Kabuto Gaiden II - 新生活 (Shinseikatsu)
Capitolo 4: 祓 (Harai) (Purificazione)
di Hana-bi
Tum! Tum! Tum! I tamburi... il falò, e le ragazze che danzavano... Tum! Tum! Tum! Non è a ritmo. Perché il tamburo non è a ritmo? Due bacchette. Una pallina speziata. Il sapore era metallico, dolciastro. Come quello del sangue. Un urto di nausea... Aprivo gli occhi per vedere la porta che si spalancava, e ninja col simbolo della Sabbia irrompevano con le mani sulle armi. Per bloccarsi davanti alla figura solenne del mio maestro, con i capelli neri che coprivano in parte il volto pallido, e la veste bianca annodata alla vita. Attorno a lui... una confusione indicibile. Tutto l'arredamento era rovesciato e semidistrutto. E sulle pareti dietro a lui, schizzi di sangue. Era un sogno, lo sapevo. Avevo fatto un sogno delirante, e non mi ero ancora svegliato. Non volevo muovermi, sprofondato in quel magico torpore... "Che succede qui?" aveva chiesto bellicosamente uno dei ninja della Sabbia, un chuunin a comando del drappello. "Nulla." "Nulla?! Sembra che ci sia stata una battaglia!" "Un letto rovesciato e delle suppellettili rotte... sciocchezze. Rimedieremo a tutti i danni." "Quel ragazzo a terra non è il vostro medico? Perché..." "Ssst..." l'aveva interrotto Orochimaru, un dito sulle labbra. "Dovreste essere più discreto con i vostri ospiti, e non fare troppe domande." Il chuunin si era irrigidito. "Signore, sono il responsabile della vostra sicurezza. È mio dovere informarmi di quanto succede in quest'ala del palazzo..." "... per riferirlo al Kazekage, lo so." Vaga ironia, a rimarcare lo spionaggio implicito nell'affermazione. "Ma questa è una faccenda esclusivamente personale. Il mio seguito è sotto la mia giurisdizione e io decido come e quando imporre un poco di... ahhh, disciplina." Il chuunin aveva guardato la scena, ed era rabbrividito. "Certo, ma nei limiti del..." "Limiti?" Orochimaru si era voltato di scatto, come un serpente pronto a mordere. "Quali limiti? Io ho potere di vita e di morte sui miei uomini!" Il ninja aveva fatto un passo indietro, guardandolo ad occhi sbarrati. "Ma... è chiaro che lo sapete," aveva soggiunto il mio maestro, con voce improvvisamente mielosa. "Non sarete arrivato al vostro grado ignorando le nozioni fondamentali di diplomazia." Un gesto della mano. "Su, avete svolto il vostro compito, adesso per favore lasciateci soli. Cercheremo di non disturbare ulteriormente la vostra armonia. Per il resto, non preoccupatevi: la vostra sicurezza non è in pericolo." Un attimo di silenzio teso, palpabile... "Riferirò ai miei superiori," aveva mormorato il chuunin, andandosene con i suoi uomini. Orochimaru aveva sospirato, e aveva fatto un gesto ai suoi. "Chiudete la porta." Una punta di terrore in me. Il pensiero, terribile, che forse non stavo sognando... "Ma quanto è forte questo dottorino?" La voce di una donna, stupita, accanto a me. "Ci ha costretti a usare il Segno per fermarlo." "Ha tagliato la mia ragnatela intrisa di chakra. Con le mani nude." "Sakon?" "Sopravviverò." Una voce stentata. "Questo bastardo traditore!..." Un calcio al fianco... la sensazione di una costola che si incrinava. Avevo sbarrato gli occhi, con un urlo soffocato. Questo dolore... è reale! "Ora basta picchiarlo." La voce di Orochimaru, gelida. "Prendete i morti e uscite tutti, tranne Kimimaro. Non permettete a nessuno di avvicinarsi... né di interferire." In silenzio, avevano obbedito. In quanto a Kimimaro, si era messo discretamente con le spalle alla parete, le braccia lungo i fianchi e gli occhi impassibili puntati su di me. Nessuno sano di mente avrebbe voltato le spalle a quello sguardo. Mi ero faticosamente rialzato sulle ginocchia, incredulo. Ero pieno di contusioni in tutto il corpo. Davanti a me il sangue macchiava il pavimento: cerchi color mattone, che diventavano strie rossastre dove erano stati calpestati. Non avevo più gli occhiali e istintivamente li avevo cercati, trovandoli a qualche metro da me. Ero strisciato a prenderli, tendendo una mano... e mi ero accorto che portavo i guanti da