Kabuto Gaiden

 

Capitolo 11: 合格 (Goukaku) (Promozione)

 

di Hana-bi

 

 

 

"Karasu ha tante doti," rideva il ninja della Sabbia, muovendo con invisibili fili di chakra una grottesca marionetta di dimensioni umane. "E' robusto, agile, pieno di sorprese. Ma ti garantisco che non parla!"

Accanto al fuoco che i tre avevano sfacciatamente acceso tra i sassi, mi ero stretto le braccia al corpo per placarne il tremito.

"Io... l'ho visto su di me. E mi ha detto..."

Mi ero interrotto. Non ricordavo più che cosa mi avesse detto.

Quel cielo nero con le nuvole scarlatte...

"Hai battuto la testa," aveva detto il giovane dalla faccia dipinta, con una smorfia.

E a una danza delle sue dita, la marionetta si era afflosciata a terra con un rumore sordo.

L'avevo guardata, rabbrividendo. "E' una tecnica del villaggio della Sabbia, vero?"

"Esclusiva," aveva risposto lui con orgoglio.

"Quante altre marionette da guerra hai con te?"

"Due. E nessuna di loro si muove da sola. L'unico che sa il segreto di come usarle, a parte me... è il loro creatore. Ma è scomparso da vent'anni, e forse è morto."

"Kankurou," era intervenuta la ragazza, "parli troppo."

E il marionettista aveva taciuto, contraendo con disappunto quel suo volto dipinto.

"Sasuke Uchiha..."

La voce del ragazzo più giovane era priva di emozione. Aveva pronunciato quel nome quasi assaporandolo tra le labbra asciutte, come una pietanza.

"Il mio signore vi chiede di evitare di scontrarvi con lui."

"Perché?" aveva chiesto la ragazza.

"Esiste la possibilità concreta che lo si possa condurre dalla nostra parte."

Il ragazzo tracciava pigramente dei segni al suolo, usando un bastoncino. Li avevo guardati, ed erano la riproposizione del kanji Ai, che doveva ossessionarlo...

"L'ho incontrato... è forte." Il bastoncino strisciava a terra. "E' come me. E' destino... che lo uccida."

"Gaara, no." La ragazza gli parlava con nervosa condiscendenza. "Basta con le morti inutili. Ormai abbiamo tutti i rotoli che vogliamo..."

"I rotoli?" Gli occhi cerchiati di nero del ragazzo si erano alzati. "Io non uccido per i rotoli. Uccido... per esistere. E se uccido uno forte come Sasuke Uchiha... la mia esistenza sarà ancora più sicura."

"Lo ucciderai un'altra volta," aveva detto Kankurou. "Ora dobbiamo obbedire agli ordini!"

"Forse dovrei uccidere te." Quegli occhi fissi si erano girati su di lui. "Sì, perché no?"

"Perché siamo fratelli."

"Abbiamo lo stesso padre... la prima persona che mi vuole morto. E' un buon motivo per toglierti di mezzo..."

Senza che ci fosse una bava di vento, un turbine color ocra aveva cominciato a circondare il ragazzo. Avevo battuto le palpebre, chiedendomi se non fossi vittima di un'illusione ottica... in quanto al marionettista, aveva sbarrato gli occhi con espressione terrorizzata.

"Aspetta, Gaara!" La ragazza si era interposta urgentemente tra i due, con un sorriso teso. "Stai tranquillo. E' questo luogo che ti innervosisce."

"E' sporco. Sporco." Gli occhi fissi del ragazzo si giravano intorno. "Chiuso. Soffocante. La pelle... si sente strana."

"E' l'umidità. Non ci sei abituato. Tu sei una creatura del deserto. Presto ci torneremo, fratellino..."

"Voglio... purificare questo luogo."

"Siamo qui per questo," aveva detto lei, con dolcezza. "Per seccare la Foglia e ridurla in polvere. Non sprecare un pensiero per un insignificante avversario, avrai tempo per sterminare lui e chiunque altro, con comodo..."

