Parte: 1/??
Rating: Uhmmmmm pressochè nulla!
Disclaimer: I personaggi la storia è stata ideata e scritta da AMY E KEI in
collaborazione.Per questo i complimenti o gli insulti prego rivolgerli a
ambedue :P
Keenly
di Amy e
Kei
La sigaretta descrisse un arco nell'aria e cadde sull'orlo grigio del
marciapiede.
Aleck accompagnò con un sospiro quella traiettoria instabile.
Stava aspettando che la libreria chiudesse. Doveva parlare con Mark capire
il motivo della sua scomparsa.
Attese ancora una sigaretta, finchè anche l'ultimo cliente non uscì da
locale e sculettando si allontanò.
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Mark guardò distrattamente fuori dalla finestra del negozio, massaggiandosi
le tempie doloranti. Quel cretino di un cliente che se n'era appena andato
l'aveva fatto disperare... si mise a sistemare i vari oggetti sul bancone e
si accinse a chiudere la cassa, tanto per tenere la mente occupata da
qualcos'altro che non fosse Aleck e tutto la storia che c'era sotto.
Quasi quasi gli pareva di vederlo ad ogni angolo...lo stava
ossessionando...anzi, più che altro lo ossessionava l'idea che aveva fatto
sesso col suo ragazzo... aveva cercato di non pensarci e di evitarlo, ma era
più forte di lui.... e più cercava di non scacciarlo dalla sua mente più
gli compariva nei posti meno aspettati.
Gli pareva perfino di vederlo là fuori dal negozio, sul marciapiede, che lo
aspettava...
Ma...un momento... quella non era una visione... quello ERA Aleck...
Fu preso da un attacco di panico come non ne aveva dall'esame di maturità.
Chiuse la cassa in fretta e furia e cercando i non farsi vedere si diresse
con circospezione verso il retro del negozio per sfuggirgli.
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Troppo prevedibile. Era quello il suo problema. O forse era proprio lui a
essere troppo intuitivo, glielo diceva sempre suo padre che avrebbe dovuto
fare il poliziotto.
Poche falcate e eccolo alle spalle di Mark, in silenzio, il respiro regolare
solo perchè trattenuto.
Voleva sentire cosa avrebbe detto. Con altri non avrebbe fatto così, ma con
Mark era diverso c'era un senso di cameratismo che c'era stato solo con Seth.
E gli amici si perdono ma non scappano.
Allungò una mano e gli sfiorò una spalla.
"Come fuggitivo fai schifo lo sai?"
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Mark sussultò al contatto. Si era sentito perso, quando aveva sentito la
porta aprirsi di scatto e aveva capito -sentito- che era lui. "Già, me
lo dicevano tutti, anche da piccolo... ero sempre il primo a venire
scoperto quando giocavamo a nascondino..."disse, sudando freddo per il
tono
calmo ma poco promettente della baritonale voce di Aleck.
"Come mai da queste parti?" disse, cercando di guardarlo negli
occhi e di
riassumere un briciolo di compostezza.
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"Arriviamo al punto, non mi piace girare intorno agli argomenti. Perchè
sei
scomparso?" la sua voce era quasi metallica, seria e bassa si espandeva
nell'aria per poi sibilare appena accanto a Howie. E nonostante fossero
vicini si sentivano miglia e miglia distanti come se non potessero più
vedersi,sentirsi , toccarsi.
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"Non sono scomparso, sono qui non vedi?" disse fremendo,
accorgendosi di
quanto Aleck fosse vicino e arrabbiato "Ho solo avuto molto da fare e..."
La
pressione della stretta di Aleck sulla sua spalla aumentò come a dire: non
raccontare balle.
"Va bene, scusami...è che...non riesco ancora a togliermi dalla mente
il tuo
ragazzo...no, no!" si affrettò a correggersi quando Aleck lo scrutò
quasi
con cattiveria.
"Non intendevo in quel senso...intendevo...che me lo sono portato a
letto,
ecco..."
disse, tutto d'un fiato col capo chino, non potendo più sopportare il peso
di quella vergogna che da qualche giorno lo lacera. Lacerava.