combattimento. "Che... è successo?" avevo chiesto, con un gemito. Ricordavo solo di essermi addormentato nel mio letto, abbandonato in un sonno di morte... "Che è successo?" Orochimaru mi guardava, sardonico. "Forse qualche colpo alla testa ti ha confuso al punto di non ricordarlo, Kabuto-kun? Comunque la risposta alla tua domanda è semplice: hai tentato di rubare il mio anello." Che cosa?! "Sei entrato come un'ombra nella mia stanza, mi hai conficcato un dardo intriso di narcotico in corpo e hai cominciato a frugare tra le mie cose. Hai usato una droga violenta, ma io non sono un uomo ordinario... ho sviluppato da tempo una resistenza volontaria alle sostanze tossiche. Potevo ucciderti subito, ma volevo vedere a cosa miravi, per cui ti ho lasciato fare. Nel momento che hai trovato il mio anello, ho ordinato ai miei ninja di intervenire. Hai tentato di fuggire, ma non ci sei riuscito. Comunque ti sei rivelato alquanto... difficile da catturare: hai ucciso un paio dei miei uomini, e c'è voluta l'unione di tre dei miei ninja speciali e l'attivazione dei loro Segni Maledetti per ridurti all'impotenza." Fissavo il vuoto, sconvolto. Non potevo crederci... Avrei fatto tutto questo? Io?! "Orochimaru-sama, io... io non vi avrei mai fatto del male!" "Fatto sta che ci hai provato." Un sorriso duro. "Cos'è stata, la tua vendetta? Sottrarmi qualcosa a cui tenevo, secondo le tue abitudini? Oppure... hai deciso che forse il Kazekage è un padrone migliore di me? Certo, ha mostrato di gradire molto la tua compagnia a letto... " Ero avvampato, improvvisamente consapevole che non eravamo soli. "Ma al tuo posto non mi illuderei di poter dominare quell'uomo col sesso. Si lascia volentieri ubriacare dalle sue passioni, ma non è il signore di Sunagakure per niente: alla fine dentro di sé è cinico e pragmatico come tutti i potenti. Quel che ha fatto a sua moglie e al suo stesso suo figlio dovrebbe provartelo... tante parole d'amore, ma ti garantisco che si stancherà presto del bel ragazzo coi capelli di luna, quando l'avrà usato abbastanza." Kimimaro era rimasto totalmente impassibile. Ma per il solo fatto che avesse ascoltato quelle parole su di me, lo odiavo. Lo odiavo a morte... e non mi importava che Orochimaru vedesse il mio sguardo e lo capisse! "Se è per questo futuro che mi hai tradito, Kabuto-kun..." "Non vi ho tradito!" avevo quasi ruggito, disperato. "Come potete crederlo quando la mia fedeltà a voi è stata tale da... farmi fare quel che ho fatto?!" Andare a letto col Kazekage... "Mi sono addormentato nella mia stanza... e ho ripreso coscienza di me adesso, qui, accusato di qualcosa che non so nemmeno di aver commesso! Ma sono innocente, signore! Sono innocente!..." Orochimaru mi aveva fissato a lungo, una ruga tra le sopracciglia. "Innocente, eh?" Mi si era avvicinato. "Lo vedremo." Si era chinato su di me e aveva preso la mia testa tra le mani. "Guardami negli occhi." Avevo obbedito, tremando. Lui aveva inspirato profondamente. Poi aveva cominciato a mormorare lentamente un mantra, con voce profonda, che faceva vibrare l'aria stessa nei miei polmoni. Tri-shi-la Dha-ri Da-ma-ru Da-ma-ru Bha-ja-ye Da-ma-ru... Sapevo cosa mi stava facendo. Inconsciamente avevo anche tentato di resistere. Ma era impossibile! Da-ma Da-ma... anche dentro di me cominciavo a seguire il mantra. E quegli occhi dorati si ingrandivano davanti a me. Pulsavano, la pupilla che si restringeva in una fessura ferina, come quella di un serpente. Diventavano un fuoco freddo, che da un lato mi riempiva di paura, e dall'altro di voglia di arrendermi alla loro magia... mi ero dimenticato del dolore del mio corpo, mentre quegli occhi diventavano tutto il mio universo, tutto il mio mondo, tutta la mia vita. Bha-ja-ye Da-ma Da-ma Da-ma Da-ma-ru-Bha-je, Gun-ja Om Na-mah... Il ritmo stesso delle parole evocava un kanji. Kuu. Si proiettava, nero, contro quella luce. Mi riempiva di desiderio. Il Vuoto, l'Etere, lo Spazio... una promessa magica. E il simbolo era inciso su un anello. L'anello! Portami l'anello! E improvvisamente ero in una stanzetta polverosa, circondato