Buongiorno!! Sono tornata con una storia normale, visto che la precedente ha scandalizzato parecchi, infatti, io, andando in giro per il mondo, sono riconosciuta solo per quella storiella!! (non sapete quanto mi fa piacere!!).

In ogni caso, questa FF è iniziata con due menti; io e la mia Senpai, mitica Michiru, volevamo fare una cosa a quattro mani, alla fine… l’idea c’è venuta insieme, io lo stesa su carta (poi su computer) e Michiru ha corretto gli errori, come sempre (ne faccio molti sapete!!).

Ora vi lascio leggere, però prima vi dico che i personaggi non sono miei.

Ps: volevo salutare Shila e Valentina, due ragazze che ho conosciuto alla fiera del fumetto di Milano. Ciaoooooooooo!!

Kaede, fratello volpe!!

Prologo

Di Mitchi131421

Una stanza buia, un corpo disteso sul letto, inerme.

Nonostante l’oscurità gli impedisse di vedere, il suo sguardo era fisso su un foglio di carta che stringeva tra le mani. All’improvviso, sentì un liquido caldo scivolargli dagli occhi, lentamente, per andare a finire tra i capelli corti.

Stava piangendo, senza singhiozzare, e silenziosamente le lacrime scendevano sulle sue tempie.

Non era gioia, non era dolore, era disperazione.

Una nuova presenza fece capolino nella stanza, lui sì che era felice. Movendosi piano a tentoni si avvicinò alla finestra e velocemente alzò la tapparella facendo entrare splendidi raggi di sole che illuminarono la stanza.

L’anima triste fece un balzo mettendosi a sedere sul letto ancora disfatto e iniziò ad urlare

“Tu non puoi entrarmi in casa così! Va bhè che ti ho lasciato le chiavi per ogni evenienza, ma che sarebbe successo se per caso ci fossero stati i miei?”.

L’altro, voltatosi a metà frase, fece un gran sorriso “mi avevi detto che i tuoi erano in viaggio quindi ne ho approfittato” rispose. Poi cambiò espressione notando gli occhi rossi dell’altro. Si precipitò subito verso di lui, s’inginocchiò per terra, gli incorniciò il viso con le mani e gli parlò con aria triste

“Amore, cosa è successo? Perché hai pianto?”.

Il ragazzo, ricordandosi il problema, cominciò a singhiozzare abbracciando il suo interlocutore e nascondendo il viso nell’incavo tra il collo e la spalla.

“Non ce la faccio, non ce la faccio più, io ci rinuncio”.

Il foglio gli scivolò dalle mani.

“Dimmi cosa ti succede?”gli chiese l’altro preoccupato.

“Ti prego… brucia quel foglio” e mentre il pianto si faceva ancora più intenso, la curiosità dell’altro cresceva a dismisura. Prese il foglio, e lo guardò. In alto c’era una grande scritta…

matematica.

Con un sopracciglio alzato guardò il ragazzo che stava ancora piangendo e con freddezza gli tirò uno schiaffo in pieno viso.

“Akira! Ma sei scemo?” Urlò toccandosi la guancia indolenzita mentre dai suoi occhi scesero le ultime lacrime rimaste, sancendo la fine del suo pianto disperato.

“No, sei tu il cretino! Dico, ma si può piangere per un problema di matematica? Sei proprio deficiente!” Urlò irato, calmandosi però subito. “Dai, facciamolo insieme Hisashi, due cervelli funzionano meglio di uno!” gli propose con dolcezza.

Sendo incominciò a leggere il foglio, Mitsui lo guadò con sfida.

Finito di dargli un’occhiata, Akira guardò in faccia l’altro ragazzo che con un sorriso di superiorità gli disse “Allora sapientone?”.

Il giocatore del Ryonan si alzò da per terra con l’aria di chi ha la soluzione a tutto, e uscì dalla stanza con il foglio in mano; l’altro ragazzo lo seguì.

Scesero in cucina, Akira accese un fornello, la fiamma, prima azzurra, divenne color arancio. Un’ultima occhiata all’altro, e avvicinò lo stramaledetto foglio, che iniziò piano piano a prendere fuoco avvizzendo su se stesso.

Hisashi urlò stupito indicando con le mani quello che stava succedendo “I miei compiti di matematica?!”.

Sendo lo guardò orgoglioso di quello che aveva appena fatto “Compiti? Quali compiti? Io non ho visto niente!”.

Uscì dalla cucina dando un bacio sulla guancia al suo ragazzo “Ti va di uscire?”.

