." Lasciò trasparire una traccia di amarezza prima di riguadagnare il controllo.
"Non è vero Hiei, tu sei unico, nessuno ti può sostituire."
"Hn." Hiei sbuffò derisorio e scrollò le spalle con indifferenza.
"Piccolo testardo..." Kurama si bloccò, prima di continuare la lista di epiteti, ricordandosi com'era permaloso l'amico, soprattutto riguardo alla sua statura.
"Chi è che hai chiamato piccolo?" chiese glaciale, portando la mano alla sua katana appesa al fianco.
"Tu!" ribatté, infuriato quanto lui. Possibile che Hiei non riuscisse a capire quanto lo facesse soffrire la sua decisione di andarsene?
"Non ti ho mai visto perdere la calma, Kurama." Lo fissò intensamente. "E' un sollievo notare che anche il tuo autocontrollo ha dei limiti."
*Già e tu sei il solo che possa farmeli oltrepassare, piccolo Koorime testardo!*
"E tu?"
"Hn."
"Quali sono i tuoi limiti?" gli chiese con voce improvvisamente carezzevole. Se Hiei doveva tornare nel Makai per sempre, avrebbe fatto in modo che si ricordasse di lui, anche perché lui non si sarebbe dimenticato di Hiei finché avesse avuto vita.
Hiei si irrigidì al tono della sua voce, sottilmente seducente. Lo inchiodò con lo sguardo... che cosa gli era saltato in mente? Lo stava prendendo in giro? La sensualità assopita che aveva sempre avvertito in lui, si era risvegliata in tutta la sua potenza. Merito certamente del suo nuovo amore.
"Chi è?" il tono era un misto di dolore e odio.
Kurama lo fissò interrogativo, perdendo il filo del discorso, Hiei si stava comportando in modo veramente strano quella sera. Dal suo casto bacio, che entrambi avevano ostentatamente ignorato a quella serie di domande nel buio.
Si tormentò nervosamente il primo bottone della giacca del suo pigiama e colse lo sguardo di Hiei posarsi affascinato sulla porzione di pelle diafana della gola.
"Chi?" rispose totalmente spiazzato.
"Lo conosco?" proseguì l'altro, inesorabile.
"Hiei, di chi stai parlando?"
"Non importa..." scrollò le spalle, preferiva non saperlo.
"Aspetta!" vinta l'improvvisa timidezza, Kurama lo afferrò per le spalle, prima che potesse scappare via. "Che cosa c'è, Hiei? Non riesco a capire. Ti prego spiegami, siamo sempre stati amici. Parlami."
Hiei cercò vanamente di liberarsi dalla sua presa, ma senza successo. Lo youko lo teneva stretto come se ne andasse della sua vita.
"Lasciami, stupida volpe!"
"No! Devi dirmi che cosa c'è!"
"Lo sai benissimo!" lo fissò sempre più scuro in volto.
"Non lo so, invece! Smettila di parlare per enigmi!"
"Chièiltuoamante?" pronunciò tutto d'un fiato, irritato al massimo, dall'insistenza di quella stupida volpe che voleva fargli ammettere ciò che neanche lui comprendeva.
"Che cosa?!" sibilò Kurama, non poteva urlare, avrebbe svegliato sua madre e sarebbe stato un po' imbarazzante spiegarle la presenza di un demone del fuoco nel suo letto. Dallo stupore lasciò andare la presa su Hiei, ma lo youkai non si mosse.
"Chi è?" Kurama lo stava fissando a bocca aperta, totalmente sbalordito.
Fu la volta di Hiei di afferrarlo per le spalle e scuoterlo, i capelli rossi che ondeggiavano selvaggiamente: "Chi è Kurama? E' Yusuke? Oppure Shizuru? O qualche altro dannatissimo ningen che non conosco? O forse qualche tua vecchia fiamma del mondo degli spiriti?"
Kurama non riusciva a capire perché fosse così arrabbiato. L'unico motivo che poteva avere, anche se forse Hiei stesso non se ne rendeva conto, era che teneva a lui. Una debole speranza gli scaldò il cuore: "Perché vuoi saperlo?"
Hiei si bloccò improvvisamente gli occhi fissi nei suoi, il viso a poca distanza dal suo, mentre entrambi ansimavano violentemente, ma Kurama non avrebbe saputo dire se per il litigio o per il contatto tra i loro corpi.
