Kabuto Gaiden II - 新生活 (Shinseikatsu)

 

Capitolo 9: 成否 (Seihi) (Successo o fallimento)

 

di Hana-bi

 


 

Sono nell'occhio del ciclone.

Tutto intorno a me era un turbine di violenza, nel quale ero illusoriamente fermo, in una dimensione senza tempo.

Ero nell'arena di Konoha, il villaggio che mi aveva bollato come traditore. Vestivo l'uniforme di un Anbu, una maschera sul volto, l'armatura sul petto, e tenevo la mano sul manico della wakizashi sulla spalla, pronto a sfoderarla.

Alle mie spalle si fronteggiavano un jounin e un genin della Foglia, e un jounin e due genin della Sabbia.

Oltre, una sorta di giara di sabbia compatta avvolgeva una creatura misteriosa, che aspettava solo l'occasione per distruggere tutto.

Sulle tribune, ninja di diversi paesi combattevano tra di loro in mezzo alle persone prive di senso, tra clangori di armi e grida di morte.

Dal luogo dove erano stati sistemati i seggi dell'Hokage e del Kazekage si levava una densissima cortina di fumo bianco, disegnando un pennacchio nel cielo.

Sul tetto sovrastante si vedevano i quattro ninja del Suono bloccati in una posizione ieratica, sviluppando una quantità enorme di energia. E una sorta di barriera delimitava il teatro di un combattimento che era negato ai comuni mortali.

Lontana, la campana dell'allarme dalle mura mi indicava che era in corso anche l'attacco dall'esterno.

E io sono al centro di tutto questo.

Kakashi mi fissava, col suo duplice sguardo: avevo sentito l'incremento della sua energia nel momento in cui si era deciso a usare il suo sharingan. Quel suo occhio rosso studiava i dettagli più minuti dei miei movimenti. E Gai si era messo in modo da bloccarmi un'eventuale ritirata.

Due jounin contro di me. Cercheranno di catturarmi vivo. Devo prendere tempo.

"Conosci davvero questo ninja?" aveva chiesto Gai, perplesso.

"Lo ricorderai anche tu quando lo vedrai in faccia," aveva risposto Kakashi. "Avanti, Kabuto. Togliti quella maschera."

Perché no? Ormai non mi serve più.

La mia mano era salita a staccarla, avevo sentito con piacere l'aria sul volto sudato.

Gli occhi di Gai si erano spalancati, increduli. "Il genin medico amico di Lee?!"

"Dimentica che sia un genin," aveva ribattuto Kakashi.

"E allora cos'è?"

"Già, Kabuto. Cosa sei adesso?"

Avevo sorriso, senza rispondere.

"Se non lo dici a noi... lo dirai a Ibiki."

Entrambi si erano separati, per prendermi tra due fuochi.

Due avversari sono francamente troppi, devo riportare in qualche modo la situazione in parità.

Mi ero concentrato su Gai, quello che ritenevo il più debole e il meno motivato tra i miei due nemici. Un uomo non molto intelligente né dotato per molte arti ninja, ma con una solida esperienza di combattimento; e famoso per le capacità nel taijutsu nel quale non aveva rivali, a parte forse Kakashi stesso.

Non sono assolutamente al suo livello nella lotta corpo a corpo. Potrei batterlo con l'aiuto dei miei kinjutsu, ma Kakashi me li copierebbe...

Avevo sistemato gli occhiali sul naso, con un gesto rapido.

Se fisicamente non posso competere con lui, allora lo attaccherò psicologicamente.

"Come sta Lee, Gai-san?"

Voce gentile da parte mia, aria da bravo ragazzo.

Lui era trasalito. "Lee?" aveva mormorato.

Sì, Gai. Lee. Il discepolo che ami come un figlio.

"Ho saputo che il ragazzo della Sabbia ha tentato di ucciderlo..."

Aveva gettato uno sguardo istintivo verso la grande giara di sabbia al centro dell'arena.

"Ma voi avete vegliato su di lui," avevo detto con dolcezza. "E ne sono lieto."

Ecco. Ho tutta la sua attenzione, ed ora è vulnerabile al punto giusto...

"Lee è un bravo ragazzo, Gai-san. E coraggioso."

