Kabuto Gaiden II - 新生活 (Shinseikatsu)
Capitolo 8: 来襲 (Raishuu) (Attacco)
di Hana-bi
Era strano. Forse era l'aria frizzante di Konoha. O tutta quella gente intorno a me, con gli occhi fissi in avanti. Ma improvvisamente ricordavo una scena di tanti anni prima. Una vita fa... L'aula di medicina in un pomeriggio d'estate, dove noi studenti in tunica bianca sedevamo ai banchi sopraelevati. Io occupato a sembrare debitamente concentrato, mentre in realtà pensavo a tutte le cose che volevo fare fuori di lì, preferibilmente in compagnia di Orochimaru. E il nostro vecchio insegnante dell'arte Shinkyuu, che indicava con la sua bacchetta il manichino con i meridiani dell'energia. Non sottovalutate mai l'importanza della precisione nell'inserire un ago. In medicina un errore genera inevitabilmente altri errori, in un processo di accumulo che se non è fermato in tempo può risultare fatale. La mia attenzione era tornata su di lui, mi ero tolto la matita dalle labbra. Quella parola, fatale, mi affascinava. Volete sapere l'importanza di un errore? Bene, ascoltate questa storia. Un uomo anziano, ma ancora in gamba vi chiama per curare una ferita che si è procurato con una lama. Voi usate la tecnica del chakra per suturare il vaso sanguigno danneggiato, però sbagliate e sigillate uno intatto. Proseguite nella medicazione ignari del vostro errore. Dopo un po' vi accorgete inevitabilmente che l'emorragia continua. Dovete riaprire la ferita, e suturare il vaso sanguigno giusto, ma nello stesso tempo avete danneggiato un altro vaso sanguigno. Dovete riaprirlo e forse è un'arteria. L'uomo si indebolisce ancora di più e una ferita seria rischia di diventare grave. Avete aumentato l'area lesionata e così è più facile che avvenga un'infezione. E il vostro paziente, arrivato da voi con un semplice taglio, si ritrova morto di setticemia dopo pochi giorni. Gli studenti avevano mormorato, costernati. Io ero stato zitto, sentendo una strana eccitazione interiore. Non dovete mai pensare a un essere umano come a una macchina formata da parti indipendenti su cui operare. La morte spesso arriva per cause indirette, anche nelle malattie più gravi. Non è l'organo lesionato che uccide il malato, ma l'inevitabile catastrofe di tutto l'organismo. Uno scompenso genera a sua volta altri scompensi. Gli organi crollano uno dopo l'altro in una sequenza che insegna, in maniera drammatica, quanto il nostro corpo sia formato da unità strettamente correlate tra di loro. Noi dobbiamo concentrarci su questa relazione quando affrontiamo la cura di un paziente. Dobbiamo vederlo come un essere in perenne dinamismo e non come un manichino immobile, come questo... Una rivelazione tanto semplice quanto importante. Era quindi con un vago senso di fascino orripilato che vedevo accumularsi errori e contrattempi nel piano di Orochimaru. Il mio maestro avrà tenuto conto di queste alterazioni? O devo prepararmi ad affrontare una catastrofe progressiva? Il primo dei combattimenti per l'esame finale di chuunin era finito nel modo più impronosticabile possibile. Naruto Uzumaki, peggior neopromosso dell'anno, aveva battuto Neji Hyuuga, il migliore dei genin dell'anno precedente. E l'aveva fatto utilizzando un potere che non avrebbe dovuto avere. Dentro Naruto è rinchiusa la Volpe Nove Code. Orochimaru aveva sigillato il suo chakra, in modo da mantenere quel potenziale di energia indisponibile per il ragazzino. Ma il sigillo è stato rimosso, e Naruto ha saputo richiamare quella forza in proprio aiuto, senza farsene possedere... Guardavo Gaara, le mani strette sul parapetto, quegli occhi contornati di nero e allucinati fissi nel vuoto. Quando lo Shukaku si scatenerà, cosa avverrà in Naruto? Come reagirà il demone in lui sentendo la vicinanza di un suo simile? Non ne sapevo abbastanza su queste gigantesche entità trans-dimensionali. Una volta digerito lo stupore, il pubblico aveva cominciato a pregustare lo scontro successivo, che