da marionette, i loro occhi di vetro che mi fissavano. Una marionetta era su di me. Assurdamente, sentivo il profumo delle foglie secche e della terra. Canti di uccelli e stormire di fronde. E il soffitto si oscurava... per ricamarsi di nuvole rosse che si arricciavano, geometricamente... Un colpo, quasi uno schiocco nella mia mente. "Kai!" Avevo sbattuto le palpebre, tornando brutalmente alla realtà. Orochimaru mi fissava, le mascelle contratte. "Signore," avevo cominciato, "che cosa..." Non avevo finito la domanda. Mi aveva assestato uno schiaffo, il primo che mi avesse dato in vita mia... "Hai permesso a quel bastardo di toccarti!" Ero rimasto senza fiato, portandomi la mano sulla guancia. Lui intanto si era raddrizzato, in un fruscio nervoso di seta, e si era messo a camminare per la stanza, per poi fermarsi davanti alla finestra. "Ti ha rovinato, Kabuto. Dannazione, ti ha rovinato!" Non capivo. Chi mi aveva rovinato? E come? "Quel maledetto... Sasori della Sabbia Rossa!" "Non ho mai sentito questo nome." Orochimaru aveva sospirato. "Molti lo credono morto, infatti. E' il più grande ninja marionettista di Sunagakure... un maestro nell'arte dei veleni. Ha ucciso il precedente Kazekage, diventando un nukenin. Io e lui siamo stati vecchi compagni d'armi all'interno di una certa... organizzazione, che ho lasciato diverso tempo fa... e non in termini molto amichevoli." Si era massaggiato il polso sinistro, come se rammentasse una vecchia ferita. "Sono anni che mi sta dando subdolamente la caccia. Non potendo attaccarmi direttamente, ha pensato bene di cercare una persona che mi stesse vicino, perché diventasse la sua spia e il suo agente presso di me." Si era voltato a guardarmi. "E ha trovato... te." Quella marionetta che mi ha attaccato nella Foresta della Morte! Con un brivido gelido, comprendevo finalmente tutto. Sasori era proprio il creatore di marionette di cui Kankurou mi aveva parlato, quando avevo incontrato la sua squadra. Doveva essersi infiltrato a Konoha perché le sue spie a Sunagakure l'avevano informato dell'accordo segreto tra Suono e Sabbia. Nascosto accanto ai figli del Kazekage, era rimasto in paziente attesa del contatto di Orochimaru... ... finché non sono arrivato io, con la sua parola d'ordine. Che mi ha salvato la vita, ma mi ha anche indicato senza dubbio come la persona che stava cercando. "Cosa mi ha fatto?" avevo chiesto, con voce tremante. "La sua solita tattica per procurarsi i suoi servi: ti ha catturato e poi ti ha iniettato un veleno caratteristico, di cui è il solo a possedere il segreto. Ora che l'hai in corpo, può imprimerti subliminalmente i suoi ordini, facendoti agire senza nemmeno che tu te ne renda conto." Un sospiro. "Sei il suo schiavo, totalmente inconsapevole, perfettamente razionale quando agisci per suo conto. Ti ha ordinato in qualche modo di portargli il mio anello, che lo interessa molto, e tu... per poco non sei riuscito nella tua impresa." "Questo vuol dire che potrei tradirvi senza nemmeno sapere quel che faccio?!" "Esatto." "Ma è orribile! Ci dev'essere un antidoto..." "No, Kabuto. Questo è il problema. Non esiste antidoto, perché questo veleno particolare non appartiene nemmeno al mondo reale, ma è evocato dalla dimensione magica. E resterà nel tuo corpo... per tutto il resto della tua vita." Mi ero sentito impallidire. Suonava come una sentenza. "E adesso?" avevo mormorato. Orochimaru aveva esitato, a lungo. "Non c'è molto che si possa fare. E quel che è appena successo..." aveva indicato la distruzione intorno a lui, "toglie ogni dubbio sulla tua pericolosità. Non puoi più stare presso di me: non posso permettere a una spia di Sasori... specie una con le tue capacità, di seguirmi. Mi dispiace, Kabuto, ma la nostra strada insieme finisce qui." I miei occhi avevano fissato il vuoto. La nostra strada insieme finisce qui. Finisce qui. Finisce qui... Tutta la mia vita finiva lì! "Peccato, ragazzo mio. Mi ero abituato alla tua presenza, alla tua compagnia." La voce di Orochimaru era carica di tristezza. " Ti ho cresciuto per anni, per fare