Author: Carmilla
Fandom: RPS or Fanfic su celebrità
Pairing: Colin Farrell/Jared Leto
Genre: slash
Rating: NC-17 (new rating FRAO)
Disclaimer/Legalese: Questa è una storia di pura invenzione. Gli avvenimenti descritti non rispecchiano in alcun modo le personalità, le inclinazioni politiche, sessuali o religiose dei protagonisti ma solo alcune idee (deviate) dell’Autrice che non intende in alcun modo arrecare danno e/o offesa alla loro immagine pubblica e privata. Qualsiasi coincidenza con fatti realmente accaduti è puramente casuale. Non scrivo a scopo di lucro e non intendo violare alcun copyright.
Challenge: Fanfic n° 14 scritta per la Fic-a-Thon di Kaz “
Fanfic rules the World”: “Se vuoi rientrare nella mailing list questi sono i termini: 30 fic in 30 giorni. Devono essere su commissione. Gli altri ti dicono cosa scrivere e tu lo scrivi.”

Per Celebel. Perché lo ha voluto.
Cosa ha chiesto: Colin e Jared. Slash. Il film “In linea con l’Assassino”. Sesso in una cabina telefonica.


Per Mary. Perché è la mia giudice più severa.
Cosa ha chiesto: “Non me ne frega nulla di telefilm o affini. Voglio uno stile crudo. E la Hollywood della “Valle delle Bambole”.

 


Kiss the rain

di Carmilla

 

Fase n.°1. Sollevare il ricevitore


-Ti senti meglio?-
-Cazzo Jack, smettila di fare la Mamma Chioccia.-
-Colin-bello tu mi PAGHI per fare la Mamma Chioccia. E per controllare che tu non anneghi in quel whisky di merda che ti piace tanto, che qualche fan troppo insistente non decida di portarsi a casa un pezzettino di Colin Farrell e soprattutto mi paghi affinchè Joel Schumacher non si incazzi ulteriormente con te.- La Corvette azzurra sfrecciava velocemente, inerpicandosi con facilità lungo le colline di Hollywood.
Il trillo del cellulare interruppe il monologo-lamento dell’agente cinematografico di colore che iniziò a parlare concitamente con l’ignoto interlocutore e l’attore ne approfittò per rilassarsi e chiudere gli occhi assaporando la lieve brezza primaverile mentre sotto di loro Los Angeles sembrava meno… finta del solito.
Los Angeles? Una puttana con le gambe sempre aperte, l’aveva definita la sera prima Jimmy. Colin aveva riso e ci avevano brindato sopra, lui al nuovo film che avrebbe iniziato a girare come protagonista fra due settimane, uno stronzissimo thriller era vero, ma con Schumacher alla regia e Colin come protagonista ASSOLUTO, cazzo, e Jimmy perché la Warner aveva acquistato i diritti del suo romanzo “La Dalia Nera” per farci un film.
-E non permetterò che scelgano alcuna puttanella con le tette rifatte per quel ruolo, Colin.-, aveva mormorato nel taxi che il gestore della bettola si era affrettato a chiamare quando avevano iniziato a fare casino. –Nessuna Angelina o Pamela del cazzo, amico.- I suoi erano occhi stanchi, centenari, di chi aveva visto davvero troppo. -Quella poteva essere mia madre.- E non per la prima volta, Colin si era domandato se valeva la pena di essere famoso ed acclamato come “Il Re del Noir” se ogni sera Jimmy, James Ellison Ellroy doveva annegare nell’alcool per tentare di dormire almeno un’ora per notte.

E dimenticare che sua madre era stata massascrata da un stronzo che non era mai stato identificato.

Caso Insoluto.

Merda.

-…e gioia, non mi interessa se ti devi fare l’assistente alla regia, l’assistente del produttore, il produttore, l’intero consiglio d’Amministrazione, il Presidente, il Governatore o il Papa. VOGLIO quel contratto. E quella percentuale. Quindi muovi il tuo bel culetto inguainato Versace e datti da fare, carina. Altrimenti metto una pulce nell’orecchio ad un mio amico dello Star e gli dico che sei stata TU a convincere Travolta a fare Phenomenon,ed il prossimo lavoro che troverai sarà come massaggiatrice per cani. Ci siamo intesi?-

Clic.

