Kami Sama... IV

di Naika

Rukawa si massaggiava lo stomaco distrattamente, seduto nuovamente sulla sua poltrona preferita.

Gli faceva ancora male.

E si che lui era abituato ai pugni del do’aho!!

Ma quello... kami... era stato dato con una tale rabbia che temeva di aver qualche cosa di rotto.

“Hey fratellino che aria mogia...” mormorò la voce allegra di suo fratello giungendo in quel momento in salotto, avvolto in un candido accappatoio di spugna.

“Che è successo?” volle sapere.

“Mi ha dato un pugno!” sbottò il volpino, prolisso come sempre.

“Il rossino?” chiese Rei sedendosi sul divano “E come mai...?”

“Hn... l’ho baciato..” mormorò Kaede, passandosi inconsciamente la lingua sulle labbra.

“L’HAI BACIATO???” chiese incredulo il fratello con gli occhi sgranati.

Rukawa annuì con il capo e Rei lo fissò torvo “Dai raccontami che è successo!!”

Il volpino sospirò ma poi decise che il consiglio dell’altro poteva essergli prezioso e così spolverò le corde vocali e cominciò a raccontare, a sommi capi, come si era ritrovato ad essere il ragazzo di Hanamichi Sakuragi e al contempo la persona che questi odiava di più sulla faccia della terra.

 

 

 

“Capisci?” gridò Hanamichi gesticolando forsennatamente.

Kei lo fissava seduto su quello stesso divano protagonista della fotografia da cui era partito il tutto, sorseggiando il suo frappè alle fragole, pensieroso.

“Fammi capire bene Hana...” chiese cercando di ricollegare il fiume di confidenze che il cugino gli aveva fatto solo pochi minuti prima, dopo essergli piombato in casa come una furia.

“Lui ti ha aiutato fingendo di essere il tuo ragazzo... giusto?”  mormorò.

Hanamichi ringhiò un insulto ma fu costretto ad annuire.

“Ti ha baciato e ti è piaciuto...” proseguì Kei.

Il rossino arrossì violentemente ma annuì di nuovo.

“E poi ti ha detto che lo faceva solo per gioco e tu ti sei arrabbiato da morire e gli hai dato un pugno..?” domandò incerto di aver davvero capito bene.

“Più o meno..” borbottò il rossino che nel veder, così riassunta, la faccenda si sentiva un po’ a disagio.

“Hemm.. Hana...” mormorò Kei quasi timoroso di rivelare i suoi pensieri “...ti sei comportato come un innamorato ferito...” gli fece notare.

 

 

 

“Cosa?” chiese Rukawa incredulo.

Rei annuì “Secondo me si è comportato come un innamorato ferito!” ripetè.

“Gli ha fatto male pensare che quel bacio fosse falso e che tu lo avessi cercato solo per dimostrare di essere il migliore di fronte a Maho.” disse, spiegando la sua teoria.

“Allora Hanamichi sarebbe innamorato di me...?” ansimò incredulo il volpino.

 

 

 

“No, no e NO! Kei la tua è un’ipotesi che non sta assolutamente in piedi!!” gridò Hanamichi furioso.

“Io non sono innamorato della volpe!!” sbottò “Io lo ODIO!! Capito! Lo O.D.I.O!!” ruggì gesticolando con forza.

“Ti rendi conto di quello che ha fatto?” chiese oltraggiato.

“Mi ha baciato per gioco!” protestò.

“Mi ha accarezzato con dolcezza, illudendomi, solo per pavoneggiarsi davanti al nostro rappresentate d’istituto!” elencò con furia.

“Mi ha ingannato, ferito, imbrogliato!! Come puoi dire che lo amo!!” urlò.

Kei gli sorrise dolcemente “Ma Hana ti ascolti quando parli?” gli disse piano allungando una mano e costringendolo a sedersi al suo fianco, sul divano.

“Tu lo odi perchè ti ha ingannato...” cominciò a riassumere.