Di nuovo Gai mi aveva guardato, con orgoglio.

"Quindi merita di conoscere la verità."

Gelo.

"La... verità?" aveva chiesto, con un filo di voce.

"Ricordate, Gai-san? Prima di fuggire da Konoha, ho voluto visitare Lee in ospedale. Sono uno Yakushi, addestrato nella medicina fin dall'infanzia. So capire quando una situazione è rimediabile e quando invece è disperata..."

"Disperata?..." La voce di Gai era piena d'angoscia. "Che vuoi dire?!"

Kakashi aveva fatto un passo avanti, comprendendo di colpo la mia tattica. "Gai!" aveva gridato. "Non ascoltarlo..."

"Lee ha concluso la sua vita come ninja, Gai-san. Non guarirà mai più!"

Avessi ficcato un kunai nel petto di quell'uomo, non avrebbe avuto una faccia così sconvolta.

Era rimasto immobile, senza quasi respirare, con gli occhi sgranati.

"No, non è... vero," aveva detto, con un gemito.

"Mi dispiace," avevo continuato, implacabile. "Il vostro allievo ha una lesione vertebrale a livello lombare. Ci sono frammenti ossei in profondità che disturbano gli impulsi nervosi. Anche guarendo dalle sue fratture, perderà comunque la sua forza straordinaria nelle gambe. Potrà camminare e fare una vita normale, ma non potrà certo continuare la carriera di ninja... considerato anche il fatto che tutte le sue capacità sono limitate al solo taijutsu."

"Il mio Lee... mai più un ninja?!"

"Non ascoltarlo, ti ho detto!" gli aveva ripetuto Kakashi. "Ti sta confondendo!"

"Sì!" aveva gridato Gai, e mi aveva guardato con occhi tremanti. "Tu menti. Devi mentire! I medici non... non hanno detto niente..."

"È la prassi," avevo ribattuto, senza alzare la voce. "Attendere gli sviluppi ed essere cauti nel dare cattive notizie, la risposta del paziente spesso è il suicidio, e il vostro Lee è soltanto un ragazzo. Ma prima o poi dovrà sapere la verità. E accettare il suo destino."

Gai aveva barcollato, in maniera pietosa. Potevo vedere i sogni di una vita che si infrangevano...

"Non è vero, non è vero!" aveva quasi singhiozzato, con le lacrime agli occhi. "Non può finire tutto così! Ci dev'essere una cura..."

"Quella lesione non è operabile senza mettere a rischio il midollo spinale del ragazzo. Un tentativo maldestro in questo senso... e Lee resterebbe paralizzato, il che per lui sarebbe peggio della morte." La mia voce era diventata più affilata della spada di cui stringevo l'elsa. "O la vostra ambizione personale di farne un ninja a tutti i costi arriverebbe a convincerlo a tentare l'operazione? Lo farebbe, per voi. Rischierebbe la sedia a rotelle per voi. Povero ragazzo, sarà terrorizzato all'idea che lo abbandoniate..."

"Basta così, Kabuto!"

Un sibilo, mi ero voltato di scatto. Un movimento istintivo, e avevo parato sull'armatura del braccio lo shuriken che Kakashi mi aveva scagliato. Con un balzo avevo cambiato posizione, ma il jounin mascherato ormai era all'attacco, deciso a farla finita con me. Avevo visto le sue mani formare dei sigilli...

Arte del Fuoco?! La possiede o è copiata?

Non importava, dovevo agire in fretta o mi avrebbe bruciato vivo!

Ragiona, Kabuto. Ricorda gli insegnamenti del tuo maestro. Niente panico, niente lasciato al caso, massimo controllo!

Ero schizzato verso Gai, che fissava il vuoto ancora sconvolto. Kakashi aveva capito immediatamente cosa avevo intenzione di fare e aveva interrotto il suo ninjutsu, per non colpire anche il suo amico.

"Gai!" aveva gridato, con frustrazione. "Prendilo!..."

E il jounin ci aveva provato. In maniera automatica, da guerriero lungamente addestrato. Ma i suoi movimenti erano ben diversi dalla perfezione che gli avevo visto usare sulle tribune, contro i ninja della Sabbia.

