Salve a chiunque stia leggendo queste righe!

Per la prima volta ecco a voi una mia “original fic”… niente Sakuragi, o Rukawa stavolta.

E quindi… niente disclaimers!!! (Evvai!!) ^_^

Storia personaggi e ambientazione sono tutti miei (SEE, raccontala giusta…)…

Vabbè, per amor di verità diciamo che, per tutto il background fantasy, ho preso ispirazione dalla stupenda, meravigliosa, incomparabile saga di Shannara, scritta dal grandissimo Terry Brooks… magia, incantesimi e popolo fatato… il sogno ricorrente della mia vita, insomma!! ^_-

Per chiunque amasse la fantasy o avesse letto “Il Signore degli anelli”, Brooks è un autore assolutamente da non perdere… fidatevi di un “sorcio di biblioteca” (come mi apostrofa mia sorella) dello stampo della vecchia Antares…

Bene, e dopo aver fatto della sana pubblicità non tanto occulta…

Enjoy the fic!!!


Just Like a Spell

parte I

di Antares


La brezza leggera gli carezzò dolcemente il viso mentre usciva sulla terrazza.

Il tramonto ormai prossimo colorava la terra di caldi toni rossastri, creando un’atmosfera che esaltava la fiorente magia delle Terre di Confine.

Alex sorrise osservando soddisfatto il rigoglioso sbocciare della vita in quell’angolo dell’universo… ricordava ancora come, appena catapultato lì dal proprio mondo, avesse disprezzato ed odiato le lande brulle ed aride che circondavano il castello e le campagne d’intorno… quelle stesse lande che ora traboccavano di fiori e alberi e creature.

Era stato strappato alla propria esistenza per finire dall’altra parte dello specchio, nel regno in cui nascevano i sogni degli uomini… e questo era accaduto perché lui era l’High Master, l’unico essere vivente a possedere la capacità di far rinascere la vita dal Caos che l’aveva sconvolta…

Scosse la testa, soprappensiero. Dapprima si era sentito impaurito, no, terrorizzato, da quella situazione fuori da ogni schema razionale…

Siamo seri… a chiunque sarebbe preso un colpo nel ritrovarsi all’improvviso immerso in una specie di universo parallelo…

Inspirò l’aria vespertina, godendosi gli ultimi raggi del sole che gli battevano sul viso.

Pace. Una terra di pace.

Nei suoi pensieri, l’ultimo guardiano di quelle terre, ripensava al suo vecchio mondo, alla sua completa miscredenza nella magia, e all’odio e al rancore.

Ricordava il suo vecchio io, il vecchio Alex, preso in giro e tormentato per il suo carattere chiuso e il suo aspetto delicato, quasi femmineo.

E ora… ora aveva appena salvato quel mondo incantato dalla distruzione, possedeva la magia delle fate e viveva tra elfi ed unicorni, troll e gnomi.

Felice. Ecco come si sentiva ora.

Felice di essere lì, avvolto dall’inebriante sensazione di avere finalmente trovato un luogo a cui appartenere.

Un cozzare di spade e frammenti di parole spezzate, gli arrivarono all’orecchio, non appena il vento cambiò direzione.

Distratto, abbandonò i pensieri di poco prima, e si diresse verso il bordo estremo della terrazza.

Mano a mano che si avvicinava, avvertiva il rumore crescere e le parole diventare via via più definite.

Sporgendosi dalla balaustra, incuriosito, vide i suoi cavalieri allenarsi con foga nello spiazzo antistante il castello.

Scosse la testa, leggermente divertito.

Nonostante la guerra contro l’invisibile armata del Caos si fosse appena conclusa, quei quattro sembravano non volersi concedere la minima pausa.

Sicuro di non essere visto li osservò con affetto quasi sconfinato… quegli esseri che aveva un tempo considerato mostri erano ora diventati la sua famiglia, la sua fonte di gioia, i depositari di tutto quell’amore che possedeva e che aveva sempre voluto donare…

Già, l’amore, ecco il segreto dell’High Master… un amore talmente totale ed incondizionato da poter nutrire la terra e farla rifiorire…

Lo stesso amore che aveva usato come scudo per proteggere i suoi amici durante lo scontro finale che aveva decretato la sua vittoria.

I suoi amici… che ora si allenavano a pochi metri sotto di lui…

Tehor, il gigante delle montagne, mulinava la sua smisurata clava con destrezza e agilità, nonostante la sua possente mole.