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"E con questo?Pensa come si sentirebbe lui se sapesse..." in un
attimo il più
vicino dei muri si trovava a contatto con la schiena di Mark. Aleck gli
afferrò i polsi bloccandoli in alto.
"Ti volevi liberare di me?" sorrise mordendogli il collo, piano,
in un
alternare di morsi e sottili striature di lingua.
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Mark sospirò, quasi sollevato. Forse Aleck non era COSI' arrabbiato con
lui... si aggiustò sotto la stretta ferrea e lasciò che il suo corpo si
godesse il calore dell'altro, inarcando il collo in modo da fornire a Aleck
maggior accesso,
e strusciando i fianchi contro quelli di Aleck.
"Liberarmi di te? E come potrei? Mi hai ossessionati per tutti questi
giorni
di lontananza... Ti vedevo dappertutto, sul mio divano, sulla mia macchina,
sul bancone del negozio e persino nella vasca da bagno che giocavi con la
mia paperella...
e immancabilmente poco vestito, lascivo e voglioso..." disse,
assaporando di
nuovo le paradisiache labbra di Aleck, dolci come al solito.
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Aleck indietreggiò, solo per indicare la porta "Qui ci può vedere
chiunque..."
Era un freno? Era un possibile freno a quegli ormoni che salivano al cervello
fino a inondarlo di libidinosa voglia?
Voglia di avere Mark sottomesso o messo sotto?
Non era un freno, anzi....
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"Hai ragione.." non ci aveva pensato. Quando stava con Aleck, un
po' gli
seccava ammetterlo, pensava raramente. Era una delle poche persone con cui
poteva concedersi di lasciarsi trasportare. Era per questo che stava così
bene con lui...
Si precipitò tirandolo per la manica verso la porta quasi di peso. Gli era
mancato, eccome se gli era mancato!
Chiuse la porta che dava sul vicoletto nel retro del negozio con una spinta
di didietro e ci si adagiò contro attirando di più Aleck contro di sé.
"Che
io ricordi questo posto non è molto a prova di intrusi, soprattutto in caso
di incendi, ma credo di dovermi far perdonare per i giorni
persi..."disse,
baciandolo con fame, mentre giocherellava coi bottoni superiori della sua
camicia.
Faceva freddino nel vicolo, ma il corpo di Aleck era così caldo....
E la penombra suggeriva strane idee...
Fece scorrere lentamente la mano sul petto di Aleck, e la fermò pigra sui
suoi genitali che cominciavano a diventare duri. Applicò un po' di
pressione
e sorrise, respirando dolcemente sul collo di Aleck.
"Manche di Mark!" gli disse, invertendo le posizioni e bloccandolo
con le
spalle al muro,posizionandogli una mano sui fianchi mentre l'altra
armeggiava lenta sulla zip.
"Mmh...ora fa il bravo bambino." gli disse, vedendo che spingeva il
bacino in
avanti e si mordeva le labbra, in preda all'eccitazione "E quando avrò
finito vedrai che mi avrai perdonato del tutto." gli assicurò, facendo
scorrere la punta del suo indice al di sotto del membro già gonfio di Kain,
percorrendolo in lunghezza, per poi avvicinarlo lentamente alla propria
bocca.
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Nulla. Era come se ogni moralità fosse scivolata fra le sue
gambe....dio...non era bravo come Teo ma cavolo ne aveva veramente
bisogno,..
lo sentiva intorno a sè, affondare. Il suo calore era quasi tossico, velenoso
e proprio per questo assolutamente totalmente follemente SEXY!
Le dita scivolarono tra la folta criniera nera,stringendola quasi sull'orlo
di una crisi di nervi.
I colori si mescolavano e diventavano solo odori, profumi e gusti.
Socchiuse gli occhi e quella sagoma che vide lo fece quasi collassare in
terra.
Strinse con una tale forse i capelli di Mark che quello interruppe
bruscamente l'operazione.
Un paio di respiri e tutte le sue parti basse erano tornate alla
normalità...
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Certo che a Aleck doveva piacere davvero tanto se gli tirava i capelli in
quel modo.... Lo guardò in viso e lo vide deglutire mentre guardava verso di lui
con espressione sconcertata.