La sua sofferenza interiore è evidente, la sua mente è con Lee.

Una danza di dita davanti a me per attivare il mio chakra, una capovolta acrobatica a evitare il suo calcio prevedibile, e la mia mano gli si era posata fulmineamente sul lato esterno del ginocchio...

Enjintou!

Gai era crollato a terra con un grugnito sorpreso; e in un istante si era trovato con me alle spalle, la lama della wakizashi sulla sua trachea.

Kakashi si era raggelato.

Per un istante nessuno di noi si era mosso. Sentivo l'uomo ansimare, sotto di me.

"Perdonatemi, Gai-san," gli avevo mormorato all'orecchio. "Non vi ho fatto nulla di grave, i medici del villaggio vi cureranno con facilità: vi ho lesionato il tendine collaterale... se non vi muovete è meglio, potreste finire di romperlo, e vi trovereste un muscolo della coscia staccato."

Gai aveva digrignato i denti.

"Sei... in gamba, ragazzo," aveva detto, con uno strano tono quasi ammirato. "Ma ti avverto... Gai Maito non si arrende mai. Ti fermerò, dovessi uccidermi..."

"E Lee?" La mia voce era scesa in un tono morbido, mentre gli facevo sentire il filo della lama sulla pelle, un'incisione superficiale che l'aveva fatto trasalire. "Lo lascereste solo proprio in questo momento così difficile?... Morto voi, morirebbe anche lui. È questo che volete?"

L'avevo sentito esitare.

Kakashi era davanti a noi, un kunai nella mano, valutando la situazione.

"Come l'altra volta, Kabuto, non sai difenderti da me se non trovandoti un ostaggio."

Un sorriso malizioso. "Fa parte del gioco, Kakashi-san. E il mio gioco è sopravvivere."

"A cosa? Alla tua stessa impudenza? Hai avuto il coraggio di ritornare nel tuo villaggio..."

"Il mio villaggio?" l'avevo interrotto. "Vi sbagliate, Kakashi-san. Il mio villaggio è stato raso al suolo da Konoha, durante la guerra."

Mi aveva guardato, cupamente.

"Quindi il tuo è un setsujoku... hai passato la vita a meditare la tua vendetta."

"È stata l'unica grandezza che mi avete lasciato."

"Sei stato accolto come uno di noi!"

I miei occhi si erano inclinati. "Oh, l'ho visto... in una delle vostre celle sotterranee."

"È questa la vera base del tuo rancore, non è così?" Avevo visto una smorfia sotto la sua maschera di stoffa. "Eppure ti hanno trattato anche troppo bene, con quel che meritavi. Non eri affatto il candido ragazzino che volevi far credere, avevi già le mani sporche di sangue. L'Hokage non aveva creduto alla tua confessione, ma io sì: so capire molte cose di un nemico quando mi batto con lui..."

"Ma non avete avuto il coraggio di contraddire Sarutobi, vero? Avete preferito far finta di credergli, limitandovi a tenermi d'occhio. Mi avete sottovalutato, nonostante le vostre intuizioni. E ora vi sentite in colpa per i vostri compagni che ho mandato all'inferno. Una colpa in più... di quelle che vi costringono a restare col volto coperto, anche quando ordinate agli altri di togliersi la loro maschera!"

Il suo kunai aveva vacillato, per un istante.

Ahhh... che piacere vedere che anche il grande Kakashi Hatake è vulnerabile.

"Ora basta," aveva detto, con voce mortale. "Lascia stare Gai e battiti finalmente con me..."

"Un duello?" Un sorriso impertinente da parte mia. "Credo che abbiate qualcosa di più urgente a cui pensare."

Un concerto di sibili potenti, e un rombo, come l'eco di un tuono. Quei suoni erano accompagnati da grida umane, strilli acuti di donne; altre campane d'allarme si erano messe a suonare, e il fumo aveva cominciato a oscurare il cielo...

"Un mostro!" aveva gridato un ninja di Konoha, sulla sommità delle tribune. "Un immenso serpente a tre teste ha sfondato le mura del villaggio!..."

Kakashi aveva alzato la testa, e poi era tornato a guardarmi, con occhi dilatati.

"Orochimaru!.."

