Vi avevo detto che sarei stata più veloce a scrivere...ebbene, mi sbagliavo! Non ci ho mai messo così tanto tempo per scrivere un capitolo di 5 misere pagine. Sono imperdonabile! Bè, è Natale...siamo tutti più buoni...non linciatemi!!!

Mi raccomando, commentate al più presto! Non rendete vani i miei sforzi (come avete fatto con Rebel 4 T_T Uffa! Non vi é piaciuto? E io che mi ero tanto impegnata...)^^

Un bacione e a presto, ashlynx88

NOTE: i personaggi di Inoue continuano ad essere suoi Ma tanto ci faccio lo stesso ciò che voglio...^^

 



Kaede Hood

parte IV

di Ash(lynx)


Kaede dormiva beato nel folto della foresta.

Attorno a lui regnava il più assoluto silenzio.

Nessuno, nemmeno Akira, osava parlare, per paura di svegliarlo, ben conoscendo il suo pessimo umore al risveglio e la sua ottima mira nel pestare gli elementi di disturbo, anche ad occhi chiusi.

Non una foglia si muoveva, né un animale girovagava o cercava di richiamare i suoi compagni: erano bastate poche dimostrazioni da parte del nuovo arrivato per far capire a chiunque che il suo sonno era da considerarsi sacro. Così passavano le ore di quella tiepida mattinata, tra lo svaccamento più totale.

Rukawa dormiva così profondamente da non sognare nulla, lontano dagli incubi sulla babbuina che, a volte, lo tenevano sveglio a lungo e lo terrorizzavano a dovere.

Si sentiva appagato, finalmente. 

Avrebbe voluto rimanere a dormire per molto altro tempo...

<<EO USEIN DEA COMARE!!>>

Un urlo si levò nella silenziosa foresta, maschile e musicale, riconosciuto da molti come il primo verso di una tipica canzone popolare inglese.

Tutti si misero in piedi di scatto, stupiti ed allarmati, cercando la fonte di quell'urlo.

Kaede emerse lievemente dal suo profondo stato comatoso. Mosse un sopracciglio, ma non si svegliò.

<<EO USEIN VOEA VOARE!!>>

L'urlo apparve più forze alle orecchie degli ascoltatori e tutti colsero il movimento delle dita di una mano di Rukawa. Corsero, sia uomini che animali, il più lontano possibile da quella bomba in fase di detonazione...oddio, per rispetto del tempo storico dovrei dire "freccia infuocata che stava per essere scoccata", ma la bomba stava meglio...dirigendosi verso colui che cantavano così inconsciamente e stava, assai velocemente, scavando la fossa a tutti i presenti.

Lo videro: era un giovane ragazzo di bell'aspetto, vestito con un saio marrone, che conduceva solitario un carro carico di barili e, cosa molto più stravagante, reggeva in mano un boccale mezzo vuoto di birra ed era completamente ubriaco.

<<XE Voà INTEA PANSA! USEIN SENSA CREANSA!>> 

Sendo fu il primo a raggiungerlo, grazie alla sua velocità, e si sedette, con un balzo, accanto a lui, per farlo tacere, invano.

<<MA UN PO' PIN SO VOE VOARE EO USEIN DEA COMARE, UN PO' PIN SO VOEA VOARE EO USEIN DEA COMARE!!>>

Akira, disperato ed incitato dai suoi compagni, gli tolse violentemente il boccale di mano impedendogli di bere l'ennesimo sorso di birra. Il giovane moro dalla sguardo storto gli sorrise candidamente e gli passò bonariamente un braccio attorno alle spalle.

<<EEEHH! AMICO! CANTA CON ME!!>>

<<nononononononononononononononono>> provò a ribellarsi l'altro, cercando di zittirlo mettendogli una mano davanti alla bocca.