Si voltò perplesso, ancora inginocchiato, e quel che vide gli fece
desiderare di non essere mai venuto al mondo.
"Z-zia...che...che piacere rivederti..."
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La vecchia signora guardò meglio nella penombra, sistemandosi gli occhiali.
"Allora eri davvero tu, Marzie caro! non potrei mai confondere il tuo
sederotto paffuto, neppure al buio!" disse, col tono con cui avrebbe
detto
"Come sei cresciuto!" guardò un pò meglio e sollevò le
sopracciglia.
"Oh, ma vedo che sei occupato...finisci pure, magari vi aspetto
qui..."
disse, allontanandosi di qualche passo. A Mark il cuore pareva non battere
più. Il sangue si era raggelato, insieme a tutta la sua voglia di vivere e
alla sua dignità.
'Passi il cugino di Aleck che tanto non mi conosce ed è pure gay....' pensò
'ma ora la morte non me la leva nessuno...'
decise tra sé, guardando a bocca aperta la vecchietta che si girava lenta
allontanandosi di qualche passo.
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*O piango o rido* pensò Aleck chiudendosi agitato la zip.
STOMP
oolò una testata nel muro quando per disattenzione parte della sua delicata
parte intima rimase pizzicata nella cerniera.
Lentamente con le mani che tremavano si sistemò tirando un lunghissimo
sospiro e voltandosi. Appoggiò la fronte al muro nel tentativo di lasciar
passare quell'atroce dolore che lo stordiva.
Ci mancava anche la zia....
Appena si riprese si voltò con l'aria serena.
La zietta era una bella signora dalla corporatura minuta e il vitino da
vespa,. Un tipo tranquillo...anche se dalle ultime affermazioni doveva
essere molto ma molto strana.
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Guardò Aleck che soffriva in silenzio. Non gli era sfuggito il piccolo
incidente, e anche se soffriva con lui mentalmente non poteva fare a meno di
pensare che quello più nella m£$&a in quel momento era lui...
"Zia...zia aspetta..." disse, fermando la vecchietta giusto
all'angolo.
"Ehr.. ecco...noi non stavamo facendo...quello che pensi..."
"Ah, si chiama 'quello che pensi', adesso? Suvvia, non fare il timido,
nipotino! Mi dispiace solo di averti interrotto. Quel tuo amico è proprio
un fustaccione!" disse, facendo l'occhiolino a Mark mentre Aleck
sopraggiungeva.
"Allora, tesoro, come va? Non saluti la tua zietta?" continuò
gioiosa,
tirandogli una guancia con forza quasi inumana.
La guancia gli faceva un male cane. "Certo che ti saluto." Si
stava per
sporgere per darle un bacio sulla guancia, ma quando pensò a dove erano
state poco prima le sue labbra desistette. "Magari dopo, eh?"
"Comunque questo è Aleck .." disse, per sviare il discorso nonché
l'attenzione della zia su di lui....
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"Piacere io sono Aleck Isherwood" rispose Aleck tendendo una mano
alla
signora.
Se il male non gli avesse congelato l'ilarità sarebbe scoppiato a ridere a
crepapelle.
"Beh io a questo punto me ne andrei, sono di troppo" si scusò
con un largo
sorriso.
Con la sua altezza sovrastava la sottile donna, che sorridendo fra le rughe
scosse lentamente la testa, stringendo quei piccoli azzurri come minuscoli
topazi.
"Nessun disturbo ragazzo, anzi perchè non ci tieni compagnia? E' da
tanto che
non godo della compagnia di giovani ragazzotti" una fila di denti venne
scoperta dalle labbra tinte di rosa.
Aleck si voltò verso Mark per chiedere cosa dovesse fare.
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Mark lo supplicò quasi con lo sguardo. era come u cucciolo implorante.
"Non
lasciarmi in questa situazione" pareva dicesse, anzi, pregasse.
"Ma si che verrà!" disse al ragazzo, con voce decisa
"Vero?" e nell'aria una
leggera minaccia aleggiò. Promise a se stesso che semmai Aleck se ne fosse
andato non avrebbe mai e poi mai finito il lavoro di prima, nè iniziato uno
nuovo, per lungo, lungo tempo...