Sasuke era trasalito a quel nome, si era voltato di scatto verso di noi.

Avevo sorriso, con un sentimento di acido orgoglio. Sì, Kakashi. Orochimaru, il mio maestro e il mio signore!

"Dunque anche quel rinnegato è coinvolto in quest'attacco?!" aveva esclamato Gai.

"Dovevo immaginarlo," aveva mormorato Kakashi, e mi aveva fissato, il suo sharingan più intenso che mai. "Sei ancora al suo servizio, Kabuto..."

"Chi lo sa?" l'avevo irriso. "Certo che la Foglia sa come procurarsi dei nemici!"

E perfettamente a tempo con le mie parole, un altro sibilo si era levato nell'arena: sabbia che si sgretolava.

Finalmente!

"Che succede?!" aveva esclamato Gai.

La grande urna si stava sfaldando, crollando via via come se la forza che la tenesse insieme fosse evaporata. Attendevo, col cuore in gola, di vedere la misteriosa creatura di energia su cui si affissavano le nostre speranze.

Forza, Shukaku, comincia la tua opera di distruzione e dammi il tempo di sganciarmi...

Ma da quell'enorme cumulo di sabbia non era uscito alcun demone. Solo un ragazzino ansimante, coperto di polvere, con una mano stretta alla spalla che gocciolava sangue.

Mi ero sentito impallidire a quella vista.

"Non si è trasformato!" aveva esclamato Kankurou.

Baki era esploso nell'imprecazione più volgare di Sunagakure.

No, non è possibile...

"Gaara!..." Temari era corsa dal fratello, sorreggendolo mentre stava per cadere in preda alla shock. "È stato ferito!" aveva gridato, scostando la sua mano pallida dalla spalla. "Non gli era mai successo prima d'ora! Per questo il rito di liberazione non è riuscito..."

"Quale rito?" aveva sibilato Genma, avanzando di un passo.

"Per tutti i Kami!..."

Mi ero voltato di scatto. Kakashi aveva gli occhi sbarrati, fissi su quella scena, in un'improvvisa rivelazione.

"Il ragazzo!" aveva ansimato. "Genma! Il ragazzo è un Jinchuuriki!"

Un grido di terrore era risuonato per tutta l'arena.

Jinchuuriki!

Avevo stretto le mascelle.

Maledizione, l'hanno scoperto...

Era inevitabile che Kakashi ci arrivasse per primo, era a sua volta il maestro di Naruto, un altro Jinchuuriki. Altrettanto inevitabile sarebbe stato l'attacco verso Gaara, che diventava di colpo il pericolo più grande per la sopravvivenza del villaggio.

E io non posso far nulla per impedirlo!

Genma non aveva esitato: aveva sputato il senbon che aveva in bocca, in direzione del ragazzo. L'aveva caricato del suo chakra, trasformandolo in un proiettile mortale. Kankurou l'aveva visto, e si era interposto coraggiosamente tra il dardo e il suo bersaglio. Ma a sua volta Baki aveva utilizzato la sua Arte del Vento, e la sua spada immateriale aveva deviato il senbon mandandolo chissà dove.

"Maledetti ninja della Sabbia!" aveva ruggito Genma, fronteggiandolo. "Ci avete portato un demone!..."

"Quanto meritate, feccia della Foglia!"

"Vi ammazzeremo tutti, traditori."

"Lo vedremo. Temari!" aveva chiamato Baki, senza voltarsi. "Situazione!"

"È stata colpa di Sasuke, maestro! È riuscito a superare le difese di Gaara. Mio fratello non può concentrarsi così ferito!"

"Portatelo fuori di qui, approfittate della confusione per medicarlo e fategli ricominciare il rito al più presto. Svelti!"

"Sissignore!"

"Non andrete da nessuna parte..." aveva esclamato Genma, partendo all'attacco.

Ma Baki si era interposto, respingendo il jounin della Foglia in un duello spettacolare.

"Andate!" aveva gridato. "Non perdete altro tempo!"

I due ragazzi avevano raccolto il ragazzino sanguinante e l'avevano sollevato quasi di peso, balzando via.

"Fermatevi, bastardi!" aveva gridato Sasuke, trasalendo. Ed era partito al loro inseguimento, senza esitazione...