<<EO USEIN DEA COMARE!! EO USEIN VOEA VOARE!!>>

<<zittozittozittozittozittozittozitto>>

<<XE Voà INTEI SENOCCI! Eo usein sbatea i occi!!>>

Fu in quel fatidico e sadico momento che Kaede aprì gli occhi.

Akira lo vide e, come se avesse il diavolo in corpo, si allontanò dal carro, andando a nascondersi dietro un grosso albero, seguito a ruota da tutti coloro che volevano rimanere in vita.

Rukawa si mise in piedi di scatto, incazzato come una belva. Una sola parola gli occupava la mente: vendetta!

Chi si era azzardato a svegliarlo??

<<Non perdono chi disturba il mio sonno>> minacciò con voce bassa e pericolosa, ergendosi sulle sue lunghe e possenti gambe.

Fece vagare lentamente il suo sguardo, fino a scovare la fonte di tale baccano. Il colpevole continuava imperterrito a cantare, felice d'essere finalmente giunto alla parte più bella del testo, senza degnarlo d'uno sguardo.

Gli si avvicinò velocemente.

<<MA UN PO' PIN SU VOEA VOARE EO USEIN DEA COMARE, UN PO' PIN SU VOEA VOARE EO USEIN DEA COMARE!!>>

Quando, finalmente, il ragazzo lo vide, gli sorrise e aprì le braccia come per stringerlo in un abbraccio, nonostante i metri che ancora li separavano.

<<EEEEHHH! AMICO!! LO VUOI UN GOCCIO DI BIRRA!! OFFRO IO!!>>

Apocalypse now!

Kaede fu spietato come non mai prima!

Al termine del massacro, il ladro ritornò soddisfatto al suo giaciglio e riprese a dormire, incurante del movimento che si era creato attorno a lui.

L'ubriaco, ormai disteso sanguinante a terra, mugolò qualcosa, segno che la vita era ancora presente in lui. Mito fu il primo ad avvicinarsi a lui, inginocchiandosi al suo fianco per controllare le sue condizioni. Lo scosse non proprio dolcemente, ottenendo in cambio dei forti grugniti di dolore.

<<Portiamolo al campo e curiamolo: quel pazzo di Rukawa l'ha ridotto piuttosto male>> disse.

<<Accidenti a quel cerebroleso: non può limitarsi ad urlare di fare silenzio!? La prossima volta che si sveglia con la luna storta e se la prende con noi lo ammazzo>>

<<Calmati, Mitsui>> disse Okuso <<l'unica cosa che possiamo fare contro di lui è sfotterlo e, per questo, siamo ben attrezzati>>

<<Non è abbastanza>> ribatté lo sfregiato, allontanandosi dal ferito.

Akira si accucciò accanto a Yohei, premendo un pezzo di stoffa contro il naso sanguinante del giovane.

<<Certo, però, che quest'idiota se l'è proprio cercata!>> disse <<Così la prossima volta impara cantare ubriaco in mezzo ad una foresta!>>

I due lo issarono in piedi senza troppa fatica e lo trascinarono verso una delle loro tende. Era davvero un bel ragazzo, per quanto se ne potesse capire in quel momento: pelle chiara, capelli scuri e fluenti e un corpo niente male, anche se nascosto da quell'orrendo saio.

Mitsui, invece, si diresse deciso verso il carro e ne controllò con scrupolo il carico. Il suo voltò si illuminò di gioia quando arrivò a contare ben dieci barili di buona birra inglese.

<<Ragazzi!>> urlò <<Questa sera festin bueo!>>

Un urlo esultante si alzò fino al cielo e, per poco, Rukawa non si svegliò di nuovo. Fortunatamente per loro, il ragazzo si era ormai perso nel vasto mondo dei sogni, nel quale era inseguito da una scimmia assatanata di nome Haruko che, stranamente, cantava stonata come una campana una canzoncina su un certo uccellino e una comare.