avrebbe dovuto vedere il ragazzo del deserto contro il celebrato rampollo della sventurata casa Uchiha. Ma Sasuke non si era visto da nessuna parte, né si scorgeva il suo maestro. E non erano le uniche assenze. Non avevo visto neanche Dosu Kinuta, l'unico ninja del Suono che avrebbe dovuto partecipare all'esame. Quello stupido! Sapeva di dover essere qui a tutti i costi. Il mio compito è sacrificarlo per l'evocazione di Orochimaru. Avevo spostato lo sguardo, là dove avevo scorto Kin, la sua compagna. Girava la testa a destra e a sinistra, come se lo cercasse ansiosamente. Deve arrivare in tempo! Tra poco Gaara inizierà il rito per lasciarsi possedere... Ammesso che ne avesse voglia, senza aver prima messo alla prova l'avversario che tanto voleva. Ricordavo l'intensità con cui aveva parlato di ucciderlo, nella Foresta della Morte. "Sasuke Uchiha!" aveva chiamato Genma, a voce alta e in maniera formale. "Si presenti Sasuke Uchiha!" Ma nell'arena non appariva nessuno. E sotto la maschera avevo celato un sorriso maligno. Oh Gaara... non dirmi che l'hai già ucciso! Orochimaru si sarebbe molto arrabbiato per la perdita del suo corpo perfetto. Ma di bei ragazzi adolescenti era pieno il mondo, e in quanto allo Sharingan... mi chiedevo se fosse davvero quello strumento meraviglioso di cui si vociferava, e non una semplice capacità visiva come il Byakugan degli Hyuuga. In fin dei conti il potente clan Uchiha è stato sterminato, Sharingan o meno... La gente aveva preso a rumoreggiare, impaziente. "Se Sasuke non si presenta, lo squalificheranno!" "Che vergogna!" "No! Che rimandino il combattimento! Sono venuto apposta per vedere il ragazzo più forte di Konoha!" "Già, dopo il grande Itachi, l'ultimo degli Uchiha... non possono privarci di questo piacere!" "Anche i signori feudali sono della stessa idea, guardate come si agitano! Uno ha mandato un messaggero dall'Hokage..." Vedevo infatti un cortigiano inchinarsi accanto al seggio di Sarutobi. E anche il mio maestro si era voltato verso di lui, parlando animatamente. Gli sta chiedendo di procrastinare il combattimento, per darci più tempo. Sarutobi aveva annuito, e aveva alzato la mano. Uno dei suoi ninja gli si era avvicinato, aveva ascoltato l'ordine, e poi era corso a raggiungere Genma nell'arena. "Per decisione del Terzo Hokage, il duello tra Gaara del Deserto e Sasuke Uchiha è posticipato al termine degli altri combattimenti in programma. Si presentino quindi i prossimi contendenti: Shino Aburame e Kankurou del Deserto!" La gente aveva applaudito, sollevata. Qualcuno però aveva mugugnato che non era giusto aver lasciato a Sasuke quella possibilità. "Non si è mai sentito prima che si ritardasse un esame per far piacere a un candidato..." "Io credo che ci sia sotto qualcosa." Le mie orecchie ben addestrate si erano concentrate su quel sussurro a qualche metro da me. "Che vuoi dire?" "Guarda quanti pochi Anbu ci sono intorno all'arena. Secondo me sono tutti in giro a cercare Sasuke." "Se lo troveranno." Un terzo ascoltatore aveva emesso un sussurro nervoso. "Ho sentito dire che hanno trovato della sabbia insanguinata sul tetto del tempio..." Dietro la maschera, ero trasalito. Sabbia insanguinata? "Sciocchezze, c'è Kakashi Hatake che veglia su di lui. Arriverà, è solo questione di tempo." Ma il tempo gioca davvero a nostro favore? Avevo guardato verso i candidati. Dosu non arrivava. Temari parlava a Gaara, che era in preda a un'improvvisa agitazione: evidentemente l'idea di dover aspettare un confronto al quale aspirava l'aveva innervosito. È così impaziente di battersi? Non ha ancora capito le vere priorità di questo piano? Shino Aburame non mostrava emozione di sorta. Era sceso sull'arena, le mani affondate nelle tasche, gli occhi nascosti dietro quegli occhiali scuri tipici di tutti i membri della sua famiglia, il bavero rialzato fin sul naso, inquietante nella sua impenetrabilità. Kankurou l'aveva accompagnato, con