La sabbia era caduta a terra.

"Sì, Temari."

E di nuovo si era messo a tracciar segni col bastoncino.

La ragazza aveva emesso un lieve sospiro, portandosi una mano sul petto. Il velo di sudore sulla sua fronte rivelava la sua reale tensione.

Dunque il più giovane è Gaara, quello che nelle comunicazioni con la Sabbia viene definito l'Arma Finale.

Un ragazzetto psicotico difficilissimo da controllare anche per i suoi stessi fratelli.

Temari si era voltata verso di me.

"Faremo il possibile per accontentare il tuo padrone, ma non possiamo dare garanzie. In quanto al messaggio per Baki-sensei, glielo consegneremo." Un'occhiata allusiva a Gaara. "E ora... ti consiglio di andartene, finché sei in tempo."

 

 

 

Sì, dovevo andarmene. Era tempo che raggiungessi quelli che ormai erano diventati i miei pupilli, per vedere come se la cavavano.

Li avevo facilmente ritrovati (si muovevano in maniera abbastanza rettilinea, diretti verso la torre centrale) e mi ero messo a seguirli discretamente, scivolando tra gli alberi senza rumore e fondendomi con tutte le ombre di cui la foresta abbondava.

Sasuke si era ripreso, ma non del tutto: ogni tanto lo vedevo sbiancare durante la sua marcia, artigliarsi il collo e chiudere gli occhi. Gli succedeva quando richiamava il chakra dentro di sé, per potenziare un salto, aderire ai rami degli alberi nell'arrampicata, o tentare di usare il suo potere oculare per perlustrare i dintorni. Specialmente l'uso dello Sharingan lo metteva in crisi: non faceva neanche in tempo ad attivarlo che si piegava in due a vomitare.

Ma era ostinato a non volere che Naruto sapesse del suo problema. Più volte avevo captato le conversazioni sibilate tra lui e Sakura, mentre il compagno veniva mandato in avanscoperta o allontanato con qualche altra scusa.

Non devi dirgli che sto male, per nessuna ragione! E' uno stupido emotivo, andrebbe nel panico più totale. O si monterebbe la testa.

Mi chiedevo quale delle due situazioni avrebbe più disturbato Sasuke: non riuscivo a capire la natura esatta dei suoi sentimenti verso Naruto. Avrei voluto chiarirlo nella maniera più semplice, cioè uccidendo il biondino; ma dovevano terminare la prova in tre... mi toccava tenermi quella curiosità.

Li avevo seguiti con pazienza, finché non erano giunti in vista della Torre. Sakura e Naruto avevano esultato come due bambini; Sasuke si era limitato a un'occhiata soddisfatta, ed era andato a procurarsi dell'acqua da bere in un ruscello lì vicino.

Approfittando della sua assenza, Naruto aveva affrontato il problema di avere un solo rotolo: quello del Cielo, che Sasuke aveva sottratto alla triade del Suono. Evidentemente non erano ancora riusciti a procurarsi il secondo. L'aveva estratto dalla borsa, e con una semplicità disarmante aveva proposto a Sakura di aprirlo per vedere cosa ci fosse dentro, e poi crearne uno falso della Terra truccando un altro cilindro in suo possesso...

Non avevo potuto credere alle mie orecchie.

Pensa davvero di poter ingannare gli esaminatori con un trucco del genere?

La cosa più preoccupante era che Sakura sembrava assecondarlo. Quella ragazza mi era sembrata molto razionale, ma forse per via della stanchezza, e forse perché sotto sotto covava un'anima di teppistella anche lei, stava per dar retta a Naruto...

Quei due comprometteranno l'intero esame se non mi sbrigo a fermarli!

E così, maledicendoli in cuor mio, ero stato costretto a piombare in mezzo a loro proprio nel momento in cui si accingevano ad aprire il rotolo.