**************

Hanamichi cavalcava nel folto della foresta accompagnato da Tetsuo. Quella mattina, appena sveglio, si era reso conto di avere bisogno di sentire vicina la sua volpe, così, dopo ore spese a tentare di convincere Tetsuo ad andare con lui e dopo aver scambiato due parole di circostanza con il gorilla, che era andato a casa sua per corteggiarlo, aveva sellato i due cavalli ed erano partiti.

Nonostante tutte le sue buone intenzioni, però, ormai era pomeriggio inoltrato e ancora non erano giunti a destinazione. Vagavano tra gli alberi, avanti e indietro per quei luoghi sconosciuti, senza voler ammettere di essersi persi.

<<Quella dannata kitsune! É tutta colpa sua! Non può vivere in paese, lui! No, lui deve fare l'eroe! Eroe dei miei stivali!>> sbraitò il rossino stanco ed affamato.

<<Ti ricordo che sei stato tu ad insistere per venire a trovarlo. Io te l'avevo detto che sarebbe stato impossibile arrivare al loro accampamento senza essere guidati da qualcuno, ma tu fai tutto di testa tua, pezzo d'idiota!>>

<<Non pensavo che vivesse in un posto così dannatamente nascosto! Adesso mi dici come diavolo facciamo a trovarlo!?>>

<<Magari chiedendo informazioni?>> si intromise una voce divertita dall'alto.

Alzarono entrambi la testa di scatto, fermando bruscamente i cavalli. Seduto a cavalcioni su un ramo di un albero davanti a loro, Mito li osservava con il suo solito sguardo acceso dalla gioia.

<<Yohei, che ci fai qui? Ci spii, amico?>> chiese Hanamichi sorridendo.

<<Che domande! Ho l'obbligo di controllare chi tenta di attraversare la foresta, tutto qui. Era impossibile che non vi individuassi, soprattutto visto il tuo cianciare!>>

<<Yohei!>> urlò il rosso, falsamente arrabbiato.

Il moro rise e, con un balzo, scese dall'albero atterrando agilmente davanti ai loro cavalli.

<<Allora, se non ho capito male, vuoi incontrare Rukawa, giusto?>>

Hana si limitò da annuire speranzoso.

<<Smontate da cavallo e seguitemi, questo è proprio il momento più adatto per il vostro incontro>>

Entrambi fecero come gli era stato appena detto, solo leggermente dall'improvviso lampo di furbizia che aveva appena illuminato lo sguardo del ragazzo.

**************

Kaede emerse dall'acqua fredda prendendo immediatamente una profonda boccata d'aria. Si passò una mano tra i folti capelli bagnati e si asciugò gli occhi con le dita.

Per una volta completamente rilassato, si distese sul pelo dell'acqua e chiuse gli occhi, facendosi cullare dal lieve movimento di essa.

Dopo quello che era successo la mattina aveva preferito uscire dall'accampamento, allontanarsi quindi dalle battute ironiche e non poco accusatrici di Sendo e di Nobunaga e dagli sguardo arrabbiati di Mitsui e del nuovo arrivato, un certo Hiroaki Koshino, e andare a farsi un bagno al lago poco distante.  

Tremò appena al contatto con l'aria fredda, completamente rilassato nella sua nudità. Da quanto tempo non faceva più un bagno così! La guerra lo aveva portato via dal suo mondo, scaraventandolo in una realtà fatta di morte e di sofferenza che lo aveva fatto crescere in fretta. Si sentiva maturo, superiore a tutti per esperienza e per abilità e pronto a qualsiasi cosa. Tutto ciò lo aveva aiutato a rivelare i suoi sentimenti al rossino, quegli stessi sentimenti che lo aveva tenuto in vita in un posto così distante da casa, dove, confortato solamente dalla compagnia di Ryota, si era sentito per lo più abbandonato contro il mondo.

Adesso, invece, stava bene. Era completamente riconciliato con sé stesso.   