di te il più utile e affidabile dei miei sottoposti." Un profondo sospiro. "Tutto questo lavoro, e questi sacrifici... sprecati in un istante." Il vuoto. Non sentivo altro che quello davanti a me, intorno a me... "Cosa devo fare, signore?" Lottavo per ingoiare le lacrime. "Vi prego, ditemelo! Cosa devo fare?!" "Risponditi da solo!" Quella risposta aveva costretto la mia mente scioccata a ripiegarsi su se stessa. Un veleno che non si può estirpare. La mia volontà per sempre al servizio di un nemico, che mi adopera come una delle sue marionette contro... l'unico futuro che ho. Non avevo che una soluzione. La mia mano, lentamente, si era infilata nella piega della fusciacca, estraendo la kodachi. Kimimaro era trasalito ma Orochimaru non si era mosso. I suoi occhi magici si erano dilatati lievemente, il suo respiro si era affrettato. "Non ti sto chiedendo questo..." "Non potete lasciarmi vivere," l'avevo interrotto, con voce strozzata. "So troppe cose... su di voi, sui vostri piani. Sasori o qualcun altro potrebbe strapparmi facilmente i vostri segreti, una volta che mi cacciaste via. E io non voglio che questo accada..." "Oh, Kabuto." Orochimaru mi fissava, incantato. "Avrei voluto... stare con voi per sempre." Sentivo il panico salire dentro di me, ma l'avevo represso con forza. "Ma se non posso... tanto vale che tutto finisca qui. Non voglio essere un pericolo per voi." "Sapresti davvero rinunciare alla tua vita... per me?" "Io... sono un ninja, Orochimaru-sama." La verità era che non sopportavo l'idea di lasciarlo. Avevo posato la kodachi sul pavimento, e mi ero inchinato per nascondere la mia commozione. "Vi prego, signore, datemi... il permesso di andarmene!" Dove possa smettere di soffrire per questo mio amore senza speranza... Il mio maestro era rimasto immobile. Poi, lentamente, si era inginocchiato a terra, indifferente alle macchie di sangue sul pavimento. "Non avrei mai voluto perderti, Kabuto. Ma se questa è la tua scelta... così sia." Mi aveva fatto un sorriso remoto. "Resterò qui, davanti a te. Ti guarderò mentre compirai questo passo supremo, rendendoti onore. Sarò con te... fino alla fine." Fino alla fine. Mi ero raddrizzando, fissando il vuoto e preparandomi per il seppuku. Ecco, è arrivato il momento. Devo uccidermi subito, senza esitare. Prima che il mio istinto di sopravvivenza diventi disperato dentro di me. Prima che abbia il tempo di pensare, di pentirmi, di lasciare che il mio io animale prenda il sopravvento. Avevo guardato le mie mani che afferravano il pugnale. Non ho paura. Non è nulla di diverso da quella danza di morte che è sempre stata la mia vita. Me ne vado che non sono ancora nemmeno un uomo, ma che importa? Ho sperimentato emozioni che altri non proveranno per tutta la loro pigra e stupida esistenza. Ho scelto io il mio destino... Avevo sollevato la kodachi, tenendola con le due mani. E mi ero bloccato. Oh, no! La mia abilità innata! Sentivo la mia energia accumularsi istintivamente sul bersaglio che avevo in mente, per difenderlo. Mi bastava pensare all'addome, e si concentrava lì... inclinavo la punta della lama verso il cuore, e istantaneamente il mio qi si accumulava nel pericardio! Orochimaru vedeva che esitavo. Ma questo sembrava aumentare sensualmente la sua aspettativa: i suoi occhi dorati quasi mi divoravano, nell'assoluta immobilità del suo corpo. Aveva addirittura sincronizzato il suo respiro col mio, lo udivo chiaramente nel silenzio perfetto della stanza. I miei occhi erano andati a Kimimaro. Ora sì che il suo sguardo era turbato, mi fissava con qualcosa di simile alla compassione. Condivideva i miei sentimenti, capiva le mie ragioni. Mi faceva provare una sorta di strano sentimento di fratellanza, il primo che avessi mai conosciuto. "Aiutami," l'avevo implorato. Aiutami a morire... "Sì," aveva annuito. "Lo farò, Kabuto-san." Si era messo in piedi al mio fianco, un perfetto concentrato di chakra. Avevo sentito un suono raccapricciante, che mi aveva costretto a voltare la testa per cercarne la fonte. Avevo visto il palmo della sua mano che si apriva