“Lo odi perchè pensavi che provasse qualcosa per te e invece lui ti ha detto che lo faceva per dimostrare di esser il migliore...” mormorò.

“Lo odi perchè ti ha ferito, illudendoti di provare qualcosa per te mentre invece stava solo giocando...” disse dolcemente.

“Insomma Hana è chiaro come il sole...” sancì con un sorriso: “Tu lo odi perchè sei innamorato di lui!”.

 

 

 

“Rei non riesco a seguirti...” mormorò Kaede perplesso “Come puoi dire che lui mi odia perchè mi ama?? Non ha senso!” borbottò.

Rei ridacchiò scuotendo il capo.

“Fidati, questa è la logica degli innamorati, è un po’ difficile da capire ma quando la si comprende diventata tutto più semplice.” gli disse con un sorriso.

“E quindi?” chiese il moretto perplesso “Che cosa dovrei fare ora?”

Rei sospirò esasperato “Vai da lui e digli quello che provi!”

“Mai!” ringhiò Rukawa, impallidendo.

“Kaede...” sospirò il fratello sedendosi al suo fianco e passandogli una mano tra i capelli corvini “Se non metti da parte il tuo orgoglio e non gli confidi i tuoi sentimenti... non potrai mai averlo.” disse.

“Ma...” mormorò il volpino incerto.

“Andrà tutto bene vedrai...” gli sussurrò Rei, posandogli un bacio sulla tempia.

 

 

 

“Andrà tutto bene..” borbottò sarcastico Hanamichi tornando a casa lentamente.

Così aveva detto Kei.

Ma lui non ne era così sicuro.

Come poteva andare “tutto bene”?

Rukawa stava giocando con lui e per di più Kei gli aveva assicurato che era certamente innamorato perso del volpino.

Non c’era NIENTE che andava bene in quella situazione!!

Assolutamente NIENTE!

Sbuffò calciando una lattina abbandonata che colpì sonoramente un cassonetto facendo fuggire un bel micino soriano, con un miagolio spaventato.

“Do’aho!” sbottò una voce cupa, facendolo sussultare violentemente.

“Non è possibile...” mormorò a mezza voce, incredulo, il rossino, ma nel voltarsi si ritrovò davanti proprio lui, la fonte di tutti i suoi problemi con il micio beige tra le braccia.

“Volevi uccidermi il gatto per ripicca?” gli chiese sarcastico il moretto.

“E tua quella bestiaccia?”  volle sapere Sakuragi, ottenendo che la ‘bestiaccia’ in questione gli soffiasse contro offesa.

Rukawa passò una mano tra le orecchie appuntite del felino mormorando un: “Calmati Micheal non ne vale la pena...” che fece andare su tutte le furie il rossino.

“Senti un po’ tu...” cominciò rabbioso prima che la sua mente notasse un particolare che gli era sfuggito.

“Micheal?” ripetè “Ma che razza di nome è?” chiese perplesso.

“Fatti gli affaracci tuoi do’aho!” sbottò il volpino offeso.

Hanamichi lo fissò per un momento prima di spalancare gli occhi: “Oh kami.. non mi dire... Micheal come.. Micheal Jordan?”  esclamò incredulo.

Rukawa non rispose ma le sue guance si tinsero di un lievissimo, sospetto, rossore.

“Oh kami!” esclamò Sakuragi scoppiando a ridere come un matto “Da te non ci si poteva aspettare davvero altro!!” disse ridendo fino alle lacrime “Hai chiamato il gatto Micheal Jordan..” continuava ad ansimare il rossino tra le risa inarrestabili mentre Rukawa, dimentico dell’offesa, lo osservava incantato ridere così: felice, solare.

 

Ed era merito suo.

O meglio, merito di Micheal Jordan.

 

“Kami Kaede sei davvero impossibile..” mormorò Hanamichi asciugandosi le lacrime che il troppo ridere gli avevano fatto scorrere sulle guance.

“Come..?” chiese Rukawa stupito, spalancando gli occhi.