Per nulla intimorito, Lion, il piccolo elfo dell’aria, respingeva gli attacchi, rintuzzando prontamente gli slanci del gigante.

Poco distante Cedar, uno gnomo di palude, li osservava, incitandoli a dare il meglio di sé.

Alex non poté fare a meno di sorridere.

Il piccolo maestro d’armi era esigente oltre ogni dire… si ricordava ancora le sue lezioni di spada… con una smorfia cancellò la dolorosa memoria di tutti i colpi ricevuti di taglio per non essere riuscito a scansarsi in tempo.

Lo sguardo si posò sull’altra coppia di duellanti, e il sorriso gli si affievolì sulle labbra, mentre il cuore perdeva i suoi battiti regolari.

I due volteggiavano leggeri fra la polvere sollevata dai bruschi movimenti dei piedi sulla sabbia.

Zaor, il nano della foresta, sembrava in difficoltà, forse a causa della polvere, forse per l’estrema bravura del cavaliere suo avversario.

Gli occhi di Alex si incollarono sull’agile figura di Myst, come ferro attratto da una calamita.

Anche a quella distanza riusciva a scorgere il guizzare dei muscoli e il vibrare delle orecchie a punta, segno che era estremamente concentrato.

Aveva imparato a riconoscere i segni, il linguaggio del suo corpo, spiato così a lungo e sempre in segreto.

Myst, il meta-elfo silvano, era una delle creature più belle che avesse mai visto.

A metà fra uomo ed elfo, aveva conservato le strane orecchie a punta, i lineamenti finemente cesellati, e le sopracciglia che calavano ad angolo acuto alla radice del naso.

Dalla stirpe fatata aveva inoltre ereditato un pizzico di magia, l’amore per la terra, per la vita.

Alex sospirò… di fronte a lui si sentiva sempre come il brutto anatroccolo in mezzo ai cigni…

Il piccolo nano provocò Myst con quella che doveva essere una battuta, visto che il meta-elfo gettò il capo all’indietro e rise.

Il cuore del ragazzo sussultò violento… la risata profonda, leggermente roca di lui l’avvolse.

Sentì gli occhi riempirglisi di lacrime.

Non doveva piangere.

Non poteva permettersi di piangere.

Sapeva benissimo di essere stato lui ad innalzare il muro invalicabile che ora sembrava dividerli, ma non doveva permettersi di recriminare.

Era meglio per tutti.

L’amicizia che li aveva legati dopo gli screzi iniziali era divenuta via via sempre più profonda, e Alex sentiva che da parte sua stava cominciando ad assumere i contorni di un altro non ben definito sentimento… che lui preferiva rimanesse tale… aveva già avuto problemi con le insinuazioni sulla sua presunta “diversità”, quando era sulla Terra, e non aveva certo intenzione di ripetere l’esperienza.

Certo, lo feriva l’indifferenza che ora sembrava esserci tra lui e Myst, ma se questo doveva essere il prezzo da pagare per evitare il suo odio… Bhè, che fosse così, allora.

Perché Alex era sicuro che sarebbe stato odiato… era una conclusione semplice e tranquilla, alla quale era arrivato senza particolari tortuosità mentali.

Semplicemente non era normale che ad un ragazzo piacesse un altro ragazzo.

Punto.

Così era stato sulla terra, e così sarebbe stato ovunque.

Si era messo il cuore in pace e aveva cercato di limitare i contatti con Myst, che era sembrato offeso dal repentino raffreddarsi di quella che lui presumeva essere semplice amicizia.

*Se solo tu potessi anche solo intuire la vera ragione del mio allontanamento, Myst…*

No, ma che andava a pensare… sarebbe riuscito a toglierselo dal cuore e quando ci fosse riuscito sarebbe tornato ad essergli amico.

Un vero e semplice amico, stavolta…

Era quella la soluzione migliore… l’unica, a dire il vero, se non voleva impazzire.

Si, credeva che tutto si sarebbe risolto al meglio e in fretta.

Ma allora, perchè non riusciva a smettere di trattenere il respiro ogni qualvolta se lo ritrovava davanti?

Perso in questi tristi pensieri, quasi non sentì la voce di Cedar che richiamava dal basso la sua attenzione.

“Buonasera, Hight Master!” gridò il piccolo gnomo, facendo un goffo quanto compito inchino.

Alex si riscosse e gli sorrise, salutandolo in risposta.