Mitsui spense il fuoco lentamente, alzò le spalle e sbuffò un “Pazienza”, girò la manopola del gas, uscì anche lui dalla stanza e guardò il proprio fidanzato che stava sorridendo appoggiato alla porta d’ingresso.

“Dammi cinque minuti, mi vesto decentemente e andiamo”.

Dopo venti minuti, quei due ragazzi, stavano serenamente percorrendo la via principale della loro città.

Questa era la prima coppia protagonista della storia che vi sto per narrare.

Hisashi Mitsui e Akira Sendo si erano conosciuti un giorno, al parco, quando avevano rispettivamente dieci e nove anni, e ancora inconsci di ciò che gli avrebbe riservato il futuro, avevano giocato insieme a basket.

E da quel giorno, per molti altri, si erano incontrati – o meglio scontrati- come avversari, inconsapevoli di come il fato avesse immischiato per loro le carte.

Con l’infortunio di Hisashi il loro rapporto subì un brutto colpo. Come avrebbe potuto Mitsui guardare in faccia Akira, ora che non era più in grado di giocare a basket? Quel Basket che li aveva uniti, che ormai rappresentava il cardine più importante della sua vita? Dall’altro lato Akira non aveva più il coraggio di farsi vedere dall’amico. Lui, che poteva tranquillamente giocare, correre, saltare, come avrebbe potuto guardare i suoi occhi tristi?

Ma nel momento in cui si accorsero di stare per perdersi, misero da parte questi pensieri. Il primo passo l’aveva fatto Akira, telefonando al suo vecchio amico di giochi per invitarlo ad uscire insieme per parlare dei tempi passati. Forse questo non gli avrebbe ridato il suo ginocchio, ma almeno avrebbe rassicurato il suo cuore.

Ridivennero amici, e piano piano Hisashi riuscì a mettere da parte l’orgoglio e la paura, ritornando in squadra.

Così, ora, erano anche nemici! Che cosa importava!

Ma due bei ragazzi come loro rimasero amici per poco tempo, perché appena scoperti i loro sentimenti e i batticuori che avevano uno per l’altro, si fidanzarono segretamente. Le persone bigotte e maligne che li circondavano non avrebbero potuto capire questo sentimento, nato tra due ragazzi per di più rivali, ma a loro stava bene così; fare le cose di nascosto le rende più eccitanti!

Tuttavia non solo loro nascondevano l’amore reciproco nella quotidianità di tutti i giorni…

Mangiavano in silenzio, non si guardavano neanche, avevano appena litigato, come accadeva spesso ultimamente.

“Do’hao!” disse il ragazzo con i capelli neri senza alzare lo sguardo dalla ciotola del riso

“Kistune, non mi provocare! Lo sai che poi mordo” il suo sguardo era infuocato, come la sua capigliatura.

Rukawa si alzò dal tavolo e sparecchiò la sua parte; lasciato l’altro da solo, andò a sdraiarsi sul divano della stanza accanto. Si appisolò.

Sakuragi finì di mangiare con calma, mise il piatto, il bicchiere e le posate da lui usati dentro la lavastoviglie, azione insolita per lui, perché se fosse stato a casa sua avrebbe lasciato tutto com’era; ma qui non si poteva, Kaede si sarebbe arrabbiato, per lui la perfezione è un tutto.

Hanamichi si avvicinò al divano, guardando il suo amore dormire provò un attimo di tristezza. Non voleva che la storia con lui finisse così, in questo modo squallido e tutto perché… non aveva messo a posto l’accappatoio dopo averlo usato.

“Che cosa hai da guardare?” disse Rukawa sentendo una presenza nella stanza.

Lui non rispose.

Il moro si alzò leggermente “Siediti” gli ordinò. Si sedette. Prontamente Kaede appoggiò la testa sulle gambe del rossino che incominciò ad accarezzargli i capelli.

“Scusa” dissero all’unisono.

Cominciarono a ridere, poi Hanamichi parlò “Comunque è stupido litigare per un motivo così stupido” e forse avrebbe fatto meglio a stare zitto.

Rukawa urlò “Cosa?!” si alzò in piedi e lo additò “Ti sembra un motivo così stupido? In questa casa deve regnare l’ordine e tu deve rispettare questa legge!” si era proprio arrabbiato.

Sakuragi voleva rispondergli, ma decise di tacere, almeno per una volta. Era stufo di questa situazione, perché sapeva che un’altro litigio avrebbe potuto causare una rottura che nemmeno la più potente colla del mondo avrebbe potuto riattaccare.

