Parte: 2/??
Rating: nulla! E' solo uno spaccato della vita dei due personaggi.
Disclaimer: I personaggi la storia è stata ideata e scritta da AMY E KEI in
collaborazione.Per questo i complimenti o gli insulti prego rivolgerli a
ambedue :P
Keenly
di Amy
e Kei
MARK HURTLEY:
Il rientro a casa era stato tranquillo, sotto il cielo notturno, con una
leggera brezza fresca che gli passava sul viso. La zia lo aveva
guardato sorridendo quando era tornato, senza fiato, correndo come un
dannato, con un sorriso ebete stampato sul volto. Non aveva chiesto nulla,
probabilmente perché già conosceva la risposta alle sue domande. Il
nipotino era stato sempre trasparente per lei...
Mark gliene fu grato. In quel momento non aveva tana voglia di parlare,
voleva solo che il ricordo del calore e del sapore di Aleck sulle sue labbra
non scappasse e potesse assaporarlo all'infinito. E parlare avrebbe
compromesso quel sentimento caldo di pace che sentiva in quel momento con se
stesso. Era inebriato di felicità, quando lasciava Aleck gli succedeva
sempre così. Si sarebbe dovuto sentire triste, e invece gongolava della
gioia di poter rivere con pace e calma, da solo, quei momenti che insieme
avevano condiviso, con la mente un pò meno in subbuglio, il che rendeva
tutto anche più meraviglio. Poteva bearsi delle sensazioni e lasciarsene
trasportare all'infinito, fantasticare, e sentire Aleck tra le sue braccia
come se non fosse mai andato via.
Era così perso nel suo mare di sentimenti dolcemente soffocanti che quasi
non si accorse della zia che gli tirava con forza una manica.
"Scemo, casa tua è due portoni più indietro... dove volevi
andare?" Gli disse, con uno sguardo di semi disprezzo, che tramutò poi
in rassegnazione.
Lo trascinò indietro i metri necessari a raggiungere un alto cancello nero,
scuotendo la testa e ripetendo "causa persa..."
Mark aprì il cancello e lo richiuse dopo che la zia fu entrata. Non gli era
mai piaciuto essere disturbato mentre fantasticava ma stavolta non avrebbe
potuto lamentarsi, era colpa sua e della sua distrazione. Entrò in casa,
notando tutte le luci spente. probabilmente suo fratello era ancora in giro
e sua sorellina già a letto, come succedeva spesso a quell'ora. Andò in
cucina dove fece accomodare la zia al grande tavolo, e lesse il solito
biglietto di sua madre sul frigo. "Stasera ho il turno di notte.
La cena è in frigo. Tratta bene la zia!!" accompagnato dal solito
segno di rossetto rosa antico e una faccetta buffa che doveva apparire
arrabbiata. Sua madre non sarebbe mai cambiata, nonostante un divorzio sulle
spalle, tre figli a carico e il suo lavoro d'infermiera che faceva pensare
alla serietà assoluta rimaneva sempre una ragazzina pronta allo scherzo...
"Gradisci qualcosa da bere zia?"
"Se fossi così gentile da farmi del te verde..." lasciò cadere lì
la vecchietta, con fare disinteressato.
Mark sorrise divertito. "Ma certo".
Mise il bollitore sul fuoco e ricadde nei turbine dei suoi pensieri, che lo
portarono di nuovo ad Aleck, alla piacevole serata passata al ristorante, al
bacio della buona notte, a quello nella libreria, al quello nel vicolo....
A quando la zia li aveva sorpresi....
Versò il te rosso in viso e si sedette di fronte alla zia.
"Zia, posso stare tranquillo? Cioè, non lo dirai in giro, vero?!"
"Cosa, caro? Che sei gay? Pensavo lo sapessero già..."
"No, no, quello lo sanno... "
"Uh, e come l'hanno presa?" chiese curiosissima come al solito
l'anziana signora, aggiustandosi gli occhialini sul naso.
"Beh... la mamma un po' ha pianto..." la zia fece uno sguardo
torvo. "No,non è come credi... piangeva perché diceva di capire che
per me fosse una realtà difficile, accettare e vivere la mia scelta...
essere un omosessuale non è facile, sai...ma era felice che io fossi in
pace con me stesso. Invece Amy per prima cosa mi ha chiesto quali erano i
miei gusti e li ha confrontati coi suoi... ha cercato i convincermi per due
ore che Leonardo di Caprio era meglio di Brad Pitt..." sorrise
ricordando la diatriba della sorella minore sul fantastico Leo e le sue
qualità. "E Benjie... beh, Benjie non fa che provarci!"
Disse, di nuovo un po' irato con quel cretino di suo fratello che non faceva
che abbracciarlo e stringerlo forte sussurrando frasi provocanti alle sue
orecchie quando meno se lo aspettava, facendo fare salti enormi ai suoi già
stressati nervi.
"E gli dò tutte le ragioni," disse, con una risatina la zia
"non vedo come si possa resistere ad un didietro delizioso come il
tuo!"
"Ma zia!" sbottò Mark, molto meno indignato che imbarazzato.
"Comunque, qual è il problema?" tagliò corto lei "cos'è
che non dovrei dire a nessuno?"
Mark fece per rispondere quando due braccia sinuose si mossero intorno al
suo collo, un petto ampio aderì al suo e due labbra sornione dissero con
voce profonda: "Già... qual è il tuo piccolo segreto...
fratellino?"
