DISCLAIMER: I personaggi naturalmente non sono miei ma di papa? Inoue. Io non ci guadagno niente ecc.
NOTE: Questa fic è frutto di una storia partita per scherzo, mai avrei immaginato nella mia vita di scrivere una cosa del genere. Secondo le mie prime intenzioni doveva essere molto più comica. Invece sta uscendo fin troppo seria. Kogure non doveva esserci invece (da brava socia del club MitxKogforever-socie fondatrici io e Choco) ho dovuto mettercelo.



Kimi-chan alla riscossa

parte I

di Schwarzefee


Era una giornata come tutte le altre. Prima la scuola e poi gli allenamenti.
Mitsui e Kogure si avviarono verso le docce, chiacchierando. Erano stanchi, cosi? come tutti  gli altri membri della squadra, ma si sentivano sempre felici ed euforici dopo ogni allenamento. Il basket era una delle cose più importanti della loro vita. Naturalmente negli spogliatoi c?era sempre confusione, con Akagi che gridava con tutti e i soliti Hanamichi e Rukawa che litigavano per qualsiasi cosa. Anzi, Hanamichi litigava con Rukawa che si limitava a dargli dell?idiota e a sollevare le spalle sbuffando. 
Sicuramente il basket era la cosa più importante per Mitsui, mentre per Kogure c?era una cosa ancora più importante. Mitsui. Ormai da tanto aveva capito che quello che provava per lui era piu? di una semplice amicizia. 
Sulle prime la scoperta lo aveva sconvolto, ma poi si era abituato all'idea e viveva il suo sentimento come qualcosa di suo, personale, e ne traeva la gioia che riusciva.
Non sapeva cosa provava Mitsui per lui e cercava di non pensarci troppo.
Erano amici e Kogure cercava di farselo bastare.
Entrarono nelle docce. Kogure cercava di non guardare Mitsui più di tanto.
Era terribilmente eccitante vederlo così vicino, senza niente addosso. Era molto difficile non cedere all?eccitazione che provava. Però lo sbirciava, si imprimeva nella mente ogni piccolo particolare del suo corpo per poi ricrearselo quando si trovava solo nella sua camera, di notte. Allora poteva fare di lui quello che voleva, poteva immaginare tutto quello che la sua fantasia gli proponeva, poteva toccarlo e farsi toccare in qualsiasi modo.
Chissa? che un giorno quelle sue fantasie sarebbero diventate realtà. Per natura Kogure era sempre ottimista.

* * *

Mitsui si infilo? sotto la doccia, stanco ma soddisfatto. Era stato difficile ricominciare a giocare dopo tanto tempo. I primi tempi era sempre stanco e raramente riusciva a portare a termine  un allenamento. Ma ce la metteva sempre tutta e in breve tempo aveva recuperato il tempo perduto. Questo grazie al Coach, il signor Anzai. Si concedette un piccolo sospiro. Si, era grazie a lui che si era tolto dalla strada. Tutto quello che aveva ora lo doveva a lui.
Si guardò in giro, intorno a lui i compagni di squadra vociavano e si prendevano in giro uno con l?altro. Si, era tutto bellissimo. Certo meglio di quando non aveva altro da fare che andare in giro a picchiare altri teppisti come lui. Si concesse uno sguardo un po' più prolungato a Kogure. Era il suo migliore  amico e l?unico che gli era sempre stato realmente vicino, quando aveva avuto quel brutto incidente che gli aveva momentaneamente interrotto la carriera.
Lo fece passare da capo a piedi, era piccolo ma ben fatto e anche se non era molto muscoloso  era piacevole da guardare.  Un sorriso malizioso gli distese le labbra.

* * *

La sera dopo, al momento di lasciare il campo, Anzai lo chiamò. Gli disse che doveva provare ancora qualche tiro e che farlo mentre i compagni se ne erano già andati gli avrebbe permesso di concentrarsi di più. 
Mitsui fu stupito da quella richiesta, ma non se lo fece ripetere due volte.
Rendere il coach fiero di lui era la cosa che più desiderava al mondo. Così si mise d?impegno. I tiri gli venivano una meraviglia. Ma aveva una strana sensazione. Si girò verso l?allenatore. Aveva un?aria strana. Non riusciva a capire che espressione avesse, come al solito il suo viso imperturbabile era ancora più mascherato da quegli occhialetti che impedivano di vedere i suoi occhi, e dai baffi che non mostravano la bocca. Ma aveva comunque un?aria strana.
Pensandoci si rese conto che già da qualche giorno il coach lo guardava in modo strano. Durante gli allenamenti e le partite sentiva sempre su di se? quegli occhietti porcini. Mhm, la cosa non gli quadrava per niente.
Dopo un paio d?ore Mitsui si sentiva davvero distrutto. Anzai gli permise finalmente di andare a fare la doccia.
L'acqua calda gli lavava via il sudore e contemporaneamente lo massaggiava, sciogliendo i muscoli induriti. Si sentiva veramente bene. Improvvisamente si senti? come osservato. Si voltò verso lo spogliatoio e fu sul punto di spaventarsi. Il coach era in piedi in mezzo alla stanza e senza alcun dubbio lo stava fissando. Sempre con quel suo viso incomprensibile. Perché mai si trovava lì, e perché lo fissava con tanta insistenza? Mitsui si sentì a disagio. Certo voleva molto bene ad Anzai, come a un padre. Ma quella situazione era imbarazzante.
Più in fretta che potè usci dalla doccia e si avvolse un asciugamano intorno ai fianchi. Per raggiungere i suoi vestiti doveva passargli accanto. Non ne aveva nessuna voglia. Passo? velocemente, ma questo non gli impedì di sentire una mano che gli passava sulla schiena e sfiorava i glutei. Mitsui incominciò a sudare. Cosa stava facendo quell'uomo? Senza nemmeno voltarsi afferrò la borsa e uscì. Si sarebbe vestito da un'altra parte.


 
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