"Dove si va, zia cara?" le chiese, prendendola a braccetto, e
scortandola
per la strada, tutto sorrisi.
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Minacce...e minacce che manteneva per altro! Una volta lo aveva lasciato una
intera settimana senza neanche un bacetto e per quanto lui potesse avere
mille uomini non erano come Mark.
In fondo si poteva pagare quel prezzo per uno speciale come Mark.
In questi mesi lo aveva imparato a conoscere e, perchè no, anche amare.
Si passò le mani tra i corti capelli neri. Le punte bionde ricoperte di gel
si ribellarono a quella carezza.
"Ehy aspettatemi" disse Aleck correndo appresso agli altri due che
lo
stavano lasciando indietro.
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Mark prese a chiacchierare del più e del meno con la zia, senza dimenticare
di lanciare un sorriso a Aleck, lasciandogli capire
che non correva più alcun rischio di restare a bocca asciutta, e
sfiorandogli la mano con una carezza di gratitudine.
La vecchietta pareva essere arrivata da poco, e non celava di avere una gran
fame...
"Allora si va tutti al ristorante! Offro io, tanto oggi ho ricevuto la
paga!"
La zia accettò con entusiasmo!
Entusiasmo, e abbracciò il suo nipotino (che aveva i suoi bei 1.90 cm di
altezza)
e gridò, facendo sobbalzare i passanti: "Allora tutti al ristorante
italiano, e a spese tueeeee!!" se Mark fosse stato un cartone animato
avrebbe sicuramente sentito un gocciolone scendergli sulla testa.
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Aleck Isherwood si guardava intorno in cerca del proprietario del locale.
Sperava che non ci fosse. Conosceva sia lui sia Teo e sinceramente sperava
che non facesse strane uscite che avrebbero solo peggiorato quella già
precaria quanto imbarazzante situazione.
*Ohi* pensò vedendo Luigi( il proprietario in questione) uscire di gran
carriera e con un enorme sorriso dalle cucine.
Distolse lo sguardo velocemente quando vide l'italiano puntare nella loro
direzione.
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'Oddio, Luigi, vacci piano..' pensò Mark quando lo vide arrivare. Gli
bastava
la brutta esperienza avuta poco prima...non era il caso di peggiorare
ulteriormente le cose...
"Salve Aleck!" urlò l'italiano da lontano avvicinandosi sempre più.
Mark lo guardò camminare a passo sicuro e guardarlo in modo strano, e poi
rivolgersi al ragazzo con un sorriso.
"E' da tanto che non ci vediamo! Teo non é con te?" osservò,
notando la
sguardo scuro di Aleck a quelle parole. "Ma..non dirmi che vi siete
lasciati...
che non state più insieme???"
Mark riusciva a sentire la rabbia e l'imbarazzo di Aleck diventare spessi,
fitti, riempire l'aria e formare quasi una cortina.
Sperava non si fosse lasciato andare ad un accesso d'ira...
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Che fantastica giornata di merda! "No non ci siamo lasciati" sibilò
come un
serpente, gonfiando leggermente il collo per la tensione accumulata durante
quella conversazione.
"Meno mallllleeeee..."
"Luigi Dún do bheal" (luigi Stai Zitto! Nd Am) lo inchiodò con
uno sguardo
cattivo e pungente come cento aghi. Gli occhi chiari offuscati.
Luigi indietreggiò colpito da quello sguardo come da uno schiaffo "Ok
ok in
cosa posso servirvi?!"
chiese passandosi una mano sul grembiule e prendendo un taccuino.
Aleck si rivolse ai suoi compagni di cena "Prima voi"
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"Ok...allora zia, cosa vorreste mangiare?" chiese, lanciando nel
mentre
sguardi preoccupati sia a Luigi che ad Aleck.
Soprattutto quest'ultimo che sembrava pronto a staccare qualche testa
italiana da un momento all'altro. Senza farsene accorgere passò una mano
sotto il tavolo e strinse quella di Aleck, cercando di calmarlo.
La zia intanto aveva iniziato a chiaccherare con Luigi, che entusiasta
iniziava a discutere di cucina e di varie portate.