"No, Sasuke!" aveva gridato Kakashi. "Sasuke!... Resta qui!"

Non gli aveva obbedito, correndo dietro ai ragazzi della Sabbia. Baki non aveva neanche tentato di fermarlo.

E perché dovrebbe? È soltanto un genin, uno contro tre.

In un istante, erano scomparsi dall'arena.

Kakashi respirava affannosamente, stringendo i pugni. L'avevo guardato con un sorriso ironico.

"L'impulsività è un effetto collaterale del Segno Maledetto, Kakashi-san. L'avete sigillato, ma non avete cancellato la voglia di Sasuke di usare quel potere. Credo che se non farete qualcosa per salvare il vostro protetto... lo perderete."

Capiva il mio gioco, ma non poteva farci niente.

Si era raddrizzato e aveva tuonato, con voce da battaglia: "Sakura!..."

La ragazza, ancora sulle tribune e con un kunai in mano, si era voltata verso di lui.

"Fai uscire Naruto e Shikamaru dal genjutsu, e correte in aiuto di Sasuke!"

"Come faremo a ritrovarlo?" aveva chiesto la kunoichi.

"Vi darò una guida."

Aveva passato fulmineamente la lama del kunai sulle dita, e aveva premuto la mano insanguinata a terra, eseguendo una Tecnica del Richiamo. Una breve esplosione, e uno dei suoi cani magici era apparso...

Era la distrazione che attendevo per togliermi da quella situazione.

Avevo lasciato Gai, aggirando Genma prima che si rendesse conto del mio movimento, e raggiungendo Baki al centro dell'arena.

"Le cose non stanno andando come preventivato," aveva mormorato il jounin della Sabbia, mettendosi spalla a spalla contro di me.

"No," avevo annuito. "Ma abbiamo ancora dei vantaggi."

Konoha era nel disordine più totale. Il serpente a tre teste e gli uomini della Sabbia e del Suono seminavano la distruzione. Gaara poteva trasformarsi da un momento all'altro. E Sarutobi lottava per la vita.

Orochimaru-sama, ora tutto è nelle vostre mani...

Uno scricchiolio raccapricciante

Tutti avevamo alzato lo sguardo verso il tetto, dove i Kage erano isolati nel loro duello al di là della barriera.

"Che succede?!"

Radici. Foglie e rami, che crescevano assurdamente in quello spazio circoscritto, spaccando i mattoni e le tegole, agitandosi e contorcendosi come mostri vegetali...

Genma si era strappato la bandana che portava alla testa, fissando attonito quello spettacolo.

"Ma quella... non è l'Arte del Legno?"

"Kazekage-sama!" aveva gridato Baki, con evidente angoscia.

Kakashi aveva fissato il suo sharingan su di lui, e avevo indovinato i suoi pensieri.

Si sta chiedendo perché Baki dovrebbe essere stupito da quella dimostrazione...

"Ma certo," aveva mormorato. "È impossibile che il Kazekage possieda quell'abilità!"

No, ti prego. Non continuare.

"Allora è Sarutobi-sama," aveva interloquito Genma, nervosamente.

"No. È un'arte particolare, che nemmeno io posso copiare. In tutta la nostra storia c'è stato solo un clan in grado di padroneggiarla veramente..."

"Quello dei Fondatori?" Gai aveva sbarrato gli occhi. "Ma... sono morti da decenni!"

Avevo sentito un brivido nelle ossa.

Morti.

Ora capivo finalmente il piano del mio maestro. Cosa mi aveva detto a proposito di Sarutobi?

Solo allora lo lascerò morire, e per mano di qualcuno... che non si aspetta.

L'evocazione degli stessi maestri che l'avevano addestrato!

Per questo ha voluto due sacrifici umani. E Dosu?

Avrebbe dovuto servire per evocare l'altro uomo che Orochimaru aveva odiato appassionatamente, colui che era stato preferito da Sarutobi per il ruolo di Hokage. Non avevo dubbi che si trattasse del Quarto.

Far uccidere Sarutobi dalle evocazioni di tutti gli altri Hokage. Che idea fantastica!

