Kami Sama...
II
di Naika
Hanamichi sospirò sbirciando fuori della finestra.
Yohei si era comportato in maniera strana quella mattina e anche se ora sembrava
tornato il solito di sempre lui davvero non riusciva a capire che diamine gli
fosse preso.
Sospirò di nuovo e solo il notare che gli altri studenti si alzavano dai loro
banchi gli fece capire che era già giunta l’ora del pranzo.
Si mosse anch’egli, con aria distratta, deciso a fare due passi in giardino per
schiarirsi le idee.
Quel giorno era compito di Takamya procurare il pranz,o il che voleva dire che
aveva molto tempo per pensare dato che, data la mole, il loro amico sarebbe
arrivato, come al solito, ultimo, alla mensa.
Per non parlare del fatto che i loro panini rischiavano seriamente di non
giungere a destinazione.
Sorrise tra se a quel pensiero camminando con aria distratta tra gli studenti
che a gruppetti o in solitudine consumavano il loro pranzo finchè non sentì
chiamare il suo nome.
Si volse stupito incontrando lo sguardo di uno studente che conosceva solo di
fama.
Era Maho Takeshi il capitano della squadra di nuoto, nonchè rappresentate degli
studenti del loro istituto.
Una celebrità allo Shohoku, il numero delle sue fans era inferiore solo a quelle
di Rukawa.
Che cosa poteva volere da lui?
Forse voleva fare a pugni, pensò Hanamichi mettendosi sul chi vive.
“Sakuragi, puoi concedermi due minuti?” gli chiese questi con gentilezza che il
rossino ritenne molto sospetta.
E se aveva combinato qualche guaio di cui non ricordava e Takeshi fosse stato
mandato dal preside per avvertirlo che sarebbe stato sospeso?
Il rossino sempre più preoccupato annuì seguendo il ragazzo più grande in un
luogo più tranquillo, dove potevano parlare lontano da orecchie indiscrete.
“Mi chiamo Maho Takeshi” disse il moro, presentandosi, mentre Hanamichi lo
fissava domandandosi che cosa poteva aver fatto di così grave da spingere
addirittura il presidente a scomodarsi per lui.
“Lo so..” mormorò comunque, tanto per fargli capire che l’aveva riconosciuto,
mentre lo fissava perplesso, il senpai sembrava stranamente... teso?
“Sakuragi...” mormorò il moro riscuotendolo dalle sue osservazioni “... vorresti
uscire con me?” chiese prima di piegarsi in un inchino profondo.
“EHHH???” non potè trattenersi dall’esplodere, incredulo, il rossino.
Maho sollevò il capo fissandolo negli occhi “Ti avevo già notato da un po’ ma..
quando ho visto la tua foto su Kami sama...” mormorò con un sospiro estatico nel
ricordare il poster che campeggiava in triplice copia nella sua camera da letto
“... ho deciso che non potevo lasciarti fuggire...” sussurrò.
“Co... cosa...?” ansimò Sakuragi.
Era un incubo!
Il capitano di nuoto dello Shohoku, l’idolo di mezza popolazione femminile
dell’istituto chiedeva a LUI di uscire????
“..così magari potresti conoscere qualche bel ragazzo e passare dalla nostra
parte...”
Le parole di Kei gli ritornarono alla mente facendolo sussultare.
Ma era follia, assoluta follia!
Rendendosi conto che il suo senpai attendeva una risposta si morse le labbra a
disagio.
Come si rifiutava qualcuno?
Lui era un esperto nel venir scaricato non nello scaricare.
“Ecco io...” mormorò incerto.
Maho scosse il capo sollevando una mano per interromperlo.
“Hai già un amante, è così vero?” sussurrò rassegnato, avvicinandoglisi e
sfiorandogli una guancia con le dita.
“Non me ne sorprendo...” mormorò sensuale mentre Hanamichi sentiva la schiena
riempirsi di brividi.
Non poteva star succedendo a lui.
Era assurdo!!
Il loro rappresentante degli studenti era gay???