“Ho detto che sei impossibile volpaccia...” gli disse il rossino ancora divertito.

“No.. tu hai detto... ‘Kaede sei impossibile’..” mormorò Rukawa incredulo.

 

Hanamichi l’aveva chiamato per nome!!

E con una familiarità, una dolcezza...

 

Forse Rei aveva ragione con quelle sue astruse teorie sulle leggi degli innamorati!!

 

Hanamichi arrossì nell’accorgersi della gaffe.

“Bhe ti potrò chiamare per nome no, sono il tuo ragazzo...” disse indurendo la voce “...metti che passi Maho...” disse lanciandogli la frecciata con cattiveria.

Ma Rukawa non raccolse.

Anzi depose il gatto e scavalcato il cancelletto si avvicinò al rossino.

“Hai ragione.. Hanamichi..” sussurrò piano pronunciando con tono volutamente dolce il suo nome proprio “... non vorrei che passasse Maho...” mormorò avvicinandoglisi “...o Mistui...” gli soffiò sulle guance, mettendogli le braccia intorno alla vita “...proprio adesso...” disse prima di chiudere le labbra del rossino con le sue.

Hanamichi lasciò che le loro labbra si sfiorassero delicatamente prima di ritrarsi con il volto in fiamme.

“Siamo in strada...” mormorò in imbarazzo e il moretto gli sorrise porgendogli una mano candida.

Sakuragi guardò quell’arto pallido, incerto, prima di allungare la propria e intrecciare le sue dita con quelle del compagno che, stretta la sua mano, lo tirò dolcemente verso casa.

Il rossino entrò in casa titubante, guardandosi attorno incerto.

“Sta tranquillo non c’è nessuno...” mormorò il volpino “...mio fratello è uscito per andare a fare la spesa...” gli spiegò.

Il rossino annuì, facendogli intendere che aveva capito anche se la notizia che Rukawa gli aveva appena dato non lo spingeva a rilassarsi.

 

Tutt’altro.

 

Erano in casa da soli.

 

“Fo.. forse è meglio se io adesso vado...” disse piano.

Rukawa sollevò un sopracciglio sorpreso, fissandolo, un sorriso tenero gli incurvò le labbra notando quanto l’altro era teso.

“Te ne vuoi andare proprio adesso?” gli chiese, facendoglisi più vicino con un luce maliziosa negli occhi, mettendogli le mani sui fianchi “...pensavo di mostrarti la mia camera...” mormorò avvicinando il viso al suo “... e il mio letto...” gli soffiò sulle labbra divertito nel vederlo diventare bordò.

“I..i...io... non.. non... non...” Rukawa ebbe pietà del suo imbarazzo e scosse il capo piano.

“Do’aho!” sbottò divertito “Per chi mi hai preso?” gli chiese accarezzandogli una guancia dolcemente prima di entrare in cucina “Pensavi che ti avessi invitato ad entrare per portarti a letto?” gli chiese sinceramente stupito.

“Non.. non vuoi?” balbettò Hanamichi ancora dubbioso se credergli o meno.

Rukawa sollevò gli occhi al cielo scuotendo il capo “Do’aho! Certo che voglio!” sbottò sincero, facendolo diventare ancora più rosso, “Ma posso aspettare...” sussurrò dolcemente prima di aggiungere “...vuoi qualcosa da bere?” come se niente fosse, come se, non gli avesse appena detto che voleva fare l’amore con lui.

Il rossino riuscì a balbettare qualcosa di indistinto che Rukawa interpretò come un “sì”, prendendo dal frigorifero una caraffa di succo d’arancia.

 

Kaede osservò il ragazzo appoggiare le labbra sul bicchiere chiedendosi se quello poteva essere il momento adatto.

 

Erano soli.

Si erano appena scambiati un bacio.

Hanamichi aveva accettato di seguirlo in casa anche se pensava che lui lo volesse portare a letto...

 

Il volpino quasi soffocò con la bevanda.

 

Non ci aveva pensato!

Era entrato in casa anche se....