le sue marionette a tracolla, avvolte nelle loro custodie di tela. Il ragazzo della Sabbia era nervosissimo, e guardava in continuazione verso Gaara, come se non sapesse cosa fare. Non era previsto che dovesse battersi contro Shino... il suo compito era iniziare a combattere una volta che Gaara avesse concluso il duello contro Sasuke. Un silenzio carico di aspettativa era sceso sul pubblico. Avevo scorto Baki, tra i jounin ospiti. Aveva estratto un fazzoletto, passandoselo sulla fronte come per asciugarsi il sudore. Un segnale... Kankurou aveva sbarrato gli occhi, e la sua faccia si era contratta in un modo che aveva reso più realistica che mai la maschera teatrale che si era dipinto addosso. Genma aveva avvicinato le mani una contro l'altra. "Pronti al combattimento!" Il marionettista aveva esitato a muoversi. Un'ultima occhiata a Gaara, e alla fine tutti i suoi muscoli si erano rilassati. Aveva alzato una mano. "Mi arrendo." Un istante di silenzio attonito... e poi un boato indignato da tutto il pubblico, che aveva fatto quasi tremare l'intera tribuna. Che cosa?!... Vigliacco! Codardo! Combatti, pagliaccio della Sabbia! Kankurou aveva stretto a pugno la mano... ma non l'aveva abbassata. Shino aveva alzato appena la testa, inarcando le sopracciglia. Il suo unico gesto di stupore. Avevo emesso un lieve sospiro, dietro la maschera. Dunque Baki non voleva che l'attesa di Gaara fosse troppo lunga... doveva aver captato qualche segnale particolarmente allarmante nel suo protetto. O forse vuole evitare a Kankurou rischi inutili... Ad ogni modo il responsabile dei ninja della Sabbia era lui: conosceva Gaara meglio di me, ed era evidente che aveva preferito imporre a Kankurou quella vergogna, piuttosto di rischiare uno scatenamento intempestivo del Jinchuuriki. Però questo ci toglieva il tempo di attendere Dosu, anche se ormai cominciavo ad avere la sensazione che non sarebbe mai arrivato. Quella sabbia insanguinata... E se Dosu si fosse imbattuto in Gaara, al riparo da occhi indiscreti? Quel borioso avrebbe potuto tentare di ucciderlo, per eliminare un concorrente e aumentare le sue possibilità di adempiere al compito che gli aveva dato Orochimaru: uccidere Sasuke Uchiha. Se ci ha provato, è sicuramente lui l'uomo che ha calmato il desiderio omicida di Gaara. E il suo corpo dev'essere stato letteralmente distrutto, altrimenti sarebbe già stato ritrovato. Avevo girato di scatto la testa verso Orochimaru. E adesso cosa faccio, maestro? Uccido un'altra persona a caso e tento ugualmente il rito? O Dosu era indispensabile perché era stato preparato per il sacrificio? Se solo potessi consultarmi con voi... Ma non potevo. Ormai non potevo più muovermi da dove stavo, potevo solo osservare lo svolgersi degli eventi. E fare il mio dovere. Il pubblico fischiava, insultava Kankurou. Il ragazzo era pallido di furia trattenuta, ma non reagiva. Si era voltato raccogliendo le sue marionette, e dopo uno sguardo di odio verso Baki si era di nuovo diretto verso la terrazza dei candidati, mentre Shino lo osservava immoto, le sopracciglia castane incurvate sopra gli occhiali. Genma non aveva avuto scelta. "Il vincitore è Shino Aburame!" Boato furioso del pubblico, ora più impaziente che mai. Shikamaru Nara aveva sbuffato e si era messo le mani in faccia, teatralmente. Temari l'aveva guardato, pallida e nervosa. In mancanza di Dosu, ora toccava a loro due.