Anche due di essi potevano bastare. Erano figure leggendarie, il Primo e il Secondo. Fondatori del villaggio, dotati di poteri straordinari, tra cui quella favolosa Arte del Legno che sfuggiva alle predisposizioni ordinarie e sembrava trasmissibile solo per via genetica.

Kakashi cercava di guardare come tutti attraverso quell'intrico vegetale, ma era impossibile.

"Quello lassù che si sta battendo contro il nostro Hokage... è veramente il Kazekage?"

Baki era trasalito.

"State seminando il sospetto tra di noi, Kakashi-san?" avevo detto, con un sorriso nervoso.

Mi aveva ignorato. "Voi, Baki-san! Avete parlato al Kazekage quando è arrivato a Konoha?"

Oh, no.

"Lo sapete per chi lavora quel ninja al vostro fianco?"

"Certo che lo sa," avevo ribattuto. "Non gliel'ho certo nascosto... vero, Baki-san?"

Ma il jounin della Sabbia mi fissava con uno sguardo terribile.

"Yamainu," aveva mormorato.

"Ah, era Kabuto il capitano del Kazekage?" Kakashi aveva fatto una risata sorda. "Un agente di Orochimaru. E vi siete fidato delle sue spiegazioni, vero? Scommetto che l'uomo lassù non è affatto il vostro signore, ma il suo!"

Le dita di Baki si erano tese, e la potenza del suo hara ostile mi aveva fatto accapponare la pelle sulla schiena.

"Dov'è il Kazekage?" mi aveva chiesto, con voce perentoria.

"Ragionate con la vostra testa," gli avevo sibilato. "Dove volete che sia?"

In una fossa comune in una valle al confine, assieme al suo seguito.

"Ci avete tradito?!"

Una goccia di sudore mi scorreva lungo la tempia.

"Suvvia, Baki-san, è puerile da parte vostra questa recita: ormai vi siete spinti troppo oltre..."

"Dov'è il Kazekage?!"

Non avevo più scelta.

"Se non ci arrivate da solo..."

Un sorriso perfettamente controllato sul mio volto. Le dita rilassate sull'elsa della spada. Il mio chakra che si concentrava nella mano che tenevo nascosta sul fianco opposto, creando un bisturi immateriale. Lo sharingan di Kakashi che si era dilatato, captando le mie intenzioni...

"Baki-san, questo ragazzo vuole uccidervi!"

Gli dèi ti maledicano!

Stavamo per scagliarci ognuno contro l'altro, ma nessuno di noi aveva avuto il tempo di fare alcunché: un tuono era esploso all'improvviso, seguito da un tremito che aveva fatto sussultare la terra e da qualcosa che sembrava il fischio di un'intera orchestra impazzita, un grido di dolore preternaturale. Lo spostamento d'aria era stato così violento da sollevare la sabbia sull'arena e buttarcela in faccia, mentre tutti gridavano sgomenti.

Che diavolo è successo?!

La polvere si era posata, avevo sputato quella che mi era finita in bocca e avevo alzato la testa...

Una collina. Spuntata dal nulla. In mezzo al villaggio, sovrastava le mura dell'arena. Su di essa una figura umana agitava una lunghissima coda di capelli bianchi, e arrivava l'eco di una risata feroce.

"Addio, Tre Teste, e saluti al tuo padrone!..."

Poi la collina si era mossa.

Un... rospo?!

Lo shock era stato grande anche per me, non avevo potuto fare a meno di fissare quella creatura immensa con la bocca aperta e gli occhi sbarrati.

Kakashi si era alzato, ansimando. Cominciava a sentire la fatica di tutto quell'uso dello sharingan, ma l'aveva puntato con ammirazione su quella figura canuta.

"Jiraya-sama!..."

Avevo tremato, sentendomi mancare le forze.

Jiraya?!

Per la prima volta anche la mia determinazione vacillava, sotto il morso della disperazione.

Il mitico Eremita dei Rospi, uno dei Sannin!

Non avevamo preventivato di certo l'intervento di uno di loro. Jiraya e Orochimaru erano nemici, in quel modo totale e spietato tipico di coloro che sono stati amici in passato. E ora il ninja leggendario tornava al villaggio, proprio in tempo per frustrare i nostri piani...