-Mi domando come qualcuno ti ritenga ancora un essere umano, Jack.-
Il suo agente gli mostrò i denti in una parodia di sorriso. -L’umanità non è un requisito indispensabile in questo mestiere, Colin-bello.
Anzi, ora che ci penso, credo di averla barattata con la mia prima percentuale.-
-Se guadagni tanti soldi, come mai ti vesti ancora come un pappone di Harlem?- Gli chiese Colin accennando alla camicia di seta sgargiante fucsia e ai pantaloni di lino di una tonalità solo leggermente più chiara.
-Costume di scena, amico. C’è sempre la possibilità che qualche coglione non sappia chi sono e mi scambi per la solita checca frustrata e di mezza tacca, con un parco-attori provenienti dalle telenovele o che rappresenti ex-pornostar disposte a tutto per una particina in un b-movie.-

Erano finalmente giunti a destinazione. La villa di Schumacher dominava il lato ovest della collina, con una splendida vista su Hollywood Boulevard e su Santa Monica.
-Probabilmente avrà pagato mezzo milione in più per il panorama.-, commentò cinicamente Jack mentre un maggiordomo filippino li attendeva sulla porta.
-Si direbbe che tu sia invidioso.- Colin aspirò profondamente. Il profumo dei gelsomini era delicato e penetrante.
-Nah.-, rispose Jack.- Io ho la Corvette. E Colin Farrell, il nuovo James Dean. Cosa potrei volere di più?-
-Un’anima?-
-Non si intonerebbe con il mio Galliano, Colin-bello. Ora, Dolcezza stampati su la tua migliore espressione da “sono Bello&Dannato, ho due palle come un’autotreno ma mi capita ANCHE di saper recitare” a lascia fare tutto a Papà-Jack.- L’espressione da squalo del suo agente era disturbante.
-Jack?-
-Si?-
Dal momento che SEI una checca frustrata e di mezza tacca mi chiedevo se avevi veramente nella tua scuderia qualche ex-pornostar disposta a tutto.-
-Sei un stronzo, Colin. Per questo mi piaci. Ora però, lasciami fare il mio lavoro.- Nel salone tutti gli occhi erano su di loro.
Erano arrivati ultimi, come Jack aveva voluto.
Mentre scendevano le scale Colin lo sentì mormorare.- Me li mangio a colazione, questi.-

Colin si rilassò.

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Fase n.° 2. Inserire contante o carta di credito telefonica



-Mr. Farrell?-
-Si?-
-Cinque minuti, signore.-
-Grazie.-

Sorprendentemente, stava andando tutto bene.
Avevano iniziato a girare da una settimana e fin’ora non c’erano stati grossi intoppi. La produzione pagava gli stipendi, il catering non era male, uno degli attrezzisti era uno spacciatore di discreto livello e riforniva la troupe con roba buona, Schumacher era uno stronzo, ma uno stronzo professionale e questo era molto meglio di quei coglioni di registi enfant-prodige che ritenevano di dover battere i pugni come poppanti e squittire per dimostrare il loro GENIO e la controfigura di Colin, Sam, era capace di fare acrobazie con la lingua e il giusto incoraggiamento a fine giornata.

Ovviamente, come da regola nel mondo del cinema, non poteva DURARE.

-Cosa vuol dire che non è disponibile?- L’accento di Schumacher era più pesante del solito quando era alterato.
Bisbiglio.
-Oggi dobbiamo girare una sequenza lunga. E’ il primo dialogo tra Colin e l’assassino e Kiefer si è reso indisponibile?-
Mormorii concitati.
-Non mi interessa.- Schumacher parlava come un tedesco trapiantato da due giorni in America, ora. Doveva essere VERAMENTE incazzato. –Se Mr. Sutherland non è disponibile,troveremo qualcuno che lo è. SUBITO.-
Colin si aspettava quasi un “Heil” alla fine.
Gesù, per fortuna lui e Joel si erano presi subito. Non voleva essere nei panni del poveraccio con cui il regista stava parlando.
Un bussare discreto.
-Mr. Farrell?-
-Si?-
-Per ehm..motivi tecnici Mr Schumacher ha dato un’ora di break alla troupe.-
-Grazie Marcie. Ne approfitterò per fare un sonnellino. Svegliami quando si ricomincia.-
-Naturalmente Mr. Farrell.-

Un’ora? Chi sarebbero riusciti a trovare in un’ORA?. Un presentatore del Meteo?

Chissenefrega.

