NOTE: i personaggi nn sono miei, ma di Kurumada sensei.... ma come tutti i
miei amici sanno, nelle mie fantasie più sfrenate sono miei davvero ;P
H____H
Just lonely
souls di
Sakura
"Il silenzio che
incombe su questa casa a volte è spaventoso. Possono passare giorni prima
che possa sentire altro rumore che non sia il mio.
Spesso è così difficile sopportare la solitudine che mi prende,
soprattutto d'inverno, quando le ombre della sera scendono con grande,
troppo, anticipo.
Ed il freddo, glaciale e spietato, soprattutto con me, che vivo del calore
del sole, mi toglie il respiro e un pezzo della mia anima.
"Mai nessuno che venga a trovarmi, a darmi anche un solo saluto ...
ma che dici, Milo? Tu non alzi nemmeno un dito ... ti isoli e ti allontani
da tutti. Tanto, cosa t'importa di loro? Egoista ed egocentrico, come
sempre! Pensi solo ai tuoi desideri, ai tuoi bisogni, come ora.
"A cosa stai pensando? A chi stai pensando? Il tuo letto, come il tuo
cuore, è freddo da così a lungo, ormai. Niente più amore ... niente più
affetto, semplice affetto. Hai provato a fare l'amore con una donna, solo
per cercare un sentimento, anche solo un momento per sfiorare ciò che da
tempo hai smarrito per strada ... e cosa hai provato?
"Nulla. Vuoto completo.
"La mattina il letto era spoglio. Solo sono rimasto, abbracciato ad
un cuscino freddo e senza alcun odore. Misera cosa di fronte all'amore ...
No! Sono io il misero essere che si trascina in questa vita. Non ho
nemmeno la forza (o il cuore?) di piangere. Subisco, passivamente, la
vita, da un tempo indecifrabile...
"Diciotto anni, che età ingrata! Ma no, che dico? E' solo questa
condizione la colpa di tutto ... che fai, ora scarichi addosso anche alle
cose le tue colpe? Vigliacco!"
***
Lunghi capelli si muovevano leggeri come fili d'erba al vento tiepido che
spirava sul Mediterraneo. Così differente da quello cui era abituato:
diverso, ma ... in un certo senso ... complementare ...
Il giovane scomparve alla vista umana d'un tratto e si ritrovò ai piedi
di un'immensa collina, costellata da templi greci.
Sospirò con un'indefinita tristezza nel cuore: sembravano essere passati
secoli dall'ultima volta che aveva messo piede in quel luogo ... non meno
di sei anni. Chissà quanti cambiamenti! O probabilmente quasi nulla. Il
Santuario non era uno di quei luoghi che potevano cambiare in così
breve tempo, data la sua lunga e memorabile storia. Ed i suoi abitanti?
Chissà se erano gli stessi che ricordava ...
Il suo cammino proseguì tranquillo per un poco, fino all'arrivo
nell'ottavo tempio, l'unico fino a quel momento con il suo proprietario
all'interno.
Non l'aveva mai conosciuto, data la sua indole poco socievole, in
particolare con gli scorpioni. Fece qualche passo in avanti e aprì bocca.
<<Camus dell'Acquario, chiede il permesso per poter passare
dall'ottava casa!>>
Un silenzio, però, seguì la sua richiesta. Camus si sentì seccato.
Percepiva chiaramente la presenza di un cosmo: perchè mai il protettore
della casa si comportava in quel modo tanto odioso?
Il ragazzo chiamò ancora, ma nuovamente non giunse la risposta.
Era intollerabile! Il Gold Saint dello Scorpione non poteva ignorare la
sua richiesta!
Fece così una cosa che non aveva mai fatto in vita sua: infranse le
regole ed entrò nel tempio senza permesso.
Presto si ritrovò circondato dall'oscurità e un'aria opprimente lo
avvolse.
Camus percepì chiaramente rabbia e dolore, frustrazione e disprezzo in
quell'atmosfera. Poi ...