Mi era venuto il dubbio che li conoscesse. Forse mentre spiavamo eravamo a nostra volta spiati.

Avrei dovuto sospettarlo! Dev'essere stato lui a sciogliere il sigillo del mio maestro su Naruto, era l'unico ad averne la capacità al di fuori di Tsunade e di Sarutobi stesso.

Un altro suono ora riempiva l'aria. Erano tamburi.

"Il contrattacco!" aveva esclamato Gai, con occhi fiammeggianti. "Konoha reagisce!"

Un concerto di urla giungeva dall'esterno dell'arena. L'apparizione di Jiraya aveva cambiato radicalmente l'atmosfera, dando fiducia ai difensori.

Avevo guardato disperatamente verso il tetto.

Tutto ci sta sfuggendo di mano! Orochimaru-sama...

All'improvviso la barriera mistica era scomparsa.

Fine del duello?

"Guardate!" avevano gridato tutti, alzando la testa e notando la stessa cosa.

E per un lungo, strano istante, tutto si era fermato intorno a noi. I duelli si erano interrotti, centinaia di occhi ansiosi si erano levati su quell'assurdo giardino sospeso nel vuoto, in un silenzio progressivo e carico di tensione.

Una figura massiccia, che avevo riconosciuto come Jirobo, era uscita dall'intrico vegetale, trascinandosi dietro qualcosa che sembrava un sacco di bastoni. Il ninja si era fermato sul cornicione del tetto e aveva sollevato il proprio carico.

Un urlo collettivo era esploso tutto intorno a noi.

"Hokage-sama!"

La testa nuda e calva di Sarutobi penzolava, inerte.

"Oh dèi, no," aveva ansimato Genma, con voce tremante.

Sarutobi era morto.

Il Terzo Hokage di Konoha. La sua più grande autorità politica e morale, e anche il ninja più dotato ed esperto nonostante l'età. Decenni di prestigio in patria e all'estero. Tanta gloria ridotta a un cadavere floscio che pendeva dalla mano di un impassibile nemico.

Nel silenzio che era seguito, Jirobo aveva lasciato cadere il corpo, che era piombato sulla loggia sottostante con un tonfo tetro e inequivocabile.

Un singulto da mille gole aveva accompagnato quell'ultimo volo. Io non avevo osato nemmeno respirare, rendendomi conto di vivere un momento cruciale.

Niente sarà mai più come prima.

Gai era in lacrime. Ma gli occhi di Kakashi erano oltre il dolore.

"Sarutobi-sama," aveva mormorato.

Poi, gli altri tre ninja col Segno Maledetto erano apparsi a loro volta, scortando una figura pallida e biancovestita che barcollava.

Si era fermata sul cornicione, guardando in giù. Portava ancora l'abito del Kazekage, ma il corpo ora era alto e segaligno, le mani inerti nelle lunghe maniche. Aveva inclinato la testa in modo che il vento gli strappasse il copricapo conico, che era volato lontano. Lunghi capelli neri si erano liberati ondeggiando...

"Orochimaru!" aveva ruggito Kakashi, riconoscendolo. "E' lui che ha ucciso il nostro Hokage!"

Avevo esultato. Non importavano le perdite, le frustrazioni, le imperfezioni, alla fine il piano era riuscito.

Il mio signore ha vinto. Ha vinto!

E mentre lo pensavo, avevo sentito un sibilo dietro di me...

Qualcosa di totalmente istintivo mi aveva fatto scostare di scatto, e subito dopo avevo sentito un lampo di dolore bruciante al fianco, e un'agonia così intensa da farmi cadere in ginocchio con un urlo soffocato.

Baki!

Mi fissava ansimante. Se non mi fossi scostato, la sua spada di Vento mi avrebbe tagliato a metà.

"Maledetto bastardo!" mi aveva ruggito. "Se quello è Orochimaru, dov'è il mio signore?!"

Avevo portato le mani allo squarcio, sentendo il sangue che inzuppava i miei vestiti, lottando contro la nausea mentre richiamavo tutte le risorse del mio potere di guarigione...

"Dov'è il Kazekage?!" aveva ripetuto Baki, furibondo. "Dov'è?!"

"Nel... deserto," avevo ansimato, e l'avevo guardato con sfida. "È morto."