"Non fatelo!"

"Kabuto-san?!" avevano gridato in coro, spaventati.

"Siete pazzi?!... Sareste eliminati proprio in vista dell'obiettivo finale!"

E fareste fallire la missione datami da Orochimaru... farvi concludere questa dannata seconda prova!

I due ragazzi si erano messi a balbettare scuse, ma non li avevo ascoltati. I miei istinti di ninja avevano percepito l'avvicinarsi precipitoso di un avversario...

Sasuke!

Doveva avermi visto accanto ai suoi compagni, e senza esitare era partito alla loro difesa.

Mi ero voltato di scatto a fronteggiarlo. I suoi movimenti naturali erano molto eleganti, non avevano nulla dell'impaccio dell'adolescenza; e i suoi abiti malridotti non nascondevano una struttura fisica elastica e aggraziata. Qualche motivo c'era per spiegare l'interesse di Orochimaru in quel ragazzo...

E naturalmente poi c'erano quegli occhi. Sasuke infatti stava utilizzando comunque la sua abilità innata, nonostante il dolore; e avevo osservato come quelle iridi passassero dal nero profondo a un rosso acceso, per prevedere i miei movimenti.

O per copiarli, come si dice che faccia Kakashi.

Avevo finto sgomento a quell'attacco, mettendomi in un'approssimativa posizione di difesa. In realtà ero prontissimo a reagire: mi incuriosiva testare le capacità di quel ragazzo, e mi chiedevo se nell'eccitazione il Segno Maledetto si sarebbe attivato un'altra volta...

Ma Sakura e Naruto erano balzati davanti a me per fermare il compagno, gridandogli che non ero un nemico e non stavo facendo nulla di male.

Peccato.

Tornata la calma, Sasuke si era fatto raccontare com'erano andate le cose, e poi aveva rimproverato aspramente i suoi amici, che lo ascoltavano vergognosamente a testa bassa. Ovviamente lui aveva già utilizzato lo Sharingan per osservare il rotolo, e aveva intuito che conteneva un'arte magica. Gli avevo confermato che probabilmente era così: l'esame precedente aveva previsto un test del genere per la consegna di un messaggio, e chi aveva ceduto alla curiosità e l'aveva aperto era caduto in un sonno comatoso, da cui era uscito... fuori tempo massimo.

A quel punto Sasuke si era rivolto verso di me e mi aveva chiesto la cosa più ovvia: cosa ci facessi lì.

Non avevo fatto fatica a inventarmi prontamente una storia credibile: era la mia specialità.

"I miei compagni sono già alla torre, ma io ho scelto di restare indietro. Abbiamo incontrato più in là una squadra in difficoltà, con uno dei componenti ferito piuttosto gravemente. Mi sono offerto di fermarmi a soccorrerlo, e gli ho consentito almeno di sopravvivere fino all'arrivo degli esaminatori. In cambio i suoi compagni mi hanno dato il loro rotolo, dato che il loro esame si concludeva comunque lì."

"Vuoi dire che... non hai dovuto nemmeno combattere per averlo?"

"Non era specificato il modo in cui si dovevano ottenere questi rotoli," avevo risposto gaiamente, e avevo estratto da una piega della fusciacca l'oggetto del loro desiderio. "Ecco qua il mio onorario di medico!"

I ragazzi l'avevano fissato in silenzio.

"Per me è un bel successo," avevo detto, fingendo di non accorgermi della loro tensione. "I miei compagni mi consideravano assolutamente inutile, ma alla fine anch'io ho saputo fare qualcosa di buono. Quando vedranno che sono riuscito anch'io a procurarmi un rotolo..."

"Non lo vedranno," mi aveva interrotto Sasuke.

L'avevo guardato, smettendo di sorridere. Si stava mettendo in guardia.

"Mi spiace, ma quello è proprio il rotolo della Terra che manca a noi per superare quest'esame. Ora dovrai difendere il tuo bottino, o diventerà il nostro. Preparati."