Possono mettere anche un registratore dall’altra parte del microfono, per quanto mi interessa.


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-Ah, Colin.- Schumacher era ora tutto sorrisi e cordialità. –Voglio presentarti Jared Leto. Sostituirà Kiefer. Vi conoscete?-
Colin squadrò il nuovo arrivato. Biondo, capelli lunghi, barba decisamente incolta ed una certa aria tra lo stropicciato e l’insonnolito che doveva far calare le mutande a uomini e donne. Indifferentemente.

Pericolo, pericolo, Potenziale Rivale, gli segnalò il suo radar interno.
Poi incrociò lo sguardo dell’altro.
Azzurro come quelle porcellane di Dresda che sua madre collezionava e che gelosamente custodiva nella vetrinetta del salotto.

Assolutamente impenetrabile.

-No, non ci siamo mai incrociati.-
Eh no.
Pure la voce da letto, no. Se esisteva un karma o una qualsiasi stronzissima giustizia divina questo tizio avrebbe dovuto parlare come Paperino ed invece aveva pure la voce giusta, cazzo.
Doveva chiedere a Jack di strappargli le corde vocali.
E qualcosa dovette trapelare dal suo sguardo perché vide l’altro socchiudere gli occhi ed inclinare lievemente la testa come un grosso gatto che ha avvertito un pericolo ma non sa ancora esattamente quale.
-Okay.- L’accento di Joel era ritornato nuovamente a livelli tollerabili ma le vibrazioni che inviava erano ancora a Livello-Rosso Attenzione!. Per il regista il problema era risolto e quindi era l’ora che Colin muovesse le chiappe ed iniziasse a fare sul serio. L’espressione di Schumacher era chiara come quei cartelloni luminosi che sovrastano la I-91: “Creami casini e sarai TU il prossimo a saltare come una pulce messicana sul culo di un cavallo”.

Messaggio ricevuto.

Con un mezzo sorriso non compromettente Colin prese due copioni dal tavolino. -Joel ci lasci solo qualche minuto per fare conoscenza? In fin dei conti con..Jared, giusto?, avrò la più intensa relazione telefonica da quando scoprii a quindici anni le meravigliose gioie del sesso telefonico, e prima che lui incominci a minacciarmi di morte voglio sapere se almeno gli piacciono i L.A. Lakers!-
Risata generale e anche il regista incurvò lievemente le labbra verso l’alto.
Per il bastardo quello era l’equivalente di una risata fragorosa.
-Dieci minuti e poi incominciamo a girare, d’accordo?-
-Certo.-
Con un gesto della testa Colin invitò l’altro attore a seguirlo alla roulotte. Dentro il condizionatore offriva una piacevole frescura che contrastava con l’umidità soffocante dell’esterno.
-Come vogliamo farlo?-
Colin si voltò di scatto nel sentire le parole e l’espressione che doveva avere in faccia doveva essere molto eloquente perché Jared ridacchiò.
-Il dialogo, intendo. Sei della scuola di pensiero “mi servono solo le battute per le pause giuste” oppure preferisci una certa…. interazione?- Concluse con un sottinteso malizioso nella voce molto caricato, ma smentito dall’espressione calma, quasi ieratica del volto.
E Colin comprese di essere stato, in modo molto educato a dire il vero, preso per il culo.

E scoppiò a ridere.
Seguito a ruota dall’altro. Dopo qualche istante di parossismo Jared riprese.- Scusami, ma non sono riuscito a resistere. Emanavi quest’aura da maschio alfa dominante che poco ci mancava che iniziassi a batterti il petto e a pisciare intorno per marcare il territorio, là fuori.-
-Ok, hai scoperto la cosa più importante di me. Sono uno stronzo ego-maniaco che profonde insicurezze che risalgono a problemi con mia madre e ad episodi di eiaculazione precoce.-
-Benvenuto nel club, allora.-
Colin scrollò la testa.- Ricominciamo da capo, vuoi? Piacere sono Colin.- E con un gesto esageratamente ampio tese la mano.
-Piacere Colin. Io sono Jared, la voce che ti farà cacare in mano per le prossime tre settimane.- La presa era mordida ma ferma.
-Non è la cosa migliore da dire per iniziare un rapporto, questo lo sai vero?- Le mani erano ancora unite e nessuno dei due, stranamente, sembrava preoccuparsene.
-Vuol dire che ci dovremo lavorare sopra per farlo funzionare.-
Fissando negli occhi l’attore biondo, Colin annuì.