Aveva vacillato, il suo unico occhio sbarrato.

Sì, è morto! Quel presuntuoso con i suoi vizi profumati di parole d'amore, che ha tentato di risolvere i problemi di Sunagakure usando gli altri... per finire usato a sua volta!

"Siete senza Kage, uomini della Sabbia!" avevo detto tra i denti, premendo la ferita. "E ora siete in guerra con Konoha. Non... vi perdoneranno mai quest'attacco a tradimento. E Gaara... farà il resto, portando le cose al punto di non ritorno!"

Baki era impallidito, facendo un passo indietro.

La guerra.

"Siete un uomo morto, Baki," avevo mormorato. "Kohona si vendicherà. Fossi in voi... non resterei qui un secondo... di più..."

No, sto svenendo!

Avevo stretto i denti, respirando con forza, e con una mano inzuppata di sangue avevo frugato nella mia borsa alla cintura, pregando di trovare quel che cercavo... le mie dita si erano aggrappate alla siringa già pronta, e con un gesto automatico me l'ero conficcata nella coscia.

Il dolore... non esiste...

Quando avevo rialzato la testa, Baki non c'era già più. Gli erano bastati pochi secondi per darsi alla fuga.

Ma tanto nessuno l'aveva inseguito, tutti erano troppo scioccati dal quel che era avvenuto sul tetto.

Io avevo sentito il farmaco fare effetto, e il dolore era sceso a un livello sopportabile. Avevo guardato in alto, vedendo il mio maestro ondeggiare sull'orlo del vuoto...

Che gli prende?!

Due dei suoi ninja l'avevano sorretto prima che cadesse, e senza esitare erano balzati via portandolo con loro. Kidomaru si era disposto per proteggerne la ritirata.

"Stanno fuggendo!" avevano gridato tutti.

Gai si era alzato in piedi, zoppicando. "Maledetti!" aveva ruggito. "Bisogna inseguirli..."

"No," aveva detto Kakashi, alzando una mano. "Avranno organizzato ogni sorta di trappole per fermarci."

"Giusto," avevo ansimato, rimettendomi in piedi. "Fossi in voi... baderei innanzitutto al vostro villaggio. Tanti di voi sono morti. Sasuke... è in pericolo e Gaara e Naruto... si danno la caccia. Non è ancora finita..."

"Per te sì, Kabuto Yakushi."

Gli occhi di Kakashi erano carichi di un freddo odio senza quartiere.

"Sei complice nell'assassinio di un Hokage. Konoha non avrà pace finché non avrai pagato il tuo tradimento." Un'occhiata alla mia ferita. "La tua capacità di guarigione farà molto piacere a coloro che si occuperanno di interrogarti..."

L'esplosione di un fumogeno, e una voce femminile e roca era suonata nell'aria.

"Spiacente, bel maschione, ma il dottorino serve a noi!"

Genma era letteralmente volato per alcuni metri, colpito da qualcosa troppo rapido per essere visibile. Kakashi aveva fulmineamente lanciato un kunai nel fumo, il suo sharingan dilatato. Ma un clangore metallico aveva annunciato che il pugnale era stato inefficace.

Non riesce ad usare il suo potere con l'efficienza di un vero Uchiha. Ed è allo stremo delle forze.

Malgrado tutto ero riuscito a sorridere. Forse avevo ancora qualche possibilità di cavarmela...

Il fumo si era dirarato, e la figura scanzonata di Tayuya era apparsa sull'arena, una mano sul flauto alla cintura, la pelle percorsa dalle linee spezzate del suo Segno Maledetto. Si era messa davanti a me, la faccia contratta in un'espressione arcigna.

"Il padrone sta male," mi aveva sussurrato. "Il vecchio gli ha fatto... qualcosa di terribile."

Una mano fredda si era stretta attorno al mio cuore.

Qualcosa di terribile?

"Coprimi la ritirata, Tayuya."

"Sei in debito con me, tesoro."

Avevo estratto a mia volta un fumogeno, dimenticando il dolore residuo e la debolezza, dimenticando tutto.

Il mio universo doveva contenere soltanto un pensiero.

Raggiungere Orochimaru!

 

 

 

 

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