"Argh!!!! Benjamin Hutleyyyyyy!!!! Quante volte ti ho detto di non
abbracciarmi alle spalle!!" scattò spingendo indietro la sedia e
colpendo più che volontariamente lo stomaco del fratello con una discreta
gomitata.
"Ouch.. è così che tratti il tuo fan numero uno? " disse il
fratellone, massaggiandosi la parte offesa. "Deficiente..." scosse
la testa Mark.
Fu la zia a farlo immediatamente distrarre.
"Ah, ora capisco! Alludi alla simpatica scenetta nel vicolo!! Ma cosa
c'è di cui vergognarsi? Se state insieme è logico che facciate del sano
sesso! Certo all'aperto non è molto indicato, però..."
Mark si sentì morire.
Sapeva che questa era stata la sua condanna a morte.
Era già pronto a scendere in cantina e prendere la pala per scavare la sua
tomba in giardino, quando le solite braccia lo avvinghiarono all'altezza del
collo.
"Ah, è così brutto marpione! "disse Benjamin quasi togliendogli
l'aria con la sua famosa stretta del cobra "e io che credevo che stessi
lavorando.. e tu invece te la spassavi con qualche bel fustaccione mentre il
tuo fratellino è sempre qui che ti aspetta... che consanguinei
ingrati..." continuò, battendogli il pugno sulla testa.
"Bastaaa!!" cercò di liberarsi dalla stretta mentre la zia
continuava a ridere sorseggiando alternativamente il suo te.
Non potè fare a meno di sospirare rassegnato.
"This is Hurtley family for you..." pensò tra sé e sé mentre
chinava il capo sconfitto dai suoi tremendi parenti.
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MARK ISHERWOOD
"Hey arrivano questi whiskey!?"
"Si si un attimo di pazienza per favore."sorrise forzatamente
mentre teneva in bilico il vassoio facendo una veloce gincana tra i tavoli e
frenando vicino all'uomo che tanto sbraitava "A lei i suoi due whiskey."
"Era ora.." protestò il cliente afferrando i due bicchieri e
allontanando con un gesto Aleck.
*E strafogati* aggiunse mentalmente Aleck tornando di gran carriera al
bancone.
Era tutta la sera che impazziva dietro le ordinazioni. Il suo collega era
ammalato e così gli toccava il doppio del lavoro. Più di una volta
maledisse Jules per essersi preso quella dannata influenza, che obbligava
lui a massacrarsi di lavoro nonché rischiare di spaccarsi la testa su quei
dannati pattini a rotelle. Insomma non era per nulla una bella serata, ma
almeno il suo turno stava per finire.si voltò di scatto proprio per
ritrovarsi due immensi occhi sorridenti che lo penetravano quasi fosse di
carta stagnola.
"Te..o."sussurrò non riuscendo a distogliere lo sguardo. Era
sempre stato così non riusciva a sostenerne lo sguardo eppure vi rimaneva
come incatenato ogni qualvolta incontrava quelle iridi nocciola. Cosa
fosse successo da li al loro letto non gli era poi tanto chiaro. Era come se
avesse vissuto in un bel sogno.quello stregone cattivo gli aveva fatto bere
qualche pozione, lo aveva stregato e approfittato di lui, non riusciva a
trovare altre spiegazioni del perché ora si ritrovasse, sudato in quelle
coperte in uno stato di semitorpore mentre il corpo seminudo di Teo si
specchiava , avvolto
nella sua vestaglia nera di seta.
Come trovare il coraggio di dirgli che tra loro era tutto finito? Teo
pensava che fosse una specie di angelo caduto in terra.poverino ignorava il
palco di corna che si portava appresso.
"Mbeh?" chiese l'altro ravviandosi i corti capelli grigi.
Evidentemente, immerso nei suoi pensieri Aleck aveva preso a fissarlo senza
accorgersene.
"Teo io e te dobbiamo parlare..vedi io..io ho un altro. Zitto, ti prego
io te lo dico adesso perché non mi va più di portarmi questo peso nel
cuore, di farti vivere in una illus.."
"E' Mark vero? Non guardarmi così e chiudi la bocca che è cattiva
educazione stare li come un pesce lesso!" alzò un sopracciglio
brizzolato descrivendo uno stupendo arco "MA cosa credi che abbia le
fette di prosciutto sugli occhi?Sono vecchio, non cieco. tzk ma guarda te
questi giovani vedono un capello bianco e subito pensano che tu sia
arteriosclerotico."borbottò dirigendosi verso la cucina
lasciando un Aleck basito seduto sul letto.
"E poi sii almeno sincero con te stesso, ammetti che lo stai facendo
perché ti stanno venendo i sensi di colpa." sorrise affettandosi del
prosciutto "E allora?! Dai levati quell'espressione da coglione e vieni
qui"
Aleck ubbidì prontamente infilandosi gli slip e correndo in cucina. Si
sedette con l'aria ancora sconvolta sulla sottile sedia di legno laccato
nero.
"Beh se è solo per questo lo sapevo da un pezzo, come so di tutti gli
altri stavo solo aspettando a vedere quando ti saresti deciso a fare il
grande passo." sorrise porgendogli un panino "Bene allora buona
fortuna.Guarda come sono buono ti lascio anche il giorno libero oggi."
Aleck appoggiò le braccia sul tavolo. Chi lo capiva quel pazzo di un
mezzosangue?!
-fine-
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