Si guardarono in silenzio per un lunghissimo minuto “Dai, non fa niente” disse Rukawa sedendosi accanto al rosso sbuffando “Non ho più voglia di litigare, tanto alla fine non si conclude nulla” e si sdraiò sulle gambe dell’altro che disse “Bhè! A qualcosa serve litigare” il moro lo guardò con aria interrogativa “Dopo facciamo l’amore per fare pace!” si chinò e lo baciò.

Quello che successe in seguito credo che lo immaginiate già… hanno fatto pace a loro modo. Quel divano ne ha viste di posizioni!

Il loro amore era fantastico, perché nessuno avrebbe mai potuto pensare che fossero fidanzati. E forse neanche loro avrebbero mai pensato di poter stare così bene insieme.. forse troppo orgogliosi, forse troppo BAKA per inchinarsi ai propri sentimenti

Il coraggio di parlare l’aveva avuto… Yohei!

Una sera, dopo gli allenamenti consueti, Rukawa si fermò in palestra per i suoi allenamenti consueti. La stessa idea l’aveva avuta mezz’ora dopo Sakuragi che costrinse Mito a seguirlo nuovamente a scuola.

Vista la volpe che si allenava, l’idiota si arrabbiò minacciandolo prima con le parole poi con i pugni.

Incominciarono a picchiarsi buttandosi per terra, non ricordandosi più della promessa che avevano fatto al signor Anzai.

Per Yohei questa era l’ennesima lotta, non ne poteva più, urlò.

“E mo’ basta! Fatela finita, avete veramente rotto i coglioni! Non è vero che voi vi odiate, voi vi amate, miseria! Quindi amatevi e non rompetemi i coglioni con questa cazzo di finzione!”.

Se n’andò sbattendo un pugno sul muro.

I due ragazzi, stretti in un abbraccio di combattimento, si guardarono ed arrossirono, per poi staccarsi immediatamente e sedersi a tre metri di distanza uno dall’altro.

Il silenzio cadde in palestra, si sentiva solo il ticchettio del grande orologio appeso alla parete che scandiva i secondi che passavano.

“È vero che mi ami?” quanto coraggio aveva messo Sakuragi in quella frase.

“Si!” e altrettanto n’aveva messo Rukawa per rispondere.

La distanza fra loro scese a due metri.

“Come faceva Yohei a sapere che tu eri innamorato di me?” disse il rossino torcendosi le mani.

“L’altro ieri gli ho chiesto se tu mi odiavo veramente così tanto”.

Grazie a quella frase mito aveva capito tutto, non era mica scemo!

Nel frattempo la distanza si accorciò ad un metro

“E come faceva lui a sapere di te?” la domanda ridicola di Kaede fece sorridere Hanamichi

“È ovvio! Lui è il mio migliore amico, gli dico tutto di me”.

Pochi centimetri li divedevano, ma l’imbarazzo avrebbe voluto che fossero su due pianeti differenti.

Ad un tratto le loro mani si toccarono, il rossore sui volti sembrava mandasse a fuoco la pelle.

Si guardarono e si baciarono.

Sbocciò così il loro amore, segreto.

Nemici in pubblico, fidanzati in privato.

Il destino a volte gioca strani scherzi: due coppie, un segreto che le avrebbe unite e una casualità comica.

Fine Prologo

Mitchi: Finalmente è finito sto capitolo! di solito le storie che scrivo sono lunghe così… e pensare che non sono arrivata neanche a metà della storia!!

Michiru: Visto che hai finito io brinderei!

Hana: SI’ BRINDIAMO

Kaede: Brindiamo perché avete finito un misero capitolo?

Mitchi: Terrei a precisare che non è un capitolo, ma un prologo!

Aki: Ma si, brindiamo! Teniamoci in allegria!

Hisa: Se io fossi in voi risparmierei lo champagne per quando avrete finito tutto

Mitchi: Che si fa Senpai?

Michiru: Do ragione a Hisashi

Mitchi: Però non vale!

Michiru+Hana+Aki+Hisa: Perché?

Mitchi: MANCO CIN CIN!

Michiru: NOOOOOOOOO! Che cosa dici!

Aki+Hisa+Kaede+Hana: ahahahahahahah! (Ridono a crepa pelle)

Dedicato a Patrizio Prata!

P.s. La senpai si scusa con chiunque capisca il giapponese..