sanguinante: e qualcosa di biancastro e roseo fuoriusciva lentamente, come spinto da una forza interiore. Il suo potere! Ci voleva il mio addestramento medico per non vomitare a quella scena. E tuttavia, con un fascino nauseato, avevo ammirato il gioiello che Kimimaro aveva saputo creare: una spada ossea dal filo quasi translucido... capace di decapitarmi in un istante. "Fai presto." Avevo respirato profondamente, e avevo puntato la lama al cuore, il bersaglio più sicuro. "Nel momento in cui mi... colpirò, il mio potere di guarigione cercherà sicuramente di salvarmi. Non lasciarmi a lottare contro di esso..." "Il potere di guarigione!" L'esclamazione improvvisa di Orochimaru aveva squarciato di colpo l'atmosfera solenne della stanza. "Kabuto! Non ucciderti!" Ero trasalito, violentemente. Non ucciderti! E perché? Non capivo. Non riuscivo quasi a respirare. Non riuscivo a pensare! Guardavo il mio pugnale, con occhi sbarrati. Dentro di me il terrore si era rovesciato: ormai avevo paura di vivere... "Kimimaro! Fermalo!" Istantaneamente la spada d'osso si era abbattuta di piatto sui miei polsi, paralizzandoli e strappandomi un urlo soffocato. La kodachi era caduta davanti a me, e non si era ancora spento il tintinnio metallico della lama sul pavimento che già Kimimaro mi aveva afferrato le braccia per torcermele dietro alla schiena... "Obbedisci al signore, Kabuto-san!" Avevo lanciato un grido selvaggio di disperazione, dibattendomi in preda a una crisi isterica. "Perché?" gemevo, in lacrime. Ero così pronto! "Perché?!..." Orochimaru mi si era avvicinato con urgenza, rannicchiandosi davanti a me e afferrandomi per le spalle. "Ascoltami, Kabuto-kun! Mi ero scordato della tua abilità innata. Forse abbiamo ancora una possibilità per salvarti. Terribile e disperata, ma dobbiamo coglierla al volo." Mi ero calmato di colpo e avevo fissato il vuoto, incredulo. Una possibilità? "Ricordi il mio serpente bianco? È un guaritore, e potrei evocarlo e ordinargli di divorare il veleno che è dentro di te, per poi portarselo appresso nella dimensione magica a cui appartengono entrambi. Ma l'unico modo in cui potrebbe purificarti sarebbe... dall'interno del tuo corpo." Dall'interno?! "Il problema è che ogni cosa che viene evocata su questo piano dell'esistenza, diventa reale. Come il veleno di Sasori, anche il mio serpente sarebbe un'entità concreta. E inserirlo in un corpo umano vivente sarebbe una procedura... traumatica." Ero un medico, e mi venivano in mente solo tre sistemi. Uno più orrendo dell'altro. "Nessuno naturalmente può sopravvivere a un trattamento del genere... ma tu forse sì! " Orochimaru mi fissava, ansiosamente. "Se attivi i tuoi poteri di guarigione e li concentri sul percorso del serpente bianco. Farei in modo che il tutto duri solo pochi minuti, per non abusare della tua abilità innata; ma sarebbe questa a salvarti!" Un tremito quasi epilettico mi aveva colto. "No," avevo balbettato, inorridito. "Oh, no, signore, no, no..." Non si rende conto dell'atrocità di quel che mi propone? Per usare il mio potere dovrei restare vigile e cosciente durante tutta l'operazione! Nemmeno la fantasia del più perverso dei torturatori avrebbe potuto inventare un supplizio peggiore. Sarei sicuramente impazzito dal dolore, e probabilmente non avrei avuto neanche chakra sufficiente per guarirmi dalle ferite interne che mi sarei procurato... "È la tua unica possibilità," aveva mormorato lui. "L'unica!" "Non ce la farò mai," avevo singhiozzato, scuotendo la testa. "La tua libertà, Kabuto-kun! Hai giocato tutto nella tua vita per ottenerla. Puoi tentare di vivere da libero... invece di morire come schiavo! Un vero shinobi combatte le sue battaglie. Vuoi provare a combattere anche questa?" Tremavo, in preda al terrore più grande della mia vita. La mia libertà... "Ti aiuterò, lotterò con te per la tua vita," aveva mormorato lui, e le sue mani avevano raccolto il mio volto come avrebbero fatto un fiore di loto. "Ti darò la mia forza, il mio respiro... la mia anima." E la sua bocca, incredibilmente, era scesa a sigillare la mia.