E pensava che anche lui lo fosse!!
“No, non è così!” si affrettò a precisare.
Il moro lo fissò perplesso “E allora?” chiese stupito “Non vorrai farmi credere
che sei etero?!” disse con un mezzo sorriso ironico che sembrava sottolineare
come quell’ipotesi gli risultasse, non solo assurda, ma anche inconcepibile.
“Certo avevo sentito delle voci su te è la sorella del tuo capitano...” continuò
“...ma ti comporti in maniera troppo esagerata...” disse sventolando una mano
come ad allontanare una mosca fastidiosa “Risulta chiaro anche ai ciechi che è
solo una copertura..” mormorò.
“Una.. co...copertura...???” chiese il rossino incredulo.
Il moro annuì sedendosi su un gradino di cemento, di quelli che conducevano
all’ingresso sul retro della palestra di judo, e dopo un attimo di incertezza
Hanamichi fece lo stesso.
Tanto peggio di così....
E poi voleva capire!!
Quello lì aveva appena detto che la sua Harukina era una copertura!!
“E’ chiaro che lo fai per mascherare il tuo interesse per quel... “ Maho corrugò
la fronte cercando di ricordare “... credo si chiami Rukawa... giusto?” decise
infine.
“CHEEEEE????!!!” Ansimò Hanamichi con gli occhi fuori dalle orbite.
“Niente da dire sulla sua bellezza ma io preferisco i ragazzi caldi ai
ghiaccioli...” mormorò lanciandogli uno sguardo allusivo che Hanamichi comprese
solo dopo diversi secondi.
Divenne bordò, balzando in piedi.
“Senti si tratta di un grosso equivoco!!” cercò disperatamente di spiegare
“Quella foto, si insomma... me l’ha fatta Kei ma io ero ubriaco e...” disse
concitatamente, cercando di fargli capire.
“Kei?” chiese Maho sollevando un sopracciglio sorpreso “E’ il tuo amante?”
indagò.
“Ma no!!” esplose il rossino incredulo “Perchè cavolo devo per forza avere un
amante!!” disse colpito da come il capitano della squadra di nuoto sembrasse
fissato su quel punto.
Il bel moro si sollevò con grazia dal suo gradino fissandolo negli occhi con
malizia.
“Perchè...” sussurrò facendogli scivolare una mano sul fianco coperto solo dalla
leggera maglia a mezze maniche bianca “...sarebbe un tale SPRECO altrimenti...”
gli soffiò sensuale all’orecchio.
Hanamichi divenne una statua di sale, gli occhi, sbarrati, fissi in quelli del
moro.
Solo il suono della campanella lo salvò.
Riscossosi di scatto dal suo stupore il numero dieci balzò indietro
allontanandosi da lui mormorando un: “Devo andare a lezione...” prima di
schizzare via alla velocità della luce seguito dallo sguardo divertito del loro
rappresentate d’istituto.
“Hana! si può sapere dove sei stato per tutta la pausa pranzo!” gli chiese Yohei
quando Hanamichi si accasciò sul suo banco, ansante e ancora con gli occhi
sbarrati, pochi minuti più tardi.
“Non ci crederesti mai...” gemette il rossino.
Il moro lo fissò preoccupato “Qualche ragazzo ti ha importunato?” chiese.
Sakuragi sollevò il volto dal banco, di scatto, fissandolo sorpreso.
“E tu come fai a...” disse prima d’interrompersi nell’accorgersi di avergli
rivelato che in effetti, sì, un UOMO l’aveva abbordato.
“Hana senti..” gli disse serio Yohei facendoglisi più vicino “...tu lo sai, a
me, piacciono le ragazze” disse serio.
“Hey che vuol dire ‘a me’ con quel tono? Anche A ME piacciono le ragazze!!” mise
in chiaro il rossino.
“Sì, sì...” lo blandì Yohei battendogli dei colpetti sulla spalla con quella che
sembrava tanto commiserazione per la sua ottusità.
“Hey!!” cercò di protestare nuovamente Hanamichi ma Mito non gli diede modo di
parlare continuando con il suo discorso.