 

“Hey Kit tutto bene?” si preoccupò il rossino fissandolo perplesso.

“Hn...” mormorò il moretto tossendo, imponendosi di non riflettere su quella sua ultima considerazione.

“Logorroico come sempre...” mormorò il numero dieci con un lieve sorriso che tuttavia possedeva un ombra di tristezza.

Rukawa strinse la mascella e decise che quello era IL momento.

Doveva dirgli quello che sentiva per lui.

Se il rossino lo avesse usato o preso in giro, poi, avrebbe picchiato Rei!

“Hana...” mormorò serio attirando improvvisamente tutta l’attenzione del ragazzo su di se.

Il moretto respirò a fondo cercando le parole.

Non si era preparato un discorso.

A dir la verità non si aspettava nemmeno che avrebbe avuto l’occasione di parlare con lui così presto!

E adesso?

Da che parte cominciare?

Si chiedeva mentre il rossino lo fissava attendendo che dicesse qualcosa.

 

Scosse il capo incapace di trovare le parole.

Forse non era il caso.

Forse era meglio aspettare ancora un po’...

 

“Hey ti sei addormentato?” s’informò il rossino perplesso.

“Do’aho!” gli ringhiò contro Rukawa “Non è mica facile dichiararsi, che credi!” sbottò troppo preso dai suoi pensieri per rendersi conto di quello che diceva.

Hanamichi sbarrò gli occhi fissando il moretto riprendere a rimuginare, troppo intento a cercare le parole adatte, la fronte corrugata nello sforzo, per notare che il compagno lo fissava incredulo.

Il flebile “Oh kami...” sussurrato dal rossino con voce rotta ebbe tuttavia l’effetto di riportare il suo sguardo sul rossino.

“Hey!” esclamò preoccupato, balzando in piedi e facendo velocemente il giro del piccolo tavolo che li separava, quando si accorse che il rossino... il suo rossino... stava piangendo.

“Che cos’hai?” chiese preoccupato appoggiandogli le mani sulle spalle.

“Baka kitsune..” sussurrò Hanamichi sorridendo tra le lacrime “Anch’io credo di amarti...” confessò.

 

“Co...cosa...?” ansimò Rukawa sorpreso.

 

Che significava ‘anch’io’?

Lui quando gliel’aveva detto di essere innamorato?

Come faceva a saperlo?

 

Hanamichi  si asciugò le lacrime con il dorso della mano ridendo sommessamente “Sei proprio una kitsune addormentata...” sussurrò.

“Ti faccio vedere io chi è addormentato...” mormorò malizioso il moretto attirandolo a se con forza.

 

Che importava quando gliel’aveva detto??

Hana lo ricambiava!!!

 

Il rossino non fece resistenza, anzi, gli allacciò le braccia al collo reclinando il capo, offrendogli le labbra.

Sprofondarono in un bacio morbido e caldo che fece pericolosamente piegare le gambe al rossino che cominciò ad indietreggiare cercando un sostegno.

Cozzò contro il divano finendovi lungo disteso trascinandosi dietro il moretto che si staccò da lui stupito, guardandosi attorno prima di spostare lo sguardo sotto di se.

Il suo rossino era scompostamente sdraiato sul suo sofà, i capelli rossi sparsi sui cuscini chiari, gli occhi lucenti, le labbra socchiuse e le guance arrossate dall’imbarazzo.

Delicatamente Rukawa, che aveva fatto forza sulle braccia per non finirgli addosso, si lasciò scivolare sul suo corpo permettendogli di sistemarsi meglio, per poi intrecciare le proprie gambe alle sue.

“E adesso Hana...?”  gli soffiò dolcemente sulle labbra, accarezzandogliele dolcemente con le sue.

Il rossino lo fissò titubante, passando le mani tra i suoi capelli corvini “Non lo so...” ammise incerto.

Rukawa sorrise a quella risposta sincera chinandosi a sfiorargli le labbra con le proprie, delicatamente, prima di allungare la lingua per chiedere l’accesso a quella bocca morbida e calda.