Un'altra attesa. Nervosa. Finito anche l'ultimo combattimento in programma, l'aria nell'arena era così densa che si sarebbe potuta tagliare col coltello. Sasuke non si vedeva ancora. Gaara, nell'arena, era più agitato che mai. E lo si vedeva dalla nube di sabbia che gli aleggiava intorno. Una rondine ignara era passata sulla nube, e un proiettile color ocra era schizzato nel cielo, avvolgendo l'uccello... che aveva emesso un breve, ultimo stridio. Poi una pioggia di piume insanguinate era caduta mollemente a pochi metri dal ragazzo, e la gente era ammutolita. "Gaara!" aveva gridato Baki, con tono di rimprovero. La sabbia era ricaduta a terra, formando un semicerchio col suo proprietario al centro. E tuttavia la sensazione di pericolo era pesantissima. Come quando Naruto ha espresso la forza del Kyuubi. Senza però tutta questa malevolenza. Mio malgrado, dovevo ammettere che quel ragazzino mi affascinava. C'è un grande potenziale positivo in Naruto, a prescindere dal demone che custodisce. Chi saranno stati i suoi genitori? Di nuovo avevo guardato il ragazzo della Sabbia. Mi faceva una certa impressione pensare di essere stato a letto con suo padre. Ah, il Kazekage... sarà meglio che cerchi di dimenticarlo. La forma ovale degli occhi di Gaara era identica alla sua, ma la pelle e i capelli erano chiari, eredità della madre. Vestiva una sorta di tunica sull'uniforme degli shinobi del suo paese, aveva mani e piedi piccoli e un aspetto ingannevole da folletto. Devo stare all'erta. Non conosco nei dettagli il rito della liberazione del demone. Se lo cominciasse troppo presto, qualche jounin potrebbe riconoscere il pericolo, e sicuramente lo farebbe Sarutobi. Prima devo provocare la mia diversione... Genma, imbarazzato, aveva alzato la mano chiamando l'attenzione del pubblico. "Ormai è finita," mormoravano tutti. "Dichiarerà concluso l'esame." "No!" La vocetta di Naruto aveva tagliato il silenzio. Centinaia di teste si erano girate verso il ragazzino che quasi precipitava dalle tribune. L'avevo visto sbracciarsi in direzione di Genma. "Aspetta, Stecco-tra-i-denti!" gridava. "Sasuke arriverà, me l'ha promesso, accidenti, deve arrivare!..." Sakura, poco distante da me, l'aveva guardato trepidante. "L'abbiamo aspettato abbastanza," aveva dichiarato Genma. "Non ti azzardare a squalificarlo, sai?!" La faccia di Naruto era paonazza di furia, mi chiedevo da dove traesse quell'energia dopo il combattimento che aveva affrontato, mentre Neji era rimasto in infermeria. "Vengo giù e ti riempio di cazzotti!" Era stato il turno di Genma ad avvampare. Un jounin del suo livello minacciato pubblicamente da un genin... "Stai calmo, Naruto, o ti prendo a scapaccioni." Un altro jounin era apparso, poco distante dal ragazzino. Una testa bianca e un'alta figura mascherata. Kakashi! Il mio cuore era sussultato, come se avessi rivisto un vecchio amore. Era una sensazione perversa, che mi ricordava il piacere che provavo quando facevo esercizi pericolosi. Il mio desiderio di uccidere quell'uomo era via via diventato una strana smania sul filo dell'erotismo. Il mio nemico preferito... Dentro di me, lo sapevo, non perdonavo a Kakashi di avermi visto per ciò che veramente ero. Un boato dalla folla aveva salutato l'entrata nell'arena di Sasuke Uchiha. Una riprova della sua popolarità a Konoha. Bello, di una schiatta famosa, dotato di talento e sfortunato. Non gli manca nulla. Avanzava con passo arrogante, dando l'impressione di essere cresciuto in quelle settimane di allenamento. I capelli neri erano più lunghi, gli abiti scuri più aderenti, e il simbolo del ventaglio si tendeva sulla sua schiena armoniosa. Avevo gettato un'occhiata a Orochimaru, vedendolo sporgersi in avanti sul suo seggio, gli occhi puntati su quel ragazzo con un'avidita sensuale quasi sfacciata. Sarutobi se n'era accorto, ma sorrideva appena, rivelandomi che i gusti del Kazekage non gli erano certo ignoti. Si supponeva che fosse folgorato dalla bellezza cesellata di Sasuke... Cosa ci vede invece Orochimaru? Il corpo dove custodire il suo spirito, come mi diceva Kimimaro? Gaara si era calmato di colpo, incrociando le braccia sul petto. I suoi occhi spalancati avevano fissato l'avversario con una strana espressione. È come... un affamato. Genma non aveva perso tempo, aveva invitato i due genin a prepararsi al combattimento. Un silenzio teso era sceso progressivamente sul teatro dello scontro. E in quel silenzio si era sentita la voce alienata di