“Dicevo.... a me piacciono le donne ok?” il rossino annuì anche se non ancora
convinto da quel: ‘a me’.
“E tu sei il mio migliore amico, giusto?” chiese e questa volta Sakuragi annuì
con più forza e un bel sorriso.
“Bene...” disse il moretto traendo un profondo respiro per farsi coraggio “...se
mi sfotterai per questa cosa ti ammazzo capito!!” volle mettere in chiaro mentre
il rossino cercava per l’ennesima volta, in quell’assurda giornata, di capire
dove voleva andare a parare il suo interlocutore.
“Stamattina... quando ho guardato quella foto...” mormorò Mito arrossendo sotto
lo sguardo interrogativo del rossino.
“Io... io per un momento...” mormorò sempre più a bassa voce, tanto che
Hanamichi dovette avvicinarglisi per sentire quello che diceva, “...per un
minuto soltanto, ho desiderato....” disse incerto.
“Hai desiderato...?” chiese il rossino che ci capiva sempre meno.
“Ho desiderato... TE!” sputò fuori Mito.
Sakuragi lo fissò perplesso.
“Hai desiderato me? E che vuol dire?” chiese stupito.
Mito ringhiò piano “Ha ragione Rukawa quando ti chiama do’aho!!” sbottò.
“Hey non mettere in mezzo la volpe malefica anche tu!?” lo avvertì sventolando
un pugno “E spiegami cosa volevi dire!!” disse minaccioso.
“Ti ho desiderato Hana, ti ho desiderato in senso... carnale!!” gli spiegò
esasperato e imbarazzato il moro.
Hanamichi sbattè le palpebre un paio di volte. “Tu...?” ansimò.
Yohei annuì colpevole.
“Tu... tu... avresti voluto...” pigolò il rossino pallidissimo.
“Avrei voluto fare sesso con te, sì...” disse chiaro e tondo Mito.
Hanamichi boccheggiò per mezzo secondo prima di diventare verdognolo “Mi sento
male...” gemette scattando in piedi e precipitandosi fuori dalla classe
ignorando i richiami del professore.
Mito trovò l’amico in bagno, chino sul lavandino che si lavava il viso con
l’acqua fredda.
“Stai bene?” gli chiese piano posandogli una mano sulla spalla.
Hanamichi balzò lontano “Non toccarmi!” gridò.
Yohei lo fissò ferito e il rossino sospirò lasciandosi scivolare contro la
parete del bagno fino a sedersi a terra.
“Scusa...” mormorò piano facendogli cenno di sedersi accanto a lui, “E’ che
questa cosa... mi sta facendo impazzire...” sussurrò piano “...prima Maho e
adesso tu...” spiegò.
“Maho???” chiese Yohei, voltandosi incredulo verso di lui “Il ‘Maho’
rappresentate degli studenti??” chiese giusto per conferma.
Hanamichi annuì e il moretto sbarrò gli occhi impallidendo.
“Bhe non c’è che dire Hana hai fatto colpo partendo dall’alto!!” mormorò con un
filo di voce, stupito.
Hanamichi gli lanciò un’occhiata assassina prima di scuotere il capo e abbozzare
un mezzo sorriso “Il fascino del Tensai...” borbottò.
“Attento se continui così il prossimo sarà Rukawa!” lo avvertì Mito divertito.
Hanamichi impallidì scuotendo il capo “Ancora!!! Ma che avete tutti!!” chiese
furioso “Perchè ca**o dovrei andare a letto con la volpe!!” gridò con tono
lievemente isterico.
Yohei lo fissò stupito, non aveva mai visto l’amico così nervoso, che era
successo esattamente?
“Comincia dall’inizio ti va?” chiese e il rossino annuì cominciando a
raccontargli che cosa era accaduto durante la pausa pranzo.
Il riassunto richiese solo qualche minuto al termine del quale Yohei rimase
immerso in un riflessivo silenzio.