Aprì gli occhi e li fissò sul cielo cristallino, assaporando avidamente la tranquillità appena raggiunta. Ascoltò i battiti lenti del suo cuore assieme al canto soave degli uccelli nascosti tra gli alberi tutto attorno lui, solo leggermente coperti dal rumore della cascata dalle cui acque si formava il lago in cui riposava, protetto da pareti rocciose non molto ripide su tutti i lati.

Ah, la sua adorata patria!

In alto, metri e metri sopra di lui, su quelle rocce scoscese, sei gambe muscolose camminavano in fila indiana, giungendo, accompagnati da un insolito silenzio, ad un baratro direttamente sopra l'acqua azzurra. Hanamichi guardò in basso, seguendo rapido la linea immaginaria disegnata dall'indice puntato di Yohei. I suoi occhi si incantarono fissare il corpo della volpe, semplicemente perfetto, rapiti dalla straordinaria serenità che emanava. Sorrise, calmando i battiti del suo cuore.

<<Yohei, sai in che modo posso arrivare da lui?>> chiese in un soffio.

L'amico lo guardò da capo a piedi, sorridendo sornione. Alzò un braccio fino all'altezza delle spalle indicando un punto indefinito della parete davanti a loro.

<<Quella è la strada più semplice>> spiegò.

<<COOSA!? AVANTI, NON NE CONOSCI DI Più VICINE??>> urlò voltandosi verso di lui sull'orlo del precipizio.

Yohei lanciò una fugace ed eloquente occhiata a Tetsuo, dopodiché posò una mano sulla spalla dell'amico rispondendogli:

<<Solamente una>>

Il volto del rossino si illuminò di gioia.

<<Indicamela!>> lo incitò.

Il sorriso del moro si allargò.

<<Come vuoi>>

In un gesto talmente rapido da risultare quasi invisibile, Mito fece forza sul braccio e spinse l'amico oltre l'orlo del baratro, facendolo precipitare.

La faccia di Hanamichi si contorse in una smorfia non appena non avvertì nient'altro che il vuoto sotto i suoi piedi e l'unica cosa che riuscì a fare in quei pochi secondi di caduta libera fu urlare:

<<DEFICENTEEEEEE!!!!>>

Il suo grido, ormai lontano, si spense non appena sprofondò nell'acqua fredda.   

Yohei lo vide riemergere pochi attimi dopo e, salutandolo con la mano, si allontanò soddisfatto seguito da un divertito Tetsuo.

Rukawa non vide il rosso precipitargli a pochi metri di distanza. Sentì solamente un urlo incazzato e un tonfo, prima di venire sommerso dall'acqua. Rimase sotto il pelo del lago per alcuni secondi, domandandosi che diavolo fosse successo. Riemerse tossicchiando, a causa dell'acqua inghiottita.

<<YOHEI!! GIURO CHE QUESTA ME LA PAGHI!!>>

Ru posò lo sguardo sulla nuca rossa a pochi metri da lui, attonito. Possibile che fosse stato proprio Hanamichi a provocare quel tonfo? E che ci faceva lì?

<<Do'hao>> lo chiamò piano.

Il rosso smise d'urlare e si girò verso Kaede. Il suo volto era terribilmente imbarazzato dalla situazione. Semplicemente adorabile.

<<Ciao kit>> lo salutò <<ehm...Yo mi ha spinto, io non...ecco...>>

<<Zitto>> gli disse nuotandogli affianco fino a trovarsi faccia a faccia <<mi fa piacere che tu sia venuto a trovarmi>>

Hanamichi sorrise e il rossore si attenuò sulle sue gote.

Sott'acqua Ru gli strinse dolcemente una mano con la sua, attirandolo a sé. Posò cautamente le labbra sul suo collo spoglio, depositandovi dolci baci.

<<Mi sei mancato>> disse.