*Se solo toccandomi le spalle, riesce a farmi sentire in questo modo, non oso pensare a come sarebbe avere il suo corpo nudo contro il mio, nell'intimità del letto.* rabbrividì al pensiero. Respirare il suo profumo, sentire il calore delle sue mani non aiutava certo il suo corpo di diciottenne preda degli ormoni impazziti a mantenere il controllo. Inevitabilmente avvertì un piacevole dolore al basso ventre e l'aria mancargli come se avesse ricevuto un pugno nello stomaco.
"Perché sei mio amico..." pronunciò con voce strozzata, dandosi mentalmente dello stupido... *Smettila Hiei, prima di renderti ridicolo, vattene!*... ogni parola gli costava un dolore atroce, "...e voglio che tu sia felice." Hiei abbassò le mani lungo le braccia lentamente, sfiorandogli i capelli in una inconsapevole carezza, le labbra piegate in una smorfia amara.
"A dire la verità... c'è qualcuno..." confessò a fatica Kurama. Doveva dirglielo, in qualche modo doveva dirglielo. Aveva scherzato e lo aveva preso in giro abbastanza con i suoi tenui tentativi di seduzione. Sapeva che Hiei non li aveva mai presi sul serio. Ma non si era accorto che erano un modo per indurlo ad abituarsi alla sua presenza accanto a lui e nella sua vita.
Era giunto il momento che il cacciatore tirasse i fili della rete.
Hiei si sporse in avanti per non perdersi una parola dei bisbigli di Kurama, il viso animato, gli occhi concentrati unicamente su di lui. La penombra aiutava le confessioni e rendeva tutto più irreale e meno imbarazzante della piena luce.
"Ma non gli importa assolutamente nulla di me..." concluse con tristezza, stringendosi le braccia al petto. Hiei sembrava così... remoto, inavvicinabile... Forse la sua era solo una speranza vana. Eppure sapeva che era capace di tenerezza. Lo aveva visto con Yukina e questo aveva alimentato le sue illusioni. Che ironia, Youko Kurama uno dei ladri più in gamba del Makai, con più di quattrocento anni di esperienza, si era fatto rubare il cuore da un piccolo youkai che non sapeva che farsene!
Una mano gli scostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, alzò la testa di scatto per guardare gli occhi di Hiei, quando le dita callose si soffermarono carezzevoli sulla guancia morbida.
"E' un pazzo..." sussurrò con voce rauca Hiei, chiudendo gli occhi per reprimere il dolore che sentiva dentro. Chiunque fosse, Kurama doveva amarlo davvero tanto, per permettergli di trattarlo così.
"No, invece. E' la persona più forte, gentile e in gamba che io conosca." Obiettò con voce dolce, mentre il suo viso si ammorbidiva e sembrava risplendere "Non è solo forte fisicamente, ma ha anche un animo nobile, malgrado le avversità subite." Kurama fissava nel vuoto, verso un'immagine che solo lui poteva vedere.
Aveva ragione Yukina, si vedeva subito che era innamorato. Per lui almeno era ovvio. Dopo aver passato un numero infinito di volte a memorizzare i suoi lineamenti e le espressioni del suo volto, si capiva che c'era qualcosa di diverso in lui. Ma come aveva fatto a non accorgersene subito?!
"Vuoi che lo uccida?"
Kurama sobbalzò, gli occhi verdi enormi e spalancati e poi tentò di soffocare il riso isterico che lo aveva assalito.
"Hn. Stupida volpe! Smettila di ridere!"
"Oh, Hiei, scusami! No, sarei disposto a morire io per lui." Sospirò rassegnato, che altro poteva fare, appendersi un cartello al collo? In questo modo, forse, Hiei avrebbe capito che stava parlando di *lui*: "E' la persona che ho più cara al mondo."
Il cipiglio di Hiei divenne ancora più cupo, mentre si sentiva precipitare in un abisso senza fondo, quel bastardo possedeva il cuore, l'anima e probabilmente anche il corpo seducente di Kurama e non li voleva. Il solo pensiero lo infiammava di rabbia, se solo lo avesse avuto davanti gli avrebbe spaccato il cuore... e Kurama non lo avrebbe mai più perdonato, probabilmente.
Ma chi diavolo era?
"Lo conosco?"
"Si." Sospirò Kurama, fissandolo pieno di aspettativa.