Si baciarono a lungo, distesi uno sull’altro, lasciando che le loro mani vagassero distrattamente ma senza mai approfondire le carezze, senza mai spingersi oltre la soglia dei vestiti.

Kaede scese a sfiorargli la mandibola con le labbra tracciando una piccola scia di baci sulla sua gola, allungando una mano per sbottonare la camicia candida che il suo rossino indossava, ed egli s’inarcò contro di lui con un flebile ansito di piacere che ebbe il potere di spingere una violenta serie di brividi lungo tutta la schiena del volpino.

“Hana non tentarmi...” sospirò sulla sua pelle bagnata quando sentì il ragazzo allargare le cosce per permettere ai loro bacini di poggiare uno sull’altro.

“Non dovrei...?” gli chiese il rossino piano con voce insolitamente maliziosa.

Rukawa lo fissò sorpreso incontrando un paio di occhi scintillanti in mezzo al volto rosso d’imbarazzo.

“No, non dovresti..” gli disse con un lieve sorriso, stando al gioco.

“Allora... non dovrei fare cose come... questa...” sussurrò Sakuragi strofinando il ventre contro quello del compagno, osservando incredulo e meravigliato l’algida volpe che si mordeva le labbra per soffocare un gemito.

Era incredibile.

Lui, lui aveva quel potere su Rukawa!

Esaltato da quella sensazione Hanamichi si fece più audace facendo scivolare le mani lungo la schiena del volpino fino ai suoi glutei spingendolo contro di se.

“Poi non andare a raccontare che ti ho violentato...” ansimò Kaede infilando un ginocchio tra le sue gambe, spingendo con forza per divaricargliele.

Hanamichi sussultò aggrappandosi alle sue spalle mentre il moretto si sollevava su di lui per cominciare a slacciargli la camicia.

“Ru....” sussurrò piano mentre il volpino liberava l’ultimo bottone e scostava i due lembi di cotone bianco per offrire la pelle dorata alla sua vista affamata.

Si chinò su di lui accarezzandogli gli addominali con le mani mentre la bocca si chiudeva su un capezzolo scuro.

“Kaede!” gemette il rossino inarcandosi con forza, sconvolto dalla scarica di piacere che quelle labbra avevano riversato nel suo corpo.

Si contorse, contro il compagno, sollevando i fianchi cercando sollievo a quel calore che sembrava pulsargli dentro in onde troppo violente per essere contenute, strofinando il sesso teso, sotto la stoffa dei jeans, contro la coscia del suo amante che gemette contro la sua pelle nel sentire l’erezione dell’amante gonfiarsi per lui.

“Hana...” mugolò il moro passandogli entrambe le mani sugli addominali per poi seguire la linea inarcata del suo corpo e scivolare sotto la sua schiena in una morbida carezza che si arrestò solo quando le lunghe dita candide strinsero le sue natiche sode mentre la bocca scivolava in morbidi baci a tracciare la linea dei muscoli fino a posarsi sul suo ventre a pochi centimetri dal primo bottone dei suoi jeans.

Rukawa osservò quel piccolo oggetto metallico chiedendosi che cosa fare.

Gli aveva detto che poteva aspettare ma ora che l’aveva arrendevole ed eccitato tra le braccia... si accorgeva di aver mentito.

 

Lo voleva.

 

Voleva toccarlo dove nessuno l’aveva, e l’avrebbe, toccato mai.

Voleva sentire quella voce già spezzata dai respiri affannosi, riempire il suo salotto di grida di piacere fino ad impregnarne ogni centimetro.

Tuttavia l’aveva appena riavuto e non poteva, non poteva assolutamente permettersi di perderlo.

Si arrestò dunque sollevando il viso da quel calore piacevole, staccando le labbra da quelle pelle dorata che sembrava fatta solo per essere morsa e leccata e fissò gli occhi azzurri sul viso del compagno.