Gaara. "Ti ho sempre fatto assorbire sangue indegno... ma oggi finalmente... avrai cibo di prima qualità. Non sei contenta?" Ma cosa dice?! Sasuke si era messo in guardia. "Ehi!" Un jounin alto, a qualche metro sotto di me, si era alzato di scatto, si era spostato sulle scale. "Kakashi!..." Quella capigliatura semisferica... quella voce. Io quest'uomo lo conosco! Era Gai Maito, il maestro di Lee. Si sbracciava in direzione di Kakashi, che l'aveva scorto, aveva alzato un istante gli occhi al cielo... poi era scomparso dal suo posto, per riapparire dopo alcuni secondi in cima alla scala, dove Gai l'aveva raggiunto. Proprio così vicino a me... dannazione! "Cosa vuol dire quella posa del tuo Sasuke?!" protestava Gai. "È la migliore per il combattimento che si accinge a fare." "È la mia posa, Kakashi!... Quella che ho insegnato a Lee!" "Infatti." "Hai copiato le tecniche taijutsu del mio ragazzo?!" "Copiare è la mia specialità... e tu dovresti sentirti lusingato." Kakashi aveva sorriso, sotto la maschera di stoffa. "No?" "Non ne sono sicuro," aveva bofonchiato Gai. Poi aveva sospirato. "E non sono neanche sicuro che il taijutsu sia la via giusta per battere quel ragazzo della Sabbia. Lee... non ci è riuscito." "Sasuke non è Lee. È un Uchiha." La faccia di Gai si era oscurata. "Ah sì? E questo cosa vuol dire? Anche se non appartiene a un clan famoso, il mio Lee è..." "Taci," l'aveva interrotto Kakashi, indicando col mento l'arena. "Guarda." Sasuke era partito all'attacco. Affondo, pugno perfetto. La sabbia sale a intercettarlo. Sasuke danza sulla punta di un piede, il pugno era una finta, il calcio è mirato con precisione. Gaara sussulta, la sabbia di nuovo para il colpo, ma Sasuke non è più lì: è sul fianco destro del ragazzo, pronto ad attaccare. Gli occhi di Gaara si spostano fulmineamente a guardarlo, Sasuke di nuovo colpisce e schizza alle sue spalle. La sabbia comincia a muoversi in maniera caotica e non più come uno scudo coordinato... Avevo capito la tattica di Sasuke. La sabbia di Gaara rispondeva agli stimoli sensoriali del ragazzo, e quindi il segreto per batterla stava nella velocità. Questa era stata la scoperta che aveva fatto Lee nel suo duello contro di lui. E che alla fine gli è quasi costata la vita. La folla aveva incitato Sasuke, estasiata da quella dimostrazione di agilità e precisione. In quanto a Gai, fissava tutto con occhi sgranati e la bocca aperta. "Non puoi avergli dato quella rapidità in un mese!" quasi gemeva. "Non gliel'ho data, infatti," rispondeva Kakashi. "Era sua dalla nascita." Alla fine Sasuke aveva trovato il varco nella difesa di Gaara. E aveva scagliato un pugno al volto del ragazzo, che era volato per alcuni metri prima di abbattersi al suolo. "L'ha colpito!" gridavano tutti. Un danno severo, avevo pensato preoccupato. Gaara non deve rischiare troppo! Ma con stupore generale, il ragazzo si era rialzato, stordito o poco più. Poi tutti avevano visto. Un velo di polvere compatta che si sbriciolava, cadendo dalla sua mascella... "La tua armatura di sabbia," aveva detto Sasuke, con un sorriso ironico. "Bene, cominciavo a pensare che sarebbe stato tutto troppo facile!" Gaara aveva guardato Sasuke, con occhi allucinati. "Tu... sei forte... molto forte." Era rimasto immobile, poi aveva alzato lo sguardo al cielo. "Che dici?... Lo faccio? Lo vuoi, eh?..." Aveva aperto le mani lungo i fianchi, inspirando profondamente. "Sì," aveva detto, con voce improvvisamente infantile. "Sì, ho capito. Ora... faccio... la nanna." Tutti si erano guardati, sconcertati. Gaara aveva chiuso gli occhi, sempre restando in quell'atteggiamento quasi di preghiera. "Beh?" l'aveva provocato Sasuke. "Non mi attacchi? Tutto qui quel che sai fare?" Ero trasalito. Il rito!... La sabbia si era raccolta vicina al ragazzo, in un quieto turbine. Una parte si era trasformata in una piccola sfera che si era levata sul ragazzo, simile a un occhio fantasma. Il resto si