Si.
Ci avrebbero lavorato sopra.

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Fase n.°3.Comporre il numero

-Dai forza, così, più forte, oh Dio si, si, SI…-
-Chiudi quel cesso di bocca, Sam. Ora capisco perché fai la controfigura. Sei patetico, non sai proprio recitare Cristo.- Un’altra spinta più forte, che quasi sbilanciò le due figure avvinghiate sul divano della roulotte. Il giovane e muscoloso stunt si voltò per guardare l’attore senza per questo interrompere il ritmo.-Vaffanculo Colin, tu sì che sai far sentire a proprio agio chi ti scopi. Almeno io faccio uno sforzo per far funzionare questa cosa mentre tutto quello che fai tu è spingere, grugnire e pensare a quel Buddha-grunge che non te lo darà mai. Chi è il PATETICO fra noi due?-, concluse velenosamente.
Nell’attimo successivo si ritrovò per terra.
-E che CAZZO!!! Mi potevo fare male, lo sai questo stronzo?-
-Raccogli i tuoi stracci e vattene.-
-Con piacere, brutto bastardo. E spero che l’unico buco che tu possa trovare d’ora in poi dove infilarlo sia quello della serratura.-
-Sicuramente mi darà molta più soddisfazione del tuo.-
- STRONZO!-La porta della roulotte sbattè violentemente.

E su queste dolci note si conclude la Scopata della Settimana.

Fanculo.

Così se n’erano accorti tutti, se la voce era arrivata fino a Sam che certo non brillava per acume o intelligenza.
Riabbottonandosi i pantaloni ma senza preoccuparsi di indossare la camicia, Colin aprì il piccolo frigorifero e rimase a contemplarne pensosamente il contenuto.
L’Happy Hour era passato da un pezzo.

Quindi Addio alla Birra Light che sa di piscio e diamo il benvenuto a ….

Perfetto.


Era giunta l’ora di inaugurare la bottiglia di whisky. Se ne verso una dose generosa nel bicchiere e tentò di capire in quale esatto momento, certamente quando Colin era voltato dall’altra parte, quel Buontempone di Dio aveva deciso di trasformare la sua vita in una farsa e fargli sviluppare una vera e propria ossessione, Signori e Signore perché risparmiare le parole, dal momento che era una stramaledetta OSSESSIONE per un tizio che era stato con Cameron Diaz, Cameron Diaz perdio e che , a quanto Radio-Jack gli aveva sussurrato, era più eterosessuale di Rocky Balboa.

E ritrasformarlo da un sano venticinquenne, giovane promessa holliwoodiana e Grande Dio del Sesso, nel diciassettenne foruncoloso e impacciato che Colin si era premurato di seppellire sotto strati di cemento e cinismo con la firma del suo primo ingaggio e con la sua prima scopata in un motel di quarta categoria di Tahoe con una cameriera di cui non riusciva a ricordare più nemmeno la faccia.
Il whisky bruciava in gola ed era un calore gradito
Il lieve bussare lo colse di sorpresa.
-Ci sei?- Jared si affacciò.
-No.-, rispose Colin, –Stai parlando con la Bambola Gonfiabile che impersona Colin Farrell. Se non sei qui per un servizietto ripassa dopo.-
Jared entrò silenziosamente in jeans consunti e una t-shirt color terra bruciata e si limitò ad inarcare il sopracciglio nella sua Espressione n.°3 quella che Colin aveva imparato a tradurre con: “Sei un coglione, ma sei un coglione SIMPATICO e quindi ti ascolterò con calma-zen facendoti sentire un perfetto imbecille.” Durante le riprese Colin si era trovato a catalogarne inconsciamente i manierismi, riconoscendo le sfumature del linguggio corporeo dell’altro solo dopo un’attenta osservazione. L’attore irlandese dubitava altamente che vi fossero molte persone in grado di penetrare la maschera di Jared.
A meno che l’altro non la calasse spontaneamente.

-Dimmi perché.- Jared aveva inarcato anche l’altro sopracciglio ora.

Entrambi i sopraccigli? Sam doveva essere profondamente sconvolto, cazzo. Che sia corso in giro a piagnucolare, lagnandosi di come l’ Orco Cattivo-Colin l’ha trattato?