Hanamichi, che aveva socchiuso le palpebre quando le carezze del moro erano diventati più audaci, avvertì l’immobilità del compagno e abbassò lo sguardo per incontrare il suo e la muta domanda che conteneva.

“Continua...” mormorò, stupendo per primo persino se stesso.

Non aveva dubbi, nessuna incertezza.

Voleva fare l’amore con lui.

Se gliel’avessero detto solo un paio di giorni prima che lui... proprio lui, Hanamichi Sakuragi,... avrebbe voluto fare l’amore con Rukawa... bhe come minimo avrebbe tirato una tale testata al malcapitato che questi ci sarebbe rimasto secco.

Lo sguardo del suo amante si accese di luci incandescenti ma, ancora, il moro non si mosse.

“Se mi lasci andare oltre non mi fermerò più...” lo avvertì teso facendolo arrossire con forza.

Hanamichi si morse le labbra, le guance in fiamme ma annuì nuovamente con il capo “Continua...” ripetè piano.

Kaede emise un tremulo sospiro abbassando poi lo sguardo sui pantaloni del compagno.

Lentamente, lasciandogli un ultima possibilità di tirarsi indietro, si alzò dal suo corpo, lasciandolo orfano del suo calore, prima di slacciargli i jeans.

Glieli fece scivolare dolcemente lungo le gambe, imponendosi di non avere fretta osservando ogni centimetro di quel tesoro dorato che andava scoprendosi per lui.

Gettò i pantaloni a terra poi, quasi con riverenza, sfiorò l’erezione che premeva sotto il tessuto leggero dei suoi boxer.

Hanamichi ansimò chiudendo gli occhi, sollevando la schiena e il volpino afferrò il tessuto candido dell’indumento facendolo a sua volta scivolare fino a fargli raggiungere i pantaloni.

Trattenne il fiato guardandolo.

Il corpo dorato, abbandonato, nudo, se non fosse stato per le maniche candide della sua camicia che ancora gli fasciavano le braccia, teso e offerto sul suo divano.

La luce rincorreva piccole stille di sudore in scie incandescenti e languide sottolineando la linea possente dei muscoli, sciogliendosi in scintillii sulla sua cute splendente, il petto che si alzava ed abbassava in fretta alla ricerca d’aria.

Hanamichi socchiuse gli occhi incontrando lo sguardo del suo amante cercando forse una conferma, forse solo un muto apprezzamento.

“Sei bellissimo..” sussurrò il volpino e, la poca autostima di Hanamichi, lo avrebbe spinto a fargli credere che Rukawa lo dicesse solo perchè stavano per fare l’amore, se non fosse stato che quelle parole furono pronunciate con voce così roca ed estatica che davvero non avrebbe potuto fare a meno di credere loro.

“Kaede...” mormorò tendendogli una mano per invitarlo a tornare da lui, non aveva freddo, lo sguardo con cui la volpe lo stava avvolgendo sembrava voler bruciare ogni angolo del suo corpo, ma il suo sesso reclamava attenzione.

Il volpino si tolse la maglia abbandonandola in fretta su una poltrona, abbassandosi poi pantaloni e slip con un unico gesto prima di tornare al divano.

Era così preso a mangiarsi con gli occhi il compagno che si accorse che si era irrigidito solo quando notò la tensione della sua schiena.

Cercò il suo sguardo, preoccupato, trovando due occhi enormi, fissi su di lui.

“Che cosa c’è...?” gli chiese dolcemente, stupito.

Non sembrava spaventato solo.. incredibilmente sorpreso.

“Sai volpe...” mormorò piano il rossino “Io non... non ho mai avuto interesse per gli uomini e quindi non ti ho mai guardato mentre facevi la doccia...” disse facendo scorrere lo sguardo sulla sua pelle candida e liscia.

“Sei.. sei...” arrossì senza trovare le parole.

Qualsiasi aggettivo gli sembrava riduttivo.

“Sei sicuro di volere me...?” terminò piano, la vecchia insicurezza che tornava a spadroneggiare in lui.

