Note: Per il compleanno di Ottavia anche se
con secoli di ritardo!
Just another day in paradise
di Akira 14
L'allenamento era appena finito, e si sentiva veramente a pezzi.
I muscoli gli dolevano in una maniera incredibile, e sentiva che dì lì a
poco sarebbe morto di fatica.
Era stato veramente un giorno da dimenticare.
Anche perché aveva proprio giocato con i piedi.
E fortunatamente, lui non era un membro essenziale della squadra.
Potevano anche giocare senza di lui.
Non si sarebbe certo notata la differenza.
Fukuda, invece, era talmente stressato da Taoka, che Koshino pensava che nel
giro di qualche minuto, avrebbe picchiato di nuovo l'allenatore, per
l'ottava volta, in quest'ultima settimana.
Era l'unico giocatore di talento nel Ryonan, da quando...
Da quando...
Sentì le lacrime, scendere lungo il suo volto, calde e amare lacrime, che
non riusciva a trattenere ogni volta che ricordava, come se avesse potuto
dimenticarlo, che Sendo era....
Akira...
Il suo ...Il suo ragazzo. Adesso non provava più nessuna vergogna
nell'ammettere che amava il suo compagno di squadra.
Beh, complimenti per il tempismo.
Chissà perché ma ci accorgiamo di quanto valgano le persone che ci
vogliono bene, che ci stanno più a cuore solo quando...
...Scompaiono.
Non una parola.
Non una lettera, un messaggio.
Non era un comportamento degno di Sendo.
Non si era mai comportato in quel modo.
Un mese.
Era un mese che era sparito.
Dove cazzo poteva essere?
E se fosse...No, non poteva essere così....Ma magari...Insomma, e se fosse
morto?
"Non puoi torturare la tua mente e il tuo corpo così, Hiro, non per
molto e lo sai. Devi guardare in faccia a questo: ti ha lasciato. Lasciato.
Ma è così codardo, da non essere nemmeno venuto a dirtelo in faccia."
Nello spogliatoio, tutti avevano visto le lacrime del giovane playmaker, ma
solo Kitcho ebbe il coraggio di parlare.
"Non chiamarmi Hiro! Per te, per voi, per tutti quanti, io sono solo
Koshino."
"Scusami, se non sono Sendo."
"Piantala.
I miei sentimenti sono esclusivamente fatti miei. Quindi, per favore, non
rendere le cose ancora più difficili, Fukuda."
"Ok...Mi dispiace, é solo che sono preoccupato per te...Sai bene che
io-"
Toc, toc, toc.
Qualcuno era fuori della porta. Forse Akira. Anche se, di solito lui non era
così educato da bussare alla porta, prima di entrare.
Il ricordo lo fece sorridere.
In quanto a "maleducazione", anche se era meglio chiamarla
esuberanza, nessuno poteva anche solo sperare di battere il suo amico.
Era una di quelle persone che ti contagiano con la loro allegria, con la
voglia di vivere che dimostrano ogni giorno.
Dio, se gli mancava quella voce petulante, sempre pronta a dire la cosa
sbagliata al momento sbagliato, ma anche capace di dichiarargli il suo amore
in mille modi diversi!
E quel suo desiderio, quasi irritante, di volergli essere vicino in ogni
momento.
Come aveva potuto detestarlo, per tutti i suoi adorabili difetti?
La curiosità si trasformò in delusione.
Era....
"Koshino-san! Ragazzi! Ho delle nuove, formidabili, notizie al riguardo
del nostro capitano!"
Hikoichi.
Ma, per una volta, era felice di vedere quel chiacchierone del loro manager.
"Dicci ..Lo sai che non vedo l'ora di trovare Akira! Voglio riuscirci
al più presto possibile."
Aida chiese ai ragazzi di seguirlo nella palestra, e li fece sedere sul
pavimento.
Dopo che si accertò del fatto che anche Taoka-sensei fosse lì, cominciò a
raccontare ciò di cui era venuto a conoscenza.
"...Ah-hem...Come sapete tutti, Kyota è stato l'ultimo a vedere
Sendo-sempai. Anche se lui dice di essere stato a casa di Jin tutta la sera.
Così gli ho chiesto se aveva visto qualcosa di strano.
"E lui? Perché ha mentito alla polizia? Che cosa ci faceva lì? Non è
che ha aggredito lui Sendo?"
"Aspetta, Kosh, sii paziente."
Fukuda stava diventando ogni secondo più nervoso. Che cosa sarebbe successo
se il "suo" Hiro-chan avesse scoperto che anche lui era implicato
nella sparizione di Akira?
"TI HO DETTO DI CHIAMARMI KOSHINO!"
"Va bene. Ricevuto capo. Non mi permetterò mai più."
Possibile che Fuku-chan non capisse quanto gli facesse male essere chiamato
con quei diminutivi?
Mancava solo più che lo chiamasse Hiro-kun, o Hiro-honey, il soprannome che
odiava di più.
Era come ricevere una pugnalata al cuore.
Come sentire mille aghi trafiggere, e lacerare lentamente la sua carne.
Gli stupidi soprannomi che gli aveva dato Aki-chan.
Solo lui poteva usarli.
Naturalmente ricevendo un pugno nello stomaco come segno di gratitudine.
Fukki sapeva che doveva andarsene.
Immediatamente.
Cambiò idea, quando si accorse che Hikoichi continuava a parlare.
Doveva sapere che informazioni aveva il suo kohai.