I combattimenti si fermarono, e i cavalieri si volsero verso di lui, inchinandosi per rendergli omaggio.

Imbarazzato da tanta formalità, Alex chinò il capo… da quando era salito al trono, legittimato dalla vittoria conseguita, tutti avevano iniziato a trattarlo con una deferenza che lui non riteneva necessaria, visto anche che fino a poco prima l’avevano apostrofato con ben altri epiteti…

Alzata la testa, e sperando che non si notasse il suo disagio, li salutò con un sorriso.

Lion, improvvisamente, si portò una mano al cuore e finse di crollare a terra, folgorato.

Dopo un attimo di stupore, tutti scoppiarono a ridere e Alex fu immensamente grato a quell’incorreggibile buffone per aver disperso quell’ aria di ufficialità.

Lo osservò rialzarsi sogghignando e ricevere le pacche sulla schiena da parte dei compagni.

Una poderosa manata di Tehor rischiò di mandarlo ancora una volta a gambe all’aria, e questo rinfocolò le risate, mentre Lion si massaggiava poco convinto la spalla.

Quando l’ilarità si spense, il piccolo gnomo annunciò che gli allenamenti erano finiti e potevano andare a mangiare.

Il gruppo si incamminò a passo sostenuto verso il portone principale del castello.

Alex vide i suoi amici avvicinarsi, ma, sebbene tentasse di non darlo a vedere, il suo sguardo seguiva soprattutto i movimenti di Myst.

Non l’aveva ancora guardato…

Con una pietra sul cuore li seguì mentre entravano nel varco aperto da una guardia.

Poi li perse di vista.

D’improvviso la sera si fece più fredda.

Lentamente tornò indietro, fino alla terrazza centrale… ormai il sole era già scomparso, ingoiato dal famelico orizzonte, che come a voler compensare la perdita, aveva restituito Dynai, la prima delle tre lune gemelle che rischiaravano le notti delle Terre di Confine.

Il cielo rosa sfumava in strane tonalità d’ametista, mentre a oriente già brillavano le poche stelle visibili in quella luce ancora troppo forte.

Alex sospirò e si colmò gli occhi con quello spettacolo, sperando che potesse essere una medicina per il suo cuore.

Un rumore fragile quanto un respiro.

Lentamente si voltò, e lo vide là, appoggiato ad una colonna, ad osservarlo, le braccia incrociate sul petto.

Il respiro gli si mozzò in gola… sapeva di essere riuscito a sentirlo solo perché lui aveva voluto che fosse così…

Non riuscì ad impedire ai suoi occhi di passare in rassegna ogni centimetro del suo corpo, rimanendo a fissarlo, come ipnotizzato; la pelle gli brillava, lucida a causa del sudore dell’allenamento, e i capelli scendevano scomposti sul suo viso, rendendolo cupo come una tempesta.

I suoi occhi socchiusi sembravano volerlo trapassare.

L’unico rumore era il leggero tintinnio del fodero della spada che il vento spingeva e respingeva contro il fianco di Myst.

Alex pregò che in quell’assordante silenzio non si potessero udire i rapidi battiti del suo cuore, un tamtam continuo che gli rimbalzava fra le pareti della testa, impedendogli di radunare qualche stralcio di pensiero coerente.

Rimasero a fronteggiarsi, per un tempo che ad entrambi parve infinito.

 

Myst osservava quella figura immobile, ritagliata contro il tramonto, mentre lasciava che il vento gli asciugasse la pelle.

Avrebbe voluto parlare, dire ciò che aveva provato e riprovato per centinaia di frustranti volte.

Ma non poteva.

Ora che si trovava finalmente dove aveva voluto essere, si scopriva incapace di dare voce a tutto quello che lo tormentava, incapace di chiedere spiegazioni, incapace anche solo di distogliere lo sguardo da quel ragazzo che aveva considerato essere il suo migliore amico.

Il suo unico amico, per la verità.

Non riusciva a fare altro che rimanere immobile a guardarlo.

 

Alex non sapeva che fare.

Non si era mai sentito così strano, in subbuglio, come allora.

La figura di Myst, immersa nel chiaroscuro del porticato, sembrava avvolta da un alone rossastro, l’ultimo dipinto del tramonto.

Uno strano senso di inquietudine lo pervase, il disagio dell’intuizione di un briciolo del futuro donatogli dalla magia.

Il richiamo stonato di un opal azzurro spezzò le catene di immobilità e il tempo riprese a scorrere.