era alzato in una sorta di guscio protettivo compatto come la pietra. Una sorta di utero per la nascita di un mostro. "Ora basta!" aveva tuonato Sasuke, ed era partito all'attacco... "No!..." La voce di Temari. La folla aveva gridato a sua volta, per poi piombare in un silenzio agghiacciato. Spuntoni di sabbia indurita avevano accolto fulmineamente l'attacco di Sasuke, una sorta di riccio mortale materializzato quasi dal nulla. Grazie alla sua rapidità il ragazzo ne aveva evitati diversi, ma uno era riuscito a penetrargli nel fianco, seppur di striscio. Aveva fatto per balzar via, ma gli spuntoni erano diventati braccia tentacolari che lo trattenevano, mentre quello che lo feriva si ingrandiva lacerandolo... "Aaaaarghhhhh!" L'urlo di dolore Sasuke mi aveva regalato un brivido di piacere sensuale. "L'ha preso," gemeva Gai, le mani nei capelli. "Oh accidenti, l'ha preso! Come ha preso il mio Lee! E ora lo stritolerà..." "No," aveva detto Kakashi, guardando con freddezza la scena. Sasuke aveva alzato la testa. Occhi rossi! Un'enorme quantità di chakra si era attivata nel suo corpo, concentrandosi nel braccio sinistro. Si era messo a ruggire, caricando il proprio contrattacco. Una strana luce si era accesa sulla sua pelle... come delle scariche elettriche che si accumulassero. "L'Arte del Fulmine?!" aveva gridato Gai. "Ma è... impossibile!" "No," aveva risposto quietamente Kakashi. "Sasuke è predisposto anche per questa, oltre che per l'Arte del Fuoco. E avendo la carica d'energia dello Sharingan..." "Gli hai insegnato il tuo Raikiri?!" "La sua versione è diversa." L'arena sibilava, il suono di quelle scariche elettriche saliva in uno stridio acuto che superava anche il mormorare sgomento della folla. Con uno scatto, la mano di Sasuke aveva disegnato un arco; e tutti i tentacoli di sabbia si erano separati come se avesse usato la lama di una spada. "Non c'è difesa in grado di fermarla," aveva concluso Kakashi. Con un urlo di rabbia animalesca, il giovane Uchiha si era messo in posizione. "Chidori!" E senza più pensare a ritirarsi, aveva anzi affondato l'intero braccio nel guscio protettivo di Gaara, come se fosse stato fatto di gelatina. Silenzio. Sasuke ansimava, il braccio affondato fino alla spalla in quella barriera di sabbia. Poi di scatto l'aveva ritirato, barcollando all'indietro. Si era guardato la mano. Era sporca di sangue. E dall'interno di quella barriera era venuto un urlo belluino. Un suono inumano, impossibile dalla gola di un ragazzo... "Ayaaaaaahhhaaaargggghhhh!!!" Un movimento. Sarutobi si era lentamente alzato in piedi, gli occhi fissi sull'arena. E poi si era voltato verso il supposto Kazekage. Sta cominciando a rendersi conto di quel che sta per accadere? "Tu... sei il primo!" La voce ruggente dall'interno della barriera era spaventosa. "Mai prima d'ora eravamo... stati feriti! Voglio uscire per... massacrarti!" E un'altra voce, questa decisamente umana, e straziante. "Temari!... Male!... Sangue... Ho paura!" "Gaara!" gemeva lei, pallidissima, e si portava le mani alla faccia, mentre Kankurou la tratteneva. Orochimaru si era alzato a sua volta, come per dire che non c'era più nulla da nascondere. Il momento. Non mi ero chiesto se fosse quello giusto o meno. Dovevo agire. Avevo raccolto il mio chakra, secondo una tecnica proibita che avrebbe potuto costarmi la vita, se non mi fossi iniettato prima un potente stimolante. Avevo fatto un segnale con una mano, ripetuto via via dagli altri ninja del Suono sparsi tra le tribune. Fiale di droghe erano state spezzate qua e là, mentre i miei uomini sospendevano la respirazione, si concentravano mettendosi in risonanza con me. Arte illusoria. Avevo modellato un sogno. Musica sommessa di campanelli argentini, pioggia dolce di candide piume dal cielo, profumo intenso di gelsomino. Sonno, dolce e benedetto sonno, palpebre pesanti, una domanda senza nome... "Ma che succede?!" mormorava qualcuno dei più