"Allora", disse l'allegra vecchietta, "lasagne al forno,
poi..."
I due ragazzi lasciarono che scegliesse con tutta calma, poi ordinarono a
loro volta,sentendo l'atmosfera farsi meno calda.
Le portate arrivarono prestissimo, con somma gioia della zia che ci si tuffò
evitando per un po' di far domande ai due.
Ma Mark la conosceva bene e sapeva che non poteva durare in eterno....
Lanciò ad Aleck uno sguardo che voleva dire "perdonami per la
situazione in
cui ti ho messo.."
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Aleck sospirò sorridendo. Lo sapeva che non era colpa di MArk ma infondo un
po' arrabbiato lo era. Non col suo topino ma con il mondo in generale e con
gli italiani in particolare.
Ringraziò di essere un tipo sanguigno che si accendeva tanto facilmente
quanto si spegneva.
Però gliel'avrebbe fatta pagare a Luigi...
Mangiarono bene. Decisamente bene.
La zia era una buona forchetta, in barba alla sua linea pressochè esile che
in tutto e per tutto ricordava quella del nipote ingoiò più portate di
tutti
loro insieme.
Per quanto lo riguardava un piatto di pasta e un contorno lo avevano già
messo ko.
Si rilassarono mentre aspettavano il dolce.
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Per il dolce dovettero aspettare un po'.
E la zietta non si fece attendere.
"Allora ragazzi, che mi dite di voi? Vi frequentate ufficialmente o
solo nei
vicoli?"
Chiese col più amabile dei sorrisi.
Mark sentì il mondo aprirsi sotto i suoi piedi in una voragine di vergogna.
Non sapeva che pesci pigliare con sua zia.
Le voleva un bene dell'anima, ma quanto era ficcanaso, sfacciata e
impertinente a volte...
"Beh, ehr, ecco..." balbettò, rosso come il sugo delle lasagne
che avevano mangiato.
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"Beh no no anche sul tavolo, nel bagno, contro il frigo, ai giardinetti
pubblici...e poi? Ho dimenticato qualcosa caro?" disse enumerando sulle
dita
per poi voltarsi con un sorrisone verso il povero Mark che ormai era in
tinta col vino rosso che ballava nel suo bicchiere.
Non ce la fece e scoppiò a ridere davanti all'espressione di quel poverino.
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La zia scoppiò a ridere insieme ad Aleck, battendogli una mano sulla
spalla.
"Mi piace questo giovanotto, Mark!! E' proprio simpatico!" disse,
con le
lacrime agli occhi, osservando il nipote rosso fuoco.
"Divertente, sì, molto.." disse Mark imbarazzato come non mai.
Poi qualcosa lo colpì. "Però contro il frigo non è vero!"
Sbottò.
E rendendosi conto di che cosa aveva detto e dei due che lo guardavano
stupiti si mise a ridere di cuore anche lui.
Ora si sentiva più sereno, si era accorto che con quei due tutto ciò che
riguardava il pudore era fuori moda.
"Allora, zietta, ti piece questo bel tomo? Anche a me!" disse,
prendendo una
mano di Aleck tra le sue.
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Aleck sorrise "Con tutti questi complimenti il mio già smisurato io
aumenta all'inverosimile! Uhhhh dolce in arrivo!" esclamò stupito vedendo un
cameriere giapponese arrivare con un dolce. Il ragazzino si avvicinò e con
un inchino "Il signor Luigi vi chiede scusa e vi fa dono di questo
dolce"
Si rialzò e con un ulteriore inchino si congedò.
"WOW!" esclamò meravigliato osservando una torta ricoperta di
panna e ogni
ben di Dio.
Beh Luigi era mitico nel proporre le proprie scuse anche se un po'
esibizionista.
"Bene io direi di non indugiare oltre anche perchè dopo vi devo
abbandonare
che il lavoro mi chiama"sorrise verso zia Dorothy"prima le
signore" disse
porgendo una fetta alla anziana signora.
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La zia fu molto felice della galanterie di Aleck, soprattutto perché la
torta sembrava mooolto appetitosa.
Meno male che c'era qualcosa che riusciva a tenerla buona per qualche
momento...