Hiei gli lanciò uno sguardo interrogativo, stupito dal suo modo di fare. Kurama non si stava sottraendo alle sue domande, anzi sembrava incoraggiarlo, come volesse che lui scoprisse chi era.
"Allora non c'è nient'altro da dire." Proruppe in tono tetro: non voleva conoscere chi era. Si voltò pronto a balzare via. Due braccia sottili, ma sorprendentemente forti lo strinsero contro un torace snello e muscoloso.
"Hn."
"Dove vuoi andare?" gli miagolò all'orecchio Kurama, spedendogli brividi lungo la spina dorsale, mentre il suo fiato caldo gli titillava delicatamente il padiglione sensibile.
Si irrigidì pronto a cercare un varco nella sua stretta, ma Kurama lo teneva con tutte le sue forze, sapendo che se solo avesse allentato un po' la presa, Hiei sarebbe svanito in un soffio.
"Lasciami!" grugnì, divincolandosi, furioso per essere stato catturato così facilmente.
"Hiei... in questo modo non migliori certo la tua situazione..." lo strinse ancora più vicino. I movimenti di Hiei stavano innescando una reazione inevitabile... e i suoi istinti di Youko stavano per avere il sopravvento. Chissà se se ne sarebbe accorto?
Hiei si immobilizzò all'improvviso, si sentiva andare a fuoco, stretto tra le braccia di Kurama e che cos'era quell'improvvisa rigidità che avvertiva contro le natiche? Arrossì contro la sua volontà. Accidenti agli Youko e a tutta la loro esperienza sessuale. In particolare accidenti a questo Youko che riusciva a rendere il suo corpo una gelatina tremante.
"Kurama... che cosa stai facendo?"
"Secondo te?"
"Non lo so. Non ho esperienza in questo campo." L'ironia non riuscì a celare l'amarezza di fondo. La stretta di Kurama si rafforzò, come se avesse voluto proteggerlo da tutto quello che aveva subito.
"Hiei..."
"Non mi piace giocare al sostituto, Kurama!" constatò cercando di tenere ferma la voce. Impresa quasi impossibile con il corpo caldo di Kurama che continuava a strofinarsi contro il suo.
Kurama emise un gemito: dannato testardo! Possibile che non capisse? Che cosa doveva fare, strappargli i vestiti di dosso e violentarlo, per fargli entrare in quella testa dura che era lui, solo lui... Un sorriso malizioso gli piegò le labbra e, se Hiei lo avesse visto avrebbe dovuto cominciare a preoccuparsi, forse non era una cattiva idea. Le sue abili dita cominciarono a slacciare i bottoni della sua tunica uno alla volta, con calcolata lentezza.
"Kurama..." la voce di Hiei era piena di panico, si dibatté furiosamente e per punirlo Kurama gli morse con forza un orecchio... "Ite!"... poi per farsi perdonare baciò e leccò il punto dolente.
Hiei gemette e trattenne il fiato: "Kurama..." la voce gli uscì stentata "Ti prego..."
"Per che cosa mi preghi, Hiei?" aveva terminato di slacciare i bottoni e finalmente aveva libero accesso alla liscia compattezza del torace di Hiei.
Le sue mani cominciarono a vagare ansiose su quei muscoli sodi e caldi, tremava dall'emozione, non riusciva quasi a credere di stare tenendo tra le braccia il suo Hiei, un po' riluttante, ma vero e in carne ed ossa. Non era uno dei suoi soliti sogni in cui si sarebbe svegliato sudato, con un'erezione che ci avrebbe messo ore a scomparire e frustrato.
"Hiei..." sussurrò con voce roca dall'eccitazione, il suo nome era una dolce melodia, il cacciatore era diventato prigioniero della sua stessa preda.
Il fiato caldo di Kurama gli solleticava l'orecchio, facendolo rabbrividire, aveva voglia... Non lo sapeva di preciso, ma avvertiva il desiderio improvviso di stringere, baciare, mordere, leccare, tutto quello che doveva fare era voltarsi.... Ormai aveva perso tutta la voglia di ribellarsi a quelle carezze, ma tutti i muri difensivi che si era costruito lo trattenevano ancora. Anche se il suo corpo si inarcava impotente sotto le abili mani di Kurama, anche se dalla sua gola uscivano gemiti inarticolati e le sue mani fremevano dalla voglia di esplorare la pelle e il corpo di Kurama. *Ti sta usando!* continuava a sussurrare una voce dentro di lui *Non vuole te, ma già che eri qui e lui si sentiva in calore...*
Hiei scosse la testa furiosamente per scacciare quella voce, non voleva sentirla, voleva solo abbandonarsi al desiderio che cantava nel suo sangue.