"Aspetta Hikoichi, mi disse, se stai facendo tutto questo per Koshino,
lascia che ti aiuti.L'ho visto quella sera, stava scappando, come se fosse
in fuga da qualcuno. I suoi vestiti erano strappati, e il suo volto e il suo
corpo erano coperti di sangue. Era chiarissimo, si vedeva lontano un miglio
che era scioccato. Ho provato a fermarlo, ma non appena ho poggiato le mie
mani sulle sue spalle, ha cominciato a gridare come un ossesso.
Avevo paura di fargli male, così l'ho lasciato andare.
Comunque, penso che Fukuda potrebbe darti una visione più dettagliata dei
fatti.
Lui era con Sendo, ne sono sicuro.
Questo è ciò che mi ha detto.
Pertanto ti prego, sempai Fukuda, se sai qualcosa di cui noi siamo
all'oscuro, su questa brutta faccenda, parlane con noi, rimarrà tutto far
noi, te lo giuro."
Tutti si girano verso il nuovo capitano.
Il suo posto era vuoto, l'alto giocatore stava aprendo la porta.
Non gli importava niente, se quella era una pubblica ammissione di
colpevolezza
Lì non poteva restare.
Sotto lo sguardo accusatorio di Hiroaki.
Se solo l'avesse conosciuto prima di Sendo.
Ora non si sarebbe venuta a creare questa situazione del cazzo.
Comunque, era inutile piangere sul latte versato.
Quello che poteva fare, l'aveva fatto, ora doveva solo aspettare per poterne
apprezzare i risultati.
Kosh lo raggiunse velocemente, e si butto ai suoi piedi.
"Ti prego. Se ciò che Nobunaga ha affermato, è vero ti mi puoi
aiutare a trovare Sendo."
" Se preferite credere a quello, a quella stupida scimmia selvaggia,
allora è molto meglio che io lasci una volta per sempre questo stupido
club!"
Stava mentendo spudoratamente. Era ovvio.
Solo un cieco avrebbe potuto non accorgersene.
Ma perché?
Perché aveva dovuto mentirgli?
Mentre Fukuda se ne andava, Hiroaki rimase in ginocchio piangendo, scosso
dai singhiozzi.
Prima Akira, poi Kitcho.
Perché i suoi amici ci godevano così tanto nel farlo soffrire?
E magari aveva pure ragione.
Era lui che stava travisando tutto, e voleva per forza trovare un colpevole.
Il suo amico aveva mentito perché aveva visto Sendo con un altro uomo.
No, non era un ipotesi verosimile, per niente.
Stava impazzendo!
In questo frangente, non poteva fidarsi di nessuno.
Nemmeno di Hikoichi.
La sua storia faceva acqua da tutte le parti.
Impossibile.
Akira che correva nudo in mezzo alla strada.
Dio, quel ragazzo aveva una fervida immaginazione!
Ma al massimo poteva essere la sceneggiatura di un film.
Non ci avrebbe creduto neanche morto.
Si alzò e, presa il suo borsone da ginnastica, se ne andò pensando ancora
alle incongruenze che gravitavano intorno alla sparizione del suo amante.
Era così immerso nei suoi pensieri che non si accorse di una stracciona,
che chiedeva l'elemosina proprio al centro del marciapiede, e inciampò nei
suoi piedi, cadendo a terra come un sacco di patate.
"Che diavolo ci fai qui? Trovati un lavoro, e non tachentare le persone
oneste! E' vergognoso! Una bella città come la mia, rovinata da rifiuti
della società come te!"
Si rialzò e s'incamminò verso casa.
Improvvisamente, successe qualcosa totalmente inaspettato.
- She calls out to
The man on the street
"Sir, can you help me? It's cold and I've
Nowhere to sleep,
Is there somewhere
You can tell me?"
Yeah-
La ragazza era di nuovo di fronte a Koshino.
E aveva osato chiedergli, se poteva indicarle un posto dove dormire.
La guardò con più attenzione.
Era alta, magra, e sporca.
Lurida.
Così tanto che le sue mani erano quasi impossibili da guardare.
Le mani erano l'unica parte scoperta del suo corpo.
Era vestita come una donna islamica.
I suoi occhi erano rivolti verso i basso, quando parlava con lui.
Uno spettacolo pietoso.
Lui non era una crocerossina, non era tenuto ad aiutare chiunque glielo
chiedesse.
E poi quella ragazza, era quel tipo di persona a cui se tu dai un dito lei
si prende il braccio.
Anche se, una volta andatosene, si vergognò di come si era comportato.
Di aver pensato in maniera tanto egoistica.
Lei lo chiamò ancora una volta.
"Hiroaki! Ti prego aiutami!"
Come poteva conoscere il suo nome?
< Forse è un'appassionata di basket. Comunque, non mi devo preoccupare
di una poveraccia del genere. >
- He walks on
Doesn't look back
He pretends he can't hear her
Starts to whistle as
He crosses the street
Seems embarrassed
To be there-
Non resistette alla tentazione.
Una volta attraversata la strada, assicurandosi che lei non lo stesse
guardando, si voltò.
E vide i suoi occhi.
I suoi occhi zaffiro.
Come quelli di Akira.
Non c'erano molti giapponesi con gli occhi blu scuro.
Così, Hiro rimase quasi ipnotizzato dai suoi occhi.
Vedendo che l'altra aveva notato il suo sguardo, se ne andò, gettandole un
po' di denaro.
Non doveva assolutamente perdere altro tempo.
Magari anche Sendo era ridotto a chiedere la carità, vestito di stracci,
sporco, e affamato.
< Non ti preoccupare, amore mio. Ti salverò. Aspettami, e ti prometto
che non ci lasceremo mai più. >
Lei lo guardo finché, la sua figura slanciata, non scomparve del tutto
dalla sua vista.
"Grazie Hiro-kun. Mi hai già salvato la vita.
Per oggi."
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