"Sasuke!..." aveva esclamato Naruto, sdegnato. "E' così che ringrazi Kabuto-san?! Ci ha appena salvato il culo e tu lo sfidi?!"

"In effetti questo è molto strano," avevo detto, senza staccargli gli occhi di dosso. "Sasuke-kun, perché mi stai sfidando in modo che mi metta all'erta? Un vero ninja non l'avrebbe fatto... mi avrebbe attaccato a tradimento per portarmi via il rotolo."

Sasuke era arrossito evidentemente.

"Diciamo... che è il modo in cui ricambio il tuo favore di prima. Ti do una possibilità in più."

"Ma ormai sai bene che io non sono un vero guerriero. Conosco le tecniche fondamentali e al massimo so difendermi passabilmente. Però sono un medico, non possiedo arti magiche marziali né arti illusorie al di là di quelle che possono servirmi per un'anestesia. Tu invece... sei un Uchiha. Come puoi pensare che possa vincere contro di te?"

Le fini sopracciglia di Sasuke si erano incurvate.

"Qualcosa mi dice che non sei sincero, Kabuto. Che non sei quel che sembri."

Non avevo potuto trattenere un sorriso.

Intuitivo, il ragazzo...

"Ma che scemenze stai dicendo?!" era sbottato Naruto. "Ti metti a offendere l'unica persona decente che abbiamo conosciuto in quest'esame?... Come sarebbe a dire, che non è quel che sembra? E' un medico! Non l'hai visto mentre curava Mister Sopracciglia? Tu ne saresti stato capace? E poi ci ha aiutato, perché mai avrebbe dovuto farlo se fosse un nemico?... Tu sei paranoico, Sasuke!"

"Può darsi," aveva digrignato lui. "Ho imparato a mie spese a non fidarmi di nessuno!"

"E non è una cosa sbagliata," avevo detto, annuendo. "L'errore casomai potrebbe essere... quello di attaccare scoprendosi in difesa."

Era seguito un istante di silenzio.

"Che vuoi dire?" mi aveva chiesto Sasuke, con aria sospettosa.

"Siamo in vista della nostra meta. Tutte le squadre superstiti stanno convergendo là, alcune con i rotoli... e altre che ne sono in caccia. La probabilità di scontrarci con una di esse ora è molto maggiore, e sia io che voi abbiamo qualcosa di importante da perdere. Propongo quindi una tregua tra di noi: raggiungiamo la torre e proteggiamoci a vicenda. Voi siete abili a combattere e io posso curarvi e darvi la mia esperienza. Saremmo più forti in quattro." Una pausa. "Quando ritroverò i miei compagni, vedrò la situazione dei loro rotoli. Se la mia squadra avrà la sua coppia per passare l'esame... darò a voi questo rotolo della Terra." Avevo fissato Sasuke. "Altrimenti, mi impegno a battermi contro di te, come vorresti che facessimo adesso."

"E' una proposta ragionevole," aveva detto Sakura, nel silenzio.

Sasuke aveva annuito.

"Sì, è ragionevole. Accettiamo."

 

 

 

E così, in quattro, avevamo raggiunto la nostra meta finale.

Non eravamo stati sfidati da nessuno, e le squadre più aggressive avevano preferito trovarsi bersagli più comodi. In quanto ai kagemusha dei miei cugini, erano ottimamente nascosti con arti ninja superiori a quelle dei genin ordinari, e non correvano rischi. Mi avevano notato assieme ai ragazzi, e a un mio cenno segreto mi avevano raggiunto davanti alle porte della torre.

"Kabuto!" mi avevano chiamato, con aria seccata. "Dove ti eri cacciato?!"

Mi ero mostrato imbarazzato.

"Scusatemi," avevo detto, inchinandomi. "Però... ne è valsa la pena! Guardate!" E avevo tolto dalla fusciacca il rotolo della Terra.