forti. Ma a decine gli spettatori reclinavano la testa, addormentandosi nelle spire dell'illusione e delle droghe. "Kakashi!" aveva esclamato Gai, trasalendo e voltandosi all'intorno. "Sì, ho notato," aveva risposto lui, in tono controllato ma urgente. "Genjutsu!..." La potente voce di Gai aveva attraversato l'arena da una parte all'altra. La reazione di gran parte dei chuunin e di tutti i jounin era stata immediata. Li avevo visti iniziare il rito per uscire dall'illusione, generando il chakra necessario per interferire con quello esterno. Con un vago stupore avevo visto anche Sakura fare la stessa cosa, benché non fosse che una genin... Ma tutti gli altri erano crollati inerti. I signori feudali erano svenuti, coi loro cortigiani. Naruto dormiva, Shikamaru era straiato accanto a lui, e di Shino Aburame non vedevo traccia. E in quel momento un'esplosione aveva scosso le tribune. Anche Orochimaru ha fatto la sua mossa. "Hokage-sama!" aveva gridato Gai, alzando la testa di scatto. Una densa nube di fumo avvolgeva quelli che erano stati i seggi dei capi villaggio. Il segnale dell'attacco visibile anche da lontano. Fuori dal villaggio cominceranno l'evocazione. Provavo un'eccitazione magica, meravigliosa. È tempo di violenza. Coloro che non erano caduti nel genjutsu si erano messi tutti a urlare, scioccati. La gente semplice si era messa a correre di qua e di là, mentre i ninja della Foglia guardavano costernati quella cortina fumogena. "Squadra speciale!" aveva tuonato Kakashi, in tono da battaglia. "Proteggete l'Hokage e i signori feudali!" Una dozzina di figure mascherate e intabarrate nei mantelli era balzata ad obbedire, senza esitazione. "Genma!..." Il jounin nell'arena aveva alzato la testa. "Prendi in ostaggio il ragazzo della Sabbia." Ero trasalito. Kakashi ha già capito qualcosa?! Ma non dovevo preoccuparmi, perché nello stesso tempo in cui lanciava il suo ordine, Baki era già sull'arena. "Non provate a toccare il figlio del Kazekage, feccia della Foglia!" Genma si era voltato a guardarlo, comprendendo il valore del nemico di fronte a lui. "Sasuke," aveva digrignato, attorno al senbon che teneva tra i denti. "Questo non è più un esame. Pronto a combattere..." Per tutta risposta Baki aveva alzato una mano. "Kankurou! Temari! Proteggete vostro fratello!" I due ragazzi si erano precipitati ad obbedire, balzando sull'arena e fronteggiando un Sasuke sconcertato. Coraggiosi. Se il demone Shukaku esce da quel guscio, i primi a morire saranno proprio loro... Non doveva interessarmi. Non era mio compito il risveglio del demone. La mia priorità era un'altra. Ero corso lungo le tribune, come gli altri Anbu, ma sotto la maschera avevo emesso un fischio penetrante. I ninja del Suono e della Sabbia avevano sentito il segnale e avevano cominciato una battaglia contro quelli di Konoha, attaccandoli alle spalle mentre cercavano di accorrere dal loro Hokage. È inutile che cerchiate di salvarlo, poveri illusi. Il quartetto dei ninja col Segno Maledetto ha la missione di elevare una barriera magica di alto livello e isolare la zona. Nessuno disturberà il mio signore mentre si gode la sua sospirata vendetta. E a questo proposito... Avevo due sacrifici umani da compiere. Mi ero guardato intorno, cercando il bersaglio più vicino. Kin Tsuchi. L'altezzosa kunoichi che scuoteva i suoi capelli neri, cercandosi avversari. Non si aspettava il mio attacco. Uno shuriken avvelenato, la tossina abilmente calcolata per la giusta agonia. La piccola lama che affondava nella sua spalla, lei che trasaliva con un grido e un'imprecazione. E di colpo gli occhi le si rovesciavano all'indietro, mentre le labbra si riempivano di schiuma... Balzi rapidi per raggiungerla, il sigillo magico pronto nella mano. Gliel'avevo applicato sulla fronte, avevo richiamato la mia energia col gesto delle dita insegnatomi di Orochimaru, pronunciando tre volte il mantra magico. Na-ma-e shi-ha-ya na-ma-e shi-ha-ya