Brividi di piacere percorsero il corpo di Hana, che si lasciò cullare dalle carezze e dai baci del suo amante, mentre il suo cuore aveva ripreso a martellargli senza sosta nel petto. Le loro labbra si unirono in un amorevolmente profondo bacio.   

Tutto di quel prezioso momento si impresse nei loro cuori. I rumori, i sapori, gli odori, le emozioni, le visioni...tutto per formare un magnifico ricordo, troppo importante da perdere rivelandone i segreti, l'intensità.

Il loro indiscusso amore, così giovane, eppure covato con costanza nei cuori di entrambi per un tempo tanto lungo da sembrare infinito, pareva unirli, formare di due giovani un unico essere, così vicino alla perfezione da risultare immortale e impeccabile. Giusti l'uno con l'altro.

Semplicemente due angeli.

In loro una sola, evidente e silenziosa certezza: per sempre.

**************

Nella foresta la festa era giunta al suo apice.

I ragazzi avevano finito ore prima la cena imperiale a base di carne che si erano preparati e avevano cominciato a bere senza remore. Adesso ballavano attorno al fuoco, ridendo e urlando a squarciagola, costantemente tenendo un bicchiere di birra in mano. I numerosi barili vuoti erano stati accatastati in uno sprazzo poco distante, ma nessuno di loro pareva preoccuparsi della quantità esorbitante che ne avevano bevuto, nonostante alcuni di loro fossero chiaramente ubriachi.

La notte stava giungendo, ma nessuno di loro si sentiva stanco, né aveva voglia di smettere di divertirsi.

Takamiya, spaparazzato per terra, discuteva animatamente con il tronco di un albero, sostenendo convinto l'esistenza degli gnomi dei boschi. A causa della birra ingerita aveva assunto un aspetto più rotondo del normale e le sue guance si erano tinte di un bizzarro colore rosso. 

Noma e Okuso, invece, a pochi metri di distanza, bevano birra alternando risate a sonori e sbilenchi pugni.

Mito, Tetsuo, Koshino e pochi anonimi stavano attorno al fuoco, imitando senza troppo successo le danze di corte. Cadevano a terra e si rialzavano di continuo, senza sentire alcunché, completamente conquistati dalla visione storta che, in quel momento, avevano del mondo.

Distanti dal gruppo, Hanamichi e Rukawa si erano seduti sotto un grande albero e, senza aver ingerito nemmeno una goccia dell'alcolico, parlavano del più e del meno e amoreggiavano, sicuri di non essere osservati da nessuno.

In tutto quel tugurio, però, c'era una persona ancora pienamente cosciente di sé. Non aveva bevuto un goccio di birra, limitandosi ad osservare solo leggermente divertita le scenate dei suoi amici e cercando con lo sguardo l'unico ragazzo che pareva essere scomparso nel nulla.

Era da ore che Hisashi Mitsui non si faceva vedere e Akira Sendo era troppo curioso di sapere dove fosse finito per divertirsi veramente.

Il porcospino fece un giro nel gruppo di festaioli, evitando di pestare i corpi svenuti di persone che nemmeno conosceva, ma che sicuramente facevano parte dei fuorilegge guidati da Mito, e, dopo aver schivato miracolosamente il corpo di Koshino che stava per precipitargli addosso, decise d'allontanarsi dal fuoco e d'andare seriamente alla ricerca del ragazzo scomparso. Forse era esagerato preoccuparsi così, soprattutto dal momento che le uniche parole che si erano scambiati erano state in occasione di un pompino, ma non poteva farci nulla. Non riusciva a fregarsene.

Si allontanò dai ragazzi a passo sicuro, senza che nessuno se ne accorgesse, addentrandosi nell'oscurità della foresta notturna. Camminò alla cieca, non sapendo nemmeno da che parte andare, potendo solo usufruire del suo senso dell'orientamento, il quale, sinceramente, non era dei migliori.  

