Ola!!
Capitolo 1!!
Personaggi
no miei. Hisashi è un fico. Io sono fusa. Wow!!
Kaede, fratello volpe!!
Ore 9, liceo Shohoku, un professore di matematica percorre un’ala della scuola, entra in una classe, gli allievi, alzandosi in piedi, salutano in modo dignitoso, lui sorride avvicinandosi alla cattedra.
“Oggi interroghiamo!”.
Un “No” di disperazione scorre lungo tutte le
pareti, i libri si aprono sulla recente lezione fatta per ripassare le ultime
cose fatte, una persona, invece, prega
“Oh Kami-Sama! Ti prego, abbi pietà di me, perdona i
miei peccati e fa che non mi interroghi di matematica!”
“Mitsui!” disse il professore con uno strano ghigno
“Eh porca putt…”
“Detto qualcosa?!”
“No professore” disse Mitsui alzandosi “Stavo solo pensando
a voce alta” “Pensando a quanto sono sfigato!” continuò bisbigliando
avvicinandosi alla cattedra.
“Vieni così!? A mani vuote?!” il ragazzo si guardò
le mani dopo l’esclamazione di quell’uomo che molto presto avrebbe avuto le
gomme dell’auto tagliate.
“Portami i compiti che dovevate fare per oggi!”.
Mitsui mandò mentalmente mille accidenti a Sendo
ricordandosi quello che era successo il giorno prima.
“Veramente, professore, non li ho fatti!” lo disse
guardando per terra sperando e pregando, ancora una volta, che gli andasse
bene.
“Come mai non li hai fatti Mitsui?”
“Il mio porcospino gli ha dato fuoco!” voleva
rispondere così, ma pensò che era troppo giovane per finire in manicomio,
allora ragionò su mille scuse che gli venivano in mente, una più strampalata
dell’altra, finì per dire la più ovvia.
“Non ho avuto tempo”.
Il professore non chiese ne il perché, né il per
come, gli disse solo “Vai a posto”.
Silenzio in aula mentre Hisashi sorrideva e pregava
tutti i santi che conosceva, ma arrivato a metà calendario ebbe la stangata.
“Non pensare di essertela cavata così!” disse l’uomo
additando il ragazzo voltato di spalle che imprecava contro i santi citati
prima “Ti metto tre perché sei venuto fino alla cattedra” “Se non mi alzavo era
uno o due?” pensò Mitsui “Ma alla fine delle lezioni tu rimani in classe a
scrivere cento volte sulla lavagna –I COMPITI A CASA SI FANNO, SEMPRE-”.
Il professore aveva dipinto sul volto un’aria
vittoriosa. Hisashi si voltò con uno scatto urlando “Ma io ho gli allenamenti
oggi pomeriggio?”
“Non me ne frega niente!” disse l’uomo scrivendo
qualcosa sul quaderno.
Il ragazzo si risedette pensando ad Akagi… l’avrebbe
trucidato, oggi sarebbe stata la quinta volta che faceva ritardo per un motivo
o per un altro.
Fa niente, perché lui poi si sarebbe rivendicato su
Sendo.
Prese una penna, aprì il quaderno e incominciò a
scrivere:
“Mille modi per uccidere il proprio ragazzo…
Mentre giochiamo a basket, fare finta di niente,
fare fallo, buttarlo per terra e
picchiarlo fino alla morte.
Mentre cucino per lui, misteriosamente, mi sfugge il
coltello.
Scoparlo fino alla morte (sua, ovviamente)”.
Fece una croce sul punto tre, avrebbe avuto
vendetta, almeno sperava!
Finite le lezioni, rimase in classe con il suo
aguzzino che lo guardava, incominciò a scrivere.
-I COMPITI A CASA SI FANNO, SEMPRE-
“Sendo, va a quel paese!”
-I COMPITI A CASA SI FANNO, SEMPRE-
“Akira ti odio”
-I COMPITI A CASA SI FANNO, SEMPRE-
“Giuro e prometto vendetta”
andò avanti così per cento righe, scrivendo e
pensando ingiurie contro il suo fidanzato, mentre il professore leggeva un
libro ridendo.