-Nessuna ragione, in particolare.-
-Sam sta facendo una vera scena-madre là fuori.-
Colin fece spallucce e si versò un’altra dose abbondante dalla bottiglia.- Può dire quello che gli pare. Ho troppo caldo e sono troppo bevuto per fregarmene.-
-Potrebbe crearti problemi. Mi è parso…-, l’attore biondo storse le labbra lievemente,- alquanto ALTERATO.-
-Gesù, lui non è Monica Lewinsky ed io non sono Bill Clinton. Non sarà il primo pompino andato a male nella sua vita-, latrò Colin passandosi la mano sul mento irruvidito da un’accenno di barba. Gettando un’occhiata distratta all’altro, in piedi accanto al divano, si sollevò inconsciamente e con un dito seguì la curva della mascella.
-Come fai?-, chiese senza riflettere, dando voce ai suoi pensieri, l’alcool che ormai aveva preso residenza stabile nello stomaco.
Jared si era immobilizzato con uno sguardo calmo nelle cui profondità si celava qualcosa.- Come faccio cosa?-
Colin singhiozzò drammaticamente – Io mi devo radere due volte al giorno ed invece tu sei sempre così….liscio.-
Sottigliezza il tuo nome è Colin, si dette un calcio mentale l’attore irlandese.
L’altro continuò a fissarlo in silenzio come un grosso gatto siamese e…forse, dico FORSE, sarebbe il caso di smetterla di paragonarlo ad un felino. Un giorno o l’altro gli offrirò al posto di una birra una ciotola di croccantini e un collare.
Un collare.

Un COLLARE.


Cristo sono un uomo malato. Molto, MOLTO malato.


Il dito si era avventurato ora verso l’attaccatura fra la mandibola e l’orecchio e risaliva, come dotato di vita propria, verso il lobo di Jared, sfiorando il piccolo cerchietto d’argento. -Persino le tue orecchie sono perfette.-
Jared ridacchiò divertito.- Grazie Colin, è la prima volta che qualcuno mi complimenta per le mie…orecchie.-
-Oh. Dio.-, gemette Colin lasciando ricadere la mano e mettendosela sugli occhi. Dopo qualche istante ne riaprì uno per trovare Jared, nella stessa posizione e con lo stesso fottuto sorriso di gatto del Cheshire stampato sulla faccia.
-Sono fregato, vero?-
Il biondo si chinò lentamente, centimetro dopo centimetro fino a che la sua bocca non fu che a distanza di un respiro da quella dell’altro.
Colin si accorse che Jared aveva delle rughe sottili sotto agli occhi e sottili cicatrici, lascito dell’acne giovanile probabilmente, vicino alle guance.
Le parole furono sussurrate con convinzione.- Se è così, allora siamo in due ad esserlo.-


Il tempo si dilatò fino all’infinito, ma ORA non c’era più fretta.

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Fase n.°4: Dopo la conversazione riagganciare il ricevitore

La pioggia battente riveste il set di una REALTA’ che durante le riprese Colin non è sicuro di aver mai visto.
Questo piccolo pezzo di Manhattan, ricostruito nella Città degli Angeli è al tempo stesso dannato ed innocente.

Come la pelle di Jared, che sa di salsedine e di libertà.
La cabina telefonica è scomoda e i vestiti umidi, attaccati alla pelle non facilitano le manovre, ma Colin è troppo impegnato a scoprire gli angoli nascosti del corpo che gli si sta rivelando lentamente, a leccare la base del collo e mordicchiare la gola del biondo e il gusto ora è differente, più intenso, Puro-Jared, a imbottigliarlo e metterlo in commercio si farebbero milioni, mescolato al cuoio e al metallo del ciondolo che l’attore texano porta al collo.
-Cosa rappresenta?- La forma è insolita, curve e linee intrecciate in un’apparente casualità e lo sguardo di Colin ne è ripetutamente attratto.
Sono le mani di Jared ora a compiere scoperte meravigliose sul suo corpo lungo le braccia, il torace e.. cazzo chi avrebbe mai pensato che l’incavo del gomito fosse una zona erogena?
-E’ una runa. Me l’ha regalata mia madre quando ho compiuto quattordici anni. E’ un simbolo di protezione.-
Colin ride, una risata bassa, sensuale, le labbra che stanno mappando il profilo della spalla di Jared.
-Senti il bisogno di essere protetto? Da ME?-
Quando rialza lo sguardo Jared ha la bocca semiaperta e l’azzurro delle pupille ora è quello del mare in tempesta.
-No. Mi fido di te, Colin.-
E all’improvviso c’è questa URGENZA nei gesti di entrambi, non possono più aspettare e l’angolo è totalmente sbagliato ma a Colin non importa perché ora c’è la pelle con cui fare i conti, pelle liscia e morbida come seta e se Jared non lo lascia entrare, Colin è sicuro che morirà e sarà tutta colpa di quel bastardo se il mattino dopo quelli della troupe ritroveranno la loro star stecchita nella cabina telefonica, nuda come un verme e con un’erezione degna dell’Empire State Building. E Jared ora emette dei suoni di gola incredibili e Colin ha raggiunto il punto di non-ritorno ora e vuole solo spingere, spingere, spingere e dentro Jared brucia come l’inferno ed entrambi stanno ansimando ora e quando il mondo esplode è come il flash di una macchina fotografica , tutto luce e calor bianco.