Lo trovò seduto tra l'erba scura, la schiena stancamente appoggiata ad un tronco, con in mano un boccale di birra. Poco distante c'era un barile mezzo vuoto. Il suo sguardo era perso. Fissava un punto senza riuscire a vederlo, ascoltava, ma non sentiva altro che il battito del proprio cuore. Un cipiglio seccato gli solcata il volto. Non si muoveva, completamente immerso nei proprio brilli pensieri.

Sendo si avvicinò a lui senza staccargli gli occhi di dosso, già avvertendo forte il desiderio di toccarlo e di possederlo.

Si fermò a pochi passi da lui. La luce della luna illuminava elegantemente entrambi.

<<Ehi>> lo chiamò spezzando l'innaturale silenzio.

Mitsui alzò gli occhi e li fissò, vacui, sul volto del ragazzo.

<<Che vuoi?>> chiese strascicando le parole.

<<Non ti trovavo>> rispose semplicemente, serio in volto.

<<Magari perché non volevo essere trovato>>

Si portò il boccale alle labbra. Sendo si accucciò davanti a lui.

<<Me ne dai un goccio?>> chiese.      

L'altro bevve un lungo sorso, prima di rispondergli un secco "no".

<<Stronzo>>

Detto ciò, Akira gli fregò, senza incontrare troppa resistenza, il bicchiere di mano e ne finì il contenuto.

Mitsui si limitò a fissarlo sempre più seccato. Il porcospino appoggiò il bicchiere a terra e si sedette a gambe incrociate. Pochi metri, ora, dividevano i due, posti l'uno di fronte all'altro e intendi a fissarsi, sfidandosi, negli occhi. Mitsui scuro in volto, arrabbiato per qualche motivo che solo lui pareva poter comprendere, Sendo sereno, un mezzo sorriso increspato tra le labbra, incuriosito dal suo stato d'animo. Due ragazzi bellissimi, eppure così diversi, come il sole e la luna, la burrasca e la calma perfetta del mare in una splendente mattina di sole.

<<Allora, come mai ti sei rintanato qua?>>

<<E tu, come mai sei venuto a cercarmi?>> domandò di rimando, non volendo aprirsi.

<<Avanti, smettila di rispondermi con altre domande>> eternamente paziente.

<<Humpf>>

<<Sembri Rukawa...>>

Gli occhi di Mitsui bruciarono in un attimo. Aspre parole uscirono veloci dalla sua bocca.

<<Io non sono come quel bastardo!>>

<<Non si direbbe>>

Meno di un secondo e Hisashi era già in piedi. Traballante, ma in piedi.

<<Sono stanco di ascoltare le tue menate>> disse fulminandolo con lo sguardo.

Mosse due passi verso il folto della foresta. La voce calma e calda di Akira gli giunse perfettamente alle orecchie, bloccandolo.

<<Perché lo odi?>>

Si voltò a fissarlo. Questa volta con la rabbia coperta da un velo di tristezza.

Sendo si alzò e lo raggiunse. Movimenti lenti, ma decisi. Lo intrappolò con gli occhi per non farlo scappare.

<<Cosa può averti fatto di così male?>>

Lo afferrò per le spalle e posò le labbra sulla sua fronte.

Mitsui rabbrividì a quel dolce contatto. Chiuse gli occhi, mentre la rabbia sciamava dal suo corpo. Aprì la bocca per parlare, ma le parole parevano essere bloccate in fondo alla sua gola. Serrò di nuovo le labbra, lasciando stare. Avrebbe voluto raccontargli il suo dolore, ma non sapeva come fare. Sembrava ancora troppo vivo per poter essere descritto a parole e, anche se avesse voluto, non sarebbe riuscito a farsi comprendere del tutto, attenendosi solo ai fatti.

Rimasero in silenzio.