“Do’aho..” sussurrò dolcemente il volpino stendendosi su di lui, facendogli sfuggire un violento sussulto quando i loro corpi nudi vennero a contatto.

“Non lo senti quanto ti voglio..?” gli chiese piano strofinando il proprio ventre contro il suo.

Hanamichi gettò la testa indietro gemendo.

“Kami...” ansimò tendendosi e Rukawa sorrise chinandosi a baciagli la gola che così gentilmente gli veniva offerta.

 

“Voglio la tua luce...”

 

Soffiò piano accarezzandogli la gola con le labbra, dolcemente, tracciandone la morbida curva tesa.

 

“Voglio il tuo calore...” 

 

Salì a mordicchiargli il lobo dell’orecchio, accarezzandolo con la lingua, vezzeggiandolo delicatamente con i denti mentre il corpo contro il suo inarcava, cercandolo, aggiungendo calore al calore.

 

“Voglio il tuo coraggio...”

 

Rukawa gli passò una mano tra i capelli rossi con fare dolce e rassicurante, non voleva che pensasse che era solo sesso, voleva coccolarlo, venerarlo, fargli sentire che era importante ciò che stavano condividendo, unico ed irripetibile.

Fece scendere l’altra mano lungo  il suo fianco, accarezzando la pelle dorata con riverenza.

 

“Voglio al tua forza...”

 

La mano proseguì il suo languido percorso disegnando la linea delle anche per poi scivolare sul suo ventre e spingersi delicatamente giù, ad incontrare i primi riccioli rossi, per affondare tra essi strappando al suo amato un sussulto ed un gemito alto.

 

“Voglio il tuo entusiasmo...”

 

Gli depose un lieve bacio sulle labbra catturando quel primo ansito più forte, annuncio del loro varcare i cancelli proibiti verso il confine di luce che sembrava chiamarli, pulsando, al ritmo dei loro cuori, avvolgendoli in onde intermittenti di calore che si spezzavano contro i loro corpi allacciati, intrecciandosi al canto dei loro respiri.

 

“Voglio la tua innocenza...” 

 

Accarezzò piano il suo sesso facendolo gemere ancora, più forte, beandosi della sua voce così roca, così morbida come mai l’aveva udita mentre il rossino gli accarezzava la schiena, le scapole per poi affondare le mani nei suoi capelli scuri attirandolo a se per un bacio lungo e dolce.

 

“Voglio la tua testardaggine..”

 

Rukawa glielo soffiò sulle labbra socchiuse, bagnate, mentre prendeva a massaggiare la pelle calda del suo membro, seguendo un ritmo spezzato volto a farlo gemere più forte, a farlo tendere e gridare tra le sue braccia mentre l’altra mano scivolava lungo il suo collo, sotto la sua schiena, giù, seguendo la linea inarcata della spina dorsale fino a sfiorare il piccolo confine tra le due natiche.

 

“Voglio la tua determinazione...”

 

Hanamichi si tese, allargando le gambe per lui, consentendogli di sistemarsi meglio contro di lui, sollevando i fianchi per cercarlo e lasciargli spazio, con l’innocente istinto di chi segue ormai solo gli ordini del proprio corpo.

 

“Voglio la tua voce...”

 

Il moretto fece scivolare le dita tra i glutei trovando la piccola porta del paradiso tra essi rinchiusa, sfiorandola delicatamente con l’indice mentre l’altra mano stringeva un po’ più forte il suo sesso, spingendolo ad artigliargli la schiena mentre  la sua voce saliva a spezzarsi contro le pareti del salotto.

 

“Voglio ogni centimetro del tuo corpo...”

 

Gli chiuse le labbra martoriate dai denti, gonfie di baci e di ansimi bagnati, con le proprie soffocando il suo sussulto nel momento in cui spinse delicatamente la falange dentro di lui.

Hanamichi lo fissò con occhi candidamente sgranati dallo stupore e Rukawa scosse piano il capo, coprendogli il viso con una pioggerella di piccoli baci gentili, chiedendosi come poteva essere così innocente anche mentre gli si concedeva a quella maniera.

