RAITING: mah... è
tranquillamente per tutti quindi direi un pg
DISCLAIMERS: i personaggi sono solo miei e solamente miei!
NOTE:a dispetto del titolo questa è una storia leggera leggera, l'ho scritta
per distrarmi e su ispirazione di un sogno, pensate che sogni assurdi faccio
a volte-.-
Kept in
the dark
di yukino
Il
mare.
Calmo, infinito quasi, il mare che tutti gli uomini liberi dovrebbero sempre
amare, il mare che ormai mi e' entrato dentro, e in qualunque terra andro'
mi portero' sempre dietro la sua impronta, impronta di morte e distruzione e
tuttavia anche di rinascita e vita.
Tutte cose di cui adesso avrei assoluto bisogno.
Morire, rinascere e in un attimo rendermi conto che niente davvero e’
esistito e che questo mondo e’ solamente un guscio di noce infinito, che la
verita’ deve ancora nascere e gridare al mondo la sua ribellione. Io ci
credevo, ci credevo sul serio all’amore di Nath, e invece tutto si è
rivelato una bolla di vetro soffiato, così fragile che è bastato un soffio a
infrangerla. In qualche modo io dovrò restare a galla, e anche questo mio
dolore dovrà imparare a battere piano l’anima, ma più ci ripenso e più mi
sembra gia che nn potrò mai farne a meno, era finto, era banale, ma era il
mio amore. Mi difendeva dalle brutture della vita, mi difendeva dalla mia
famiglia fredda, da mia sorella scomparsa senza una parola, mi difendeva
anche dalla mia debolezza. I minuti passano e io continuo a guardare il
mare, rendendomi conto che finisce davvero tutto qui, nelle sue onde
cristalline, inchiostro liquido. E fare finta, che ne so, di essere matto,
piangere urlare dire no…se lo facessi basterebbe? Se io ti pretendessi con
la forza, se io ti impietosissi…potrei starti accanto? Potrei continuare a
difendermi con il tuo amore? Scuoto la testa, stò diventando patetico e so
benissimo che tutto questo nn servirebbe a niente, gia lo so.
Vai via così, solo con una parola, parti e nn hai nemmeno chiesto il mio
parere, mi hai guardato in viso e hai detto solamente ‘ma tanto era un gioco
no?’ e io come una stupida marionetta ho annuito e me ne sono andato, in
macchina con Johanan, l’autista fedele, colui che sempre mi capirà e sempre
mi seguirà. L’unico che ha sempre saputo tutto e nn ha mai detto niente, si
è limitato ad esserci , per me, sempre.
Vorrei che adesso fosse qui, vorrei che le sue mani calde mi accarezzassero
i capelli e la sua voce mi dicesse che va tutto bene, perché lui è l’unica
persona che quando lo dice ci crede sul serio.
Ma è egoistico pretendere che lui davvero possa trovare qualcosa in me che
va oltre il semplice padroncino ricco sfondato.
È quindi davanti al mare che io mi devo riscoprire completamente e
desolatamente solo? È davanti al mare che devo capire che in fondo mi
dispiace più che Johanan non sia qui, piuttosto che Nath parta? Mi stendo
sulla sabbia con un sospiro, ho sempre sostenuto che il destino segue il suo
corso e se una cosa deve andare così è inutile arabbattarsi per cambiarsi,
ma questo è un pensiero di comodo no? Così uno può lasciarsi vivere ed è
giustificato dalla sua coscienza.
Sospiro, sono triste stasera e in fondo nn è per Nath, lui per me era una
specie di palliativo… mi difendeva dalla solitudine.
Sono triste perché ho paura che non riuscirò mai ad amare davvero qualcuno,
sono triste perché ho paura che la mia vita sarà sempre una meravigliosa e
claustrofobica gabbia dorata, e colui che può liberarmi, ossia io stesso,
non ha le chiavi.
È notte fonda quasi e la festa è al suo culmine, le luci che si riflettono
sulla spiaggia creano scintille dorate che come falene muoiono subito dopo
lasciandosi dietro solo il ricordo di una breve vita vissuta male, sento le
risa dei ragazzi, la musica a tutto volume che mi ferisce le orecchie, ma
perché sono venuto qui? Pensavo di distrarmi, di scopare con qualcuno magari
e poi farmi portare a casa da lui, ho anche mandato via Jhoanan e gli ho
detto che mi sarei arrangiato.
Chissà cos’ha pensato…mi ha guardato con quei suoi occhi neri e ha scosso
lievemente la testa bruna, per esprimere un disaccordo che io ho fatto finta
di nn vedere.
Beh bella fine ho fatto.
Davanti al mare, solo, a psicanalizzarmi e scoprirmi solamente un bamboccio
viziato che nn sa cosa fare della sua vita e nn ha abbastanza palle per
prenderla in mano e così si rifugia in amori impossibili, che lo porteranno
lontano col pensiero, che lo porteranno ad evadere da tutto, invece di farlo
sul serio.
Il mare è sempre li, scuro, il vento si sta alzando e le onde ruggiscono la
loro rabbia, la loro libertà, lieve la pioggia comincia a scendere
inzuppando tutto, il mare e la pioggia.
Il mare che si scatena, in pochi minuti il finimondo e io finisco per
tremare di freddo incapace di distogliere lo sguardo, ci si potrebbe perdere
li dentro…in una notte così, nel mare, se mi ci perdessi… cosa resterebbe?
Riuscirei ad impadronirmi della sua essenza? Riuscirei a capire il suo
segreto? Il segreto delle gocce d’acqua che sferzano la superficie e
sembrano doverla punire per una qualche colpa immaginaria, il segreto di una
notte che benedice quell’unione ed è complice di questa scatenata anarchia.