Akira guardava quel ragazzo così forte all'apparenza, eppure fragile, sentendosene sempre più attratto. Voleva che riaprisse gli occhi, che lo guardasse e che lo baciasse seriamente, non per sfida o per gioco.

Gli passò un mano tra gli scuri capelli.

<<Non importa, non dirmelo se non ti va>>

Hisashi alzò lo sguardo e lo fissò sul volto fresco di Akira. Era stupito dal suo comportamento. Il giorno prima si era comportato alla stregua di una cortigiana, mentre adesso era così dolce che sembra ci stesse realmente provando con lui. Sembrava quasi che gli volesse bene.

Hisashi non era abituato ad essere trattato così, ma non gli dispiaceva affatto.      

Sospirò. Un "grazie" uscì dalle sue labbra, talmente flebile che arrivò a malapena alle orecchie di Sendo.

Si sorrisero e i loro volti si avvicinarono sensibilmente.

Pochi attimi e le loro labbra si sfiorarono.

Un tocco fugace, quasi neanche un bacio.

Akira si avvicinò di più al ragazzo, deciso più che mai ad approfondire il contatto.

<<EHIII VOIII DUEEE- hic- CHEE CIII FAATEE- hic- QUIII DAAA SOOLII? Hic- CEEERCAATEEEE AANCHE VOII GLIII GNOOOMIII?>>

Si staccarono di scatto, come riportati alla realtà dopo un sogno. Si voltarono verso Takamiya, a qualche metro da loro. La palla rotolava storta e lenta verso di loro.

<<SAAPEETEE- hic- GLIII GNOOMII ESISTOOONOO, SOONOO MIEII AMIICCII- hic!>> poi, rivolto agli alberi <<VEENIITEE QUIII GNOOMIINII CAARIII, VEEENIIITE DA TAAAKAMIIIYAA!!!>>

<<Di un po', quanto hai bevuto, pezzo d'idiota?>> gli chiese aspro Mitsui.

<<SOOLOOO UN BICCHIIEREE>>

<<Sì, sì, come no>>

<<GNOOMIII, DOOOVEE SIEETEEE, VEEENIITEE FUORIII>>

Hisashi si avvicinò a passo svelto a lui e lo afferrò per un braccio, cominciando a trainarlo per dove era arrivato.

<<Vieni, deficiente, che ti riporto dagli altri!>>

<<NOOOO, GLIII GNOOMIII.....!!!>>

<<Su, su, sarà per un'altra volta!>>

Sendo rimase immobile ed interdetto ad osservare la scena. Proprio adesso doveva arrivare quell'idiota ubriaco? E perché gli pareva che Mitsui stesse scappando da lui, più che aiutando un amico?

Hisashi si voltò una volta sola durante tutto il tragitto. Per pochi secondi incrociò gli occhi con quelli di Akira. Né rabbia, né tristezza vi era impressa, solo un muto "scusami".

 

Continua...

 

Nota: la canzone iniziale (quella del tipo ubriaco) è tipicamente veneta. L'ho scritta in dialetto perché faceva più effetto (sicuramente ci sono stati degli errori, perché normalmente scrivo in italiano) e sono sicura che molte di voi non l'avranno capita appieno (almeno credo), perciò ecco a voi la traduzione (bé, solo delle strofe che ho scritto^^):

"L'uccellino della comare!!

L'uccellino voleva volare!!

é volato nella pancia! Uccellino senza creanza!

Ma un po' più in giù voleva volare l'uccellino della comare!

un po' più in giù voleva volare l'uccellino della comare!

L'uccellino della comare!!

L'uccellino voleva volare!!

é volato sulle ginocchia! L'uccellino sbatteva gli occhi!

Ma un po' più in su voleva volare l'uccellino della comare!

un po' più in su voleva volare l'uccellino della comare!"

Bè, che dire....spero abbiate capito (anche se mancano delle strofe) DOVE voleva volare questo povero uccellino^^

Un bacio,

ashlynx88