Finito di scrivere prese la sua roba e corse lungo i
corridoi. Arrivò nello spogliatoio dove trovò Akagi che faceva il cazziatone a
Sakuragi e Rukawa, erano arrivati in ritardo anche loro.
“Bravo Mitsui, i miei complimenti! Anche tu in
ritardo! Adesso voi tre vi cambiate velocemente e poi vi fate cento giri di
campo!” quel numero stava diventando una fissazione per Hisashi che, con il
fiato corto, si appoggiò all’armadietto e, guardando Hanamichi, gli disse “Hai
la maglietta a rovescio”.
Se la tolse diventando tutto rosso mentre Kaede
cominciò a tossire, forse gli era andata la saliva di traverso.
Come mai anche loro due erano arrivati in ritardo?
Cosa era successo? Ve lo spiego immediatamente.
Pausa pranzo, un grande albero offriva un’ombra
confortevole che toglieva l’afa di quel giorno, un ragazzo, appoggiato al
tronco, sonnecchiava.
Gli si avvicinò un altro con i capelli rossi che si
inginocchiò al suo fianco e gli sussurrò
“Ti ho portato da mangiare Kistune!”.
L’altro ragazzo sorrise aprendo gli occhi
“Allora mangiamo!”.
Si sedettero uno accanto all’altro e misero in bocca
il primo pezzo di cibo preso.
Silenzio, inghiottirono difficilmente.
Chiusero nello stesso istante il bento.
“E anche oggi digiuno” disse Rukawa con lo sconforto
negli occhi.
“Eppure ci ho messo tutto me stesso per preparare
questo bel pranzettino” si girò verso il suo amato con le lacrime agli occhi
“Ti giuro che stavolta l’ho seguita la ricetta!”.
Kaede gli sorrise e gli mise una mano sulla spalla
“Non ti preoccupare, sbagliando si impara”.
Non si poteva più arrabbiare con lui, in fin dei
conti ci stava provando sul serio, però questa era la quinta volta di seguito
che non pranzava.
“Adesso come occupiamo il tempo?” disse Sakuragi con
la voce da bambino.
Rukawa lo guardò in faccia e fece un sorriso
malizioso “Vieni con me”.
Lo prese per la mano e lo trascinò con se, mentre
Hanamichi raccolse all’ultimo momento il bento con dentro le schifezze che
aveva cucinato.
Si nascosero nella parte più oscura della scuola,
nel corridoio del secondo piano, in un’ala dove non girava anima viva da anni
ormai, anche perché, si diceva, pareva che girasse un fantasma.
Kaede spinse il rossino contro il muro e cominciò a
baciarlo strofinandosi sensualmente contro di lui, le sue mani erano contro la
parete, vicino alla testa dell’altro, per non farlo scappare via, per fare
quello che voleva con o senza il consenso dell’altro.
Gli affanni dell’eccitazione cominciarono a farsi
sentire quando Rukawa sbottonò la giacca a Sakuragi e mise le mani sotto la
maglietta bianca.
Hanamichi stava fermo, colto da quello strano
momento di passione, non sapeva cosa fare, l’altro gli tolse la giacca e gli
sfilò la maglietta, cominciò a baciargli il petto, a leccargli i capezzoli già
turgidi.
Kaede scese ancora, ora era in ginocchio davanti
alla cerniera del suo ragazzo, ma non gliela aprì, aveva preferito continuare
il suo percorso di baci sulla zona vicino all’ombelico.
Il rossino si teneva alle spalle del suo amato
assaporando ogni istante con gli occhi chiusi, ma ad un tratto sentì un rumore
e, colto dalla curiosità, gli aprì.
Vide uno sguardo in lontananza, nel corridoio buio,
che avanzava a scatti verso di loro.
“Ka… Ka… Ka… Kaede!” disse balbettando e
scuotendo la spalla destra dell’altro.