“Sai Hana devo confessarti che anch’io ho sempre pensato che ci fosse una
particolare attrazione tra te e Rukawa...” ammise.
Sakuragi lo fissò con occhi enormi prima di serrare con forza la mascella “Yohei
ascoltami bene...” disse serio come non mai “... I.O N.O.N S.O.N.O G.A.Y!”
specificò scandendo bene ogni parola.
“Non ci sarebbe niente di male..” mormorò Mito.
“Certo che no! Mio cugino è gay ed è una persona stupenda, ma ciò non toglie che
a me non piacciono gli uomini e tanto meno le volpi chiaro!!” disse piccato.
“Chiaro...” mormorò Yohei seppure con una strana luce negli occhi scuri “E ora
che pensi di fare?” chiese.
“A che proposito?” mormorò perplesso il rossino.
“Yu-huuu! Terra chiama Hanamichi!” disse Mito sventolandogli una mano davanti
agli occhi “Sbaglio o il nostro capitano di nuoto ti ha fatto delle avances?”
gli ricordò “E tu non l’hai rifiutato chiaramente!” gli fece notare.
Hanamichi sbarrò gli occhi “Ma.. ma.. era chiaro che...” Yohei sospirò
esasperato, passandosi una mano tra i capelli neri, “Mi sa che dovrò farti da
scorta...” mormorò.
Hanamichi entrò nello spogliatoio e gettò la sacca sulla panchina prima di
aprire l’armadietto e cominciare a spogliarsi.
Giocare un po’ a basket lo avrebbe aiutato a snebbiarsi la mente.
Non riusciva a dimenticare quello che Maho e Yohei avevano detto...
Perchè diamine lui doveva essere l’amante di Rukawa?
Possibile che tutti, il suo MIGLIORE AMICO compreso, la pensassero a quel modo?
Che cosa avevano visto?
COME avevano potuto vedere qualcosa!
Lui e la volpe non facevano che tentare di ammazzarsi a vicenda!!
“Hanamichi?”
Il rossino lanciò un urlo balzando indietro come una molla, era così preso dai
suoi pensieri che non aveva sentito Mitsui avvicinarsi.
“Accidenti a te Micchi!! Ti pare il modo di avvicinarsi alla gente quello?”
tuonò con una mano ancora premuta sul cuore.
Hisashi gli era comparso alle spalle chiamandolo con quel tono... strano...
Gli aveva fatto venire un colpo!
“Senti dopo gli allenamenti... vorrei parlarti un attimo...” mormorò il tiratore
da tre punti, serio.
Il rossino lo fissò sorpreso.
“Parlare? E parlare di che?” chiese stupito.
Il moretto gli regalò un sorriso malizioso “Questo te lo dirò dopo...” gli
sussurrò prima di dileguarsi, nel momento esatto in cui Rukawa entrava nello
spogliatoio.
“Do’aho..” sbottò il moro vedendolo lì impalato, a boccheggiare come un pesce
fuor d’acqua ma il ragazzo, per una volta, non rispose alla provocazione.
Mitsui...
Hisashi Mitsui prima di lasciare lo spogliatoio...
gli aveva palpato il
sedere!!!
Hanamichi passò tutto l’allenamento ad evitare il numero quattordici.
Ignorò per la verità tutti, anche Rukawa, immerso com’era nel suo stato di
catatonica sorpresa.
Akagi gradì moltissimo quella quiete seppure chiese a Kogure di andare ad
interrogare il rossino per sapere se stava bene.
Non era normale per lui tutto quel silenzio!
L’allenamento terminò prima del previsto dato che, per una volta, non ci furono
litigi e zuffe ad interromperlo, e così Hanamichi si trovò a dirigersi verso lo
spogliatoio prima di quando avesse sperato.
Si infilò sotto la doccia ancora sovra pensiero, gettando indietro la testa,
lasciando che l’acqua gli scorresse sul viso, lungo il collo e poi giù per il
petto e le gambe, offrendo il corpo abbronzato alla sua liquida carezza sperando
che quelle dita tiepide e trasparenti portassero via con loro, oltre al sudore,
anche le sue preoccupazioni.