 

“Voglio la tua anima...”

 

Spinse l’indice nel suo corpo mentre l’altra mano lo distraeva modificando ancora una volta il ritmo delle sue carezze e la sua bocca lo vezzeggiava con piccoli baci sfuggenti che si posavano, lievi, sulle sue labbra solo per allontanarsi quando lui cercava di catturarli.

 

“Voglio te... Hanamichi”

 

Gli mormorò fissandolo in quegli occhi divenuti duo pozzi di liquido oro mentre spingeva a fondo l’indice nel suo corpo, aprendolo delicatamente per lui.

Il rossino gemette con forza tendendosi, sollevando istintivamente una gamba per allacciargliela ai fianchi.

 

“Ti prego...” sussurrò con voce irriconoscibile.

“Non ancora amore...”  gli rispose dolcemente Rukawa sfiorandogli le palpebre chiuse con un bacio “..non ancora...” ripetè mentre cominciava a spingere un secondo dito in lui.

Hanamichi si tese emettendo un lieve singulto di dolore e il moretto si chinò ad offrirgli un bacio nel quale dimenticare il fastidio di quell’intrusione.

Il rossino cominciava a sentirsi preoccupato.

Le carezze di Kaede sul suo sesso erano quanto di più piacevole avesse mai provato ma quelle due dita nel suo corpo erano lievemente dolorose e gli spingevano un vago senso di fastidio su per la schiena.

Forse non era fatto per quel genere di rapporto... cominciò a pensare, agitandosi irrequieto sotto il tocco dell’amante, come poteva essere piacevole essere penetrati se solo le sue dita lo mettevano tanto a disagio?

Eppure Kei più volte si era prodigato a raccontargli, anche quando lui gli aveva detto che non lo voleva sapere, di quanto fosse magnifico fare l’amore con un uomo.

“Kae..de..” ansimò incerto quando si separarono, entrambi ormai a corto di fiato.

Rukawa lesse quel vago timore infondo alle sue iridi e gli sorrise dolcemente “Do’aho..” l’apostrofò piano prima estrarre delicatamente le dita da lui per poi rispingerle dentro, andando fino in fondo a toccare le pareti del suo corpo.

E Hanamichi gridò, gridò con tutto il fiato che aveva in corpo, gli occhi spalancati dallo stupore mentre una violenta scarica di piacere gli squassava il corpo strappandogli il fiato e il battito.

Avrebbe dovuto ammettere con se stesso che Kei aveva ragione, ma l’avrebbe fatto più tardi, quando non fosse stato così ‘impegnato’ cercò di pensare tra se, mentre sentiva il proprio corpo esplodere nuovamente di piacere al tocco del volpino.

“Kami..kami..kami...” ansimava tenendosi contro il compagno mentre Rukawa sincronizzava il ritmo delle sue mani facendolo gridare sempre più forte, Hanamichi cominciò a scuotere la testa con forza, ormai persino incapace di respirare, troppo impegnato a gridare finchè il calore che stava montando dentro di lui in maniera insostenibile non lo distrusse completamente scaraventandolo con forza in un’esplosione di luce da cui il rossino emerse solo dopo diversi minuti con gli occhi spalancati, le guance arroventate, le labbra aride e i polmoni in fiamme.

“Tutto ok?” gli chiese dolcemente il moretto sfiorandoli la punta del naso con un bacio gentile.

“Cre.. cre...” gracchiò Hanamichi prima di deglutire un paio di volte, cercando disperatamente di ritrovare la voce “..credo di sì..” riuscì alla fine ad ansimare.

Rukawa gli sorrise malizioso sollevando la mano imbrattata del suo seme per portarsela alle labbra, sotto lo sguardo incredulo e imbarazzato del rossino.

“Bene...” mormorò facendo ben attenzione che il ragazzo seguisse con lo sguardo il modo, lento e meticoloso, con cui si stava ripulendo la mano, “...perchè non ho ancora finito con te...”

 

 

continua....

 


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