Per tutta risposta il finto Tsurugi aveva sbuffato.

"Hai perso tempo per niente!" E dalla sua veste aveva estratto ambedue i rotoli che gli avevo consegnato.

Li avevo guardati, simulando un'adeguata espressione colpita.

"Senpai, io... non potevo saperlo..."

"Se non te ne andassi sempre in giro per conto tuo, l'avresti saputo!"

"Avete ragione, vi domando perdono."

Mi ero voltato verso i ragazzi, che mi guardavano con occhi tondi. Poi ero andato da Sasuke, e gli avevo teso il rotolo.

Con mia sorpresa, aveva esitato a prenderlo.

"Così non mi sembra giusto," aveva mormorato.

"Fai conto che abbia accettato la tua sfida e mi sia arreso."

Ma non si decideva.

"Sasuke, non fare il cretino!" aveva detto Naruto, con voce tremante. "Prendilo!"

"Non siamo abbastanza forti per andare in caccia di altre squadre," aveva annuito Sakura, e il suo sguardo preoccupato era fisso sul collo del compagno. "E manca solo mezza giornata alla scadenza dell'esame."

"Quindi dobbiamo farci regalare la promozione da questo sconosciuto?"

Mi ero finto dolorosamente colpito da quel termine, sconosciuto.

"Non vi sto regalando niente," avevo risposto, con un sospiro. "In fin dei conti con voi mi sono trovato bene. Avete convinto Neji a liberarmi e poi mi avete protetto in questo spostamento. Non volete proprio accettare la mia gratitudine?" Mi ero voltato verso Naruto. "Neanche tu, Naruto-kun?"

Con un vago stupore l'avevo visto rattristarsi.

"Io... so cosa vuol dire."

Mi ero avvicinato a lui.

"E allora prendi," gli avevo detto, e gli avevo teso il rotolo. "Da amico ad amico. E... congratulazioni per aver passato il secondo esame."

"Kabuto-nō-nii-san," aveva balbettato, commosso.

E mi era piombato tra le braccia.

"Naruto!..." aveva mormorato Sakura, scandalizzata.

"Va tutto bene," avevo detto, incredulo a quel gesto di confidenza fisica.

Lui si era staccato da me, tenendo felicemente il rotolo. E si era asciugato la faccia con la manica sudicia, strisciandosi la faccia di ulteriore sporco.

"Quando sarò Hokage... Kabuto-san, io ti prometto... beh... tutto quel che vuoi, d'accordo?"

"Sì," avevo annuito. E con un inchino ero arretrato, tornando dai miei compagni. "Buona fortuna, ragazzi."

 

 

 

La torre aveva pareti massiccie, tagliate nella pietra. Dentro, un'atmosfera quasi solenne aveva preso posto di quella selvaggia al di fuori. E il silenzio era profondo.

Eravamo avanzati nella semioscurità, i nostri passi che riverberavano tra le pareti.

E a un certo punto avevamo sentito una voce tenorile, morbida e insinuante.

"Benvenuti."

Un uomo sui trent'anni era appoggiato alla parete, con le braccia conserte sul petto. Era vestito con un'uniforme tradizionale da jounin, e la fascia che serrava un'alta coda di capelli castani recava il simbolo del Suono.

Si era voltato a guardarmi, e avevo riconosciuto la magia dei suoi occhi...

Orochimaru!

Un cenno verso di me. Due dita a indicare i miei compagni, un gesto morbido come una danza.

Allontanatevi.

Non avevo avuto bisogno di vederli per comprendere il loro risentimento. Ma in silenzio avevano obbedito, arretrando fino ad arrivare fuori dalla portata d'orecchio.

Mi era costato uno sforzo restare perfettamente immobile, ostentare nient'altro che un lieve sorriso, come avrei fatto davanti a un estraneo. Dentro di me ero emozionato come un bambino a trovarmi di nuovo, e finalmente, di fronte al mio maestro.