Le mani di Kurama trovarono i capezzoli sensibili, stuzzicandoli e strofinandoli fino a farli diventare due bottoncini turgidi color carminio.
Hiei si inarcò all'indietro tremando e gemendo e Kurama gli morse una spalla per soffocare un gemito, si sentiva quasi sull'orlo della pazzia, era pieno e turgido quasi al punto di scoppiare, ma non poteva sprecare tutto, venendo come un adolescente in calore. Aveva atteso troppo a lungo prima di poter avere il suo piccolo demone nudo ed eccitato, tra le sue braccia.
Beh, quasi nudo, si corresse.
"Kurama..."
"Sono qui." Sospirò, succhiando delicatamente alla base della nuca.
"Che cosa ... mi stai facendo?" era quasi un'invocazione disperata, più che una domanda.
"Ti piace?"
Bastava da sola quella voce sexy per condurlo al limite.
"Non lo so."
La sua risatina soffocata gli risuonò alle spalle, spedendogli piccoli brividi lungo la spina dorsale.
"Allora dovrò fare in modo che ti piaccia..." minacciò. La sua bocca si avventò avida sull'orecchio sinistro di Hiei, leccando con la delicatezza di un gatto, succhiando dolcemente, mordicchiando ogni tanto, mentre il koorime continuava a gemere senza sosta contro di lui. Una mano continuò a tormentare i piccoli capezzoli, mentre l'altra risalì fino ad arrivare a posarsi sulle sue labbra, accarezzandole e invitandole ad aprirsi.
Hiei obbedì e risucchiò quella dita indagatrici con ingordigia, dapprima succhiandole, poi affondandoci i canini per soffocare i rantoli.
"Hiei, Hiei..." il suo nome era una cantilena inarrestabile che gli saliva alle labbra, ma Hiei era ormai troppo perso in quelle nuove sensazioni per rispondergli qualcosa di coerente, gli occhi chiusi, la bocca spalancata che lasciava uscire gemiti deliziosi che contribuivano ad eccitarlo ancora di più..
Le sue mani scesero impazienti fino ai fianchi e con una mossa improvvisa circondarono la virilità eretta di Hiei, accarezzandola attraverso la stoffa.
"Kurama!"
"Shh, shh, va tutto bene..." gli mormorò dolcemente all'orecchio, cercando di calmarlo. Spostò le mani e cominciò ad armeggiare le cinture che tenevano fermi i pantaloni.
"Hiei..." chiamò con voce in cui si notava una punta di irritazione. "Hiei..."
"Hn."
"Quante cinture ti sei messo e che diavolo di nodi hai fatto!" Kurama cominciò a tirare con impazienza, per spogliarlo e vederlo finalmente completamente nudo. Non vedeva l'ora!
"Kurama..."
"Che cosa c'è?" gli chiese tutto concentrato nel difficile compito di liberarsi di quelle maledette cinture.
"Aspetta..." stava cominciando di nuovo a ragionare, dopo l'annebbiamento dei sensi di poco prima e tutti i suoi dubbi tornavano ad affacciarsi alla sua mente.
"Perché?" le sue mani si bloccarono a pochi centimetri dal suo sesso e rimasero immobili.
"Te l'ho già detto... non mi piace fare la controfigura..."
"Davvero?"
"Kurama..." ripeté in tono d'avvertimento, cercando di liberarsi dalle sue braccia "Lasciami! E' meglio..." deglutì a fatica "Tu... sei inn... e io...."
Kurama gli posò una mano sulla bocca, impedendogli di dire altro. "Sei tu che non capisci, Hiei..." lo strinse più forte e gli appoggiò la fronte sulla spalla. Sospirò rassegnato "Non hai mai capito...."
Hiei si irrigidì, non aveva mai sentito quel tono triste nella voce di Kurama. Poteva essere seducente, allegro, arrabbiato, comprensivo, ma non aveva mai avuto quella tristezza profonda che avvertiva adesso.