Tuttavia dopo pochi minuti una strana sensazione lo spinse a socchiudere le
palpebre e a guardarsi intorno.
Ci mise poco ad identificare la fonte del suo disagio.
Mitsui lo stava guardando come.... bhe come Takamya avrebbe guardato una torta a
sei piani e dodici strati.
Hanamichi gli voltò le spalle imbarazzato ma si rese conto che così offriva ai
suoi occhi golosi il sedere.
Ma se si fosse voltato di nuovo Mitsui avrebbe ripreso a guardarlo tra le
gambe...
“Kuso!!” imprecò chiudendo di scatto l’acqua e uscendo a passo di marcia dalla
stanza delle docce.
“Dovresti essere più cauto...” sussurrò una voce disinteressata.
Il tiratore da tre punti lanciò un’occhiata al moretto che occupava il box
doccia al suo fianco prima che un sorriso gli incurvasse le labbra “Come sei
tu?” lo provocò.
Il moro gli regalò un’occhiata così gelida da far cristallizzare il getto
d’acqua sbottando un “Tze....” che poteva dire molte cose e nessuna.
Mitsui scosse le spalle, deciso ad ignorarlo per dedicarsi alla sua caccia e,
chiuso il rubinetto della sua doccia, diventata ormai gelida, raccolse
l’accappatoio e si diresse verso la stanza attigua, seguito dallo sguardo blu
del numero undici.
Hanamichi aveva quasi finito di cambiarsi quando anche Rukawa li raggiunse.
La volpe si rivestì con insolita velocità mentre il rossino sembrava voler
ritardare il più possibile il momento in cui avrebbe dovuto parlare con Mitsui.
Non era mai stato un codardo.
Ma quella era una situazione che metteva in campo cose molto delicate come i
sentimenti e che lo vedeva in un ruolo che non aveva mai ricoperto.
Era incerto e confuso.
Non voleva ferire nessuno ma non poteva nemmeno accettare ciò che volevano da
lui.
Come doveva comportarsi?
Cosa doveva fare?
Assurdamente gli venne da pensare che se, davvero, fosse stato l’amante di
Rukawa non avrebbe avuto tutti quei problemi.
Scosse il capo con forza allontanando quel pensiero molesto e si decise ad
uscire seguito a poca distanza da Mitsui e poi da un’indolente volpino che girò
quasi subito sulla destra per recuperare dalla vicina rastrelliera, la sua
bicicletta.
Hanamichi per un momento rimpianse che Rukawa non fosse lì con loro.
Mitsui non si sarebbe fatto avanti in presenza di terzi!
Scosse il capo, rassegnato, quando si sentì toccare una spalla.
Quello era Mitsui.
Si volse deciso ad affrontare, come poteva, la situazione ma rimase di sasso
quando si accorse che quello di fronte a lui non era il tiratore da tre punti.
Era Maho.
“E tu che ci fai qui?” esclamò incredulo.
Il presidente del consiglio studentesco gli sorrise accattivante “Abbiamo un
discorso da finire ricordi?” gli disse.
Ma una voce nota lo interruppe senza permettergli di dire altro.
“Hanamichi ha un appuntamento con me ora!” ringhiò minaccioso Mitsui, facendosi
avanti, sfidando con lo sguardo il capitano della squadra di nuoto.
Sakuragi nel frattempo li fissava incredulo.
Quei due... quei due sta litigando.. per lui????!!!!
Gli ci mancava solo questa.
“Do’aho...” mormorò Rukawa passando a fianco al terzetto sulla sua bicicletta.
“Come osi Kitsuneeee!!” gridò il rossino cogliendo la palla al balzo e
lanciandosi all’inseguimento del moretto, scappando letteralmente dal cortile,
da Mitsui e Maho e da spiegazioni che non voleva dare.
Rukawa lasciò cadere con un tonfo la sua borsa accanto al divano prima di
sprofondare nella sua poltrona preferita.