na-ma-e shi-ha-ya... La carta del sigillo aveva crepitato, annerendosi nel momento che Kin aveva smesso di respirare. Addio, bella ragazza presuntuosa. Non guarderai mai più qualcuno dall'alto in basso. Alle mie spalle avevo sentito lo hara di un nemico. Mi ero voltato. Era Kakashi, che mi guardava, fianco a fianco col combattivo Gai. Qualcosa non gli era quadrata nella mia uccisione di una nemica... Ovvio. Il sigillo. Con le dita mi aveva fatto un gesto convenzionale. Un punta di panico. Ignoravo il significato di quel gesto. Avevo risposto con un generico segnale affermativo... L'occhio scoperto di Kakashi si era dilatato. Non è la risposta esatta! Non avevo esitato un secondo. Ero balzato tra i seggi delle tribune, lanciato come un proiettile di morte verso Zaku Abumi. Ormai sono scoperto, devo uccidere anche lui, alla svelta! Il ragazzo ferito aveva riconosciuto la mia maschera, aveva creduto che fossi dalla sua parte: non si era neanche difeso. Ammesso poi che avesse potuto farlo, con le braccia che Sasuke gli aveva spezzato nella Foresta della Morte. Il mio kunai gli era affondato nel petto, e quasi contemporaneamente avevo applicato il secondo sigillo magico. Di nuovo avevo combinato i gesti richiesti, costringendomi a non aver fretta ed essere preciso, benché sentissi-sapessi-vedessi che Kakashi era alle mie spalle, e si stava avvicinando... Na-ma-e shi-ha-ya na-ma-e shi-ha-ya na-ma-e... shi-ha-ya! All'ultimo istante avevo afferrato il ragazzo morto, e con una piroetta l'avevo voltato di scatto verso Kakashi. Thud-thud-thud. Il rumore sordo dei kunai che affondavano nella carne inerte. Mi ha attaccato! E non si era fermato, naturalmente. Troppo esperto per esitare davanti a un cadavere usato come scudo. "Tu non sei un Anbu!" Era rapidissimo, mi avrebbe raggiunto in un istante: dovevo agire in fretta. Gli avevo scaraventato addosso il corpo di Zaku, aspettandomi che lo scavalcasse con un salto; e contemporaneamente mi ero strappato di dosso il mantello, lanciandoglielo abilmente in faccia per procurarmi quel secondo che mi serviva per una manovra elusiva. "Gai!" aveva gridato. Avevo caricato il chakra nelle gambe, e mentre saltavo acrobaticamente giù dalle tribune avevo visto la sua mano districarsi dalla stoffa per raggiungermi... ma mi aveva solo sfiorato la testa. Mancato! Con una capovolta impudente ero atterrato nella polvere dell'arena, rannicchiato a terra. E mi ero preparato a balzar via di nuovo... "Fermo dove sei!" Mi ero raggelato. Il maestro di Lee era già a pochi metri da me. Incredibile la sua rapidità in un uomo tanto massiccio. Al suo fianco era atterrato anche Kakashi, un kunai nella mano, l'altra stretta a pugno. "Non lasciarlo scappare," aveva detto. "È lui che ha lanciato l'attacco." Mi ero rialzato, lentamente. Sulle tribune, il rumore della lotta era intercalato dai clangori del metallo. Sul tetto, oltre la barriera il mio maestro era impegnato nella sua lotta mortale. E anch'io. Contro due jounin! "Chi sei?" aveva chiesto Gai, perentorio. Non avevo risposto, rimanendo immobile e raccogliendo le forze. Kakashi aveva avvicinato il pugno al volto, i suoi occhi si erano abbassati su di esso. "Lo immaginavo," aveva mormorato. E aveva teso la mano a Gai. "Guarda, questi sono i suoi capelli." Avevo resistito a stento all'istinto di portarmi una mano alla coda sulle spalle. È riuscito a strapparmeli mentre gli sfuggivo! Gai era un jounin, sapeva cosa cercare. "Sono... tinti!" aveva esclamato. "La radice è chiara..." "Grigia, per l'esattezza." Kakashi aveva aperto la mano, lasciandoli volar via. "Ma è solo una conferma a quel che già sospettavo vedendo come si è mosso." Il mio cuore. Sentivo solo quello. Kakashi aveva alzato una mano... e aveva sollevato il coprifronte, aprendo anche l'occhio impiantato. Sharingan! "Non commetterò con te lo stesso errore due volte... Kabuto Yakushi!"
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