"Mi sono molto divertito." La voce di Orochimaru era il sussurro di una persona sconosciuta, ma ci riconoscevo tutti i suoi toni, le sfumature sensuali che con me non si sentiva in dovere di nascondere. "E tu, Kabuto-kun?..."

Quel sorriso...

In qualche modo doveva avermi visto mentre vagavo per la foresta uccidendo come un kami malvagio.

"E' stato... interessante, signore."

"I miei giovani di Konoha hanno passato la prova?"

"Tutti, secondo i vostri ordini."

Aveva teso la mano verso di me. "Le tue osservazioni?"

Gli avevo consegnato il mio mazzo di carte, attivandone la scrittura segreta. Le aveva prese, scorrendole rapidamente una ad una.

"Parlami del mio Sasuke."

Avevo fatto il vuoto dentro di me. Un vuoto così totale da farmi sentire... come se fossi morto.

"Ho scritto tutto sulla sua carta."

"Voglio la tua opinione a voce."

"E'... degno di voi. Ma è ancora grezzo in molte cose."

"Come il diamante trovato nel greto del fiume."

"L'avete marchiato col Segno Maledetto..."

"Per lucidare quella pietra preziosa... per vederla splendere tra le mie mani."

Avevo chinato la testa.

"Non invidiarlo, Kabuto-kun." Una carezza con due dita, solo uno sfioramento malizioso sotto il mento, ma era bastata a farmi trasalire. "So che l'hai fatto, ma tra voi due il privilegiato resti tu. Con te... ho preferito incidere il mio marchio là dove nessuno può vederlo." La sua voce si era abbassata. "Nel tuo cuore."

Mi ero sentito arrossire.

"E sappi che il dolore che ogni tanto ti faccio provare... è nulla a paragone dell'agonia di quel ragazzo." Orochimaru aveva ridacchiato. "Il suo magnifico corpo si sta ribellando alla magia della trasformazione... il potere che tanto desidera lo brucia, smaniando per essere usato. Sarà quella sensazione di potere che lo illuderà di liberarsi dalla schiavitù dell'odio. E invece... lo renderà mio schiavo." Un guizzo della lingua sulle labbra. "Un Uchiha tutto mio... ah, sarebbe delizioso!"

"Perché parlate al condizionale?"

"Perché potrebbe comunque morire. Per il Segno, per il dolore, nel combattimento... il mio Sasuke non lo sa ancora, ma è questo il suo vero esame: sopravvivere." Una lieve alzata di spalla. "E io non ho intenzione di alzare un dito per aiutarlo: voglio vedere se è veramente un diamante... o soltanto un volgare pezzo di vetro."

Avevo sentito i miei occhi inclinarsi in un sorriso.

Però anche i diamanti si possono rompere, se si colpiscono nel punto giusto.

"Il messaggio per Baki?"

"Consegnato." Una pausa. "Troverete anche le mie osservazioni sui ninja della Sabbia."

"Ti hanno accolto bene?"

Avevo avuto l'impulso di raccontare della marionetta che mi aveva attaccato... ma mi rendevo conto che era una cosa troppo folle, inspiegabile. Forse davvero un'allucinazione da trauma, o l'effetto di qualche pianta tossica che non conoscevo.

"Sì, signore, mi hanno accolto abbastanza bene. Anche se la mia esperienza con il giovane Gaara è stata... inquietante."

"Non c'è da sorprendersi. E' un Jinchuuriki."

Avevo sentito i capelli rizzarmisi sulla nuca.

L'Arma Finale...

"Volete dire... che è il contenitore umano di uno dei terribili spiriti cercoteri?!"

Orochimaru aveva annuito.

"E non è il solo presente a quest'esame." Mi aveva restituito una delle mie carte. "C'è anche... lui."

L'avevo fissata, incredulo.

Naruto Uzumaki!

 

 

 

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