<<Nessuno ti ha dato il permesso di passare!>>
Una figura, fino ad allora nascosta, si fece avanti, lenta ma decisa.
Camus potè distinguere solo la silhouette, muscolosa ma sinuosa allo
stesso tempo, fasciata strettamente da una tunica che ne esaltava la
bellezza. Una massa di capelli, forse chiari, si muovevano composti
attorno alla figura. Il francese, che sino ad allora era rimasto muto,
d'improvviso calamitato dall'apparizione, si riscosse da quello stato di
contemplazione e ribattè all'affermazione del ragazzo suo pari.
<<Non ... non hai risposto quando ti ho chiesto il permesso>>
disse un pò titubante.
<<Semplice: perchè non avevo voglia di farti passare!>>
La sua persona uscì finalmente dall'ombra e Camus si ritrovò, sconvolto,
ad osservare il viso beffardo e strafottente, ma straordinariamente bello
del cavaliere dello Scorpione.
<<Ebbene?>> fece lui. Se c'era qualcosa che Milo detestava,
era quando qualcuno lo fissava. Non solo: questo sconosciuto aveva avuto
l'ardire di entrare nel suo tempio. E non dava ancora cenni di rispondere.
<<Dì un pò, ti vuoi decidere a parlare?>> disse infine
spazientito.
<<Io ... ecco ...>> perché Camus si sentiva così, così ...
in imbarazzo, di fronte a lui? <<Devo passare ... devo raggiungere
le stanze del sacerdote>>
<<Ah, certo ...>> fece con tono di scherno Milo.
A quel punto, Camus riprese il controllo di sè ed un'espressione decisa e
composta prese il posto della sorpresa di poco prima.
<<Fammi passare!>> esclamò con voce roca.
Gli occhi di Milo brillarono scintille: era già alquanto scocciato per
quella visita inaspettata, ma ricevere un ordine da quel ... moccioso, era
troppo!
<<Non prendo ordini da uno come te!>>
L'espressione seria del francese si contrasse in una smorfia: doveva
proprio scontrarsi con quello sciocco? "Tanto sciocco quanto bello
..." si perse a pensare. Fortunatamente non vi fu modo per i due di
dar sfogo ai loro poteri.
<<Placate le vostre ire, cavalieri!>> La maestosa ed
autoritaria voce del
Sacerdote smorzò l'astio dei due che s'inchinarono al rappresentate di
Athena in terra con reverenza. Poi Camus prese la parola.
<<Vi chiedo perdono. Io ...>>
<<So bene chi tu sia ... Camus dell'Acquario, di ritorno dalla
Siberia, se non ricordo male ...>>.
<<Esattamente signore. Stavo per venire a porgervi i miei saluti,
quando questo giovane ha fermato la mia ascesa>> le sue parole erano
tranquille, come ora il suo spirito. Era una fortuna, pensava, che li
avesse fermati: non avrebbe voluto affrontare quel ragazzo. C'era qualcosa
... un non so che, che lo attirava in quel personaggio.
<<Milo ... perché mai tale scortesia?>>
"E così Milo è il suo nome? Il nome dell'isola greca
dell'affascinante statua di Venere ... ma, la dea mi perdoni, egli non è
comparabile a tale bellezza, ad alcuna su questa terra ..."
<<Mi spiace signore ... non conoscevo il qui presente. Pensavo solo
di fare il mio dovere ...>> Il comportamento di Milo nei confronti
del Sacerdote era sempre fedele e sottomesso. Ma non per riverenza, no:
una sorta di timore lo prendeva ogni volta che se lo ritrovava davanti.
Strano ... ma era l'unica persona con cui non azzardava nessun colpo di
testa, mai.
Il Sacerdote si allontanò, poco dopo seguito da Camus. Questi, prima di
lasciare il tempio, si volse ancora indietro, verso il greco, che ora li
osservava con una certa curiosità. Il francese si ripromise di pagare
un'altra visita al ragazzo, nonostante quello che era successo.