“Stai zitto e fermo” gli rispose smettendo un attimo
di baciarlo e tirando giù la cerniera dei pantaloni. Sakuragi cominciò ad avere
la pelle d’oca quando quei due occhi si fecero più vicini. Rukawa notò che il
suo fidanzato era diventato una specie di roccia quindi si alzò in piedi e lo
guardò in faccia.
“Che cosa succede?” gli chiese preoccupato.
Hanamichi, con la bocca aperta, alzò piano un
braccio e con il dito indicò davanti a lui. Kaede si voltò e vedendo solo un paio
di occhi vicinissimi a lui fece uno scatto e si incollò al muro vicino al suo
ragazzo facendo un piccolo urlo.
Erano tutti e due immobili, pressati contro la
parete fredda da quegli occhi incuriositi che li guardava con attenzione nei
minimi particolari a due centimetri da loro.
Si fermò in mezzo alle loro teste e un “Buu!” si
percosse in tutto il corridoio, i due ragazzi urlarono mentre i due occhi
scomparvero ridendo.
Rimasero fermi per alcuni minuti, ancora
terrorizzati per quello che era successo.
“Cosa… cosa… cosa era?!” disse Sakuragi piano,
balbettando e movendo solo la bocca.
“Non lo so” rispose Rukawa “Ma voglio andarmene al
più presto”.
Presero la loro roba buttata per terra molto
lentamente, guardandosi attentamente intorno.
“Hana, sei pronto?”
“No, devo ancora vestirmi!” era chinato a prendere
la giacca quando Kaede lo prese per un braccio e corse via insieme a lui
fermandosi solo quando erano sotto l’albero dove avevano quasi mangiato prima.
Si sedettero per terra, cercando di riprendere fiato, Sakuragi si rivestì
affannato.
Rukawa guardò l’orologio ed esclamò
“L’allenamento!”.
Si rialzò con uno scatto, riprese l’altro per un
braccio e ricominciò a correre.
“Kaedeeeeeee… devo ancora vestirmiiiiii!”.
Arrivarono in palestra con dieci minuti di ritardo,
Akagi se ne accorse e li cazziò.
Mentre io vi ho narrato questa vicenda, loro tre
erano arrivati al ventesimo giro di corsa, fra le lamentele di Mitsui che
implorava perdono urlando che il ginocchio gli si stava per staccare, ma il
capitano era irremovibile sulla sua decisione, cento erano e cento dovevano
farne… ne fecero cinquanta, si era messo a lamentarsi anche Sakuragi e la sua
insistenza a volte è irritante.
Gli allenamenti terminarono anche quella sera, i
giocatori uscirono tutti insieme dalla palestra e Hisashi notò che c’era Sendo
al cancello della scuola.
“Che cosa ci fa qui?” pensò nella sua testa “Che
dolce! È venuto a prendermi! Ma così scopriranno che stiamo insieme?! Che
cretino! Devo ammazzarlo anche per questo!”.
Stava incominciando a correre verso di lui per
salutarlo quando vide che si voltò, fece un sorriso e se ne andò.
Mitsui si fermò in mezzo al cortile con lo sguardo
perso nel nulla mentre Kogure gli domandava se andava tutto bene.
Quello sguardo non era rivolto a lui e quel sorriso
sarcastico neanche… allora per chi erano?
Fine capitolo 1
Mitchi: ma se non erano per lui… per chi erano??
Hisashi: dovresti saperlo visto che sei l’autrice,
no?!
Mitchi: si che lo so, ma volevo renderlo ancora più
interessante, giusto Senpai??
Michiru: Giustissimo!!
Mitchi: allora io, al mio tre, direi in coro…
PAURA!!
Hisashi: dopo questa me ne vado.
Mitchi: Senpai acciuffalo!!
Michiru: wof wof!! Preso.
Mitchi: ora non mi scappi, questa è la tua fine.
Hihihihihi!!
Hisashi: Akira aiutami tu!!
(Siamo spiacenti di avvisare che Akira al momento è
alquanto occupato in una cosa a tre. Riferimento a una scorsa fan fiction
puramente casuale [si si!!])
Hisashi: Ba….o!!!!
Al prossimo capitolo per il momento… suspance.