La pioggia continua a cadere su Los Angeles, coperta di pece nera, ma adesso le due figure avvinghiate non la sentono più.
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Fase n.°5: ritirare il resto o la carta telefonica

-Hai sentito?-
-Cosa, Jack?-
-Kiefer è ritornato strisciando all’ovile. Ha imbastito una storia irreale sul del sushi andato a male con conseguente intossicazione e ha leccato il culo a Joel per ore. E quello stronzo di regista ha fatto pure finta di crederci quando tutti sanno che Sutherland ha passato le ultime settimane a fottersi qualsiasi cosa si muovesse, fosse anche l’aspirapolvere della topaia di camera a West Hollywood in cui si era rintanato nel tentativo di dimenticare che Julia lo aveva richiamato dopo aver litigato con il maritino-giocattolo. Per poi mandarlo nuovamente a fanculo non appena Molder o come cazzo si chiama, gliel’ha dato di nuovo. Coglione.- Sentenziò salomonicamente Jack, non si capiva se per Kiefer o per il marito cornuto della Roberts ma a Colin in quel momento non interessava.
-E Jared?-
-Licenziato in tronco, Colin-bello. Con grandi promesse da parte di Joel di tenerlo in considerazione per un prossimo film. Tutte cazzate. Povero bastardo. Ho sentito che si dovrà pagare pure il biglietto di ritorno per New York. E’ un mondo di merda.-

Ma anche mentro lo diceva, i suoi occhi tradivano un altro messaggio.

Ringrazia il cielo Colin che ci sono IO qui.
Ringrazia il cielo e baciami il culo perché a TE non succederà mai finchè ci sarò io a tener al largo gli squali.


-Ha già lasciato il set?-
-Che cazzo ne so io? Mica sono la sua segretaria.- L’agente risucchiò le labbra all’indietro, con un suono osceno. –Cosa c’è? Ti aveva promesso l’anello? Dai fammelo vedere.-
Colin gli mostrò il medio.- Ecco l’unica cosa che ti mostrerò.-
-Mmmm, promesse, promesse…..-, commentò lascivamente l’altro.
-Vai a farti fottere, Jack.-
-Da te? Dimmi solo dove e quando, Colin-bello. Per una cavalcata con te, ti potrei fare anche uno sconto sulla mia percentuale.-
Ma parlava solo alla schiena dell’attore che si era allontanato velocemente.
Osservando le spalle e il movimento dei fianchi, Jack si leccò le labbra.

DECISAMENTE ne sarebbe valsa la pena.


Non c’era traccia di Jared nella roulotte ma Colin non se ne stupì. Entrambi non erano tagliati per i discorsi postcoitali, pieni di frasi fatte e di ipocrite rassicurazioni e Cristo, meglio così che non quegli inconcludenti balbettii che si potevano riassumere in “Grazie per la scopata, forse ti richiamerò. O forse no.”

Gesù, molto meglio così.
Nessuno dei due avrebbe mai saputo cosa dire.

Poi lo vide.

Il ciondolo con la runa d’argento appoggiato su uno dei libri di Jimmy che l’amico gli aveva regalato.
Il libro era aperto e Jared aveva sottolineato una frase.
Una sola.

“Non attenuerò il tuo potere dicendo che ti amo.”

Colin sorrise, accarezzando il ciondolo.
Per la prima volta in vita sua era contento di essersi sbagliato.

Uno dei due aveva saputo COSA dire.

 


*Fine*