Si trovò a ripensare al ragazzo che aveva servito loro il dolce. Non
l'aveva
mai visto da quelle parti doveva essere nuovo,sembrava giovane e un po'
sperduto.
Chissà come mai Luigi non ne aveva mai accennato..
Mah, scosse la testa pensieroso.
"Come mai da queste parti zietta?"
chiese, quando anche il dolce fu spazzolato.
"Sono venuta a beccare mio nipote mentre compiva atti osceni in luogo
pubblico..scemo, volevo vedere come stavi! E ti ho trovato piuttosto
bene!" continuò ammiccando.
Mark per l'ennesima volta fu vicino allo svenimento quella sera.
"Ma lasciamo stare...
Tu, bel ragazzo, anzi, no, Aleck...che lavoro fai?" cominciò, curiosa.
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Ohi ohi inziavano le note dolenti "Lavoro in un night, faccio il
barista" o
almeno lo faccio la notte...il giorno meglio soprassedere, pensò
sorridendo.
"Anzi tra poco inizia il mio turno" guardò l'orologio.Eh si era
ora di
andare o il capo lo avrebbe ucciso...e poi c'era Teo ad aspettarlo quella
sera fuori dal locale. Meglio non farlo attendere troppo.
Si alzò "Bene io vado a pagare il conto e a salutare Luigi"
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"No, un attimo!" lo bloccò.
"Avevo detto che offrivo io!"disse, dando a Aleck la carta di
credito.
"Salutami Luigi mentre io vado ad accompagnare fuori la zia..."
"Ma come... non andiamo tutti insieme al night di Aleck?" domandò
la
vecchietta con tono innocente.
I due sgranarono tanto d'occhi.
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"Nononononononononono meglio di nooooooooooo" si affrettò ad
aggiungere
Aleck, "Non è una buona idea".
Figuriamoci con anche Teo in giro se li avrebbe portati...no no.
Lanciò uno sguardo da cane bastonato a Mark il quale trascinò
letteralmente
fuori la donna senza troppi preamboli.
Si, lo amava , sopratutto quando faceva così!
*Uff...domani mattina devo ridargli la carta di credito se l'è
scordata!*
sorrise infilandosi il portafoglio e cercando Luigi.
"Ohooooo::*:esclamò senza pensarci vedendo la testa biondo
pannocchia di
Luigi chinata sopra quella nera del giovane cameriere giapponese *E così
abbiamo scoperto gli altarini...* sorrise beato e uscì dal locale.
Doveva fare una corsa contro il tempo per giungere in orario, ma il suo
passato da basckettista parlava di corse a perdifiato quindi tanto valeva.....
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Chissà quando sua zia avrebbe imparato a contenersi!
Ci mancava solo il locale, ora..
La scortò fuori con decisione, pensando che gli dispiaceva lasciare Aleck.
Ora... non avevano neppure finito il loro "discorso".. sentiva
ancora la
fame di lui.
Fece qualche centinaio di metri immerso nei suoi pensieri, poi si fermò e
si
voltò verso la zia.
"Torno subito!" le disse, e senza darle il tempo di rispondere si
precipitò
verso il ristorante.
Aleck era lì che stava per spiccare una corsa, verso il luogo di lavoro.
Lo chiamò da lontano, agitando la mano per farsi riconoscere ed arrivò da
lui col fiatone, abbracciandolo con tutte le sue forze.
"Scusa, ho dimenticato una cosa!" disse, stampandogli un grosso
bacio sulle
labbra.
"Bacio della buona notte..." disse, col fiatone ma un luminoso sorriso
ricambiato dall'altro sul volto.
"E fai il bravo!" gli intimò ricevendo in risposta una
pernacchia. La storia
con Teo lo preoccupava ancora molto, ma era una decisione che spettava a
Aleck prender, il lasciarlo.
Lo salutò con la mano di nuovo, correndo verso la zia che lo aspettava
impaziente.
"Possiamo andare,ora" le disse, mentre guardava il cielo stellato.
Sapeva
che u giorno tutto sarebbe andato al posto giusto, e il suo posto era nel
cuore di Aleck.
-FINE PRIMA PARTE-
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