Alex si riscosse.

“Buonasera, Myst” Sussurrò, riuscendo a riprendere il tono della voce.

Il meta-elfo si stacco dalla colonna con un movimento fluido e fece qualche passo verso di lui.

L’allenamento e la sua natura magica gli avevano conferito un’andatura morbida e guardinga, come quella di un felino.

Sembrava scivolare attraverso il pavimento, le lunghe gambe avvolte da pantaloni di daino, perfettamente disegnate.

“Hight Master”rispose al saluto; la sua voce ferma e secca colpì al cuore il ragazzo… che ne era del tono sorridente e speciale che usava per lui?

Amareggiato pensò di aver sbagliato ad allontanarlo da sè… ma era necessario, si ripetè.

Lui non poteva capire, non poteva neppure lontanamente sapere la sofferenza che lui aveva passato nella sua vecchia vita… le risate, gli scherni, le battute fatte alle sue spalle avevano segnato un confine oltre al quale nessuno poteva andare.

Non avrebbe permesso ad altre persone di fargli del male.

Chiunque esse fossero.

La fiducia era qualcosa che in questo campo non poteva permettersi di dare.

Non più, almeno.

“Allora, cosa si prova a regnare?” La domanda piuttosto banale venne posta dal meta-elfo con un tono insolitamente serio, quasi in contrasto con l’argomento leggero con cui aveva aperto la conversazione.

“Insomma… Credo sia ancora troppo presto per dirlo… non ho ancora avuto una vera occasione per mettere alla prova il mio titolo di re…”

Myst inarcò un sopracciglio.

“Non starai ancora rimuginando su quella ridicola convinzione di non essere degno della carica che ricopri, spero?”

Uno sguardo imbarazzato da parte del compagno gli fece intuire che aveva centrato in pieno il punto.

“Siamo alle solite…” Sospirò, non sapendo bene se essere arrabbiato, rassegnato oppure divertito.

L’estrema sfiducia che quel giovane aveva di se stesso era quasi ridicola.

“Quando la finirai di comportarti come un bambino, eh Alex?”

Gli rivolse questo rimprovero con voce bonaria, quasi scherzosa… e per Alex fu come se fossero tornati indietro nel tempo, quella barriera che lui aveva costruito fra loro come scomparsa.

E si ritrovò a sorridere, e poi a ridere, subito imitato dal compagno.

E il suono delle loro risa mescolate era così bello… quanto gli era mancata quella risata profonda e possente, così spontanea e libera da farlo sentire assurdamente felice!!

L’ilarità piano piano si spense, lasciando come un vuoto.

“Mi è mancato, tutto questo, lo sai vero?”

Alex deglutì, visibilmente a disagio.

“Perché mi eviti? Sembra quasi che tu abbia paura di me…”

Le parole di Myst colpirono direttamente al cuore il giovane.

“No… non è così…” Alex tentò di negare, ma non riuscì nemmeno a convincere se stesso.

“Se vuoi raccontare una bugia, cerca almeno di metterci un po’ di impegno.” Ribattè ironico il meta-elfo, scuotendo la testa.

Un silenzio gelido scese ad avvolgerli.

Nessuno dei due sapeva bene cosa dire… Alex voleva solo dileguarsi, ed evitare il più possibile lo sguardo amareggiato di Myst.

Sapeva che il momento del faccia-a-faccia sarebbe arrivato presto, ma aveva sempre cercato accuratamente di scansare tutte le occasioni in cui potevano essere soli, sperando assurdamente di poter rimandare all’infinito quella situazione…

E adesso, tutto quello che aveva così a lungo paventato gli brillava davanti… l’odio di Myst, il disprezzo per se stesso, la fine di quella loro amicizia a cui lui aveva così tanto tenuto…

“Allora?”

Il tono nervoso di Myst lo riportò bruscamente alla realtà.

“Non c’è niente da dire…”

Myst ridusse gli occhi a due fessure.

“Ti avverto che mi stai facendo arrabbiare sul serio…”

Alex rabbrividì, pienamente consapevole dell’ira che scintillava fra quelle palpebre appena socchiuse; prima di allora lo aveva visto così solo durante le battaglie e ne era sempre rimasto cupamente affascinato… era bellissimo e terrorizzante allo stesso tempo… sembrava un serpente pronto a colpire e Alex, High Master delle terre di confine, Ultimo guardiano del popolo fatato, conoscitore della Magia Druidica, si sentiva esattamente come un coniglio di fronte al suo carnefice.