“Di pessimo umore fratellino?” gli chiese Rei, che sentitolo arrivare era emerso
dalla cucina con un toast mezzo imburrato in mano e un coltellino nell’altra.
Il moretto lanciò uno sguardo seccato al fratello più grande, un ragazzo
castano, affascinante ed elegante ma privo della sua gelida grazia felina, prima
di sbottare: “Come ti sentiresti, tu, se improvvisamente tutti i ragazzi della
scuola sembrassero interessati a quello che piace a te!” ringhiò.
“Il ‘do’aho’?” chiese Rei sedendosi sul divano, fissando gli occhi castani in
quelli blu del suo bellissimo fratellino.
Rei era il consigliere e confidente di Kaede.
Anche se si erano ignorati per un lungo periodo, si erano riavvicinati tre anni
prima, quando Rei aveva scoperto che anche il suo silenzioso fratello aveva in
comune con lui una forte attrazione per gli esponenti del loro stesso sesso. Da
allora erano divenuti l’uno la valvola di sfogo dell’altro. Rei parlava dei suoi
amori dell’università a Kaede e il volpino raccontava le sue cotte al fratello.
Anche se, a dir la verità, Kaede non aveva mai raccontato molto, almeno finchè
non aveva incontrato quello che Rei conosceva con il solo appellativo di:
do’aho.
“Che cos’è successo così all’improvviso?” chiese perplesso “Non avevi detto che
lui non era fortunato in amore?” domandò.
Kaede annuì cupo “Avevo notato alcuni sguardi da lontano ma il do’aho non ha mai
fatto mistero sulla sua eterosessualità e nessuno gli si è mai avvicinato..”
borbottò cupo. “Invece adesso, tutto d’un tratto il capitano della squadra di
nuoto e Mitsui vogliono uscire con lui!” ringhiò con sguardo feroce.
“Cavoli sei proprio arrabbiato!” constatò Rei, stupito nel notare con quanto
fervore quelle parole fossero uscite dalle labbra del fratello.
“Non hai idea del motivo di questo improvviso cambiamento?” indagò ma Kaede
scosse le spalle con rabbia.
Che cosa avrebbe dato per sapere perchè il SUO rossino era diventato
improvvisamente così popolare!!
“Senti pensarci ora non ti servirà a niente... devi rifletterci a mente fredda
quando sarai più calmo...” gli consigliò Rei ricevendo in cambio un semplice “Hn!”
arrabbiato.
Il ragazzo più grande sospirò, scuotendo i capelli castani, pensando a che cosa
poteva fare per risollevare un po’ il morale del fratello.
“Senti, vuoi vedere una cosa che ti tirerà su?” gli chiese “E intendo in TUTTI i
sensi?” mormorò malizioso facendogli l’occhiolino prima di dirigersi verso la
credenza e cominciare a frugare nello scomparto che usava per nascondere le
riviste.
“Hn...” borbottò il moro, cupo.
“Stamattina ho comprato il numero di Agosto di ‘Kami Sama’” gli disse il
fratello abituato ai suoi monosillabi “...e guarda...” esclamò voltandosi di
scatto e spalancando il grande poster interno della rivista.
“Dimmi non ti viene voglia di sbatterlo da qualche parte e fartelo finchè non
supplica pietà?” gli chiese entusiasta, sicuro che neanche il suo gelido
fratello sarebbe rimasto impassibile di fronte a un simile dio del fuoco.
Quello che non si aspettava era l’ansimo strozzato che uscì dalla gola di Kaede.
Abbassò il poster fissando il moretto, trovandolo cinereo, immobile e con gli
occhi fuori dalle orbite.
“Che cos’hai?” chiese Rei preoccupato.
“Ha... hana???” ansimò Rukawa, senza fiato.
Rei guardo prima lui poi il rossino che campeggiava sulla carta.
“Scusa?” chiese perplesso.
“Lui...” sussurrò il volpino, pallido come il fratello non l’aveva visto mai,
indicando con una mano tremante il ragazzo sul poster: “...lui è... il
do’aho...” sussurrò.
continua....
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