Immaginare di essere li in mezzo e sentire su di me quella potenza, quella
furia indomita, sentire l’anatema di Tetide scagliarsi su di me e
trasformarmi in uno scoglio o in un corallo… rido alzando il viso coi
capelli biondi che mi appiccicano sulla fronte, sono pazzo.
Rido ancora urlandolo mentre la furia della natura mi colpisce “SONO
PAZZO!!!” la pioggia che colpisce anche me, il mare che ormai si sta
gonfiando così tanto da risultare quasi blasfemo, nn può esistere una
potenza simile, una forza tale…e io sono qui a piangermi addosso e a
compiangere il mio carattere troppo debole e la mia vita di merda, mi sento
stupido anche per aver pensato che i miei problemi fossero più importanti di
questa notte di pioggia, di questa notte di tempesta sul mare.
No, niente è importante di fronte all’immensità delle forze della natura che
si scatenano, qui davvero comprendo la mia piccolezza, ma non piccolezza mia
in quanto Christopher de Blaine, piccolezza in quanto appartenente al genere
umano.
Ci riteniamo così importanti e di fronte a questo siamo impotenti.
“siamo tutti pazzi” mormoro con il temporale che si mangia le mie parole,
forse ride di esse perché lui lo sapeva già ed eravamo solo noi che nn ce
n’eravamo accorti.
Abbasso la testa e cerco di togliermi un po’ di acqua dal viso, pura utopia
dal momento che continua a scenderne a catinelle.
Poetico quanto vuoi ma dopo un po’ comincio a sentire un freddo come se
mille aghi gelati mi si fossero conficcati nella pelle.
Sospiro e mi avvio verso il parcheggio, se sono fortunato troverò un
passaggio o me la farò tutta a piedi, tanto a questo punto che mi importa?
Almeno ci fosse Jhonan qui con me…
“ti aspettavo” una voce calda che nonostante il frastuono arriva alle mie
orecchie, desiderata più che mai, alzò la testa di scatto, la prima cosa che
mi colpisce è il ‘tu’, di solito mi da sempre del ‘lei’, poi lui.
È adagiato sul cofano della macchina, i capelli neri che si appiccicano
sulla testa e gocciolano acqua sul viso perfetto, la camicia slacciata e il
torace muscoloso che fa bella mostra di se, la pioggia che lo bacia e la
notte che nn riesce a nasconderlo, indossa i pantaloni neri della divisa che
sotto la pioggia scrosciante si sono incollati magnificamente alle gambe,
boccheggio, ma dov’ero io in tutto questo tempo?
O meglio…dov’era lui? Sempre nascosto sotto la divisa, sotto lo sguardo
gentile e il sorriso caldo, da fratello maggiore, mentre quello che adesso
mi sta rivolgendo è uno sguardo intenso come un coltello che mi scava dentro
e mi costringe a guardarlo, a guardarlo nn come essere umano da stuprare ma
a guardarlo come uomo da amare.
Avevo sentito che aveva fatto danza e che si era dovuto fermare per un
ginocchio distrutto, qualcosa del genere…ecco spiegato il fisico perfetto
che si ritrova, con quegli addominali che sono una scacchiera, nn è un uomo
è un attentato alla ragione!
Io resto li boccheggiando come un pesce nell’acquario, come Nemo che vuole
solo tornare a casa, è lui che scende dalla macchina e si avvicina a me, e
io per un attimo risento la sensazione familiare dello stomaco che si
contrae, della gola che si annoda, familiare ma diversa al tempo stesso, con
nessuno era stato così intenso, spero che si avvicini e nello stesso tempo
mi sto ripetendo come un maniaco affetto da manie ossessive compulsive che
non può essere vero.
Lui sa quanto io sono fragile, lui sa che razza di ragazzino sono, eppure mi
vuole?
E io? Lui è il mio autista porca miseria fino a ieri lo vedevo con la stessa
carica erotica di un bradipo!
Ma in fondo…in fondo c’è sempre stata quella sensazione di sollievo quando
stò con lui, la certezza che solo Jhonan mi possa capire, accettare, che lui
c’è e ci sarà sempre, l’unica persona che mai mi abbandonerà.
E ora un nuovo sentimento sta nascendo, la certezza che nemmeno io voglio
mai abbandonarlo. La consapevolezza che è solo grazie al suo pensiero che
sono sempre e comunque andato avanti, c’era lui ad ascoltarmi, a capirmi, ad
amarmi.
Che stupido sono stato, l’avevo sotto gli occhi e nn l’ho mai capito.
Pone fine al mio ritornello di ‘imbecille’ abbracciandomi e alzandomi il
viso con due dita, gli occhi neri che bruciano, Dio bruciano e io che solo
un attimo fa morivo di freddo adesso stò bene. Anzi dire bene è un termine
riduttivo, sento che questo è il solo posto in cui vorrei stare. Lui nn
parla, è più intelligente di me, lui aspettava in silenzio che io lo
scoprissi, e adesso che ha capito che ero al punto di rottura mi ha fatto
capire che nn sono solo, che nn sono solo lo stupido ragazzo viziato, ma
posso diventare un uomo degno del suo amore.
Poi mi bacia e io nn capisco più nulla, il suo corpo mi si preme contro e la
pioggia è come se ci unisse, incollandoci, il bacio è lento e dolce, un
ritmo come nessuno mai l’aveva avuto e io…io mi ci perdo, sentendo i brividi
che scendono lungo tutta la schiena e staccando tutti i contatti con il
mondo.
È quello che desideravo.
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