Doveva cercare di svignarsela, e in fretta, se non voleva che le cose degenerassero fino a culminare nel punto di non ritorno…

“Senti, tu non puoi capire… siamo troppo diversi… diciamo solo che mi sono reso conto di alcune cose, mi sono ricordato della mia vita sulla terra… lasciami perdere, è meglio…”

Se questo era possibile, il viso di Myst si accigliò ancora di più.

“E, di grazia, cos’è che io non potrei capire?”

“Myst, ti prego, non insistere… io sono totalmente diverso da quello che voi credete, tante volte mi sento come un pesce fuor d’acqua e mi è difficile… non puoi sapere quanto sia difficile…” La voce di Alex si andò via via spegnendo, fino a ridursi ad un sottile sussurro, mentre il suo sguardo si perdeva lontano… sembrava quasi che avesse deciso di rifugiarsi in un luogo interiore, nascosto e protetto, lontano da tutti… e da Myst… e questo lui non aveva nessuna intenzione di permetterlo.

“Cos’è” Gli gridò contro, ai limiti della furia” Credi che io non sappia cosa vuol dire essere diversi??” Lo sfidò, squadrandolo con occhi minacciosamente vividi “Nel caso non te ne fossi accorto, io sono un incrocio, un bastardo…”

Lo sguardo di Alex tornò lucido, a focalizzarsi sulla figura alterata del compagno.

“Myst…” Provò a frenare quel fiume di dolorose parole, desiderando interrompere quelle che sapeva essere brucianti ammissioni per l’orgoglio quasi infinito di Myst.

“NON OSARE INTERROMPERMI!”

Alex si rannicchiò su se stesso, suo malgrado spaventato dalla collera febbricitante che sembrava devastare il suo amico.

“ Io non sono né uomo, né elfo… vivo a metà fra due mondi… ho troppe caratteristiche di una razza per poter appartenere all’altra… E TU VIENI A DIRMI CHE NON POTRO’ MAI CAPIRTI?!?”

“Myst..”

“Sei solo un bambinetto codardo, Alex… hai troppa paura dei fantasmi del tuo passato per poter accettare ciò che può portarti il futuro…”

*Codardo? Io sarei un bambinetto codardo…*

“Maledetto stronzo, come puoi anche solo pensarla una cosa del genere? Mi sono quasi fatto ammazzare per il tuo dannatissimo mondo e tu vieni a dirmi che SAREI UN CODARDO?”

“Uh, ti ho toccato dove fa male, per questo hai deciso di tirare fuori le palle, dì la verità?!”

“Vai al diavolo.”

“Imprecazione piuttosto colorita, ma purtroppo è la solita frase fatta. Se vuoi liberarti di me devi provare con qualcosa di più originale… la verità, per esempio.”

Alex si sentiva in trappola… non c’erano altri modi per definire la sua situazione.

E cosa aveva sempre fatto il buon vecchio Alex quando si trovava in una posizione di stallo? Tipo quattro ragazzi idioti che lo prendevano crudelmente in giro?

Ma logico, cercare una velocissima quanto sicura via di fuga.

E questo fu esattamente il meccanismo di difesa quasi automatico che la sua mente attivò in quell’istante di totale black out di panico.

Fugafugafuga!!!

Alex partì quasi di corsa verso la sicurezza che gli comunicava la porta del terrazzo a soli cinque metri da lui… una volta entrato avrebbe potuto sbarrarla e rifugiarsi nelle sue stanze e darsi per malato per i prossimi, chessò, tre mesi? Tutto il tempo necessario per studiare un’adeguata strategia…

E il suo piano sarebbe andato a buon fine se non fosse stato per la fulminea reazione di Myst, che lo afferrò per il braccio, e con violenza imprigionò il corpo di Alex tra il muro del padiglione e se stesso.

“Cosa accidenti credevi di fare?” sibilò, il suo viso ad un centimetro da quello di un agitatissimo Alex ”Non crederai di potertela svignare così, vero?”

Alex tentò di sfuggire a quella presa d’acciaio, ma tutti i suoi contorcimenti si rivelarono inutili, peggiorando semmai la sua situazione, rendendolo consapevole del calore di quel corpo contro il suo…

“Adesso mi dirai che diavolo ti succede, sono stato abbastanza chiaro?”

 

                                                         Fine 1^ parte

Eh, Eh, Eh, sono o non sono perfida?!? 

 

 



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