Il dolore si dimentica... è un pozzo da aggirare nella nostra mente. Non è necessario guardarci dentro. Si può chiudere il pozzo e guardare oltre. Guardare oltre. La mia vita è piena di pozzi, Kabuto-kun. Non sono diventato ciò che sono senza aver conosciuto le pieghe del dolore, e la logica del dolore, e il potere del dolore. Se tu vedessi le ferite che martoriano il mio corpo, questo mio strumento lanciato nell'infinito per catturarlo... oh che strumento inadeguato! Eppure io so che pagando il prezzo adatto, posso raggiungere quella perfezione. Cerco il tutto... e il prezzo che sono disposto a pagare è il tutto. Il ricordo della voce di Orochimaru... mi cullava nel silenzio. Ora sei libero, Kabuto-kun. Veramente libero. Forse non lo sei mai stato in vita tua, avevi il mio sangue nelle tue vene, lo spirito del serpente che è così caro alla tua arte. Ora anche quello spirito è stato asportato, assieme al veleno di Sasori. Ti rimane il tuo corpo, questa sinfonia di forza nascosta e di debolezza palese, la magia delle tue mani di guaritore e assassino, e una mente astuta e ribelle. Anche tu come me ora non sei che un uomo nell'infinito. Tutte le strade aperte davanti a te... come questo deserto dove ogni direzione è quella giusta. Il vento soffiava, freddo. Rabbrividivo, sulla duna dove ero stato abbandonato, assieme alle mie cose. La luce della luna illuminava le mura lontane di Sunagakure. Mi chiedono perché non ti ho lasciato morire, perché ora che ti ho liberato dai tuoi vincoli non ti uccido, ora che puoi diventare mio nemico, che puoi raccontare ai miei nemici tutti i miei segreti. Ma la verità è che non mi costa nulla lasciarti libero: sai molto, è vero, ma so molto più io di te... che tu di me. Il mio corpo... lo sentivo così lontano, pesante, intorpidito. Non avevo più una stilla di energia, ero un cadavere mosso da un filo di volontà animale. Ma almeno non avevo più la forza nemmeno per soffrire. Il freddo mordeva la mia carne il tempo necessario per renderla insensibile. Sono molte le cose che si imparano nella solitudine, Kabuto-kun... e nell'agonia. Attraverso le lenti sporche, le stelle erano macchie di luce dura. Si conosce l'unica cosa che possediamo, noi stessi... Un'ombra era apparsa su di me, eclissandole senza rumore. Due dita dure sulla mia gola, a sentire se ero ancora vivo. ... e la nostra forza. La voglia di vivere che abbiamo dentro di noi e che spesso colpevolmente dimentichiamo. Braccia forti mi sollevavano da terra. Il mondo si era messo a volare intorno a me. Si impara a sognare la realtà, e a vivere in un sogno... Il vento non c'era più, lo sentivo ululare ma non mi toccava. Odore di pietra secca. Una torcia chimica accesa, luce fioca a illuminare crude pareti di roccia. Qualcuno forzava le mie labbra sanguinanti ad aprirsi, per inserire l'estremità di una borraccia tra di esse. Un liquido caldo aveva suscitato ricordi di sofferenza, avevo emesso un gemito. Mani esperte mi avevano spogliato, alla ricerca di ferite che sapevo non essere granché visibili. Non trovandole, mi avevano massaggiato per rianimare i miei muscoli inerti. Altri ricordi di dolore, mi ero messo a lamentarmi fiocamente. Un mantello si era adagiato sulla mia pelle, acqua fresca sul mio volto, sui miei occhi secchi e gonfi. Li avevo aperti, con uno sforzo. Senza occhiali non vedevo altro che una sagoma massiccia, avvolta in stoffa nera, con un turbante e un velo a coprire la faccia ad esclusione degli occhi. "Non aver paura, mio povero ragazzo della luna. Sono io." Era il Kazekage.
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