"Sei tu, sei sempre stato tu. Dal primo istante in cui ci siamo conosciuti, quando hai cercato di uccidermi, sei sempre stato tu... e non ti sei mai accorto di nulla." mormorò con voce spezzata, non riuscendo più a controllare i suoi sentimenti.
Hiei non riusciva a credere alle proprie orecchie, doveva guardarlo negli occhi per sapere se aveva realmente detto la verità. Gli occhi di Kurama non mentivano mai, perché adesso lui non riusciva a credere più niente. Fece in modo di scivolare tra le sue braccia, voltarsi e si trovarono faccia a faccia.
I suoi occhi erano enormi, spalancati, lucenti dalle lacrime trattenute. Il volto era ancora arrossato dall'eccitazione, ma non ce n'era più traccia nei suoi occhi, solo un groviglio di emozioni che Hiei non riuscì a riconoscere e, per la prima volta in vita sua, ebbe paura.
"Hiei..." rabbrividì al suono del suo nome sulle labbra di Kurama, cercò di allontanarsi dalla presenza disturbante del suo corpo. Doveva pensare. Aveva bisogno di pensare. E prepararsi ad essere forte, perché non poteva assolutamente essere vero quello che aveva sentito. Si dimenò per liberarsi e questa volta Kurama lo lasciò andare.
"Hiei... ti prego... parlami..." lo supplicò, mandando al diavolo il suo orgoglio. Aveva giocato la partita più importante della sua vita e a quanto pare aveva perso.
"Io..."
"Hiei... ti prego..." alzò una mano per toccargli il viso, ma la lasciò ricadere, vedendolo indietreggiare impaurito, strinse i pugni mordendosi il labbro. Il dolore era insopportabile. E ora? Aveva perso tutto...
"Io..." deglutì a fatica. Si sentiva strano. Doveva andare via. Se Kurama lo avesse continuato a guardare ancora in quel modo, non avrebbe più resistito e avrebbe fatto qualcosa di stupido... Tipo abbracciarlo, baciarlo e supplicarlo di tenerlo sempre al suo fianco.
"Devo andare..."
"No!" urlò Kurama disperato, Hiei scosse la testa e qualcosa scintillò sulla sua guancia e rotolò a terra. Una prova concreta delle sue emozioni. Un momento prima era nella stanza con lui, il momento dopo era sparito, lasciando come unica traccia quella piccola lacrima-gemma, nera e lucente.
Kurama la raccolse e se la portò alle labbra, ricacciando indietro le lacrime e ignorando il dolore che avvertiva al cuore. Youko Kurama non si sarebbe lasciato abbattere così facilmente.
"Un giorno sarai mio, Hiei... lo giuro su Inari..." chiuse un attimo gli occhi, stringendo la lacrima-gemma che ancora conservava tracce del calore confortante di Hiei "... prima o poi ti avrò e allora non potrai più sfuggirmi..." fissò la finestra da cui Hiei era fuggito con occhi scintillanti di determinazione "... tornerai, devi tornare... per me..." sussurrò "...perché se non tornerai, ti inseguirò fino alle porte dell'inferno, se necessario, questo te lo giuro..."
OWARI parte I.
Per chi non conosce il giapponese:
kitsune = volpe
baka = scemo
ite = che male/mi fai male
R: Uao! Ce l'ho fatta! Ho finito la prima parte! Adesso mi
posso riposare un pochino...
TAP TAP
R: Oh, Hiei! Kurama! Come sono contenta di veder...
H: Smettila di blaterare, stupida ningen!
R: Hei, stupida a chi?
K: Ria-chan, tesoro, questa dovrebbe essere una fiction yaoi,
giusto?
R: Beh... si...
K: E allora dove sarebbero le scene lemon che ci avevi promesso,
quando ci hai chiamati fuori dal Makai?
R: Beh...
H: (affilando la sua katana con fare minaccioso) Mi avevi
promesso che avrei avuto Kurama...
K: Oh Hiei! Questo non me l'avevi detto... Glomp!
H: Lasciami! Stupida volpe! La... smack, slurp, uhm...
K: Uhm... smack... Hiei, .... smack
H: Ma... abbiamo finito 10 minuti fa... uhm, smack,...
R: Ragazzi... ehm... scusate... io sono maggiorenne, ma... Sigh,
va bene, prendiamo un po' di appunti, mi serviranno per la
seconda parte...
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