Ripensandoci bene, quel suo modo di fare così alterco e un pò infantile,
lo aveva affascinato talmente, da fargli dimenticare in un istante lo
screzio nato per caso.
***
<<Accidenti! Che aveva da sorridere quello?>> Milo sbuffò per
l'ennesima volta, dopo che i due ospiti inattesi se ne erano andati.
"Prima mi si è impalato di fronte come uno sciocco, senza dire una
parola, poi si è infervorato e quindi mi ha sorriso: ma chi diavolo è?"
Si gettò sul letto ancora disfatto dalla notte precedente, chiuse gli
occhi.
Per un attimo si ritrovò a pensare a quei capelli che per un solo istante
l'avevano sfiorato. Scosse la testa, cercando di levarsi quei pensieri
dalla mente. "Dì un pò, ma sei matto? Che ti viene in mente? Quel
Camus ... ma che razza di nome è, poi? E comunque è entrato qui, con che
diritto? Mi fa venire i nervi, quel tizio!"
Stavolta furono occhi verdi che si fissarono nella sua mente. A quel punto
Milo si alzò a sedere di scatto, leggermente rosso in viso. Quegli occhi
...
"Quel ... quel bastardo! Non avevo notato che ... maledizione! Appena
lo becco, giuro che lo strozzo! Anzi, andrò ad aspettarlo al suo
tempio!"
...
Così, quando Camus fece ritorno al suo alloggio, trovò ad accoglierlo il
giovane Milo.
<<Ah, finalmente!>> esclamò alla sua entrata l'ospite.
<<Che cosa?>> il suo tono era tranquillo. Troppo per Milo.
Questi gli si avvicinò a grandi passi, alzò lo sguardo e sbottò.
<<Lo sai bene cosa!>> La bocca tremava leggermente, presa da
un impeto di rabbia. Camus a quella vista non potè fare altro che
sorridere, innocentemente, come un bambino. Ma quel gesto mandò ancora più
in bestia Milo.
<<Io non so di cosa stai parlando ...>>
<<Come no! Prima ... prima tu ...>> senza sapere perchè, Milo
arrossì e cominciò a balbettare. Ma che gli prendeva? Si era preparato
il discorso, parola per parola, ed ora?
Davanti a lui non ci riusciva. Davanti ai suoi occhi ... due pietre verdi
che erano rimaste fisse su di lui ... non su di lui, ma sul suo corpo e
sulle sue labbra! Maledizione! Ma che gli era passato per la testa?!
<<Prima cosa?>> Camus era un pò ingenuo, è vero. Ed aveva
anche dalla sua il fatto che non si era accorto del suo sguardo che, non
meno di un'ora prima, aveva tentato di divorare l'apparizione paradisiaca
che ora gli stava nuovamente di fronte.
Milo fremette ancora di più: il sorriso, così ingenuo e sciocco, era
ancora stampato sul viso del francese. Anzi, si faceva più grande alla
vista del coetaneo inviperito.
Voleva toglierla. Desiderava ardentemente levargliela di dosso
quell'espressione, ad ogni costo. Pensò al modo migliore per farlo, ma,
quando gli parve di averlo trovato, si scontrò con gli occhi curiosi e
divertiti di Camus.
Fu troppo.
Perse il controllo.
E lo baciò.
Non fu un vero bacio. Più che altro uno scontro violento di labbra, le
sue contro quelle di Camus. Poi il ragazzo, artefice dell'opera, si staccò
col viso in fiamme. Non perse la sua verve, ma girò le spalle al Saint e
se ne andò di filato e senza una parola nel suo tempio.
Si fermò solo quando ebbe messo piede nella sua casa. La tensione si
allentò e le gambe cedettero sotto l'emozione.
Ok, la coppia è sempre la stessa (ma io l'adoro >_<) cmq ho in
programma un'altra fic ... con stavolta personaggi diversi ... sperando
che ne venga fuori qualcosa^^;;
Sakura
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